Risparmio energetico col cappotto verde dell’ENEA

L’ente di ricerca italiano sperimenta un cappotto termico per edifici fatto di piante rampicanti. Ecco come funziona.http _media.ecoblog.it_3_3c9_risparmio-energetico-cappotto-verde-enea

Che il cappotto termico per gli edifici sia una soluzione efficace per ridurre drasticamente i consumi di energia per il riscaldamento e il raffreddamento domestico è ormai cosa nota tra i professionisti del risparmio energetico. Che il cappotto si possa fare con un giardino verticale, invece che con pannelli isolanti, è invece la nuova frontiera della ricerca.

Da alcuni anni, infatti, vari enti di ricerca e società private stanno sperimentando i risparmi in termini energetici derivanti dalla copertura a verde delle mura perimetrali degli edifici. Tra queste sperimentazioni c’è anche quella dell’ENEA, l’ente pubblico italiano che guida la ricerca in fatto di energia e risparmio energetico. La sfida è trovare piante che crescano bene, in fretta e con pochissima manutenzione su strutture poste non a contatto con l’edificio ma leggermente staccate dalle pareti. Queste piante, inoltre, devono consumare poca acqua e non devono attirare zanzare, insetti fastidiosi o nocivi, topi o altre specie infestanti che potrebbero causare problemi agli inquilini. Ma quanto si può risparmiare, in termini di energia, con una copertura verde del genere? Abbastanza: l’ENEA stima una diminuzione dei consumi del 15% e un abbattimento del 40% degli scambi termici tra dentro e fuori l’edificio, con una temperatura interna di 3 gradi inferiore in estate. Per ottenere ciò bisogna piantumare diverse specie arboree su tetti, terrazzi e pareti esterne. Il progetto pilota ha come sede il Centro Ricerche ENEA Casaccia.

Abbiamo realizzato una parete vegetale basata su un sistema estensivo di tetto-giardino e su una struttura autoportante posizionata a 50 cm dalla parete dell’edificio della Scuola delle Energie, dove svolgiamo corsi di formazione – spiega Carlo Alberto Campiotti del Dipartimento Unità per l’efficienza energetica ENEA – Successivamente abbiamo iniziato lo studio delle interazioni tra le coperture verdi, i flussi energetici, il microclima e il comfort interno, diversificando le specie vegetali“.http _media.ecoblog.it_1_14e_enea-risparmio-energetico-pareti-intelligenti

Lo strato di piante posto a mezzo metro dal muro crea un cuscinetto termico isolante intorno all’edificio perché il sole, in estate, invece di battere sul muro viene captato dalle piante mentre il freddo, in inverno, viene schermato dal muro verde. In più, sempre in inverno, si crea un effetto camino tra parete murata e parete vegetale che abbassa i consumi per il riscaldamento del 10%. Il risparmio in bolletta è notevole, così come la riduzione delle emissioni di CO2 dell’edificio dovuta alla combustione del combustibile per il riscaldamento invernale e al consumo elettrico per il raffrescamento estivo. Ma non tutte le piante sono adatte, come spiega l’ENEA: “Ogni pianta ha una propria tipologia fogliare data da colore, spessore, forma, disposizione sui fusti e ciclo biologico, che determina la quantità di radiazione solare che riesce a captare anziché colpire le pareti dell’edificio“.

La Pandorea Jasminoides variegata – spiega Germina Giagnacovo del Servizio efficienza energetica nelle attività produttive – è una pianta rampicante sempreverde e mostra un’ottima capacità di neutralizzazione della radiazione solare, così come, anche se in modo leggermente inferiore, la Lonicera Hall’s Prolific e la Parthenocissus quinquefolia“.

Oltre a proteggere l’edificio, il giardino verticale ha anche un altro effetti beneficio per l’intera città: riduce l’effetto “isola di calore“, che da solo è in grado di far salire la temperatura estiva dei centri urbani e il consumo di energia anche dell’8% per ogni grado in più di temperatura percepita. I tetti verdi, poi, assorbono molta acqua piovana e la rilasciano gradualmente al sistema fognario, limitando così il rischio di “bombe d’acqua” e i relativi danni che ben conosciamo. Infine, 25 m2 di superficie vegetale generano ossigeno per una persona, mentre 1 m2 elimina 0,2 kg di particolato dall’aria.

