WWF, un piano per far ripartire le rinnovabili in Italia

Occorre snellire in modo chirurgico le procedure (non i controlli) per le fonti rinnovabili e le infrastrutture connesse (accumuli, reti); no netto, invece, a semplificazioni che riguardino infrastrutture e centrali alimentate con i combustibili fossili che vanno superati, e non incoraggiati, per arrivare al carbonio zero entro il 2050. Questa in sintesi la posizione del WWF Italia in vista dell’annunciato provvedimento sulle semplificazioni.

Occorre snellire in modo chirurgico le procedure (non i controlli) per le fonti rinnovabili e le infrastrutture connesse (accumuli, reti); no netto, invece, a semplificazioni che riguardino infrastrutture e centrali alimentate con i combustibili fossili che vanno superati, e non incoraggiati, per arrivare al carbonio zero entro il 2050.  Questa in sintesi la posizione del WWF Italia in vista dell’annunciato provvedimento sulle semplificazioni.

Posizione che è contenuta in un documento nel quale l’associazione individua i principali ostacoli che limitano lo sviluppo delle rinnovabili nel nostro paese e le possibili soluzioni pratiche per superarli.

«La trasformazione energetica, ossia il passaggio dalle fonti fossili a quelle rinnovabili, è forse l’aspetto più strategico che oggi siamo chiamati ad affrontare perché fondamentale per contrastare il cambiamento climatico – dice il WWF – e perché potrebbe divenire uno dei capisaldi di una giusta transizione, capace di creare nuova e sostenibile occupazione».

«Purtroppo gli strumenti in campo in Italia sono assolutamente inadeguati per fronteggiare questa sfida epocale, le rinnovabili da anni crescono a ritmi paurosamente lenti: per soddisfare gli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) solo il fotovoltaico dovrebbe crescere di oltre 3000 MW all’anno da qui al 2030 (occorre infatti passare dagli attuali 20.900 MW ai 52.000MW), invece negli ultimi anni la crescita è stata solo di qualche centinaio di MW/anno, un livello anche dieci volte inferiore a quello della poco soleggiata Germania. Anche per l’eolico, chiamato quasi a raddoppiare la sua capacità entro il 2030, le cose non vanno affatto meglio».

Il WWF ha quindi predisposto il documento  “Come far ripartire le rinnovabili: le proposte WWF” in cui si analizza la situazione fonte per fonte, «si individuano i principali problemi connessi con le pratiche autorizzative che hanno iter abnormemente lunghi e complessi che per gli impianti fotovoltaici di grandi dimensioni possono tranquillamente superare i 18 mesi (con punte anche di 2 anni) e per quelli eolici addirittura arrivare a 5 anni, con il rischio che le tecnologie scelte siano divenute obsolete o addirittura neanche più in produzione» spiega l’associazione.

Per il WWF «occorre intervenire snellendo le procedure autorizzative a iniziare dal rewamping per gli impianti fotovoltaici e, soprattutto, eolici esistenti: un ambito strategico che consenta di ridurre gli impatti ambientali aumentando la produttività degli impianti stessi. In questo ambito occorre rivedere il concetto di modifica sostanziale che costringe gli impianti a un iter insostenibile per il proponente e incompatibile con gli obiettivi del PNIEC. Nel documento sono quindi indicati i casi in cui si dovrebbe restare in procedure abilitativa semplificata (PAS) e quando non sottoporre a nuova VIA gli impianti».

«Altro tema importante riguarda le semplificazioni per le varianti su progetti autorizzati ma non ancora costruiti, molto comune in tutti i casi in cui le tempistiche autorizzative risultano eccessivamente lunghe  prosegue l’associazione – Per gli impianti fotovoltaici a terra, andrebbe facilitata l’installazione in quelle aree degradate quali ex cave, ex discariche, ecc. superando l’attuale divieto di agevolazioni previsto dalla normativa vigente».

