Cresce la domanda di elettricità in Italia, a febbraio +4,2%. Eolico e idroelettrico fanno da traino

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A febbraio cresce la richiesta di energia elettrica degli italiani ma il sistema di produzione rimane incentrato sui combustibili fossili nonostante le rinnovabili dimostrano di poter coprire fino al 33% della domanda. Nel mese di febbraio 2018, secondo quanto rilevato da Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, la domanda di elettricità in Italia è stata di 26,3 miliardi di kWh, in aumento del 4,2% rispetto ai volumi dello stesso mese del 2017. La performance della domanda ha risentito dell’effetto temperatura: quest’anno, infatti, febbraio – a parità di calendario (20 giorni lavorativi) – ha fatto registrare una temperatura media mensile inferiore di quasi tre gradi centigradi rispetto a febbraio del 2017.

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La domanda del primo bimestre del 2018 è in crescita dello 0,5% rispetto al corrispondente periodo del 2017. A parità di calendario il valore è +0,2%. A livello territoriale, la variazione tendenziale di febbraio 2018 è stata ovunque positiva: +3,9% sia al Nord che al Centro e +5% al Sud. In termini congiunturali, il valore destagionalizzato della domanda elettrica di febbraio 2018 ha fatto registrare una variazione positiva rispetto al mese precedente (+2,9%). Il profilo del trend si porta su un andamento crescente.389268_3

Nel mese di febbraio 2018 la domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per l’83,3% con produzione nazionale e per la quota restante (16,7%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. In dettaglio, la produzione nazionale netta (22,1 miliardi di kWh) è diminuita dello 0,8% rispetto a febbraio 2017. Sono in aumento le fonti di produzione idrica (+15,9%) ed eolica (+11,2%); in flessione le fonti geotermica (-1,8%), termica (-3,3%) e fotovoltaica (-11,8%).
La potenza massima richiesta a febbraio 2018 è stata di 54.697 MW, registrata il giorno mercoledì 28 alle ore 11 e risulta superiore del 6,5% al valore registrato alla punta di febbraio 2017. Il dato è correlato prevalentemente all’ondata di freddo intenso registrata negli ultimi giorni del mese.

A questo link è possibile leggere il Rapporto del mese di febbraio 2018

 

Fonte: Terna

Le energie rinnovabili forniranno l’85% dell’elettricità nel 2050

Secondo DNV GL nel 2050 l’85% dell’elettricità proverrà da energie rinnovabili: fotovoltaico, eolico e bioenergie alimenteranno il boom di auto elettriche.http _media.ecoblog.it_4_44c_energie-rinnovabili-forniranno-85-dellelettricita-2050

Il futuro del mondo si basa sulle energie rinnovabili che sostituiranno le fonti fossili di energia per l’85% nella produzione di elettricità entro il 2050. E il peso dell’elettricità nel bilancio energetico mondiale crescerà nettamente a causa del boom delle auto elettriche. Ne è convinta la società di consulenza DNV GL che, nel suo primo Energy Transition Outlook (ETO), traccia le linee guida dello sviluppo dell’economia mondiale nei prossimi tre decenni. Il consumo di elettricità schizzerà alle stelle: +140% entro il 2050. Soprattutto perché l’elettricità sostituirà le fonti fossili attualmente usate per il riscaldamento e, specialmente, per il trasporto. DNV, infatti, prevede che già nel 2025 in Europa (nel 2030 in nord America, Pacifico, Cina e India e nel 2035 nel resto del mondo) le auto elettriche rappresenteranno il 50% delle vendite totali di automobili.http _media.ecoblog.it_d_d87_vendita-auto-elettriche-nel-mondo