Fonte: ENEA

Energia, ENEA: aumentano consumi finali e produzione elettrica ma anche emissioni di CO2

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È uno scenario complesso quello delineato da ENEA per i primi tre mesi del 2017, con un sensibile peggioramento dell’indice ISPRED che misura la transizione del sistema energetico nazionale sulla base di sicurezza, prezzi e andamento della CO2. Segnali di ripresa per il sistema energetico nazionale con l’aumento di consumi finali di energia (+1,7%) e produzione elettrica (+6,4%) ma, allo stesso tempo, criticità emergenti sul fronte della sicurezza, dei prezzi e delle emissioni di anidride carbonica. È uno scenario complesso quello delineato dall’Analisi Trimestrale ENEA relativa ai primi tre mesi del 2017, con un sensibile peggioramento (-10% su base annua) dell’indice ISPRED che misura la transizione del sistema energetico nazionale sulla base di sicurezza, prezzi e andamento della CO2.

“L’inverno 2016/2017 – spiega Francesco Gracceva, l’esperto ENEA che ha coordinato l’Analisi – ha fatto emergere alcune fragilità del nostro sistema energetico che negli ultimi anni erano state sottovalutate e mostrato come la transizione energetica continui a presentare aspetti problematici. Le nostre simulazioni così come quelle di ENTSO-E, l’Associazione europea dei gestori delle reti elettriche, evidenziano che nel corso dell’estate potrebbero verificarsi problemi di adeguatezza, in particolare nel Centro-Nord, qualora si verificasse un mix di condizioni estreme con alte temperature, bassa produzione da fonti rinnovabili non programmabili e bassa idraulicità”.

Ma non solo. Il forte aumento della produzione interna di elettricità e la ripresa della domanda di gas per usi finali hanno determinato il secondo incremento trimestrale consecutivo delle emissioni di CO2  (+2,8%), che quest’anno potrebbero raggiungere livelli simili a quelli del 2013. Nello specifico, dall’Analisi emerge che nel primo trimestre 2017, i consumi di energia primaria sono tornati a crescere (+0,9%), trainati dal forte aumento dell’utilizzo di gas (+9%), mentre i consumi finali sono aumentati dell’1,7%, con un +3% nel civile, per effetto delle condizioni climatiche e un +2% nell’industria per la ripresa della produzione. In crescita anche la produzione elettrica nazionale (+6,4%) con una quota di termoelettrico pari al 73% del totale (con punte del 77% a gennaio), un livello che non si registrava da un decennio. In sensibile calo l’import di elettricità (-29%) anche se in misura minore rispetto al -60% del IV trimestre 2016. Questo insieme di elementi ha determinato un periodo transitorio di forti rialzi dei prezzi sulla borsa elettrica, fino a 94 euro/MWh di media giornaliera nella zona Nord a gennaio. Una dinamica simile ha coinvolto il sistema gas, dove i picchi di domanda vicini ai massimi storici (425 Mm3) hanno indotto i decisori a raccomandare un aumento delle importazioni con un impatto sui prezzi che, sempre a gennaio, sul mercato all’ingrosso italiano sono stati di quasi 4€/MWh più alti rispetto al resto d’Europa. Di fatto, nel caso in cui non fossero completamente disponibili tutti i punti di entrata nella rete nazionale, la copertura di picchi eccezionali di domanda potrebbe risultare problematica. Tre fattori hanno determinato questo scenario: il forte calo delle importazioni di elettricità (con un picco di -68% a gennaio) per il fermo temporaneo di parte degli impianti nucleari francesi tra fine 2016 e inizio 2017; la scarsa idraulicità che ha determinato una diminuzione della produzione idroelettrica che prosegue ormai da due anni; la progressiva sostituzione del carbone con gas, un trend iniziato nel 2016. Questi tre elementi hanno spinto la ripresa del ruolo del gas che nel I trimestre 2017 ha segnato + 18% dopo il +27% del IV trimestre 2016.