Il WWF poi chiede «da un lato che il Governo attivi urgentemente l’Osservatorio PNIEC cui sia, tra le altre cose, magari affidato il compito di predisporre linee guida con ripartizione degli impegni regionali di sviluppo delle rinnovabili (soprattutto fotovoltaico), dall’altro chiede alle Regioni di predisporre urgentemente una mappatura aggiornata con indicate le aree idonee alla realizzazione degli impianti rinnovabili in cui la procedura autorizzativa deve essere ulteriormente semplificata».

Secondo il WWF, «senza questa serie di misure non sarà possibile conseguire gli obiettivi PNIEC e quelli ancora più ambiziosi che presto saranno approvati a livello comunitario, impedendo allo stesso tempo al nostro paese di agganciare una vera ripresa economica green».

Fonte: ilcambiamento.it

L’Oasi WWF a rifiuti zero che ad Asti favorisce l’economia circolare

Si avvierà entro tre anni il progetto-guida che vedrà l’oasi di Valmanera, a pochi chilometri da Asti, totalmente a rifiuti zero. Il progetto, in collaborazione con GAIA spa, si pone l’obiettivo di favorire l’economia circolare e la corretta gestione dei rifiuti sul territorio dell’astigiano, limitando al minimo gli scarti non recuperabili e diffondendo buone pratiche per un futuro sempre più sostenibile. Firmata l’intesa tra WWF Oasi srl e “GAIA Spa” per raggiungere entro 3 anni l’obiettivo di avere Valmanera ed in particolare “Villa Paolina“, Oasi a rifiuti zero. Si tratta del progetto-guida nel circuito WWF, l’obiettivo è quello di gestire in modo virtuoso gli scarti che si producono durante le attività che si svolgono nell’Oasi di Valmanera ad Asti. “Vogliamo prendere esempio dall’economia circolare della natura” commenta Antonio Canu, Presidente di WWF Oasi, “cioè fare attività senza generare rifiuti destinati allo smaltimento perché o vengono subito riutilizzati per dare nuova vita ai materiali o instradati in una filiera che dal minore utilizzo di materiali porti al loro riciclaggio completo”.

Le Oasi sono il più importante progetto di conservazione del WWF, hanno contribuito a salvare ambienti in pericolo e molte specie animali e vegetali a rischio. Hanno permesso a milioni di persone di avvicinarsi alla natura e di scoprirne il valore e l’urgenza di tutelarla. Le Oasi WWF sono spesso sede di laboratori didattici, con aule di formazione all’aperto, promuovono la ricerca scientifica, sono luoghi di riqualificazione ambientale e protagoniste d’importanti campagne di conservazione. Le aree protette dal WWF rappresentano un presidio per la tutela del territorio e attraverso il sostegno di soci, donatori, sponsor, volontari e attivisti, sono un importantissimo strumento di protezione ambientale ed educazione ambientale oltre che di sensibilizzazione.oasi-wwf-rifiuti-zero-asti-favorisce-economia-circolare-1542794669

L’Oasi di Valmanera, i cui edifici sono affidati a WWF Oasi, si avvale della collaborazione della Società Quercus e dell’Associazione di volontari “Associazione Villa Paolina”, è uno degli esempi più completo e valido che il sistema
WWF promuove su tutto il territorio nazionale programmi di studio e sviluppo sulla corretta gestione dei rifiuti e la collaborazione con GAIA ha permesso di concretizzare l’idea dell’“Oasi WWF a rifiuti zero”.

