Crisi energetica e dipendenza dal gas russo, Legambiente e Kyoto Club: “Intervenire prima di tutto sul settore civile”

Pubblicato il nuovo studio Elemens “Dal Gas alle rinnovabili. Scenari e benefici economici dalladecarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici” elaborato per Legambiente e Kyoto Club in cui si fa un’analisi sugli effetti che interventi di questo tipo potrebbero e avere su un breve periodo (al 2025) e al 2030 con interventi sul patrimonio edilizio a partire dalle case più energivore (Classe G) e sostituendo i sistemi di riscaldamento domestico a gas con le pompe di calore

Efficientamento del parco edilizio ed elettrificazione dei consumi per il riscaldamento domestico sono per Legambiente e Kyoto Club un combinato perfetto per ridurre i consumi di gas, e quindi anche la dipendenza da quello russo, per diminuire le emissioni climalteranti migliorando la qualità dell’aria e per alleggerire il costo della bolletta. Se il nostro Paese percorresse contemporaneamente queste due strade, riqualificando ogni anno il 3% del patrimonio edilizio, come prevede la nuova strategia europea Renovation Wave, portandolo da una performance media di consumo di energia finale termica di 136 kWh/m2/anno (media attuale tra residenziale e civile) a circa 50 kWh/m2/anno ed elettrificando i consumi per il riscaldamento domestico puntando sulle pompe di calore, ecco che i consumi di gas si potrebbero ridurre nel giro di tre anni, ossia al 2025, di oltre 5,4 miliardi di metri cubi all’anno per arrivare al 2030 a ben 12 miliardi di metri cubi, pari al 41% delle importazioni dalla Russia e arrivando ad avere un risparmio di emissioni di gas climalteranti pari a 22 milioni di tonnellate di C02 oltre che a un risparmio in bollette per le famiglie. Inoltre, la riduzione del consumo di gas comporterebbe un ulteriore beneficio, legato alla riduzione degli incidenti che ogni anno avvengono legati al suo consumo. Solo nel 2019, sono stati 270 eventi con 35 decessi.

È quanto emerge in sintesi dal nuovo studio Elemens “Dal Gas alle rinnovabili. Scenari e benefici economici dalla decarbonizzazionedei sistemi di riscaldamento degli edifici” elaborato per Legambiente e Kyoto Club in cui si fa un’analisi sugli effetti che interventi di questo tipo potrebbero e avere su un breve periodo (al 2025) e al 2030 con interventi sul patrimonio edilizio a partire dalle case più energivore (Classe G) e sostituendo i sistemi di riscaldamento domestico a gas con le pompe di calore. In Italia i consumi civili valgono 32 miliardi di metri cubi ogni anno, il 43% di quelli nazionali e contribuiscono in maniera significativa a inquinare le città e a surriscaldare il Pianeta. Nella nostra Penisola sono 17,5 milioni (su circa 26 milioni) le abitazioni che utilizzano caldaie a gas per il riscaldamento. Per questi motivi, Legambiente e Kyoto Club chiedono di rendere più efficaci le politiche di incentivo per le riqualificazioni edilizie visto che, secondo Enea, la riduzione nel 2020 è stata di appena 0,3 miliardi di metri cubi di gas a fronte di 27 miliardi di euro di detrazioni fiscali.

“L’attuale crisi energetica – dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – ha messo in evidenza la fragilità di un sistema energetico largamente basato sulle importazioni di fonti fossili e in particolare di gas. In tutto ciò in Italia continuiamo a incentivare il gas, unico paese al mondo che regala caldaie a metano spendendo miliardi di euro ogni anno, una follia che stiamo pagando a caro prezzo. Tutti i paesi europei e le città stanno cambiando rotta, anche l’Italia ha tutto l’interesse a scegliere questa strada eliminando da subito il rimborso del 110% delle spese per le caldaie a gas, perché l’obiettivo è liberarsi dalle fossili e sostituire questi impianti con pompe di calore, come ha appena deciso di fare la Francia. E nelle nuove case, che sono già a standard Nzeb, vietare l’utilizzo del gas già dal prossimo anno. Possiamo raggiungere risultati ambiziosi – continua Zanchini – scegliendo come priorità gli edifici più energivori e premiando chi più riduce i consumi, e aiutando chi oggi sta più soffrendo la crisi con interventi negli edifici di edilizia residenziale pubblica e dove vivono le famiglie in condizioni di povertà energetica. In questo modo in pochi anni possiamo ottenere un risultato superiore alla costruzione di un nuovo gasdotto ma con benefici in termini di lavoro in Italia e riduzione delle bollette per le famiglie che possono arrivare all’80%”.

