Prendendo a esempio i risultati ottenuti con il VAN di un intervento in efficienza energetica, un intervento pubblico può produrre due effetti: ridurre l’importo dell’investimento o può contribuire ad incrementare i “ricavi” dell’investimento. Nel primo caso si va a diminuire la componente negativa iniziale attraverso contributi in conto capitale o a fondo perduto, concessi dallo Stato nella fase iniziale o scaglionati nel tempo (es. DF 55%); nel secondo si accresce la componente positiva garantendo un tasso di attualizzazione inferiore a quelli di mercato. Inoltre, come per le fonti rinnovabili, anche per la promozione dell’efficienza energetica sono stati elaborati dei meccanismi di mercato, spesso basati proprio sui certificati bianchi, dove il numero di titoli ottenuti è proporzionale ai risparmi energetici conseguiti. Tra le principali motivazioni alla base degli incentivi vi è la portata degli effetti connessi all’efficienza energetica, i cui benefici economici si estendono al di là della diminuzione del costo delle bollette, contribuendo ad esempio allo sviluppo economico e alla creazione di posti di lavoro difficilmente delocalizzabili. Andrebbero infatti approfonditi anche gli effetti economici correlati agli interventi di risparmio energetico, aspetto che il decisore pubblico può determinare attraverso la redistribuzione dei benefici tra famiglie e imprese, per aree geografiche o per settori economici. I risultati di queste scelte possono ad esempio includere una riduzione dei costi per le famiglie a basso e medio reddito o incentivi alle piccole imprese, prevedere nuove opportunità occupazionali per i lavoratori svantaggiati o compensare le perdite sofferte dai settori meno efficienti. Unendo ai benefici di ordine sociale quelli ambientali e quelli associati alla potenziale capacità degli interventi di efficienza energetica di riuscire a ripagarsi da sé, l’intervento pubblico trova ancora un valido motivo di esistere, anche se devono essere differenti rispetto al passato le modalità e l’intensità di aiuto. A livello europeo, ad esempio, è in corso una forte promozione di tutte quelle iniziative che possono essere di supporto allo sviluppo di un mercato privato dell’efficienza energetica. In particolare, ad oggi, le partnership pubblico-private sono lo strumento considerato utile a stimolare la ripresa economica e a sviluppare un mercato privato. Già nel 2009 la Commissione Europea nell’ambito del VII Programma Quadro di ricerca lanciava tre partenariati pubblico-privati (PPP) al fine di promuovere la competitività e sostenere l’occupazione, garantendo al tempo stesso la trasformazione verso un’economia più verde e sostenibile. Alla conclusione della prima fase dei progetti PPP, la Commissione considera ancora attuale il problema della presenza di barriere non tecnologiche alla diffusione industriale dei nuovi prodotti. Per questo, sono stati presentati nuovi piani pluriennali di partenariati pubblico-privati che identificano le priorità di ricerca per il periodo 2014-2020 (Horizon 202067) che sono tuttora in fase di consultazione con gli stakeholders. In generale si può parlare di partenariato pubblico privato (PPP) quando un servizio pubblico o un’opera pubblica o di pubblica utilità sono realizzati tramite una partecipazione attiva di soggetti privati, durante tutto il ciclo di vita dell’opera68. Tipicamente è possibile suddividere i progetti sviluppati tramite PPP sulla base o meno di generare introiti commerciali in grado di coprire il costo dell’investimento. Per le ragioni espresse in precedenza, gli interventi in efficienza energetica rientrano tra i progetti in grado di autosostenersi. Di conseguenza questo tipo di approccio è stato considerato uno strumento in grado di offrire un contributo importante per il raggiungimento degli obiettivi al 2020, anche grazie a un supporto normativo già definito.
