Anche il Consiglio di Stato boccia il progetto sul Palazzo del Lavoro di Torino

La Città dovrà rifare da capo il piano di recupero dell’opera di Nervi. Palazzo del Lavoro è da anni abbandonato e in rovina – da La Stampa del 07.05.2013download

Di questi tempi, in Comune, Tar e Consiglio di Stato portano poca fortuna. Dopo la doccia fredda del concorso per dirigenti annullato, ieri il Consiglio di Stato ha dato torto a Palazzo Civico anche sul caso di Palazzo del Lavoro, capolavoro di Pier Luigi Nervi, uno dei simboli di Italia ’61, oggi monumento alla ruggine. Con un investimento di 150 milioni di euro, più altri 15 destinati al Comune, il colosso olandese Corio intendeva trasformarlo in un centro commerciale «no food» capace di dare lavoro a 800 persone. Ma prima il Tar, lo scorso giugno, e ieri il Consiglio di Stato, hanno dato ragione a un altro big del settore, l’8 Gallery del Lingotto, annullando la delibera del Comune che dava l’avvio al progetto, ora da considerarsi carta straccia. Compreso, va da sé, il permesso di costruire atteso dalla società Pentagramma, controllata a metà da Fintecna del ministero del Tesoro e dalla torinese Gefim, proprietaria dello storico edificio. I giudici del Tar avevano bacchettato l’operato degli uffici dell’urbanistica di Palazzo Civico. Per due motivi, soprattutto. Primo: il Comune avrebbe sbagliato procedimento, optando per una variante parziale al piano regolatore (più rapida e con meno vincoli) anziché una variante strutturale, che avrebbe richiesto il coinvolgimento di più enti e diversi accorgimenti: parcheggi, valutazione ambientale strategica, progettazione con la Provincia e il Comune di Moncalieri. Secondo: il Comune aveva approvato la costruzione di un centro commerciale di 13 mila metri quadrati anziché di 6 mila come avrebbe dovuto. Come è stato possibile? Per il Comune, Palazzo del Lavoro sarebbe diventato un centro commerciale naturale. La differenza è che per i centri naturali le autorizzazioni per i vari negozi sono rilasciate autonomamente e quindi le superfici non vengono sommate. I 13 mila metri quadrati erano stati ricavati sommando i singoli negozi, anziché considerandoli come progetto unico. Così era stata raddoppiata la superficie commerciale. Ma il Tar si era opposto.

Fonte: eco dalle città

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