WWF su emergenza climatica, guerra e sicurezza alimentare: 10 domande e risposte per sfatare i falsi miti

Sono state pubblicate in vista della Campagna Food4 Future, per dimostrare come il nostro futuro e quello del Pianeta dipendano in gran parte dalle scelte che facciamo a tavola e da un sistema alimentare sostenibile

Per anticipare il lancio della Campagna Food4Future, che mostra come il nostro futuro e quello del Pianeta dipendano in gran parte dalle scelte che facciamo a tavola e da un sistema alimentare sostenibile, il WWF pubblica 10 domande – e risposte – per sfatare i falsi miti sulla sicurezza alimentare e capire come creare un sistema alimentare resiliente ed equo anche in situazioni di crisi. Le conseguenze della guerra in Ucraina, infatti, ci ricordano quanto sia fragile la sicurezza alimentare, basata su modelli di produzione agricoli intensivi. Per affrontare l’attuale crisi dei mercati in molti – fra cui diversi politici – hanno chiesto di aumentare le produzioni cancellando o indebolendo le attuali misure ambientali della Politica Agricola Comune e del Green Deal europeo. L’abolizione del divieto dell’uso di pesticidi in aree di interesse ecologico e l’utilizzo dei terreni a riposo – meno produttivi dal punto di vista agricolo ma essenziali per la conservazione della biodiversità – sono solo alcune di queste richieste irrazionali e controproducenti. La verità è che la produzione alimentare globale è sufficiente per sfamare la popolazione mondiale, ma è mal utilizzata. I veri rischi alla sicurezza alimentare nel nostro Paese non derivano dal conflitto in corso in Ucraina, ma dalle bolle speculative che condizionano produzioni e mercati a partire dalle crisi finanziarie del 2008 e 2011. A questo si aggiungono le gravi conseguenze della crisi climatica, che già pesa in maniera significativa sui sistemi agricoli per effetto di siccità e aumento dei fenomeni meteorologici estremi, che – nel medio e lungo periodo- avrà effetti sempre più gravi sulla produzione delle colture strategiche. 

Le conseguenze della crisi in Ucraina in Italia

La guerra in Ucraina ha messo in crisi il sistema agroalimentare italiano? È da questa domanda che il WWF parte per spiegare che gli effetti della crisi collegata alla guerra sui sistemi agroalimentari in Italia sono limitati solo ad alcune materie prime importate dall’est dell’Europa, in particolare mais e olio di girasole. E che l’unico settore che avrà delle ripercussioni dirette è quello zootecnico, grande consumatore di mais: in UE il 70% delle materie prime per i mangimi degli animali (fra cui mais) è infatti di origine extra UE. Su una possibile carenza di grano, invece, rispondiamo con i dati: le aziende agroalimentari italiane importano dall’Ucraina il 5% del proprio fabbisogno, che può essere soddisfatto dalla produzione europea di frumento che supera attualmente la domanda interna degli Stati membri dell’Unione. L’aumento del costo del grano, duro e tenero, è in atto da ben prima del conflitto in Ucraina ed è causato da una parte dalle speculazioni finanziarie e dall’altra dalla riduzione delle produzioni in Canada, conseguenza della grave siccità che ha colpito il nord America nella stagione 2020-21. Nel 2022 eventuali carenze di grano o altri cereali in Italia potrebbero essere generate dalla grave siccità che sta colpendo il nostro Paese e che avrà ripercussioni sul raccolto di quest’estate. Questo solo è uno di quelli che saranno i più violenti impatti del cambiamento climatico sulle produzioni agricole (basti pensare che, per esempio, la scorsa estate il comparto frutticolo italiano ha avuto una perdita media complessiva del 27%). A strumentalizzare la crisi legata alla guerra sono le lobby dell’agricoltura convenzionale, che mirano a fare pressione sui decisori politici per cancellare o ridimensionare le norme ambientali della nuova Politica Agricola Comune (PAC) e gli obiettivi delle due Strategie UE del Green Deal, “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, come l’obbligo delle rotazioni delle colture e quello di destinare alla conservazione della natura almeno il 4% delle superfici utilizzate per i seminativi. L’agricoltura, infatti, dipende dai servizi ecosistemici, che a loro volta dipendono dalla presenza di natura.

Fra le soluzioni che possono garantire più sicurezza al comparto alimentare c’è sicuramente la scelta di consumare meno carne e prodotti di origine animale, che consentirebbe di ridimensionare il comparto della zootecnia intensiva (oggi il 70% della superficie agricola utilizzata in Europa è dedicata a materie prime destinate ai mangimi per la zootecnia intensiva) a favore di una produzione animale più estensiva. Intensificare le produzioni non aumenterà la sicurezza alimentare, mentre soluzioni si trovano nell’agroecologia, pratica che attraverso il rafforzamento della vitalità degli ecosistemi nelle zone rurali, una rinaturalizzazione delle campagne, una migliore integrazione di zootecnia e agricoltura e una riduzione degli input chimici in campo e l’utilizzo di filiere corte – dove c’è relazione diretta fra agricoltori e consumatori-, consente di creare sistemi produttivi integrati e resilienti, contribuisce a regimi alimentari sani, sostenibili, equi, accessibili, diversificati, stagionali e culturalmente appropriati.

