Il suicidio dell’Australia in fiamme che nega i cambiamenti climatici e provoca un’apocalisse

Il WWF ha dichiarato che oltre un miliardo di animali potrebbero essere stati uccisi direttamente o indirettamente dagli incendi in Australia. Un olocausto, una perdita gigantesca di biodiversità, la distruzione irreparabile.

Il suicidio dell’Australia in fiamme che nega i cambiamenti climatici e provoca un'apocalisse

Il WWF ha dichiarato che oltre un miliardo di animali potrebbero essere stati uccisi direttamente o indirettamente dagli incendi in Australia. Un olocausto, una perdita gigantesca di biodiversità, la distruzione irreparabile di zone incontaminate poichè da settembre a oggi sono bruciati 8,4 milioni di ettari in tutta l’Australia, una superficie pari a quella dell’Austria. E laddove il fuoco non è riuscito a ucciderli gli animali, verranno abbattuti migliaia di cammelli per impedire loro di abbeverarsi alle riserve di acqua rimaste. Nelle fiamme che non accennano a placarsi, a oggi sono morte 25 persone e sono bruciate almeno 2 mila case. Il fumo degli incendi è visibile fino in America Latina dove una nube ha coperto il cielo in Cile e Argentina. E in Nuova Zelanda le nevi e i ghiacciai si sono coperti di cenere, aumentando con ciò l’assorbimento del calore dai raggi solari che non vengono riflessi a sufficienza e quindi aggravando ancora di più la situazione. Purtroppo ancora una volta ci tocca registrare di avere tristemente ragione: non solo si verifica quello che noi disperatamente diciamo da sempre ma ciò accade in maniera ancora più disastrosa di quello che ci si attendeva. Eppure c’è ancora chi taccia gli ambientalisti di essere catastrofisti, esagerati ed estremisti. Andatelo a dire in Australia, enorme girone dantesco in preda alle fiamme che l’uomo non sa più come affrontare. Quello stesso piccolo, arrogante distruttore e completamente folle uomo che crede che con la sua tecnologia risolverà qualsiasi problema. Dov’è in Australia la fantastica tecnologia che tutto può? Come mai tutta la mirabolante intelligenza artificiale unita, che ci dovrebbe mandare pure su Marte, non è in grado di fare niente, nemmeno di salvarci sulla terra? Come mai tutte le techno corporation informatiche che ci inondano di prodotti strabilianti, facendo stratosferici profitti, non risolvono il problema con le loro bacchette magiche tecnologiche in grado di farci credere dai nostri scintillanti cellulari che ormai possiamo qualsiasi cosa? Dove sono gli Elon Musk, gli eredi del mitico Steve Jobs dello “Stay hungry, stay foolish” che tanti uomini e donne rampanti affascina, dove è il re Mida Zuckerberg con le sue montagne di miliardi. Perché non risolvono il problema? Sarà perché a prescindere da quello che si racconta su questi personaggi edulcorandoli, non hanno altro obiettivo che il profitto. E quando non c’è altro che quello, la natura, la sopravvivenza umana è l’ultima delle preoccupazioni, anzi è la vittima sacrificale. E così nemmeno gli Dei tecnologici possono fare nulla e un intero continente è in fiamme alimentate da temperature che hanno sfiorato i 50 gradi, conseguenza diretta dei cambiamenti climatici.