“Nel breve-medio periodo sarà importante capire in che misura i fattori congiunturali che hanno determinato le criticità degli ultimi mesi possano divenire strutturali. Le prospettive incerte del parco nucleare francese, la possibilità che i cambiamenti climatici già in atto abbiano effetti di lungo termine sull’idraulicità come anche sui picchi di caldo estivo, la possibilità che si verifichino nuovamente punte invernali della domanda di gas vicine ai massimi storici costituiscono altrettante ragioni per ritenere che la seconda eventualità non possa essere esclusa a priori”, conclude Gracceva. Il nuovo numero dell’Analisi Trimestrale ENEA contiene anche una valutazione della dinamica del peso dell’energia sui costi dell’industria italiana, da cui emerge, tra le altre cose, che la crisi economica sembra aver portato a un peggioramento della posizione relativa dell’industria italiana energy intensive.

Per l’Analisi Trimestrale completa clicca qui

Fonte: ecodallecitta.it

 

Energia dalle onde marine, ENEA: in Sardegna un giacimento enorme

Secondo i ricercatori dell’ENEA nei mari della Sardegna si nasconde un giacimento di energia immenso. E non è petrolio, né gas.energia-onde-marine-sardegna-enea

L’ultimo studio ENEA sull’energia dalle onde marine svela un vero e proprio giacimento al centro del Mar Mediterraneo: la Sardegna. In particolare quella occidentale. Secondo i dati e i calcoli dell’ENEA, infatti, è proprio al largo della Sardegna occidentale che si verificano le onde migliori per lo sfruttamento a fini energetici del mare. Il potenziale energetico di questa zona è di circa 13 kW per chilometro di costa: quasi il doppio rispetto alle zone migliori della Sicilia (7 kW/m), il triplo rispetto ai 4 kW per metro di costa del basso Tirreno (4 kW al metro), il quadruplo rispetto a Ionio e Medio Tirreno (3 kW/m), 6 volte rispetto al Mar Ligure (2,5Kw/m) e all’Adriatico (2 kW/m in media). Valori come quello visto in Sardegna si ritrovano, in Europa, in pochissime zone (ad esempio in Danimarca).energia-dalle-onde-lungo-le-coste-italiane

Il problema però, è che al momento lo sfruttamento dell’energia delle onde marine è fermo a poco più della sperimentazione: “Attualmente la produzione di energia dalle onde soddisfa lo 0,02% della domanda energetica in Europa – afferma Gianmaria Sannino, ricercatore ENEA che ha curato lo studio – ma se, come previsto, si arrivasse a coprire il 10% del fabbisogno energetico europeo entro il 2050 con lo sfruttamento combinato anche delle maree, sarebbe possibile produrre energia per due intere nazioni come Francia e Grecia, oppure sostituire 90 centrali elettriche a carbone, ossia un terzo degli impianti europei attualmente in funzione. Inoltre, si ridurrebbe in modo significativo la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, che oggi genera una bolletta da 400 miliardi di euro l’anno, dovendo coprire oltre il 50% dei consumi”.

Rispetto ad altre fonti rinnovabili, però, l’energia dalle onde marine è ancora abbastanza cara: nel 2025 l’ENEA prevede che costerà 20 centesimi di euro al kWh, nel 2035 scenderà a 10 centesimi. Fotovoltaico ed eolico, per fare un paragone, sono già oggi abbondantemente più economici.

Bisogna investire in ricerca e tecnologia – commenta Sannino – proseguendo il trend avviato da Horizon 2020, che ha stanziato 130 milioni di euro, e della Banca europea per gli investimenti, che lo scorso anno ha investito per la prima volta nel settore. Ma occorre agire anche sull’incentivazione: in Italia, ad esempio, dal 2016 si sostiene la produzione di energia elettrica da moto ondoso e maree con un contributo pubblico pari a 300 euro MW/h, il più elevato dopo quello per il solare termodinamico“.

ENEA e Politecnico di Torino portano avanti lo sviluppo del PEWEC (Pendulum Wave Energy Converter): una sorta di barca galleggiante che ospita un pendolo che, oscillando grazie alle onde, produce energia elettrica. Ancora in fase di prototipo, il PEWEC è studiato per operare nei mari italiani, dove le onde sono basse ma frequenti.

