SS. Trinità, in zona Sarpi a Milano la Parrocchia a Impatto Zero

 

“Quartieri Ricicloni” a Milano. In via Giusti 25 una parrocchia ad alta sostenibilità ambientale dove Don Mario ha voluto pannelli solari, pompa di calore, luci a led e cemento catalitico. E che raccoglieva 2 tonn l’anno di lattine

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I giornali ne hanno parlato già 5 anni fa, quando don Mario Longo convinse i suoi parrocchiani a fare uno sforzo particolare per dotare la parrocchia SS. Trinità di pannelli solari sul tetto della chiesa e del sagrato (vedi foto di Google Map dall’alto). Dal mese di giugno 2011, infatti, ci sono 360 pannelli fotovoltaici che producono circa 85.000 Kilowattore in un anno, più o meno l’equivalente del consumo di energia elettrica dell’intera parrocchia. “Un investimento – si disse allora – non dettato solamente da motivazioni economiche, ma soprattutto e quasi esclusivamente dall’impegno nel rispetto dell’ambiente e del Creato e nell’intento di dare un segno concreto a tutta la comunità”.
“Siamo molto contenti”, racconta oggi don Mario, “del resto l’ha detto anche il Papa che l’attenzione all’ambiente è l’ottava opera di misericordia della nostra epoca”. La cura della casa comune: il nostro pianeta Terra che grida e che ha bisogno di un radicale cambiamento di rotta, prima che sia troppo tardi.
I pannelli solari non sono l’unica scelta sostenibile riguardo l’ambiente fatta dalla parrocchia SS. Trinità di via Giusti 25. Don Mario ha voluto anche pavimentare l’oratorio con il cemento catalitico, quel materiale all’avanguardia che permette l’abbattimento degli inquinanti dell’aria.

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Poi sono venute le luci a led: “Le abbiamo messe in tutta la Parrocchia, è stato un bell’investimento all’inizio, ma poi abbiamo dimezzato i costi dei consumi e probabilmente ne beneficerà di più il Parroco che arriverà dopo di me. Ma va bene lo stesso …..”.

Anche l’impianto a pompa di calore è una conquista ambientale voluta da Don Mario in Parrocchia: tutti i locali comuni sono stati collegati e che ora si sta ultimando con gli spazi-abitazione. Le pompe di calore, in grado di trasferire l’energia presente in natura all’interno degli ambienti, scaldandoli quando è freddo e raffrescandoli quando è caldo, permettono di limitare fortemente le emissioni di CO2 e coprono mediamente il 75% del fabbisogno energetico.
“Riguardo i rifiuti e la raccolta differenziata c’è poco da dire”, aggiunge Don Mario, “facciamo bene quello che ci chiedono di fare il Comune e l’Amsa”. Anche se fino a qualche tempo fa si faceva la raccolta differenziata autonoma delle lattine di alluminio, che poi si vendevano ad un rottamaio fuori città. “Siamo arrivati a raccogliere 2 tonnellate di lattine l’anno, ma poi i passaggi burocratici per continuare a darle ad un riciclatore autonomo sono diventati eccessivi, ora non lo facciamo più”. Ma in Oratorio si raccolgono ancora i tappi delle bottiglie per un’organizzazione umanitaria.
E’ il contrasto alle emissioni di CO2 è il vero pallino di don Mario. “In ogni angolo dell’oratorio in cui si poteva abbiamo messo spazi verdi e piantato alberi, anche da frutto. Verde che contribuisce a catturare la CO2”.

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Fonte: http://www.ecodallecitta.it/notizie/386520

POMPA DI CALORE: DAL 1° LUGLIO L’ENERGIA COSTA MENO

Il 1° luglio 2014 verrà introdotta in via sperimentale la tariffa elettrica lineare D1, della quale potranno beneficiare i clienti domestici che utilizzano nell’abitazione di residenza pompe di calore elettriche come unico sistema di riscaldamento. Si tratta di un importante cambio di rotta fortemente voluto da Co.Aer – Associazione dei costruttori di apparecchiature e impianti aeraulici – che ha sempre visto il sistema di tariffazione elettrica a scaglioni di consumo con prezzi crescenti come un grosso ostacolo alla diffusione della tecnologia delle pompe di calore.
La tariffa deve essere significativamente competitiva e devono essere evitati sussidi nel calcolo degli oneri di sistema. Inoltre, secondo Co.Aer andrebbe ridotta la tempistica di attivazione; adottando le modalità proposte dall’AEEG ci sarebbe infatti il rischio che possano trascorrere tre mesi da quando l’utente fa la richiesta al momento dell’effettiva applicazione della tariffa D1. Co.Aer ritiene che l’applicazione dovrebbe invece essere immediata, con la riserva di applicare un ricalcolo della fattura a seguito di successive verifiche che accertino la non idoneità dei requisiti presentati dal cliente.

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Grande importanza deve essere data alle modalità di pubblicizzazione: informazioni sulla disponibilità della tariffa sperimentale D1 dovranno essere presenti non solo in fattura o attraverso lo Sportello per il Consumatore di Energia, ma anche sui siti dei venditori e distributori di energia elettrica, che dovranno adeguatamente istruire i propri operatori dei call center. L’Associazione si augura che le modalità di accesso alla tariffa D1 siano semplici e non onerose per l’utente. Modulistica complessa e pratiche troppo costose potrebbero infatti disincentivare anche il cittadino più volenteroso e propenso ad adottare soluzioni energeticamente più efficienti e rispettose dell’ambiente.
Infine, cosa succederà al termine della fase sperimentale? “Dobbiamo avere la certezza – afferma Alessandro Riello, Presidente Co.Aer – che anche chi installerà una pompa di calore dopo il 31 dicembre 2015 potrà usufruire di una tariffa lineare simile alla D1. Il mercato ha bisogno di stabilità e non di uno stop and go continuo che non consente di affrontare le problematiche reali del Paese, sia dal punto di vista economico sia da quello energetico e ambientale, né alle nostre aziende di attuare attività di marketing adeguate.”

