Le giovani imprese vittime del sisma si mettono in rete

Nell’Appennino colpito dal terremoto del 2016, grazie al progetto di Fondazione Edoardo Garrone e Legambiente le giovani imprese locali fanno rete attraverso nuove forme di imprenditorialità che uniscono sostenibilità ambientale e innovazione. “Ricostruire fiducia” è infatti il tema scelto per l’ultima edizione di “ReStartApp per il centro Italia”, incubatore temporaneo di impresa per il rilancio dell’economia appenninica. Supportare le giovani imprese di Lazio, Marche e Umbria, che, nel contesto di forte discontinuità e incertezza creato dal terremoto del 2016, vedono e vogliono cogliere l’opportunità di reinventarsi e riposizionarsi sul mercato, rivitalizzando l’economia del territorio appenninico. È questa la scommessa di Fondazione Edoardo Garrone e Legambiente, che insieme hanno realizzato ReStartApp per il centro Italia. Il progetto ReStartApp per il centro Italia – a cui hanno dato il loro patrocinio le Regioni Umbria, Lazio e Marche e Fondazione Symbola – ha coinvolto nel 2018 oltre 30 aziende delle aree del cratere, principalmente imprese agricole, agroalimentari, di allevamento, turistiche e di artigianato. In un anno e mezzo di lavoro sul territorio, nell’ambito di 8 coaching individuali e dell’avvio di 3 laboratori per la creazione di reti d’imprese, si sono svolti 84 incontri e oltre 600 ore di formazione professionale e consulenza, per fornire supporto e strumenti concreti in diversi ambiti: dal controllo di gestione alla ricerca di nuovi business e mercati, fino al marketing e alla comunicazione.

Gruppo di giovani imprenditori delle Marche

Tra i risultati del progetto, l’avvio di due progetti di rete – Amatrice terra Viva nel Lazio e Rizomi, Terre fertili in rete nelle Marche – finalizzati alla sperimentazione di nuove forme di collaborazione imprenditoriale e alla nascita di nuove attività e sinergie sul territorio. Amore per la terra, sostenibilità ambientale, tradizione e innovazione, sinergia, agricoltura di qualità e valorizzazione dei prodotti tipici, sono le parole chiave alla base di questi due progetti che guardano al futuro dell’Appennino e delle sue comunità. Nel Lazio ReStartApp per il centro Italia ha affiancato una rete già costituita, l’associazione Amatrice Terra Viva, nata nel 2018 su iniziativa di 12 imprenditori tra Amatrice e Accumoli e sostenuta da Alce Nero, storica azienda del biologico italiana, con l’obiettivo di creare una filiera bio capace di valorizzare la cultura cerealicola locale attraverso la coltivazione di grani antichi. Nelle Marche, invece, ha preso forma Rizomi, Terre fertili in rete, progetto che coinvolge oggi 5 aziende agricole, un laboratorio di cosmesi e uno di trasformazione di erbe officinali: giovani imprese di prima generazione, nate dopo il 2013, che condividono la scelta di tornare alla terra con un approccio di autoimprenditorialità. Il fine è quello di innescare un processo virtuoso che metta in comune conoscenze, informazioni, risorse, strumenti e prodotti, all’insegna di un’agricoltura organica e rigenerativa, basata sulla combinazione di pratiche tradizionali e moderne conoscenze scientifiche.

I giovani imprenditori dell’azienda Bosco Torto

Quello che Fondazione Garrone e Legambiente lanciano con ReStartApp per il centro Italia è un messaggio forte e chiaro: per contrastare lo spopolamento di questi territori occorre soprattutto ridare impulso all’economia locale, sostenendo chi ci vive e lavora scommettendo su produzioni agricole e agroalimentari tipiche, biologiche e di qualità, turismo sostenibile, commercio, artigianato e sulle bellezze paesaggistiche di queste aree. Un mix unico di risorse e produzioni che rappresenta un fattore competitivo insostituibile sui mercati. Non dimentichiamo che se l’Italia è il Paese con la più grande ricchezza e varietà di prodotti agroalimentari distintivi, cioè con indicazione geografica, è anche grazie all’Appennino, che – stando ai dati dell’Atlante dell’Appennino realizzato nel 2018 dalla Fondazione Symbola – dà un contributo rilevante: il 42% del totale nazionale; oltre 25mila le aziende che li producono, per un valore economico stimato in oltre 2 miliardi di euro, il 15% del totale nazionale DOP e IGP. Inoltre, le imprese appenniniche sono quasi 1 milione, il 17,2% del totale nazionale, attive principalmente nel commercio, nell’agricoltura, nella silvicoltura e pesca, nelle attività manifatturiere, e nel turismo e ristorazione. Dalle imprese dell’Appennino viene prodotto il 14% del valore aggiunto nazionale, pari a 202,9 miliardi di euro, e il 16% del bestiame allevato in Italia.

“Dal 2014, con i nostri incubatori ReStartApp e ReStartAlp, ci occupiamo concretamente del rilancio dei territori montani e marginali attraverso lo sviluppo di nuove economie e puntando sul talento dei giovani – racconta Alessandro Garrone, presidente di Fondazione Edoardo Garrone – Dal dialogo con Legambiente, che grazie alla sua capillarità territoriale sin dall’inizio è stata operativa accanto alle imprese colpite dal sisma, abbiamo intuito che la nostra esperienza poteva essere messa efficacemente a servizio di quei giovani imprenditori che, nonostante le difficoltà di sempre e la grave discontinuità dei danni del terremoto, volevano continuare a dare vita all’economia della loro terra.

