Zenzero: il biocatering che promuove i prodotti e l’economia locale

Prodotti agricoli biologici freschi di stagione, il più possibile a km zero e da piccole aziende agricole. Sono questi gli ingredienti alla base del biocatering della cooperativa Zenzero rivolto ad asili nido, feste private, convegni, matrimoni e vari eventi. Lo scopo è quello di sviluppare l’economia territoriale e valorizzare le risorse locali, con un’alta attenzione all’impatto ambientale, sociale e culturale. Più di tredici anni fa a Firenze nasce la Cooperativa Zenzero, un nome che evoca l’ambito di azione di questa realtà, nata dalla volontà di una dozzina di giovani persone che stavano muovendo i primi passi nel mondo del lavoro. Attivisti e attiviste la cui vita si era intrecciata all’ombra dei Social Forum di inizio secolo, quando già erano chiare le criticità che la globalizzazione stava portando con sé, accentuando le disparità  economiche e sociali e aggravando la situazione ambientale del nostro pianeta. Da quell’esperienza era nata, nel cuore della Firenze popolare, vicino al quartiere di Santo Spirito, la bottega di commercio equo e solidale “Borgo Alegre”.

«Dopo un paio di anni – ci racconta Arianna – abbiamo iniziato a pensare a come andare avanti e rendere tutto questo sostenibile, e abbiamo pensato che essere attivi nel mondo della ristorazione, mantenendo vivi i criteri dell’attenzione verso il biologico, la filiera corta, la stagionalità, i prodotti sempre freschi, potesse essere una soluzione valida. Questo ha fatto sì che da volontari e lavoratori nella bottega, potessimo avviare una vera e propria impresa di catering».

Il biocatering Zenzero nasce così nel 2008, grazie anche ai finanziamenti accordati a Zenzero dalla MAG6 di Reggio Emilia e al contributo di alcuni soci finanziatori. Un catering che si caratterizza per l’impiego di prodotti agricoli biologici freschi di stagione, il più possibile a km zero e da piccole aziende agricole, e prodotti del circuito equo e solidale. «Puntiamo sulla qualità dei cibi e del servizio offerto, attraverso un comportamento equo, solidale e trasparente, sia verso i produttori da cui si acquistano le materie prime, sia verso i clienti (con schede informative su ingredienti e fornitori), sia nei confronti dei lavoratori della cooperativa. Lo scopo è quello di sviluppare l’economia territoriale, di valorizzare le risorse locali, con un’alta attenzione all’impatto ambientale, sociale e culturale».

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Foto di Thomas Harris

Incontriamo Arianna e alcuni dei soci e delle socie di Zenzero nel lungarno fiorentino, in quella che è la sede della cooperativa dal 2013. «Un luogo che abbiamo trasformato completamente dopo quasi due stagioni di intensa attività di manovalanza».

Questo è il cuore pulsante dell’attività: «Al piano terra c’è il laboratorio di cucina; un piccolo spazio dove incontriamo la clientela e facciamo degustare quello che prepariamo; il magazzino delle attrezzature con tutto ciò che serve per il servizio, e il magazzino delle materie prime. Al primo piano c’è un ufficio e zone di uso del personale».

Una parte del lavoro prevalente di Zenzero si svolge come lavoro giornaliero di fornitura pasti per asili nido privati, «il servizio è attivo da quasi dieci anni e attualmente serviamo circa 150 pasti. Si tratta per la maggior parte di asili nido domiciliari, vale a dire aperti presso case private e che hanno come massimo numero di utenza cinque, sei bambini. Offriamo un prodotto fresco, di stagione, e sono disponibili menù per intolleranze o allergie e vegetariani, facendo sempre riferimento alla norma regionale. Garantiamo ai bambini un pasto genuino, interamente preparato con ingredienti biologici e appositamente studiato per fornire il giusto equilibrio dal punto di vista nutrizionale».

