Ronchi: “Ministero per la Transizione ecologica grande sfida per il futuro del Paese”

Così il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Edo Ronchi, ministro dell’Ambiente dal ’96 al 2000, in merito al nuovo annunciato dicastero. “Un pilastro”, afferma Ronchi, per il quale “ci sarà da affrontare la riforma delle competenze” anche se “non c’è bisogno di inventare molto” se si segue l’impostazione europea

Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, durante il meeting internazionale Giustizia ambientale e cambiamenti climatici, Roma, 11 Settembre 2015. ANSA / LUIGI MISTRULLI

 “Un ministero di riferimento serve. Quello per la Transizione ecologica è una grande sfida per il futuro del nostro Paese in termini di potenzialità sul lavoro e sull’innovazione”. Così il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibileEdo Ronchi, ministro dell’Ambiente dal ’96 al 2000, in merito al nuovo annunciato dicastero. “Un pilastro”, afferma Ronchi, per il quale “ci sarà da affrontare la riforma delle competenze” anche se “non c’è bisogno di inventare molto” se si segue l’impostazione europea.

La transizione ecologica, ricorda Ronchi, “è il primo punto del Recovery plan europeo”. All’orizzonte “la crisi climatica non è così lontana” e l’Italia non si può presentare alla Conferenza mondiale del clima di Glasgow il prossimo novembre, la Cop26, dice Edo Ronchi, “non in regola con il piano di adeguamento all’obiettivo dell’Ue per aumentare l’impegno di taglio dei gas serra dal 40 al 55 per cento”. L’impegno, sottolinea il già ministro dell’Ambiente, “sarà importante perchè dal ’90 al 2019 abbiamo tagliato il 19%, ora si tratta di fare un salto dal 19 al 55 per cento”.

Oltre all’impegno sulla riduzione dei gas climalteranti occorre, dice Ronchi, raddoppiare la crescita delle rinnovabili, fare molto di più sul settore dei trasporti dove, a parte questo anno di pandemia, “abbiamo aumentato le emissioni anziché diminuirle”.

La transizione green non è solo neutralità climatica “ma anche – sottolinea Ronchi – economia circolare che per un Paese manifatturiero come il nostro è centrale e che è pre-condizione per gli impegni sul clima, con la riduzione del consumo di materiali che va a incidere sul comparto energetico”. Senza dimenticare il tema della biodiversità: “Non si può parlare di transizione ecologica – dice Ronchi – senza interessarsi al capitale naturale che in Italia significa bonifiche, recuperi, risanamenti, falde”. Nel mirino anche la qualità green delle città che apre tutto il capitolo della mobiltà sostenibile. “Ecco perchè un ministero della Transizione ecologica è fontamentale. Ora occorre ridisegnarlo”.

Il ministero dell’Ambiente ha un suo Dipartimento della Transizione ecologica creato nel gennaio del 2020: è stato voluto dal ministro uscente, il Cinquestelle Sergio Costa, nell’ambito di una riorganizzazione interna. In quell’occasione, nella sede di via Cristoforo Colombo erano stati creati due dipartimenti, per seguire i due grandi filoni delle politiche ambientali: da un lato Protezione della natura, dall’altro Transizione ecologica. Quest’ultima è il passaggio da un’economia basata sulle fonti fossili di energia a una basata su fonti rinnovabili, riciclo (la cosiddetta economia circolare) e risparmio energetico. In materia di transizione ecologica, una parte delle competenze, quelle sulle energie pulite, restano in capo al ministero dello Sviluppo economico. Lo scopo del Dipartimento presso il ministero dell’Ambiente era proprio quello di coordinarsi col Mise su questi temi, che vanno al di là delle sue tradizionali competenze di tutela ambientale.

Fonte: ecodallecitta.it

ANIASA, nuovo progetto di sviluppo per una mobilità sostenibile e condivisa

Uno degli obiettivi principali annunciati dall’associazione afferente a Confindustria è quello di supportare “l’ineluttabile transizione dalla proprietà all’uso dei veicoli che nel nostro Paese ha già portato 1 vettura su 4 ad essere immatricolata a noleggio”

Supportare l’ineluttabile transizione dalla proprietà all’uso dei veicoli che nel nostro Paese ha già portato 1 vettura su 4 ad essere immatricolata a noleggio. Consolidare il ruolo di interlocutore di riferimento nel dibattito nazionale sulla mobilità – anche quella post COVID – e nelle strategie messe in campo dal Governo per gestire in modo efficace i fondi del Recovery Fund che dovranno guidare il nostro Paese verso una mobilità più sostenibile, smart e sicura. Intercettare in anticipo i cambiamenti in atto e svolgere un’efficace azione di sensibilizzazione sulle tematiche strategiche della mobilità cittadina, turistica e aziendale. Sono questi i principali obiettivi alla base del nuovo progetto di sviluppo di ANIASA, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, implementato con il supporto strategico del partner di respiro internazionale The European House Ambrosetti (1° Think Tank in Italia e tra i primi 10 in Europa), che accompagnerà l’Associazione anche nei prossimi due anni in un percorso di trasformazione.