GAIA, azienda partecipata dai 115 Comuni della provincia di Asti e da “Iren Ambiente“, ha progettato, realizzato e gestisce il sistema impiantistico chiamato a risolvere il problema dei rifiuti urbani per l’intero bacino astigiano tra cui un impianto di compostaggio, uno di valorizzazione delle raccolte differenziate e 12 ecostazioni. La politica industriale dell’azienda si fonda sull’economia circolare e l’esperienza pluridecennale maturata in questo campo consentirà di avere suggerimenti operativi per limitare al minimo gli scarti non recuperabili, attraverso buone pratiche e conferendo ad impianti adeguati così da aprire la strada a un reale futuro sostenibile. Ma GAIA fornirà anche un contributo alla comunicazione visto che in 16 anni di presenza sul territorio ha dialogato con le istituzioni, i cittadini, le agenzie educative arrivando a portare oltre 12.000 studenti in visita agli impianti per vedere in presa diretta come si trattano i rifiuti delle raccolte differenziate, realizzando iniziative per costruire una cultura della sostenibilità, premessa fondamentale per far lavorare bene gli impianti che devono recuperare i rifiuti.oasi-wwf-rifiuti-zero-asti-favorisce-economia-circolare-1542794550

Nell’Oasi WWF di Valmanera si recano circa 3.000 visitatori l’anno, di cui circa il 60% studenti ed insegnanti e la restante parte sono soprattutto utenti che vogliono organizzare eventi nell’Oasi. Ai fruitori verrà presentato come “ridurre la produzione di rifiuti” attraverso delle installazioni grafiche, saranno condotti a “visitare” l’area che nell’Oasi di Valmanera (Villa Paolina) sarà adibita alla gestione rifiuti (l’isola ecologica/didattica) e che diventerà parte integrante delle normali attività didattiche con distribuzione di materiale informativo ad ogni ospite.
Ci sarà inoltre un regolamento per chi organizza eventi all’Oasi invitando ad utilizzare materiali riciclabili, attivare buone pratiche e con un punteggio sul livello di sostenibilità dell’evento che, se raggiungerà determinati livelli, darà diritto a un premio.

Foto copertina
Didascalia: Oasi WWF
Autore: Oasi WWF Valmanera

Fonte: http://piemonte.checambia.org/articolo/oasi-wwf-rifiuti-zero-asti-favorisce-economia-circolare/

Earth Hour, un’ora a luci spente. Il 24 marzo l’iniziativa mondiale del Wwf

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Dal Pacifico alle coste atlantiche si spegneranno monumenti, luoghi simbolo, compresi Colosseo e Basilica di San Pietro, sedi istituzionali, uffici, imprese e abitazioni private di tutto il mondo con centinaia di eventi e iniziative speciali sul web e nelle migliaia di città coinvolte. Un’ora riempita da centinaia di milioni di gesti simbolici, come spegnere le luci della propria casa e dei monumenti, che si trasformano in un appello planetario contro il cambiamento climatico e per la difesa del Pianeta. È questa l’energia positiva di Earth Hour – Ora della Terra, la più grande mobilitazione globale del WWF che tornerà sabato 24 marzo, dalle 20.30 alle 21.30 di ciascun paese. Dal Pacifico alle coste atlantiche si spegneranno monumenti, luoghi simbolo, compresi Colosseo e Basilica di San Pietro, sedi istituzionali, uffici, imprese e abitazioni private di tutto il mondo con centinaia di eventi e iniziative speciali sul web e nelle migliaia di città coinvolte in un vertiginoso gioco colorato dell’ON-OFF delle icone mondiali.  Quest’anno, per l’undicesimo compleanno di Earth Hour, la parola d’ordine sarà Connect2Earth, a sottolineare il legame tra il nostro benessere e l’equilibrio dei boschi, la purezza delle acque, la bellezza e ricchezza di vita e di specie. Per condividere globalmente l’importanza di questo legame è nata la piattaforma connect2earth.org, creata in partnership con il Segretariato della Convenzione sulla Diversità Biologica delle Nazioni Unite per approfondire temi come salute degli oceani, economie sostenibili, azioni concrete sul clima. Il progetto è sostenuto dal Ministero dell’Ambiente della Germania e l’International Climate Initiative.
Il messaggio planetario dell’Ora della Terra trasmetterà la volontà di impegnarsi singolarmente e collettivamente nel contrasto al cambiamento climatico, una sfida che è possibile vincere soltanto unendo le forze. Nel 2017 l’effetto domino dell’Ora della Terra ha registrato numeri da capogiro: 7000 città e oltre 184 paesi e regioni del mondo, centinaia di milioni di persone e per l’hashtag#EarthHour oltre 3 miliardi di azioni social rendendo ancora più popolare il tema della necessità di agire sui cambiamenti climatici. Nelle edizioni passate Earth Hour ha ispirato milioni di persone che hanno chiesto politiche sul clima più stringenti e azioni concrete sulla biodiversità: tra i risultati maggiori, la creazione di un’area marina protetta di oltre 3,4 milioni di ettari in Argentina, 2.700 ettari di foresta protetta in Uganda e leggi più severe sulla tutela di foreste e aree marine in Russia. Anche quest’anno l’evento italiano ha ottenuto il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’ANCI. Come main partner ci sarà Sofidel, azienda partner del WWF Italia nota in particolare per il marchio Regina e prima grande impresa in Italia ad aver aderito nel 2008 al Programma WWF Climate Savers.