Ma chi sono i responsabili di questa apocalisse? I governanti australiani ma anche chi li ha votati in un impeto suicida e ovviamente i media che sono in gran parte in mano al multimiliardario Rupert Murdoch, australiano anch’esso e convinto negazionista.  E perché negano i cambiamenti climatici? Perché l’Australia è il primo esportatore mondiale di carbone e gas e fra i maggiori produttori di emissioni climalteranti pro capite. Quindi venendo anche in questo caso prima di tutto il profitto,  la vita degli esseri viventi è solo un incidente di percorso, da mandare in fumo appunto. E mentre c’è chi fa profitti, il paese brucia, muoiono persone, animali, piante in una tragedia che in maniera perversa alimenterà ancora di più i cambiamenti climatici ed eventi del genere, così come avviene ormai da anni anche in California, patria tra l’altro dei famosi Dei tecnologici informatici di cui sopra. Tutto questo in un paese come l’Australia che anche solo con la tecnologia solare applicata ovunque potrebbe alimentarci mezzo mondo e dare lavoro a milioni di persone; altro che carbone e gas! Quello stesso gas che è ancora il perno del Piano energetico nazionale del Paese del sole ovvero l’Italia e mica vorremmo essere più intelligenti degli australiani e puntare sul solare, per carità, non sia mai… Ancora una volta si conferma la profonda stupidità dell’uomo che si autodistrugge da solo portandosi dietro tutto e tutti, nonostante abbia a portata di mano le soluzioni per risolvere ogni  problema.  Chissà di cosa avranno bisogno ancora gli australiani e gli umani in genere per capire che si stanno scavando la fossa. A quanto pare non serve nulla, nemmeno la famosa pedagogia delle catastrofi di Latouchiana memoria, perché è di sicuro più importante seguire il gossip sui giornali di Murduch piuttosto che preoccuparsi della propria sopravvivenza e quella dei propri cari. E alle prossime elezioni, gli australiani voteranno pervicacemente gli stessi? Fino allo sterminio finale? Molto probabile.

Oggi l’Australia, domani il mondo intero, sarà il caso di darci una mossa?  Chissà? Ma aspettiamo ancora un po’, facciamo qualche altra inutile conferenza sul clima, discutiamo ancora con i negazionisti pagati dalle multinazionali dei fossili, accapigliamoci fra i partiti per ridicole questioni, tanto c’è tempo, andiamo avanti tranquillamente, non sta succedendo nulla di serio.

Fonte: ilcambiamento.it

Energie rinnovabili in Australia: 70% case alimentato da fotovoltaico, eolico e idroelettrico

Secondo Green Energy Markets le energie rinnovabili in Australia hanno coperto i consumi elettrici di 7 case su 10. Volano gli investimenti nel fotovoltaico.http _media.ecoblog.it_c_c3d_energie-rinnovabili-australia-fotovoltaico-eolico-idroelettrico

Negli ultimi dodici mesi, in media, le energie rinnovabili hanno totalizzato il 17,1% della produzione complessiva di energia elettrica in Australia, quanto basta per alimentare il 70% delle case private. Escludendo, quindi, le attività commerciali e industriali. Sono i dati forniti da Green Energy Markets nel suo ultimo Australian Renewable Energy Index. La fonte rinnovabile più produttiva in Australia, al momento, è l’idroelettrico con quasi 16 GWh prodotti su poco meno di 40 totali. Segue l’eolico con 12,3 GWh e il solare fotovoltaico con 7,2 GWh. Si aggiunga una piccola quota, pari a quasi 2,7 GWh, proveniente dalle bioenergie.
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Da notare che la gran parte dell’energia elettrica prodotta dai pannelli fotovoltaici deriva da tetti fotovoltaici e non da grandi impianti di fotovoltaico a terra. Ed è proprio il solare elettrico la tecnologia che più sta avanzando in Australia, con 150.000 nuovi tetti fotovoltaici installati negli scorsi 12 mesi. Il grande fotovoltaico a terra avrà un boom, invece, l’anno prossimo: al momento in Australia si stanno costruendo circa 2,6 GW di nuova potenza fotovoltaica installata a terra, dando lavoro a oltre 8.800 persone. L’Australia è impegnata in una vera e propria transizione energetica, dalle fonti fossili a quelle rinnovabili. Il Governo australiano è impegnato a portare avanti un complesso progetto di decarbonizzazione del sistema energetico e, per farlo, ha intenzione di puntare sulle rinnovabili con batteria. A questo scopo, infatti, sono già iniziati i contatti con Tesla e altre aziende del settore degli accumuli di energia.