È evidente che sistemi agroalimentari locali a filiera corta non sarebbero in grado di soddisfare completamente i fabbisogni alimentari di un Paese con milioni di abitanti, in particolare quando esiste una forte concentrazione della popolazione nelle città lontane dalle aree agricole. Per questo serve cercare il giusto equilibrio tra produzioni locali, diversificate e filiere agroindustriali sostenibili, creando relazioni con reti diffuse di produttori a livello nazionale ed europeo, riducendo la dipendenza dalle importazioni da Paesi extra UE e fissando criteri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica nella produzione delle materie prime.  Secondo il WWF, purtroppo il governo italiano non sta promuovendo una vera transizione ecologica della nostra agricoltura, ma sta piuttosto accogliendo le richieste delle associazioni agricole e zootecniche e dei grandi gruppi industriali dell’agrochimica. L’atteggiamento del governo italiano nei confronti della riforma della PAC è sempre stato ostile al cambiamento dei sistemi di produzione, tutelando gli interessi economici acquisiti nel tempo dalle grandi aziende. Questa posizione conservatrice è stata confermata con la redazione di un Piano Strategico Nazionale (PSN) della PAC post 2022 non adeguato alla transizione ecologica della nostra agricoltura. Una visione miope e poco lungimirante del futuro della nostra agricoltura che indica chiaramente una scarsa percezione dei rischi connessi alle crisi ambientali globali. Unica nota positiva della politica agricola del nostro governo è l’investimento sull’agricoltura biologica con un obiettivo al 2030 superiore rispetto alla media europea del 25%, indicato dalle Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”. 

Fonte: ecodallecitta.it

Inquinamento indoor: come rendere le nostre case più sicure e sostenibili

Trascorriamo la maggior parte delle nostre giornate al chiuso, ma quanto sono salubri gli ambienti in cui viviamo? Un’azienda pugliese realizza da oltre trent’anni delle case in cui la salute di chi ci abita e la sostenibilità ambientale sono i principali criteri di progettazione.

BariPuglia – Spesso sottovalutato, l’inquinamento indoor è stato dichiarato dall’OMS una tra le principali cause di morte. Ancora oggi infatti è altissimo il tasso di patologie respiratorie e cardiache provocate dall’inquinamento atmosferico, nonostante quello alla healthy air sia stato dichiarato dall’OMS un diritto fondamentale. Secondo un rapporto del 2016in tutto il mondo sono 3,8 milioni le persone che ogni anno muoiono prematuramente a causa di malattie riconducibili all’inquinamento domestico. Ad essere maggiormente colpiti, specialmente nei paesi a più basso reddito, sono donne e bambini (circa il 60%), ma di fatto quella dell’inquinamento indoor è un’emergenza che ci riguarda molto da vicino, a prescindere dalla latitudine.

CHE ARIA TIRA NELLE NOSTRE CASE?

È stato stimato che in media ciascuno di noi trascorre al chiuso circa ventidue ore al giorno, eppure le nostre case sono molto meno sicure di quanto crediamo. Già nel 1987 l’OMS descriveva come Sindrome dell’Edificio Malato (SBS, da Sick Building Syndrome) tutti quei disturbi quali tosse, mal di testa, irritazioni cutanee che colpiscono la maggior parte degli abitanti di uno stesso immobile.

A causare l’inquinamento indoor sono molteplici fattori, alcuni di questi legati alle fasi progettuali degli edifici, dai materiali impiegati e i sistemi di ventilazione al posto dove si è edificato. Altri invece sono riconducibili allo stile di vita di chi vi abita, non da ultima l’abitudine di fumare in casa. Spesso si convive con forme di asma, disturbi del sonno o della vista senza considerare che possono essere dovuti proprio a cattive abitudini o a come la nostra casa è stata pensata e costruita.

PROGETTARE PER IL BENESSERE PERSONALE E AMBIENTALE

Da ormai tre generazioni, Edil Pepe costruisce abitazioni nel rispetto del territorio e del benessere di chi ci andrà a vivere. L’azienda di Altamura (BA), attiva in Puglia e a Matera, si è specializzata negli ultimi dieci anni nella costruzione di edifici residenziali sostenibili, «in perfetto equilibro tra tradizione e innovazione», mi racconta Donato Pepe. Il padre, Antonio, ha iniziato a lavorare in cantiere da giovanissimo.

