Prendersi cura della montagna: nasce la Cooperativa di Comunità Pratomagno

Per contrastare lo spopolamento dei borghi montani e recuperare terreni agricoli e boschivi in stato di abbandono, un gruppo di imprenditori e cittadini ha dato vita alla Cooperativa di Comunità Pratomagno. Ritornare ad abitare la montagna in modo consapevole, facendo rete con le piccole realtà locali, è l’unico modo per preservare il territorio e la sua bellezza. Torniamo sul Pratomagno, in Toscana, per raccontarvi come questo territorio stia rinascendo grazie alle cure dei suoi abitanti, vecchi e nuovi. C’è chi conosce questa montagna sin da bambino e tramanda da generazioni le tradizioni del territorio; e chi invece l’ha scelta per viverci. A ridosso della dorsale appenninica, nella provincia di Arezzo, il massiccio del Pratomagno fa da spartiacque tra il Valdarno Superiore e il Casentino. L’ampio crinale, a cui deve il suo nome, raggiunge nel suo punto più alto i 1590 metri sul livello del mare, dove un’imponente croce in ferro alta diciannove metri resiste al tempo e allo sferzare della tramontana. Nonostante in molti abbiano scelto di ripopolare i borghi incastonati sulle pendici del Pratomagno, avviare imprese agricole e riaprire vecchie botteghe, il paesaggio conserva a tratti i segni di un lungo abbandono. «Ci siamo resi conto che da soli si fa ben poco e per questo lo scorso settembre abbiamo deciso, con imprenditori locali e privati cittadini, di costituire una Cooperativa di Comunità», spiega Lara Lapi, presidente della Cooperativa di Comunità Pratomagno e socia dell’azienda agricola e fattoria didattica Il Bosco Magico. Lara ha deciso recentemente di lasciare il suo lavoro in ufficio per dedicarsi assieme a Claudio a un antico castagneto. Oggi la loro azienda, Il Bosco Magico, è tra i tredici soci fondatori della Cooperativa di Comunità Pratomagno. Insieme a loro si sono uniti al progetto altri imprenditori agricoli, guide ambientali, piccoli commercianti e aziende del posto specializzate nella trasformazione dei prodotti locali.

DIVENTARE CUSTODI DELLA MONTAGNA PER CONTRASTARE L’ABBANDONO

«Ascoltare i bisogni di questa montagna – racconta Lara – ci ha spinto a unirci come comunità e a collaborare». Il principale obiettivo per cui è nata la cooperativa, sebbene richieda molti anni, è proprio quello di recuperare terreni agricoli incolti e boschi abbandonati: «L’idea – chiarisce Lara – è di censirli e mettere in contatto i proprietari dei terreni e le aziende che li prenderanno in gestione, avvalendosi della collaborazione dell’Unione dei Comuni del Pratomagno».

Molti dei castagneti sul Pratomagno sono stati abbandonati. Il rischio è di perdere col tempo varietà di castagne uniche, tipiche di questo territorio. «Quello che si può fare oggi è rinnestare i castagni esistenti e un giorno magari creare un vivaio di castagni da frutto», prosegue Lara. Molto spesso la produzione non riesce a soddisfare la domanda di farina di castagne, perché i boschi in cui poterle raccogliere sono pochi. Recuperare queste aree boschive, quindi, è un bene anche per l’economia locale».

TURISMO RESPONSABILE PER RISCOPRIRE IL PRATOMAGNO

Costellato di piccoli borghi e frazioni montane, il Pratomagno è tutto da scoprire a piedi o in bicicletta. Questo territorio vanta circa 314 chilometri di sentieri, purtroppo non tutti accessibili. «Quarant’anni fa era un piacere camminare per questa montagna. La gestione dei sentieri era comunale, oggi la burocrazia ha complicato le cose e, ahimè, molti sentieri sono stati abbandonati», racconta Lara. Tra gli obiettivi della Cooperativa di Comunità Pratomagno vi è quello di ripristinare molti di questi sentieri e incoraggiare un turismo lento e responsabile. «Da noi – prosegue Lara – è possibile raggiungere i diversi borghi nell’arco di una stessa giornata. Ecco perché vorremmo ripulire alcuni sentieri e riaprire le botteghe e le piccole attività delle frazioni montane».

Ascoltare i bisogni di questa montagna ci ha spinto a unirci come comunità e a collaborare

A questo scopo a maggio verrà inaugurato l’ostello alla Trappola (frazione di Loro Ciuffenna), gestito proprio dalla cooperativa. Ospitato in un antico casale in pietra completamente ristrutturato, l’ostello si colloca all’imbocco di diversi sentieri da percorrere a piedi o in bicicletta, «il luogo ideale da cui partire per scoprire le bellezze del Pratomagno», racconta Lara.

A SPASSO TRA BORGHI E BOSCHI: IL PASSAPORTO DEL PRATOMAGNO

Nell’ambito delle iniziative della cooperativa di comunità si segnala quella del Passaporto del Pratomagno, un libricino con immagini e didascalie dei luoghi più iconici del territorio. L’azienda Il Bosco Magico ha posizionato venti casine in legno in borghi, frazioni e luoghi di interesse. In ognuna di queste si trova un timbrino da raccogliere nel proprio passaporto. «Un modo per coinvolgere i più piccoli e le famiglie – conclude Lara – perché imparino sin da subito ad amare e custodire questi luoghi».

Sulle pendici del Pratomagno, tra borghi e antichi boschi, la montagna torna finalmente a essere abitata e protetta dalla sua giovane comunità: un segno che fa ben sperare, sebbene ci vorrà del tempo e l’impegno di tutti. 

Fonte:; https://www.italiachecambia.org/2022/04/cooperativa-di-comunita-pratomagno/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Resa pubblica la mappa dei siti per il deposito di rifiuti radioattivi. Immediata la reazione dei territori

Sono 67 le aree candidate a ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi: é stata pubblicata la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi), il documento elaborato dalla Sogin. Immediata la reazione dei territori.

Sono 67 le aree candidate a ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. E’ stata pubblicata la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi), il documento elaborato dalla Società gestione impianti nucleari (Sogin) che individua le zone dove localizzare in Italia il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco Tecnologico.

Sono cinque le macrozone individuate: Piemonte con 8 aree tra le province di Torino e Alessandria; Toscana-Lazio con 24 aree tra Siena, Grosseto e Viterbo; Basilicata-Puglia con 17 aree tra Potenza, Matera, Bari, Taranto; poi le Isole, con la Sardegna (14 aree) in provincia di Oristano e nel Sud Sardegna ; e la Sicilia, 4 aree nelle province di Trapani, Palermo, Caltanissetta.

QUI la mappa consultabile

Nei giorni scorsi era arrivato il nulla osta alla pubblicazione da parte dei ministeri Sviluppo economico e ambiente e ora si apre una fase di consultazione pubblica, in cui le Regioni, gli enti locali e tutti i soggetti portatori di interesse qualificati possono formulare osservazioni e proposte tecniche.

Il Deposito Nazionale è un’infrastruttura ambientale di superficie dove mettere i rifiuti radioattivi provenienti dalle centrali (di cui si completerà il decommissioning) e dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.

Le reazioni contrarie e le alzate di scudi di territori e istituzioni non si sono fatte attendere.