Fonte: qualenergia.it

Pompe di calore, nuova tariffa elettrica e una marcia in più

La nuova tariffa elettrica in arrivo per le pompe di calore permetterà risparmi di diverse centinaia di euro per impianto, superando il più grosso ostacolo alla diffusione di questa tecnologia in Italia: il costo dell’elettricità. Una novità che, con la proroga dell’ecobonus fino a dicembre, candida il 2014 ad essere l’anno d’oro delle pompe di calore.
Il 2014 potrebbe essere un anno d’oro per le pompe di calore in Italia; fino al 31 dicembre questa tecnologia godrà delle detrazioni fiscali del 65% e da giugno sarà superato anche uno dei più grossi ostacoli alla diffusione di questa tecnologia nel nostro paese: il costo dell’elettricità. Infatti, è in arrivo una nuova tariffa elettrica dedicata. Una novità che migliora nettamente la convenienza economica di questo modo di climatizzare gli ambienti: per chi installa una pompa di calore, la nuova tariffa consentirà un risparmio di diverse centinaia di euro l’anno sulla bolletta elettrica.

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Le cose miglioreranno nettamente con la nuova tariffa che sarà in vigore da giugno, alla quale potranno accedere, in via sperimentale e volontaria, gli utenti che installino una pdc come impianto di riscaldamento principale in un’abitazione di residenza, anche nel caso in cui scelgano il mercato libero. Con il nuovo sistema tariffario infatti il costo del KWh sarà costante, a prescindere dai consumi. Gli utenti che la sceglieranno potranno accedere alla tariffa D1 e pagheranno tutti i kWh consumati – compresi quelli destinati alla pdc – circa 21 centesimi (a seconda di come verranno aggiornati oneri di sistema, di rete e imposte da qui a giugno). Conseguenza pratica? Per il nostro consumatore ipotetico che si scalda con la pompa di calore elettrica (7.700 kWh l’anno di consumi e potenza impegnata 4,5 kW) la bolletta dovrebbe scendere dai potenziali 2.404 euro di oggi (in caso scegliesse il servizio di maggior tutela) a circa 1.620 euro l’anno: un risparmio di quasi 800 euro l’anno! È evidente che la novità piaccia ai produttori di pompe di calore: “La progressività delle tariffe elettriche italiane era un grosso ostacolo alla diffusione delle pompe di calore in Italia”, spiega a QualEnergia.it, Fernando Pettorossi, responsabile del gruppo Pompe di calore di Anima-Co.Aer., l’associzione dell’industria italiana del settore che, spiega “pur essendo stata all’avanguardia, finora è stata costretta a esportare circa il 50% della produzione”. “Giudichiamo in maniera molto positiva – continua Pettorossi – la nuova tariffa che sarà introdotta. Ora la palla è nelle mani degli operatori della filiera: bisogna trarre il massimo da questo 2014 che si annuncia l’anno più propizio per questa tecnologia visto che, oltre alla nuova tariffa, fino al 31 dicembre sono ancora in vigore le detrazioni fiscali del 65%, l’incentivo più attraente per le pdc”.
Fonte: qualenergia.it

Pompa di calore: con le rinnovabili bollette elettriche più convenienti

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Per chi ha installato una pompa di calore per l’impianto di riscaldamento e raffrescamento arrivano buone notizie: l’AEEG sta progettando nuove tariffe al ribasso

L’Autorità per l’Energia ha reso noto che sarà disponibile e in via sperimentale dal 1°luglio 2014 la nuova tariffa per i proprietari di pompe di calore:

la nuova tariffa di rete sperimentale consentirà di ridurre l’aumento della spesa e di rendere queste tecnologie economicamente più competitive.

La tariffa D1 infatti è stata progettata per rispondere ai consumi reali. Infatti il commento di Alessandro Riello presidente di Co.Aer, Associazione dei costruttori di apparecchiature ed impianti aeraulici è positivo:

Finalmente alla tecnologia delle pompe di calore viene riconosciuto il contributo essenziale che può dare allo sviluppo delle energie rinnovabili e al raggiungimento degli obiettivi di efficienza energetica.

Si consideri che all’intervento dell’AEEG si somma la possibilità di usufruire dell’Ecobonus, ossia delle detrazioni IRPEF del 65% ancora fino al 31 dicembre 2014 per l’acquisto di una pompa di calore.

Cos’è una pompa di calore e come funziona

La pompa di calore nasce come macchina per trasferire calore recuperato dall’esterno a un impianto di riscaldamento e per la produzione di acqua calda sanitaria. L’aria esterna che ha un elevato contenuto di energia rinnovabile la cui origine è il sole, viene riscaldata dalla pompa di calore che ne innalza la temperatura grazie a un fluido frigorigeno basso bollente. In sostanza la pompa di calore somiglia nel suo funzionamento a un frigorifero sfruttando il principio di Carnot. Infatti in estate può produrre, con il medesimo principio, raffrescamento prelevando il calore dall’ambiente interno e trasferendolo all’esterno. In media la pompa di calore è in grado di produrre una temperatura di mandata massima di circa 60° C. Il compressore interno del fluido frigorigeno è alimentato da energia elettrica monofase (230 V). Perciò la tariffa D1 sperimentale dell’AEEG potrebbe effettivamente fare la differenza nella diffusione di questo sistema di riscaldamento ambiente, acqua calda sanitaria e raffrescamento abbattendo i costi relativi alla bolletta elettrica.

La pompa di calore è per tutti?

La pompa di calore si presta a essere installata in edifici con impianti di riscaldamento a media e bassa temperatura quindi necessari i fan coil o l’impianto a pannelli radianti. Con i classici radiatori potrebbero sorgere alcuni problemi relativi alla temperatura massima raggiunta dalla pompa di calore, ossia 60° C circa. In realtà la pompa di calore trova la sua massima convenienza se presente nell’edificio un impianto fotovoltaico, peraltro obbligatorio per le nuove costruzioni residenziali. In tutte le altre situazioni per cui la potenza della pompa di calore non è sufficiente alla richiesta di potenza in riscaldamento si realizza un sistema ibrido con caldaia a gas per garantire i picchi di potenza. Sopratutto se necessaria produzione istantanea di acqua calda sanitaria.