“La biodiversità e la natura sono alla base della nostra esistenza e garantiscono benessere, salute, economia, felicità. Sono le fondamenta della nostra vita sul pianeta. Oggi stiamo spingendo il pianeta e i suoi sistemi naturali ai limiti della possibilità di sostenerci: Earth Hour è l’occasione per usare il nostro potere, sia come individui che come collettività, mettendo in moto azioni concrete per salvare il sistema Terra. Siamo grati a quanti, anche quest’anno, hanno voluto affiancarci come nostri partner e a chi ha aderito all’evento. Ci auguriamo che Earth Hour possa crescere non solo come numero di adesioni ma anche come effetto positivo e dirompente per la difesa della biodiversità e la lotta ai cambiamenti climatici in Italia”, ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente di WWF Italia.

“Earth Hour è la dimostrazione di come un’idea semplice possa ispirare le persone ad agire per proteggere la Terra. Sarà un’ora dedicata a riflettere sul ruolo vitale che biodiversità e natura giocano per le nostre vite, una scintilla capace di galvanizzare l’azione per una trasformazione verso un futuro più sostenibile”, ha detto Cristiana Paşca Palmer, Segretario Esecutivo della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD). “Il Segretariato della CBD è lieto di lavorare con il WWF e con tutte le persone nel mondo desiderose di costruire un movimento in cui il singolo e le comunità creano una connessione personale con la Terra. Le riflessioni, le discussioni e le azioni avviate oggi contribuiranno a proteggere la biodiversità a livello locale, nazionale e globale e ci guideranno in un viaggio verso una vita in armonia con la natura”.

LA “TUA” ORA DELLA TERRA:

Per scoprire tutti gli appuntamenti, modalità di partecipazione, curiosità in Italia e nel mondo sul sito oradellaterra.org

Si potrà seguire e condividere l’evento con #oradellaterra.

TUTTI IN BICI PER IL CLIMA. 

La sera di sabato 24 marzo si potrà partecipare a Earth Hour in centinaia di modi diversi: dalle cene a lume di candela agli eventi di piazza previsti in tutta Italia. Il WWF ha anche organizzato da nord a sud speciali marce in bicicletta in diverse città italiane, grazie anche alla collaborazione con FIAB, tra cui Bologna, Napoli, Lecce e Catania. L’evento centrale sarà a Roma con la “Pedalata per il Clima”, totalmente gratuita, che partirà dal Colosseo alle 20.30 subito dopo lo spegnimento (punto di incontro alle 20.00) per raggiungere alle 21.30 la Basilica di San Pietro. Il corteo speciale, che si snoderà per le vie della capitale, è stato organizzato la collaborazione di Granfondo Campagnolo Roma, la piattaforma di bike sharing a flusso libero oBike o.bike/it, applicazione di ultima generazione scelta per il suo impegno ad una mobilità sostenibile, salutare e user-friendly e il mobility partner Moovit company.moovit.com/it.