“Dall’utilizzo dei combustibili fossili nel settore del riscaldamento e raffrescamento deriva il 12% delle emissioni totali di CO2 equivalenti in UE. Inoltre, il 28% del consumo energetico annuale in Europa è derivante dalle fonti fossili. Questo dimostra quanto sia ancora urgente agire per una decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento, che è l’obiettivo della campagna di Kyoto Club e Legambiente. Oggi, grazie alla presentazione del Rapporto a cura di Elemens, la riflessione è focalizzata su questo tema. Abbiamo le tecnologie per sostituire le caldaie a gas con pompe di calore e rinnovabili: ci sono tutti i presupposti per fissare al 2025 la data di stop di installazione di sistemi di riscaldamento ‘fossili’”, commenta Clementina Taliento dell’Ufficio stampa e comunicazione di Kyoto Club.

Proposte Legambiente e Kyoto ClubIn questo contesto, Legambiente e Kyoto Club rilanciano una serie di proposte per accelerare questo processo di decarbonizzazione a partire dallo stop ai sussidi ambientalmente dannosi. Seguita da altre azioni: riformare l’econobus (passare da incentivi legati alle tecnologie al premiare interventi integrati che riducano i fabbisogni energetici degli edifici attraverso i più efficaci interventi di coibentazione, sostituzione di impianti e reti, inserimento di tecnologie per l’autoproduzione da fonti rinnovabili); prevedere nell’arco di tre anni la progressiva eliminazione delle agevolazioni IVA e accise su gas, senza dimenticare la progressiva decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici con l’eliminazione degli incentivi per l’installazione delle caldaie a gas (2023 esclusione dal superbonus 110%, 2026 esclusione dalla detrazione del 50%) e divieto di installazione nei nuovi interventi edilizi (2024) e nelle ristrutturazioni degli interi edifici (2027) nella prospettiva di elettrificazione e diffusione di pompe di calore integrate con fonti rinnovabili.

Esempi esteri: Dall’Irlanda alla Francia e al Belgio, nello studio di Elemens vengono citati anche alcuni esempi di politiche adottateall’estero da cui il nostro Paese potrebbe ispirarsi. Si va dall’Irlanda dove nel febbraio del 2020 è stato approvato un pacchetto per supportare il miglioramento delle classi energetiche degli edifici, con l’obiettivo di riqualificare energeticamente 500.000 case con classe energetica pari ad almeno la classe B2. Il supporto economico consiste nell’erogazione in conto capitale di un incentivo fino al 50% della spesa sostenuta per effettuare gli interventi, in particolare con attenzione alle persone che soffrono di povertà energetica è prevista l’intera copertura dell’intervento. Inoltre, gli interventi che possono avere un impatto maggiore nella riduzione del consumo energetico possono potenzialmente accedere ad un incentivo pari anche fino all’80% della spesa. Il piano prevede una spesa di 8 miliardi di € al 2030.

Altro esempio è rappresentato dalla Francia, che in seguito alla crisi energetica indotta dalla situazione geopolitica, ha deciso di portare a 9.000 € l’incentivo a supporto dell’installazione di pompe di calore In Belgio, il Climate Plan della regione delle Fiandre mira a rendere obbligatorio entro il 2023 la riqualificazione energetica degli edifici acquistati almeno fino alla classe D: questo intervento deve essere effettuato dall’acquirente entro i 5 anni successivi all’acquisto. Inoltre, per i nuovi edifici sarà proibito avere un riscaldamento a gas – se non in conformazione ibrida con pompa di calore – e entro il 2026 diventerà proibita anche la connessione alla rete del gas. Questo piano è sostenuto da agevolazioni fiscali e sussidi nei confronti delle pompe di calore e degli impianti ibridi.

Il caso Sardegna: Tornando in Italia, gli occhi sono tutti puntati sulla Sardegna che potrebbe diventare uno dei laboratori della transizione energetica. Come viene ricordato nello studio, la Sardegna è ad oggi l’unica regione italiana non ancora metanizzata tramite la rete nazionale. Questa condizione deve essere sfruttata come un’opportunità per sperimentare gli effetti delle politiche di elettrificazione, mettendo in abbinamento l’efficientamento degli edifici con una massiva penetrazione della generazione e autoproduzione da rinnovabili, sistemi di accumulo. La Sardegna può puntare ad essere la prima isola green del mediterraneo, puntando su efficienza e rinnovabili, riqualificazione edilizia. L’attenzione posta al tema è confermata dagli esiti del Capacity Market, che vedono come maggiori vincitori in Sardegna gli accumuli elettrici, i quali sono in grado di fornire oggi i medesimi servizi delle centrali fossili.

Fonte: ecodallecitta.it

Pellet e pompe di calore, conto termico più veloce

Manca poco alla riaccensione dei riscaldamenti: la data di avvio degli impianti varia fra la metà di ottobre e fine novembre, a seconda della zona climatica dove si colloca la casa. pellet

Chi sta pensando a un cambio di impianto “last minute” ha tre strade a disposizione per ottenere un aiuto economico dallo Stato. Ma la scelta è condizionata dal tipo di impianto che si vuole installare.