«La scelta dei prodotti è stata facilitata dall’esperienza della bottega di commercio equo, e anche dal fatto che alcuni di noi erano impegnati in associazioni di volontariato molto attive nel consumo critico (ass. Terra Madre, ass. ConsumAttori, gruppi d’acquisto solidale). Poco a poco abbiamo creato un nostro archivio di piccoli e grandi produttori. Produttori biologici o che garantiscono la qualità dei propri prodotti attraverso la garanzia partecipata. Ci riforniamo quindi direttamente dai produttori e quasi esclusivamente da piccole realtà locali (km zero), a parte, ad esempio per la pasta e i cereali che vengono dal nord Italia, per limitare il più possibile l’impatto ambientale e l’inquinamento, che derivano dai lunghi tragitti percorsi per lo spostamento delle merci provenienti da lontano, e per sostenere l’economia di base e di piccola scala, lontano dalle logiche della grande distribuzione».

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L’altra attività principale della cooperativa è l’organizzazione e il catering per piccoli e grandi eventi, dai pasti a domicilio, a convegni, feste private e matrimoni. Un catering più informale e meno gerarchizzato, ma professionale e di alto livello, per la qualità dei pasti, la genuinità e il contenuto “etico” del prodotto offerto e della sua filiera.

«Operiamo nella massima massima trasparenza verso i clienti, ai quali forniamo schede informative dettagliate sugli ingredienti e sui produttori. Da sempre abbiamo avuto la volontà di non far entrare la plastica, usiamo acqua in brocca e anche quando ci chiedono l’open bar proponiamo le alternative più locali ed ecologiche alle famose bevande gassate. Usiamo materiali compostabili e senza cannucce. Cercando comunque per il resto di limitare al massimo l’utilizzo di prodotti “usa e getta”, utilizzando bicchieri di vetro, piatti e vassoi in ceramica, posate in acciaio. E differenziamo i rifiuti durante tutto il processo produttivo».

Zenzero si occupa anche dell’allestimento degli spazi, «credo che abbiamo trovato un ottimo modo di abbinare accanto a un piatto molto semplice anche la presentazione di una tavola che faccia vedere che ci vuole gusto e occhio anche in quello che circonda il piatto. Proponiamo composizioni “verdi“, realizzate con piante aromatiche e fiori freschi in originali barattoli di vetro, per abbellire i buffet o come centro-tavola».

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Attualmente nella cooperativa sono impiegate nove persone, tutti soci. Cinque attivi principalmente in cucina e quattro che si occupano degli ordini, dei rapporti con i fornitori e con i clienti, dell’amministrazione e dei servizi esterni per il servizio al tavolo e allestimento.

«Il cibo è una parte viva in tutte le nostre giornate che ci fa sempre essere attenti alla differenza che c’è anche nelle cose più semplici. In Zenzero abbiamo visto che anche un piatto molto povero ha molto da raccontare. Siamo attenti alla stagionalità, ma abbiamo anche rivisitato alcune ricette tradizionali sostituendo gli ingredienti che non sono disponibili tutto l’anno. Ad esempio abbiamo pensato: perché la ribollita e la panzanella devono essere cucinate soltanto nelle loro stagioni? Ovviamente non prenderemo i pomodori a dicembre per fare la panzanella. Così la ribollita autunnale è diventata una ribollita che ha la zucca, i porri, quindi abbiamo tolto il cavolo nero. E la panzanella la possiamo proporre fra aprile e maggio, prima che arrivino i cetrioli e i pomodori, con asparagi e baccelli».

Immagini tratte dalla pagina Facebook di Zenzero Biocatering

Riprese video della Cooperativa Zenzero di Fullfill Communication e Daniele Cribari

Fonte: italiachecambia.org

L’Idea Toscana della cosmesi unisce natura e innovazione

Recupero della tradizione e del saper fare, utilizzo di materie prime naturali, un’intuizione vincente e un po’ di sano perfezionismo. Sono questi gli ingredienti che sapientemente miscelati tra loro hanno dato vita all’azienda Idea Toscana e alla sua linea Prima Spremitura, che da molti anni si distingue nel campo della cosmetica naturale e biologica. Si potrebbe dire molto sui toscani e su cosa sia la toscanità, per molti nel mondo è un paradiso di eccellenza e bellezza, arte e cultura, per chi è toscano è anche sinonimo di perfezionismo. Ce lo racconta Antonio Pieri, toscano, co-titolare diIdea Toscana che incontriamo a Sesto Fiorentino durante il nostro viaggio nella Toscana che Cambia. E da toscana non posso fare altro che sorridere ascoltandolo spiegare al nostro Daniel Tarozzi come per noi toscani sia così importante fare bene le cose e poter dire che il nostro prodotto è eccezionale. Certo, questo stimola un po’ anche il nostro ego, ma porta con sé anche una possibilità di miglioramento e innovazione essenziale.