“In Italia il settore della mobilità nel suo complesso”, osserva Massimiliano Archiapatti, Presidente di ANIASA, “sta vivendo una fase di rapida evoluzione, destinata a stravolgere il nostro modo di muoverci e di spostare le merci: le formule di pay-per-use mobility nel 2019 hanno toccato la quota record del 25% dell’immatricolato e oltre 1 mln di veicoli circolanti. L’avvento della pandemia sta accelerando questo cambiamento. Abbiamo davanti a noi un’occasione irripetibile per rendere la mobilità italiana più sostenibile, smart e sicura, anche grazie alle risorse del Recovery Fund. Il noleggio è oggi un asset strategico per le politiche di sostenibilità ed economia circolare, con il suo parco veicoli a emissioni ridotte e con la capacità di immettere costantemente sul mercato dell’usato veicoli a fine noleggio di ultima generazione, in grado di sostituire quelli più inquinanti. Il nostro settore può e deve essere protagonista di questa rivoluzione che presenta diverse sfide: l’impatto ambientale, la connettività, la crescente urbanizzazione (con i connessi problemi di congestionamento, parcheggio, inquinamento), i nuovi paradigmi di consumo sempre più proiettati

all’uso del veicolo, l’integrazione con la micromobilità cittadina”.

“Per fronteggiarle in maniera efficace”, aggiunge Archiapatti, “abbiamo deciso di avviare un percorso di evoluzione con l’obiettivo di rispondere in modo ancora più puntuale allo sviluppo del mercato, con particolare attenzione alle nuove generazioni, ai loro stili di vita e alle loro modalità di consumo, totalmente differenti da quelle conosciute finora. Siamo all’inizio di un tragitto che ci proietterà al centro dei nuovi scenari di mobilità”. A conferma dell’avvio di questo percorso è stata attivata ufficialmente la sezione Digital Automotive che si aggiunge alle altre presenti in Associazione (noleggio a lungo e breve termine, car sharing, servizi automobilistici); un segmento di cui già oggi fanno parte tutti i principali player nazionali e internazionali del settore.

Fonte: ecodallecitta.it

La ripartenza ha bisogno di soluzioni green, non restituiteci le vecchie città

Legambiente propone ai sindaci delle città italiane cinque soluzioni sostenibili in fatto di mobilità, per ripartire e superare questo periodo di emergenza ripensando nuovi modi di spostarsi. Sono soluzioni che possono essere realizzate nell’immediato e potenzialmente capaci di rivoluzionare, una volta per tutte, i nostri stili di vita. A Torino, intanto, diverse associazioni hanno chiesto al Comune e alla Regione di mettere in atto delle soluzioni sostenibili per l’avvio della fase 2.

«Per superare l’emergenza coronavirus e per far ripartire le città italiane servono risposte e soluzioni eccezionali. Per questo, cari Sindaci, non vi limitate all’ordinario, non restituiteci le vecchie città. Il vostro mestiere richiede visione di futuro, soluzioni inedite, capacità di guidare la comunità verso frontiere nuove. E oggi che tutti abbiamo sperimentato una condizione eccezionale è il momento migliore per osare lo straordinario. Insieme ce la possiamo fare».

È questo il messaggio di Legambiente, indirizzato ai sindaci di tutte le città italiane per ripartire insieme in questo periodo di crisi sanitaria, economica e sociale. E per ripartire non si può che ripensare ai nostri stili di vita e fare un passo avanti rispetto a quella “normalità” che ci ha condotti fino a questo punto di non ritorno. Perché per cambiare questa situazione dobbiamo innanzitutto cambiare noi stessi e molte delle “comode” abitudini quotidiane che ci hanno accompagnato fin ora. Da dove ripartire? La strada è lunga, eppure il vero cambiamento potrebbe partire proprio da quelle soluzioni attuabili nel breve termine, che sono al tempo stesso a basso costo e già contenute nelle leggi dello Stato. In questa direzione Legambiente ha proposto ai sindaci delle città italiane cinque esempi per riorganizzare una nuova mobilità sostenibile, capace di facilitare la nostra convivenza col virus. Si tratta in questo modo di ripensare sin da ora una mobilità “per il dopo”, che permetta di rispettare il distanziamento tra le persone e che, al tempo stesso, porti altri ormai ovvi benefici: riduzione dell’inquinamento, restituzione dello spazio pubblico ai cittadini, promozione di un commercio di prossimità.

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«Occorre intervenire subito su quelle misure che hanno una valenza sanitaria e ambientale e che possono dare delle risposte alle regole imposte dal Covid19», ha affermato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. «Con queste 5 misure che proponiamo oggi ai sindaci, milioni di lavoratori, studenti e famiglie potranno muoversi da subito in maggiore sicurezza e libertà contribuendo a ridurre le emissioni di gas serra. Per far ciò è indispensabile un impegno da parte di tutti, cittadini, sindaci, società di trasporto e governo, consapevoli che il Paese oltre ad un decreto Cura Italia, ha bisogno anche di provvedimenti che mettano al centro le città e i comuni perché è da qui che bisogna prima di tutto ripartire».

Quali sono dunque queste cinque misure concrete per ripensare la mobilità post Covid-19?

1. Sicuri sui mezzi pubblici

In uno scenario post covid-19 saranno molti coloro che eviteranno l’utilizzo di bus e treni, tram e metro, per timore del contagio. Per questo man mano che le città ricominceranno a muoversi, Legambiente suggerisce che si dovranno riprogrammare con attenzione le corse, garantire le distanze di sicurezza, ripensare gli orari della città per evitare congestione e traffico nelle ore di punta. Sarà fondamentale un continuo e attento monitoraggio, sia dei mezzi che delle stazioni, dove si dovranno introdurre controlli e tornelli per contingentare gli ingressi oltre a garantire una quotidiana sanificazione.