L’enorme quantità di energia elettrica necessaria a mettere in atto questo cambiamento proverrà in gran parte (per l’85% secondo DNV GL) dalle energie rinnovabili: i pannelli fotovoltaici produrranno circa un terzo dell’elettricità consumata nel mondo nel 2050, seguiti dall’eolico onshore, l’idroelettrico e l’eolico offshore. Questo causerà un aumento esponenziale dell’efficienza energetica dell’economia mondiale: usando gas, petrolio e carbone per produrre elettricità una grandissima parte dell’energia si spreca in calore mentre usando le energie rinnovabili non vi sono sprechi. Anche se un pannello fotovoltaico riesce a convertire solo il 15-20% della radiazione solare in elettricità, infatti, non vi è alcuno spreco di energia. Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi, però, secondo DNV si dovrà spingere molto per lo sviluppo dell’eolico offshore, fare molta ricerca per ottimizzare le tecnologie dell’eolico, del fotovoltaico, delle reti elettriche e dell’uso dell’energia, investire in cyber security per proteggere le reti elettriche dagli attacchi hacker. Purtroppo, però, secondo DNV GL l’umanità non riuscirà a raggiungere in tempo gli obiettivi degli accordi di Parigi sul clima: nel 2041 l’aumento della temperatura globale toccherà i 2,5 gradi centigradi.

Credit foto: DNV GL

Fonte: ecoblog.it

Energie rinnovabili in Australia: 70% case alimentato da fotovoltaico, eolico e idroelettrico

Secondo Green Energy Markets le energie rinnovabili in Australia hanno coperto i consumi elettrici di 7 case su 10. Volano gli investimenti nel fotovoltaico.http _media.ecoblog.it_c_c3d_energie-rinnovabili-australia-fotovoltaico-eolico-idroelettrico

Negli ultimi dodici mesi, in media, le energie rinnovabili hanno totalizzato il 17,1% della produzione complessiva di energia elettrica in Australia, quanto basta per alimentare il 70% delle case private. Escludendo, quindi, le attività commerciali e industriali. Sono i dati forniti da Green Energy Markets nel suo ultimo Australian Renewable Energy Index. La fonte rinnovabile più produttiva in Australia, al momento, è l’idroelettrico con quasi 16 GWh prodotti su poco meno di 40 totali. Segue l’eolico con 12,3 GWh e il solare fotovoltaico con 7,2 GWh. Si aggiunga una piccola quota, pari a quasi 2,7 GWh, proveniente dalle bioenergie.
http _media.ecoblog.it_0_07e_energie-rinnovabili-australia-per-fonte

Da notare che la gran parte dell’energia elettrica prodotta dai pannelli fotovoltaici deriva da tetti fotovoltaici e non da grandi impianti di fotovoltaico a terra. Ed è proprio il solare elettrico la tecnologia che più sta avanzando in Australia, con 150.000 nuovi tetti fotovoltaici installati negli scorsi 12 mesi. Il grande fotovoltaico a terra avrà un boom, invece, l’anno prossimo: al momento in Australia si stanno costruendo circa 2,6 GW di nuova potenza fotovoltaica installata a terra, dando lavoro a oltre 8.800 persone. L’Australia è impegnata in una vera e propria transizione energetica, dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Il Governo australiano è impegnato a portare avanti un complesso progetto di decarbonizzazione del sistema energetico e, per farlo, ha intenzione di puntare sulle rinnovabili con batteria. A questo scopo, infatti, sono già iniziati i contatti con Tesla e altre aziende del settore degli accumuli di energia.