Fonte: ecoblog

 

INCENTIVI IMPIANTI A POMPA DI CALORE E BIOMASSA

Dalle ore 9,00 del 3 giugno 2013 alle ore 21,00 del 1° agosto 2013 sarà possibile presentare le richieste di iscrizione ai Registri del Conto Termico riservati agli interventi di sostituzione di impianti di riscaldamento con impianti a pompa di calore e agli interventi di sostituzione degli impianti di serre e fabbricati rurali con impianti alimentati da biomassa, realizzati dalle Pubbliche Amministrazioni e dai privati. Lo fa sapere con un comunicato il Gestore dei Servizi Energetici (GSE).download

I suddetti interventi sono quelli di cui all’art. 4, comma 2 lettere a) e b) del DM 28 dicembre 2012, cioè:
a) sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti di climatizzazione invernale dotati di pompe di calore, elettriche o a gas, utilizzanti energia aerotermica, geotermica o idrotermica;

b) sostituzione di impianti di climatizzazione invernale o di riscaldamento delle serre esistenti e dei fabbricati rurali esistenti con impianti di climatizzazione invernale dotati di generatore di calore alimentato da biomassa;

Le richieste – spiega il GSE nella nota – dovranno essere trasmesse esclusivamente per via telematica, mediante l’applicazione informatica Portaltermico disponibile sul portale del GSE all’indirizzo https://applicazioni.gse.it .

A seguito delle domande di iscrizione ai Registri, il GSE formerà le graduatorie sulla base dei dati dichiarati dai Soggetti Responsabili nella consapevolezza delle sanzioni penali e amministrative previste dalla normativa vigente. Ricordiamo che il Conto Termico incentiva la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e i piccoli interventi di efficienza energetica con uno stanziamento di 900 milioni di euro annui, 700 per privati e imprese e 200 per le amministrazioni pubbliche. L’incentivo, che non è cumulabile con altri bonus fiscali, copre il 40% dell’investimento ed è spalmato in un periodo compreso tra i 2 e i 5 anni. I tetti massimi sono differenziati in base al tipo di intervento, alla potenza dell’impianto e alla zona climatica in cui il lavoro è realizzato.

Fonte: Edilportale.com

 

12.4 Analisi di regressione per il costo dell’investimento nelle tecnologie specifiche

L’analisi di regressione è stata effettuata sul costo degli investimenti per tecnologie specifiche, utilizzando le stesse quattro variabili indipendenti. I risultati per ciascuna tecnologia e per le quattro variabili sono mostrati nella tabella 12.3.

Tabella 12.3 Risultati dell’analisi di regressione per il costo dell’investimento nelle tecnologie specifiche

12.3

I risultati per l’investimento complessivo per famiglia generalmente si riflettono nei risultati per le singole tecnologie: con tre t-test significativi per i “gradi giorno” e con due t-test significativi e due quasi significativi per “spesa familiare non alimentare e non energetica”.

Per interventi su solare termico, come era prevedibile, i “gradi giorno” non sono risultati significativi. Solamente la variabile “spesa familiare non alimentare e non energetica” ha un coefficiente quasi significativo.

Gli investimenti in solare termico offrono comunque un aspetto particolare. A causa della maggiore insolazione nel Sud Italia85, avremmo dovuto trovare più applicazioni nel sud che nel nord, ma questo non è riscontrabile nei dati osservati. Come indicato nella figura 11.4, ci sono quattro eccezioni nel Nord: Valle D’Aosta, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia presentano un valore di investimento per famiglia nel solare termico più alto rispetto al Sud. Nel Sud, sei regioni presentano un valore di investimento medio per famiglia inferiore a quello registrato nel centro Italia, con la Sardegna unica eccezione.

Questo risultato mette in luce l’importanza dei fattori locali, non considerati nell’analisi in quanto di difficile quantificazione a livello regionale, quali la differente attenzione posta verso l’organizzazione di campagne locali di promozione e la differente presenza di installatori qualificati o di società di servizi energetici.

 

85 Si passa da circa 1.250-1.850 kWh/m2 di insolazione media

 

Figura 12.4: Costo medio di investimento nel solare termico, anni 2008-2010 (Euro/famiglia)

12.4

12.5 Conclusioni

Le principali indicazioni che è possibile trarre dalla combinazione dei risultati ottenuti risultano:

– Gli investimenti effettuati nel triennio sono fortemente correlati alla capacità di spesa delle singole famiglie. Sarebbe opportuno approfondire il tema di come effettuare interventi di efficienza energetica nelle famiglie con una bassa capacità di spesa.

– I gradi giorno influenzano in misura positiva il comportamento di investimento delle famiglie; questa relazione trova conferma nel minor investimento riscontrato nel sud Italia.

– Quest’ultimo punto non trova però conferma negli investimenti osservati per il solare termico, che avrebbero dovuto seguire un andamento collegato alla maggiore insolazione. Le motivazioni alla base di questa “anomalia” sono probabilmente legate ad una insufficiente disponibilità sul territorio di tecnologie, installatori e personale qualificato, nonché di campagne di informazione e promozione locali.

– Per capire meglio questi fenomeni locali, andrebbe rafforzata la raccolta sistematica di informazioni e dati dei programmi regionali di promozione dell’efficienza energetica, in collaborazione con i diversi stakeholder nazionali e locali (Regioni e Enti Locali, ENEA, distributori di energia, associazioni industriali/imprenditoriali, agenzie energetiche locali, ..).

– Inoltre, sarebbe opportuno accelerare le attività di qualificazione degli operatori nel campo dell’efficienza energetica, in particolare nel Sud e nelle aree rurali.

– Le decisioni di investimento non sono risultate strettamente ricollegabili a un’analisi di tipo economico tesa a valutare il rientro dell’investimento attraverso i risparmi ottenibili. Le stime del modello non hanno infatti evidenziato una correlazione significativa né con il ‘payback’ energetico né con la spesa famigliare energetica. Per poter raffinare l’analisi sarebbe opportuno raccogliere oltre al costo totale dell’intervento anche il costo per capacità energetica installata, che permette anche un’analisi dei prezzi.

 

Fonte: ENEA

12.3 Analisi di regressione e risultati ottenuti

E’ stata ipotizzata una relazione lineare tra le variabili elencate al paragrafo precedente e la stima del modello adottato ha prodotto i risultati evidenziati in tabella 12.1.