Per chi sceglie una caldaia a condensazione, l’unica via percorribile è quella della detrazione fiscale: il 65% (cioè l’ecobonus specifico per il risparmio energetico, confermato per ora fino al 31 dicembre 2017, con estensione fino al 2021 per chi esegue opere in condominio) o il 50% (più genericamente legato alle ristrutturazioni edilizie). Il conto termico, invece, anche nella versione rivisitata in vigore da maggio 2016, non incentiva questo tipo di impianti (se non in caso di apparecchi ibridi ad alte prestazioni, ma si tratta di una nicchia di mercato).

Al contrario, il conto termico, gestito dal Gse (Gestore servizi energetici) e senza scadenza, può essere una importante opportunità per chi pensa di ricorrere a una pompa di calore o una caldaia a biomassa (prioritariamente legno, pellet o cippato). In questi casi, infatti, è reale la concorrenza con l’ecobonus. Va premesso che in entrambi i casi il nuovo sistema deve garantire un alto grado di efficienza e l’intervento deve configurarsi come sostituzione o integrazione di una caldaia già esistente – con l’eccezione delle biomasse incentivate con il 65% per cui è ammessa anche l’installazione ex novo. Chi utilizza l’ecobonus sceglie di rientrare del 65% della spesa recuperando la somma, come “sconto” sull’Irpef, in rate di dieci anni e fino a un massimo di 30mila euro. Chi opta per il conto termico ottiene un contributo in genere più ridotto nell’importo (anche la metà rispetto al 65%), ma che viene erogato direttamente sul conto corrente del titolare della pratica a 90 giorni dalla fine dell’intervento. Oltretutto, in un’unica soluzione per importi fino a 5mila euro (o al massimo in due rate annuali) e con l’ulteriore vantaggio che non occorre avere un determinato livello di “capienza fiscale” per poter incassare l’incentivo (cioè avere da pagare per dieci anni una quota di Irpef o Ires almeno pari all’ammontare della rata del rimborso).

Fonte: ilsole24ore.com

RIFORMA DELLA BOLLETTA ELETTRICA, ECCO COSA CAMBIA

Parte la riforma della bolletta elettrica italiana. Con l’approvazione della delibera 582/2015/R/eel, l’Autorità per l’Energia (AEEGSI) dà il via al processo di revisione delle tariffe elettriche, rispondendo a quanto chiestoci dall’Europa con la direttiva comunitaria 27/2012 sull’efficienza energetica.

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A partire dal 1° gennaio 2016 e seguendo un processo graduale lungo tre anni, la riforma della bolletta elettrica andrà a colpire 30 milioni di utenti domestici. E “colpire” sembra essere il termine più adatto da usare se si considerano quelli che saranno i principali risultati di questa revisione strutturale: le tariffe elettriche aumenteranno a chi consuma meno a favore delle utenze più energivore
Stop alla struttura progressiva delle tariffe
La domanda nasce spontanea: cosa c’è di sbagliato in un sistema – come quello attuale – che fa pagare di più chi consuma di più? Risponde l’AEEGSI che il sistema a scaglioni che la riforma vuole cambiare si basa su sussidi incrociati tra consumatori in cui, chi utilizza un maggior quantitativo di energia, a parità di costi per il servizio, paga anche qualcosa per chi consuma di meno. “Al termine del processo di riforma, strutturato in 3 anni, quindi dal 1° gennaio 2018, la tariffa di rete (cioè i costi pagati per la trasmissione, distribuzione e misura dell’energia elettrica) e la tariffa per gli oneri di sistema (cioè i costi per sostenere attività di interesse generale per il sistema elettrico), in totale oltre il 40% della nostra bolletta, saranno uguali per tutti e per ogni livello di consumo”. In altre parole chi oggi ha bassi consumi andrà a pagare“l’esatto corrispettivo per il servizio che usa, non più agevolato, ma congruente con i costi”.

Per il ‘cliente tipo’ (con consumi medi di 2.700 kWh all’anno e una potenza di 3 kW) l’impatto della riforma – comprensivo delle imposte – potrebbe essere oggi stimato in 0,9 euro al mese nel 2016, 0,09 euro al mese nel 2017 e 0,76 euro al mese nel 2018, per una variazione totale stimabile tra 1 gennaio 2015 e 1 gennaio 2018 di 21 euro. La spesa media annuale passerebbe così dai 505 euro a 526 euro.

Cosa cambia con la riforma della bolletta elettrica?
Dal 1° gennaio 2016 cambieranno le tariffe per i servizi di rete, andando ad aumentare le quote fisse (per punto e per potenza) e riducendo di almeno il 25% l’entità del sussidio incrociato oggi esistente; inoltre verrà avviata la raccolta e la messa a disposizione dei clienti dei dati relativi ai valori di potenza massima prelevata.