Fonte: ecoblog.it

Energie rinnovabili: costo dell’energia eolica dimezzato nel 2030

Secondo il DOE americano il costo dell’energia elettrica prodotta dalle pale eoliche scenderà a 23 dollari al MWh. Senza incentivi alle energie rinnovabili.http _media.ecoblog.it_b_ba6_energie-rinnovabili-costo-dellenergia-eolica-dimezzato-nel-2030

Tra le energie rinnovabili, l’eolico è quella che ancora fa più fatica delle altre a stare sul mercato senza incentivi e sussidi pubblici. A fronte di una gran mole di energia elettrica rinnovabile prodotta, infatti, le pale eoliche scontano ancora alti costi di progettazione, di costruzione e di installazione. Eppure, secondo il National Renewable Energy Laboratory (NREL), che fa capo al Department of Energy (DOE) americano, grazie alle nuove tecnologie già nel 2030 il costo dell’energia elettrica prodotta dagli impianti eolici potrebbe scendere a 23 dollari al MWh (cioè il 50% del costo attuale), rendendo questa fonte competitiva con tutte le altre rinnovabili, con l’energia nucleare e con le fonti fossili. Il segreto, secondo lo studio del NREL, sta tutto nell’ottimizzazione: bisogna trovare il modo di massimizzare le ore produttive degli impianti eolici, migliorando le previsioni di producibilità dei siti dove si installano gli impianti eolici e integrando molta elettronica all’interno delle pale eoliche. Affinché le torri si adattino al vento e producano di più.l'”ottimizzazione” degli impianti eolici, inoltre, dovrebbe portare a un uso più efficiente dei materiali di costruzione, a minori costi di manutenzione, a una maggiore vita utile degli impianti. Ricapitolando e sintetizzando: bisogna spendere meno per costruire degli impianti eolici che producono più energia rinnovabile, per più ore al giorno e per più anni.

Tra le tecnologie che potrebbero aiutare l’eolico a fare questo salto generazionale, il NREL cita la cosiddetta SMART (System Management of Atmospheric Resource through Technology), cioè una serie di metodiche che permetterebbero una stima altamente accurata di quanto potrebbe produrre (in un determinato sito) ogni impianto eolico, un monitoraggio in realtime del vento da parte della turbina stessa (tramite specifici sensori), un nuovo design delle turbine, del rotore e del motore, un maggiore dialogo e scambio di dati tra la turbina e la rete elettrica a terra, in modo da limitare i fermo macchina per sovraccarico della rete. Alla tecnologia SMART il NREL suggerisce di abbinare anche la tecnologia Atmosphere to Electrons (A2e), che in estrema sintesi consiste nell’unire i complessi modelli di previsione dei venti con la potenza dei supercomputer. Secondo il NREL, solo con un salto di qualità del genere l’eolico potrà essere competitivo in breve tempo senza ricevere incentivi statali. Negli Stati Uniti, d’altronde, il vento non manca: se fosse utilizzato tutto per produrre energia elettrica basterebbe a coprire sette volte i consumi americani.

Credit foto: Flickr

Fonte: ecoblog.it

Fotovoltaico, eolico e idroelettrico: 139 paesi potrebbero essere 100% rinnovabili

Secondo uno studio scientifico dei ricercatori della Stanford University, pubblicato sulla rivista di settore dell’energia Joule, oltre mezzo mondo potrebbe essere alimentato solo da energia elettrica rinnovabile prodotta con eolico, fotovoltaico e idroelettrico. 139 paesi a emissioni zero.http _media.ecoblog.it_d_de8_fotovoltaico-eolico-idroelettrico-139-paesi-rinnovabili