 “Una delle tradizioni artigianali toscane è legata anche alla cosmesi, c’era un saper fare tutto toscano legato all’antica saponeria fiorentina da recuperare”, prosegue Pieri. L’avventura di Idea Toscana parte da qui, dal confronto tra due imprenditori toscani, Antonio Pieri e Ludovico Martelli, da generazioni conosciuto in Italia per un famoso prodotto della cosmesi maschile (Proraso). Nel 2002 inizia a nascere nelle loro menti l’intenzione di creare qualcosa di nuovo, un prodotto veramente toscano, radicato nel territorio e innovativo. Poi arriva l’intuizione: l’olio di oliva toscano. “L’olio d’oliva è sempre stato usato nella cosmesi anche se è molto grasso e non penetra bene nella pelle, la vera scoperta è stata che l’olio toscano ha caratteristiche chimico fisiche straordinarie non solo a livello alimentare. È particolarmente ricco di antiossidanti, il che gli permette di auto preservarsi che è già una caratteristica importante per un prodotto cosmetico; ha composizione che lo rende altamente privo di acidità, e quindi facilmente assimilabile dall’organismo umano anche per contatto. È ricco di polifenoli, tocoferoli, vitamina e, che riesce a rallentare l’insorgere delle rughe, combattendo i radicali liberi. Così nel 2006, dalla certezza della potenzialità di questo principio attivo, nasce l’idea di creare una cosmetica vegetale basata sull’olio d’oliva”.

Pieri non si riferisce però ad un olio qualsiasi ma all’olio d’oliva IGP toscano. Un prodotto straordinario, l’unico olio ad avere l’indicazione geografica protetta (gli altri 39 olii italiani denominati sono Dop), che comporta un disciplinare molto rigido di produzione e lavorazione a filiera completamente toscana. Qui inizia un iter di oltre un anno per ricevere l’autorizzazione del Ministero delle politiche agricole e forestali all’utilizzo cosmetico di un principio attivo denominato, richiesta mai avanzata prima ma accolta anche grazie al sostegno del Consorzio dell’olio extravergine di oliva toscano che raccoglie oltre 11000 produttori.  

“Nel 2008, in tempo per festeggiare i 100 anni dello stabilimento di produzione Ludovico Martelli, creiamo il primo prodotto della linea Prima Spremitura. Usando la parola chiave per noi ‘spremitura’, che negli anni precedenti era stata abrogata dall’alimentazione in quanto l’olio non veniva più prodotto per spremitura ma per centrifuga. Una linea completamente vegetale, non testata sugli animali, e questo 5 anni prima dell’avvento della legge europea sui test animali”. 

Da allora Prima Spremitura continua a realizzare prodotti di eccellenza e innovativi. “Abbiamo scelto di togliere tutto ciò che di chimico c’era all’interno delle formulazioni, sono prive di sls, parabeni, siliconi, coloranti, profumi sintetici. Per far capire la nostra volontà di fare una cosmetica vegetale ‘priva di’, inventammo la dicitura ‘no’ sulle confezioni. Oggi però c’è una maggiore consapevolezza, molte persone hanno un’attenzione maggiore, sanno leggere l’inci di un prodotto, per cui abbiamo deciso di realizzare una nuova etichetta dove non diciamo più ciò che non mettiamo ma ciò che c’è.

Un’altra svolta significativa è stata quella di certificare una linea viso biologica dall’ente di certificazione NATRUE, l’ente più selettivo del mondo, che per la purezza dei nostri formulati ci ha riconosciuto il grado organic. Il 95% delle materie prime naturali sono certificate biologiche. Abbiamo anche un’attenzione maniacale al packaging, abbiamo un disciplinare di produzione per far sì che l’impatto di produzione del nostro prodotto sia più basso possibile. Siamo anche attenti all’impronta del carbonio. Abbiamo quindi deciso di passare, nella linea viso bio, dal fare prodotti in vasetti di vetro a confezioni con creme in bustine monodose. Il prodotto che prima pesava intorno ai 230gr adesso pesa 120gr, ed è stata abolita la filiera di stoccaggio e riciclo del vetro. Il packaging residuo da smaltire oggi è il 50% del vecchio tappo in plastica. Vogliamo lasciare meno traccia di carbonio e più traccia di toscanità nel mondo. È più faticoso pensare a quanto sia difficile farcela che provarci.” – conclude Antonio.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/02/lidea-toscana-della-cosmesi-unisce-natura-e-innovazione-io-faccio-cosi-240/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Funghi Espresso: come coltivare funghi dai fondi del caffè