Dal 1° gennaio 2017 ci sarà la piena applicazione della tariffa non progressiva per i servizi di rete e verrà effettuato il primo intervento anche sulla tariffa per gli oneri di sistema, limitando a 2 il numero di scaglioni di consumo annuo; verranno poi introdotte tutte le novità legate all’impegno di potenza, con l’offerta di un maggior numero di livelli tra cui scegliere.

Dal 1° gennaio 2018 la riforma sarà a regime, applicando la piena struttura non progressiva anche alla tariffa per gli oneri generali di sistema. Inoltre, verrà prolungata al 2016 la sperimentazione dell’attuale tariffa volontaria per le pompe di calore, consultando la possibilità di una sua estensione ad altri clienti domestici,  anche per raccogliere ulteriori proposte dalle associazioni dei consumatori e ambientaliste.

Bonus sociale ed efficienza energetica
Per le famiglie a basso reddito, l’Autorità ha poi previsto di potenziare il bonus sociale in maniera che la riforma della bolletta elettrica non comporti per loro alcun aggravio di spesa. A regime, per neutralizzare ogni effetto, la stessa Autorità ha segnalato a Governo e Parlamento l’opportunità di rafforzare stabilmente il bonus, sia in termini di intensità, portando lo sconto sulla bolletta dall’attuale 20% fino al 35% della spesa, sia con un ampliamento della platea di chi ne ha diritto.
La riforma infine consentirà “di liberare il potenziale di installazione di apparecchiature elettriche efficienti (come ad es. pompe di calore, auto elettriche o piastre a induzione), oggi frenate dagli eccessivi costi di utilizzo per la progressività della tariffa”.

 

Fonte: rinnovabili.it

CLIMATIZZAZIONE DOMESTICA: SEMPRE PIU’ RINNOVABILI E MENO GAS

Le rinnovabili guadagnano terreno nel riscaldamento domestico, a scapito del gas che registra una decisa contrazione dei consumi anche per la diffusione di apparecchi più efficienti. Le prospettive per il futuro sono buone in particolare per le pompe di calore , ancora relativamente poco diffuse. Ma se l’Italia è già molto vicina a raggiungere i suoi obiettivi in materia di efficienza energetica e rinnovabili termiche non è tanto per lo switching da fossili a rinnovabili nel riscaldamento, quanto grazie alla revisione delle statistiche, che fino ad ora hanno drasticamente sottostimato il contributo del riscaldamento a biomassa. Sono questi alcuni degli highlights emersi dal convegno tenuto il 5 giugno a Roma alla sede del GSE, nel quale Ref-e ha illustrato la seconda edizione della sua indagine sulla climatizzazione nel settore domestico. Un lavoro molto interessante e prezioso anche perché – come hanno riconosciuto anche i rappresentati di GSE ed ENEA presenti all’incontro – c’è ancora una grande carenza di dati su questa parte importante del mondo dell’energia: l’indagine di Ref-e, condotta con interviste su un campione di installatori riguardo alla loro attività (nel 2012 per questa seconda edizione) è praticamente il primo lavoro a fornire un quadro dettagliato.
Il mercato che è emerso dalla presentazione del report ha risentito pesantemente della crisi: circa 2,5 milioni di apparecchi installati nel 2012 contro i 3,2 milioni di quattro anni prima. In questo contesto rinnovabili termiche e tecnologie più efficienti come le caldaie a condensazione vanno meglio rispetto alle tecnologie convenzionali, specie nei nuovi edifici, che pesano per circa il 10% del mercato (vedi grafico sotto, si ingrandisce cliccando; da notare che le pompe di calore aria-aria sono per il 60% apparecchi per il solo raffrescamento).

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Gli impianti a gas, come si vede, continuano ad avere la fetta più grande della torta del nuovo installato, ma sono in calo rispetto all’edizione precedente del report, riferita a dati 2011 (tengono solo nel segmento degli impianti centralizzati). Andando a vedere anche le sostituzioni (grafico sotto) il panorama risulta ancora più favorevole alle fonti rinnovabili: la loro diffusione si conferma significativa, mentre per gli impianti a gas convenzionali (e ancor più per gasolio e GPL) il saldo tra apparecchi installati e sostituiti è fortemente negativo, a vantaggio della tecnologia a condensazione e, sempre più, di pompe di calore , biomasse e solare termico . pompa