Il Pastificio Leopardi

Per questo abbiamo studiato una formula che potesse rispondere in modo puntuale alla loro esigenza di reinventarsi, cercando un nuovo punto di partenza, nuovi strumenti, nuovi modelli di business, nuovi mercati da intercettare e collaborazioni strategiche con altri imprenditori. È anche grazie al nostro supporto che oggi le realtà, che con Legambiente abbiamo affiancato per oltre un anno e mezzo, sono in grado di continuare il lavoro iniziato insieme. È un grande risultato, che ci conferma anche il successo del nostro format: originale, flessibile e capace di generare impatti positivi e tangibili in tutti i contesti in cui lo decliniamo”.

“A quasi tre anni dal sisma – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – sono ancora tante le difficoltà quotidiane che ogni giorno cittadini e produttori locali si trovano ad affrontare, anche a causa di una burocrazia lenta e macchinosa e di una ricostruzione che fatica a decollare. Quello che serve è un cambio di passo al quale devono seguire azioni concrete per ridare, soprattutto a chi ha deciso di rimanere in questi territori, più fiducia nel futuro. Il progetto che abbiamo realizzato insieme alla Fondazione Garrone e che unisce l’esperienza della Fondazione con quella della nostra associazione ambientalista – da sempre vicina e operativa nei territori terremotati – vuole contribuire a dare una mano proprio in questa direzione, coinvolgendo anche il settore imprenditoriale locale e aiutando le imprese a fare sinergia e rete in una chiave sempre più sostenibile e innovativa. Perché aiutare il tessuto imprenditoriale dell’appennino ferito dal sisma, significa contribuire anche al rilancio economico ed occupazionale di una delle zone più belle d’Italia, che oggi rischia di spopolarsi e di andare incontro ad una desertificazione produttiva”.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/06/giovani-imprese-vittime-sisma-rete/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Un erasmus per imparare il futuro: Italia e Germania si incontrano

Grazie ad un progetto di interscambio che ha unito Inwole e Italia che Cambia abbiamo avuto la possibilità di vivere, come organizzatori e formatori, una settimana di condivisione con un gruppo di tedeschi giunti dalla Germania per conoscere e sperimentare l’Italia in cambiamento verso un futuro più sostenibile. Sostenibilità, educazione, connessione, rete. Sono questi gli elementi chiave dell’incontro residenziale che si è tenuto dal 22 al 28 aprile tra Firenze, Umbria e Bologna. L’occasione un progetto Erasmus+ per attività di mobilità per l’educazione degli adulti dal titolo “Lernen für die die Zukunft” (“Imparare per il futuro”) che ha unito due realtà già connesse: Inwole e Italia che Cambia.

Il gruppo a Panta rei, sul lago Trasimeno, dove ha trascorso tre giorni di lavoro e condivisione

Questo progetto di interscambio tra attori e formatori del cambiamento, italiani e tedeschi, ha infatti già forti radici. Luca Asperius, tra i fondatori di Italia che Cambia e responsabile dei nostri portali territoriali, berlinese d’adozione da quasi 10 anni, ha realizzato insieme ad Alexandre Schütze e Hannes Gerlof, due portali sul modello di quello italiano già attivo in Piemonte, uno dedicato a Berlino e uno dedicato alla regione del Brandeburgo.  

“La collaborazione con Inwole è ormai attiva e ben strutturata da diversi anni, da quando è stato lanciato il portale regionale Brandenburg im Wandel – racconta Luca – In particolare poi insieme a loro abbiamo avuto la possibilità di presentare nel 2017 qui in Germania alcune storie del cambiamento italiano, sottotitolando in tedesco alcuni dei video di Italia che Cambia, e di presentare Italia Che Cambia insieme a Daniel e Andrea. La cooperazione nel progetto Erasmus+ è stata quindi un’evoluzione naturale della collaborazione”. 

Inwole è un’associazione molto attiva a Potsdam (Brandeburgo). Le principali aree su cui si muove il progetto sono la formazione, il lavoro creativo e artigianale, l’economia solidale, la mobilità, l’educazione alla sostenibilità, i progetti antirazzisti e di cooperazione internazionale, così come progetti di integrazione. Tra i membri dell’associazione ci sono molti abitanti del progetto di cohousing Projekthaus, dove ha sede l’associazione e vengono svolte la maggior parte delle attività, negli spazi e nei laboratori della struttura, un luogo per l’implementazione pratica delle alternative sociali in cui iniziare a rendere possibile la convivenza sociale e una società di solidarietà.

A Perugia, guardando gli orti sinergici

Un laboratorio di sperimentazione proprio come lo è stato per tutti noi anche questa prima esperienza insieme in Italia, in cui mi sono trovata insieme ad Andrea Degl’Innocenti e Luca Asperius nel doppio ruolo di organizzatrice e formatrice. È sempre una grande ricchezza il confronto, la condivisione di strumenti, la convivenza, soprattutto in un gruppo così eterogeneo per età, con persone afferenti a progetti ed ambiti di interesse diversi, con aspettative differenti. Parte del cammino sta nel sintonizzarsi, nel riscoprire gli elementi di coesione sui quali convergere e nel mettersi in gioco nella diversità. 

“In generale sono molto contento, soprattutto in virtù del fatto che era la prima volta che organizzavamo un corso-viaggio del genere (anche se a livello italiano abbiamo comunque accumulato una discreta esperienza con i nostri corsi) – continua Luca – È stata sicuramente un’esperienza molto intensa, anche impegnativa dal punto di vista della logistica e dell’organizzazione e per quanto mi riguarda personalmente dell’interpretazione, essendo io l’unico o quasi del gruppo a parlare sia italiano che tedesco. Anche i feedback dei partecipanti sono stati molto positivi, in particolare riguardo alle uscite didattiche che abbiamo potuto organizzare con i progetti della nostra rete”. 