Andava ad aiutare il papà nei lavori di ristrutturazione nel centro storico di Altamura: all’inizio per gioco e ben presto per professione. A quanto appreso al fianco del padre, Antonio ha aggiunto col tempo un ricco bagaglio di esperienze (acquisite grazie ad anni di lavoro in giro per l’Italia) e la ricerca costante di standard qualitativi sempre più elevati, che hanno portato nel 2009 alla nascita di Edil Pepe così come è oggi.

È stato stimato che in media ciascuno di noi trascorre al chiuso circa ventidue ore al giorno, eppure le nostre case sono molto meno sicure di quanto crediamo

«Quando pensiamo alla nostra salute – prosegue Donato – spesso ci concentriamo sull’alimentazione e sullo stile di vita e ignoriamo del tutto l’importanza delle nostre scelte abitative. L’inquinamento indoor gioca un ruolo fondamentale e influisce sul nostro benessere psico-fisico tanto quanto il resto, eppure viene molto spesso trascurato». La scelta dei materiali, l’efficienza energetica, il tasso di umidità interna possono fare la differenza: progettare un’abitazione secondo criteri di sostenibilità ha una serie di vantaggi a lungo termine e soprattutto rappresenta un investimento sul benessere ambientale e personale.

CERTIFICATO BeS (BENESSERE E SALUTE)

«Alla base di ciò che facciamo c’è un dialogo tra generazioni. Oggi le nostre scelte aziendali sono diverse da quanto faceva mio nonno. Mio padre è stato lungimirante, un innovatore: ha imparato molto dal nonno e ha cercato di migliorare sempre di più il suo lavoro. Da quando sono entrato in azienda, nuove spinte di cambiamento, verso una maggiore sostenibilità, sono entrate in gioco – racconta Donato – e mio padre ha sempre mostrato una grande apertura verso le novità».

In particolare, di come si costruivano le case un tempo, Edil Pepe ha scelto di conservare lo spessore delle murature: «Le nostre case hanno delle murature di 55 centimetri secondo un complesso sistema a strati, tra cui il tufo di Montescaglioso, pensato per prevenire la formazione di ponti termici – una delle principali cause di muffe, condense e crepe – e migliorare l’isolamento termico e acustico».

Per progettare abitazioni ad alta efficienza energetica, attente al benessere e alla salute di chi le abita ed efficaci nella prevenzione dell’inquinamento indoor, Antonio Pepe ha messo a punto il certificato BeS, che comprende una serie di criteri progettuali a garanzia dell’alta qualità abitativa degli immobili. Quelle realizzate da Edil Pepe infatti sono abitazioni NZEB, ovvero ad altissima efficienza energetica, oltre l’A4, oggi considerata la massima classe energetica.

A ciò si aggiunge un’accurata scelta dei materiali naturali, sostenibili e compatibili con il territorio, perché «costruire una casa in Puglia non è come farlo in Basilicata, o in Lombardia: ci sono delle caratteristiche geomorfologiche da tenere in conto», prosegue Donato. In fase progettuale occorre pensare all’isolamento termico e acustico, agli impianti di deumidificazione e rigenerazione dell’aria e alla tipologia di illuminazione, «ad intensità e temperatura autoregolabile, che consideri non solo gli effetti visivi, ma anche quelli biologici ed emozionali della luce avvicinandosi quanto più possibile a quella naturale», chiarisce Donato. Per quanto riguarda gli esterni, ogni abitazione ha un giardino verticale, realizzato con piante autoctone, che oltre ad abbellire l’immobile, ne favoriscono l’isolamento acustico e migliorano la qualità dell’aria. «Ci piacerebbe – conclude Donato – che questo modo di progettare e costruire fosse un modello condiviso, non esclusivo: una spinta di cambiamento nelle logiche del mercato e nelle scelte dei consumatori partita proprio da qui, dal sud Italia. Un obiettivo ambizioso, forse, ma in cui crediamo da sempre». Fonte: https://www.italiachecambia.org/2022/02/inquinamento-indoor-abitazioni/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

I mercanti della paura: ecco chi vende (non)soluzioni per (non)problemi

Gli strateghi del market lo sanno bene: se la gente ha paura, è assai più propensa a spendere per comprarsi la “sicurezza”. La gamma è varia: ci sono le grandi paure, come quella dei terroristi, ma ci sono anche le paure “più piccole”, come quella di germi, malattie, i malesseri dei figli. Per ogni paura ci sono un prezzo, un mercato e un ricavo.mercantipaurabusiness

Ci sono le grandi paure,come quella dei terroristi, ma ci sono anche le paure “più piccole”, come quella di germi, malattie, i malesseri dei figli. Per ogni paura ci sono un prezzo, un mercato e un ricavo. E sono sostanzialmente due le ragioni per le quali la gente compra qualcosa: per ottenere ciò che vuole o per evitare ciò che non vuole. I mercanti della paura si focalizzano sulla seconda. E non hanno alcun interesse a stimolare il consumatore a ragionare su quanto il pericolo o la vulnerabilità percepiti siano reali. L’unico interesse è quello di far credere che ci sia una sola soluzione: «Compra il mio prodotto e sarai al sicuro, avrai risolto il problema».