Le tecnologie a rinnovabili svolgono prevalentemente un ruolo di parziale copertura dei consumi, anche se per biomasse e pompe di calore , specie nelle aree dal clima più mite, questi impianti forniscono spesso il 100% della copertura del fabbisogno termico. A livello nazionale circa il 30% delle PdC installate nel 2012 e circa il 25% degli impianti a biomasse non sono affiancati da altre tecnologie. La presenza della rete gas, che come sappiamo lascia scoperte vaste aree della penisola, come influenza le scelte sul riscaldamento? In assenza di reti, rileva l’indagine, a crescere è soprattutto la quota di gasolio e gpl, mentre quella delle rinnovabili non è più alta rispetto alle aree servite dalla rete gas: biomasse, PdC e solare , dunque, competono nello stesso segmento di mercato della fonte principale.Immagine

A differenza di quanto osservato per l’autonomo, le tecnologie che usano il gas naturale non perdono mercato nel segmento degli edifici con riscaldamento centralizzato, dove la penetrazione delle caldaie a condensazione è ancora più forte che nel segmento autonomo; è abbastanza significativo il processo di sostituzione tra apparecchi a gas naturale e apparecchi a gasolio.  Come si aspettano che vadano le cose nel prossimo futuro gli installatori intervistati da Ref-e? Le attese sono decisamente negative per gli impianti a gasolio, GPL e caldaie a gas tradizionali. Le tecnologie più promettenti secondo gli intervistati sono le pompe di calore , ma le indicazioni mostrano una crescita rilevante anche per le caldaie a condensazione a gas e per le altre tecnologie che impiegano rinnovabili.

 

Fonte: qualenergia.it

Pompe di calore, nuova tariffa elettrica e una marcia in più

La nuova tariffa elettrica in arrivo per le pompe di calore permetterà risparmi di diverse centinaia di euro per impianto, superando il più grosso ostacolo alla diffusione di questa tecnologia in Italia: il costo dell’elettricità. Una novità che, con la proroga dell’ecobonus fino a dicembre, candida il 2014 ad essere l’anno d’oro delle pompe di calore.
Il 2014 potrebbe essere un anno d’oro per le pompe di calore in Italia; fino al 31 dicembre questa tecnologia godrà delle detrazioni fiscali del 65% e da giugno sarà superato anche uno dei più grossi ostacoli alla diffusione di questa tecnologia nel nostro paese: il costo dell’elettricità. Infatti, è in arrivo una nuova tariffa elettrica dedicata. Una novità che migliora nettamente la convenienza economica di questo modo di climatizzare gli ambienti: per chi installa una pompa di calore, la nuova tariffa consentirà un risparmio di diverse centinaia di euro l’anno sulla bolletta elettrica.

pompe di calore

Le cose miglioreranno nettamente con la nuova tariffa che sarà in vigore da giugno, alla quale potranno accedere, in via sperimentale e volontaria, gli utenti che installino una pdc come impianto di riscaldamento principale in un’abitazione di residenza, anche nel caso in cui scelgano il mercato libero. Con il nuovo sistema tariffario infatti il costo del KWh sarà costante, a prescindere dai consumi. Gli utenti che la sceglieranno potranno accedere alla tariffa D1 e pagheranno tutti i kWh consumati – compresi quelli destinati alla pdc – circa 21 centesimi (a seconda di come verranno aggiornati oneri di sistema, di rete e imposte da qui a giugno). Conseguenza pratica? Per il nostro consumatore ipotetico che si scalda con la pompa di calore elettrica (7.700 kWh l’anno di consumi e potenza impegnata 4,5 kW) la bolletta dovrebbe scendere dai potenziali 2.404 euro di oggi (in caso scegliesse il servizio di maggior tutela) a circa 1.620 euro l’anno: un risparmio di quasi 800 euro l’anno! È evidente che la novità piaccia ai produttori di pompe di calore: “La progressività delle tariffe elettriche italiane era un grosso ostacolo alla diffusione delle pompe di calore in Italia”, spiega a QualEnergia.it, Fernando Pettorossi, responsabile del gruppo Pompe di calore di Anima-Co.Aer., l’associzione dell’industria italiana del settore che, spiega “pur essendo stata all’avanguardia, finora è stata costretta a esportare circa il 50% della produzione”. “Giudichiamo in maniera molto positiva – continua Pettorossi – la nuova tariffa che sarà introdotta. Ora la palla è nelle mani degli operatori della filiera: bisogna trarre il massimo da questo 2014 che si annuncia l’anno più propizio per questa tecnologia visto che, oltre alla nuova tariffa, fino al 31 dicembre sono ancora in vigore le detrazioni fiscali del 65%, l’incentivo più attraente per le pdc”.
Fonte: qualenergia.it

100% dell’energia da vento, sole, acqua e biomasse? Per il Fraunhofer è possibile

Con un aumento significativo, ma realistico, della sua produzione rinnovabile, la Germania potrebbe soddisfare tutti i propri bisogni energetici entro il 2050, compresi i trasporti e il riscaldamento.