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2. Più persone in bici e percorsi ciclabili nuovi

La bici, come ben sappiamo, rappresenta il mezzo che permette di mantenere il migliore distanziamento tra le persone: è proprio ora il momento di realizzare percorsi ciclabili temporanei (con segnaletica orizzontale e verticale) lungo gli assi prioritari e le tratte più frequentate, riservando lo spazio per poi dotarli di protezioni e passaggi esclusivi mirando a trasformarli nei mesi successivi in vere ciclabili. Parliamo di interventi a costo quasi zero e, secondo Legambiente, le risorse per realizzare delle vere ciclabili ci sono: nella Legge di Bilancio 2020 sono stati stanziati 150 milioni di Euro per il co-finanziamento di percorsi ciclabili urbani.

3. Rafforzare la sharing mobility

Come spiegato, le più efficienti alternative all’auto privata in città, per chi non vorrà prendere i mezzi pubblici, dovranno diventare tutti i mezzi in sharing: auto (meglio elettriche), bici, e-bike, scooter elettrici e monopattini. I Comuni dovranno stringere accordi con le imprese per avere più mezzi e in più quartieri, a costi molto più contenuti. Serviranno risorse, ma il servizio potrà avere grande successo e in parte ripagarsi. In ogni caso saranno soldi ben spesi quelli per potenziare il servizio (con controllo, sanificazione e ridistribuzione dei mezzi nelle diverse ore e luoghi della città) perché avremo offerto mobilità sostenibile a buon mercato a milioni di cittadini.

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4. Aiutare i cittadini a rottamare l’auto e scegliere la mobilità sostenibile

Come affermato da Legambiente, «Qui i Sindaci devono farsi sentire, perché le risorse ci sono! Cosa aspetta il Ministero dell’Ambiente a mettere a disposizione i fondi per “Programma Buoni di mobilità” previsti dal decreto Clima approvato a dicembre scorso?». Si tratta di 1.500 euro alle famiglie che rottamano una vecchia auto che non può più circolare (Euro3 o più inquinante) oppure 500 euro per un vecchio ciclomotore, per acquistare abbonamenti, e-bike e sharing mobility. Si potrebbe così subito dimezzare la spesa media per i trasporti per 250 mila famiglie italiane (3.500 euro all’anno secondo l’Istat).

5. Più smart working

Ai Sindaci Legambiente chiede di spingere sul lavoro agile per riorganizzare il lavoro dell’amministrazione pubblica e aiutare tutte le attività che scelgono di andare in questa direzione. Serviranno risorse, ma soprattutto idee nuove. Esistono tutte le possibilità per premiare con vantaggi fiscali sia le aziende che i lavoratori che decideranno di puntare su soluzioni innovative di smart working e mobility management di comunità. Ad esempio, i vantaggi fiscali di cui oggi beneficiano le auto aziendali possono essere estesi anche a mezzi e investimenti organizzativi per il lavoro a distanza, ai mezzi pubblici, alla condivisione e alla mobilità elettrica o muscolare in tutte le sue forme.

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Certamente, la strada da percorrere per andare in questa direzione è lunga. Ma è anche vero che non vi è momento migliore di questo per riflettere e agire per la nostra salute, il nostro benessere psicofisico e per ricostruire una città a misura di persona. Proprio a Torino Bike Pride e diverse associazioni della Consulta della Mobilità Ciclistica e Moderazione del Traffico hanno chiesto al Comune e alla Regione di mettere in atto delle soluzioni sostenibili per l’avvio della fase 2. Perchè se è facile prevedere che molti abbandoneranno il trasporto pubblico per scegliere di muoversi in automobile, è facile anche immaginarne le conseguenze, prima tra tutte un collasso della mobilità, in particolare nelle città metropolitane. La proposta delle associazioni è stata quindi quella di garantire altre forme di mobilità alternative all’auto, prevedendo di rendere i controviali della città ciclopedonali con accesso ai veicoli a motore solo per la svolta, il posteggio e l’accesso alle abitazioni e con limite di velocità massimo a 20 chilometri all’ora, oltre che la realizzazione di infrastrutture pedonali e ciclabili a basso costo e rapida attuazione.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2020/04/ripartenza-bisogno-soluzioni-green-non-restituiteci-vecchie-citta/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

L’Università di Torino ai primi posti per la sostenibilità ambientale

L’Università di Torino, anche questa volta, non perde occasione per far parlare di sé conquistando i primi posti tra gli atenei come buon esempio in fatto di sostenibilità, per le sue azioni e politiche attuate per ridurre i consumi e migliorare il suo impatto ambientale e sociale. L’Università di Torino è il secondo Ateneo italiano all’interno di una classifica internazionale che valuta la sostenibilità ambientale e sociale di circa 800 campus universitari. Nell’edizione appena pubblicata del “GreenMetric 2019” l’Ateneo torinese si è piazzato al secondo posto, confermando la posizione dello scorso anno, tra le 29 università italiane partecipanti, preceduto solo da quello di Bologna. A livello internazionale, inoltre, si è classificato al 41° posto su 780 università partecipanti testimoniando una crescita progressiva: nel 2018 aveva raggiunto la 47° posizione, nel 2017 la 55°, come dichiarato nel comunicato stampa di UniTo. La classifica assegna un punteggio in base ai dati inviati dagli atenei sulle azioni e sulle politiche attuate per ridurre i consumi e migliorare la sostenibilità, mettendo in luce gli sforzi ecologici compiuti dalle università e suggerendo possibili aree di intervento, che spesso richiedono il coinvolgimento degli altri enti e attori locali.