Fonte: ecoblog.it

Black out: l’Australia chiede aiuto alla mega batteria di Tesla

L’Australian Energy Market Operator benedice il progetto di Elon Musk: costruire in South Australia una mega batteria a ioni di litio per accumulare l’energia rinnovabile prodotta dall’eolico. Servirà a evitare i black outhttp _media.ecoblog.it_8_833_black-out-australia-chiede-aiuto-alla-mega-batteria-di-tesla

A inizio luglio il CEO di Tesla, Elon Musk, ha presentato il suo ultimo visionario progetto: costruire nello stato del South Australia una enorme batteria a ioni di litio, della capacità di 129 MWh, in grado di accumulare gli eccessi di produzione di energia rinnovabile del parco eolico di Jamestown. Secondo Musk una batteria del genere avrebbe potuto evitare l’enorme black out avvenuto nel settembre scorso a causa di una forte tempesta che ha danneggiato la rete elettrica australiana. Il progetto di Tesla prevede la collaborazione tecnica dei francesi di Neoen, che già gestiscono il parco eolico da 315 MW di potenza. Secondo Musk, se non ci sono impedimenti, la mega batteria potrebbe essere allacciata alla rete in appena 100 giorni. Secondo quanto riporta il Guardian il progetto della mega batteria in South Australia avrebbe ricevuto la benedizione di Audrey Zibelman, da pochi mesi a capo di AEMO, l’Australian Energy Market Operator equivalente al nostro Gestore dei Mercati Energetici negli stati del meridionali ed orientali dell’Australia.

Secondo la Zibelman non è solo importante che la batteria sia costruita, ma è anche fondamentale che siano rispettati i tempi. Secondo Zibelman, infatti, la mega batteria a ioni di litio di Tesla è “parte molto importante del nostro piano estivo“.

Alla Zibelman, però, fa da contr’altare Nino Ficca Managing Director di AusNet, l’operatore della rete elettrica dello Stato di Victoria, che precisa come il progetto di Musk sia soluzione “sub-ottimale”: “La batteria in South Australia è una meravigliosa mossa verso ciò che possiamo fare, ma non è una panacea per tutti i problemi“.

Credit foto: Tesla

Fonte: ecoblog.it

La grande barriera corallina australiana si sta sbiancando

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Alcune riprese aeree della Grande barriera corallina australiana mostrano come una parte dei coralli si stia progressivamente, e drammaticamente, sbiancando: l’impallidimento, e la conseguente morte dei coralli, è l’effetto più comune dell’aumento delle temperature del mare. Secondo Terry Hughes, biologo marino della James Cook University australiana, questo fenomeno cambierà per sempre la barriera corallina:

“Stiamo constatando eccezionali livelli di sbiancamento nel migliaio di chilometri della porzione settentrionale della Grande barriera”.

Secondo le associazioni ambientaliste, come il WWF, questo effetto è provocato proprio dai cambiamenti climatici. Il colore caratteristico dei diversi coralli è prodotto da un’alga e diventa più vivo secondo la concentrazione del microorganismo. A fronte di un’alterazione dell’ecosistema, i polipi del corallo espellono l’alga simbiotica, con il risultato di fornire alla struttura calcarea una colorazione sempre più pallida e sfumata sino ad arrivare, nei casi più gravi, allo sbiancamento vero e proprio.

