Sfusitalia: è nata la mappa dei negozi di prodotti sfusi

Dove sono i negozi di prodotti sfusi? Quanti ce ne sono in città? E cosa vendono? Da queste domande e per rispondere all’esigenza personale e condivisa da molti di fare con semplicità la spesa in modo più consapevole, è nata Sfusitalia, una mappa online creata dalla giovane romana Ottavia Belli. Con la crisi climatica che diventa sempre più evidente e l’inquinamento da plastica che assume dimensioni insostenibili, è quanto mai urgente la necessità di un cambiamento dei nostri stili di vita, che non può che passare da un ripensamento del nostro modo di fare la spesa quotidiana. Da dove iniziare, quindi? Ad esempio preferendo alla GDO la “piccola distribuzione disorganizzata” (come ha fatto da anni l’ “ex consumatrice perfetta” Elena Tioli) e limitando drasticamente gli imballaggi di prodotti alimentari e di uso domestico optando per l’acquisto di prodotti sfusi. In tutto il Paese è già presente una moltitudine di punti vendita che hanno scelto di seguire questa direzione e oggi individuare questi negozi è davvero semplice. Da un’esigenza personale della giovane romana Ottavia Belli è nata infattiSfusitalia, una mappa online dei negozi che vendono prodotti sfusi e alla spina. Per sapere come funziona e come ha preso vita questo strumento la abbiamo intervistata.

negozi-sfusi

Che cos’è Sfusitalia e come è nata l’idea?

Sfusitalia è il motore di ricerca di negozi che vendono prodotti sfusi, uno strumento per facilitare la ricerca e stimolare l’acquisto di beni privi di imballaggio. Una mappa on line e facilmente consultabile nata dalla mia difficoltà personale nel trovare un negozio sfuso vicino a me. Conclusa la triennale in Cooperazione Internazionale e Sviluppo a dicembre 2018 mi sono dedicata a questo progetto con il desiderio di contribuire – nel mio piccolo – al grande e apparentemente insormontabile problema dei rifiuti. L’idea è nata perché tutte le persone a cui racconto delle mie abitudini quotidiane mi pongono sempre le stesse domande: Dove sono questi negozi? Quanti ce ne sono in città? Cosa vendono? Non trovando un sito dedicato al solo tema dei prodotti sfusi, ho deciso di crearlo io. 

Come hai fatto questa mappatura?

La mappa è stata realizzata tramite le informazioni presenti online e la mia ricerca personale. Il giorno del lancio del sito erano presenti poco più di 150 negozi, oggi sono il doppio: abbiamo infatti appena raggiunto la quota di 300 negozi mappati! Ciò è stato possibile anche grazie alle segnalazioni dei cittadini che, tramite un apposito form del sito, hanno aggiunto i negozi alla mappa. Le informazioni vengono puntualmente controllate e verificate da Sfusitalia prima di essere visibili sul sfusitalia.it per poter dare un servizio preciso.

Come funziona?

Il sito è stato creato per essere più intuitivo e semplice possibile. Dopo aver inserito il proprio indirizzo nella casella di inserimento, la mappa individua il negozio più vicino nel raggio di uno, due, tre chilometri. Una volta localizzato, è possibile avere maggiori dettagli sulla tipologia di prodotti sfusi in vendita cliccando sull’icona che aprirà una finestra informativa: nome, indirizzo, sito internet e categoria dei prodotti sono le informazioni che possono essere trovate sulla scheda di ogni negozio. 

Quanto sono diffusi i negozi di prodotti alla spina a Roma e in Italia? 

Nelle grandi città come Roma, Torino e Milano vi è una maggior presenza di negozi di prodotti sfusi rispetto alle realtà più piccole. Roma ne conta più di 50, Torino circa 20 e Milano oltre 10. È possibile trovare gli sfusi anche in città meno dense come Lugano, Vicenza, Brescia, Rimini, l’Aquila, Matera, Reggio Calabria, Cagliari e tante altre. La cultura dello sfuso è decisamente più diffusa al nord e al centro rispetto alle regioni del sud Italia, credo sia un gap che si potrà colmare con l’educazione all’ambiente.

 Quali sono i prodotti che possiamo acquistare sfusi?