Il Fraunhofer Institut ama guardare lontano ed ha provato ad immaginare uno scenario in cui la Germania sarà alimentata nel 2050 al 100% da energie rinnovabili, e non stiamo parlando solo dell’energia elettrica, ma di tutti i consumi, quindi anche il riscaldamento e i trasporti. Riducendo alcuni consumi e migliorando l’efficienza, è possibile soddisfare la domanda di energia con “soli” 1000 TWh (vedi grafico in basso), di cui 486 dall’eolico on shore, 240dall’offshore, 190 dal fotovoltaico, 50 dalle biomasse e 24 dall’idroelettrico (la Germania ha poche montagne). Questo significherebbe moltiplicare per nove l’attuale produzione rinnovabile; traguardo ambizioso, ma possibile, tenendo anche conto dei miglioramenti nella tecnologia.

Già, ma come funzionerebbe un mondo elettrico?

Il riscaldamento verrebbe fornito da pompe di calore che possono più o meno moltiplicare per tre l’energia elettrica impiegata (1). Con un miglioramento dell’isolamento termic, le esigenze di calore in Germania sarebbero soddisfatte da 330 TWh. I trasporti verrebbero realizzati con la doppia modalità di veicoli elettrici (120 TWh) e power-to-gas (235 TWh), cioè produzione di metano da fonti rinnovabili, di cui esistono già dei prototipi. La nostra speranza è che vinca il modello tedesco, progettuale e fortemente orientato alle rinnovabili, rispetto al modello americano, troppo timido e dominato dalle lobby fossili.

(1) La pompa di calore usa l’energia elettrica per spostare energia da un ambiente più freddo (esterno) ad uno più caldo (interno), in modo analogo ad un frigorifero (dove però gli ambienti sono scambiati).  Il rapporto tra calore in uscita e lavoro in ingresso è detto coefficiente di prestazione; dipende dalla differenza di temperatura, ed è all’incirca uguale a tre se il freddo esterno non è troppo intensoScenario-rinnovabili-Germania

Fonte: ecoblog

Samso, l’isola delle energie rinnovabili in Danimarca

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Samso è una delle 3 isole ecologiche al mondo, insieme a King in Australia e Utsire in Norvegia. Appartenente alla Danimarca, situata tra Copenaghen e lo Jutland, conta all’incirca 4500 abitanti e 22 piccoli agglomerati urbani. Nel 1997 l’Agenzia Danese per l’Energia lanciò un concorso nazionale per individuare l’area da destinare ad un progetto di rinnovamento: realizzare un paradiso ecologico in grado di produrre energia solo da fonti sostenibili. La scelta cadde su questo isolotto di 114 km quadrati, altrimenti destinato a morire sotto l’effetto imperante della globalizzazione, che stava portando i giovani a trovare fortuna altrove. Samso era sempre sopravvissuta grazie all’agricoltura, ma negli ultimi anni le grosse aziende stavano lentamente soppiantando il lavoro dei piccoli agricoltori. L’essere stati scelti come isola ecologica ha rappresentato un notevole cambio di rotta per il destino dei samsingers, gli abitanti del posto. E’ stato realizzato prima di tutto un parco eolico offshore composto da 10 turbine che si innalzano al largo della costa del Mare del Nord. Altre 11 sono state impiantate sulla terraferma, addobbate dai privati come fossero attrattive turistiche, tanto che su alcune è possibile salire fino in cima.samso-pale-eolice-250x156

Questo progetto è costato intorno ai 28 milioni di euro ed è stato finanziato direttamente dai comuni e dai singoli cittadini, agevolati dal governo tramite sovvenzioni e forme di abbattimento fiscale. Spese che oggi vengono ammortizzate grazie ai guadagni ottenuti della produzione della stessa energia. L’esperimento dell’isola ecologica non si è fermato comunque qui. Ogni abitazione ha rivestito il proprio tetto di muschio per evitare la dispersione di calore e sono stati inseriti dei pannelli solari, di modo che si possa provvedere a parte del riscaldamento della casa. Il restante viene ottenuto dalle biomasse. Molte famiglie hanno sostituito le caldaie con pompe di calore geotermiche e stufe a segatura e pellet. Attualmente si sta lavorando per la progressiva introduzione di impianti a idrogeno per i mezzi di trasporto, sia pubblici che privati. Tutto questo desta notevole interesse da parte dei turisti, che ritrovano su quest’isola il senso dell’amore per la propria terra e ritmi quotidiani all’impronta del relax. Spiagge, villaggi colorati e aria pura contribuiscono a rendere la permanenza ancora più piacevole. L’agricoltura resta ancora una delle attività tipiche di questa isola verde, tanto che ad agosto si tiene un importante festival sui prodotti agroalimentari, volti a sponsorizzare i prodotti locali. Dopo poco più di 10 anni possiamo pertanto riconoscere che l’esperimento sia riuscito, garantendo non solo all’isola di risollevarsi dal punto di vista economico, ma consentendo ai suoi abitanti di migliorare la qualità della vita e dell’ambiente.