Oltre a tre giorni intensivi di lavoro insieme a Panta Rei, sul lago Trasimeno, i 15 partecipanti tedeschi hanno avuto infatti l’opportunità di incontrare alcuni progetti nelle città che abbiamo attraversato, dai quali trarre ispirazione e spunti per il lavoro che abbiamo portato avanti nei vari gruppi di lavoro.

Antonio di Giovanni presenta Funghi espresso (Firenze)

E proprio da questi incontri sono forse arrivate anche per noi le sorprese più interessanti. “Tra le tante cose forse quella che mi ha colpito di più è stata l’accoglienza e la disponibilità da parte dei progetti italiani che abbiamo scelto di visitare, segno anche del grande lavoro che stiamo portando avanti come Italia Che Cambia anche dal punto di vista delle relazioni umane”, prosegue Luca. “Anche se eravamo noi a condurli alla scoperta di città, progetti e persone, sono io per primo ad aver scoperto nuove cose o nuovi aspetti di storie che conoscevo già e che avevamo raccontato su Italia che Cambia”, aggiunge Andrea. C’è sempre un fattore di scoperta possibile e su questo si è giocato tanto di questo primo incontro intensivo che ripeteremo, forti di ciò che ci ha entusiasmato e di ciò che sarebbe potuto andare meglio, a fine settembre. Intanto abbiamo tessuto relazioni, approfondito progetti, acquisito nuovi strumenti e competenze, e gettato le basi concrete di uno scambio più forte tra la Germania e l’Italia in Cambiamento (ma questo lo scoprirete presto…).

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/05/erasmus-per-imparare-futuro-italia-germania-si-incontrano/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

La tradizione della canapa: una scommessa vincente

Una filiera locale che partendo dalla coltivazione della canapa arriva alla produzione e commercializzazione di prodotti derivati da questa pianta dalle straordinarie qualità. Nasce in Umbria dall’iniziativa di tre amici il progetto Le Canapaie, un esempio virtuoso di come investendo sulla tradizione e sulle risorse locali si possano creare opportunità lavorative nel segno dell’etica e della sostenibilità. Edoardo, Giacomo e Jacopo sono tre amici di Nocera Umbra che, come tanti, a un certo punto si sono chiesti come potevano migliorare la qualità della loro vita in modo etico e sostenibile. Si sono guardati intorno cercando di capire cosa esisteva nel loro territorio che presentasse delle possibilità per il futuro e, vista la quantità di terreni abbandonati, hanno pensato a come le risorse del territorio potessero prestarsi ad inventare nuove opportunità che consentissero loro di riavvicinarsi alla campagna e ad un modo di vivere più naturale e soddisfacente. Nel 2014 decisero di scommettere sulla canapa, lasciarono i loro lavori e misero in piedi una società, Le Canapaie, con l’intento di ricreare una piccola ma completa filiera locale che partisse dalla coltivazione per arrivare alla produzione e commercializzazione di prodotti derivati dalla canapa. La scelta fu di concentrarsi sugli utilizzi alimentari, in parte per il principio che vede l’alimentazione come elemento centrale di una sana qualità della vita, e in parte per considerazioni di mercato, oltre al fatto che altri utilizzi della canapa, come le produzioni tessili, di carta, corde e prodotti per la bioarchitettura non hanno ancora un mercato sufficiente e richiedono impianti per la lavorazione che attualmente non esistono in centro Italia.

L’intervista completa ai fondatori di Le Canapaie

Inizialmente affittarono terreni incolti e impiegarono le sottosfruttate risorse agricole locali. L’ambiente umbro si presta, la canapa è relativamente facile da coltivare e si adatta bene a climi e terreni diversi. I tre amici si dedicarono inizialmente a studiare le caratteristiche della pianta e iniziarono a sperimentare con semi diversi per verificare quali si prestassero meglio alla zona e al prodotto che volevano ottenere. Il primo passo fu dunque di coltivare varietà diverse fino ad ottenere i risultati voluti, cosa che fecero in prima persona su su piccola scala. Contemporaneamente iniziarono ad intessere rapporti con realtà locali che fossero adatte alla lavorazione e permettessero loro di ottenere i primi prodotti di una serie che si è andata gradualmente espandendo. Oggi Le Canapaie producono diversi tipi di farina, semi, pasta, olio e birra, tutti ottenuti impiegando aziende locali. Uno degli scogli iniziali fu quello di ottenere le certificazioni e permessi necessari alla coltivazione. Una volta risolti quegli aspetti si trattò di individuare le aziende necessarie alla lavorazione e convincerle della viabilità dell’idea da un punto di vista commerciale, oltre a superare il sospetto che ancora circonda qualsiasi iniziativa che abbia a che fare con la produzione di questa pianta straordinaria, che, nell’immaginario comune, viene associata al suo uso ludico, seppur si tratti di due varietà distinte della pianta. Il passo seguente fu quello di trovare un modo di distribuire e commercializzare i prodotti, puntando su un mercato nascente e offrendo una qualità alta e completamente biologica. Agendo sempre in autonomia e contando solo sulle proprie forze, senza investimenti esterni, i nostri amici iniziarono a partecipare a fiere e mercati, contattare direttamente punti vendita, facendo dimostrazioni e portando ovunque possibile i loro prodotti.