Un progetto imprenditoriale, un esempio di economia circolare, un modello educativo e un messaggio contro lo spreco: questo e altro è Funghi Espresso, realtà toscana che a partire dal fondo di caffè produce tre tipologie di funghi. Deliziosi da assaggiare e ricchi di nutrienti. Sapete quanti fondi di caffè vengono prodotti in Italia in un anno? Trecentomila tonnellate, risultato del lavoro di circa centoventimila bar presenti nel nostro Paese. Non sono tantissime invece le persone che sanno che il fondo di caffè, da scarto, può diventare una preziosa risorsa; ad esempio, per coltivare funghi.

L’originale trovata è la base della storia di Funghi Espresso che vi raccontiamo oggi, una dimostrazione pratica di imprenditoria “a chilometri zero” che sposa perfettamente i principi dell’Economia circolare: Funghi Espresso coltiva funghi commestibili e dal buon sapore a partire dai fondi di caffè recuperati dai bar locali, che vengono poi venduti tramite i mercati locali ed anche in dei kit dove le persone possono provare a continuare la coltivazione dei funghi in casa.

Il progetto vede le sue basi nel 2013, quando il coordinatore del Centro di Ricerca Rifiuti Zero (con sede a Capannori in provincia di Lucca) Rossano Ercolini avvia uno studio sui possibili riutilizzi del fondo di caffè in agricoltura, affiancato già allora dal co-fondatore di Funghi Espresso ed agronomo Antonio di Giovanni. Successivamente, dall’incontro tra Antonio di Giovanni e l’architetto Vincenzo Sangiovanni, nasce l’avventura di Funghi Espresso. Inizialmente avviata a Capannori, oggi Funghi Espresso ha la sua sede produttiva all’interno delle Scuderie Leopoldine di Firenze, all’interno di un Istituto tecnico agrario che ha deciso di ospitare l’esperienza e di portarla avanti in collaborazione, perché il progetto vuole essere innanzitutto educativo e si pone l’obiettivo di coinvolgere sempre più studenti nella ricerca di nuovi potenziali scarti organici, sempre per la produzione di funghi.17884680_1359421047458436_3006771240319826447_n

Dal fondo di caffè ai funghi

Da quando il progetto ha preso vita a Capannori, Antonio di Giovanni ci racconta che è stata recuperata la media di circa una tonnellata e mezza di fondi di caffè al mese, per un totale finora di circa sessanta tonnellate di fondi di caffè, che provengono dai bar limitrofi: “In media il bar più lontano dal quale recuperiamo i fondi è a circa due chilometri di distanza”, ci spiega Antonio. Il fondo di caffè si è dimostrato lo “scarto” ideale per poter coltivare i funghi, grazie alla sua ricchezza di minerali e sostanze nutritive adatte alla loro crescita. Una volta recuperati i fondi del caffè, con un processo ben delineato, Funghi Espresso coltiva tre tipologie di funghi: il Pleurotus Ostreatus, il Pleurotus Djamor e il Pleurotus Cornucopiae: “Funghi buonissimi e gustosi da mangiare, ricchi di sostanze nutrienti, che poi noi vendiamo ai vari mercatini locali sia tramite i classici canali di vendita come i gruppi di acquisto solidale che tramite i mercati contadini”. Nel corso del tempo Funghi Espresso ha anche ideato un kit apposito per la vendita dei funghi, con un substrato già pronto, che permette a chi vorrebbe coltivare i funghi direttamente a casa di poterlo fare.17634817_1349022631831611_2817465097780462966_n

“Quando il fondo di caffè raccolto dai bar arriva fresco all’interno della nostra fungaia viene pulito, setacciato e inoculato lo stesso giorno della raccolta. Questo è importante per favorire la buona riuscita di tutto il processo: il sacchetto appena prodotto con il fondo di caffè viene messo all’interno di una camera di incubazione al buio, per circa venticinque giorni. Dopodiché, quando il sacchettino diviene bianco e il fungo comincia a svilupparsi, il sacchetto viene aperto, inciso e trasferito nella seconda camera, chiamata camera di fruttificazione: qui l’ambiente è molto umido e luminoso, dopo circa una decina di giorni otteniamo il primo raccolto, per poi completare il ciclo dopo circa trenti giorni”.