Foto tratta da UniToGO

La classifica prende in considerazione gli indicatori relativi a diversi ambiti quali infrastrutture (dati generali dell’ateneo, aree verdi e budget dedicato alla sostenibilità), energia (consumi e politiche per ridurne l’impatto), rifiuti (trattamento e riciclo), acqua (conservazione e riciclo), trasporti (politiche per la mobilità sostenibile nelle sedi universitarie), didattica e ricerca (corsi, progetti e prodotti di ricerca in materia di sostenibilità e diffusione delle conoscenze alla società). Quest’anno, in particolare, ai primi cento posti di GreenMetric 2019 sono presenti ben 4 Atenei italiani: oltre all’Università di Torino, figurano Bologna (1° italiana, 14° globale), Venezia Ca’ Foscari (3° italiana, 99° globale) e Milano Bicocca (4° italiana, 101° globale). Come spiegato nella nota stampa, per velocizzare e migliorare la transizione verso un “mondo verde”, nel 2016 l’Università di Torino ha varato il progetto UniToGO – Green Office di Ateneo, ora parte integrante della struttura amministrativa, con l’obiettivo di progettare e promuovere iniziative in tema di sostenibilità ambientale attraverso un network multidisciplinare che unisce e docenti, ricercatori e ricercatrici, personale tecnico e amministrativo, studenti e studentesse.

Foto tratta da UniToGO

L’Università di Torino, inoltre, aderisce da sei anni alla classifica degli atenei eco-sostenibili creata dall’Università indonesiana di Jakarta con l’obiettivo di spingere decisori e stakeholders a impegnarsi nella lotta ai cambiamenti climatici con una gestione efficiente di acqua e energia, riciclaggio dei rifiuti e mobilità sostenibile, e di promuovere nella società comportamenti maggiormente attenti alla tutela ambientale.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2019/12/universita-torino-primi-posti-sostenibilita-ambientale/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

E-bike: Zalando le usa per le consegne a Berlino

Il gigante tedesco dell’e-commerce di scarpe e accessori testa le consegne a Berlino a bordo di una e-bike a quattro ruote cassonata creata da citkar.http _media.ecoblog.it_3_3a3_e-bike-zalando-consegne-berlino

Consegnare pacchi in e-bike nei centri urbani delle moderne metropoli superando le restrizioni alla circolazione sempre più diffusi per ridurre l’inquinamento atmosferico. E’ la “sfida dell’ultimo miglio“, che stanno affrontando tutti i giganti della logistica e del commercio elettronico. Compresa Zalando che ha deciso di testare le consegne nel centro di Berlino usando una bicicletta a pedalata assistita molto particolare: la Loadster realizzata dalla start up tedesca citkar.  Il progetto pilota è partito a inizio ottobre nella capitale teutonica: Zalando e la giovane azienda specializzata in mobilità sostenibile urbana vogliono scoprire fino a che punto l’e-bike può essere utilizzata come metodo di consegna alternativo e aggiuntivo all’automobile, soprattutto nei centri città. La Loadster ha diversi vantaggi: ha una capacità di carico di 500 litri e 100 kg, ha una carena che protegge il ciclista-fattorino dalle intemperie, può toccare la velocità di 25 chilometri l’ora e, soprattutto, può circolare sulle piste ciclabili scartando il traffico. Un motore elettrico della potenza di 2,7 kW e con 100 Nm di coppia assiste la pedalata mentre le batterie a ioni di litio da 1,4 kWh promettono 200 km di autonomia. Le ruote sono 4, con ammortizzatori indipendenti, i freni sono idraulici.
Le dimensioni totali della Loadster sono di 240x90X170 cm mentre il peso a vuoto è di circa 70 chilogrammi. Questa bici elettrica a quattro ruote si guida senza patente e in Germania non è tassata come un quadriciclo a motore. Zalando utilizzerà Loadster anche per i “Same Day Tours“, gli ordini che vengono effettuati al mattino e consegnati la sera stessa.

Fonte:ecoblog.it

Dalla mobilità sostenibile alla Cyber Security: a Torino con Startuppato in mostra l’innovazione Made in Italy

Intelligenza artificiale, Cybersecurity, Industry 4.0 e molto altro: Startuppato, l’appuntamento organizzato da Treatabit e I3P, torna il 14 giugno dalle ore 18 presso il Toolbox Coworking di Torino, per mettere in mostra  le startup innovative. Tra le novità di quest’anno, un B2B più ricco per incontrare i player del settore ed uno speciale Premio Startuppato, tre mesi di consulenza business gratuita sul proprio progetto beneficiando di tutti i servizi previsti dal percorso di incubazione I3P.

Dall’applicazione che misura il tasso alcolemico allo scooter sharing per promuovere la mobilità sostenibile, dalle soluzioni per la Cyber Security al dispositivo che permette di tenere sempre sotto controllo quanta energia consumano gli elettrodomestici di casa: queste alcune delle idee che saranno presentate durante la nuova edizione di Startuppato, l’evento dedicato alle startup innovative.