Fonte. ecoblog.it

Australia “delusa” dalla ripresa della caccia alle balene giapponese

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La mattanza delle balene è ricominciata e in tanti si stanno mobilitando per salvare i grandi cetacei. L’Australia si è detta “estremamente delusa” dalla decisione del Giappone di riprendere la caccia alla balena nell’Oceano antartico. Il primo ministro australiano Malcolm Turnbull, nell’imminenza di colloqui col premier nipponico Shinzo Abe, ha rilasciato, in merito alla questione, una dichiarazione molto severa. La flotta di baleniere giapponesi dovrebbe navigare questo mese nell’Oceano antartico dopo un anno di pausa. Questa decisione ha provocato la protesta formale di 33 paesi, a partire da Australia e Nuova Zelanda. Nella prima visita in Giappone del premier australiano si discuterà di diversi argomenti, dalla cooperazione nella difesa all’economia, ma la questione balene è comunque in agenda. “Noi riconosciamo che questo è un punto sul quale c’è una differenza di opinioni”, ha detto Turnbull. E ha aggiunto che nonostante Giappone e Australia siano “buoni amici”, le due parti “saranno franche sulle differenze di opinione che verranno poste sul tavolo e cercheranno di risolverle”. Contrariamente alla posizione della Corte di giustizia internazionale che nel 2014 aveva messo in dubbio le finalità scientifiche della caccia, il Giappone ha ribadito nelle scorse settimane il proprio diritto alla caccia, spiegando che non esiste alcun dato secondo il quale questo tipo di attività metta a rischio la sopravvivenza delle balene. Quattro le baleniere che hanno preso la rotta del Sud: secondo quanto annunciato saranno 333 gli esemplari cacciati in questa stagione, vale a dire circa un terzo di quanto fatto negli scorsi anni.

Fonte:  Askanews

Australia: bloccata la miniera che minaccia la barriera corallina

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Un tribunale australiano ha revocato l’autorizzazione concessa a un imponente progetto carbonifero finanziato dall’India che secondo gli ambientalisti potrebbe minacciare la Grande barriera corallina, uno dei gioielli della corona del patrimonio naturale mondiale. A riportare la notizia è l’agenzia stampa Askanews che spiega anche come l’Adani Group, la mega corporation indiana, ha dichiarato che intende andare avanti con i piani che prevedono investimenti da 12,2 miliardi di dollari. La miniera è sempre stata contestata dagli ambientalisti tanto che la Corte australiana ha fermato l’autorizzazione per una questione tecnico-amministrativa e solo entro alcune settimane verrà emesso un parere definitivo. Il carbone estratto dalla miniera dovrebbe fornire elettricità a 100 milioni di indiani e generare migliaia di posti di lavoro in Australia.

Fonte: ecoblog.it

Pannelli solari da record in Australia

La resa del sistema realizzato dai ricercatori dell’Australian Center for Advanced Photovoltaics dell’University of New South Wales di Sydney è di 4 punti percentuali superiore a quella dei pannelli solari maggiormente performanti. La grande sfida delle rinnovabili è tutta nel potenziamento dell’efficienza e la notizia che arriva dall’Australia lascia credere che molto si possa ancora fare perché le fonti rinnovabili diventino competitive con le fossili. I ricercatori dell’Australian Center for Advanced Photovoltaics dell’University of New South Wales di Sydney sono riusciti a ottenere un’efficienza di conversione del 40,4% usando cellule solari “normali” e già disponibili in commercio contestualmente a specchi e filtri che riducono la dispersione energetica migliorando le performance. Il risultato ottenuto dai ricercatori di Sydney è stato confermato da una verifica indipendente condotta dallo statunitense National Renewable Energy Laboratory. Per i pannelli solari si tratta di un vero e proprio primato visto che finora le performance più elevate consentivano di convertire circa il 36% della luce solare ricevuta. Il sistema funziona con tre pannelli solari montati per catturare energia da differenti lunghezze d’onda, un quarto riceve la luce che andrebbe dispersa grazie a uno specchio. Il prossimo step sarà cercare di raggiungere il 42% ovverosia circa la metà del massimo teorico che è stato quantificato nell’86%. Insomma i potenziali di miglioramento sono, in linea teorica, ampissimi, ma toccherà alla politica fare invertire la tendenza che ha fatto dell’Australia uno dei fanalini di coda nell’utilizzo delle fonti rinnovabili: il governo conservatore sta tentando di ridurre l’obiettivo del 20% di energie rinnovabili fissato dal precedente governo laburista. Non esattamente il miglior modo di cominciare.1622893073-586x389

Fonte:  Australian Business Insider

© Foto Getty Images

Le celle solari diventano un inchiostro stampabile

Dall’Australia un avveniristico inchiostro in grado di stampare le celle solari come se fossero una tinteggiatura.