“Apprendiamo a ‘cose fatte’ e a distanza di anni, dell’inclusione di alcuni comuni pugliesi e lucani tra i siti in cui stoccare residui radioattivi. E’ ferma e netta la contrarieta’ della Regione Puglia a questa opzione. I nostri sforzi verso un modello di sviluppo improntato sulla tutela dell’ambiente e della salute sono noti a livello internazionale. Non si puo’ imporre, ancora una volta, scelte che rimandano al passato piu’ buio, quello dell’assenza della partecipazione, dell’umiliazione delle comunita’, dell’oblio della storia e delle opportunita’”. A dichiararlo e’ il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano.

“La Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee alla localizzazione del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi include anche 22 siti nella provincia di Viterbo (..); il territorio del Lazio presenta gia’ un quadro fortemente impattante legato all’inquinamento nucleare di origine industriale e medica. Questa regione ospita le due ex centrali nucleari di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, e di Borgo Sabotino, in provincia di Latina, oltre al Centro Ricerche dell’Enea Casaccia, nel Comune di Roma, dove si svolgono anche attivita’ di studio e ricerca sulla medicina nucleare”. È quanto dichiara in una nota Massimiliano Valeriani, assessore al Ciclo dei Rifiuti della Regione Lazio, che aggiunge: «Il Lazio non può sostenere un ulteriore aggravio delle condizioni ambientali legate al sito unico dei rifiuti radioattivi».

“In tanti mi stanno contattando in queste ore per avere rassicurazioni e chiarimenti sulla scelta fatta anni fa a livello nazionale per individuare siti idonei per il deposito di rifiuti radioattivi. Ritengo che la Sicilia abbia gia’ dato tanto dal punto di vista ambientale e che individuare strutture del genere nell’Isola non sia per niente opportuno per tante motivazioni che faremo valere”. Cosi’ l’assessore all’Energia della Regione Siciliana, Alberto Pierobon, in un post Facebook.

Levata di scudi unanime in Sardegna contro l’ipotesi di un deposito di scorie nucleari nell’Isola. Alla dura presa di posizione del presidente della Regione, Christian Solinas, si uniscono i Sindaci rappresentati dall’Anci, che bocciano il piano della Sogin nel merito e nel metodo e chiedono “una mobilitazione generale di tutta la Sardegna per un’azione congiunta del Consiglio Regionale, della Giunta, dei parlamentari sardi, dei comuni della Sardegna, delle organizzazioni sindacali e datoriali, delle associazioni e dei comitati civici, della cittadinanza attiva”.

In Piemonte sono coinvolte aree nelle province di Torino ed Alessandria e il vice sindaco della citta’ metropolitana di Torino Marco Marocco ha convocato un incontro con i sindaci dei comuni interessati per esaminare la situazione. L’iniziativa e’ stata presa anche dai vertici della Provincia di Alessandria.

“Sono disposto a fare la guerra pur di non vedere nessun sito sul mio territorio”. E’ la presa di posizione di Luca Grisanti, sindaco di Campagnatico, una delle due realta’ della Toscana comprese nell’elenco delle aree italiane individuate come quelle che potranno potenzialmente ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi italiani. Grisanti, primo cittadino del paese della provincia di Grosseto di 2400 abitanti che si estende dal tratto terminale della Valle dell’Ombrone, fin quasi alla sua apertura meridionale verso la pianura della Maremma grossetana, si dice “allibito solo al pensiero”. “E per questo chiedero’ il coinvolgimento di tutti i ‘comitati del no’ esistenti al mondo e poi vediamo. La bellezza e la natura che ci circonda da millenni sarebbero uccise in un solo colpo”, ha aggiunto. Greenpeace in un comunicato sostiene di “non condividere la strategia scelta dall’Italia, basata sull’unica ipotesi di dotarsi di un solo Deposito Nazionale” delle scorie nucleari. Secondo Greenpeace “sarebbe stato più logico verificare più scenari e varianti di realizzazione del Programma, utilizzando i siti esistenti o parte di essi, e applicare a queste opzioni una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in modo da evidenziare i pro e i contro delle diverse soluzioni”.

Fonte: ilcambiamento.it

RIVE 2019, torna il raduno degli ecovillaggi italiani

Si svolgerà dal 18 al 21 luglio presso la Comune di Bagnaia il raduno annuale degli ecovillaggi italiani, aperto a ecovillaggisti, sostenitori e semplici curiosi. Anche quest’anno l’evento, al quale parteciperà anche Italia che Cambia, presenta un ricco programma di progetti, soluzioni e conoscenze in grado di ispirare azioni concrete e un cambiamento duraturo sia all’interno che fuori dal mondo degli ecovillaggi. È da 23 anni uno degli eventi più attesi nel mondo del cambiamento e torna per la 22esima volta (nel 2018 non si è svolto a causa di imprevisti organizzativi) fra le destinazioni più interessanti per chi ha deciso di percorrere le “strade nuove” di cui parliamo ogni giorno nelle nostre storie. Stiamo parlando del raduno estivo della RIVE-Rete Italiana Villaggi Ecologici, associazione nata nel 1996 per tenere in contatto le eterogenee realtà degli ecovillaggi sparse su tutto il territorio nazionale e per supportare la nascita di nuovi progetti di comunità intenzionali. Il raduno si svolgerà quest’anno da giovedì 18 a domenica 21 luglio in Toscana, precisamente a Sovicille, in provincia di Siena, territorio dove è situata la Comune di Bagnaia – lo storico ecovillaggio italiano immerso tra boscose colline, oliveti e vigneti – che lo ospiterà.

La comune di Bagnaia

La Comune di Bagnaia è stata fondata nel 1979 da un gruppo di sessantottini interessati alla vita comunitaria, a superare il concetto di proprietà privata e al ritorno alla terra. Composta attualmente da 16 persone, le parole d’ordine che la contraddistinguono sono il principio di equità dei diritti e dei doveri, la totale condivisone economica, l’agricoltura e l’allevamento biologici, l’impegno politico e sociale. Oggi la Comune – le cui decisioni collettive vengono prese attraverso il metodo del consenso – è una delle esperienze più interessanti di autosufficienza alimentare nel nostro paese.

Il raduno estivo della RIVE è da anni il principale momento di confronto fra i ben 37 ecovillaggi già esistenti sul territorio nazionale e fra questi e i 20 nuovi progetti in via di realizzazione supportati dall’associazione, nonché l’occasione – per chi vive in città ma è interessato a forme di vita rurale e comunitaria – di conoscere coloro che stanno già sperimentando stili di vita ecologici e collaborativi. Pur essendo queste esperienze comunitarie molto diverse fra loro per orientamento filosofico e organizzativo, esse sono tutte accomunate dalla ricerca e dalla sperimentazione di stili di vita responsabili e sostenibili, non soltanto dal punto di vista ecologico, ma anche da quello spirituale, socioculturale ed economico. Il crescente interesse per il mondo degli ecovillaggi, infatti, è la testimonianza di un sempre più diffuso interesse per la possibilità di coniugare riduzione dei bisogni e scollocamento, rispetto per l’ambiente e cibo sano, vita sociale e relazioni umane profonde.