Ma non finisce qui, perché anche in questo caso lo scarto diventa risorsa: “Lo scarto derivato dalla coltivazione dei funghi viene utilizzato sia per il compostaggio ma soprattutto per la lombricoltura: il risultato finale è che, dal nostro scarto, riusciamo ad ottenere humus di lombrico e lombrichi, che possiamo riutilizzare in diversi modi e sul quale stiamo studiando diversi progetti”.

Intervista e riprese: Daniel Tarozzi e Daniela Bartolini
Montaggio: Paolo Cignini

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/04/io-faccio-cosi-206-funghi-espresso-coltivare-funghi-fondi-caffe/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Firenze, primo processo per l’amianto in una scuola

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Nonostante siano migliaia le scuole italiane nelle quali sono presenti parti e manufatti in amianto, il processo in corso al Palazzo di Giustizia di Firenze è il primo che discute la presenza dell’asbesto in un edificio scolastico. La presenza dell’amianto nella scuola era finta sugli organi di informazione dopo che il preside aveva affisso cartelli che vietavano di correre, appendere quadri, sbattere le porte e urtare le pareti per non far staccare l’amianto presente sotto l’intonaco. Grazie all’Osservatorio Nazionale Amianto la vicenda era poi approdata in tribunale: al centro dell’inchiesta c’è stata la vicenda di un professore deceduto per neoplasia.

“E’ necessario affermare la cultura della prevenzione primaria e cioè evitare ogni forma di esposizione all’amianto e a tutti gli altri cancerogeni e ciò è possibile solo evitando il rischio e quindi bonificando l’amianto, specialmente dalle scuole. Non riesco a comprendere i motivi per i quali gli amministratori della Provincia di Firenze e del Comune di Firenze, tra cui Matteo Renzi, che all’insediamento come presidente del Consiglio, si era dichiarato attento ai problemi della scuola, abbia ritenuto di lasciare l’amianto in questo importante istituto fiorentino, ponendo a rischio la salute del personale docente e non docente e degli allievi”

ha spiegato Ezio Bonanni.

Secondo il Renam (Registro Nazionale dei Mesoteliomi) dell’Inail sono 63 i casi di mesotelioma registrati tra il personale docente e non docente degli istituti scolastici italiani. Dati – come sottolinea l’Ona – in difetto visto che l’esposizione all’amianto provoca altre neoplasie.

Fonte:  AdnKronos 

Bioedilizia, inaugurata la scuola materna più ecologica d’Italia a Firenze

La scuola materna Capuana è stata inaugurata a Firenze qualche giorno fa ed è la prima a essere stata costruita interamente nel rispetto degli standard della bioedilizia.

La bioedilizia entra a scuola, esattamente alla Capuana, una struttura prima demolita e che presentava amianto. E’ stata ricostruita la nuova Capuana secondo i criteri della bioedilizia e dunque con gli standard relativi sia al risparmio energetico sia alla salubrità degli ambienti. La scuola materna è dunque stata rifatta da zero e ospita 6 sezioni per 150 bambini per un costo complessivo di 2 milioni e 600 mila euro. Intorno il giardino ricco anche di alberi luogo dove i bambini potranno giocare e fare attività didattica nelle belle giornate.scuola-capuana-620x350

Il progetto è dell’ingegnere Michele Mazzoni, direttore dei servizi tecnici e gli architetti che lo hanno affiancato sono Agnese Balestri e Marilena Ferrara e i geometri Moreno Martini, Francesco Burrini e Mirko Drago. Tutti i materiali usati per la nuova scuola materna che fa parte dell’istituto comprensivo Gandhi sono naturali mentre la struttura è provvista di schermature solari usate per avere maggiore luce e calore in inverno e minor luce e calore in primavera /estate. Il riscaldamento è a pavimento con pannelli radianti e la centrale termica usa un sistema di condensazione a gas. Interessante anche la soluzione individuata per l’impianto idrico-sanitario che si avvale di un sistema per il recupero delle acque piovane mentre con la domotica si provvede al controllo in modalità telegestione dell’illuminazione di sicurezza. Una serie di pannelli fotovoltaici installati su una struttura in legno vicino il refettorio fornirà energia elettrica.