CAOS CLIMATICO. 

Il cambiamento climatico è una delle minacce più devastanti per gli ecosistemi, la biodiversità, la straordinaria ricchezza della vita sulla Terra. Il 2017 si è chiuso come il secondo anno più caldo mai registrato, insieme al 2015 e dopo il 2016. Ma nel 2017 non c’era El Niño, il fenomeno periodico provocato dal surriscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico, quindi il dato è ancor più preoccupante. In questo secolo si sono anche avuti 17 dei 18 anni più caldi mai registrati, contando anche il 2000.  Tra le tante specie simbolo colpite dal climate change il WWF Italia ha scelto il leopardo delle nevi, per il quale sostiene concretamente i progetti di tutela. Questo splendido felino per millenni ha dominato le cime più alte dell’Asia, dall’Himalaya al Karakorum, vivendo tra i 3.000 e i 4.000 metri di altitudine e adattandosi alle condizioni più estreme. Purtroppo il riscaldamento globale sta distruggendo il suo habitat: la specie è ridotta a meno di 7000 individui e l’effetto clima sull’Himalaya potrebbe cancellare il 30% del suo habitat. Lo stato di salute della specie è strettamente connesso con quella umana: ben 3 miliardi di persone vivono grazie alle risorse idriche dei 7 grandi fiumi asiatici alimentati dalla catena himalayana e la sofferenza dei ghiacciai derivata dal riscaldamento globale è un pericolo anche per loro.

SIAMO TUTTI CONNESSI CON LA TERRA:

La Terra ci sostiene, non solo dal punto di vista fisico: ecco qualche numero che rende evidente la nostra connessione con i sistemi naturali.

– Un terzo delle 100 città più grandi del pianeta utilizzano acqua pulita che proviene da aree forestali protette;

– Sin dall’avvio dell’agricoltura (12.000 anni fa) l’uomo ha utilizzato circa 7.000 specie di piante diverse

– Nella medicina tradizionale e in quella moderna utilizziamo oltre 70.000 diverse specie di piante. Oltre il 60% delle medicine sintetiche, incluse aspirina, digitale e chinino, provengono da specie naturali;

– Almeno il 35% della produzione mondiale agricola è assicurata dalla capacità riproduttiva degli insetti impollinatori.

– Oggi il 15% del consumo di proteine mondiale è assicurato dai prodotti della pesca

– L’acidificazione degli oceani può minacciare il plankton, il sostegno principale delle grandi creature marine tra cui balene e pesci di grossa taglia.

 

Fonte: ecodallecitta.it

 

Clima, WWF dà le pagelle sulle strategie di decarbonizzazione al 2050 dei Paesi UE. Per l’Italia un ‘non classificato’

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Sono undici gli stati membri dell’Unione Europea che hanno consegnato una strategia di riduzione delle emissioni al 2050, che la UE richiedeva entro il 2015. Tra questi Paesi non c’è l’Italia, un vero e proprio caso a sé. Sono undici gli stati membri dell’Unione Europea che hanno consegnato una strategia di riduzione delle emissioni al 2050, che la UE richiedeva entro il 2015. Tra questi Paesi non c’è l’Italia, un vero e proprio caso a sé. Le strategie presentate sono estremamente disomogenee in termini di qualità. Questi sono i risultati del progetto MaxiMiseR finanziato dal Programma LIFE-UE per l’European Policy Office del WWF. La strategia a lungo termine della Francia ha segnato la performance più alta nella classifica del WWF, con un punteggio superiore del 78%, seguita dal Regno Unito con il 71%. Il punteggio complessivo della Francia deriva dalle sue basse emissioni e dall’obiettivo di riduzione del 75% entro il 2050. All’altra estremità della scala, Cipro ha raggiunto solo il 25%, in parte perché ha presentato solo in bozza la sua strategia di riduzione.