Ma se in realtà il problema è un non-problema, allora la soluzione sarà una non-soluzione.

Qualche esempio?

I prodotti anti-invecchiamento

Stando a quanto ci viene costantemente ripetuto, invecchiare è quanto di più grave e tremendo ci possa capitare. Peccato che sia biologicamente naturale e per di più inevitabile. Ma noi non possiamo invecchiare! E per raggiungere lo scopo abbiamo bisogno di lozioni, creme, pillole, spray, ritocchi chirurgici e chi più ne ha più ne metta. E siamo disposti a pagare tutto ciò fior di quattrini. Peccato che l’inevitabile accadrà comunque. In Italia ilgiro di affari della cosmetica si aggira attorno ai 9-10 milioni di euro, secondo Cosmetica Italia, associazione nazionale imprese cosmetiche. Nel 2013 sono state praticate nel mondo oltre 23 milioni di operazioni di chirurgia estetica. Stati Uniti e Brasile ai primi posti, seguono Messico, Germania e Spagna. L’Italia è al settimo posto della Top 10 dei Paesi e degli interventi più praticati, lo dice la International society of aesthetic plastic surgery (ISAPS).

I prodotti antibatterici

Ci sentiamo ripetere continuamente che i germi ci fanno ammalare e che dobbiamo comprare prodotti che li uccidano e che ci proteggano. La verità è che i germi sono dovunque e non sono eradicabili e inoltre la grandissima maggioranza di essi è innocua per l’uomo. Anzi, molti batteri sono per noi benèfici, allenano opportunamente il nostro sistema immunitario perché la natura li ha creati per quello. L’uso indiscriminato di antibatterici ha portato alla comparsa di super-batteri resistenti a tutto che ora sono altamente pericolosi.

I prodotti per la sicurezza dei bambini

Anche in questo caso, ci sentiamo sempre ripetere che il mondo è pericoloso, che i bambini vanno protetti, si possono ammalare e fare male. E così ci vendono mille prodotti diversi che ci illudono di poter creare intorno ai nostri figli muri alti e spessi per proteggerli da un “tutto” che nemmeno sapremmo definire.

Big Pharma

Il messaggio? Potremmo essere malati e, se ancora non lo siamo, in qualsiasi momento potremmo ammalarci. Ma se non abbiamo sintomi? Potremmo esserlo lo stesso. E via con i costosi screening di massa (pagati con i soldi pubblici, quindi di tutti noi) che producono malati senza sintomi i quali andranno opportunamente “curati” con le opportune pillole. È il disease mongering: mentre un tempo si inventavano medicinali contro le malattie, ora si inventano malattie per generare nuovi mercati di potenziali pazienti. Ogni anno spendiamo 5,1 miliardi di euro in farmaci che non servono a curare vere patologie.

Benessere e fitness

Sembra proprio che al giorno d’oggi per star bene ed essere in forma non si possa fare a meno di sedute di palestra, integratori e trattamenti costosi, farmaci che prevengono tutto il prevenibile, che tengono basso il colesterolo e la pressione e la lista è ancora lunga. Per gli integratori l’Italia detiene addirittura il record di vendita in Europa occidentale: 147 milioni di confezioni l’anno per un fatturato che nel 2014 ha sfiorato i 2,2 miliardi di euro con più di 200 aziende e 54000 tipi di prodotti.

I media

Poi ci sono i media, che fanno la loro parte. Raccogliete per una settimana i titoli che trovate su giornali, tv e web. Poi contate quante volte trovate scritto o sentire dire: Allarme! Pericolo! … incombe…!Allerta! Minaccia! Eccetera. Allora, proviamo a cambiare paradigma. Non chiediamoci: cosa posso fare (o comprare) per risolvere il problema? Chiediamoci invece: ma quello che io credo essere un problema, lo è veramente? E se non lo è, non ho bisogno a tutti i costi di una soluzione.

Fonte: ilcambiamento.it

 

Il potere degli abbracci: benefici per la salute

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A chi non piacciono gli abbracci? Secondo noi gli abbracci sono favolosi e siamo convinti che la maggior parte dei nostri lettori condividono questa nostra idea. Tuttavia, perché ci piacciono tanto gli abbracci? Nell’articolo di oggi vi spieghiamo quali effetti straordinari a livello di salute producono in noi gli abbracci. Un abbraccio può venire da diverse persone, che sia un amico, un familiare, qualcuno che ci piace, il proprio partner o qualcuno che ha una simpatia verso di noi; l’abbraccio è considerato la principale dimostrazione d’affetto dell’essere umano. A seguire vi presentiamo i benefici degli abbracci per la salute.

