11.2 Le famiglie non sono (ancora) il motore dell’efficienza energetica

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L’acquisto di beni e servizi attraverso il ricorso al credito52 è una pratica largamente diffusa che, fino a tutto il 2008, ha goduto di una forte espansione anche grazie a un contesto reso favorevole dall’evoluzione dei tassi d’interesse e dall’innovazione dell’offerta.

A seguito della crisi, la Banca d’Italia ha rilevato che tra il 2008 e il 2010 è diminuita la quota di famiglie indebitate sia per una riduzione della domanda, sia per condizioni più restrittive dell’offerta.

La situazione del credito del mercato immobiliare

Il calo nell’erogazione dei finanziamenti ha riguardato principalmente i mutui, per una combinazione delle due componenti, domanda e offerta.

Figura 11.1: Mutui stipulati – Anni 1997-2011 (valori assoluti)

11.1

Fonte: ISTAT “Indagine sull’attività notarile 2011”

Le condizioni di offerta da parte degli intermediari hanno registrato un irrigidimento connesso al peggioramento delle condizioni di accesso alle fonti di finanziamento e all’inasprimento dei vincoli di bilancio53.

52 http://www.bancaditalia.it/servizi_pubbl/conoscere/credito

53 La crisi e le famiglie italiane: un’analisi microeconomica dei contratti di mutuo (Roberto Felici, Elisabetta Manzoli e Raffaella Pico) in Questioni di Economia e Finanza, Banca d’Italia  

Figura 11.2 : Compravendite (convenzioni contenute negli atti notarili) di unità immobiliari per tipologia di utilizzo e trimestre, variazioni percentuali

11.2

Fonte ISTAT “Statistiche flash”, Mercato immobiliare: compravendite e mutui negli archivi notarili (dicembre 2012)

La compravendita di abitazioni, a cui si collega la domanda di mutui, sconta la fase negativa del ciclo economico, caratterizzata da un aumento del tasso di disoccupazione e dalla riduzione dei redditi delle famiglie, cui si aggiunge il seppur lieve calo dei prezzi di vendita, che determina spesso il rinvio della vendita da parte delle famiglie, in attesa di condizioni migliori. In una fase di forte contrazione del mercato immobiliare, sarebbe opportuno elaborare degli strumenti finanziari che siano in grado di fornire il capitale necessario a incrementare l’efficienza energetica dell’immobile senza intaccare la capacità di credito del richiedente il finanziamento per l’acquisto dell’abitazione. Ad esempio, un po’ come per le ESCo, la copertura di questa parte del finanziamento potrebbe arrivare proprio dai minori costi energetici54. Questo tipo di intervento presuppone anche un’indagine approfondita sui consumi dell’abitazione, accompagnata da una valutazione indipendente, che nel nostro Paese è già prevista dalla Direttiva sulla certificazione energetica degli edifici e che si tradurrebbe in una maggiore diffusione di questo strumento. 54 Seguendo la definizione data dalla Direttiva europea 32/2006, una “società di servizi energetici (ESCO) è una persona fisica o giuridica che fornisce servizi energetici e/o altre misure di miglioramento dell’efficienza energetica nelle installazioni o nei locali dell’utente e, ciò facendo, accetta un certo margine di rischio finanziario. Il pagamento dei servizi forniti si basa (totalmente o parzialmente) sul miglioramento dell’efficienza energetica conseguito e sul raggiungimento degli altri criteri di rendimento stabiliti;

Le banche, le assicurazioni e gli operatori finanziari conoscono già le opportunità derivanti dall’efficienza energetica, ma non sono ancora riusciti a trovare il giusto equilibrio tra meccanismo finanziario e strumento tecnologico per immettere sul mercato delle offerte legate all’efficienza energetica. Un esempio interessante è offerto da uno studio della Deutsche Bank American Foundation55 per il mercato immobiliare americano. Lo studio comprende infatti anche dei suggerimenti specifici su come i creditori possano incorporare il risparmio di energia nel loro processo di sottoscrizione. Un progetto simile è stato lanciato nel novembre di quest’anno dall’Energy Technology Institute inglese e fa parte dello Smart Systems and Heat (SSH) technology programme56. Il progetto si propone di valutare in che modo la domanda di calore e di energia elettrica dei consumatori possa essere soddisfatta in maniera più efficace attraverso un lavoro di modellazione energetica. Con esso si vuole ottenere un supporto utile alle imprese a definire la fornitura di servizi energetici e dei prodotti integrati di cui il mercato avrà bisogno nella sua evoluzione dettata dalla “roadmap” al 2050. In questo settore l’obiettivo per tutti è quello di riuscire a standardizzare questi strumenti; solo in questo modo, infatti, si potrà aprire un mercato “al dettaglio” dell’efficienza energetica