Con il desiderio di cercare, ormai è possibile comprare ogni tipologia di prodotto privo di imballaggio. Troviamo generi alimentari come pasta, farina e semi, saponi per la casa, per i pavimenti, per la lavatrice e la lavastoviglie, ma anche prodotti per il corpo come shampoo, balsamo, dentifricio e molto altro ancora. Sfusitalia.it mette in risalto i negozi dividendoli per categorie di prodotti in vendita al fine di assicurare una spesa sfusa completa, premiando allo stesso tempo anche chi vende solo una o due tipologie (spesso per la casa). Oltre ai negozi dediti principalmente agli sfusi, esistono anche attività come tabaccherie, farmacia, lavanderie che hanno deciso di vendere prodotti alla spina, generalmente prodotti per la casa o per la persona. In questo modo è stato possibile allargare in modo capillare la diffusione di prodotti alla spina.

Quali sono i vantaggi nell’acquistare prodotti sfusi?

I vantaggi dei prodotti sfusi sono ambientali, economici, sociali e soprattutto immediati. La maggior parte del cibo e dei prodotti che usiamo quotidianamente sono confezionati. L’insalata in busta o le zucchine nella vaschetta, costano fino a 10 volte il prodotto sfuso. Un litro di sapone per i pavimenti biodegradabile e sfuso viene circa 1 € mentre lo stesso prodotto comprato al supermercato costa quasi il 100% in più. Comprando questo tipo di prodotto si accresce la qualità, si risparmia il costo dell’imballaggio e si ha la possibilità di comprare esattamente la quantità necessaria evitando sprechi. Scegliendo di acquistare prodotti sfusi riduciamo drasticamente la quantità di rifiuti plastici prodotti e inevitabilmente miglioriamo il contesto sociale nel quale viviamo, pensate che bello scendere di casa e non sentire la puzza dei cassonetti! 

Credi che negli ultimi tempi ci sia una maggiore consapevolezza nei consumatori e attenzione verso alcuni valori (ambientali, sociali)?

Gli effetti dell’inquinamento si stanno facendo sentire nella quotidianità delle persone ed è quindi inevitabile che i cittadini inizino ad aprire gli occhi. È un po’ come una malattia: quando si sentono i sintomi si prova a rimediare ad anni di visite evitate. Oltre alle risposte politiche di cui abbiamo bisogno a livello globale e alle quali la maggior parte della gente invoca è arrivato il momento di contribuire con piccoli gesti quotidiani e penso che Sfusitalia.it sia la dimostrazione che per fare la differenza non servano gesti eclatanti. 

Vorrei riportarvi una poesia di Edward Everett Hale che ha ispirato questo mio percorso. 

“Io sono soltanto uno. 

Ma comunque sono uno. 

Non posso fare tutto, ma comunque posso fare qualcosa, e il fatto che non posso fare tutto non mi fermerà dal fare quel poco che posso fare”.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/08/sfusitalia-nata-mappa-negozi-prodotti-sfusi/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Piacciono i negozi “Plastic-free”

Ha fatto notizia il supermercato olandese che ha deciso di destinare un intero comparto al “plastic free”, cioè ai prodotti in vendita senza plastica. Ma non è l’unico esempio di un circuito virtuoso, ancora di nicchia ma che convince e sta conquistando i consumatori.9779-10557

Ad Amsterdam il supermercato della catena Ekoplaza (prodotti biologici) ha istituito un comparto dove la plastica non c’è; ciò che si compra ne è privo. La notizia è rimbalzata su tutti i giornali del mondo perché, oggi, pensare a un mondo senza plastica appare per tutti quasi impossibile. Ma così non è. Il market olandese ha deciso di fornire e compostabili o in vetro, metallo e cartone. Anche se nel resto del negozio tutto resta come prima; ma almeno si sperimenta e si verifica se il consumatore gradisce. E gradisce, di questo state certi. Perché sempre più persone sono sensibili su questo fronte e la consapevolezza aumenta in fatto di rifiuti e di impatto ambientale del packaging e dell’uso della plastica. Sian Sutherland, co-fondatore di A Plastic Planet, gruppo di attivisti che sta portando Avanti questa battaglia, ha definito l’iniziativa emblematica ed estremamente importante. “L’isola” plastic-free di Ekoplaza propone 700 prodotti, tra cui carne, salse, cereali, yogurt e cioccolato. Ma non sono solo l’Olanda o Ekoplaza a muoversi. In gennaio il primo ministro inglese Theresa May ha accennato alle “isole plastic-free” nei supermercati in un discorso sull’ambiente e nello stesso mese l’Unione Europea ha reso pubblico il suo programma di rendere riciclabile tutta la plastica utilizzata sul mercato europeo entro il 2030.