Tabella 12.1: Risultati dell’analisi di regressione

12.1

I coefficienti delle variabili indipendenti indicano che solo i gradi giorno e la spesa familiare non alimentare e non energetica sono statisticamente significativi, con un buon indice di accostamento del modello ai dati, come desumibile dai valori dell’R2 e R2 aggiustato.

Il test di F è significativo e la statistica di Durbin-Watson è accettabile.

Come risultato, utilizzando solo queste due variabili indipendenti significative, si ottiene un nuovo modello e un confronto tra i valori osservati e quelli ottenuti dalla regressione.

Tabella 12.2: Risultati della regressione lineare con le due variabili significative

12.2

I coefficienti standardizzati indicano che la variabile “spese familiari non alimentare e non energetiche” apporta un contributo al modello doppio rispetto a quello dei gradi giorno.

Figura 12.3: Confronto tra valori osservati dell’investimento totale per famiglie e i risultati dell’ analisi di regressione

12.3

Fonte:ENEA

12.2 Variabili dipendenti e variabili indipendenti

Disponendo le Regioni da nord a sud (fig.11.2), è possibile osservare un andamento discendente degli investimenti per famiglia.

La variabile dipendente utilizzata nelle analisi è stata “l’investimento medio per famiglia” per gli anni 2008-2010.

Questi valori possono essere ulteriormente suddivisi in relazione agli interventi oggetto dell’incentivo:

– isolamento orizzontale e verticale,

– infissi,

– solare termico,

– impianti termici,

– interventi integrati.

 

Quali variabili indipendenti sono state utilizzate quelle concernenti la situazione socio-economica della famiglia, con lo scopo di stabilire quali fattori potessero riferirsi all’investimento, quali escludere e su quali concentrare un eventuale approfondimento.

La prima variabile considerata per la decisione di investimento è stata la “spesa familiare” che, in parte, riflette la capacità della famiglia di sostenere la spesa per l’intervento che beneficia del meccanismo di detrazione fiscale80. In

particolare, è stato preso in considerazione il valore relativo alla “spesa media mensile familiare per non alimentare”81 (in euro correnti) depurato dal valore della “spesa media mensile per combustibili ed energia82”(in euro correnti).

Il secondo indicatore è quello relativo alla “spesa media mensile familiare per combustibili ed energia”, ipotizzando l’esistenza di una relazione positiva tra il valore della spesa e la propensione a ridurla quale probabile fattore motivante.

Come “proxy” per le famiglie con reddito imponibile insufficiente è stato utilizzato un indicatore di povertà, vale a dire il valore osservato per la variabile “incidenza di povertà relativa tra le famiglie” (valori percentuali)83.

Inoltre è stata valutata anche la possibilità che il clima stesso potesse avere un’influenza sulle decisioni di investimento, a causa delle maggiori esigenze di riscaldamento e isolamento del nord del paese. A tale proposito è stato calcolato un valore medio dei gradi giorno per ciascuna regione, utilizzato poi come variabile indipendente84.

Infine, è stato utilizzato il rapporto fra l’investimento medio e il risparmio di energia primaria ottenuto, per ciascuno dei tre anni. Su questo valore è stata calcolata la media dei risultati, da utilizzare come variabile indipendente per ciascuna regione. Questo indicatore, in un certo modo, misura l’attrattività dell’investimento indicandone un tempo di ritorno energetico; più alto è questo valore, minore sarà l’economicità dell’intervento.

 

80 Il tipo di incentivo utilizzato, vale a dire la detrazione fiscale del 55%, presuppone che una famiglia (per uno o più dei suoi componenti) abbia un reddito imponibile sufficiente a utilizzarla.

81 ISTAT (2008), Sistema di Indicatori Territoriali, Condizione economiche delle famiglie, anno 2008.

82 Idem.

83 Idem.

84 Valore media anni 2000-2009 dati Eurostat

fonte: ENEA

 

12 Analisi relativa agli investimenti effettuati con il meccanismo di detrazione fiscale del 55%

12.1 Introduzione

Nel seguito si riportano i primi risultati dell’attività di analisi mirata a identificare le variabili che hanno determinato gli investimenti all’interno del meccanismo di detrazione fiscale del 55% (DF55) a livello regionale.

I dati relativi agli investimenti76 provengono dai rapporti ENEA77 e dalle banche dati collegate alle domande di incentivazione pervenute78.

Figura 12.1: Valore totale degli investimenti effettuati nel triennio 2008-2010, suddivisione per regione (milioni di Euro)

12.1

Per riuscire a “spiegare” le differenze osservate su base regionale in figura 12.1, è stata ipotizzata una relazione tra il valore degli investimenti e le condizioni economiche e sociali delle famiglie nelle diverse regioni, caratterizzate per numero di famiglie residenti.

Per ciascuna regione è stato calcolato il valore degli investimenti complessivi per famiglia residente, utilizzando il numero medio di famiglie residenti per gli anni 2008, 2009, e 201079. I risultati sono mostrati nella figura 12.2.

 

76 Per evitare problemi legati all’avvio delle campagne regionali durante il primo anno ed avere un quadro generale della domanda, è stata considerata la somma degli investimenti effettuati negli anni 2008, 2009 e 2010.

77ENEA (2008, 2009, 2010), Rapporti: Le detrazioni fiscali del 55% per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente 2008, Idem per 2010.

78 ENEA (2009), finanziaria2009.acs.enea.it

79 ISTAT (2008, 2009, 2010), Sistema di Indicatori Territoriali, Popolazione famiglie residenti al 31.12, per anni 2008, 2009, e 2010.