– La nuova Direttiva Europea sull’efficienza energetica
La Direttiva Europea 2012/27/UE del 25/10/2012 sull’Efficienza Energetica (Energy Efficiency Directive -EED) nasce per garantire il raggiungimento degli obiettivi di riduzione e risparmio del 20% entro il 2020. Al suo interno sono raccolte alcune iniziative che avranno importanti riscontri sui settori di cui trattasi. Per il settore privato, è importante sottolineare l’obbligo per tutte le imprese che non sono PMI di sottoporsi ogni 4 anni ad audit energetici, “svolti in maniera indipendente da esperti qualificati e/o accreditati secondo criteri di qualificazione, o eseguiti e sorvegliati da autorità indipendenti conformemente alla legislazione nazionale”, per assicurare la massima trasparenza e soprattutto il massimo ritorno in termini di efficienza. Le imprese che non sono PMI e che attuano un sistema di gestione dell’energia (es. ISO 50001) o ambientale (es. ISO 14001) — certificato da un organismo indipendente secondo le pertinenti norme europee o internazionali — sono esentate dai requisiti di cui al paragrafo 4, a condizione che gli Stati membri assicurino che il sistema di gestione in questione includa un audit energetico sulla base dei criteri minimi fondati sull’allegato VI della Direttiva. Gli Stati Membri saranno chiamati anche a facilitare e promuovere un uso efficiente dell’energia anche da parte di piccoli clienti di energia e dalle utenze domestiche, incoraggiando anche cambiamenti comportamentali, ad esempio attraverso forme di incentivazione fiscale. Le imprese energetiche di pubblica utilità, i distributori di energia e le società di vendita di energia al dettaglio saranno chiamate a rispettare nel periodo 2014-2020 un obiettivo cumulativo di risparmio energetico, pari almeno all’1,5% annuo sul volume totale dell’energia venduta ai consumatori. Ogni Stato membro dovrà istituire un regime nazionale obbligatorio di efficienza energetica per garantire che distributori di energia e/o le società di vendita di energia al dettaglio conseguano, entro la fine del 2020, un obiettivo cumulativo di risparmio sugli usi finali dell’energia dell’1,5% sulla media dei volumi complessivi di vendita annuali anche se per questi obiettivi è prevista una certa flessibilità.
67 http://ec.europa.eu/research/horizon2020/index_en.cfm?pg=home&video=none
68 Il PPP non è definito né a livello nazionale né a livello comunitario, indica una vasta gamma di modelli di cooperazione tra il settore pubblico e quello privato. Per approfondimenti è possibile consultare il sito http://www.utfp.it
La Direttiva propone un ruolo molto importante anche per la Pubblica Amministrazione che, per i suoi edifici a partire dal primo gennaio 2014, dovrà rinnovare annualmente almeno il 3% della superficie coperta utile degli “edifici riscaldati e/o raffrescati posseduti ed occupati dal Governo centrale”, sia solo occupato che di proprietà, adeguandoli quantomeno ai requisiti minimi di prestazioni energetiche stabiliti. La norma sarà applicata in un primo momento a tutti gli edifici statali con una superficie coperta utile superiore ai 500 mq, abbassando la soglia a 250 mq a partire dal luglio del 2015, ma gli stati membri potranno anche decidere di coinvolgere le amministrazioni di livello inferiore. Inoltre è stato stabilito anche un impegno per gli acquisti pubblici affinché sia previsto l’utilizzo di prodotti, servizi ed immobili ad alta efficienza energetica e, in caso di bandi di gara per appalti di servizi con un contenuto energetico significativo, sia valutata la possibilità di concludere contratti di rendimento energetico a lungo termine che consentano consistenti risparmi. In Italia, la legge di conversione del Dl 7 maggio 2012, n.52, recante disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica (Spending Review) all’articolo 14 stabilisce che le pubbliche amministrazioni, entro 24 mesi “sulla base delle indicazioni fornite dall’Agenzia del demanio, adottano misure finalizzate al contenimento dei consumi di energia e all’efficientamento degli usi finali della stessa, anche attraverso il ricorso ai contratti di servizio energia69 (…), e anche nelle forme dei contratti di partenariato pubblico privato (…). L’affidamento della gestione dei servizi energetici(…) deve avvenire con gara a evidenza pubblica (…)”. MLEI – PDA Nel servizio energia vi è la totale assunzione di responsabilità da parte di un soggetto terzo (la ESCo), che libera il beneficiario (in questo caso la pubblica amministrazione) da ogni rischio finanziario e soprattutto consente di ripagare l’intervento grazie ai risparmi conseguiti. In questo modo, le pubbliche amministrazioni possono realizzare interventi di efficientamento anche in assenza di risorse finanziarie proprie e con solo capitale privato. Il contratto di partenariato pubblico privato è un “contratto avente per oggetto una o più prestazioni quali la progettazione, la costruzione, la gestione o la manutenzione di un’opera pubblica o di pubblica utilità, oppure la fornitura di un servizio, compreso in ogni caso il finanziamento totale o parziale a carico di privati, anche in forme diverse, di tali prestazioni, con allocazione dei rischi ai sensi delle prescrizioni e degli indirizzi comunitari vigenti”
Il quadro che si delinea è di un intervento da parte dei privati, per capitali, servizi e tecnologie sul patrimonio pubblico. In questa situazione, stante anche la presenza di incentivi che si rifanno sulle tariffe dell’energia, il pubblico può essere in grado di contenere fortemente le proprie spese energetiche, migliorando al tempo stesso la qualità delle strutture.