Il sogno di ogni ecologista, cioè avere un mondo a emissioni zero di CO2 alimentato solo con le energie rinnovabili, è molto più realizzabile di quanto si possa pensare. Lo dicono gli scienziati dell’Università di Stanford. In uno studio, pubblicato sulla rivista Joule, i ricercatori hanno calcolato che 139 paesi (tra i quali ci sono tutti i paesi più industrializzati, Cina, USA e UE compresi) potrebbero emanciparsi completamente dai combustibili fossili entro il 2050. Cioè in appena 33 anni. Alla base di tutto ci dovrebbe essere una completa elettrificazione dell’economia e della vita quotidiana dei cittadini: auto elettriche per spostarsi, fornelli elettrici a induzione per cucinare, pompe di calore a inverter per riscaldarsi e rinfrescarsi etc etc… Tutta l’energia elettrica necessaria a fare a meno del petrolio, del gas e del carbone potrebbe arrivare (con le tecnologie già esistenti) esclusivamente da fonti di energia rinnovabile: eolico, idroelettrico e solare, sia termico che fotovoltaico. Non per nulla lo scenario proposto dai ricercatori della Stanford è stato ribattezzato “WWS” (Wind, Water, Sun) e contrapposto allo scenario BAU (Business As Usual, cioè niente cambia e restiamo come oggi). Questa rivoluzione energetica causerebbe la perdita di 27,7 milioni di posti di lavoro nel mondo e la conseguente creazione di 52 milioni di posti di lavoro. Dal punto di vista del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici, invece, lo scenario WWS ci farebbe risparmiare un incremento di temperatura pari a 1,5 gradi Celsius. Ovviamente i ricercatori hanno calcolato anche come dovrebbero essere distribuiti, nei vari paesi, gli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile. Mentre i pannelli fotovoltaici, come anche i pannelli solari termici, possono essere utilizzati più o meno ovunque ci siano delle superfici da coprire (quindi parliamo sia di tetti fotovoltaici che di pensiline e coperture fotovoltaiche di parcheggi e altre aree aperte), altre tecnologie richiedono condizioni climatiche particolari. Il solare termico a concentrazione CSP, ad esempio, ha senso solo in aree molto calde come il Nord Africa, il Centro America o alcune aree meridionali della Cina. Così come mentre l’eolico onshore su terra ferma può essere utilizzato in moltissime aree del pianeta con venti anche di bassa intensità, mentre l’eolico offshore richiede mari con venti a forte intensità.

Credit immagine: Stanford University

Fonte: ecoblog.it

Eolico con vento a bassa velocità: il futuro delle energie rinnovabili?

Per produrre più energia rinnovabile verde dalle torri eoliche i produttori stanno puntando su siti con vento fino a 7,5 metri al secondo. E le pale cambiano design.http _media.ecoblog.it_2_2c1_eolico-a-bassa-velocita-il-futuro-delle-energie-rinnovabili

Abbassare i costi dell’energia rinnovabile producendone di più con lo stesso numero di impianti installati. E’ questa la sfida per i signori del vento, che studiano nuove tecnologie per aumentare la produzione delle torri eoliche.

Le strade per farlo sono, al momento, due: la prima è puntare sull’eolico offshore galleggiante che sfrutta enormi quantità di vento ad alta velocità per produrre, in mezzo al mare, l’energia rinnovabile che noi consumiamo a terra. La seconda strada è esattamente opposta: restare a terra e sfruttare i venti deboli, a bassa velocità.

Sfruttare i venti deboli ha un vantaggio e uno svantaggio: il vantaggio è che i siti con poco vento sono abbondanti, quindi si possono installare le pale eoliche anche dove prima non si poteva; lo svantaggio è che, a parità di dimensioni dell’impianto, la produzione di energia rinnovabile è inferiore. O forse sarebbe meglio dire “era inferiore”.

Nordex, produttore tedesco di impianti eolici inglobato l’anno scorso dalla spagnola Acciona, ha infatti rilasciato i dati relativi ai primi dodici mesi di attività delle sue torri N131/3300, che funzionano con vento a bassa velocità: 9 GWh di energia prodotta in un anno, da ogni torre eolica da 3,3 MWh.

Le torri Nordex N131 sono tra le più alte al mondo: la navicella arriva ad una altezza di 164 metri, aggiungendo il raggio delle pale si arriva a circa 230 metri. Le pale, per sfruttare i venti lenti fino a 7,5 metri al secondo di media annua, sono più grandi e ruotano più lentamente. Grazie ai risultati in termini di produzione dimostrati in questi ultimi 12 mesi presso il sito di Hausbay-Bickenbach, in Germania, questa tecnologia può essere considerata concorrenziale rispetto alle “tradizionali” pale eoliche che sfruttano i venti più forti.