Benefici emotivi degli abbracci

Studi scientifici affermano che un abbraccio può liberare endorfine provenienti dal cervello cosa che si traduce in poteri curativi. Dall’altro lato abbracciare è considerata una terapia che genera benessere, che può ridurre la pressione arteriosa e che nelle donne può ridurre il dolore mestruale; a parte questo, aiuta anche ad alleviare il mal di testa, a diminuire l’ansia, a ridurre lo stress e la depressione, a rafforzare l’autostima, ad allentare il nervosismo, a non sentirsi soli, a curare l’insonnia, a vincere la paura, a stimolare i sensi, a donare allegria, ad acquietare l’anima e, secondo quanto sostengono alcune fonti, a ritardare l’invecchiamento e a controllare l’appetito. Vi sembra poco?abbraccio

Abbracciare qualcuno apporta anche benefici fisiologici molto positivi. Uno di questi è il rilascio dell’ormone ossitocina: si tratta di un ormone conosciuto anche come ormone dell’amore e favorisce il modo di vivere di molte persone a prescindere dall’età biologica. I benefici degli abbracci sono così tanti che esistono trattamenti chiamati “abbraccio-terapia”che servono per trattare malattie depressive e altre ancora. Un abbraccio libera anche altri ormoni chiamati serotonina e dopamina che hanno un effetto sedativo, quindi producono una sensazione di calma, benessere e tranquillità. La cosa più interessante è che questi effetti non si ottengono solo quando ci si abbraccia, ma si prolungano molto anche dopo. È curioso, inoltre, che alcuni dati scientifici affermino che tanto gli abbracci quanto le carezze hanno un maggiore effetto sulle donne che sugli uomini, sebbene entrambi i sessi ne traggano beneficio. Prendendo in considerazione il libro di Katheleen Keating La terapia dell’abbraccio, possiamo affermare che gli abbracci non solo ci aiutano a sentirci bene, ma favoriscono anche il buono sviluppo dell’intelligenza nei bambini, aiutano a superare le paure e sono un fattore antinvecchiamento.

Il libro sostiene inoltre:

“Il contatto fisico non è solo qualcosa di piacevole, ma è anche necessario per il nostro benessere psicologico, emotivo e corporeo, e accresce l’allegria e la salute dell’individuo e della società. L’abbraccio è una forma molto speciale di toccare che fa sì che si accetti meglio sé stessi e che ci si senta meglio accettati dagli altri”.

Riassumendo, dunque, quali sono i benefici degli abbracci?

  • Protezione. In quanto esseri umani siamo fragili e abbiamo sempre il bisogno di sentirci protetti; non c’è niente di meglio che ottenerlo con un abbraccio.
  • Fiducia. Quando si è fiduciosi non si ha paura di affrontare le sfide che si presentano nella vita di tutti i giorni. Andate a cercare un bell’abbraccio in modo che nulla possa fermarvi.
  • Sicurezza. La sicurezza è essenziale nel vivere quotidiano. Si può dire che è un combustibile che produce fiducia in sé stessi per ottenere i risultati con maggiore efficacia.
  • Forza. Se avete forza, trasmetterete molta energiaa chi vi abbraccia e anche a chi vi circonda.

Per ultimo, ma non meno importante!

A prescindere dal significato dell’abbraccio, ogni persona sa che tipo di abbraccio dà e riceve. Questo varia a seconda della persona con cui ci stiamo abbracciando e, mentre i benefici fisiologici sono gli stessi, i benefici emotivi possono variare: se l’abbraccio viene da un amico, allora viene considerato amichevole e gioioso, ma se viene dal proprio partner può diventare un gesto scherzoso e allegro. Non negate mai un abbraccio!

Fonte:  viverepiusani.com

 

Non c’è alcun consenso scientifico sulla sicurezza degli Ogm

I sostenitori degli organismi geneticamente modificati ripetono fino allo stordimento che «c’è un generale consenso della comunità scientifica sugli aspetti relativi alla sicurezza degli ogm». Un documento sottoscritto da oltre 300 scienziati ci dice che non è affatto così.ogm_mais_monsanto