L’appuntamento organizzato da Treatabit, il percorso di incubazione di I3P dedicato ai progetti digitali, si svolgerà il 14 giugno a partire dalle ore 18 presso il Toolbox Coworking, importante hub di innovazione e coworking (Via Egeo, 18 – Torino): per tutta la durata dell’evento oltre 100 startup innovative saranno accolte in un’area espositiva  e avranno l’opportunità di mostrare le loro idee in anteprima e farsi conoscere da potenziali utenti e clienti. Non mancheranno occasioni di networking, beta testing, customer validation, crowdfunding, recruitment, acquisizione clienti, anche grazie alla partecipazione del Web Marketing Festival, l’evento più completo sul digitale in Italia, e di SiamoSoci​, la società di riferimento per startup e PMI per la raccolta di capitali privati che nel 2016 ha lanciato Mamacrowd, la principale piattaforma di equity crowdfunding italiana che permette alle più promettenti startup e PMI presenti sul mercato italiano di finanziare la propria crescita con la raccolta online di capitali privati. Tra le novità di quest’anno un B2B più ricco ed un premio che prevede tre mesi di incubazione gratuita (anche virtuale) per usufruire di servizi di networking, spazi e di consulenza business da parte di I3P.

Ecco alcune delle startup che i visitatori potranno conoscere durante Startuppato.

Floome, il tasso alcolemico si misura con lo smartphone

Sicurezza è la parola chiave di Floome, la startup padovana che ha realizzato un dispositivo che, collegato allo smartphone e tramite un’applicazione, permette di verificare il proprio tasso alcolemico in pochi secondi. Il device utilizza gli stessi sensori degli etilometri delle forze dell’ordine e permette così di trasformare lo smartphone in un rilevatore di tasso alcolico. Tramite l’applicazione vengono fornite informazioni utili per evitare danni, incidenti e multe, dal tempo necessario al proprio fisico per smaltire l’eccesso di alcol al limite legale di ebbrezza. Inoltre, l’app consente di chiamare un taxi o un amico per farsi dare un passaggio a casa o di trovare un locale dove mangiare qualcosa, con lo scopo di scoraggiare le persone a mettersi alla guida in stato di ebbrezza.

Cyber Security: con Ermes Cyber Security i dati sensibili sono al sicuro dai furti

Globalmente esistono 20.000 Web Tracker, aziende come Facebook, Linkedin e Google che raccolgono ogni singola informazione che lasciamo sul Web, utilizzando  questi dati in maniera innocua per profilare ogni utente e proporre contenuti mirati. Tuttavia è stato documentato come questi stessi strumenti possano essere utilizzati per spiare costantemente le attività dei dipendenti delle aziende e raccogliere informazioni sensibili e private su utenti mirati come personaggi politici o per lo spionaggio industriale. Per permettere agli utenti di navigare in sicurezza e difendersi dai rischi generati dai Web Tracker Ermes Cyber Security, startup innovativa e Spin-Off del Politecnico di Torino, ha sviluppato e brevettato Ermes Internet Shield, una soluzione totalmente automatica che non richiede alcun intervento umano e che è in grado di assicurare una protezione totale aggiornata in tempo reale. Grazie ad algoritmi basati su machine learning, big data ed intelligenza artificiale, Ermes Cyber Security permette alle aziende di riprendere il controllo delle informazioni che espongono sul Web.

Mobilità sostenibile con MiMoto Smart Mobility, lo scooter sharing elettrico

Viabilità più snella per città sempre più smart e green, abbattimento costi fissi per l’utente, flessibilità di spostamento, mai più problemi di parcheggio: questi alcuni dei vantaggi del servizio di scooter sharing elettrico offerto da MiMoto Smart Mobility, ad ora attivo solo bella città di Milano ma che prossimamente sarà lanciato anche su Torino. La startup, che si propone anche come alleato delle amministrazioni comunali nella battaglia per la riduzione dell’inquinamento e del traffico urbano, mette a disposizione di studenti, cittadini e pendolari scooter elettrici che possono essere noleggiati in totale autonomia per spostamenti urbani tramite App su smartphone. A fine noleggio, raggiunto il punto d’interesse, gli utenti possono rilasciare gli scooter ovunque consentito all’interno dell’area operativa. I veicoli MiMoto sono sempre disponibili 24 su 24, 7 giorni su 7, totalmente elettrici e ad emissioni zero.

ELSE Corp: moda e retail all’insegna della sostenibilità

Moda, Virtual Retail e Cloud Manufacturing sono le parole chiave di ELSE Corp, la startup che ha sviluppato E.L.S.E. (acronimo di “Exclusive Luxury Shopping Experience”). Si tratta di una piattaforma Cloud SaaS e API tecnologicamente avanzata basata sul modello di business Virtual Retail, un concetto innovativo che sfrutta le tecnologie 3D, l’industria 4.0 e l’intelligenza artificiale per consentire alle aziende di offrire esperienze d’acquisto uniche, futuristiche e lussuose, prodotti dalla perfetta vestibilità e processi di produzione più sostenibili. Scopo di ELSE è ridefinire la catena del valore per l’industria della moda attraverso la ricerca applicata, aprendosi all’innovazione e alla collaborazione con i leader del settore e sviluppando tecnologie e processi aziendali sostenibili, trasparenti e tracciabili.

Leaf Space, lo Spazio a portata di tutti

Nata nel 2014 all’interno del Politecnico di Torino con lo scopo di semplificare l’accesso allo Spazio agli operatori di microsatelliti, l’azienda Leaf Space è attualmente impegnata nella realizzazione del progetto Leaf Line: un innovativo servizio centralizzato di telecomunicazione satellitare che garantisce l’accesso ai dati spaziali in maniera molto più semplice, veloce ed economica rispetto alle soluzioni oggi disponibili. Leaf Line è solo il primo di una pipeline di servizi che l’azienda ha in programma di sviluppare per semplificare sempre di più l’accesso allo spazio agli operatori satellitari privati. Il progetto è stato riconosciuto e premiato anche dall’Unione Europea con 1 milioni di euro di fondi.