55 Recognizing the Benefits of Energy Efficiency in Multifamily Underwriting – https://www.db.com/usa/content/en/ee_in_ multifamily_underwriting.html

56 http://www.eti.co.uk/technology_programmes/smart_systems_and_heat

La situazione del credito al consumo

Il ricorso al credito al consumo, al contrario, è rimasto pressoché stabile o addirittura aumentato per le famiglie con livelli di reddito modesti57. Sono diminuite le erogazioni per l’acquisto di beni a maggior valore e la complessiva diminuzione del reddito a disposizione delle famiglie ha di fatto peggiorato la qualità dei prestiti58. Per il credito al consumo sono spesso le grandi catene di distribuzione, o direttamente i produttori, a proporre delle forme di incentivazione all’acquisto attraverso finanziamenti a tasso agevolato (fino a un tasso zero) e ciò che caratterizza l’erogazione di questi di finanziamenti sono le strategie di vendita o di penetrazione nel mercato delle singole imprese, non certo un’analisi tecnologica della minore o maggiore efficienza associata al singolo bene. Ovviamente il credito al consumo è largamente disponibile sia per elettrodomestici che per automobili a maggiore efficienza, ma raramente il consumatore finale è incentivato ad acquistarli, se si escludono gli incentivi pubblici erogati direttamente (incentivo economico per l’acquisto) o indirettamente (ad esempio nel caso dei certificati bianchi). Se l’acquisto di elettrodomestici è facilitato da pagamenti rateali, per le automobili sono disponibili prestiti erogati da società finanziarie o banche spesso di proprietà delle case automobilistiche59. Le norme europee sull’efficienza energetica hanno comunque contribuito in misura sostanziale alla diffusione di apparecchi più efficienti, ma è comunque rimasto tuttora a carico dell’acquirente (consumatore finale) l’onere di procedere a un’analisi di convenienza economica e finanziaria. In pratica, anche se esiste un’informazione obbligatoria sulla quantità di risparmio potenzialmente ottenuta dall’acquisto di un bene anziché un altro (elettrodomestici, ma anche autovetture), raramente è offerto un servizio di valutazione della convenienza economica che si ha tra il maggiore esborso iniziale per l’acquisto del bene e i risparmi di energia espressi in minori uscite, attualizzate. In questo contesto sono auspicabili due possibili sviluppi. Il primo vede l’introduzione di forme di prestito specifiche per i prodotti ad alta efficienza energetica, con un costo per l’utente più basso rispetto ai prodotti tradizionali60, ad esempio offerte di “renting” (noleggio a lungo termine) agevolate per le automobili ad alta efficienza. Il secondo l’estensione del credito al consumo privato per altre tipologie di prodotto, quali le caldaie ad alta efficienza, le pompe di calore, il solare termico o gli interventi di isolamento termico. In questa fase appare ancora evidente la necessità di ricorrere al sostegno pubblico o di istituzioni filantropiche quali fonti di miglioramento del credito. In particolare, l’analisi degli strumenti di finanziamento ha evidenziato un numero elevato di strumenti di incentivazione pubblici affiancati da un numero crescente di iniziative miste pubblico-private.

La “fuel poverty”

Gli attuali meccanismi di incentivazione dell’efficienza energetica rivolti alle famiglie, per la maggior parte si basano sulla possibilità di generare reddito soggetto a tassazione (da parte di uno o più componenti del nucleo familiare). Gli sgravi concessi si ribaltano poi sulla fiscalità generale, distribuendosi sull’intera collettività. Riuscire a mantenere collegati sgravi e imposte è importante per evitare possibili traslazioni dell’imposta verso quei soggetti che non potranno comunque beneficiare dello sgravio (ad esempio aumento dell’IVA per finanziare la detrazione del 55%). Per quegli incentivi che sono erogati grazie a contributi tariffari a carico di tutti gli utenti dei servizi elettrici o del gas, gli effetti “distorsivi” si presentano quando gli interventi promossi si concentrano quasi esclusivamente sui grandi consumatori di energia (ad esempio i soggetti industriali), garantendo loro dei benefici economici a carico di tutti i consumatori.

Le grandi utenze, anche se inefficienti, nella maggior parte dei casi possiedono comunque i mezzi economici necessari a coprire il costo delle bollette mentre non sempre si può dire lo stesso per i piccoli consumatori, in particolare quelli appartenenti alle fasce deboli della popolazione, ad esempio a rischio di inclusione (o già presenti) nelle fasce più povere della popolazione.