Addirittura un paese come il Rwanda ha iniziato una campagna per abbattere l’utilizzo della plastica, rendendo illegale importare, produrre, usare o vendere borse e confezioni di plastica, ad eccezione di prodotti specifici per ospedali e farmaci.

Il giornale Independent ha poi dedicato un ampio articolo al negozio plastic-free di Londra, gestito da Ingrid Caldironi, che vende prodotti sfusi e non a marchio, ma di cui spiega la provenienza, solitamente aziende agricole della zona.

Sempre in Inghilterra, la multinazionale Marks and Spencer ha fatto un primo passo riducendo del 20% la plastica utlizzata per il confezionamento dei prodotti.

Negli Stati Uniti, già dal 2009 i mercati contadini della Bay Area di San Francisco hanno iniziato a eliminare le borse di plastica già nel 2009, cosa che stanno iniziando a fare anche i mercati contadini in Italia. In Italia ci sono i negozi dello sfuso, che si stanno diffondendo un po’ in tutte le regioni, dove si acquistano prodotti senza imballaggio abbattendo quindi anche l’uso delle plastiche. È assolutamente possibile dunque fare un passo come quello di Ekoplaza, che peraltro ha scelto di comunicare la propria scelta con un impatto fortemente comunicativo, accogliendo i clienti con la scritta: “Step into a plastic free world”.

Fonte: ilcambiamento.it

Dona, riusa, condividi! Il Formicaio, luogo comune di Lecce

Economia del dono, cultura dello scambio reciproco e condivisione. Non vi stiamo raccontando di un’antica civiltà scomparsa ma di un’esperienza attiva e laboriosa che opera nella città di Lecce.

Il Formicaio“, protagonista della storia di oggi, è un’Associazione di Promozione Sociale formata da un gruppo di giovani amici che si sono da sempre occupati in varie forme di tematiche socio-ambientali.

Hanno iniziato ad operare nel 2010 con progetti di educazione ambientale non formale, negli anni sono cresciuti allargando il campo di azione e lavorando a progetti che valorizzassero i concetti di socialità e incontro. “Tornare a vivere le piazze e le strade significa riappropriarsi degli spazi e dei luoghi comuni” sottolinea Umberto Cataldo, uno dei fondatori dell’Associazione “Il Formicaio”, “e la condivisione ha un ruolo importantissimo per lo sviluppo di progetti ambientali fondati su riciclo e riuso”. In questa stessa ottica sono stati pensati i laboratori di auto-produzione e saper fare: imparare insieme diventa occasione di incontro e conoscenza, lo scambio di sapere estende virtuosamente l’apprendimento e l’applicazione di buone pratiche. Proprio da queste radici nasce nel 2014 l’iniziativa più importante, “Il Bazar del dono”,uno spazio dedicato sia a chi vuole liberarsi di oggetti che non usa più (purché siano belli e in buone condizioni!), sia a chi è alla ricerca di pezzi di seconda mano utili per le proprie esigenze.8581957373_70d6df37f8_h-1024x682