Altri produttori stanno seguendo la stessa strada: Enercon, produttore tedesco terzo al mondo per volumi nel settore degli impianti eolici, sta lavorando al prototipo E-126 EP4, una torre da 4,2 MW di potenza che promette una produzione annua di 13 GWh con venti a 6,5 metri al secondo di media. Ha una altezza di 129 metri, e un diametro del rotore di 141 metri. L’altezza massima dell’impianti, quindi, si aggira sui 200 metri.

Vestas, altro storico produttore di turbine eoliche, propone invece il modello V150-4.2 che promette, a detta del costruttore, una produzione annua di quasi 17 GWh con velocità comprese tra i sette e gli otto metri al secondo, con un rotore ampio 150 metri posizionato ad un’altezza variabile in base al sito di installazione.

Il tempo dimostrerà se l’eolico a bassa velocità è realmente il futuro del settore. Nel frattempo, record produttivi a parte, le installazioni globali di torri eoliche continuano a crescere.

Credi foto: Nordex

Fonte: ecoblog.it

Black out: l’Australia chiede aiuto alla mega batteria di Tesla

L’Australian Energy Market Operator benedice il progetto di Elon Musk: costruire in South Australia una mega batteria a ioni di litio per accumulare l’energia rinnovabile prodotta dall’eolico. Servirà a evitare i black outhttp _media.ecoblog.it_8_833_black-out-australia-chiede-aiuto-alla-mega-batteria-di-tesla

A inizio luglio il CEO di Tesla, Elon Musk, ha presentato il suo ultimo visionario progetto: costruire nello stato del South Australia una enorme batteria a ioni di litio, della capacità di 129 MWh, in grado di accumulare gli eccessi di produzione di energia rinnovabile del parco eolico di Jamestown. Secondo Musk una batteria del genere avrebbe potuto evitare l’enorme black out avvenuto nel settembre scorso a causa di una forte tempesta che ha danneggiato la rete elettrica australiana. Il progetto di Tesla prevede la collaborazione tecnica dei francesi di Neoen, che già gestiscono il parco eolico da 315 MW di potenza. Secondo Musk, se non ci sono impedimenti, la mega batteria potrebbe essere allacciata alla rete in appena 100 giorni. Secondo quanto riporta il Guardian il progetto della mega batteria in South Australia avrebbe ricevuto la benedizione di Audrey Zibelman, da pochi mesi a capo di AEMO, l’Australian Energy Market Operator equivalente al nostro Gestore dei Mercati Energetici negli stati del meridionali ed orientali dell’Australia.

Secondo la Zibelman non è solo importante che la batteria sia costruita, ma è anche fondamentale che siano rispettati i tempi. Secondo Zibelman, infatti, la mega batteria a ioni di litio di Tesla è “parte molto importante del nostro piano estivo“.

Alla Zibelman, però, fa da contr’altare Nino Ficca Managing Director di AusNet, l’operatore della rete elettrica dello Stato di Victoria, che precisa come il progetto di Musk sia soluzione “sub-ottimale”: “La batteria in South Australia è una meravigliosa mossa verso ciò che possiamo fare, ma non è una panacea per tutti i problemi“.

Credit foto: Tesla

Fonte: ecoblog.it

Google e Apple: data center 100% a energie rinnovabili

I due giganti tecnologici hanno scelto l’energia rinnovabile per alimentare i propri data center in Europa: eolico e fotovoltaico fanno girare il cloudhttp _media.ecoblog.it_2_28c_google-apple-datacenter-energie-rinnovabili