Un quotidiano nazionale, noto per il fervore nell’etichettare come pericolosa ignoranza tutto ciò che mette in discussione i diktat della comunità medica più arroccata e arrogante ma maggioritaria, ha bollato come sciocchezze antiscientifiche e miserevole ignoranza tutte le critiche che in questi anni sono state mosse agli ogm e alla loro introduzione nell’ambiente e nella nostra alimentazione.  E ha sostenuto che la scienza si è schierata compatta a favore della sicurezza degli ogm, mancando però di sottolineare come la maggioranza degli studi che hanno acceso luce verde siano stati finanziati, direttamente o indirettamente, dalle multinazionali del biotech o condotti da ricercatori che hanno avuto o hanno legami, diretti o indiretti, con esse. Peraltro non c’è affatto tutta questa unanimità di visione e conclusioni. Un documento firmato da oltre 300 scienziati ed esperti legali lo dimostra, documento pubblicato su Environmental Sciences Europe che Il Cambiamento vi mette a disposizione, nella versione integrale, cliccando qui. La dottoressa Angelika Hilbeck, uno degli autori e responsabile dello European Network of Scientists for Social and Environmental Responsibility (ENSSER), ha dichiarato:

«Il documento è stato sottoposto a peer reviewe dalla rivista scientifica e da oltre 300 scienziati ed esperti in svariati campi di studio, inclusi biologi molecolari e biotecnologi».

Il documento è stato pubblicato in un primo tempo in risposta a dichiarazioni delle industrie Ogm e di alcuni scienziati e commentatori che affermavano come ci fosse un unanime consenso sulla sicurezza degli alimenti ogm e delle coltivazioni per l’uomo e l’ambiente. «Lo sbandierato consenso sugli ogm non esiste» dicono i sottoscrittori.

Nicolas Defarge, un altro co-autore del documento e membro dell’ENSSER, ha detto:

«Il progresso nella scienza si conquista attraverso dibattiti su argomenti scientifici. Il nostro documento vi contribuisce. Il dibattito sugli effetti a lungo termine sulla salute del consumo di ogm e dei residui di pesticidi che contengono è acceso e prosegue. Risposte potranno venire solo da ulteriori studi basati su solidi protocolli in grado di stabilire gli effetti a lungo termine. E tutto dovrà essere pubblicato, di libero accesso e con i dati originali disponibili e non tenuti segreti. Dobbiamo tenere a mente che gli studi condotti dalle industrie a sostegno della diffusione degli ogm sul mercato solitamente non sono sottoposti a peer review».

La dottoressa Belinda Martineau, che ha firmato il documento, membro del Michelmore Lab all’UC Davis Genome Center, Università della California, ha dichiarato:

«Do tutto il mio sostegno a questo documento che descrive bene la mancanza di consenso scientifico sulla sicurezza degli organismi geneticamente modificati». Un altro co-autore, Jack Heinemann, professore di genetica e biologia molecolare del Centre for Integrated Research in Biosafety, dell’Università di Canterbury, in Nuova Zelanda, ha detto:

«La fiducia negli ogm non cresce perché gli scienziati cercano di tenere lontane e ignorare le domande e i dubbi legittimi sulla sicurezza di questi organismi. Invece di continuare a gridare “Non guardate qui, non aveva ancora il permesso”, dovremmo cercare di capire la ragione della sfiducia. Sarebbe meglio permettere una discussione aperta sugli ogm, che comprendesse differenti punti di vista, approcci e opinioni».

  1. Ann Clark, co-autrice e professore associato in pensione della University of Guelph, Canada, ha detto:

«La verità è che non c’è alcun consenso sulla sicurezza degli ogm. E non ci potrà essere poiché mancano ricerche ben condotte».

Elena Alvarez-Buylla, professor di genetica molecolare alla Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM), ha dichiarato:

«Gli studi più documentati dimostrano che esiste evidenza sul legame tra rischi per la salute e consumo di ogm. Inoltre la diffusione degli ogm impedisce di poter optare per la produzione alimentare agroecologica e sostenibile. Le multinazionali del biotech, contaminando l’ambiente con coltivazioni ogm e sostanze chimiche uali il glifosato, minacciano la sovranità alimentare e la salute pubblica. C’è urgente bisogno di regole ispirate al principio di precauzione. Dovremmo evitare ulteriori rilasci di ogm e pesticidi ad essi associati nell’ambiente e negli alimenti». Chiediamoci come mai una fetta della comunità scientifica e una ampia fetta dei media si sono appiattite sulle stesse identiche posizioni delle multinazionali del biotech, al grido di «la scienza sostiene che gli ogm sono sicuri». Mentre il consenso non esiste.

Si ringrazia il giornalista Colin Todhunter, i suoi articoli sono apparsi sul Deccan Herald, New Indian Express e sul britannico Morning Star.