Il denaro è escluso dall’economia del dono, la vendita lascia il posto al regalo in maniera incondizionata. “Ma chi ce lo fa fare?”, ci si potrebbe chiedere. Ma questo singolare bazar ha in realtà una valenza fondamentale, perché è uno spazio che realizza concretamente buone pratiche dal punto di vista etico, sociale e ambientale: dal riutilizzo degli oggetti all’abbattimento della produzione dei rifiuti, oltre che il contrasto del consumismo incondizionato e, soprattutto, contribuisce all’attivazione di una rete virtuosa tra i cittadini che usufruiscono di questi servizi e le associazioni attive sul territorio che si spendono per la causa. “Il nostro Bazar si è scoperto particolarmente utile soprattutto per il riuso di oggetti e accessori per bambini” spiega Umberto “che fanno parte della categoria di beni materiali più esposti a un consumo fugace”. Il target di persone che accede, sia donando sia prendendo, è però ancora molto settorializzato. I giovani attivisti de “il Formicaio” hanno notato che sono soprattutto ragazzi e ragazze tra i 25 e i 30 anni a partecipare alle loro iniziative. “Il nostro obiettivo sarebbe quello di farci conoscere il più possibile tra le persone più distanti dai temi a cui ci dedichiamo” confida Umberto “in futuro vorremmo coinvolgere nuovi quartieri per arrivare alla gente che non sa nemmeno chi siamo”.8581957073_c7540e63b7_h-1024x682

Accanto al “Bazar del dono” il Formicaio continua a promuovere altre iniziative, come la proiezione di film e documentari su temi a sfondo socio-ambientale, la circolazione della cultura attraverso il prestito gratuito di libri e, tra gli eventi più riusciti, l’organizzazione di aperitivi a base di prodotti biologici o a chilometro zero. Durante l’appuntamento eno-gastronomico sensibilizzano gli avventori sulla qualità e la sostenibilità dei prodotti ma anche sulle modalità del servizio. I piatti e le stoviglie utilizzate sono tutte rigorosamente in compost e nell’ultimo periodo hanno incentivato la riduzione dei rifiuti chiedendo ad ogni partecipante di donare piatti in ceramica e lavarli alla fine del pasto. “Il nostro successo ha spinto anche altre associazioni ad utilizzare questa formula e in alcuni casi abbiamo prestato i nostri piatti” racconta Umberto “per noi è stato il segnale del successo perché abbiamo sentito di contribuire alla diffusione di una pratica virtuosa”. D’altronde gli attivisti de “il Formicaio” hanno fatto rete con tutti gli altri attivisti presenti sul territorio a seconda delle varie tematiche che di volta in volta affrontano: se si parla di mobilità sostenibile si rivolgono alla ciclofficina, per il cibo biologico sono in contatto con i GAS(i Gruppi di Acquisto Solidale) e così per ogni argomento, dall’intercultura ai cambiamenti climatici.

8583058272_a37c778c38_h-1024x682

Molti dei ragazzi che fanno parte de “il Formicaio” si sono formati o hanno lavorato per un periodo all’estero ma hanno sempre voluto tornare perché sentono di voler dare il proprio contributo al loro territorio. “Vogliamo far crescere Lecce. La nostra sfida è quella di allargare il giro e smuovere tutta la popolazione, non solo chi è già sensibile a certi temi” conclude Umberto “perché in questo periodo di crisi della socialità, abbiamo notato che la maggior parte delle persone che non è disposta a muovere il primo passo ha solo bisogno di ricevere stimoli per reagire e iniziare a intraprendere il proprio percorso”.


fonte : italiachecambia.org

CarTOniadi, primo giro a San Salvario. Sembra che l’iniziativa piaccia a negozi e locali

Quasi nessuno sa di cosa si tratti, tuttavia sono stati tutti disponibilissimi ad accogliere i volantini e le locandine. Per alcuni servirebbero più bidoni per i giorni di maggior lavoro, senza sapere che per averli basta chiederli a Cartesio. E infatti c’è chi spiega di averli ottenuti facilmente con una telefonata380854