L’Italia ha presentato come Strategia di Decarbonizzazione al 2050 la Strategia Energetica Nazionale al 2020, approvata nel 2013 di concerto dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero dell’Ambiente, senza avallo né del Governo né del Parlamento; la SEN 2013 fu a suo tempo criticata dal WWF Italia proprio perché il termine strategia veniva usato per un documento con un orizzonte a brevissimo termine, di soli 8 anni. E’ vero che, proprio in seguito alle rimostranze del WWF e di altri, nella versione finale fu aggiunto un breve capitoletto sulle prospettive al 2050, ma il rapporto lo definisce più un “generico elenco di desideri che una strategia”.

Le strategie di decarbonizzazione per il 2050 e oltre sono la spina dorsale delle politiche climatiche dell’Unione europea: il fatto che manchino diverse vertebre, alcune delle quali determinanti, è preoccupante. Un a guida decisa e chiara da parte dell’Unione europea, buoni meccanismi di applicazione e analisi regolari, aiuterebbero gli Stati membri a ridurre le emissioni, garantendo nel contempo la prosperità e il benessere di tutti i cittadini europei”, ha commentato Imke Lübbeke, Responsabile Clima ed Energia dell’European Policy Office del WWF.

“Una buona strategia per ridurre le emissioni dovrebbe essere in linea con gli obiettivi climatici previsti dall’Accordo di Parigi: ossia dovrebbero essere una strategie applicabile, trasparente e sviluppata in collaborazione sia con le imprese che con la società civile”. Lo ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, che aggiunge: “L’Italia non ha ancora chiarezza di obiettivi e di percorso per il 2050, e questo peraltro impedisce l’adozione di politiche davvero conseguenti da subito. Quel ‘non classificato’ dovrebbe essere uno stimolo, per il Governo e il Parlamento, perché mettano da subito in campo una visione e una strategia di decarbonizzazione a lungo termine, in modo che questa informi poi i diversi strumenti di programmazione, a partire dalla Strategia Energetica Nazionale una cui prima bozza è annunciata a giorni. Gli investimenti hanno periodi di ammortamento lunghi, come si fa a investire oggi senza darsi contestualmente l’obiettivo di decarbonizzare al 2050? Si rischia, oltretutto, di buttar via (tanto) denaro”.

 

Qui il report completo

 

Fonte: ecodallecitta.it

Trivellazioni, miniere e deforestazione: “a rischio quasi la metà dei patrimoni naturali mondiali”

Circa la metà dei siti naturali appartenenti al Patrimonio Mondiale (World Heritage) sono minacciati da attività industriali di varia natura tra cui esplorazioni di petrolio e gas, attività minerarie e taglio illegale di legname. È quanto denuncia il WWF, sottolineando che queste aree forniscono servizi ‘naturali’ e sostentamento a molte popolazioni.

Un nuovo report del WWF lanciato oggi al livello mondiale denuncia come circa la metà dei siti naturali appartenenti al Patrimonio Mondiale (World Heritage) siano minacciati da attività industriali di varia natura tra cui esplorazioni di petrolio e gas, attività minerarie e taglio illegale di legname. Il danno è ancora maggiore se si considera che queste aree forniscono servizi ‘naturali’ e sostentamento a molte popolazioni. Dalle barriere coralline del Belize alla foresta pluviale di Sumatra, dal Coto Donana alla Riserva di Selous in Tanzania, dal Lago Turkana in Kenya alla Foresta Dong Phayayen_Khao Yai in Tailandia. Anche Delta del Po e Laguna di Venezia e isole Eolie sono inseriti nella mappa dei siti minacciati.belize-wwf