Il settore privato, invece, riesce ad acquisire e testare le competenze tecniche e finanziarie necessarie poi a costruire un mercato privato dell’efficienza energetica, eliminando le barriere ancora presenti. I partenariati sono previsti anche a livello europeo, inserendosi in particolare in quel filone di attività rivolte alle amministrazioni locali. A livello europeo sono state create le strutture PDA (Project Development Assistance Facilities) con lo scopo di aiutare le autorità pubbliche a raggiungere i loro obiettivi di pianificazione energetica (sostenibile). Lo scopo di una PDA è garantire il sostegno all’ente pubblico in tutte quelle attività necessarie a preparare e mobilitare gli investimenti, quali studi di fattibilità, la gestione dei rapporti con le parti interessate, l’ingegneria finanziaria, la redazione del “business plan”, la definizione delle specifiche tecniche e delle procedure di appalto, per una dimensione finanziaria degli interventi che può andare da qualche migliaio di euro a diversi milioni.
Figura 11.6: Le PDA facilities introdotte con il programma “Intelligent Energy70”

69 Il “contratto servizio energia” è una particolare tipologia contrattuale che può essere proposta nell’ambito della fornitura di un servizio energetico. I requisiti e le prestazioni che qualificano il contratto servizio energia sono contenuti nell’Allegato 2 del Dlgs 115/2008.
70 http://ec.europa.eu/energy/intelligent/getting-funds/elena-financing-facilities/index_en.htm
– MLEI-PDA
È una linea di finanziamento all’interno del programma Energia intelligente per l’Europa (IEE) per la creazione di strutture di assistenza per lo sviluppo di progetti (PDA facilities) per gli investimenti in energia sostenibile a livello locale. L’obiettivo è quello di assistere le autorità pubbliche – regioni, città, comuni o raggruppamenti di coloro – e gli enti pubblici per lo sviluppo di progetti di energia sostenibile bancabili71. Il finanziamento concesso, minimo 400.000 Euro, è sottoposto al vincolo di veder bandita la gara per la realizzazione dell’intervento entro tre anni, pena la restituzione di quanto ricevuto.
– Il fondo ELENA
È un programma di assistenza tecnica gestito dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI). Lo scopo del fondo è di fornire assistenza tecnica alle amministrazioni pubbliche per investimenti sul proprio territorio orientate alla diminuzione delle emissioni di gas serra. Comprende il finanziamento di studi di fattibilità, analisi di mercato, l’elaborazione di piani finanziari, audit energetici e la predisposizione di piani d gara per appalti pubblici ma anche la definizione di programmi e politiche energetiche. Il fondo garantisce la copertura del 90% di questi costi iniziali ma richiede un effetto leva di un fattore pari almeno a 20 tra investimento iniziale e investimenti successivi, per interventi di taglia intorno ai 50 milioni di euro.
– Il fondo ELENA – KfW
È un fondo pilota istituito per sostenere iniziative di minore dimensione. Lo strumento è gestito dal gruppo bancario tedesco KfW che fornisce assistenza tecnica e sovvenzione a quelle banche locali che decidono di finanziare investimenti locali nelle fonti di energia rinnovabili e dell’efficienza energetica per edifici pubblici e privati (inclusi alloggi privati, abitazioni sociali e illuminazione pubblica), per la costruzione di reti di teleriscaldamento, nel settore dei trasporti, nel settore ICT e altro.