gestori dei locali e degli esercizi commerciali di San Salvario sono contenti delle Cartoniadi. Nel corso di un giro pomeridiano tra le vie della movida torinese, siamo entrati in numerosi bar, ristoranti e negozi a pubblicizzare l’iniziativa per incrementare la raccolta differenziata di carta e cartone in città e tutte le persone con cui abbiamo parlato si sono dimostrate interessate e partecipative. A dire il vero quasi nessuno sapeva di cosa stessimo parlando, infatti è stato necessario spiegare che per prendere parte alla competizione tra i quartieri non serve fare niente di diverso dalla abituale raccolta differenziata della carta, se non farla meglio. Tuttavia sono stati tutti disponibilissimi ad accogliere i volantini sui banconi e le locandine da attaccare, anche se bisogna sperare che lo facciano veramente vista la grande quantità di iniziative già presenti sulle bacheche. “Se questo può aiutare a migliorare la situazione del quartiere per quanto riguarda i rifiuti in generale ben venga” è stata una delle considerazioni fatte dalla maggior parte degli esercenti “perché qui non è facile raccogliere e conferire correttamente i materiali”.
A sentire i locali serali la carta sembra essere quella che crea meno problemi. Quasi tutti dicono che non hanno difficoltà a fare la raccolta differenziata correttamente, utilizzando i bidoni gialli di Cartesio nei cortili condivisi con i condomini, ma nei fine settimana questo viene smentito dalle grandi quantità di scatole di cartone presenti nei cassonetti dell’indifferenziato in corrispondenza dei posti più frequentati. E infatti qualcuno lo ammette, dicendo che “quando si lavora tanto non c’è molto tempo per sistemare le scatole e buttarle correttamente”. Per alcuni servirebbero più bidoni, proprio per i giorni di maggior lavoro, senza sapere che per averli basta chiederli a Cartesio. E infatti c’è chi spiega di averli ottenuti facilmente con una telefonata. Per venire incontro ai locali della movida ma anche per evitare che la carta venisse buttata nei cassonetti dell’indifferenziato, la scorsa estate Cartesio aveva attivato un servizio di raccolta notturna. La Cooperativa Arcobaleno e Amiat avevano spedito a tutti i gestori una lettera per sensibilizzarli e per ricordare loro che per le inadempienze nel conferimento sono previste delle sanzioni. Nonostante la collaborazione degli esercenti l’iniziativa non aveva ottenuto buoni risultati. Troppe le difficoltà per girare con i mezzi nelle strade affollate e piene di macchine parcheggiate in ogni angolo.

 

Fonte: ecodallecitta.it

9. Stimolare la scelta ed il piacere

19:00 – SHOPPING IN CITTÀ9

Il 97% delle persone deve fare acquisti. Spesso è per divertimento, ma si tratta anche di una necessità quotidiana. L’illuminazione definisce l’atmosfera, ispira i clienti con design mutevoli ed aiuta il personale a fornire un servizio migliore. Inoltre, contribuisce in maniera consistente al successo dell’azienda. I principali compiti visivi sono rappresentati dal riconoscimento delle merci, dalla selezione dell’articolo corretto e dalla decisione di acquisto corretta. Le ricerche dimostrano che la luce brillante attira i clienti e che la luce priva di riflessi li invita a rimanere ed acquistare per un tempo maggiore.

Gli effetti più significativi dell’illuminazione sono:

> Atmosfera appropriata per il tipo di negozio e di merci

> Livello di luce, resa cromatica e direzione della luce per semplificare la scelta

> Acquisiti guidati attraverso l’illuminazione

Fonte: CELMA-ELC

Pedibus, “Ventibus”, “Ombrellibus”, a piedi i bambini vanno a scuola con più entusiasmo

Abbiamo intervistato Isabella Triassi, una dei genitori della Scuola Cardinal Borromeo di via Casati, referente della Linea Verde e accompagnatrice di 20 bambini ogni mattina per il progetto Pedibus milanese, finanziato dal Comune e organizzato da ABCittà e Legambiente

375193

“Siamo molto contenti del Pedibus della Scuola di via Casati e speriamo che questo progetto possa presso estendersi anche alle scuole meno fortunate della Cardinal Borromeo, in una zona (Porta Venezia, ndr) dove molti bambini già avevano la buona abitudine di andare a scuola a piedi. Ci dobbiamo impegnare a fare capire ai milanesi che camminare per andare a scuola può essere anche molto divertente e speriamo che anche nelle scuole più periferiche il Pedibus possa svilupparsi”, ci ha raccontato Isabella Triassi, madre di tre bambini e accompagnatrice di una delle 4 “linee”, la “Verde”, che ogni giorno portano a destinazione circa 20 bambini ciascuna, con tanto di fila indiana, pettorine e fermate di raccolta.

Qual è il bilancio di questo primo anno di Pedibus “su larga scala” del Comune di Milano?