A quattro anni dalla partenza del progetto Le Canapaie funzionano, hanno allargato la loro produzione, diversificato la loro linea di prodotti e ad oggi la piccola impresa consente ai fondatori di mantenersi dignitosamente e con soddisfazione. Diverse persone vengono impiegate nelle varie fasi della coltivazione, raccolta e prima lavorazione, tutte fasi eseguite manualmente, con cura e senza necessità di grandi infrastrutture o attrezzature. Il lavoro è impegnativo e le sue fasi si svolgono nel corso di tutto l’anno, ma consentono un ritmo lavorativo armonico e gratificante. La scommessa ha pagato e, vista nel contesto sociale dell’Umbria di oggi, ha molto senso in quanto si riallaccia a tradizioni che hanno contraddistinto la regione per secoli, tiene conto delle caratteristiche naturali dell’ambiente, ricco di sorgenti di acque anche curative, e di ampi spazi che stavano rapidamente perdendo la loro vocazione agricola e artigianale. Importante è anche l’aspetto di interagire con realtà locali che già esistevano e spesso languivano nella mancanza di nuove opportunità. Tra le infinite proprietà della canapa bisogna ricordare anche la sua capacità di bonificare i terreni, cosa indispensabile oggi in zone dove monoculture come il tabacco hanno impoverito il suolo, e non richiede disinfestanti e agenti chimici dannosi per l’ambiente. Le Canapaie si propongono di ottenere risultati a lungo termine, nella creazione di una vera “canapa-cultura” con la creazione di biodistretti e perseguono collaborazioni con le università e l’ambito della ricerca, in vista di nuovi e più ampi utilizzi della canapa.

Molte zone dell’Italia si stanno spopolando per mancanza di opportunità e spesso i giovani che vivono in aree lontane dalle città vedono l’emigrazione come unica possibilità di crearsi un futuro, eppure la ricchezza del territorio, se analizzata con raziocinio unito all’immaginazione, può offrire infinite opportunità. Conoscere e comprendere l’ambiente che ci circonda, scoprirne le potenzialità e reinterpretarle nel contesto della società di oggi e di quella che vorremmo per il futuro, è una strada aperta e ricca di possibilità. Quello delle Canapaie è un esempio di come inventarsi un’attività sostenibile e soddisfacente è possibile, anche in un contesto che non è dei più favorevoli, senza necessità di grossi investimenti, a patto di guardarsi intorno e comprendere quali sono le risorse che l’ambiente offre e sempre tenendo presente che i sogni sono a volte più realizzabili di quanto si pensi e nel renderli reali si può anche dare inizio ad una reazione a catena che porta benefici non solo direttamente agli artefici, ma anche all’ambiente e le persone che li circondano.

Il contesto regionale in breve

Il numero di piccole giovani aziende che si occupano di canapa in vari settori sta crescendo in Umbria. Molti progetti di ricerca sono in via di sviluppo presso varie università in regione, tesi a verificare la fattibilità di diversi usi specifici della canapa. Un ostacolo considerevole ad uno sviluppo di rilievo per il settore è la mancanza di uno stabilimento per la lavorazione di tutte le parti della pianta. Ne esistono solo due in Italia, in Piemonte e in Puglia, e la distanza rende economicamente non praticabile trasportare la materia prima ad uno o l’altro di questi stabilimenti.

Il potenziale del settore è enorme e interessa diversi ambiti, dall’agricoltura alla produzione alimentare, dall’artigianato alla piccola industria nei settori tessile, cartario, delle bio-plastiche e soprattutto edilizio, quest’utimo particolarmente importante dato il ricorrere di eventi sismici in Italia e le eccellenti proprietà antisismiche dei manufatti in canapa per l’edilizia. Altre nazioni hanno deciso di investire nel settore per rivitalizzare aree in via di abbandono, l’esempio più vicino è quello della Francia, dove investimenti pianificati in modo organico e su lunghe scadenze stanno dando risultati molto positivi, indicando una via che sarebbe perseguibile anche in Italia con investimenti moderati e ritorni su larga scala, sia dal punto di vista economico che ambientale e sociale. Ci auguriamo che le amministrazioni locali si rendano conto del potenziale di questa filiera e decidano di investire nelle infrastrutture necessarie affinché le piccole giovani aziende come Le Canapaie possano ampliare la loro attività e fare da traino ad un contesto produttivo che potrebbe creare lavoro e sviluppo in modo ecologico e sostenibile, nel rispetto delle tradizioni e dell’ambiente di questa splendida regione. 

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Una valle in azione per il suo bene comune

Basta delegare: la responsabilità è di tutti e di ciascuno e per attuare un concreto cambiamento è necessario che ognuno agisca in prima persona perseguendo il bene comune e partendo dal proprio territorio. È da questo presupposto che nasce l’associazione Progetto Valtiberina che dal 2015 promuove iniziative concrete utili ai cittadini e allo sviluppo qualitativo di questa valle tra Toscana e Umbria. Cittadinanza attiva, partecipazione, processo dal basso, concretezza, organizzazione, ispirazione alle buone pratiche, animazione territoriale, passione, responsabilità. Sono tanti gli ingredienti che rendono Progetto Valtiberina  un esempio del cambiamento positivo in atto nei territori del nostro Paese. In questa valle, territorio unito dalla conformazione geografica, da tradizioni e sentire comune dei suoi abitanti, ma diviso tra Toscana e Umbria, a fine 2015 è nata l’associazione Progetto Valtiberina che ha preso vita da un’idea di tre amici con vite e competenze diverse ma uniti dalla necessità di fare qualcosa, dalla comprensione che non si potesse solo lamentarsi e delegare l’intervento sul territorio.

“Non può esistere una comunità se non c’è una cittadinanza che si fa carico di intraprendere delle azioni”, afferma il presidente dell’associazione Massimo Mercati, che incontriamo a Sansepolcro durante il Festival dei Cammini di Francesco, uno degli eventi pubblici più importanti e partecipati promosso dall’associazione. 