La barriera corallina in Belize/foto: WWF

Il report, prodotto per il WWF dal Dalberg Global Development Advisors, mostra come l’insieme dei siti inseriti nella lista IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) contribuiscano allo sviluppo economico e sociale grazie alla tutela ambientale e  segnala anche una mancata protezione di queste aree di grande valore al livello mondiale.
Secondo lo studio in 114 siti naturali o di natura mista (che comprendono anche il patrimonio culturale) su 229 si prevedono concessioni petrolifere o di estrazione di gas, concessioni minerarie o comunque sono minacciati da almeno un’altra attività industriale potenzialmente dannosa. 12 di questi siti si trovano nei paesi dell’Unione Europea e si tratta di aree protette dalle Direttive europee. Sono la foresta Laurisilva di Maderia (Portogallo), il Delta del Danubio, i Laghi Plitvice (Croazia), il Wadden Sea, la Foresta primigenia di faggi sui Carpazi, il magnifico Delta Coto Donana in Spagna.

In Italia eventuali incidenti petroliferi potrebbero intaccare alcuni sei siti naturali World Heritage come le isole Eolie, il Delta del Po e la Laguna di Venezia. Uno degli esempi che più ci toccano da vicino, vista l’assonanza della minaccia che incombe su quest’area per il pericolo legato alle attività di estrazione petrolifera, è quello del sistema di barriere coralline del Belize: il benessere di 190.000 residenti che proviene dal turismo e dalla pesca è purtroppo minacciato da diversi fattori come costruzioni lungo le coste, taglio esteso di mangrovie, attività agricole e soprattutto dalla minaccia delle esplorazioni petrolifere.  Al momento le concessioni sono scadute ma il Governo ha espresso chiaramente la volontà di riaprire le concessioni off-shore. Tra le richieste presenti nel Report del WWF quelle al settore privato perché eviti di impegnarsi in attività che possano degradare tali aree, al settore finanziario perché non investa in progetti potenzialmente pericolosi.

“I siti considerati patrimonio Mondiale dovrebbe essere tutelati dal più alto livello di protezione: purtroppo siamo spesso incapaci di salvaguardare questi importanti tasselli del pianeta – ha dichiarato Marco Lambertini, direttore generale del WWF Internazionale –Siamo tutti d’accordo sul fatto che questi sono siti unici e preziosi per l’intera umanità, ma è necessario uno sforzo comune per rendere queste aree capaci ancora di provvedere al benessere delle popolazioni e della natura”.

Dallo studio si scopre che sebbene tali aree coprano appena lo 0,5% della superficie del pianeta, sono in grado di sostenere ben 11 milioni di persone nel mondo – una popolazione più grande di quella del Portogallo – con benefici che derivano dal turismo, attività ricreative e l’esportazione di risorse; queste aree sono anche rifugio di specie importanti e difendono i territori e le popolazioni dagli effetti globali del cambiamento climatico. Da queste aree si ricava cibo, acqua, riparo, medicine: le popolazioni avrebbero ricadute negative per gli eventuali impatti di attività industriali condotte su larga scala. I siti patrimonio naturale possono giocare un ruolo chiave per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile stabiliti dalle Nazioni Unite lo scorso anno. Secondo il report WWF inoltre il 90% dei siti naturali garantisce lavoro e benefici che vanno ben oltre i loro stessi confini. “È chiaro che non solo le persone proteggono queste aree, ma sono le stesse aree a proteggere le popolazioni. I Governi e il mondo del business devono anteporre i valori a lungo termine rispetto ai vantaggi immediati e rispettare lo status di questi luoghi incredibili– ha continuato Lambertini – Dobbiamo voltare pagina rispetto alle attività industriali più pericolose e focalizzarci sulle alternative sostenibili”.