Il salto di qualità maggiormente atteso nel mondo del fotovoltaico è quello che riguarda il rapporto peso-potenza. L’obiettivo di chi opera nel campo della conversione dell’energia solare in elettrica è quello di rendere sempre più portatili ed efficaci i sistemi di alimentazione basati sulle energie rinnovabili. Ma in Australia un gruppo di 50 ricercatori dei campi più svariati, dalla chimica alla fisica per finire con l’ingegneria, hanno inventato un “inchiostro solare” che permette di stampare le celle solari su di una superficie consentendo agli oggetti di generare energia rinnovabile. Le potenzialità di questo inchiostro che riesce a catturare la luce solare restituendo elettricità sono davvero molteplici. Le sperimentazioni compiute dai ricercatori delle due Università di Melbourne e Monash e dell’Ente Nazionale di ricerca Csiro che hanno lavorato alla sua realizzazione hanno dato risultati positivi. Utilizzando una stampante adeguatamente predisposta per questo nuovo tipo di inchiostro è possibile applicare un sottilissimo strato di queste celle solari che risultano essere simili a una tinteggiatura. Fiona Scholes, coordinatrice del progetto ha scritto spiegato come numerose aziende si siano dette interessate a utilizzare questa tecnologia sui propri prodotti, anche perché le celle ottimizzano la captazione dei raggi solari risultando efficaci anche in condizioni di nuvolosità. Inoltre risultando semitrasparenti, queste celle potrebbero essere impiegate anche per il rivestimento dei grattacieli.

Noi li stampiamo su plastica più o meno nello stesso modo in cui stampiamo le nostre banconote plastificate. Il collegamento dei nostri pannelli solari è semplice come collegare una batteria,

ha poi aggiunto Scholes. La ricerca non si ferma e il prossimo step appare decisamente ambizioso: creare uno spray dell’inchiostro solare.

Fonte:  Abc

© Foto Getty Images

Australia, tonnellate di nichel sulla Grande Barriera Corallina

Braccio di ferro fra il miliardario Clive Palmer, proprietario della Queensland Nickel, e il Governo australiano e l’Autorità del Parco Marino della Grande Barriera Corallina