“Prima di tutto – prosegue Mercati – è stato importante dare un significato, perché nessuna rete può esistere se non all’interno di una dimensione di significato chiara”. Un significato che l’associazione ha trovato, ampliando il confronto ad un primo gruppo di persone interessate, nel concetto di crescita qualitativa, che sia al contempo economicamente valida, ecologicamente sostenibile e socialmente equa. Tre livelli che possono apparire in contrapposizione ma che invece possono autoalimentarsi. 

“Per fare tutto questo è necessario creare una rete che venga spinta e sostenuta dai cittadini stessi e che sia concreta, che si sviluppi cioè in progetti concreti. Da qui il nome Progetto Valtiberina. Durante il primo evento che abbiamo organizzato, dal titolo ‘Economia Politica’, Stefano Zamagni ci introdusse a questo concetto fondamentale di sussidiarietà circolare: ci ha detto in qualche modo perché eravamo nati”.

L’obiettivo è quindi quello di identificare dei valori condivisi che possano orientare concretamente lo sviluppo della valle all’insegna del bene comune, principi chiave per i quali battersi, superando anche la dicotomia tra pubblico e privato.

Oggi sono circa 150 gli iscritti all’associazione, un soggetto aggregatore che cerca di analizzare i problemi, filtrare le informazioni e promuovere progetti concreti nel segno di un orientamento chiaro e senza compromessi, in nome della responsabilità di tutti e di ciascuno. Una realtà che sviluppa progetti che vengono dai bisogni dei cittadini/soci, dall’analisi delle problematiche. Uno strumento partecipativo che rende l’associazione una sorta di ponte e stimolo verso le istituzioni, capace di fare sintesi e arrivare alla realizzazione di progetti concreti utili ai cittadini e allo sviluppo qualitativo del territorio

“Questo comporta anche un coinvolgimento degli enti, delle istituzioni, delle imprese. A volte totalmente collaborativo, a volte invece ci sono posizioni diverse. Vogliamo che il nostro agire non sia neutro ma che vada in una direzione ben chiara”.

Per realizzare tutto questo l’associazione si è data organizzata in gruppi di lavoro, tavoli di approfondimento tematici: dall’agricoltura alla scuola, dallo sviluppo della città a quello economico, dal turismo allo sport. Chi si avvicina all’associazione aderisce alla sua ricca e chiara carta dei valori, individua l’area tematica che più gli interessa, quella su cui vorrebbe dare il proprio contributo e si inserisce nel gruppo di lavoro. “Ognuno dei tavoli propone dei progetti, i responsabili devono stendere un budget, il comitato li approva e poi si procede alla realizzazione”.

L’approfondimento delle tematiche avviene attraverso l’apporto volontario personale e di competenze dei partecipanti ai tavoli e attraverso il coinvolgimento di esperti di settore di livello nazionale e internazionale, promuovendo convegni di approfondimento e dibattito pubblico. Spesso incontri e spettacoli sono l’ispirazione dei progetti dell’associazione: “Ogni evento è legato a delle azioni. Dall’incontro con Fritjof Capra e Luca Mercalli su agricoltura e cambiamento climatico, è poi partita un’azione che ha portato all’approvazione a Sansepolcro e in altri comuni di un nuovo regolamento sull’utilizzo dei fitofarmaci”. Un altro progetto in cui si è impegnata l’associazione relativo alla prevenzione sismica è divenuto una best pratice a livello nazionale, dimostrazione che dai territori si può stimolare un cambiamento più ampio. La realizzazione del protocollo d’intesa per favorire interventi di messa in sicurezza dell’abitato urbano per prevenire il rischio sismico, nato dall’idea del ‘Gruppo Tutela del Territorio’ di Progetto Valtiberina, è stata possibile mettendo le persone attorno ad un tavolo a ragionare di bisogni, problemi e soluzioni, persone che hanno interesse e possibilità di agire: cittadini, amministrazioni, associazioni di categoria, istituti di credito. 

“Ci siamo occupati anche di promuovere la carta etica dello sport, mettendo sempre insieme, momenti di approfondimento, spettacoli, divulgazione”. Adesso l’impegno di Progetto Valtiberina è nella costituzione di una sezione young, per coinvolgere i giovani “di cui non conosciamo bisogni e linguaggio”, perché possano incidere nella loro realtà e costruire il futuro che desiderano nella loro comunità.

Intervista: Daniela Bartolini e Daniel Tarozzi
Riprese: Daniel Tarozzi
Montaggio: Paolo Cignini

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/12/valle-azione-bene-comune-io-faccio-cosi-234/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Umbria, un’immersione nella comunità eco-sostenibile di Monestevole

Dal 3 al 30 aprile la comunità eco-sostenibile di Monestevole propone un corso full immersion di sostenibilità, bioedilizia, permacultura e imprenditoria sociale. L’obiettivo? Imparare facendo, immersi nella vita di un antico borgo dell’Umbria circondato da uliveti e vigna.