Per noi genitori è un successo. La scuola elementare di via Casati è piccola, ha circa 250 scolari, ma al momento abbiamo attive 4 linee di accompagnamento, che coinvolgono circa 20 bambini ciascuna e quindi si può dire che almeno 1/3 dell’utenza è coinvolta. Anche i bimbi dell’asilo vicino ci vedono ogni giorno arrivare a scuola col Pedibus e poiché l’esperienza è coinvolgente, contiamo che i loro genitori da settembre iscrivano anche i nuovi “primini”.
Una volta però, da bambini, noi a scuola andavamo a piedi e da soli, senza bisogno del Pedibus …
E’ vero e sicuramente oggi i bambini sono “iper protetti”, sotto questo aspetto c’è una regressione della loro autonomia. Però oggi c’è un pericolo che 30 anni fa non c’era ed è purtroppo il traffico. La nostra scuola è vicinissima a C.so Buenos Aires, dove le macchine a volte sfrecciano ad alta velocità, un bambino delle primarie che debba attraversarlo da solo per andare a scuola affronta un reale pericolo. 

Il Pedibus è promosso anche come pratica per l’autonomia dei bambini e per conoscere meglio il quartiere. Questo succede nella vostra esperienza?

Sì, dopo un po’ che le colonne dei bambini del Pedibus prendono confidenza col tragitto, gli stessi bambini imparano a conoscere meglio vie, palazzi, giardini e negozi. Alla mattina i negozianti e i custodi dei palazzi ci salutano quando passiamo, sono felici di vederci e gli scolari sono entusiasti. Abbiamo esperienze di bambini che ora sono più felici di andare a scuola e non vedono l’ora di congiungersi alla colonna del Pedibus. Tant’è che si aggregano con qualsiasi condizione di tempo; in questi mesi siamo andati a scuola a piedi con il vento, con la pioggia, diventando “Ventibus”, “Ombrellibus” …. E’ molto divertente per loro.

Come può ancora migliorare questo Pedibus milanese?

Estendendosi a più scuole possibili (ora sono circa 15 quelle coinvolte, ndr) e soprattutto a quelle della fascia della seconda Circonvallazione. Il Pedibus è un progetto gratuito per le famiglie che debbono aderire solo sottoscrivendo un regolamento ed impegnandosi ad accompagnare i figli alla fermata prevista – sono circa 3 o 4, con il “capolinea” da cui si parte e dove si radunano il più dei bambini, e le altre segnalate lungo il percorso. 

L’esperienza si deve allargare per fare capire che anche a Milano andare a scuola a piedi si può e camminare non è davvero un male … 

Fonte: ecodallecittà

 

Davanti alle piste ciclabili i negozi guadagnano il 49% in più

Ma il guadagno si misura anche in termini di salute, soddisfazione e rispetto per l’ambiente143513503-586x390

Quanto si guadagna dalle piste ciclabili? A quantificare i benefici prodotti da una rete ciclabile efficiente è il Dipartimento dei Trasporti di New York City che ha condotto un’approfondita indagine per valutare quali cambiamenti siano avvenuti lungo le arterie nelle quali sono state create delle piste ciclabili. Il primo dato che salta all’occhio è la crescita del 49% del giro d’affari dei negozi posti in prossimità delle bike lane. Già perché molto spesso il vero problema per chi va a fare acquisti in auto è quello di dove sistemare la propria auto, problema che non si pone con le bici. Arrivi, vincoli la bici al palo più vicino, entri, compri e vai! In Italia, molto spesso, simili iniziative vengono osteggiate dai negozianti i quali, con scarsa lungimiranza, preferiscono che le automobili possano arrivare fin sulla porta del loro negozio. A New York qualcuno ha capito che il guadagno è su tutta la linea e ora anche i numeri lo confermano. Anche la sicurezza aumenta: la condizione “anomala” della condivisione della sede stradale con i ciclisti (anche se questi sono in sede propria) aumenta l’attenzione di chi guida un autoveicolo e così la diminuzione degli incidenti è del 35% o addirittura del 58% a seconda delle vie testate. Il 74% delle persone intervistate dimostra di preferire la nuova configurazione della strada. Sulla Hoty Avenue, nel Queens, in prossimità del RFK Bridge, dopo la creazione di una pista ciclabile i tempo di scorrimento sono migliorati del 51%, il volume del traffico ciclistico è aumentato del 37% e gli incidenti sono diminuiti del 21%. A Brooklyn, sulla Church Avenue, una delle due file adibite al parcheggio è stata riservata al traffico ciclistico. Risultato? Nelle ore di punta la velocità del traffico è aumentata del 21%. Gli amministratori delle Smart City italiane prendano nota.