Ha detto Cristina Giachi assessora all’educazione al comune di Firenze:

Un edificio scolastico ecocompatibile è un punto d’arrivo e di partenza per un modo nuovo di vedere e vivere la scuola, un progetto per tutto il quartiere e per l’intera città, una nuova politica in grado di lasciare un segno, di incidere sul futuro senza comprometterlo, ma al contrario sviluppandolo e migliorandolo.

Fonte:  La Nazione, Nove Firenze, Comune di Firenze

Neoliberismo e plutocrazia: l’Italia alla deriva

Noam Chomsky lo ha detto chiaro e tondo a Firenze: siamo schiavi del neoliberismo, la democrazia in Italia è finita, destra e sinistra inseguono le stesse idee politichechomsky

Noam Chomsky, filosofo e linguista, nella sua estrema lucidità, non ha dubbi: in Italia la democrazia è virtualmente terminata quando si è insediato un governo non scelto dagli elettori. La destra e la sinistra portano avanti le stesse idee politiche e subiamo il frutto amaro del neoliberismo, distruttivo per i popoli d’Europa. Chomsky ha poi rincarato la dose durante la sua recente conferenza a Firenze:  il welfare state è stato annientato; nei suoi discorsi Mario Draghi parla di banche, ma le persone dove sono?  Perfino il Wall Street Journal ha scritto che la democrazia è collassata. E gli intellettuali? Fondamentalmente, ha aggiunto Chomsky, i cosiddetti intellettuali servono il potere, ecco perchè vengono rispettati. Ma ci sono anche intellettuali che sfidano il potere e allora vengono combattuti, messi ai margini. “Il 70% della popolazione non ha nessun mezzo di influire sulle politiche adottate dai vari livelli delle amministrazioni, ha proseguito Chomsky.  Questo 70% è rappresentato da coloro che occupano le posizioni inferiori nella scala di reddito. Via via che si risale, l’influenza delle persone sulle politiche effettivamente adottate cresce. Sino all’1% che si posiziona più in alto nella scala sociale, rappresentato da coloro che, dalla politica, ottengono tutto ciò che desiderano. Questa non si chiama democrazia ma plutocrazia ed è questa la direzione verso la quale le nostre società stanno venendo sospinte. Il nome di questa tendenza si chiama neoliberismo: designa cioè tutto l’insieme di politiche economiche e sociali e di altro genere, ideate per conseguire questi risultati. Esiste a tal proposito uno studio effettuato dall’agenzia umanitaria Oxfam:  85 persone nel mondo detengono la medesima ricchezza detenuta da 3,5 miliardi di altre persone. Questo era l’obiettivo del neoliberismo e questo è quanto osserviamo sia in Italia che in altri paesi. Definirei ciò come un grande attacco alle popolazioni mondiali, il più grande mai avvenuto negli ultimi 40 anni. Direi persino un grande esercizio di Guerra di Classe, che ha veramente pochi esempi con cui essere paragonata”.

Ascoltate nel video le parole di Chomsky.

Fonte: il cambiamento

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Nuova Sars, a Firenze i primi tre casi in Italia

Il nuovo coronavirus Mers è arrivato in Italia: due adulti e una bambina sono stati ricoverati dopo aver accusato i sintomi della nuova Sars168645869-586x428