Dal 3 al 30 aprile, Tribewanted Monestevole , cooperativa che sviluppa comunità eco-sostenibili, propone un corso “full Immersion” di sostenibilità, bioedilizia, permacultura e imprenditoria sociale.11218993_1034438913250720_2052165412621674608_n

Il borgo di Monestevole, in Umbria

Il corso, che dura 4 settimane, include 5 giorni alla settimana di partecipazione attiva ai progetti del borgo sostenibile Monestevole. Insieme al team, i partecipanti svilupperanno una casa passiva e un orto di permacultura, partecipando a corsi di imprenditoria sociale e sostenibilità a 360 gradi, dall’energia rinnovabile al riciclo delle acque, dalla bioedilizia all’agricoltura, dalla cucina locale a prodotti fatti in casa. L’obiettivo è quello di “imparare facendo” il processo di transizione e sostenibilità, messa in pratica in un antico borgo circondato da uliveti e vigna. Come tutti i progetti di Tribewanted, l’esperienza è “all inclusive” e gli ospiti possono scegliere di pernottare in una camerata comune camere private en-suite. Il corso si terrà in italiano e inglese.11168119_1040797095948235_7980272717211485338_n

La cooperativa inglese Tribewanted sviluppa comunità ecosostenibili in giro per il mondo. Il primo progetto della rete è stato avviato alle Fiji grazie al crowdfunding, mentre la seconda comunità è sorta in Sierra Leone. È sorta in seguito la comunità di Monestevole, un piccolo borgo in Umbria, una regione molto legata alle tradizioni del passato e poco toccata dal turismo di massa, quello che Tribewanted vuole superare promuovendo un modo diverso di viaggiare e vivere il territorio. Nel cuore verde dell’Italia, Tribewanted Monestevole è costituito da un casale del 1500 e 25 ettari di bosco. Qui vi abitano e lavorano stabilmente 10 persone che condividono il loro tempo e le loro attività con gli ospiti della comunità.

 

Per ulteriori informazioni sul corso clicca qui 

Il sito di Tribewanted Monestevole 

 

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/02/umbria-immersione-comunita-eco-sostenibile-monestevole/

Umbria regione leader nell’efficientamento energetico

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L’Umbria è la regione italiana che vanta la più alta quota di imprese attente alle tecnologie di efficientamento energetico. Secondo la graduatoria di Avvenia, la regione del Centro Italia ha un indice di propensione del 46,2% e precede sia ilTrentino Alto Adige, secondo con un indice del 42,9%, che l’Abruzzo, terzo con il 40,7%. Seguono Lombardia e Sardegna con percentuali, rispettivamente, del 39,6% e del 38,5%, mentre nella top ten si trovano il Lazio, sesto con il 37,9%, e Calabria(37,5%), Veneto (37,2%), Molise (36,3%) e Puglia (35,2%). Al crescere della dimensione organizzativa delle imprese esiste una maggiore propensione a investire in efficienza energetica, ma abbiamo osservato che vi è un continuo impegno strategico nella direzione della “white economy” anche da parte delle medie e piccole imprese, sia nel settore manifatturiero che nei servizi spiegano gli analisti di Avvenia, la società leader nazionale nella “white economy” che ha condotto l’inchiesta. La media nazionale della propensione all’efficientamento energetico è del 34,3%, mentre le regioni meno propense all’efficientamento sono, in ordine decrescente,Basilicata (27,5%), Piemonte (26,4%), Toscana (26,3%) e Liguria (24,2%). Ormai la “white economy” rappresenta un asset centrale per la competitività di tutto il nostro sistema produttivo e questo trova piena conferma nella maggiore presenza sui mercati internazionali delle imprese italiane che puntano sull’efficientamento energetico

ha concluso Giovanni Campaniello, fondatore e amministratore unico di Avvenia.

Fonte: Comunicato stampa

Foto | Davide Mazzocco – Piana di Castelluccio (Umbria)

Smog, Bruxelles apre una nuova procedura d’infrazione contro 19 zone d’Italia

L’Italia torna nel mirino dell’Ue per il mancato rispetto della normativa sulla qualità dell’aria. Le aree colpite vanno da Nord a Sud e interessano dieci Regioni italiane: Veneto, Lombardia, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Sicilia, Molise, Campania e Umbria. Le autorità italiane devono rispondere, fornendo chiarimenti, entro fine ottobre380456

L’Italia torna nel mirino dell’Ue per il mancato rispetto della normativa sulla qualità dell’aria: una nuova procedura d’infrazione avviata dalla Commissione europea accusa diciannove zone e agglomerati di mettere in pericolo la salute dei cittadini con livelli di smog troppo elevati. Le aree colpite vanno da Nord a Sud e interessano dieci Regioni italiane: Veneto, Lombardia, Toscana, Marche, Lazio, Puglia, Sicilia, Molise, Campania e Umbria.
La procedura d’infrazione è stata aperta lo scorso luglio con l’invio di una lettera di messa in mora a cui le autorità italiane devono rispondere, fornendo chiarimenti, entro fine ottobre. Se la risposta non dovesse essere ritenuta soddisfacente, la Commissione europea potrà passare alla seconda fase della procedura attraverso un parere motivato in cui inviterà l’Italia a mettersi in regola al più presto con le norme sulla qualità dell’aria. Non è la prima volta che l’Italia viene bacchettata da Bruxelles per la violazione della legislazione che dal 2005 impone livelli massimi di concentrazione delle polveri sottili. Una precedente procedura d’infrazione si era conclusa nel 2012 con una condanna della Corte di giustizia che confermava il mancato rispetto nel 2006 e nel 2007 dei limiti di PM10 in 55 zone. A pochi anni di distanza, l’esame dei valori di polveri sottili ha mostrato che in 13 di queste 55 aeree i valori massimi sono stati continuamente superati anche nel periodo 2008-2012. Per questo motivo la Commissione europea ha deciso di avviare una nuova procedura d’infrazione che, oltre alle 13 aree già identificate nella precedente indagine, coinvolge sei nuove zone e agglomerati. L’Italia non è il solo Paese a non ancora aver attuato pienamente le norme sulla qualità dell’aria, non rispettate complessivamente da 17 Stati membri dell’Ue.  Negli ultimi cinque anni il rispetto della legislazione sulle polveri sottili è stato fra le priorità del commissario europeo all’Ambiente, Janez Potocnik, e il nuovo commissario designato Karmenu Vella ha promesso battaglia sullo stesso fronte. “La qualità dell’aria è un problema ancora molto grave e con effetti negativi sulla salute, sull’ambiente e sull’economia”, ha affermato oggi il politico maltese durante un’audizione davanti agli eurodeputati. “Conto di agire velocemente su questo”, ha aggiunto Vella, impegnandosi a non permettere “standard diversi” fra i Paesi Ue, perché tutti i cittadini hanno diritto “allo stesso livello di tutela”.