Midori, con Ned l’energia di casa è sotto controllo

Midori, la startup nata alla fine del 2011 ed ospitata presso l’Incubatore I3P, presenterà a Startuppato gli strumenti di smart metering e di analisi energetica rivolti ad aziende e cittadini. In particolare, Midori mostrerà al pubblico Ned, il primo smart meter made in Italy che permette di tenere sempre sotto controllo quanta energia consumano gli elettrodomestici di casa, attraverso un solo strumento di misura.

L’evento è gratuito ed aperto a tutti, ma per partecipare occorre registrarsi sulla piattaforma Eventbrite o sul sito www.startuppato.techunnamed1

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I3P

I3P è l’Incubatore d’imprese del Politecnico di Torino. È uno dei principali incubatori europei e sostiene startup fondate sia da ricercatori universitari che da imprenditori esterni. Fondato nel 1999, è una società costituita da Politecnico di Torino, Città Metropolitana di Torino, Città di Torino, Camera di Commercio di Torino, Finpiemonte e Fondazione Torino Wireless. Ad oggi ha favorito la nascita di oltre 220 imprese, che hanno ottenuto capitale di rischio per circa 58 milioni di Euro e generato circa 2000 posti di lavoro e un giro d’affari di oltre 124 milioni di Euro nel 2016. I3P offre alle startup spazi attrezzati, consulenza strategica e specialistica, e continue opportunità di contatto con investitori e clienti corporate. In I3P possono accedere studenti, dottorandi, ricercatori, docenti del Politecnico di Torino o degli enti pubblici di ricerca, oltre che imprenditori o esterni interessati a sviluppare una startup innovativa con validata potenzialità di crescita. I settori di attività delle startup variano dall’ICT al Cleantech, dal Medtech all’Industrial, dall’Elettronica e automazione al digitale e al Social Innovation. Nel 2011, I3P ha lanciato TreataBit, un percorso di incubazione dedicato ai progetti digitali rivolti al mercato consumer, quali portali di e-commerce, siti di social network, applicazioni web e mobile. Ad oggi Treatabit ha supportato oltre 330 idee d’impresa, di cui più di 190 progetti sono online e 120 sono diventate impresa. Promotore di importanti iniziative per il trasferimento tecnologico, l’incubazione e la crescita di impresa, l’attività di I3P si inquadra nelle strategie globali del territorio piemontese volte a sostenere la ricerca, l’innovazione tecnologica, l’innovazione sociale e la nuova imprenditoria. Nel 2014 I3P si è classificato al 5° posto in Europa e al 15° al mondo nel ranking UBI Index (University Business Incubator) la classifica annuale degli incubatori universitari che ha preso in esame 300 incubatori di 67 paesi, valutandone l’attrattività e la creazione di valore per l’ecosistema e per i clienti.

Maggiori informazioni: www.i3p.it

Treatabit

Treatabit è il programma di supporto per startup digitali dell’Incubatore del Politecnico di Torino. Lanciato nel 2011, ad oggi ha supportato più di 330 team imprenditoriali che operano nell’ambito digitale, ha lanciato oltre 190 progetti da cui sono nate 120 aziende. Treatabit supporta i team imprenditoriali nella strutturazione dell’idea, nell’identificazione di una strategia di business e nella ricerca dei primi partner e clienti, fornendo supporto operativo nell’attuazione del business model. Mette inoltre a disposizione uno spazio di coworking all’interno della Cittadella Politecnica.

Maggiori informazioni: www.treatabit.com

Toolbox Coworking

8.000 mq di una ex-fonderia dell’inizio del secolo scorso, oltre 450 membri e 150 diverse attività tra freelance, startup e imprese di tutti i settori, più di 300 eventi l’anno, FablabTorino, il laboratorio per artigiani digitali, Print Club Torino, il laboratorio innovativo di stampa e sperimentazione grafica, e Casa Jasmina, il primo progetto pilota di appartamento connesso open source e Turn Into Coders, la scuola per diventare sviluppatore web full-stack con JavaScript. Toolbox Coworking è questo e molto altro: un grande spazio collaborativo in cui la condivisione e la contaminazione di idee e competenze sono il terreno fertile su cui crescono nuove modalità di lavoro e idee di business.

Maggiori informazioni: www.toolboxcoworking.com

Fonte:  agenziapressplay.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gli svizzeri amano la mobilità sostenibile e non omologata

Secondo una indagine del Touring Club Svizzero sono sempre di più i veicoli ecologici che circolano in strada, ma sono sicuri?