– Il fondo CEB – ELENA
Il fondo CEB-ELENA si rivolge a quegli enti pubblici che intendono sviluppare l’efficienza energetica e/o progetti di energia rinnovabile nel campo “dell’edilizia sociale” al quale è improntata l’assistenza tecnica fornita dal CEB-ELENA. Pertanto, consente agli enti pubblici che non ne avrebbero la capacità finanziaria, di investire per attività di miglioramento dell’efficienza energetica negli alloggi sociali esistenti o negli edifici pubblici, come la sostituzione delle finestre, la ristrutturazione delle facciate e dei tetti, nonché la riqualificazione delle reti di teleriscaldamento urbano.
Anche in questo caso, tra le attività ammissibili vi sono quelle relative al perfezionamento di studi di mercato e fattibilità, business plan, audit enegetici, la preparazione di procedure di gara e di modelli contrattuali.
– Fondo Marguerite
Il Fondo Marguerite72 svolge le stesse funzioni per la parte relativa ai trasporti ibridi.
– Il fondo europeo per l’efficienza energetica EEE-F
Nasce a fine 2010 su proposta della Commissione Europea. Il fondo ha ricevuto in dote circa 146 milioni di Euro proveniente dall’European Energy Programme for Recovery e integra agli aspetti finanziari, un’assistenza tecnica (TA) e misure di informazione. È un fondo aperto a tutti Stati membri e ad altre istituzioni finanziarie pubbliche e private, in Italia vi ha aderito la Cassa Depositi e Prestiti. L’EEEF investe in progetti di risparmio energetico, efficienza energetica e energie rinnovabili, soprattutto in ambito urbano73 che siano in grado di soddisfare le normali richieste del mercato finanziario. Il Fondo segue infatti i principi di sostenibilità e fattibilità tipici delle istituzioni finanziarie a cui aggiunge anche considerazioni ambientali. Per questo ha previsto ingenti investimenti per le attività di assistenza tecnica, offerte dall’iniziativa congiunta ELENA (European Local Energy Assistance). Dell’intera dotazione, circa 20 milioni di euro sono stati destinati all’assistenza connessa alla predisposizione tecnica e finanziaria dei progetti che vogliono sviluppare partenariati pubblico/privati. I fondi sono utilizzati per coprire il 90% dei costi iniziali, con l’obiettivo di realizzare programmi di un importo pari ad almeno 50 milioni di euro e un fattore leva pari almeno a 20.
71 http://ec.europa.eu/energy/intelligent/getting-funds/call-for-proposals/how-to-apply/index_en.htm
72 http://www.margueritefund.eu/fundoverview.php?pageid=6
73 Gli investimenti, proposti da autorità locali e regionali, possono includere misure di risparmio energetico in edifici pubblici e privati, impianti di cogenerazione ad alto rendimento, impianti di teleriscaldamento o per il raffrescamento, interventi sul trasporto urbano, la modernizzazione di infrastrutture pubbliche quali l’illuminazione e le “smart grid” e investimenti nelle energie rinnovabili con un potenziale innovativo per la crescita.
La facility ha l’obiettivo di migliorare l’accesso ai finanziamenti (pubblici e privati) diminuendo il rischio collegato a tali investimenti, grazie alla rigorosa progettazione dell’intera architettura di progetto.
– JESSICA – Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas
I Fondi utilizzati per le iniziative di carattere energetico attingono anche dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), che prevede tra le attività la promozione di investimenti pubblici e privati volti a ridurre le disparità esistenti tra le diverse regioni dell’Unione europea. Oltre alle iniziative dirette, lo strumento FESR può sovvenzionare programmi finanziari promossi dagli Stati membri. Questi nominano un’autorità di gestione (a livello nazionale, regionale o ad altro livello) che provvederà a informare i potenziali beneficiari, selezionare i progetti e, in generale, monitorarne l’implementazione. Gli investimenti in questione, che possono assumere la forma di fondi propri, prestiti e/o garanzie, sono effettuati tramite fondi di sviluppo urbano e, se necessario, attraverso fondi di partecipazione.