Fonte: New York City Dot

 

12.4 Analisi di regressione per il costo dell’investimento nelle tecnologie specifiche

L’analisi di regressione è stata effettuata sul costo degli investimenti per tecnologie specifiche, utilizzando le stesse quattro variabili indipendenti. I risultati per ciascuna tecnologia e per le quattro variabili sono mostrati nella tabella 12.3.

Tabella 12.3 Risultati dell’analisi di regressione per il costo dell’investimento nelle tecnologie specifiche

12.3

I risultati per l’investimento complessivo per famiglia generalmente si riflettono nei risultati per le singole tecnologie: con tre t-test significativi per i “gradi giorno” e con due t-test significativi e due quasi significativi per “spesa familiare non alimentare e non energetica”.

Per interventi su solare termico, come era prevedibile, i “gradi giorno” non sono risultati significativi. Solamente la variabile “spesa familiare non alimentare e non energetica” ha un coefficiente quasi significativo.

Gli investimenti in solare termico offrono comunque un aspetto particolare. A causa della maggiore insolazione nel Sud Italia85, avremmo dovuto trovare più applicazioni nel sud che nel nord, ma questo non è riscontrabile nei dati osservati. Come indicato nella figura 11.4, ci sono quattro eccezioni nel Nord: Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia presentano un valore di investimento per famiglia nel solare termico più alto rispetto al Sud. Nel Sud, sei regioni presentano un valore di investimento medio per famiglia inferiore a quello registrato nel centro Italia, con la Sardegna unica eccezione.

Questo risultato mette in luce l’importanza dei fattori locali, non considerati nell’analisi in quanto di difficile quantificazione a livello regionale, quali la differente attenzione posta verso l’organizzazione di campagne locali di promozione e la differente presenza di installatori qualificati o di società di servizi energetici.

 

85 Si passa da circa 1.250-1.850 kWh/m2 di insolazione media

 

Figura 12.4: Costo medio di investimento nel solare termico, anni 2008-2010 (Euro/famiglia)

12.4

12.5 Conclusioni

Le principali indicazioni che è possibile trarre dalla combinazione dei risultati ottenuti risultano:

– Gli investimenti effettuati nel triennio sono fortemente correlati alla capacità di spesa delle singole famiglie. Sarebbe opportuno approfondire il tema di come effettuare interventi di efficienza energetica nelle famiglie con una bassa capacità di spesa.

– I gradi giorno influenzano in misura positiva il comportamento di investimento delle famiglie; questa relazione trova conferma nel minor investimento riscontrato nel sud Italia.

– Quest’ultimo punto non trova però conferma negli investimenti osservati per il solare termico, che avrebbero dovuto seguire un andamento collegato alla maggiore insolazione. Le motivazioni alla base di questa “anomalia” sono probabilmente legate ad una insufficiente disponibilità sul territorio di tecnologie, installatori e personale qualificato, nonché di campagne di informazione e promozione locali.

– Per capire meglio questi fenomeni locali, andrebbe rafforzata la raccolta sistematica di informazioni e dati dei programmi regionali di promozione dell’efficienza energetica, in collaborazione con i diversi stakeholder nazionali e locali (Regioni e Enti Locali, ENEA, distributori di energia, associazioni industriali/imprenditoriali, agenzie energetiche locali, ..).

– Inoltre, sarebbe opportuno accelerare le attività di qualificazione degli operatori nel campo dell’efficienza energetica, in particolare nel Sud e nelle aree rurali.

– Le decisioni di investimento non sono risultate strettamente ricollegabili a un’analisi di tipo economico tesa a valutare il rientro dell’investimento attraverso i risparmi ottenibili. Le stime del modello non hanno infatti evidenziato una correlazione significativa né con il ‘payback’ energetico né con la spesa famigliare energetica. Per poter raffinare l’analisi sarebbe opportuno raccogliere oltre al costo totale dell’intervento anche il costo per capacità energetica installata, che permette anche un’analisi dei prezzi.