Quest’anno il raduno degli ecovillaggi italiani è preceduto dalla conferenza europea degli ecovillaggi, ossia il raduno annuale di GEN Europa, che si svolgerà nella stessa Comune di Bagnaia dal 14 al 17 luglio. Il GEN Europa, che si svolge a rotazione nei vari paesi europei, è uno dei cinque rami continentali del Global Ecovillage Network (GEN), la rete mondiale in continua espansione che raggruppa migliaia di comunità intenzionali e iniziative analoghe presenti oggi in 26 diversi paesi (ma altri se ne stanno aggiungendo) attraverso le suddette reti continentali e le reti nazionali. Fra le reti nazionali c’è naturalmente anche la RIVE, che quest’anno è co-organizzatrice dell’evento europeo. Il programma del raduno RIVE è come sempre ricco di progetti, soluzioni e conoscenze in grado di ispirare azioni concrete, spesso innovative, e stimolare un cambiamento duraturo non soltanto all’interno, ma anche fuori dal mondo degli ecovillaggi. Sia i dibattiti che i tanti laboratori previsti avranno come protagonisti e facilitatori ecovillagisti da tutta Italia, che offriranno la loro esperienza in forma di dono, per diffondere la possibilità del cambiamento di paradigma, a partire dalle forme abitative e produttive e fino ad arrivare al cambiamento più importante: quello del sé.

Bagnaia

Come ogni anno, oltre ai dibattiti e ai laboratori, una parte importante riguarderà le attività di intrattenimento e socializzazione, che anche stavolta saranno realizzate internamente alla RIVE dal gruppo dei Piumani. La filosofia dei Piumani unisce la leggerezza e lo spirito di comunità con l’autogestione della parte artistica degli eventi, in grado di stimolare i talenti e la creatività di chi vi partecipa. Per un obiettivo che solo chi non li hai mai incontrati può credere ambizioso: più umanità. Italia Che Cambia seguirà sia il raduno italiano che quello europeo immediatamente precedente attraverso articoli e video-interviste ai protagonisti di entrambi gli eventi. Questi contributi verranno pubblicati sul nostro sito e sui nostri consueti canali social. Per partecipare al raduno RIVE non è necessario avere già la tessera dell’associazione #associarsi. Basta iscriversi all’evento direttamente dal sito. Un’esperienza che davvero consigliamo di fare almeno una volta nella vita.

 Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/07/rive-2019-raduno-ecovillaggi-italiani/

Alex Zanotelli: “La nonviolenza parte dall’informazione”

Corsa agli armamenti, nucleare, ripudio della guerra, rispetto della Costituzione. Fare informazione su questi temi è fondamentale per creare consapevolezza e stimolare l’impegno di tutti – cittadini, Chiesa e istituzioni politiche – per favorire la cultura della pace e della nonviolenza. Ne è convinto il religioso e attivista Padre Alex Zanotelli, che abbiamo intervistato a margine di un convegno tenutosi a Firenze in occasione del 70esimo anniversario della NATO. Il 6 e 7 aprile hanno avuto luogo in Toscana due importanti eventi per fare un bilancio storico sui 70 anni dalla formazione della NATO: uno a Livorno, città ove la base americana di Camp Darby rappresenta il più grande arsenale USA fuori dal territorio americano e nel cui porto transitano navi a propulsione nucleare (all’insaputa della maggioranza dei cittadini stessi) e l’altro a Firenze. Il titolo del convegno internazionale tenutosi a Firenze, al quale abbiamo partecipato, esprimeva volutamente una domanda alla quale ciascuno di noi deve potersi dare una risposta analizzando i dati reali, al di fuori dalla retorica delle istituzioni e dei mezzi d’informazione tradizionali: “NATO: cultura di pace o cultura di guerra?” Nel corso del convegno, organizzato dal Comitato No Guerra No Nato (1),  è stata resa nota la “Dichiarazione di Firenze” che vi invitiamo a visionare per intendere a fondo gli scopi che questo evento si proponeva. In occasione del convegno fiorentino abbiamo intervistato Padre Alex Zanotelli, religioso e missionario italiano noto per il suo impegno per la pace e la nonviolenza.

Padre Alex Zanotelli a Riace (Foto di Gianmarco Vetrano)

Come può la persona comune contribuire alla diffusione della cultura della nonviolenza?

Dalla mia esperienza in questo periodo in Italia c’è un’atomizzazione della società, voluta dal sistema, che cerca di impedire che le persone si mettano insieme. Se quello della lotta pacifista e nonviolenta non diventa un movimento popolare, non si va da nessuna parte. Abbiamo visto ad esempio adesso in Algeria, quanto è efficace che la gente unita, aldilà delle bandiere , dica “basta”! 

Per fare questo ci vuole capacità organizzativa, ma la gente deve capire prima tutto ciò che avviene. Ecco che l’informazione diventa importante (2). Purtroppo quello che abbiamo fatto qui oggi non sta passando alla gente. Parliamo in fondo fra esperti e gente impegnata, che è bello ma non è sufficiente. Qui dovrebbero giocare dei grossi ruoli sia le scuole, sia la Chiesa. Purtroppo la Chiesa ancora non passa abbastanza all’azione su questi temi. Se la gente comune cominciasse a capire i problemi legati alla corsa agli armamenti, all’estremo rischio che corriamo ad ospitare armi nucleari sul suolo italiano, ad ospitare le basi NATO, è chiaro che comincerebbe a pensare: “Voglio vivere, non voglio mica morire!”. Per cui scatterebbe un meccanismo di forte preoccupazione per la propria incolumità e allora diventerebbe davvero qualcosa di popolare. Penso che sia questa l’unica strada: informare la popolazione adulta e quella dei più giovani, partendo dalle scuole, per arrivare alla Chiesa e ai media. Chiaro però che non è una strada facile. 

Nella sua esperienza quali sono stati i movimenti popolari che hanno prodotto dei risultati tangibili?

L’unico grande movimento che ho visto in Italia e che possiamo chiamare veramente popolare è stato quello dell’acqua, che poi ha portato al referendum del 2011. Ancora la politica non accetta il risultato, ma la cosa importante è che il popolo si è espresso eccome perché ha capito l’importanza dell’acqua come bene comune. Prima o poi anche la politica dovrà accettarlo. Ma ci sono tantissime iniziative con cui davvero si può vincere. Ho citato prima il problema delle banche: basterebbe davvero che il popolo italiano comprendesse prima di tutto la situazione: la gravità del nucleare, che cosa rischiamo. Una volta capito questo basterebbe lanciare una seria campagna contro le banche che investono i loro soldi nel nucleare. Secondo me sarebbe un’iniziativa di un’efficacia senza precedenti. Abbiamo visto in mille maniere come una volta che si iniziano a fare queste cose, funzionano! Però non vengono raccontate. Noi l’abbiamo fatto con la campagna “Banche Armate” e con Nigrizia. Ma quelle che meno di tutte accettano di prendervi parte sono le Parrocchie. Sono poche le diocesi in Italia che hanno preso parte alla campagna.

Come si spiega questa scarsa partecipazione? Qual è il ruolo della Chiesa nella promozione di una cultura della pace?