Credit foto: Flickr

Fonte: ecoblog.it

 

Riciclo pannelli fotovoltaici: progetto ENEA per l’economia circolare

Nel 2050 ci saranno 78 milioni di tonnellate di pannelli fotovoltaici a fine vita, con cui si potrebbero potrebbero costruire 2 miliardi di nuovi pannelli.riciclo-pannelli-fotovoltaici-progetto-enea-milano

Il riciclo dei pannelli fotovoltaici a fine vita è una delle grandi sfide dell’economia circolare. Cioè l’economia in cui nulla si butta e tutto si raccoglie, ricicla, trasforma. I pannelli solari, infatti, sono composti da una ossatura di alluminio e vetro, dalla cavetteria elettrica e, soprattutto, dalle celle fotovoltaiche che contengono materiali preziosi come silicio, argento e rame. Tutti materiali che, se correttamente separati, possono essere riutilizzati. Grazie al progetto Resielp di ENEA, entro il 2020, anche l’Italia avrà il suo primo impianto di smaltimento dei pannelli fotovoltaici. Resielp, che è l’acronimo di Recovery of Silicon and other materials from End-of-Life Photovoltaic Panels, ed è un progetto finanziato con 2,5 milioni di euro provenienti dalla Knowledge Innovation Community sulle materie prime (KIC Raw Materials, che vede tra i partecipanti italiani ENEA, Università di Padova, le società private ITO e Relight e il CETMA – Centro di Ricerche Europeo di Tecnologie, Design e Materiali). L’impianto pilota Resielp sorgerà all’interno dello stabilimento Relight di Milano.  La direttiva 2012/19/EU del Parlamento europeo prevede che, entro agosto 2018, almeno l’85% del peso dei moduli fotovoltaici dovrà essere recuperato. Tale percentuale, a spanne, equivale al peso dell’alluminio e del vetro che costituiscono l’ossatura dei pannelli. Resielp, però, mira a recuperare anche il restante 15% del peso, che è quello relativo ai materiali di pregio contenuti nelle celle fotovoltaiche. Spetterà all’ENEA valutare gli aspetti ambientali dei processi industriali di recupero dei pannelli, supportare la progettazione dell’impianto per il trattamento termico dei moduli e dei sistemi di trattamento dei rifiuti liquidi e gassosi derivanti dallo smembramento dei pannelli. Secondo i calcoli dell’ENEA nel 2050 nel mondo ci saranno 78 milioni di tonnellate di pannelli fotovoltaici a fine vita che, una volta ben riciclati al 100%, potranno fornire le materie prime necessarie a costruire 2 miliardi di nuovi pannelli. Tutto questo potrebbe portare un giro di affari di circa 15 miliardi di dollari a livello globale. Il business, quindi, è di dimensioni notevoli. Lo sforzo di ENEA e degli altri partner italiani di Resielp è dunque votato a far sì che, tra qualche decennio, l’Italia possa essere un protagonista all’avanguardia all’interno di questo settore industriale interessantissimo.