La nuova Sars anche nota come Mers  (Middle-East Respiratory Syndrome) è arrivata anche in Italia. Tre sono i casi segnalati a Firenze. Il primo paziente sarebbe un quarantacinquenne giordano, impiegato in un albergo della città, che è stato ricoverato martedì scorso in isolamento all’Ospedale Careggi e dichiarato fuori pericolo. La seconda paziente sarebbe una nipotina dell’uomo e la terza una collega di lavoro. Secondo il ministero della Salute ance il quadro clinico degli altri due pazienti non sarebbe grave. La bimba è all’Ospedale pediatrico Meyer, mentre la collega dell’uomo, quarantenne, è anche lei ricoverata a Careggi. Restano sotto osservazione quaranta persone, fra parenti, operatori sanitari e colleghi che hanno avuto contatti con il quarantacinquenne negli ultimi giorni. Febbre alta, tosse, difficoltà respiratoria sono i tre sintomi che vengono monitorati per determinare l’eventuale comparsa della nuova Sars. La trasmissione da persona a persona, assicura il personale medico dell’Ospedale Careggi, rimane molto limitata, ma viste le percentuali di mortalità riscontrate negli ultimi mesi la soglia d’attenzione resta alta. L’uomo era rientrato sabato scorso dalla Giordania, dopo un viaggio di 40 giorni nel quale aveva assistito il figlio ammalatosi di Sars. I Paesi maggiormente interessati dalla Mers (il cui acronimo evoca esplicitamente l’origine medio-orientale) sono Arabia Saudita, Emirati Arabi, Giordania, Qatar, ma alcuni casi sono stati segnalati anche in Francia, Regno Unito e Germania. Oltre, naturalmente, all’Italia in cui l’allerta resta alta e non soltanto a Firenze.

Fonte.ecoblog

A Firenze il 17-19 maggio torna Terra Futura 2013

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Dal 17 al 19 maggio 2013 torna a Firenze ‘Terra Futura‘, la mostra-convegno internazionale dedicata alle buone pratiche di sostenibilità ambientale, economica e sociale giunta quest’anno alla decima edizione. L’ evento, che si svolgerà alla Fortezza da Basso, rappresenta un momento di riflessione e dibattito sulle best practice di governo e d’impresa, i modelli di comportamento virtuosi attuabili nel privato come nel pubblico e le soluzioni possibili agli squilibri indotti dalla globalizzazione, per un futuro equo e sostenibile, sopratutto in chiave ambientale. L’edizione 2013, che celebra il decennale della manifestazione, avrà come titolo ‘Dieci anni dopo: oltre la crisi per una nuova Europa‘ e proporrà ai visitatori diversi appuntamenti culturali , un’area espositiva completamente rinnovata, momenti di spettacolo, iniziative rivolte ai giovani, alle scuole e alle famiglie, oltre ai consueti momenti di formazione, i convegni e i workshop dedicati agli operatori del settore. I tempi di quest’anno sono cinque:

  1. Abitare – promuovere e suggerire stili di vita e consumi quotidiani rispettosi dell’ambiente e delle risorse comuni
  2. Produrre –  sensibilizzare le aziende ad un uso più attento e consapevole delle risorse idriche ed energetiche lungo tutta la filiera produttiva
  3. Coltivare –  esplorare il nostro rapporto con la natura e nel rispetto della biodiversità
  4. Agire – farsi promotori di azioni propositive a partire dai piccoli gesti quotidiani
  5. Governare – richiamare l’attenzione delle istituzioni e degli enti locali affinché mettano in campo tutti gli strumenti politici necessari per innescare un cambiamento anche dall’alto

L‘ingresso alla manifestazione è libero. Per chi volesse arrivare alla Fortezza da Basso in bicicletta, il Comune di Firenze metterà a disposizione appositi servizi di noleggio in diversi punti della città. Per tutte le informazioni dettagliate sulla mostra-convegno visitate il sito www.terrafutura.it.

Dove: Firenze, Fortezza da Basso

Quando:  da venerdì 17 a domenica 19 maggio 2013

Orari: 9.00 – 20.00 (venerdì); 9.30 – 24.00 (sabato); 10.00 – 20.00 (domenica)

Fonte: tuttogreen

“Oltre la crisi, per una nuova Europa”. Terra Futura torna a Firenze

Dal 17 al 19 maggio Terra Futura torna alla Fortezza da Basso di Firenze. La decima edizione della mostra convegno internazionale delle buone pratiche avrà come titolo “Dieci anni dopo: oltre la Crisi, per una nuova Europa”.