  Figura 12.2: Valore medio degli investimenti effettuati per il triennio 2008-2010 per famiglia residente, suddivisi per Regione

12.2

Fonte: ENEA

11.4 Gli strumenti finanziari a supporto dell’efficienza energetica: siamo già al mercato privato?

Prendendo a esempio i risultati ottenuti con il VAN di un intervento in efficienza energetica, un intervento pubblico può produrre due effetti: ridurre l’importo dell’investimento o può contribuire ad incrementare i “ricavi” dell’investimento. Nel primo caso si va a diminuire la componente negativa iniziale attraverso contributi in conto capitale o a fondo perduto, concessi dallo Stato nella fase iniziale o scaglionati nel tempo (es. DF 55%); nel secondo si accresce la componente positiva garantendo un tasso di attualizzazione inferiore a quelli di mercato. Inoltre, come per le fonti rinnovabili, anche per la promozione dell’efficienza energetica sono stati elaborati dei meccanismi di mercato, spesso basati proprio sui certificati bianchi, dove il numero di titoli ottenuti è proporzionale ai risparmi energetici conseguiti. Tra le principali motivazioni alla base degli incentivi vi è la portata degli effetti connessi all’efficienza energetica, i cui benefici economici si estendono al di là della diminuzione del costo delle bollette, contribuendo ad esempio allo sviluppo economico e alla creazione di posti di lavoro difficilmente delocalizzabili. Andrebbero infatti approfonditi anche gli effetti economici correlati agli interventi di risparmio energetico, aspetto che il decisore pubblico può determinare attraverso la redistribuzione dei benefici tra famiglie e imprese, per aree geografiche o per settori economici. I risultati di queste scelte possono ad esempio includere una riduzione dei costi per le famiglie a basso e medio reddito o incentivi alle piccole imprese, prevedere nuove opportunità occupazionali per i lavoratori svantaggiati o compensare le perdite sofferte dai settori meno efficienti. Unendo ai benefici di ordine sociale quelli ambientali e quelli associati alla potenziale capacità degli interventi di efficienza energetica di riuscire a ripagarsi da sé, l’intervento pubblico trova ancora un valido motivo di esistere, anche se devono essere differenti rispetto al passato le modalità e l’intensità di aiuto. A livello europeo, ad esempio, è in corso una forte promozione di tutte quelle iniziative che possono essere di supporto allo sviluppo di un mercato privato dell’efficienza energetica. In particolare, ad oggi, le partnership pubblico-private sono lo strumento considerato utile a stimolare la ripresa economica e a sviluppare un mercato privato. Già nel 2009 la Commissione Europea nell’ambito del VII Programma Quadro di ricerca lanciava tre partenariati pubblico-privati (PPP) al fine di promuovere la competitività e sostenere l’occupazione, garantendo al tempo stesso la trasformazione verso un’economia più verde e sostenibile. Alla conclusione della prima fase dei progetti PPP, la Commissione considera ancora attuale il problema della presenza di barriere non tecnologiche alla diffusione industriale dei nuovi prodotti. Per questo, sono stati presentati nuovi piani pluriennali di partenariati pubblico-privati che identificano le priorità di ricerca per il periodo 2014-2020 (Horizon 202067) che sono tuttora in fase di consultazione con gli stakeholders. In generale si può parlare di partenariato pubblico privato (PPP) quando un servizio pubblico o un’opera pubblica o di pubblica utilità sono realizzati tramite una partecipazione attiva di soggetti privati, durante tutto il ciclo di vita dell’opera68. Tipicamente è possibile suddividere i progetti sviluppati tramite PPP sulla base o meno di generare introiti commerciali in grado di coprire il costo dell’investimento. Per le ragioni espresse in precedenza, gli interventi in efficienza energetica rientrano tra i progetti in grado di autosostenersi. Di conseguenza questo tipo di approccio è stato considerato uno strumento in grado di offrire un contributo importante per il raggiungimento degli obiettivi al 2020, anche grazie a un supporto normativo già definito.

La nuova Direttiva Europea sull’efficienza energetica

 

La Direttiva Europea 2012/27/UE del 25/10/2012 sull’Efficienza Energetica (Energy Efficiency Directive -EED) nasce per garantire il raggiungimento degli obiettivi di riduzione e risparmio del 20% entro il 2020. Al suo interno sono raccolte alcune iniziative che avranno importanti riscontri sui settori di cui trattasi. Per il settore privato, è importante sottolineare l’obbligo per tutte le imprese che non sono PMI di sottoporsi ogni 4 anni ad audit energetici, “svolti in maniera indipendente da esperti qualificati e/o accreditati secondo criteri di qualificazione, o eseguiti e sorvegliati da autorità indipendenti conformemente alla legislazione nazionale”, per assicurare la massima trasparenza e soprattutto il massimo ritorno in termini di efficienza. Le imprese che non sono PMI e che attuano un sistema di gestione dell’energia (es. ISO 50001) o ambientale (es. ISO 14001) — certificato da un organismo indipendente secondo le pertinenti norme europee o internazionali — sono esentate dai requisiti di cui al paragrafo 4, a condizione che gli Stati membri assicurino che il sistema di gestione in questione includa un audit energetico sulla base dei criteri minimi fondati sull’allegato VI della Direttiva. Gli Stati Membri saranno chiamati anche a facilitare e promuovere un uso efficiente dell’energia anche da parte di piccoli clienti di energia e dalle utenze domestiche, incoraggiando anche cambiamenti comportamentali, ad esempio attraverso forme di incentivazione fiscale. Le imprese energetiche di pubblica utilità, i distributori di energia e le società di vendita di energia al dettaglio saranno chiamate a rispettare nel periodo 2014-2020 un obiettivo cumulativo di risparmio energetico, pari almeno all’1,5% annuo sul volume totale dell’energia venduta ai consumatori. Ogni Stato membro dovrà istituire un regime nazionale obbligatorio di efficienza energetica per garantire che distributori di energia e/o le società di vendita di energia al dettaglio conseguano, entro la fine del 2020, un obiettivo cumulativo di risparmio sugli usi finali dell’energia dell’1,5% sulla media dei volumi complessivi di vendita annuali anche se per questi obiettivi è prevista una certa flessibilità.