In quest’ambito JESSICA è un’iniziativa della Commissione europea (tramite il FESR) realizzata in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti (BEI) e la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (CEB) orientata alla promozione dello sviluppo urbano sostenibile mediante meccanismi di ingegneria finanziaria. Il metodo previsto prevede l’accorpamento delle sovvenzioni destinate ai programmi di riqualificazione e sviluppo urbano (compreso il settore dell’edilizia popolare), con i prestiti e i finanziamenti da parte di banche, migliorando di fatto l’accesso al credito per gli attori che si occupano della riqualificazione urbana. I contributi del Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR) vengono allocati a Fondi per lo sviluppo urbano (FSU) che li investono in partenariati pubblico-provato o altri progetti inclusi in un piano integrato per lo sviluppo urbano sostenibile. Tali investimenti possono essere concessi sotto forma di azioni, prestiti e/o garanzie. L’iniziativa JESSICA assicura la sostenibilità a lungo termine della sua azione attraverso il carattere rotativo del contributo nei progetti; i rendimenti degli investimenti sono reinvestiti in nuovi progetti di sviluppo urbano, con un evidente effetto moltiplicativo. JESSICA promuove lo sviluppo della sostenibilità urbana offrendo sostegno a progetti nelle seguenti aree delle infrastrutture urbane, inclusi i trasporti, per i siti e il patrimonio culturale, per il risanamento di aree dismesse, la creazione di nuovi spazi commerciali per i settori PMI, IT e/o R&D, la realizzazione di edifici universitari e il potenziamento dell’efficienza energetica. Ad oggi l’iniziativa JESSICA è in corso di attuazione in diversi Stati e regioni dell’Unione Europea.
– Le iniziative collegate alla BERS
Anche per quanto riguarda la regione di competenza della Banca Europea per la Ricostruzione e lo sviluppo74, diversi studi evidenziano un potenziale di mercato dell’efficienza energetica. Ciò nonostante questo potenziale economico non viene utilizzato e la presenza di una serie di barriere frena anche qui gli investimenti. I progetti ammissibili, rivolti al settore dell’efficienza energetica nell’industria possono riguardare impianti di cogenerazione “on site” per l’utilizzo di calore per i processi e di elettricità, interventi di miglioramento tecnologico degli impianti di produzione e di distribuzione del vapore e/o dell’aria compressa, interventi di recupero del calore dai processi produttivi, interventi sull’isolamento termico, interventi sui motori elettrici, il miglioramento dell’efficienza dei sistemi illuminanti e l’introduzione o il miglioramento dei sistemi di controllo e gestione dell’energia.
L’attuale sistema incentivante della BERS prevede:
I Climate Investment Funds (CIF), strumenti di finanziamento globali volte a promuovere e sostenere la transizione verso basse emissioni di carbonio e lo sviluppo resistente ai cambiamenti climatici con investimenti erogati attraverso banche multilaterali di sviluppo (BMS).
Un nuovo programma per supportare le aziende ad attuare Sistemi di Gestione integrata dell’efficienza energetica (EEMS).
Un programma per il cofinanziamento fino al 50 per cento per l’acquisto di attrezzature / strumentazione e il costo di installazione relativa a EEMS in determinati settori.
il Programma regionale per l’efficienza energetica per il settore Corporate – per fornire il supporto di audit energetico per il comparto agro-alimentare;
Un programma di efficienza energetica per il settore pubblico.