 

Fonte: ecodallecitta.it

Energy Camp: una vacanza in Umbria dove imparare i trucchi del risparmio

Se la voglia di vacanza ha già bussato alla porta ma le idee non sono ancora chiare, se si desidera godere di una vita semplice ma comoda e se si ama il cibo sano ma gustoso, fra colline e boschi di querce, in mezzo alla natura umbra, un gruppo di esperti vi aspetta per una vacanza dove imparare…i trucchi del risparmio!risparmio_energetico_corso

Una vacanza per smettere di pensare? E che dire, invece, se in vacanza si decidesse di pensare ma in modo diverso? Naturalmente in una maniera piacevole e che serva a risolvere anche quei problemi che ci affliggono quando corriamo in auto al lavoro, quando sgraniamo gli occhi per le bollette che riceviamo o quando finiamo dal dottore per qualche fastidioso bruciore di stomaco. L’opportunità è solo da cogliere. Ed è l’Energy Camp: ad una cifra contenuta, una settimana organizzata dal PeR, Parco dell’Energia Rinnovabile, e da PAEA, Progetti Alternativi per l’Energia e l’Ambiente, per crescere, apprendere, condividere esperienze, alimentare il corpo, la mente e lo spirito a contatto con la natura dell’area protetta dei Monti Amerini. Sette giorni per rieducarsi alla sobrietà e alla frugalità. Alessandro Ronca, fondatore del PeR, spiega: “Vogliamo essere felici e rendere felici: risparmiare risorse non è un sacrificio, è il nuovo edonismo, è il nuovo umanesimo. E’ lo spreco che comporta, a lungo termine, infelicità, sacrifici e lutti.” Una proficua simbiosi con l’associazione PAEA, evidenziata dallo statuto della stessa: “l’associazione rifiuta l’etica consumistica imperante e rafforza la pratica di quella che definisce una cultura ed economia della saggezza, semplicità ed uguaglianza”. Si fa un gran parlare delle energie rinnovabili e pulite. Questo è ottimo ma non sempre si è nelle condizioni oggettive di ricorrervi. Lo sviluppo sostenibile – che non passa necessariamente per lo sviluppo economico, anzi – non si ottiene solo con importanti investimenti, ma anche con un utilizzo efficiente delle risorse che già si hanno a disposizione. Esistono infatti accorgimenti meno costosi e più immediati alla portata di tutti (ma a conoscenza di pochi) per ridurre le esigenze in modo da creare spazio per un maggior benessere. Maestro in questo senso l’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe con il suo “less is more”. All’Energy Camp si sperimenta giorno per giorno cosa significa vivere risparmiando senza rinunciare al comfort. Dalle comode camere arredate in stile sobrio e razionale ad una sana cucina a base vegetale ma ricca di gusto. In questa settimana di vacanza-studio ci si focalizzerà sulle energie verdi ma anche  su aspetti che, in apparenza, possono sembrare slegati, ma che fanno tutti capo ad un approccio olistico, ossia quello secondo cui il totale sarà sempre maggiore della somma delle singole parti: il modo in cui abitiamo, mangiamo, ci spostiamo hanno effetti simili. Oggi per vivere ricorriamo ad una serie interminabile di apparecchi energivori di cui potremmo fare anche a meno: basti pensare agli aspirabriciole e ai coltelli elettrici. E, ancora, ci alimentiamo in modo spesso sbadato. Tendiamo a calmare l’appetito senza conoscere la storia dei cibi, la loro provenienza e l’energia che è stata impiegata per produrli: una bistecca di manzo di importazione ha un impatto ambientale notevolmente superiore ad un buon piatto sano di riso e lenticchie locali. Compiamo azioni in modo meccanico a causa dell’abitudine, azioni che in realtà e, in modo aggregato, hanno notevole impatto sul pianeta. Riscoprire la nostra energia è quanto mai necessario: il corpo umano è una macchina meravigliosa (e molto efficiente: con circa 2500 calorie lavora per 24 ore!) e al PeR non mancheranno occasioni per farla funzionare. Si scopriranno cose serie in modo leggero, attraverso momenti d’aula, di scambio e attività ricreative anche manuali. Nuove conoscenze relative alla produzione energetica potranno essere apprese con la visita del al parco, spaziando dal fotovoltaico al solare termico, dall’eolico alle biomasse: argomenti che verranno specificati anche attraverso lezioni di approfondimento. A questo si aggiungeranno ore sul risparmio energetico con il miglioramento dell’involucro edilizio, con l’utilizzo di cucine solari (attraverso un sistema che convoglia i raggi del sole in un unico punto e li rende funzionali alla cottura) e con la cosiddetta e-mobilità, modalità di guida più efficienti. Non mancheranno momenti per usare le mani e riparare oggetti guasti o avere indicazioni su come riutilizzarli o riciclarli, per vendere o barattare oggetti usati. Potrete anche scoprire la realtà dei bagni a secco che servono da una parte a risparmiare acqua potabile (alcuni di voi forse non sapranno che l’acqua di scarico del wc lo è) e a produrre compost per fertilizzare. E che dire di rinfrancare lo spirito dopo così tante fatiche con una doccia solare con acqua piovana in mezzo alla natura? E’ superfluo, d’estate, utilizzare il gas per scaldare l’acqua quando si può ricorrere al calore del sole che produce 7500 volte in un solo giorno l’energia che l’umanità usa nello stesso lasso di tempo. Per chi apprezza il turismo vi sarà la possibilità di fare gite nei dintorni scoprendo cultura e natura, ovviamente condividendo i mezzi di trasporto a disposizione. Chi ama il relax e la spiritualità, potrà cominciare la giornata con l’asana di saluto al sole o con ritempranti esercizi di Qi Gong. In quella settimana il PeR rappresenterà un mondo sostenibile in miniatura: sostenibile per gli esseri umani, per gli animali, per l’ambiente. Nessuno escluso. Non solo ci saranno tutte le tecnologie per produrre risparmiando, ma ci saranno le persone che, condividendo, i propri progetti e la loro volontà di pesare meno sulla Terra, aggiungeranno nuova energia ad energia. Una vacanza insolita ma non per questo meno speciale.