Il problema, a livello di Chiesa, è che noi abbiamo fatto una separazione tra culto e vita: è come se quello che raccontiamo in chiesa non avesse nulla a che fare con la vita fuori. Quando noi siamo fuori viviamo l’opposto di quello che ci diciamo in chiesa. Se c’è una cosa che è fondamentale, sia a livello biblico, sia in Dio, che non può che essere un Dio di pace, è che dovrebbe portare i credenti a un impegno in sé per una cultura della nonviolenza, ma non c’è questo passaggio. Quando si vuole fare massa critica per i temi legati al ripudio della guerra, al rispetto della costituzione, alla nonviolenza, una delle possibili criticità è la mancanza di conoscenza dei problemi veri, poiché non vengono neppure raccontati nei mezzi d’informazione di massa tradizionali; per i credenti, che certi temi dovrebbero averli particolarmente a cuore, il problema è essere in grado di passare all’azione, facendo il collegamento tra insegnamenti e vita di tutti i giorni. 

1. Il Comitato si è originato da una petizione online per chiedere l’uscita dell’Italia dalla NATO.

2. Qui Zanotelli fa riferimento ad un tema che è stato ampiamente trattato durante il convegno: quello del modus operandi dell’informazione/disinformazione mainstream e allude anche alla nuova rete costituita da Presenza di giornalisti indipendenti e attivisti di cui presto vi parleremo e di cui facciamo parte, che invece si pone il preciso scopo di informare puntualmente e compiutamente il lettore sui temi d’importanza cruciale che riguardano la società.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/04/alex-zanotelli-nonviolenza-parte-informazione/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

L’Idea Toscana della cosmesi unisce natura e innovazione

Recupero della tradizione e del saper fare, utilizzo di materie prime naturali, un’intuizione vincente e un po’ di sano perfezionismo. Sono questi gli ingredienti che sapientemente miscelati tra loro hanno dato vita all’azienda Idea Toscana e alla sua linea Prima Spremitura, che da molti anni si distingue nel campo della cosmetica naturale e biologica. Si potrebbe dire molto sui toscani e su cosa sia la toscanità, per molti nel mondo è un paradiso di eccellenza e bellezza, arte e cultura, per chi è toscano è anche sinonimo di perfezionismo. Ce lo racconta Antonio Pieri, toscano, co-titolare diIdea Toscana che incontriamo a Sesto Fiorentino durante il nostro viaggio nella Toscana che Cambia. E da toscana non posso fare altro che sorridere ascoltandolo spiegare al nostro Daniel Tarozzi come per noi toscani sia così importante fare bene le cose e poter dire che il nostro prodotto è eccezionale. Certo, questo stimola un po’ anche il nostro ego, ma porta con sé anche una possibilità di miglioramento e innovazione essenziale.

 “Una delle tradizioni artigianali toscane è legata anche alla cosmesi, c’era un saper fare tutto toscano legato all’antica saponeria fiorentina da recuperare”, prosegue Pieri. L’avventura di Idea Toscana parte da qui, dal confronto tra due imprenditori toscani, Antonio Pieri e Ludovico Martelli, da generazioni conosciuto in Italia per un famoso prodotto della cosmesi maschile (Proraso). Nel 2002 inizia a nascere nelle loro menti l’intenzione di creare qualcosa di nuovo, un prodotto veramente toscano, radicato nel territorio e innovativo. Poi arriva l’intuizione: l’olio di oliva toscano. “L’olio d’oliva è sempre stato usato nella cosmesi anche se è molto grasso e non penetra bene nella pelle, la vera scoperta è stata che l’olio toscano ha caratteristiche chimico fisiche straordinarie non solo a livello alimentare. È particolarmente ricco di antiossidanti, il che gli permette di auto preservarsi che è già una caratteristica importante per un prodotto cosmetico; ha composizione che lo rende altamente privo di acidità, e quindi facilmente assimilabile dall’organismo umano anche per contatto. È ricco di polifenoli, tocoferoli, vitamina e, che riesce a rallentare l’insorgere delle rughe, combattendo i radicali liberi. Così nel 2006, dalla certezza della potenzialità di questo principio attivo, nasce l’idea di creare una cosmetica vegetale basata sull’olio d’oliva”.

Pieri non si riferisce però ad un olio qualsiasi ma all’olio d’oliva IGP toscano. Un prodotto straordinario, l’unico olio ad avere l’indicazione geografica protetta (gli altri 39 olii italiani denominati sono Dop), che comporta un disciplinare molto rigido di produzione e lavorazione a filiera completamente toscana. Qui inizia un iter di oltre un anno per ricevere l’autorizzazione del Ministero delle politiche agricole e forestali all’utilizzo cosmetico di un principio attivo denominato, richiesta mai avanzata prima ma accolta anche grazie al sostegno del Consorzio dell’olio extravergine di oliva toscano che raccoglie oltre 11000 produttori.  

“Nel 2008, in tempo per festeggiare i 100 anni dello stabilimento di produzione Ludovico Martelli, creiamo il primo prodotto della linea Prima Spremitura. Usando la parola chiave per noi ‘spremitura’, che negli anni precedenti era stata abrogata dall’alimentazione in quanto l’olio non veniva più prodotto per spremitura ma per centrifuga. Una linea completamente vegetale, non testata sugli animali, e questo 5 anni prima dell’avvento della legge europea sui test animali”. 

Da allora Prima Spremitura continua a realizzare prodotti di eccellenza e innovativi. “Abbiamo scelto di togliere tutto ciò che di chimico c’era all’interno delle formulazioni, sono prive di sls, parabeni, siliconi, coloranti, profumi sintetici. Per far capire la nostra volontà di fare una cosmetica vegetale ‘priva di’, inventammo la dicitura ‘no’ sulle confezioni. Oggi però c’è una maggiore consapevolezza, molte persone hanno un’attenzione maggiore, sanno leggere l’inci di un prodotto, per cui abbiamo deciso di realizzare una nuova etichetta dove non diciamo più ciò che non mettiamo ma ciò che c’è.

Un’altra svolta significativa è stata quella di certificare una linea viso biologica dall’ente di certificazione NATRUE, l’ente più selettivo del mondo, che per la purezza dei nostri formulati ci ha riconosciuto il grado organic. Il 95% delle materie prime naturali sono certificate biologiche. Abbiamo anche un’attenzione maniacale al packaging, abbiamo un disciplinare di produzione per far sì che l’impatto di produzione del nostro prodotto sia più basso possibile. Siamo anche attenti all’impronta del carbonio. Abbiamo quindi deciso di passare, nella linea viso bio, dal fare prodotti in vasetti di vetro a confezioni con creme in bustine monodose. Il prodotto che prima pesava intorno ai 230gr adesso pesa 120gr, ed è stata abolita la filiera di stoccaggio e riciclo del vetro. Il packaging residuo da smaltire oggi è il 50% del vecchio tappo in plastica. Vogliamo lasciare meno traccia di carbonio e più traccia di toscanità nel mondo. È più faticoso pensare a quanto sia difficile farcela che provarci.” – conclude Antonio.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/02/lidea-toscana-della-cosmesi-unisce-natura-e-innovazione-io-faccio-cosi-240/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Sarà in Italia il raduno europeo 2019 degli ecovillaggi

Approda in Italia, nel prossimo mese di luglio, la Conferenza Europea degli Ecovillaggi (GEN eu) per il 2019. L’appuntamento è alla Comune di Bagnaia, comunità attiva da tempo in Toscana.