74 http://www.ebrd.com/pages/homepage.shtml
– Project Bond ed efficienza energetica
La “Europe 2020 Project Bond Initiative” è stata lanciata nel 2011 dalla Commissione Europea all’interno della strategia 2020 per una crescita “intelligente sostenibile e inclusiva”. L’iniziativa prevede l’utilizzo di “nuovi” strumenti finanziari, i project bond, vale a dire dei prestiti obbligazionari emessi all’interno di operazioni di finanza di progetto (project financing) con cui si vanno a coprire le necessità di finanziamento a lungo termine di progetti di grandi dimensioni, promossi in alcuni settori chiave delle infrastrutture, compresa l’energia. I flussi di cassa previsti dalla gestione dell’opera devono poter garantire il rimborso del finanziamento e le garanzie prestate sono collegate esclusivamente al progetto finanziato. Il project bond interviene dalla fase di realizzazione dell’opera, a differenza di una classica obbligazione e tra i progetti potenzialmente eleggibili sono previsti anche quelli di efficienza energetica. In questo caso, come già visto per altri strumenti, la particolarità dell’intervento sarà connessa alla necessità di aggregare più interventi, sparsi sul territorio e riconducibili a un numero elevato di soggetti diversi. Anche qui sarà necessario definire strumenti progettuali in grado di rendere accessibili questi progetti al mercato privato dei capitali. La European Investment Bank75, nella fase pilota, fornisce un finanziamento o una garanzia sui bond per aumentare la probabilità di rimborso del debito da parte della società veicolo, riducendo i rischi legati alla generazione di cash flow da parte del progetto, sia nella fase di costruzione sia nella successiva fase operativa. Il finanziamento o la garanzia offerta dalla EIB rappresenta una percentuale del totale finanziato tramite project bond, fino a un massimo del 20% di tutto il debito senior che, se utilizzata, la linea di credito della EIB prende la forma di debito subordinato, a sua volta rimborsato tramite la generazione di cash flow del progetto e in via anticipata rispetto all’equity. Gli obiettivi della fase pilota di questa iniziativa sono quelli di stimolare l’investimento nei settori delle infrastrutture ritenuti strategici a livello UE e di incentivare l’intervento di capitali privati su progetti a medio lungo termine, che siano in grado di generare un cash flow stabile e un ritorno economico sufficiente a ripagare e remunerare adeguatamente gli investimenti. L’obiettivo è quello di attrarre una categoria di investitori che in Europa difficilmente entrerebbero in questo genere di progetti, evitando comunque di creare nuovi strumenti finanziari potenzialmente pericolosi per gli investitori. La normativa comunitaria, illustrata in precedenza, è già stata recepita in Italia attraverso il Dl 24 gennaio 2012, n. 1: il decreto ha modificato l’articolo 157 del Testo unico sugli appalti pubblici (D.lgs 163/2006) con l’introduzione per le società di progetto della possibilità di emettere titoli di debito, previa autorizzazione degli organi di vigilanza. I project bond potranno però essere sottoscritti esclusivamente dagli investitori qualificati e non potranno essere trasferiti a soggetti diversi da essi (come ad esempio fondi pensione).
11.5 Conclusioni
L’efficienza energetica potrebbe essere un ottimo investimento per i finanziatori privati. Offre infatti interessanti prospettive per quanto riguarda il ritorno economico, contribuisce in misura significativa allo sviluppo sociale e alla tutela ambientale e gode ancora di una serie di incentivi e possibilità offerte dai principali soggetti istituzionali europei. Nell’attuale fase di transizione da un periodo di meccanismi di mercato a un mercato privato dell’efficienza energetica è il settore pubblico che deve svolgere una funzione di traino nei confronti delle famiglie e delle imprese ma, diversamente dal passato, può farlo senza dover investire ingenti risorse finanziarie a fondo perduto. Le risorse pubbliche, infatti, sono sempre più scarse e dovrebbero essere indirizzate verso quelle situazioni in cui esiste un rischio di creare distorsioni, come ad esempio la lotta alla povertà energetica. Per quei progetti che possono risultare profittevoli, esistono già oggi una serie di strumenti e meccanismi in grado di attrarre gli investitori privati, in questo caso gli incentivi servono principalmente a mitigare il rischio associato e a rendere profittevoli anche quegli interventi che altrimenti dovrebbero essere sostenuti interamente dai governi. Questi ultimi dovranno essere capaci di guidare la transizione e l’ingresso degli operatori finanziari evitando il più possibile la creazione di strumenti speculativi. Gli attuali trend di crescita dei costi dell’energia, il miglioramento delle tecnologie di controllo e trasmissione dei dati e l’esperienza guadagnata dal settore finanziario in questa fase di transizione, rappresentano influenti driver per lo sviluppo di un mercato privato dell’efficienza energetica.
75 http://ec.europa.eu/economy_finance/financial_operations/investment/europe_2020/index_en.htm
Fonte:ENEA
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...