Credit foto: Flickr

Fonte: ecoblog.it

Detrazioni fiscali per l’efficienza energetica, il vademecum ENEA per il 2017

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Proroga degli ecobonus, aumento degli incentivi e possibilità di cedere il credito: sono solo alcune delle misure per promuovere l’efficienza energetica introdotte o confermate per il 2017. Nell’ambito delle azioni del Programma nazionale di informazione e formazione. Proroga degli ecobonus, aumento degli incentivi e possibilità di cedere il credito: sono solo alcune delle misure per promuovere l’efficienza energetica introdotte o confermate per il 2017. Nell’ambito delle azioni del Programma nazionale di informazione e formazione gli esperti dell’Unità efficienza energetica dell’ENEA hanno preparato un sintetico vademecum sulle agevolazioni in tema di risparmio ed efficientamento energetico per le abitazioni. Il prossimo 7 febbraio, inoltre, all’ENEA si terrà una giornata con tutti i soggetti interessati a progetti, proposte e iniziative del Programma nazionale di informazione e formazione sull’efficienza energetica per il 2017. Una delle novità di maggiore rilievo previste dalla Legge di Stabilità è la proroga fino al 31 dicembre 2017 delle detrazioni fiscali del 65% per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, il cosiddetto Ecobonus. Gli interventi di efficientamento di parti comuni degli edifici condominiali o che interessino tutte le unità immobiliari di cui si compone il singolo condominio sono invece stati prorogati fino al 31 dicembre 2021. In quest’ultimo caso e qualora siano rispettate un insieme di condizioni riportate nel provvedimento, l’incentivo può salire al 70 o anche al 75% del totale delle spese. Il tetto massimo delle spese detraibili è di € 40.000 per ciascuna delle unità immobiliari che compongono l’edificio e occorre comunque che vi sia l’Attestato della Prestazione Energetica degli edifici (APE), redatto da professionisti abilitati. L’agevolazione è prevista anche per edifici di proprietà di istituti autonomi per le case popolari e adibiti ad edilizia residenziale pubblica; inoltre, per questa tipologia di lavori, i soggetti beneficiari possono anche cedere il credito (basato sulla spesa sostenuta) ai fornitori che hanno effettuato gli interventi o ad altri soggetti privati con la facoltà di successiva cessione del credito. Ad oggi rimane esclusa la cessione ad istituti di credito e ad intermediari finanziari: le modalità di attuazione di tale opportunità saranno presto definite dell’Agenzia delle Entrate. Un altro capitolo importante riguarda le detrazioni fiscali per interventi di ristrutturazione edilizia e per l’acquisto di mobili. Agli interventi di ristrutturazione iniziati dal 1° gennaio 2016 è riconosciuta una detrazione del 50% dall’imposta lorda per ulteriori spese documentate sostenute nel 2017 (per un ammontare non superiore ai 10.000 euro), anche relative all’acquisto di grandi elettrodomestici di classe non inferiore ad A+, nonché A per i forni e per apparecchiature per le quali sia prevista l’etichetta energetica, finalizzate all’arredo dell’immobile oggetto di ristrutturazione. Per le schermature solari sono stati confermati nel 2017 gli incentivi già previsti fino allo scorso anno da Ecobonus e Conto Termico. Con la Legge di Stabilità 2017 il Governo si è impegnato a prorogare al 31 dicembre 2019, all’interno del primo provvedimento utile, la detrazione dall’IRPEF del 50% dell’importo corrisposto per il pagamento dell’IVA sull’acquisto di immobili residenziali dal costruttore, ovverodi abitazioni di classe energetica A o B cedute dalle imprese costruttrici.

Diverse opportunità riguardano la PA, per interventi di efficienza energetica e per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili, all’interno del cosiddetto Nello specifico, 200 milioni di euro sono riservati alle Pubbliche Amministrazioni per interventi di efficienza energetica: in vigore dal 31 maggio 2016, il cosiddetto Conto Termico 2.0 potenzia e semplifica il meccanismo di sostegno già introdotto dal decreto 28/12/2012, affinché il settore pubblico possa esercitare un ruolo sempre più virtuoso come previsto dalla Direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica. L’obiettivo di queste incentivazioni è di contribuire al raggiungimento degli obiettivi in tema di efficienza energetica, tenuto conto dell’aumento dei consumi di energia per usi civili. Secondo le stime provvisorie elaborate dal Ministero dello Sviluppo Economico, infatti, fra il 2014 e il 2015, in Italia la percentuale di consumi di energia per usi civili è arrivata al 37%, per un totale di 46,6 Mtep con l’aumento di un punto percentuale. Per raggiungere l’ambizioso obiettivo di un risparmio dei consumi energetici del settore civile di 4,9 Mtep nel periodo 2011-2020 (di cui 2,4 già conseguiti al 2015) occorrono quindi tutte le misure in campo, non ultime quelle derivanti dalla Legge 232 dell’11 dicembre 2016, cosiddetta Legge di Stabilità 2017.

Fonte: ecodallecitta.it

Cambiamenti climatici COP20, da Lima l’ing.Natale Caminiti di Enea: “Non ci saranno grandi decisioni”