Fonte: ilcambiamento.it

Ambiente, salute e sicurezza: con l’ISDS la sovranità degli stati nelle mani delle multinazionali

Con il TTIP arriva il braccio legale dell’ISDS ovvero l’Investor-state dispute settlement, strumento del Diritto pubblico internazionale, che potrebbe causare parecchie grane anche all’Italia. Con il TTIP, l’accordo bilaterale Transatlantic Trade and Investment Partnership tra Usa e Ue(per ora tenuto in gran segreto) viene incluso anche lo strumento del ISDS o Investor-state dispute settlement, Strumento del diritto pubblico internazionale che consente agli investitori di tutelare attraverso un apposito tribunale ad hoc, i loro interessi nei paesi ospitanti. L’ISDS nasce dapprima come utile strumento per raggiungere accordi tra Stati, ma poi viene preso come mezzo di risoluzione delle controversie tra Stato e azienda con l’inconveniente che a gestire le questioni non sono i tribunali pubblici ma tribunali terzi, creati apposta per questo obiettivo. Il che si è trasformato in un sistema per esercitare pressione diretta sulle politiche dei governi in materia di ambiente, salute e sicurezza dei cittadini.SPAIN-EU-US-TRADE-TTIP-DEMO

Insomma, è un potete strumento legale, attualmente molto squilibrato (a favore di chi investe) messo in campo molto spesso per piegare i governi verso decisioni che non intralcino gli investimenti delle aziende che portano il denaro. Il che però porta a conseguenze che minano le regole stesse della democrazia (le decisioni politiche sono imposte dalle lobby e non richieste dai cittadini). Gli accordi con clausola ISDS sono già adottati in Europa e al momento ne sono stati firmati 1400 con un meccanismo attualmente sfuggito di mano.

Uno dei tanti esempi ce lo fornisce EuNews:

Un esempio clamoroso è quello della Philip Morris, che nel 2011 fece causa allo stato australiano, “colpevole” di aver lanciato una delle più innovative politiche contro il fumo. La nuova legge obbligava i produttori di sigarette a vendere esclusivamente confezioni generiche, ossia pacchetti di sigarette standardizzati senza il loro branding: niente marchio di produzione, logo né colori, solo una piccola scritta col nome della marca in un tetro colore marroncino in fondo al pacchetto, sotto alle spaventose foto di tumori alle quali siamo ormai abituati. Philip Morris Asia intentò una causa contro lo stato dell’Australia sostenendo che i requisiti imposti alle confezioni generiche costituivano un’espropriazione dei loro diritti di proprietà intellettuale. Ma non è tutto. Dato che all’epoca non c’era nessun accordo d’investimento tra gli Stati Uniti e l’Australia, gli investitori americani acquisirono il 100% delle quote di Philip Morris Asia tramite la propria società controllata a Hong Kong, per poter sfruttare la protezione legale nell’accordo d’investimento invece già esistente tra Australia e Hong Kong. L’acquisizione fu portata a termine dieci mesi dopo l’annuncio da parte del governo australiano di introdurre le confezioni generiche di sigarette.

Jean Claude Juncker presidente della Commissione europea vorrebbe abolire l’ISDS anche se poi accetta che si discuta in Europa del TTIP. A volere l’abolizione dell’ISDS anche la Germania che lo ha inventato circa 50 anni fa in occasione di un contratto con il Pakistan. Ma dopo aver deciso per la chiusura delle centrali nucleari nel 2011 si è ritrovata con la richiesta da parte diVattenfall società elettrica svedese di una compensazione di 4,7 miliardi di euro per aver cambiato gli accordi sul nucleare. Intanto la questione la segue Frans Timmermans primo vice presidente della Commissione europea, olandese e designato proprio da Juncker per seguire la delicata questione ISDS. L’Olanda è uno dei 14 Stati membri europei ha aver espresso il proprio dissenso contro il sistema negoziale ISDS. Infine, getta acqua sul fuoco il Financial Times che ricorda come, sebbene vi possano essere molte cose da migliorare nell’ISDS, questo resta comunque uno strumento valido e che potrebbe aiutare a portare la Cina all’interno del TTIP, il che per gli Usa rappresenterebbe un vero colpo da maestro. E d’altronde come si suol dire: se non puoi vincere il tuo nemico alleati con lui.

Fonte:  EuNewsFT

© Foto Getty Images

 

Botulino: 8 regole per preparare le conserve in sicurezza

L’Istituto Superiore della Sanità ha presentato un vademecum con otto regole per evitare le conseguenze dell’intossicazione da botulino

In Italia i casi botulino sono circa 20 all’anno e il 25% ha esito fatale. Si tratta del veleno naturale più potente per l’uomo e nel nostro Paese la prevalenza dell’intossicazione è più alta rispetto ad altri a causa di una cultura delle conserve molto radicata.

L’Istituto Superiore della Sanità ha presentato un vademecum con otto regole per evitare le conseguenze dell’intossicazione:

1) Curare l’igiene personale e della cucina, poiché proprio questi due fattori possono rappresentare il primo elemento contaminante.
2) Utilizzare le giuste attrezzature: il vetro è la migliore, ma si può utilizzare anche contenitori di metallo.