Il Touring Club Svizzero torna ad occuparsi di mobilità sostenibile e torna a farlo con occhio critico: sempre più veicoli alternativi circolano nelle strade della Svizzera, tra biciclette elettriche e non, ciclomotori elettrici leggeri, monopattini, segway e simili e non sempre tali mezzi sono omologati. E, ancor di più, non sempre sono sicuri. Il TCS ha eseguito un test su tre categorie di veicoli: biciclette, motociclette leggere e i cosiddetti e-MSV (mezzi elettrici simili a veicoli). In quest’ultima categoria rientrano gli hoverboard, e-skateboard, e-monopattino-biga e monociclo-elettrico. Tra le biciclette sono state inserite anche quelle pieghevoli, le uniche non elettriche di tutto il test. Nelle motociclette leggere sono inseriti e-bike, mini e-scooter e e-monopattino. Maneggevolezza, sicurezza, qualità e omologazioni sono stati i fattori analizzati per ogni veicolo dal TCS, con diverse prove su strada e con particolare attenzione sulla trasportabilità di questi veicoli, ad esempio, a bordo di mezzi pubblici come gli autobus.  Venendo ai risultati e, in particolar modo a quelli relativi ai test di sicurezza, il TCS lancia l’allarme: bici e lo scooter che viaggiano a 15 km/h frenano e si fermano in 1,7 metri, mentre per gli e-MSV lo spazio di frenata sale fino a 6 metri. Nel test su pista le biciclette si sono rivelate le più veloci mentre ancora di e-MSV sono in fondo alla classifica. I Mezzi Elettrici Simili ai Veicoli vincono invece per trasportabilità (e perché in Svizzera non si paga il biglietto aggiuntivo sull’autobus per portarli con sé). Alla luce di tutto questo, e anche del fatto che in teoria non si potrebbe circolare in strada a bordo di hoverboard e simili perché non sono omologati per la circolazione stradale, il Touring Club consiglia molta attenzione prima di scegliere il proprio mezzo di locomozione sostenibile: “Prima di acquistare uno di questi mezzi, è importante informarsi se è omologato per circolare su una strada aperta al traffico. I veicoli omologati possono viaggiare solo su ciclopiste o piste ciclabili e mai sui marciapiedi. I mezzi non omologati possono essere utilizzati solo su proprietà private. Ogni infrazione alla Legge è punita con contravvenzione. Inoltre, il conducente, responsabile in caso di incidente, rischia di incorrere nel regresso da parte della compagnia d’assicurazione“.

Fonte: ecoblog.it

ReFeel eMobility, Milano all’avanguardia nella mobilità sostenibile.

Il primo servizio di Corporate car sharing station basedhttp _media.ecoblog.it_a_acf_refeel-mobility-1

Milano, 9 aprile 2018 – nasce ReFeel eMobility dalla collaborazione fra il Gruppo ReFeel e il Gruppo Building Energy. Le due aziende hanno partecipato insieme alla gara indetta dal Comune di Milano per l’assegnazione del primo “Corporate car sharing elettrico station based” presente sul territorio comunale.  L’obiettivo di questa iniziativa è fornire ad aziende, strutture alberghiere, campus universitari, centri direzionali e residenziali una soluzione di mobilità flessibile ad impatto zero. Le aziende presenti sul territorio del Comune di Milano possono avvalersi del servizio reso disponibile da ReFeel eMobility e offrire ai propri dipendenti la possibilità di spostarsi agevolmente nell’area comunale, sia per lavoro che per il tempo libero, abbattendo del 100% le emissioni di anidride carbonica. ReFeel eMobility mette a disposizione più di 30 Renault ZOE elettriche, alimentate unicamente da fonti rinnovabili con un’autonomia di circa 310 km su percorso misto e una velocità massima di 135 km/h. Le vetture possono essere ricaricate presso le sedi delle aziende che attiveranno il servizio tramite le apposite colonnine da 22 kW fornite da Be Charge, società del Gruppo Building Energy specializzata in infrastrutture per la mobilità sostenibile. ReFeel eMobility promuove una modalità di trasporto conveniente ed eco-sostenibile tramite la condivisione dei mezzi elettrici tra persone che lavorano o vivono nello stesso luogo, che avvicina le persone alla mobilità elettrica senza dover rinunciare alle comodità. L’app Refeel eMobility, disponibile sia per iOS che per Android, consente di affittare l’auto e gestire tutte le fasi del noleggio, dalla prenotazione al pagamento. Le auto elettriche di ReFeel eMobility possono circolare liberamente ed essere parcheggiate ovunque in maniera completamente gratuita all’interno del territorio del Comune e dell’hinterland.

Carlo Maria Magni, Amministratore Delegato di ReFeel eMobility: “Siamo orgogliosi che il Comune di Milano abbia scelto il nostro progetto mirato a incoraggiare le aziende a ridurre i costi della mobilità operativa offrendo ai propri dipendenti un’alternativa a impatto zero. Con il nostro servizio di Corparate car sharing station based contribuiremo a proiettare la città di Milano nel futuro della mobilità eco-sostenibile. Il nostro obiettivo è sostituire 10 auto inquinanti per ogni mezzo elettrico ricaricato ad energia 100% rinnovabile, così da unire le esigenze personali di mobilità con il rispetto dell’ambiente. Attraverso il nostro piano di sviluppo, che prevede di mettere su strada centinaia di veicoli elettrici, daremo il nostro contributo per aiutare il Comune di Milano a raggiungere l’obiettivo di abbassare del 20% le emissioni di anidride carbonica entro il 2020.”

Fonte: ecoblog.it

Bike Sharing, GoBee.bike chiude il servizio in tutta Europa: ‘Sistematici atti di vandalismo’

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Dal 15 febbraio il servizio free floating di bici condivise chiude i battenti: “il 60% della nostra flotta europea ha subito danneggiamenti, vandalismi o è stato oggetto di fenomeni di privatizzazione”

L’avventura in Italia e in Europa di Gobee.bike si conclude nel peggiori dei modi, infatti da domani mercoledì 15 febbraio il servizio sarà chiuso. Ad annunciare la fine del servizio di bike sharing free floating che ha rivoluzionato la mobilità nel vecchio continente è la stessa azienda con una lettera inviata a tutti gli utenti.

A decretarne la fine, secondo l’azienda, è stata la “sistematica” serie di atti vandalici che hanno colpito le sue bici da dicembre dello scorso hanno. Sempre secondo Gobee.bike “il 60% della nostra flotta europea ha subito danneggiamenti, vandalismi o è stato oggetto di fenomeni di privatizzazione”.