Fonte: tuttogreen

Ecobonus, il decreto è legge. Sconti per elettrodomestici e caldaie: cosa dice il provvedimento

Ok del Senato con 249 sì e appena 2 contrari. Vantaggi economici in arrivo per i grandi elettrodomestici e per le caldaie: è legge il decreto Ecobonus che alza gli sconti per le ristrutturazioni e per gli interventi di risparmio energetico. Il provvedimento non è stato modificato. Ecco i principali contenuti del decreto375860

Arrivano i nuovi sconti per i grandi elettrodomestici e per le caldaie: è legge il decreto Ecobonus che alza gli sconti per le ristrutturazioni e per gli interventi di risparmio energetico. Il via libera quasi all’unanimità è arrivato con una seduta lampo dal Senato: 249 i voti favorevoli, solo 2 i contrari. Ora le norme approdano in Gazzetta Ufficiale e subito scatteranno, con effetti pratici, le novità introdotte durante l’iter parlamentare. Tra queste la possibilità di scontare dall’Irpef l’acquisto dei grandi elettrodomestici o di poter sfruttare il bonus del 65% per le caldaie a pompa di calore, tra le quali anche alcuni impianti di aria condizionata. Tra le ultime novità quelle che rendono gli incentivi stabili a partire dal 2014 (ma il governo dovrà trovare le risorse con la Legge di Stabilità ad ottobre) e le detrazioni del 65% per l’efficienza energetica applicabili per tutto il 2013 anche all’adeguamento antisismico.

Ecco i principali contenuti del decreto.

– EFFICIENZA ENERGETICA: detrazione d’imposta del 65%, ripartita in 10 anni, per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2013 per la riqualificazione energetica di edifici; per gli interventi sulle parti comuni dei condomini le detrazioni sono per le spese sostenute fino al 30 giugno 2014.

– POMPE DI CALORE: sono detraibili anche le spese di sostituzione di impianti di riscaldamento con pompe di calore ad alta efficienza ed impianti geotermici a bassa entalpia e di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore.
– CONSOLIDAMENTO ANTISISMICO: una detrazione del 65% delle spese per il consolidamento antisismico su prime case e capannoni nelle zone sismiche ad alta pericolosità (zone 1 e 2); vale fino al 31 dicembre 2013.
– RISTRUTTURAZIONI: prorogata al 31 dicembre 2013 la scadenza dell’innalzamento delle detrazione IRPEF dal 36 al 50% delle spese per le ristrutturazioni, entro un limite di 96.000 euro.

– MOBILI E FRIGO: detrazione del 50% delle spese per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici di classe non inferiore alla A+ (per i forni classe A), per le case oggetto di ristrutturazione, per un importo massimo di 10.000 euro.
– STABILIZZAZIONE INCENTIVI: dal 2014 tutti gli incentivi del settore saranno stabilizzati (stop alle semplici proroghe): ”le misure e gli incentivi selettivi di carattere strutturale” riguarderanno l’efficienza energetica e idrica, il sismico, la messa in sicurezza degli edifici, la depurazione delle acque contaminate da arsenico, la sostituzione delle coperture di amianto negli edifici. La quantità delle detrazioni sarà decisa nelle Legge di Stabilità, a ottobre.

– EDIFICI A ENERGIA QUASI ZERO: Entro il 31 dicembre 2020 tutti i nuovi edifici dovranno essere a ”energia quasi zero”; per gli edifici pubblici, comprese ospedali e scuole, il termine è anticipato al 31 dicembre 2018. Entro giugno 2014 il governo dovrà elaborare un Piano di azione.

– APE: l’Attestato di prestazione energetica sostituisce l’Ace (attestato di certificazione energetica). Esso deve essere fornito per i nuovi edifici dal costruttore; per gli edifici esistenti venduti o locati, dal proprietario. Senza l’Ape i contratti di vendita e locazione sono nulli. L’Ape, redatto da un tecnico accreditato, ha una validità di 10 anni e deve essere aggiornato ad ogni intervento che modifichi le prestazioni energetiche. Il governo si è impegnato, accogliendo un ordine del giorno, a modificare, in un successivo provvedimento la norma che sanziona con la nullità il contratto di locazione qualora il proprietario non alleghi l’Ape.