3) Scegliere gli ingredienti in maniera appropriata e preparare le conserve entro 6-12 ore dal raccolto utilizzando aceto e olio di qualità. Per quanto riguarda lo zucchero si consiglia quello semolato.

4) Selezionare con cura le materie prime e lavarle sotto acqua corrente in modo da eliminare particelle di terra e altri eventuali residui. L’immersione in acqua con bicarbonato favorisce l’eliminazione dei pesticidi.

5) Sanificare i contenitori con sterilizzazioni in grado di uccidere tutte le forme microbiche: la preparazione dei recipienti a oltre 100 gradi può rendere necessari trattamenti lunghi più di 5-6 ore.

6) Riempire i contenitori lasciando uno spazio libero e mai fino all’orlo affinché all’interno del contenitore si possa generare il vuoto e si possa contenere l’aumento del volume della conserva.

7) Pastorizzare le conserve immergendo i contenitori in acqua, coprendo con un coperchio e portando l’acqua ad ebollizione.
8) Verificare i contenitori. Dopo la pastorizzazione il volume del contenuto dei vasetti sarà visibilmente diminuito e dopo 12-24 ore, quando i contenitori saranno raffreddati occorrerà ispezionare con cura l’ermeticità della chiusura e il raggiungimento del vuoto. Se si preme il tappo e la capsula metallica non si deve udire il click clack; il coperchio deve essere piatto o ricurvo verso l’interno, se c’è un rigonfiamento il contenitore non è sottovuoto.World Organic Trade Fair BioFach 2011

Fonte:  ISS

Foto © Getty Images

5.Migliorare la produttività

13:30 – IN FABBRICA4

L’8% della popolazione è impiegato in lavori industriali. Spesso, il lavoro richiede dei compiti visivi molto complessi. Gli errori possono portare a perdite economiche ed a minori profitti per l’azienda. È di cruciale importanza che l’illuminazione supporti i lavoratori per evitare errori ed ottenere il livello di prestazioni richiesto nel corso dell’intero orario lavorativo. Una buona illuminazione migliora la sicurezza e l’affidabilità. Inoltre, supporta la visibilità di forme e funzioni e crea spazi flessibili adattabili agli incarichi da svolgere. Le recenti ricerche dimostrano che l’illuminazione dinamica fornisce un ulteriore supporto al benessere del lavoratore e crea condizioni migliori nel corso della giornata lavorativa, oltre ad aiutare a mantenere la produttività.

Gli effetti più significativi dell’illuminazione sono:

> Illuminamento ed uniformità appropriati per i compiti visivi

> Supporto del contrasto e della resa cromatica

> Illuminazione regolabile per le esigenze più specifiche

Fonte: CELMA-ELC

3.Luce su misura per le città e le strade

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8:00 – SULLA STRADA

Oltre il 98% della popolazione frequenta la propria città durante la notte. Il volto di una città di notte gioca un ruolo importante per i residenti ed i turisti. Il primo requisito è rappresentato dalla visibilità e dall’orientamento stradale per i veicoli ed i pedoni, al fine di garantire la sicurezza e la mobilità. Gli incidenti hanno un costo elevato, mentre la paura della criminalità riduce la mobilità delle persone. Inoltre, la competizione globale porta a migliorare il benessere delle persone e la percezione visiva dell’architettura cittadina. Una luce migliore può sottolineare il fascino, modellare l’immagine, fornire sicurezza, oltre ad offrire un enorme potenziale di risparmio.

Gli effetti più significativi dell’illuminazione sono:

> L’illuminazione sottolinea l’impatto visivo dell’architettura ed attira l’attenzione

> Le strade ed i parchi ben illuminati migliorano la sicurezza e l’orientamento

> Gli apparecchi di illuminazione ed i sistemi di gestione dell’illuminazione innovativi riducono il consumo energetico

fonte: CELMA-ELC

2.La luce come la volete

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7:00 – INIZIA LA GIORNATA

Quasi il 100% della popolazione del mondo industrializzato vive in abitazioni. Una buona illuminazione in tutte le stanze è essenziale. Cucine, bagni, laboratori e studi hanno bisogno di una luce direzionale del colore adeguato, priva di riflessi e di ombre, per consentire di svolgere i compiti visivi in maniera sicura ed efficace. Sale e camere da letto hanno bisogno di una luce tenue per il rilassamento, abbinata a dei punti luce locali per la lettura.

Gli effetti più significativi dell’illuminazione sono:

> Luci regolabili, in grado di offrire illuminazione flessibile in tutte le stanze

> Sorgenti luminose efficaci, quali luci a LED, riducono il consumo energetico

> Apparecchi di illuminazione piacevoli ed efficienti in grado di offrire la giusta atmosfera per ogni situazione

Fonte: CELMA-ELC