Ecco la lettera inviata ai 45 mila utenti italiani:

Lo scorso autunno Gobee.bike ha iniziato la sua avventura in diverse città europee. Durante questo periodo le nostre bici hanno fornito un prezioso servizio a numerosi cittadini, rendendoci orgogliosi di un’attività che la nostra comunità di utenti ci ha incoraggiato a migliorare di giorno in giorno.

Il successo che questo servizio ha avuto non ha fatto altro che confermare la nostra visione di mobilità sostenibile e innovazione.

Dopo un caloroso benvenuto, abbiamo da subito compreso che la nostra passione era condivisa dalla maggior parte di voi.

Abbiamo dovuto affrontare una serie di ostacoli, imparando dai nostri errori, dando ascolto ai vostri consigli e investendo il massimo per provare che il bike sharing è una soluzione di mobilità ecologica e sostenibile per le città.

Purtroppo, tra tutte queste sfide, una in particolare ha rappresentato un problema che non potevamo superare: nelle ultime settimane i danni alla nostra flotta hanno raggiunto limiti che non possiamo più contenere con le nostre forze e con le nostre risorse.

Con tristezza annunciamo ufficialmente alla nostra comunità di utenti la fine del servizio di Gobee.bike in Italia, oggi (domani, ndr) 15 febbraio 2018.

È stata una decisione molto difficile, deludente e frustrante per tutto lo staff di Gobee.bike, che ha lavorato sin dall’inizio con passione per far sì che questo progetto fosse realizzabile.

Durante i mesi di dicembre e gennaio, le nostre biciclette sono diventate il bersaglio di sistematici atti di vandalismo, trasformandosi così in oggetti da distruggere per puro divertimento.

Mediamente, il 60% della nostra flotta europea ha subito danneggiamenti, vandalismi o è stato oggetto di fenomeni di privatizzazione.

Per questi motivi non c’è stata nessun’altra opzione se non procedere al termine del servizio a livello nazionale e continentale. Una decisione sofferta dal punto di vista morale, umano e finanziario.

Vogliamo ringraziarti un’ultima volta per tutte le tue pedalate sulle nostre bici verdi; per il tuo supporto, la tua pazienza e per averci stimolato a migliorare. Grazie a ognuno di voi abbiamo raggiunto più di 45.000 utenti in Italia.

Ringraziamo i nostri partner per aver visto in questo progetto l’opportunità di aumentare la consapevolezza su questo nuovo servizio di mobilità sostenibile, diffondendo i nostri valori.

Ringraziamo inoltre i vari Comuni che hanno riposto in noi fiducia aiutandoci in questo meraviglioso progetto e aprendo le porte delle loro città al nostro servizio.

E il più grande ringraziamento va al team Gobee.bike presente in ogni città. Senza alcun dubbio, sono stati la cosa migliore che abbiamo avuto da quando abbiamo iniziato questa avventura.

Gobee.bike è nata dalla nostra passione per la mobilità. Abbiamo fondato Gobee.bike dalla convinzione che avrebbe fatto riscoprire un nuovo tipo di libertà.

Abbiamo fatto una pedalata fantastica. Ti incoraggiamo a promuovere i valori inerenti al bike-sharing e alla stessa Gobee.bike: libertà, condivisione e innovazione. I valori che c’hanno portato fin qui e che hanno dato vita, anche se per poco, a questo fantastico progetto.

Gobee.bike non è solo trasporto e innovazione: è una comunità che hai contribuito a creare e che durerà per sempre.

Anche se non è facile, questo non è un addio, ma un arrivederci.

A presto!

The Gobee.bike Team

Fonte: ecodallecitta.it

 

Bari sale al 18° posto nell’ultimo rapporto Euromobility sulla mobilità sostenibile in Italia

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Petruzzelli: “Continuiamo a promuovere la cultura della ciclabilità e a pedonalizzare spazi della città”

La città di Bari fa grandi passi in avanti nel campo della mobilità sostenibile. È quanto emerge dall’undicesimo rapporto “Mobilità sostenibile in Italia: indagine sulle principali 50 città”, elaborato dall’associazione Euromobility con il patrocinio del ministero dell’Ambiente e presentato a Bari. Nell’analisi, che comprende le principali 50 città italiane, Bari si è infatti classificata al 18° posto, scalando ben 13 posizioni rispetto allo scorso anno.

Il risultato della classifica di Euromobility, con il passaggio dal 31° al 18° posto – ha commentato l’assessore all’Ambiente Pietro Petruzzelli dimostra che negli ultimi mesi abbiamo lavorato molto bene. Il nostro obiettivo resta quello di lavorare sia sulla pedonalizzazione di diverse aree della città sia sulla promozione della mobilità sulle due ruote. Coltivare la cultura della ciclabilità significa favorire la bici non solo come mezzo di locomozione per il tempo libero ma anche per gli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola. E il rapporto tiene conto anche del comportamento dei cittadini che, a Bari, utilizzano sempre meno le automobili, tant’è che registriamo un tasso più basso di motorizzazione rispetto ad altre città. Questi dati, inoltre, confermano la buona qualità dell’aria della nostra città, e con la flotta in arrivo di nuovi autobus dell’Amtab, che entreranno in servizio a partire dal prossimo anno, di certo potremo migliorare l’offerta del trasporto pubblico ed eliminare dalla strada decine di mezzi obsoleti e quindi più impattanti da un punto di vista atmosferico”.

Fonte: Comune di Bari