Abbiamo preso la direzione giusta, ma non basta ancora e da Lima probabilmente non arriveranno grandi decisioni. Ecco l’hangout con Natale Massimo Caminiti, ricercatore per ENEA e tra i partecipanti ai lavori Cop20. Sul piatto della discussione a Lima alla COP20 ci sono gli accordi per la riduzione globale delle emissioni di gas climalteranti. Ma come fa notare l’Ing Natale Massimo Caminiti ricercatore per ENEA a questa tornata probabilmente non si giungerà a grandi risultati poiché si attende il più importante incontro di Parigi nel dicembre del 2015, fissato a Durban durante la COP19 quando dovrebbe essere attivato quel Kyoto 2 che entrerà in funzione dal 2020. Mancano però le firme più importanti quali Cina, Usa, Canada, Russia, Giappone e Brasile. Al centro delle discussioni, lo dico a chiare lettere, ci sono quei 100 miliardi di dollari all’anno che i Paesi ricchi dovrebbero versare ai paesi poveri attraverso il Fondo verde per il clima. A Doha, durante la COP18 si chiusero i negoziati Cina e Usa hanno stretto tra di loro l’accordo che non necessariamente potrà fare la differenza, anche perché al momento slegato da Kyoto2. Per ora a Lima si discute su due documenti: un’allegato su una bozza di negoziato e un allegato che dovrebbe contenere informazioni supplementari., Nel primo si discute di impegni di riduzione; contributi volontari e azioni da effettuare. Il punto da stabilire è chi deve fare che cosa. I Paesi sviluppati dovrebbero assumere impegni quantificati di riduzione delle emissioni e i Paesi in via di sviluppo devono incentrare la loro politica sull’evitare le emissioni seppur puntando a una crescita economica. Il testo negoziale dovrebbe essere legalmente vincolante e definire tra le altre cose anche come comunicare gli impegni e le risorse messe a disposizione; e le risorse devono essere orientate verso interventi di mitigazione o di adattamento? E poi il Fondo verde per il clima, ovvero quel salvadanaio che dovrebbe essere riempito di soldi: da distribuire sopratutto ai Paesi in via di sviluppo chi lo riempie di danaro e con quanto?PERU-COP20-CMP10-KYOTO-PROTOCOL

Dice l’Ing. Caminiti:

Due punti deboli sono il trasferimento tecnologico dai paesi sviluppati ai paesi in via di sviluppo e le disponibilità finanziare. Le risorse ci sono e vanno rioritatate in una economia circolare che tenga conto di una società low carbon. Altro punto debole è la strumentazione. Quello di cui si parla oggi è un sistema di Emission trading che adottiamo nell’Unione europea tale che oltre il tetto di emissioni si passi poi alla compravendita; l’altro è la carbon tax, ovvero tassare i combustibili fossili in base al loro contenuto di carbonio; infine l’ultimo strumento è la defiscalizzazione carbonica dei prodotti servizi che vengono commercializzati a livello mondiale. Probabilmente un strumento che vada a defiscalizzare prodotti che hanno un minor contenuto di carbonio che possa permettere complessivamente la diminuzione delle emissioni.

Fonte: ecoblog.it

Efficienza energetica, Enea: il 5% delle famiglie italiane ha usufruito della detrazione del 55%

Presentato, presso il ministero dello Sviluppo, il Rapporto sulla detrazione fiscale del 55% con dati aggiornati al 2011. Secondo le stime di Enea, il 5,5% del patrimonio edilizio italiano è stato riqualificato grazie al sistema di incentivazione dell’efficienza energetica

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L’Enea ha presentato al Ministero dello Sviluppo Economico il Rapporto 2011 “Le detrazioni fiscali del 55% per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente” (vedi allegato) che fornisce il quadro complessivo, aggiornato appunto al 2011, degli interventi realizzati sugli edifici  residenziali grazie al meccanismo incentivante della detrazione Irpef in vigore fino al prossimo 30 giugno. Il risparmio energetico in energia primaria attribuibile agli interventi di riqualificazione energetica che hanno beneficiato degli incentivi fiscali previsti dalla Legge 296/06 ( e successive modifiche) nel 2011 è stato superiore a 1.435 GWh/anno con una conseguente riduzione di CO2 emessa in atmosfera pari a 305 kt/anno. Le richieste d’intervento  sono state 280.700 per  investimenti complessivi superiori a 3.300 milioni di euro e  il valore complessivo degli importi portati in detrazione  è di oltre 1.800 milioni di euro.  Il  costo medio per intervento  è di 11.780 euro  con un  risparmio medio pari a circa 5 Mwh/anno. Cifre di un successo, anche se si nota una riduzione importante del numero di pratiche (-30%)inviate ad Enea rispetto a quanto osservato nell’anno precedente, che resta dunque quello con il maggior numero di interventi di efficientamento energetico. «Complessivamente – commenta l’Enea – a conferma della grande diffusione sul territorio e del successo ottenuto da questo sistema di incentivazione dell’efficienza energetica, i dati presentati mostrano che in cinque  anni, dal 2007 al 2011, circa il 5,5% del patrimonio edilizio nazionale ha subito un ciclo di riqualificazione energetica (parziale o globale) e che circa il 5% delle famiglie italiane ha beneficiato della detrazione del 55%».