 

Fonte: ENEA

12.3 Analisi di regressione e risultati ottenuti

E’ stata ipotizzata una relazione lineare tra le variabili elencate al paragrafo precedente e la stima del modello adottato ha prodotto i risultati evidenziati in tabella 12.1.

Tabella 12.1: Risultati dell’analisi di regressione

12.1

I coefficienti delle variabili indipendenti indicano che solo i gradi giorno e la spesa familiare non alimentare e non energetica sono statisticamente significativi, con un buon indice di accostamento del modello ai dati, come desumibile dai valori dell’R2 e R2 aggiustato.

Il test di F è significativo e la statistica di Durbin-Watson è accettabile.

Come risultato, utilizzando solo queste due variabili indipendenti significative, si ottiene un nuovo modello e un confronto tra i valori osservati e quelli ottenuti dalla regressione.

Tabella 12.2: Risultati della regressione lineare con le due variabili significative

12.2

I coefficienti standardizzati indicano che la variabile “spese familiari non alimentare e non energetiche” apporta un contributo al modello doppio rispetto a quello dei gradi giorno.

Figura 12.3: Confronto tra valori osservati dell’investimento totale per famiglie e i risultati dell’ analisi di regressione

12.3

Fonte:ENEA

12.2 Variabili dipendenti e variabili indipendenti

Disponendo le Regioni da nord a sud (fig.11.2), è possibile osservare un andamento discendente degli investimenti per famiglia.

La variabile dipendente utilizzata nelle analisi è stata “l’investimento medio per famiglia” per gli anni 2008-2010.

Questi valori possono essere ulteriormente suddivisi in relazione agli interventi oggetto dell’incentivo:

– isolamento orizzontale e verticale,

– infissi,

– solare termico,

– impianti termici,

– interventi integrati.

 

Quali variabili indipendenti sono state utilizzate quelle concernenti la situazione socio-economica della famiglia, con lo scopo di stabilire quali fattori potessero riferirsi all’investimento, quali escludere e su quali concentrare un eventuale approfondimento.

La prima variabile considerata per la decisione di investimento è stata la “spesa familiare” che, in parte, riflette la capacità della famiglia di sostenere la spesa per l’intervento che beneficia del meccanismo di detrazione fiscale80. In

particolare, è stato preso in considerazione il valore relativo alla “spesa media mensile familiare per non alimentare”81 (in euro correnti) depurato dal valore della “spesa media mensile per combustibili ed energia82”(in euro correnti).

Il secondo indicatore è quello relativo alla “spesa media mensile familiare per combustibili ed energia”, ipotizzando l’esistenza di una relazione positiva tra il valore della spesa e la propensione a ridurla quale probabile fattore motivante.

Come “proxy” per le famiglie con reddito imponibile insufficiente è stato utilizzato un indicatore di povertà, vale a dire il valore osservato per la variabile “incidenza di povertà relativa tra le famiglie” (valori percentuali)83.

Inoltre è stata valutata anche la possibilità che il clima stesso potesse avere un’influenza sulle decisioni di investimento, a causa delle maggiori esigenze di riscaldamento e isolamento del nord del paese. A tale proposito è stato calcolato un valore medio dei gradi giorno per ciascuna regione, utilizzato poi come variabile indipendente84.

Infine, è stato utilizzato il rapporto fra l’investimento medio e il risparmio di energia primaria ottenuto, per ciascuno dei tre anni. Su questo valore è stata calcolata la media dei risultati, da utilizzare come variabile indipendente per ciascuna regione. Questo indicatore, in un certo modo, misura l’attrattività dell’investimento indicandone un tempo di ritorno energetico; più alto è questo valore, minore sarà l’economicità dell’intervento.

 

80 Il tipo di incentivo utilizzato, vale a dire la detrazione fiscale del 55%, presuppone che una famiglia (per uno o più dei suoi componenti) abbia un reddito imponibile sufficiente a utilizzarla.

81 ISTAT (2008), Sistema di Indicatori Territoriali, Condizione economiche delle famiglie, anno 2008.

82 Idem.

83 Idem.

84 Valore media anni 2000-2009 dati Eurostat

fonte: ENEA