Tonnellate di reflui tossici di una raffineria di nichel di proprietà del miliardario australiano Clive Palmer sono stati sversati nel parco marino della Grande Barriera Corallina, al largo di Yabulu, una località situata a 20 chilometri a Nord di Townsville, nel Queensland. Gli impianti della raffineria di nichel si trovano di fronte alla più grande famosa barriera corallina del mondo. La denuncia è stata fatta da un’associazione di tutela ambientale che ha avuto accesso ai documenti ufficiali sul caso. La raffineria Queensland Nickel è stata costruita nel 1974, sette anni prima che la Grande Barriera Corallina diventasse patrimonio dell’Umanità. In un documento del Dipartimento delle Risorse Forestali e Ambientali del governo federale si parla di “problemi continui con la capacità di gestione dei problemi delle acque” e dei numerosi scarichi non autorizzati di acque tossiche effettuati nelle zone protette nel 2009 e nel 2011. Nello sversamento più recente sono state sversate 516 tonnellate di azoto, elemento chimico che le autorità hanno cercato di rimuovere dal parco marino. Sia nel marzo 2009 che nel gennaio 2010 l’azienda aveva richiesto al governo federale e all’Autorità del Parco Marino della Grande Barriera Corallina (GBRMPA) l’autorizzazione a scaricare le acque reflue: in entrambi i casi il permesso era stato negato. Gli scarichi erano avvenuti ugualmente e le autorità lo sapevano ma non hanno introdotto alcun procedimento civile o penale nei confronti della società. Nel giugno 2012 Clive Palmer era tornato alla carica chiedendo di sversare le acque reflue poiché le forti piogge avrebbero fatto traboccare i reflui dalle vasche di contenimento, ma la GBRMPA si era opposta un’altra volta spiegando come i livelli di azoto fossero 100 volte superiori al massimo consentito e come nello sversamento fossero inclusi altri metalli pesanti e contaminanti quali nichelcobalto e ammoniaca. In un suo report il GBRMPA sosteneva che una quantità di sversamenti simile nella Halifax Bay (una zona di saline e mangrovie) avrebbe avuto l’impatto dello scarico giornaliero di acque reflue trattate in una città di sette milioni di persone. Fra Clive Palmer e l’autorità di gestione del parco naturale è iniziato un braccio di ferro: il proprietario della raffineria ha addirittura minacciato la richiesta di un risarcimento di 6,4 miliardi di dollari australiani (più di quattro miliardi di euro)per compensare le interferenze dell’ostruzionismo del GBRMPA nei confronti dell’attività della raffineria.26257841-586x381

Clive Palmer è un noto imprenditore australiano attivo nel settore minerario e chimico, ma anche nel mondo dello sport (calcio e golf soprattutto). Fra i suoi sogni di miliardario vi è quello di ricostruire una replica del Titanic. La Queensland Nickel produce attualmente 30mila tonnellate di nichel e1500 tonnellate di cobalto all’anno. Andrew Powell, Ministro dell’Ambiente dello Stato del Queensland, ha fatto sapere che la società ha tempo fino al prossimo 1° novembre per costruire un muro che impedirà qualsiasi trasbordo di stagni tossici: “In caso contrario avrà gravi conseguenze”.

Fonte:  Publico

Fukushima: radiazioni 18 volte oltre la norma

Secondo una ricerca australiana la radioattività della centrale giapponese raggiungerà le coste californiane nel 2014 

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L’emergenza Fukushima non si attenua, anzi, secondo le ultime rilevazioni il serbatoio che contiene acqua contaminata nella centrale giapponese di Fukushima è 18 volte più alto rispetto al 22 agosto con una radioattività di 1.800 millisievert all’ora, quantità in grado di uccidere una persona dopo un’esposizione di quattro ore. Ad annunciarlo è la Tepco, l’operatore che ha in gestione la centrale nipponica. Nella misurazione del 22 agosto il livello era di 100 millisievert/ora, il doppio della soglia di esposizione per i lavoratori delle centrali. In luglio la Tepco aveva annunciato una perdita e l’agenzia per la sicurezza nipponica aveva successivamente elevato la gravità dell’incidente dal livello 1 (anomalia) al livello 3 (incidente grave). Intanto un gruppo di ricercatori australiani ha pubblicato di recente sulla rivista specializzata Deep Sea Research Part I: Oceanographic Research Papers uno studio che prevede l’arrivo dell’acqua radioattiva fuoriuscita dopo gli incidenti successivi allo tsunami dell’11 marzo 2011 sulle coste californiane non più tardi dell’aprile 2014. Non ci saranno pericoli per la salute in quanto il tasso di radioattività, diluito nell’oceano in tre anni di diffusione, sarà inferiore ai limiti ammessi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Lo studio sulle correnti marine (che hanno già trasportato i detriti dell’incidente sulle coste californiane e statunitensi) ha permesso di quantificare temporalmente la conclusione della traversata. Alla base del l’itinerario della radioattività (in particolare il cesio 137) vi è la corrente Kuroshio che è il corrispondente pacifico della corrente del Golfo Atlantica.

Fonte:  Science Direct | Ansa