Fonte. Eco dalle città

 

12.4 Analisi di regressione per il costo dell’investimento nelle tecnologie specifiche

L’analisi di regressione è stata effettuata sul costo degli investimenti per tecnologie specifiche, utilizzando le stesse quattro variabili indipendenti. I risultati per ciascuna tecnologia e per le quattro variabili sono mostrati nella tabella 12.3.

Tabella 12.3 Risultati dell’analisi di regressione per il costo dell’investimento nelle tecnologie specifiche

12.3

I risultati per l’investimento complessivo per famiglia generalmente si riflettono nei risultati per le singole tecnologie: con tre t-test significativi per i “gradi giorno” e con due t-test significativi e due quasi significativi per “spesa familiare non alimentare e non energetica”.

Per interventi su solare termico, come era prevedibile, i “gradi giorno” non sono risultati significativi. Solamente la variabile “spesa familiare non alimentare e non energetica” ha un coefficiente quasi significativo.

Gli investimenti in solare termico offrono comunque un aspetto particolare. A causa della maggiore insolazione nel Sud Italia85, avremmo dovuto trovare più applicazioni nel sud che nel nord, ma questo non è riscontrabile nei dati osservati. Come indicato nella figura 11.4, ci sono quattro eccezioni nel Nord: Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia presentano un valore di investimento per famiglia nel solare termico più alto rispetto al Sud. Nel Sud, sei regioni presentano un valore di investimento medio per famiglia inferiore a quello registrato nel centro Italia, con la Sardegna unica eccezione.

Questo risultato mette in luce l’importanza dei fattori locali, non considerati nell’analisi in quanto di difficile quantificazione a livello regionale, quali la differente attenzione posta verso l’organizzazione di campagne locali di promozione e la differente presenza di installatori qualificati o di società di servizi energetici.

 

85 Si passa da circa 1.250-1.850 kWh/m2 di insolazione media

 

Figura 12.4: Costo medio di investimento nel solare termico, anni 2008-2010 (Euro/famiglia)

12.4

12.5 Conclusioni

Le principali indicazioni che è possibile trarre dalla combinazione dei risultati ottenuti risultano:

– Gli investimenti effettuati nel triennio sono fortemente correlati alla capacità di spesa delle singole famiglie. Sarebbe opportuno approfondire il tema di come effettuare interventi di efficienza energetica nelle famiglie con una bassa capacità di spesa.

– I gradi giorno influenzano in misura positiva il comportamento di investimento delle famiglie; questa relazione trova conferma nel minor investimento riscontrato nel sud Italia.

– Quest’ultimo punto non trova però conferma negli investimenti osservati per il solare termico, che avrebbero dovuto seguire un andamento collegato alla maggiore insolazione. Le motivazioni alla base di questa “anomalia” sono probabilmente legate ad una insufficiente disponibilità sul territorio di tecnologie, installatori e personale qualificato, nonché di campagne di informazione e promozione locali.

– Per capire meglio questi fenomeni locali, andrebbe rafforzata la raccolta sistematica di informazioni e dati dei programmi regionali di promozione dell’efficienza energetica, in collaborazione con i diversi stakeholder nazionali e locali (Regioni e Enti Locali, ENEA, distributori di energia, associazioni industriali/imprenditoriali, agenzie energetiche locali, ..).

– Inoltre, sarebbe opportuno accelerare le attività di qualificazione degli operatori nel campo dell’efficienza energetica, in particolare nel Sud e nelle aree rurali.

– Le decisioni di investimento non sono risultate strettamente ricollegabili a un’analisi di tipo economico tesa a valutare il rientro dell’investimento attraverso i risparmi ottenibili. Le stime del modello non hanno infatti evidenziato una correlazione significativa né con il ‘payback’ energetico né con la spesa famigliare energetica. Per poter raffinare l’analisi sarebbe opportuno raccogliere oltre al costo totale dell’intervento anche il costo per capacità energetica installata, che permette anche un’analisi dei prezzi.