L’esplosione delle tecnologie mobile, cloud in primis, ha causato nell’ultimo decennio un fortissimo aumento dei consumi elettrici delle grandi aziende tecnologiche che, da qualche anno, stanno correndo ai ripari rivolgendosi alle energie rinnovabili. Sia Google che Apple, i due protagonisti indiscussi insieme ad Amazon e Facebook della tech economy dei nostri giorni, hanno annunciato ulteriori investimenti nell’energia verde. Soprattutto in Europa dove, a differenza che negli Stati Uniti, le energie rinnovabili sono ormai mature e ben integrate nelle reti elettriche nazionali. E, per la precisione, soprattutto nell’Europa del nord, dove oltre ad una forte produzione di energia eolica ci sono anche le condizioni economiche per installare i data center che gestiscono il grosso del traffico dati nel vecchio continente. Google, ad esempio, ha annunciato di aver stipulato il contratto di PPA (Power Purchase Agreement, un contratto di acquisto dell’energia elettrica rinnovabile prodotta da uno specifico impianto, ad un prezzo stabilito) per la fornitura di elettricità per alimentare il data center di Eemshaven, in Olanda. Verrà alimentato con l’energia prodotta dal Sunport Delfzijl Solar Park, il parco fotovoltaico più grande dei Paesi Bassi gestito da Eneco Group. Si tratta di un impianto fotovoltaico da 27 MW di potenza, montato a terra su una estensione di 30 ettari. Sempre con Eneco, in passato, Google aveva stipulato PPA per l’acquisto dell’energia rinnovabile prodotta dai parchi eolici di Delfzijl, Krammer e Bouwdokken. Apple, invece, ha dichiarato a Reuters di avere intenzione di costruire un nuovo data center in Europa alimentato a rinnovabili: si tratta del data center di Aabenraa, nel sud della Danimarca al confine con la Germania. Sarà operativo dalla seconda metà del 2019, costerà sei miliardi di Corone danesi (circa 806 milioni di euro) e farà girare i servizi di  iTunes Store, App Store, iMessage, Maps e Siri. Reuters non specifica da dove Apple prenderà l’energia elettrica necessaria ad alimentare il data center danese, ma riporta che il gigante di Cupertino ha intenzione di farlo girare al 100% con elettricità verde. E’ assai probabile che parte dell’energia verrà dai numerosi impianti eolici presenti in Danimarca e il restante da impianti finanziati dalla stessa Apple grazie al recente Green Bond da 1 miliardo di dollari.

Credit foto: Flickr

Fonte ecoblog.it

Energia: le rinnovabili superano il gas a maggio

Gli ultimi dati del GSE confermano: le rinnovabili sono ormai una parte fondamentale del mix energetico italiano. Cresce il solare fotovoltaico, cala l’eolico.http _media.ecoblog.it_5_5e8_energia-rinnovabili-superano-gas-maggio-2017

Nel mese di maggio 2017 la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile ha subito un calo del 5,8% ma, a leggere i dati del GSE, non è una notizia del tutto negativa. A fronte di un calo dell’energia idroelettrica (-8,9%) e di quella eolica (-34,9%), infatti, rispetto allo stesso periodo 2016 si registra un +11,5% di energia elettrica da fonte solare fotovoltaica. Il leggero calo delle rinnovabili è stato compensato da un +6.5% di energia prodotta da fonti fossili tradizionali, in particolare dal gas naturale (+10,2%). Tuttavia, fa notare il GSE, le fossili si attestano sul livello più basso dal luglio 2016 e la quota di energia da fonti rinnovabili supera quella da gas naturale (42,6% l’energia verde, 40,2% il gas). E questo non succedeva da otto mesi.http _media.ecoblog.it_e_ed2_mix-energetico-italia-aggio-2017

Durante lo scorso mese le energie rinnovabili l’hanno fatta da padrone in Sicilia (51,3% del mix energetico) e nella macroarea centro-nord (67,2%). Minor produzione verde in Sardegna (23,5%), centro-sud (32,6%) e nord (47,1%, comunque buona vista l’elevata presenza di impianti da fonte fossile in questa macroarea).http _media.ecoblog.it_e_e9e_mix-energetico-italia-maggio-2017-macroregioni

Il prezzo medio di acquisto (PUN) dell’energia, negli ultimi dodici mesi, è salito notevolmente: +28,1% nelle ore di picco dei consumi e +21,2% nelle ore non di picco. Il GSE non manca di far notare che tali incrementi siano dovuti in buona parte al calo, registratosi negli ultimi mesi, di produzione di energia da fonte rinnovabile.