67 http://ec.europa.eu/research/horizon2020/index_en.cfm?pg=home&video=none

68 Il PPP non è definito né a livello nazionale né a livello comunitario, indica una vasta gamma di modelli di cooperazione tra il settore pubblico e quello privato. Per approfondimenti è possibile consultare il sito http://www.utfp.it

 

La Direttiva propone un ruolo molto importante anche per la Pubblica Amministrazione che, per i suoi edifici a partire dal primo gennaio 2014, dovrà rinnovare annualmente almeno il 3% della superficie coperta utile degli “edifici riscaldati e/o raffrescati posseduti ed occupati dal Governo centrale”, sia solo occupato che di proprietà, adeguandoli quantomeno ai requisiti minimi di prestazioni energetiche stabiliti. La norma sarà applicata in un primo momento a tutti gli edifici statali con una superficie coperta utile superiore ai 500 mq, abbassando la soglia a 250 mq a partire dal luglio del 2015, ma gli stati membri potranno anche decidere di coinvolgere le amministrazioni di livello inferiore. Inoltre è stato stabilito anche un impegno per gli acquisti pubblici affinché sia previsto l’utilizzo di prodotti, servizi ed immobili ad alta efficienza energetica e, in caso di bandi di gara per appalti di servizi con un contenuto energetico significativo, sia valutata la possibilità di concludere contratti di rendimento energetico a lungo termine che consentano consistenti risparmi. In Italia, la legge di conversione del Dl 7 maggio 2012, n.52, recante disposizioni urgenti per la razionalizzazione della spesa pubblica (Spending Review) all’articolo 14 stabilisce che le pubbliche amministrazioni, entro 24 mesi “sulla base delle indicazioni fornite dall’Agenzia del demanio, adottano misure finalizzate al contenimento dei consumi di energia e all’efficientamento degli usi finali della stessa, anche attraverso il ricorso ai contratti di servizio energia69 (…), e anche nelle forme dei contratti di partenariato pubblico privato (…). L’affidamento della gestione dei servizi energetici(…) deve avvenire con gara a evidenza pubblica (…)”. MLEI – PDA Nel servizio energia vi è la totale assunzione di responsabilità da parte di un soggetto terzo (la ESCo), che libera il beneficiario (in questo caso la pubblica amministrazione) da ogni rischio finanziario e soprattutto consente di ripagare l’intervento grazie ai risparmi conseguiti. In questo modo, le pubbliche amministrazioni possono realizzare interventi di efficientamento anche in assenza di risorse finanziarie proprie e con solo capitale privato. Il contratto di partenariato pubblico privato è un “contratto avente per oggetto una o più prestazioni quali la progettazione, la costruzione, la gestione o la manutenzione di un’opera pubblica o di pubblica utilità, oppure la fornitura di un servizio, compreso in ogni caso il finanziamento totale o parziale a carico di privati, anche in forme diverse, di tali prestazioni, con allocazione dei rischi ai sensi delle prescrizioni e degli indirizzi comunitari vigenti”

Il quadro che si delinea è di un intervento da parte dei privati, per capitali, servizi e tecnologie sul patrimonio pubblico. In questa situazione, stante anche la presenza di incentivi che si rifanno sulle tariffe dell’energia, il pubblico può essere in grado di contenere fortemente le proprie spese energetiche, migliorando al tempo stesso la qualità delle strutture.

Il settore privato, invece, riesce ad acquisire e testare le competenze tecniche e finanziarie necessarie poi a costruire un mercato privato dell’efficienza energetica, eliminando le barriere ancora presenti. I partenariati sono previsti anche a livello europeo, inserendosi in particolare in quel filone di attività rivolte alle amministrazioni locali. A livello europeo sono state create le strutture PDA (Project Development Assistance Facilities) con lo scopo di aiutare le autorità pubbliche a raggiungere i loro obiettivi di pianificazione energetica (sostenibile). Lo scopo di una PDA è garantire il sostegno all’ente pubblico in tutte quelle attività necessarie a preparare e mobilitare gli investimenti, quali studi di fattibilità, la gestione dei rapporti con le parti interessate, l’ingegneria finanziaria, la redazione del “business plan”, la definizione delle specifiche tecniche e delle procedure di appalto, per una dimensione finanziaria degli interventi che può andare da qualche migliaio di euro a diversi milioni.

Figura 11.6: Le PDA facilities introdotte con il programma “Intelligent Energy70

11.6

69 Il “contratto servizio energia” è una particolare tipologia contrattuale che può essere proposta nell’ambito della fornitura di un servizio energetico. I requisiti e le prestazioni che qualificano il contratto servizio energia sono contenuti nell’Allegato 2 del Dlgs 115/2008.

70 http://ec.europa.eu/energy/intelligent/getting-funds/elena-financing-facilities/index_en.htm

MLEI-PDA

È una linea di finanziamento all’interno del programma Energia intelligente per l’Europa (IEE) per la creazione di strutture di assistenza per lo sviluppo di progetti (PDA facilities) per gli investimenti in energia sostenibile a livello locale. L’obiettivo è quello di assistere le autorità pubbliche – regioni, città, comuni o raggruppamenti di coloro – e gli enti pubblici per lo sviluppo di progetti di energia sostenibile bancabili71. Il finanziamento concesso, minimo 400.000 Euro, è sottoposto al vincolo di veder bandita la gara per la realizzazione dell’intervento entro tre anni, pena la restituzione di quanto ricevuto.

Il fondo ELENA

È un programma di assistenza tecnica gestito dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI). Lo scopo del fondo è di fornire assistenza tecnica alle amministrazioni pubbliche per investimenti sul proprio territorio orientate alla diminuzione delle emissioni di gas serra. Comprende il finanziamento di studi di fattibilità, analisi di mercato, l’elaborazione di piani finanziari, audit energetici e la predisposizione di piani d gara per appalti pubblici ma anche la definizione di programmi e politiche energetiche. Il fondo garantisce la copertura del 90% di questi costi iniziali ma richiede un effetto leva di un fattore pari almeno a 20 tra investimento iniziale e investimenti successivi, per interventi di taglia intorno ai 50 milioni di euro.

Il fondo ELENA – KfW

È un fondo pilota istituito per sostenere iniziative di minore dimensione. Lo strumento è gestito dal gruppo bancario tedesco KfW che fornisce assistenza tecnica e sovvenzione a quelle banche locali che decidono di finanziare investimenti locali nelle fonti di energia rinnovabili e dell’efficienza energetica per edifici pubblici e privati (inclusi alloggi privati, abitazioni sociali e illuminazione pubblica), per la costruzione di reti di teleriscaldamento, nel settore dei trasporti, nel settore ICT e altro.