 

Fonte: ENEA

12.3 Analisi di regressione e risultati ottenuti

E’ stata ipotizzata una relazione lineare tra le variabili elencate al paragrafo precedente e la stima del modello adottato ha prodotto i risultati evidenziati in tabella 12.1.

Tabella 12.1: Risultati dell’analisi di regressione

12.1

I coefficienti delle variabili indipendenti indicano che solo i gradi giorno e la spesa familiare non alimentare e non energetica sono statisticamente significativi, con un buon indice di accostamento del modello ai dati, come desumibile dai valori dell’R2 e R2 aggiustato.

Il test di F è significativo e la statistica di Durbin-Watson è accettabile.

Come risultato, utilizzando solo queste due variabili indipendenti significative, si ottiene un nuovo modello e un confronto tra i valori osservati e quelli ottenuti dalla regressione.

Tabella 12.2: Risultati della regressione lineare con le due variabili significative

12.2

I coefficienti standardizzati indicano che la variabile “spese familiari non alimentare e non energetiche” apporta un contributo al modello doppio rispetto a quello dei gradi giorno.

Figura 12.3: Confronto tra valori osservati dell’investimento totale per famiglie e i risultati dell’ analisi di regressione

12.3

Fonte:ENEA

12.2 Variabili dipendenti e variabili indipendenti

Disponendo le Regioni da nord a sud (fig.11.2), è possibile osservare un andamento discendente degli investimenti per famiglia.

La variabile dipendente utilizzata nelle analisi è stata “l’investimento medio per famiglia” per gli anni 2008-2010.

Questi valori possono essere ulteriormente suddivisi in relazione agli interventi oggetto dell’incentivo:

– isolamento orizzontale e verticale,

– infissi,

– solare termico,

– impianti termici,

– interventi integrati.

 

Quali variabili indipendenti sono state utilizzate quelle concernenti la situazione socio-economica della famiglia, con lo scopo di stabilire quali fattori potessero riferirsi all’investimento, quali escludere e su quali concentrare un eventuale approfondimento.

La prima variabile considerata per la decisione di investimento è stata la “spesa familiare” che, in parte, riflette la capacità della famiglia di sostenere la spesa per l’intervento che beneficia del meccanismo di detrazione fiscale80. In

particolare, è stato preso in considerazione il valore relativo alla “spesa media mensile familiare per non alimentare”81 (in euro correnti) depurato dal valore della “spesa media mensile per combustibili ed energia82”(in euro correnti).

Il secondo indicatore è quello relativo alla “spesa media mensile familiare per combustibili ed energia”, ipotizzando l’esistenza di una relazione positiva tra il valore della spesa e la propensione a ridurla quale probabile fattore motivante.

Come “proxy” per le famiglie con reddito imponibile insufficiente è stato utilizzato un indicatore di povertà, vale a dire il valore osservato per la variabile “incidenza di povertà relativa tra le famiglie” (valori percentuali)83.

Inoltre è stata valutata anche la possibilità che il clima stesso potesse avere un’influenza sulle decisioni di investimento, a causa delle maggiori esigenze di riscaldamento e isolamento del nord del paese. A tale proposito è stato calcolato un valore medio dei gradi giorno per ciascuna regione, utilizzato poi come variabile indipendente84.

Infine, è stato utilizzato il rapporto fra l’investimento medio e il risparmio di energia primaria ottenuto, per ciascuno dei tre anni. Su questo valore è stata calcolata la media dei risultati, da utilizzare come variabile indipendente per ciascuna regione. Questo indicatore, in un certo modo, misura l’attrattività dell’investimento indicandone un tempo di ritorno energetico; più alto è questo valore, minore sarà l’economicità dell’intervento.

 

80 Il tipo di incentivo utilizzato, vale a dire la detrazione fiscale del 55%, presuppone che una famiglia (per uno o più dei suoi componenti) abbia un reddito imponibile sufficiente a utilizzarla.

81 ISTAT (2008), Sistema di Indicatori Territoriali, Condizione economiche delle famiglie, anno 2008.

82 Idem.

83 Idem.

84 Valore media anni 2000-2009 dati Eurostat

fonte: ENEA