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Appuntamento alla Fortezza da Basso di Firenze dal 17 al 19 maggio con la decima edizione di Terra Futura, una mostra-convegno unica nel suo genere che riunisce ogni anno le migliori energie e proposte della società civile, delle istituzioni e delle imprese impegnate nella costruzione di un futuro sostenibile e più equo per tutti. Quest’anno la manifestazione – che avrà come titolo “Dieci anni dopo: oltre la Crisi, per una nuova Europa” – vuole festeggiare il decennale coinvolgendo tutti i protagonisti di questo lungo cammino e le esperienze che in questi anni hanno fatto crescere l’evento: un network formato da organizzazioni pubbliche, private, non profit e cittadini in cui persone, reti, progetti, idee e investimenti lavorano per una nuova governance globale, una “terra futura” rispettosa dell’ambiente e dei suoi abitanti e un sistema sociale ed economico più giusto, equo e solidale. Terra Futura diventa così l’esempio tangibile di come un cambiamento virtuoso sia possibile grazie all’impegno concreto di ognuno di noi. Anche in questa decima edizione, Terra Futura vuole alimentare il dibattito su un modello diverso di sviluppo e avanzare proposte concrete. Le buone pratiche di vita, di governo e di impresa, numerose delle quali nate dal basso, saranno infatti ancora al centro della mostra alla Fortezza da Basso. Prodotti, progetti e percorsi protagonisti anche dell’ampia rassegna espositiva, organizzata secondo diverse sezioni tematiche per offrire ai visitatori un panorama completo di tutte le novità nel campo della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Ricco e articolato anche il programma culturale, che si distingue come sempre per l’attualità dei temi trattati e gli ospiti di rilievo che interverranno a seminari, convegni e dibattiti.

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Come nelle passate edizioni, l’evento proporrà infatti per tre giorni un intenso calendario di appuntamenti culturali, un’area espositiva rinnovata, momenti di animazione e spettacolo oltre a iniziative e progetti speciali. Nata all’indomani della prima edizione del Forum Sociale Europeo – ospitato proprio alla Fortezza da Basso di Firenze nel 2002 -, Terra Futura ne ha raccolto il testimone, facendo proprie e portando avanti denunce, riflessioni, obiettivi e istanze per un altro mondo possibile. Da allora sono trascorsi dieci anni: anni di dibattito culturale, di scambio e diffusione di percorsi e buone prassi, nella costruzione continua di alleanze tra i diversi attori della sostenibilità. Best practice che – finora da più parti liquidate come nicchie o ritenute inconcepibili quali basi di un diverso sistema – sarebbe finalmente l’ora di prendere in seria considerazione. “Oggi molte di queste proposte, tanto sul piano teorico quanto pratico, si rivelano percorsi obbligati, più che alternative possibili”. Così si legge nel documento condiviso che riassume la visione politica dei partner di Terra Futura, in cui si chiede con forza“un’altra Europa”: più sociale, più democratica, capace di comprendere le dinamiche generate dalla globalizzazione e di essere all’altezza dei problemi e delle nuove sfide.

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“Le soluzioni non verranno dall’alto, come in questi anni si è reso evidente – afferma Andrea Baranes, presidente della Fondazione culturale Responsabilità etica, – ma sarebbe miope non vedere che le regole del gioco e le condizioni quadro in Europa e negli stati nazionali rivestono una grande importanza nel delimitare i nostri margini di azione. L’Europa deve sempre di più diventare uno spazio animato e riconquistato dalle nostre azioni e dalle nostre relazioni, in una solidarietà di intenti e nella condivisione di un unico destino: sono questi, infatti, i soli veri antidoti alla divisione, alla competizione, al risorgere di barriere e di conflitti. E sta qui la sola protezione possibile ai diritti fondamentali che, se non sono di tutti, non sono di nessuno. Dal mondo politico ci aspettiamo che torni ad ascoltare e a rappresentare i bisogni e le richieste dei cittadini, frenando la spaventosa crisi di democrazia e rappresentanza che sta dilagando da anni a tutti i livelli”. Terra Futura 2013 è promossa e organizzata da Fondazione Culturale Responsabilità Etica per il Sistema Banca Etica, Regione Toscana e Adescoop-Agenzia dell’Economia Sociale. È realizzata in partnership con Acli, Arci, Caritas Italiana, Cisl, Fiera delle Utopie Concrete, Legambiente.

Fonte: il cambiamento