L’edizione del 2019 della Conferenza Europea degli ecovillaggi (GEN eu) si terrà in Italia e per la precisione alla Comune di Bagnaia, comunità da tempo attiva in Toscana.

Si tratta del raduno annuale aperto a chi vive in ecovillaggio, a chi sogna di viverci e anche a chi sente affinità con il movimento e per il ritrovo i partecipanti provengono da tutta Europa e da tutto il mondo.

Dopo alcune edizioni in svariate nazioni del mondo, l’importante momento di confronto e condivisione delle esperienze torna quindi nel nostro paese, facendo cadere la scelta su un luogo particolarmente significativo per la realtà dell’abitare condiviso. La Comune di Bagnaia ONLUS è una comunità intenzionale attiva da molto tempo in Toscana e «non ha mancato di ispirare nel tempo numerosi ecovillaggisti, fautori del cambiamento, ricercatori e cittadini del mondo da tutta Europa e oltre con le soluzioni innovative sperimentate giornalmente» spiegano dalla Rive, la Rete Italiana degli Ecovillaggi.

Fondata nel 1979, gli obiettivi principali di Bagnaia sono vivere in modo autosufficiente, avere cura dell’ambiente e sostenere trasformazioni sociali positive attraverso la pace e la giustizia sociale.

«Guidati da questi valori, il raduno del 2019 porrà l’attenzione sulla partecipazione attiva, l’azione e la solidarietà, così che possiamo restare uniti di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, rafforzati dalla nostra coesione nella diversità» spiegano ancora dalla Rive.

E ancora: «Nutrendo l’azione concreta attraverso un apprendimento pratico, la partecipazione e la creazione di reti, intendiamo generare una reazione a catena che vada oltre il raduno stesso, e che contribuisca alla costruzione di comunità e a una più ampia guarigione, così da favorire l’avvento di quel mondo ideale a cui tutti noi aspiriamo».

«La Conferenza Europea degli Ecovillaggi è un evento realmente co-creato – spiegano i promotori –  il nostro programma attinge dalla saggezza di tutte le reti di comunità associate e da tutti i movimenti collegati al GEN d’Europa e del mondo.  Coloro che parleranno e che terranno laboratori durante la conferenza offrono le loro capacità in dono, per la creazione di quel mondo ideale a cui tutti noi aspiriamo. Le tematiche che si intrecceranno nel programma di quest’anno rappresentano tre valori particolarmente cari alla Comune di Bagnaia Onlus: la pace, l’ecologia e la giustizia sociale. Il programma metterà in mostra progetti, soluzioni e conoscenze che possano ispirare un’azione concreta e un cambiamento duraturo in queste tre aree di applicazione, sia all’interno degli ecovillaggi che nel mondo esterno».

PACE

La Comune di Bagnaia Onlus ha una lunga tradizione di attività per la costruzione della pace. «Verranno messe in gioco le esperienze di coloro che hanno dedicato le loro vite a questa causa e insieme ideeremo delle strategie per creare una cultura globale di pace» spiegano i promotori.

ECOLOGIA

«La conferenza cercherà di onorare la Madre Terra e quel meraviglioso e misterioso universo che ci sostiene e provvede per noi attraverso rituali, celebrazioni, pratiche spirituali, insegnamenti e azioni concrete».

GIUSTIZIA SOCIALE

«Attraverso il nostro impegno per la solidarietà internazionale, cercheremo di porci interrogativi profondi sul nostro movimento e di diffondere trasformazioni sociali positive che abbiano la giustizia sociale come base».

QUI il sito dell’evento

Qui per le prenotazioni

Fonte: ilcambiamento.it

Vittorio Cosma: la musica come progetto comune –

La musica come motore di un cambiamento personale e poi sociale, perché l’arte possiede una capacità di sintesi utilissima: è una sorta di metafora di ciò che sta succedendo, ti fa capire istintivamente, prima di elaborare con il ragionamento. Ecco la nostra intervista a Vittorio Cosma, musicista, produttore e compositore fortemente convinto dell’importanza di promuovere progetti condivisi e favorire la mescolanza di realtà e linguaggi. L’incontro con Vittorio Cosma, musicista, produttore, compositore, non poteva avvenire che all’interno di un festival come Naturalmente Pianoforte, kermesse pianistica biennale che trasforma il piccolo comune di Pratovecchio Stia, in provincia di Arezzo, in una invasione colorata di tasti e suoni. Un incontro in cui il pianoforte entra nel tessuto dei borghi, nelle foreste secolari della valle del Casentino, nelle piazze e nelle case; un festival che coinvolge tutta la popolazione, che mescola piani diversi, “alto” e “basso”, creando qualcosa di nuovo ed unico.

Cosma ha fatto di questa mescolanza una strada artistica cercando di creare progetti collettivi, “progetti in cui ci sia una coscienza comune, uno scopo”, perché forse “quello che manca in questo periodo di fortissima individualità, è proprio il condividere un progetto comune. Che significa avere lo stesso scopo, costruire qualcosa che è altro da noi, dall’individualità, dall’ego. E significa anche avere il senso del limite: dare peso alle cose che si hanno e dare spazio agli altri per esprimersi. Capire che io posso arrivare fino a qui e poi ci sei tu, andando oltre la soddisfazione del proprio microbisogno. Fare un festival, fare progetti condivisi, è un atto di amore, è come fare un figlio, si crea qualcosa di diverso da se stessi, che ci accomuna”. 

Una mescolanza che si manifesta anche nei contesti, cercando di far irrompere nella piazza l’arte contemporanea e negli spazi ad essa dedicati la cultura più popolare: “Vado alla biennale di Venezia e so già chi incontro. Poi vado al concerto in piazza e incontro un altro tipo di persone. Ho cercato sempre di fare progetti che mischiassero queste realtà, cioè portare l’arte contemporanea alle persone che non hanno un grado di istruzione così alto e vedere invece chi va a vedere le mostre di arte contemporanea commuoversi e piangere per una canzone”.

Il festival Microcosmi, arrivato alla sua sesta edizione nel 2018, è un esempio di questo impegno. Un festival fatto di microcosmi: artisti, musicisti, scrittori, fotografi, designer, artigiani, imprenditori e associazioni di ogni provenienza culturale, generazionale e geografica, che si incontrano. In cui la commistione di tante realtà, l’unione della diversità, di linguaggi diversi, costruisce qualcosa di più grande, arricchente. L’arte, la musica divengono così ancor di più motore di un cambiamento, “capace di generare un cambiamento personale e poi sociale. L’arte ha capacità di sintesi utilissima. È una sorta di metafora di ciò che sta succedendo, ti fa capire anche non razionalmente, ha questa capacità metaforica ed emotiva di farti capire istintivamente, poi lo elabori con il ragionamento. Dalla cultura nascono i grandi cambiamenti.” 

Mettersi in discussione, collaborare, è un atto sociale e politico, fonte di ricchezza umana, prima che artistica e culturale. Da questa consapevolezza sono nati tanti progetti che vedono oggi Vittorio Cosma impegnato. Tra i tanti quello di Deproducers, nato proprio da un’idea di Vittorio. Una sorta di collettivo che ha unito, oltre a Cosma, tre musicisti e produttori: Gianni Maroccolo, Max Casacci e Riccardo Sinigallia, in un progetto innovativo e coinvolgente, un connubio senza precedenti tra musica e scienza, intorno all’idea di musicare dal vivo conferenze scientifiche raccontate in maniera rigorosa ma accessibile.