Per maggiori informazioni: scrivi@per.umbria.it

Prima sessione : da domenica 29 giugno a sabato 5 luglio

Seconda sessione: da domenica 6 luglio a sabato 12 luglio
Terza sessione (ancora non certa): da domenica 13 luglio a sabato 19 luglio

Fonte: il cambiamento.it

In Umbria nasce il bollino regionale della sostenibilità ambientale

La regione più verde del Centro Italia adotta Green Heart Quality, un marchio di qualità per le imprese, i prodotti, i luoghi e gli enti che coniugano sviluppo e sostenibilità ambientale74658855-586x390

L’Umbria è la prima regione italiana a dotarsi di un marchio di sostenibilità ambientale. Il bollino Green Heart Quality consentirà di mettere in evidenza le eccellenze ambientali della regione considerata il cuore verde d’Italia:

• i prodotti ecosostenibili e i prodotti che si impegnano a ridurre carbon footprint e water footprint;

• le aziende che si impegnano a ridurre le emissioni di CO2 e i consumi idrici;

• le aziende che hanno installato impianti da fonti rinnovabili e riducono i propri consumi idrici;

• le aziende che installano impianti da fonti rinnovabili;

• nel settore turismo si premiano servizi di alloggio e servizi di ristorazione energeticamente efficienti, dotati di impianti da fonti rinnovabili e che offrono tipicità locali e servizi green, inclusa la mobilità sostenibile;

• nel settore del commercio viene concesso alle attività che fanno la raccolta differenziata e forniscono bioshopper;

• nel settore pubblico si premiano gli Enti che si impegnano a ridurre le emissioni di CO2, i consumi idrici, raggiungere il 50% di raccolta differenziata ed offrire servizi green ai cittadini;

• gli Istituti scolastici energeticamente efficienti e con impianti da fonti rinnovabili e che svolgono Educazione Ambientale;

• nel settore edile ai progettisti di edifici in classe A e dotati di impianti da fonti rinnovabili ed ai costruttori edili che realizzino tali tipologie di interventi;

• gli eventi ecosostenibili;

• i progetti innovativi di eccellenza.

Il marchio Green Heart Quality è un valore aggiunto ai prodotti, specialmente in un’ottica di promozione verso l’estero di una regione ricca di tesori naturalistici, artistici e architettonici. Per chi fosse già in possesso dei requisiti richiesti per la concessione del marchio descritti nella presentazione e nel disciplinare è sufficiente scaricare il Modulo di domanda (file di Word) compilarlo, firmarlo e inviarlo per e-mail. Chi non fosse ancora in possesso dei requisiti richiesti può rivolgersi a: Dott. Franco Billifbilli@regione.umbria.it e  Ing. Federica Lunghigreeninnovation@pec.it (tel. 075 7825533 oppure 328 4095022).

Fonte: Regione Umbria

 

Liquami sversati nelle marcite di Norcia: timori per un disastro ambientale

In una delle zone più belle dell’Umbria e del Parco Nazionale dei Monti Sibillini uno sversamento di liquami fognari rischia di compromettere l’ambientenorcia

La notizia rimbalzata negli scorsi giorni su alcuni organi di stampa del centro Italia è sintomatica dell’incuranza delle istituzioni nei confronti del territorio. In Umbria, cuore verde dell’Italia, un’enorme quantità di liquami fognari è stata sversata dalla rete fognaria di Norcia nell’area verde più pregiata dell’Umbria e del Parco Nazionale dei Monti Sibillini: quella delle Marcite. Diversi metri cubi di liquami fognari sono fuoriusciti da un tombino “esploso” nelle scorse settimane a causa delle forti piogge. Il Corpo Forestale ha chiesto al Comune di Norcia di intervenire poiché Le Marcite sono una zona ambientale molto pregiata sottoposta a vincoli paesaggistici molto rigorosi, nonché una zona a Protezione speciale secondo diverse disposizioni italiane ed europee. La Vus Spa, la società che ha in gestione l’impianto di depurazione e lo smaltimento dei rifiuti, è stata obbligata da un’ordinanza comunale a provvedere alla messa in sicurezza del sito.  La Vus Spa ha iniziato i lavori da qualche giorno ma ha chiesto una proroga di qualche giorno a causa dell’estrema difficoltà dell’intervento: nel punto in cui è avvenuto lo sversamento sono convogliate le acque nere della cittadina che ha 5mila abitanti, un sistema quello che viaggia verso i depuratori estremamente sottodimensionato rispetto a quando è stato progettato. Nella bella stagione, l’afflusso dei turisti quadruplica le presenze di Norcia creando stress alle infrastrutture idriche.  Fra gli ambientalisti locali monta la rabbia e qualcuno chiede addirittura che si proceda con un’azione giudiziaria nei confronti della Vus Spa.

Fonte: La Nazione