57 L’indebitamento delle famiglie italiane dopo la crisi del 2008 di S. Magri e R. Pico in Questioni di Economia e Finanza, Banca d’Italia

58 Trentatreesima edizione dell’Osservatorio sul Credito al Dettaglio su http://www.prometeia.it

59 Alcune di queste banche hanno ricevuto prestiti agevolati dalla BCE offrendo come sottostante proprio titoli rappresentativi di credito al consumo erogato.

60 In questo caso si renderebbe necessaria la creazione di una lista di categorie di prodotto ad alta efficienza che sia di facile consultazione per il consumatore finale.

 

Figura 11.3: Indicatori di povertà o esclusione sociale in Europa

11.3

Fonte: dati Eurostat

Se è vero che l’incidenza dei contributi ambientali (FER + EE) sul costo dell’energia è ancora molto ridotta61, lo stesso non può dirsi della velocità con cui negli ultimi anni è cresciuto il costo medio dei prodotti energetici. Per questo è possibile prevedere degli aiuti pubblici per contenere i costi dei prodotti energetici (tariffe sociali) o, in alternativa, erogare un bonus monetario a compensazione del costo del gas e dell’energia elettrica62, ma la corresponsione di compensazioni monetarie, da sola, non è in grado di risolvere al meglio il problema. Questo tipo di approccio, in effetti non può essere visto come una soluzione efficace in quanto, mantenendo inalterata la dotazione tecnologica e strutturale delle abitazioni coinvolte, non ne migliora l’efficienza e soprattutto non va minimamente a incidere sulle caratteristiche qualitative della struttura (ad esempio risanamento degli ambienti, infiltrazioni ecc.).

Il problema della “povertà energetica” dovrebbe comunque trovare un momento di confronto, soprattutto in un contesto di generale difficoltà del sistema economico dove, a livello europeo, non sono per nulla incoraggianti i segnali legati a povertà ed esclusione sociale.

 

61 Il totale degli oneri generali di sistema incide meno del 10% sul prezzo dell’energia elettrica per un consumatore tipo (AEEG)

62 In Italia sono già previsti un bonus per l’energia elettrica e uno per il gas, http://www.bonusenergia.anci.it/

Figura 11.4: percentuale di famiglie che dichiarano di non poter riscaldare adeguatamente la propria abitazione

11.4

Anche se sono diversi gli indicatori che sottolineano la crescente importanza del fenomeno, fortemente correlato alla crescita del costo dell’energia63. ad oggi soltanto il Regno Unito ha un quadro politico dedicato alla lotta alla povertà energetica, basato proprio su una definizione riconosciuta del problema. In tale contesto, nel paese sono state lanciate negli anni delle iniziative rivolte a migliorare il comfort energetico delle abitazioni che hanno affiancato, senza sostituirli, i tradizionali strumenti di compensazione. La legge energetica del 2011 ha introdotto il “Green Deal”, un programma nazionale di misure di efficienza energetica nelle case e nelle imprese di piccole e medie dimensioni. La particolarità del meccanismo sta nel “Pay-as-You-Save” per cui i beneficiari ottengono interventi di efficienza energetica con recupero direttamente in bolletta e per un importo comunque inferiore ai risparmi conseguiti dalle misure di efficienza energetica realizzate (Golder rule). Inoltre, a garanzia degli installatori, il meccanismo sarà associato all’abitazione e non a chi la occupa; in caso di compravendita dell’immobile l’obbligo di ripagare il costo del “green deal” ricadrà sul nuovo proprietario che beneficerà degli interventi effettuati. Inoltre, grazie al meccanismo ECO (Energy Company Obligation) i fornitori energetici saranno obbligati ad apportare interventi di isolamento termico negli appartamenti di famiglie che hanno difficoltà economiche, rivalendosi poi attraverso una maggiorazione in bolletta. All’interno del “Green Deal”, per alcune categorie di persone, è previsto anche il “Warm Front Scheme”, attraverso il quale sarà possibile ricevere fino a 3.500 sterline di finanziamento per lavori di isolamento. Inoltre, il “Warm Home Discount Scheme” prevede, sempre per i proprietari o gli affittuari con determinate condizioni di reddito, un contributo per le spese di riscaldamento e un extra contributo per i mesi più freddi o per eventi climatici estremi.

Infine, per evitare duplicazioni nei meccanismi di incentivazione e focalizzarsi meglio sul problema, nel 2011 è iniziato un processo di revisione indipendente della stessa definizione e dei criteri per identificare i soggetti affetti dal problema. I risultati del lavoro64 offrono delle basi preziose anche a chi vorrà definire e misurare la povertà energetica in un diverso Stato membro dell’Unione Europea.

63 http://www.precarite-energetique.org/files/WP3_D8_it.pdf

64 Vedi Hills 2012

Fonte: ENEA

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