Il fondo CEB – ELENA

Il fondo CEB-ELENA si rivolge a quegli enti pubblici che intendono sviluppare l’efficienza energetica e/o progetti di energia rinnovabile nel campo “dell’edilizia sociale” al quale è improntata l’assistenza tecnica fornita dal CEB-ELENA. Pertanto, consente agli enti pubblici che non ne avrebbero la capacità finanziaria, di investire per attività di miglioramento dell’efficienza energetica negli alloggi sociali esistenti o negli edifici pubblici, come la sostituzione delle finestre, la ristrutturazione delle facciate e dei tetti, nonché la riqualificazione delle reti di teleriscaldamento urbano.

Anche in questo caso, tra le attività ammissibili vi sono quelle relative al perfezionamento di studi di mercato e fattibilità, business plan, audit enegetici, la preparazione di procedure di gara e di modelli contrattuali.

Fondo Marguerite

Il Fondo Marguerite72 svolge le stesse funzioni per la parte relativa ai trasporti ibridi.

Il fondo europeo per l’efficienza energetica EEE-F

Nasce a fine 2010 su proposta della Commissione Europea. Il fondo ha ricevuto in dote circa 146 milioni di Euro proveniente dall’European Energy Programme for Recovery e integra agli aspetti finanziari, un’assistenza tecnica (TA) e misure di informazione. È un fondo aperto a tutti Stati membri e ad altre istituzioni finanziarie pubbliche e private, in Italia vi ha aderito la Cassa Depositi e Prestiti. L’EEEF investe in progetti di risparmio energetico, efficienza energetica e energie rinnovabili, soprattutto in ambito urbano73 che siano in grado di soddisfare le normali richieste del mercato finanziario. Il Fondo segue infatti i principi di sostenibilità e fattibilità tipici delle istituzioni finanziarie a cui aggiunge anche considerazioni ambientali. Per questo ha previsto ingenti investimenti per le attività di assistenza tecnica, offerte dall’iniziativa congiunta ELENA (European Local Energy Assistance). Dell’intera dotazione, circa 20 milioni di euro sono stati destinati all’assistenza connessa alla predisposizione tecnica e finanziaria dei progetti che vogliono sviluppare partenariati pubblico/privati. I fondi sono utilizzati per coprire il 90% dei costi iniziali, con l’obiettivo di realizzare programmi di un importo pari ad almeno 50 milioni di euro e un fattore leva pari almeno a 20.

 

71 http://ec.europa.eu/energy/intelligent/getting-funds/call-for-proposals/how-to-apply/index_en.htm

72 http://www.margueritefund.eu/fundoverview.php?pageid=6

73 Gli investimenti, proposti da autorità locali e regionali, possono includere misure di risparmio energetico in edifici pubblici e privati, impianti di cogenerazione ad alto rendimento, impianti di teleriscaldamento o per il raffrescamento, interventi sul trasporto urbano, la modernizzazione di infrastrutture pubbliche quali l’illuminazione e le “smart grid” e investimenti nelle energie rinnovabili con un potenziale innovativo per la crescita.

 

La facility ha l’obiettivo di migliorare l’accesso ai finanziamenti (pubblici e privati) diminuendo il rischio collegato a tali investimenti, grazie alla rigorosa progettazione dell’intera architettura di progetto.

JESSICA – Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas

I Fondi utilizzati per le iniziative di carattere energetico attingono anche dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), che prevede tra le attività la promozione di investimenti pubblici e privati volti a ridurre le disparità esistenti tra le diverse regioni dell’Unione europea. Oltre alle iniziative dirette, lo strumento FESR può sovvenzionare programmi finanziari promossi dagli Stati membri. Questi nominano un’autorità di gestione (a livello nazionale, regionale o ad altro livello) che provvederà a informare i potenziali beneficiari, selezionare i progetti e, in generale, monitorarne l’implementazione. Gli investimenti in questione, che possono assumere la forma di fondi propri, prestiti e/o garanzie, sono effettuati tramite fondi di sviluppo urbano e, se necessario, attraverso fondi di partecipazione.

In quest’ambito JESSICA è un’iniziativa della Commissione europea (tramite il FESR) realizzata in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti (BEI) e la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (CEB) orientata alla promozione dello sviluppo urbano sostenibile mediante meccanismi di ingegneria finanziaria. Il metodo previsto prevede l’accorpamento delle sovvenzioni destinate ai programmi di riqualificazione e sviluppo urbano (compreso il settore dell’edilizia popolare), con i prestiti e i finanziamenti da parte di banche, migliorando di fatto l’accesso al credito per gli attori che si occupano della riqualificazione urbana. I contributi del Fondo europeo per lo sviluppo regionale (FESR) vengono allocati a Fondi per lo sviluppo urbano (FSU) che li investono in partenariati pubblico-provato o altri progetti inclusi in un piano integrato per lo sviluppo urbano sostenibile. Tali investimenti possono essere concessi sotto forma di azioni, prestiti e/o garanzie. L’iniziativa JESSICA assicura la sostenibilità a lungo termine della sua azione attraverso il carattere rotativo del contributo nei progetti; i rendimenti degli investimenti sono reinvestiti in nuovi progetti di sviluppo urbano, con un evidente effetto moltiplicativo. JESSICA promuove lo sviluppo della sostenibilità urbana offrendo sostegno a progetti nelle seguenti aree delle infrastrutture urbane, inclusi i trasporti, per i siti e il patrimonio culturale, per il risanamento di aree dismesse, la creazione di nuovi spazi commerciali per i settori PMI, IT e/o R&D, la realizzazione di edifici universitari e il potenziamento dell’efficienza energetica. Ad oggi l’iniziativa JESSICA è in corso di attuazione in diversi Stati e regioni dell’Unione Europea.