Credit Foto: Flickr

Fonte: ecoblog.it

Eolico: in Germania i cittadini investono nelle energie rinnovabili

Il 93% delle ultime aste per gli incentivi ai nuovi parchi eolici in Germania è stato vinto da cooperative di cittadini. Che hanno forti vantaggi a investire i propri soldi nelle rinnovabili.http _media.ecoblog.it_0_09a_eolico-germania-cittadini-investimenti-energie-rinnovabili

Due terzi delle offerte presentate nel primo round di aste pubbliche per l’assegnazione degli incentivi ai parchi eolici on shore in Germania è stato presentato da cooperative e imprese formate da cittadini comuni. Il 93% delle aste è stato vinto da aziende di questo tipo, con un prezzo per kWh minimo pari a 5,25 centesimi di euro e uno massimo di 5,78 centesimi. E’ quanto comunica, non senza orgoglio, il Governo tedesco in una nota ufficiale. In tedesco si chiamano “Bürgerenergiegesellschaften“, in italiano potremmo tradurre con “imprese comunitarie del settore energetico“. Comunque le si voglia chiamare, però, è chiaro che sono la prossima frontiera delle energie rinnovabili in Germania e un successo della politica tedesca pro rinnovabili. Già, perché l’elevata partecipazione dei cittadini alle aste per l’eolico (richieste per 2.137 MW, contro gli 800 MW messi all’asta dal Governo) non è casuale, ma frutto di una precisa politica pubblica che riserva alcune facilitazioni alle imprese comunitarie rispetto alle tradizionali grandi utilities dell’energia o ai fondi di investimento. I cittadini, ad esempio, sono esentati da alcuni requisiti che le aziende normali devono avere per competere alle aste per gli incentivi all’eolico. Non devono ottenere autorizzazioni per il progetto, prima di partecipare all’asta. Hanno 24 mesi in più per terminare la costruzione dell’impianto se vincono e, quando vincono, ottengono automaticamente il prezzo per kWh più alto tra quelli assegnati in quel determinato round di aste. In questo caso tutti i progetti comunitari approvati riceveranno una remunerazione di 5,78 centesimi di euro al kWh prodotto, anche se hanno partecipato all’asta offrendo un prezzo inferiore. A fronte di questi vantaggi, però, le Bürgerenergiegesellschaften hanno l’obbligo di cedere il 10% delle loro azioni ai Comuni in cui verranno costruiti i parchi eolici. Rainer Baake, Segretario di Stato al Ministero per l’Economia e l’Energia del Governo tedesco, ha commentato: “Il fatto che abbiamo visto una competizione così alta, che ha portato i prezzi così in basso, e che c’è stata una così vasta partecipazione dei cittadini, mostra che il cambio di paradigma dai finanziamenti fissi stabiliti dal Governo ai prezzi creati dal mercato sta lavorando bene“.

La crescita delle rinnovabili in Germania è il risultato di un duro e duraturo lavoro di un gran numero di persone, aziende, associazioni. Le imprese energetiche comunitarie, in particolar modo, sono riuscite a far crescere il consenso dei cittadini nei confronti delle rinnovabili. Per questa ragione, spiega la nota del Governo tedesco, il Ministero dell’Economia e dell’Energia ha escogitato una strategia per assicurare che questo tipo di iniziative possano sopravvivere ed essere competitive alle aste per gli incentivi alle rinnovabili in Germania.

Credit foto: Flickr

Fonte: ecoblog.it