Deproducers, una sorta di collettivo che ha unito, oltre a Cosma, tre musicisti e produttori: Gianni Maroccolo, Max Casacci e Riccardo Sinigallia

“Dopo anni di musica leggera, mi sono chiesto con chi volevo suonare, partendo da un’idea di condivisione, ed ho cercato persone che avessero inventato un suono e che fossero delle teste pensanti. Con Riccardo Sinigallia sono anni che collaboriamo, siamo amici e c’è stima. E poi ho cercato elementi che creassero distonia. Con questo quartetto ci siamo chiusi in sala prove come a 16 anni ed è venuta fuori una cosa interessante, anche attraverso cordiali litigi e saltando fuori dalle nostre abitudini, con rispetto. Mi sono poi chiesto di che cosa potessimo parlare ed ho pensato a qualcosa di esterno e oggettivo, inopinabile, da qui l’idea di parlare di scienza. “Abbiamo cercato scienziati che fossero interessanti, che avessero una capacità espositiva forte”.  

Dalla collaborazione con Fabio Peri, direttore del Planetario di Milano, “che racconta lo spazio come un Rodari dell’astrofisica”, è nato il primo capitolo: Planetario. Botanica, il secondo capitolo, vede la luce nel 2016 e crea una colonna sonora organica e ricca per le incredibili rivelazioni sulla vita segreta delle piante, narrate con rigore da Stefano Mancuso, uno dei massimi neurobiologi viventi.  

“Il legame tra la scienza e poesia è molto forte. Spesso tanti misteri della scienza, misteri o elementi scientifici, sono più efficaci di un accostamento poetico. La parte emotiva la diamo noi con la musica, e poi la scienza offre degli spunti incredibili”. Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/01/vittorio-cosma-musica-come-progetto-comune-meme-15/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Una valle in azione per il suo bene comune

Basta delegare: la responsabilità è di tutti e di ciascuno e per attuare un concreto cambiamento è necessario che ognuno agisca in prima persona perseguendo il bene comune e partendo dal proprio territorio. È da questo presupposto che nasce l’associazione Progetto Valtiberina che dal 2015 promuove iniziative concrete utili ai cittadini e allo sviluppo qualitativo di questa valle tra Toscana e Umbria. Cittadinanza attiva, partecipazione, processo dal basso, concretezza, organizzazione, ispirazione alle buone pratiche, animazione territoriale, passione, responsabilità. Sono tanti gli ingredienti che rendono Progetto Valtiberina  un esempio del cambiamento positivo in atto nei territori del nostro Paese. In questa valle, territorio unito dalla conformazione geografica, da tradizioni e sentire comune dei suoi abitanti, ma diviso tra Toscana e Umbria, a fine 2015 è nata l’associazione Progetto Valtiberina che ha preso vita da un’idea di tre amici con vite e competenze diverse ma uniti dalla necessità di fare qualcosa, dalla comprensione che non si potesse solo lamentarsi e delegare l’intervento sul territorio.

“Non può esistere una comunità se non c’è una cittadinanza che si fa carico di intraprendere delle azioni”, afferma il presidente dell’associazione Massimo Mercati, che incontriamo a Sansepolcro durante il Festival dei Cammini di Francesco, uno degli eventi pubblici più importanti e partecipati promosso dall’associazione. 

“Prima di tutto – prosegue Mercati – è stato importante dare un significato, perché nessuna rete può esistere se non all’interno di una dimensione di significato chiara”. Un significato che l’associazione ha trovato, ampliando il confronto ad un primo gruppo di persone interessate, nel concetto di crescita qualitativa, che sia al contempo economicamente valida, ecologicamente sostenibile e socialmente equa. Tre livelli che possono apparire in contrapposizione ma che invece possono autoalimentarsi. 

“Per fare tutto questo è necessario creare una rete che venga spinta e sostenuta dai cittadini stessi e che sia concreta, che si sviluppi cioè in progetti concreti. Da qui il nome Progetto Valtiberina. Durante il primo evento che abbiamo organizzato, dal titolo ‘Economia Politica’, Stefano Zamagni ci introdusse a questo concetto fondamentale di sussidiarietà circolare: ci ha detto in qualche modo perché eravamo nati”.

L’obiettivo è quindi quello di identificare dei valori condivisi che possano orientare concretamente lo sviluppo della valle all’insegna del bene comune, principi chiave per i quali battersi, superando anche la dicotomia tra pubblico e privato.

Oggi sono circa 150 gli iscritti all’associazione, un soggetto aggregatore che cerca di analizzare i problemi, filtrare le informazioni e promuovere progetti concreti nel segno di un orientamento chiaro e senza compromessi, in nome della responsabilità di tutti e di ciascuno. Una realtà che sviluppa progetti che vengono dai bisogni dei cittadini/soci, dall’analisi delle problematiche. Uno strumento partecipativo che rende l’associazione una sorta di ponte e stimolo verso le istituzioni, capace di fare sintesi e arrivare alla realizzazione di progetti concreti utili ai cittadini e allo sviluppo qualitativo del territorio

“Questo comporta anche un coinvolgimento degli enti, delle istituzioni, delle imprese. A volte totalmente collaborativo, a volte invece ci sono posizioni diverse. Vogliamo che il nostro agire non sia neutro ma che vada in una direzione ben chiara”.

Per realizzare tutto questo l’associazione si è data organizzata in gruppi di lavoro, tavoli di approfondimento tematici: dall’agricoltura alla scuola, dallo sviluppo della città a quello economico, dal turismo allo sport. Chi si avvicina all’associazione aderisce alla sua ricca e chiara carta dei valori, individua l’area tematica che più gli interessa, quella su cui vorrebbe dare il proprio contributo e si inserisce nel gruppo di lavoro. “Ognuno dei tavoli propone dei progetti, i responsabili devono stendere un budget, il comitato li approva e poi si procede alla realizzazione”.

L’approfondimento delle tematiche avviene attraverso l’apporto volontario personale e di competenze dei partecipanti ai tavoli e attraverso il coinvolgimento di esperti di settore di livello nazionale e internazionale, promuovendo convegni di approfondimento e dibattito pubblico. Spesso incontri e spettacoli sono l’ispirazione dei progetti dell’associazione: “Ogni evento è legato a delle azioni. Dall’incontro con Fritjof Capra e Luca Mercalli su agricoltura e cambiamento climatico, è poi partita un’azione che ha portato all’approvazione a Sansepolcro e in altri comuni di un nuovo regolamento sull’utilizzo dei fitofarmaci”. Un altro progetto in cui si è impegnata l’associazione relativo alla prevenzione sismica è divenuto una best pratice a livello nazionale, dimostrazione che dai territori si può stimolare un cambiamento più ampio. La realizzazione del protocollo d’intesa per favorire interventi di messa in sicurezza dell’abitato urbano per prevenire il rischio sismico, nato dall’idea del ‘Gruppo Tutela del Territorio’ di Progetto Valtiberina, è stata possibile mettendo le persone attorno ad un tavolo a ragionare di bisogni, problemi e soluzioni, persone che hanno interesse e possibilità di agire: cittadini, amministrazioni, associazioni di categoria, istituti di credito. 