Le iniziative collegate alla BERS

Anche per quanto riguarda la regione di competenza della Banca Europea per la Ricostruzione e lo sviluppo74, diversi studi evidenziano un potenziale di mercato dell’efficienza energetica. Ciò nonostante questo potenziale economico non viene utilizzato e la presenza di una serie di barriere frena anche qui gli investimenti. I progetti ammissibili, rivolti al settore dell’efficienza energetica nell’industria possono riguardare impianti di cogenerazione “on site” per l’utilizzo di calore per i processi e di elettricità, interventi di miglioramento tecnologico degli impianti di produzione e di distribuzione del vapore e/o dell’aria compressa, interventi di recupero del calore dai processi produttivi, interventi sull’isolamento termico, interventi sui motori elettrici, il miglioramento dell’efficienza dei sistemi illuminanti e l’introduzione o il miglioramento dei sistemi di controllo e gestione dell’energia.

L’attuale sistema incentivante della BERS prevede:

 I Climate Investment Funds (CIF), strumenti di finanziamento globali volte a promuovere e sostenere la transizione verso basse emissioni di carbonio e lo sviluppo resistente ai cambiamenti climatici con investimenti erogati attraverso banche multilaterali di sviluppo (BMS).

 Un nuovo programma per supportare le aziende ad attuare Sistemi di Gestione integrata dell’efficienza energetica (EEMS).

 Un programma per il cofinanziamento fino al 50 per cento per l’acquisto di attrezzature / strumentazione e il costo di installazione relativa a EEMS in determinati settori.

 il Programma regionale per l’efficienza energetica per il settore Corporate – per fornire il supporto di audit energetico per il comparto agro-alimentare;

 Un programma di efficienza energetica per il settore pubblico.

74 http://www.ebrd.com/pages/homepage.shtml

 

Project Bond ed efficienza energetica

La “Europe 2020 Project Bond Initiative” è stata lanciata nel 2011 dalla Commissione Europea all’interno della strategia 2020 per una crescita “intelligente sostenibile e inclusiva”. L’iniziativa prevede l’utilizzo di “nuovi” strumenti finanziari, i project bond, vale a dire dei prestiti obbligazionari emessi all’interno di operazioni di finanza di progetto (project financing) con cui si vanno a coprire le necessità di finanziamento a lungo termine di progetti di grandi dimensioni, promossi in alcuni settori chiave delle infrastrutture, compresa l’energia. I flussi di cassa previsti dalla gestione dell’opera devono poter garantire il rimborso del finanziamento e le garanzie prestate sono collegate esclusivamente al progetto finanziato. Il project bond interviene dalla fase di realizzazione dell’opera, a differenza di una classica obbligazione e tra i progetti potenzialmente eleggibili sono previsti anche quelli di efficienza energetica. In questo caso, come già visto per altri strumenti, la particolarità dell’intervento sarà connessa alla necessità di aggregare più interventi, sparsi sul territorio e riconducibili a un numero elevato di soggetti diversi. Anche qui sarà necessario definire strumenti progettuali in grado di rendere accessibili questi progetti al mercato privato dei capitali. La European Investment Bank75, nella fase pilota, fornisce un finanziamento o una garanzia sui bond per aumentare la probabilità di rimborso del debito da parte della società veicolo, riducendo i rischi legati alla generazione di cash flow da parte del progetto, sia nella fase di costruzione sia nella successiva fase operativa. Il finanziamento o la garanzia offerta dalla EIB rappresenta una percentuale del totale finanziato tramite project bond, fino a un massimo del 20% di tutto il debito senior che, se utilizzata, la linea di credito della EIB prende la forma di debito subordinato, a sua volta rimborsato tramite la generazione di cash flow del progetto e in via anticipata rispetto all’equity. Gli obiettivi della fase pilota di questa iniziativa sono quelli di stimolare l’investimento nei settori delle infrastrutture ritenuti strategici a livello UE e di incentivare l’intervento di capitali privati su progetti a medio lungo termine, che siano in grado di generare un cash flow stabile e un ritorno economico sufficiente a ripagare e remunerare adeguatamente gli investimenti. L’obiettivo è quello di attrarre una categoria di investitori che in Europa difficilmente entrerebbero in questo genere di progetti, evitando comunque di creare nuovi strumenti finanziari potenzialmente pericolosi per gli investitori. La normativa comunitaria, illustrata in precedenza, è già stata recepita in Italia attraverso il Dl 24 gennaio 2012, n. 1: il decreto ha modificato l’articolo 157 del Testo unico sugli appalti pubblici (D.lgs 163/2006) con l’introduzione per le società di progetto della possibilità di emettere titoli di debito, previa autorizzazione degli organi di vigilanza. I project bond potranno però essere sottoscritti esclusivamente dagli investitori qualificati e non potranno essere trasferiti a soggetti diversi da essi (come ad esempio fondi pensione).

11.5 Conclusioni

L’efficienza energetica potrebbe essere un ottimo investimento per i finanziatori privati. Offre infatti interessanti prospettive per quanto riguarda il ritorno economico, contribuisce in misura significativa allo sviluppo sociale e alla tutela ambientale e gode ancora di una serie di incentivi e possibilità offerte dai principali soggetti istituzionali europei. Nell’attuale fase di transizione da un periodo di meccanismi di mercato a un mercato privato dell’efficienza energetica è il settore pubblico che deve svolgere una funzione di traino nei confronti delle famiglie e delle imprese ma, diversamente dal passato, può farlo senza dover investire ingenti risorse finanziarie a fondo perduto. Le risorse pubbliche, infatti, sono sempre più scarse e dovrebbero essere indirizzate verso quelle situazioni in cui esiste un rischio di creare distorsioni, come ad esempio la lotta alla povertà energetica. Per quei progetti che possono risultare profittevoli, esistono già oggi una serie di strumenti e meccanismi in grado di attrarre gli investitori privati, in questo caso gli incentivi servono principalmente a mitigare il rischio associato e a rendere profittevoli anche quegli interventi che altrimenti dovrebbero essere sostenuti interamente dai governi. Questi ultimi dovranno essere capaci di guidare la transizione e l’ingresso degli operatori finanziari evitando il più possibile la creazione di strumenti speculativi. Gli attuali trend di crescita dei costi dell’energia, il miglioramento delle tecnologie di controllo e trasmissione dei dati e l’esperienza guadagnata dal settore finanziario in questa fase di transizione, rappresentano influenti driver per lo sviluppo di un mercato privato dell’efficienza energetica.

75 http://ec.europa.eu/economy_finance/financial_operations/investment/europe_2020/index_en.htm

Fonte:ENEA