Fonte: eco dalle città

Ecobonus al 65% per gli elettrodomestici estesi anche a pompe di calore, caldaie e condizionatori

Il Senato ha approvato l’estensione dell’ecobonus riservato alle ristrutturazioni edilizie anche agli elettrodomestici di classe A+ e a caldaie e pompa di calore103874397-620x350

Con un emendamento votato oggi al Decreto Efficienza energetica, il Senato ha approvato l’estensione al 65% delle detrazioni per chi acquista una nuova caldaia o per un nuovo impianto a pompa di calore. Nello stesso provvedimento è passato anche l’emendamento in cui il Governo si impegna a evitare di elevare l’Iva per i supporti integrativi dei libri scolastici dal 4% al 21%. Accanto agli elettrodomestici a incasso sono stati inclusi dunque anche i grandi elettrodomestici che potranno usufruire della detrazione del 50% dell’importo speso così come i mobili fino a una somma totale di 10 mila euro e per tutto il 2013. Il bonus sarà spalmato su 10 quote annuali e i colleghi di Soldiblog spiegano che i bonus per le ristrutturazioni sono estesi anche ai condomini, per cui la proroga vale fino al 31 dicembre 2014 qualora gli interventi di riqualificazione interessino il 25% della superficie dell’involucro del palazzo. Ha detto Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo Economico:

Sono risorse che consentiranno di sostenere un comparto importante, contribuendo in questo modo a dare un sostegno deciso al made in Italy.

Fonte: Il Mattino

12.4 Analisi di regressione per il costo dell’investimento nelle tecnologie specifiche

L’analisi di regressione è stata effettuata sul costo degli investimenti per tecnologie specifiche, utilizzando le stesse quattro variabili indipendenti. I risultati per ciascuna tecnologia e per le quattro variabili sono mostrati nella tabella 12.3.

Tabella 12.3 Risultati dell’analisi di regressione per il costo dell’investimento nelle tecnologie specifiche

12.3

I risultati per l’investimento complessivo per famiglia generalmente si riflettono nei risultati per le singole tecnologie: con tre t-test significativi per i “gradi giorno” e con due t-test significativi e due quasi significativi per “spesa familiare non alimentare e non energetica”.

Per interventi su solare termico, come era prevedibile, i “gradi giorno” non sono risultati significativi. Solamente la variabile “spesa familiare non alimentare e non energetica” ha un coefficiente quasi significativo.

Gli investimenti in solare termico offrono comunque un aspetto particolare. A causa della maggiore insolazione nel Sud Italia85, avremmo dovuto trovare più applicazioni nel sud che nel nord, ma questo non è riscontrabile nei dati osservati. Come indicato nella figura 11.4, ci sono quattro eccezioni nel Nord: Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia presentano un valore di investimento per famiglia nel solare termico più alto rispetto al Sud. Nel Sud, sei regioni presentano un valore di investimento medio per famiglia inferiore a quello registrato nel centro Italia, con la Sardegna unica eccezione.

Questo risultato mette in luce l’importanza dei fattori locali, non considerati nell’analisi in quanto di difficile quantificazione a livello regionale, quali la differente attenzione posta verso l’organizzazione di campagne locali di promozione e la differente presenza di installatori qualificati o di società di servizi energetici.

 

85 Si passa da circa 1.250-1.850 kWh/m2 di insolazione media

 

Figura 12.4: Costo medio di investimento nel solare termico, anni 2008-2010 (Euro/famiglia)

12.4

12.5 Conclusioni

Le principali indicazioni che è possibile trarre dalla combinazione dei risultati ottenuti risultano:

– Gli investimenti effettuati nel triennio sono fortemente correlati alla capacità di spesa delle singole famiglie. Sarebbe opportuno approfondire il tema di come effettuare interventi di efficienza energetica nelle famiglie con una bassa capacità di spesa.

– I gradi giorno influenzano in misura positiva il comportamento di investimento delle famiglie; questa relazione trova conferma nel minor investimento riscontrato nel sud Italia.

– Quest’ultimo punto non trova però conferma negli investimenti osservati per il solare termico, che avrebbero dovuto seguire un andamento collegato alla maggiore insolazione. Le motivazioni alla base di questa “anomalia” sono probabilmente legate ad una insufficiente disponibilità sul territorio di tecnologie, installatori e personale qualificato, nonché di campagne di informazione e promozione locali.

– Per capire meglio questi fenomeni locali, andrebbe rafforzata la raccolta sistematica di informazioni e dati dei programmi regionali di promozione dell’efficienza energetica, in collaborazione con i diversi stakeholder nazionali e locali (Regioni e Enti Locali, ENEA, distributori di energia, associazioni industriali/imprenditoriali, agenzie energetiche locali, ..).

– Inoltre, sarebbe opportuno accelerare le attività di qualificazione degli operatori nel campo dell’efficienza energetica, in particolare nel Sud e nelle aree rurali.

– Le decisioni di investimento non sono risultate strettamente ricollegabili a un’analisi di tipo economico tesa a valutare il rientro dell’investimento attraverso i risparmi ottenibili. Le stime del modello non hanno infatti evidenziato una correlazione significativa né con il ‘payback’ energetico né con la spesa famigliare energetica. Per poter raffinare l’analisi sarebbe opportuno raccogliere oltre al costo totale dell’intervento anche il costo per capacità energetica installata, che permette anche un’analisi dei prezzi.

 

Fonte: ENEA