“Ci siamo occupati anche di promuovere la carta etica dello sport, mettendo sempre insieme, momenti di approfondimento, spettacoli, divulgazione”. Adesso l’impegno di Progetto Valtiberina è nella costituzione di una sezione young, per coinvolgere i giovani “di cui non conosciamo bisogni e linguaggio”, perché possano incidere nella loro realtà e costruire il futuro che desiderano nella loro comunità.

Intervista: Daniela Bartolini e Daniel Tarozzi
Riprese: Daniel Tarozzi
Montaggio: Paolo Cignini

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/12/valle-azione-bene-comune-io-faccio-cosi-234/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Quando libertà e non violenza entrano a scuola.

Un connubio originale tra Maria Montessori e Marshall Rosemberg per portare nelle aule un approccio educativo fondato sulla libertà e la comunicazione non violenta. È la direzione scelta dall’associazione Parlare Pace che a Bargecchia, in provincia di Lucca, ha avviato l’esperienza pedagogica di “A scuola in libertà”.

“Maria Montessori diceva che realtà e fantasia non vanno divise, bisogna che vadano a braccetto perché la fantasia è quella che ti permette di sviluppare l’intelligenza, e l’intelligenza porta al cambiamento”. Queste sono alcune delle parole che Paola Francesconi, presidente dell’Associazione Parlare Pace, ha condiviso con noi quando, in una calda giornata di giugno, ci siamo inerpicati con il nostro mitico camper, su per le colline del comune di Massarosa. Direzione la sede di “A scuola in libertà”, a Bargecchia, in provincia di Lucca.

Queste prime parole raccontano già tanto di questo progetto: la capacità di osservare la realtà e con creatività individuare nuove linee di azione e cambiamento, partendo da ciò che piace, interessa, appassiona. Il mondo si può cambiare partendo da qualsiasi punto. Come nei Sette Sentieri di Italia che Cambia, non è importante tanto da dove si parte, quanto dove le nostre strade confluiscono e si incontrano. Parlare Pace Onlus nasce nell’ottobre 2012 da un’idea di Paola, studi in Scienze della Pace e numerose esperienze nel sud del mondo, e non solo, con bambini e adolescenti, e suo marito. In comune il desiderio di dare il proprio supporto al cambiamento. Per farlo hanno pensato di dedicarsi ad un progetto che mettesse le famiglie al centro, chiedendosi prima di tutto se questo fosse un desiderio condiviso da altri, se ci fossero altre persone che avessero i loro stessi interessi e che volessero un cambiamento sociale effettivo. Una comunione di intenti e modalità di operare essenziale per poter costituire una vera associazione. Così è nato un primo spazio “in cui i bambini potessero crescere felici”, racconta Paola, “siamo partiti con due bambini, mia figlia e un bimbo polacco, in un appartamento in una fattoria. Lì siamo rimasti finché il numero dei bambini non è arrivato a dodici. Ci siamo inventate la nostra quotidianità, e abbiamo approfondito l’approccio Montessori, grazie a Prisca Melucco presidente di Montessori in pratica”.

Parlare Pace segue infatti due filoni, uno legato alla pedagogia di Maria Montessori e uno legato alla comunicazione non violenta di Marshall Rosemberg. Un approccio che si realizza nella quotidianità di “A scuola in libertà” che da settembre 2017 si è insediata nella ex scuola elementare di Bargecchia. Un edificio comunale inutilizzato da tempo che l’associazione ha in gestione dall’agosto 2017, dopo aver vinto un bando di gara. Oggi sono 22 le famiglie coinvolte e 35 i bambini che frequentano la scuola: c’è la casa dei bambini dai 3 ai 6 anni e la parte dedicata ai bambini della scuola primaria, dalla prima alla quarta, tutti insieme. Quest’anno per la prima volta c’è anche la quinta elementare.

“A scuola in libertà” è una scuola parentale ma, ci dice Paola, “quando si parla di progetto di educazione parentale spesso si fraintende, si pensa che la mamma e il papà siano presenti nella didattica del figlio, in classe. Per noi il progetto necessita di una sua entità ed identità nell’approccio, quindi ci vogliono persone formate” per accompagnare i bambini nel loro processo formativo. “Poi ci vuole la parte dei genitori, senza la quale non è possibile andare avanti, sono due facce della stessa medaglia. Ci riuniamo ogni 15 giorni per condividere e progettare. C’è una grande partecipazione. I genitori si organizzano autonomamente in gruppi, per svolgere ciò che esula dai compiti dell’educatore: c’è chi si occupa delle pubbliche relazioni, chi organizza gli eventi, chi pensa all’organizzazione delle gite ed altri hanno aiutato con i permessi comunali e nei lavori di restauro della scuola”.

La ristrutturazione della scuola, che si estende su due piani per 500 metri quadrati, non è stata semplice, i lavori sono stati molti e importanti, e non sono conclusi. Un investimento necessario perché questo “vuole essere un progetto a lungo termine”. 

“Sono andata a scuola proprio qui – prosegue Paola – qui ho fatto le elementari e le mie insegnanti mi hanno trasmesso l’amore per il sapere, il conoscere, l’interessarsi agli altri”. Oggi Paola osserva tra le stesse mura, bambini interessati alla cultura, al sapere, curiosi, grazie all’approccio educativo, connubio originale tra Montessori e Rosemberg. Nella scuola questo si riflette “in ogni cosa che viene detta e fatta. Maria Montessori mette al centro il bambino nella sua interezza, cioè quello che può essere, l’uomo futuro, il potenziale che ha dentro. L’approccio alla comunicazione di Rosemberg mette in risalto quello che io sento e quello che io desidero, che sono cose distinte. Qui abbiamo questo tipo di comunicazione, anche nel gestire i pochi conflitti che accadono. Ci preoccupiamo di cosa è vivo nell’altro e in me”.

Quella di Bargecchia è una scuola libertaria, la quale si basa sulla convinzione che ogni bambino è competente. Il compito della scuola è quindi mettere ogni studente in condizione di scegliere secondo i propri interessi. Non si tratta di un insieme di regole da rispettare e neppure della libertà assoluta dei bambini. Questa scuola opera per incoraggiare il loro apprendimento e le loro capacità pratiche ed intellettuali in modo armonico e integrale. Tutto ciò viene fatto per permettere ad ogni essere di diventare ciò che è e che desidera diventare. Altri concetti di base di questo approccio educativo sono: la politica del bene comune, che viene stimolato attraverso attività pratiche che conducano i bambini/cittadini a riflettere sul senso di appartenenza alla comunità in cui si trovano, al senso di responsabilità verso le proprie azioni e ad agire secondo le proprie vocazioni. E l’importanza del contatto con la natura e con gli animali: la scuola è immersa nel verde, e c’è un grande spazio all’aperto dove poter fare molte attività e interagire con gli animali. 

“Se penso a un sogno è rendere possibile quello che per tanti è un’utopia, è metterlo in pratica. I bambini cambieranno il mondo”. 

Intervista: Daniela Bartolini e Daniel Tarozzi
Riprese: Daniel Tarozzi
Montaggio: Paolo Cignini Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/11/liberta-non-violenza-entrano-scuola-io-faccio-cosi-232/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Gli oli essenziali di Flora: l’aromaterapia è un modo di vivere

Dall’incontro di Mario Rosario Rizzi con il mondo dell’aromaterapia e dalla sua cura per la terra, ha preso vita, tra le colline della Toscana, l’azienda Flora. Sorta circa 30 anni fa, questa azienda longeva è specializzata nella produzione di oli essenziali realizzati con materie prime di altissima qualità e nell’assoluto rispetto della natura e dei lavoratori. “Sinergie speciali succedono nella vita di ognuno, avvenimenti significativi che ti portano a volte a sentire che sei nel posto giusto al momento giusto”. È così che inizia una lunga chiacchierata con Mario Rosario Rizzi, fondatore e presidente di Flora Srl. Siamo nelle colline pisane, a Lorenzana precisamente, un territorio bellissimo dove ha sede questa azienda longeva, a un passo dal raggiungere, nel 2019, l’importante traguardo dei 30 anni di attività.

Non è la prima volta che con Italia che Cambia incontriamo Mario Rosario e che curiosiamo nel laboratori di Flora Srl e, come la prima volta, si respira un’aria familiare, quella che nell’immaginario comune non ti aspetti in un luogo di lavoro quotidiano. È un posto speciale, anche se non mi piace usare in genere questa parola, dove si sente la profonda coesione tra ideale e concreto e l’impegno quotidiano all’adesione delle azioni con il pensiero.

“Poco più che ventenne compresi che dovevo lavorare la terra. Un giorno seduto in un bar in una città tedesca dove mi ero trasferito e lavoravo, stavo leggendo un quotidiano italiano, c’era un inserto di approfondimento che parlava della fame nel mondo. Mi arrivò tutta insieme una dolorosa consapevolezza. Il problema più importante su questo pianeta è ancora oggi la morte quotidiana di 24.000 persone al giorno per fame. Tutti i giorni, tutto l’anno. Tornai in Italia e per 8 anni feci il bracciante, apprendendo sul campo la coltivazione della terra. Ma è stato l’incontro con una dottoressa aromaterapeuta che mi ha introdotto nel mondo dell’aromaterapia. Così ho potuto dar sfogo alla mia creatività nella coltivazione biologica e biodinamica di piante officinali aromatiche in molte parti del mondo”.flora-5

Ed ancora oggi l’aromaterapia è l’impulso fondante di Flora Srl, come ricorda il suo logo in cui Flora versa gocce preziose da due ampolle, sostanze che vengono prodotte dalle piante officinali che hanno una straordinaria forza e energia di luce.

 

Flora nasce quindi con la realizzazione di oli essenziali puri 100% da agricoltura biologica e biodinamica, produce attualmente oltre 150 oli essenziali di piante mediterranee e di tutto il mondo. Dall’Eucalipto prodotto e distillato in Portogallo alle rose della Turchia e al sandalo coltivato a Mysore, prodotti in aromaterapia che vengono anche abbinati ad oli vegetali come mandorle, jojoba, avocado, argania e utilizzati per la cura e il benessere del viso e del corpo. “Tutti prodotti di altissima qualità delle materie prime e realizzati nel rispetto delle regole della natura per la vita stessa del pianeta”, ricorda Mario Rosario.

“Da lì poi abbiamo spaziato in prodotti per la casa, per l’igiene personale, prodotti balsamici per l’inverno, antizanzare, tisane con la linea ‘sorsi di benessere’. Viviamo in un ambiente adatto alla coltivazione di piante aromatiche e siamo impegnati da anni nella rigenerazione del suolo, nella riconversione dei campi da coltivazione cerealicola convenzionale ed industriale a coltivazione biologica e biodinamica delle piante officinali. Qui possiamo produrre vari tipi di lavanda, origano, timo, e stiamo introducendo anche melissa, salvia sclarea, in modo da avere sempre più una produzione sul nostro territorio da distillare nel nostro stabilimento.flora-4

Siamo partiti con dei progetti europei in collaborazione con la Regione Toscana per sviluppare sul territorio una realtà alternativa, siamo capofila di una cordata di una decina di aziende agricole che si stanno impegnando in questo sviluppo personale e professionale anzitutto nel metodo abbinato anche al cambiamento della varietà coltivata. Questo mi da grande soddisfazione perché ci permette di agire nel cambiamento dell’ambiente. È uno sviluppo finalmente ecologico e integrale di un territorio meraviglioso. E poi abbiamo tante altre produzioni italiane come il bergamotto dalla costa ionica della Calabria e i mandarini siciliani, o in Piemonte issopo, calendula, estragone, camomilla e salvia officinale. Tutte piante che scegliamo nelle zone specifiche di produzione andando ad incontrare gli agricoltori per stabilire un rapporto di fiducia e profonda conoscenza. L’olio viene estratto sul luogo di produzione e viene utilizzato anche per la realizzazione di creme, shampoo, bagno doccia, oli viso e corpo, solari, per un benessere psicofisico, “perché l’aromaterapia, l’utilizzo di oli essenziali, ha un effetto importante per l’attività olfattiva che generano, un’attività capace di entrare in relazione con la psiche, le emozioni, i ricordi, il sistema neurovegetativo. L’olfatto è un senso straordinario che comunica con il cervello in maniera diretta con il sistema limbico, senza passare dalla neocorteccia”.flora-2

Uno degli obiettivi più significativi di Flora Srl e del suo fondatore è stato quello di dare lavoro alle persone, di creare un lavoro redditizio e al contempo compatibile con il pianeta. “La prima volta che andai alla camera di commercio c’era un cartello che diceva che il 50% delle aziende costituite ‘moriva’ dopo un anno, dopo 5 anni ne rimanevano solo il 5%, mi dissi ‘devo essere tra queste’. Oggi dopo 30 anni di aziende costituite di così lunga durata credo ce ne sia lo zero virgola qualcosa. Siamo cresciuti molto determinati. Ora siamo un gruppo di 30 persone che lavorano stabilmente nella sede centrale a Lorenzana (PI), abbiamo sette settori con tre reparti ciascuno. Siamo cresciuti piano, alla media di una nuova persona l’anno. Ed abbiamo continuato ad assumere sempre, anche quando si è manifestata la crisi nel 2008 e negli anni successivi. Credo che la lungimiranza sia un elemento strategico: capire cosa è necessario ogni momento per il progetto a lunga scadenza e per una crescita individuale e professionale. Nel gestire l’azienda ho sempre avuto chiaro di voler costruire un gruppo più che una ‘ditta’, mi sono quindi dotato di strumenti semplici di condivisone per lavorare bene in gruppo. Siamo persone e siamo dedicate al compito e contemporaneamente alla relazione, siamo persone e non ruoli, le nostre dimensioni sono pienamente compenetrate. I problemi del lavoro ce li portiamo a casa, quelli di casa sul lavoro. La formazione alla comunicazione ecologica ci ha permesso di creare un gruppo in cui non ci sono conflittualità perché non ci arriviamo, affrontiamo i piccoli problemi nel nascere, spesso sono solo equivoci e si risolvono subito. È un elemento forte per la coesione del gruppo. Abbiamo strutturato un percorso nel quale tutti trovano lo spazio idoneo per esprimersi”.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/05/io-faccio-cosi-213-oli-essenziali-flora-aromaterapia-modo-di-vivere/