 

I benefici dei siti patrimonio mondiale (WH) i numeri:

– 11 milioni di persone dipendono dai siti

– 2/3 dei siti sono cruciali per l’approvvigionamento di acqua

– Il 90% garantisce posti di lavoro e sostiene economie legate a turismo, attività  ricreative e uso sostenibile delle risorse

– Oltre il 50% garantisce servizi naturali fondamentali quali la stabilità del suolo, la prevenzione dalle inondazioni e il sequestro di carbonio

– 10,5 miliardi di tonnellate di carbonio è ‘contenuto’ nel sistema di siti WH

– Circa il 50% di tutti i siti sono minacciati da attività industriali dannose

– 114 dei 229 siti sono interessati da concessioni per l’estrazione di petrolio, gas e attività minerarie o sono a rischio per almeno un’attività pericolosa

– 229 il numero globale dei siti: 197 sono siti naturali e 32 sono considerati ‘misti’

– 1% è la percentuale rappresentata dai siti WH all’interno del sistema globale di aree protette

– 0,5% è la percentuale di superficie mondiale ricoperta dai siti WH (oltre 279 milioni di ettari, lo 0,5% della superficie terrestre)
– Oltre il 20%  è minacciata da fattori multipli di rischio.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/04/trivellazioni-miniere-deforestazione-rischio-patrimoni-naturali-mondiali/

 

WWF: “114 siti Unesco sono minacciati da attività economiche”

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Il WWF lancia l’allarme: su 229 siti naturali che fanno pare del Patrimonio mondiale Unesco, 114, dunque circa la metà, sono minacciati da attività industriali nocive. In un rapporto dal titolo “Proteggere gli uomini salvaguardando la natura”, l’organizzazione ambientalista internazionale spiega che patrimoni naturali come la grande barriera corallina australiana, le foreste pluviali del Madagascar, i parchi nazionali spagnoli e della Mauritania, le riserve faunistiche della Tanzania e le scogliere del Belize sono seriamente a rischio a causa delle attività economiche umane. In particolare, nel rapporto si legge che il degrado di questi luoghi, oltre a danneggiare un patrimonio che ha un valore universale eccezionale, mette a rischio anche la loro stessa capacità di apportare benefici economici, sociali e ambientali ai circa undici milioni di abitanti che hanno a che fare con queste località. Il rapporto del WWF si basa su un censimento stilato dall’Unione internazionale per la conservazione della natura e spiega che essere inserito nell’elenco dei patrimoni dell’Unesco non significa automaticamente essere luoghi protetti, perché l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura non ha il potere di costringere i governi a proteggere i siti. Per questo il WWF lancia il suo appello ai governi e alle imprese coinvolte in queste attività affinché agiscano in favore di un futuro sostenibile.

Fonte: ecoblog.it

Giornata della Terra: l’appello del WWF contro la deforestazione

In occasione dell’Earth Day 2015, WWF lancia una campagna per la salvaguardia delle foreste. Il 22 aprile è, in tutto il mondo, l’Earth Day, la Giornata della Terra. Quest’anno il WWF ha deciso, in concomitanza con la giornata che celebra il nostro Pianeta, di lanciare un appello contro la deforestazione. Il 38% della superficie forestale originaria del Pianeta è già stata persa. Attualmente soltanto il 31% della superficie del Pianeta è ricoperto di foreste e ogni anno ne vengono persi 13 milioni di ettari. Secondo il World Resource Institute vengono persi 50 campi da calcio ogni minuto. Ecco perché con la Giornata della Terra WWF ha deciso di avviare una campagna che durerà un mese e si concluderà domenica 24 maggio con la Giornata delle Oasi. Come detto in precedenza, attualmente l’area forestata globale è solamente il 62% della copertura originaria. Soltanto negli ultimi quindici anni (dal 2000 a oggi) sono stati tagliati 230 milioni di ettari di foresta e, qualora non si intervenga, ne spariranno altrettanti entro il 2050.1463975341-586x375

I 10 Paesi che deforestano di più

Nella graduatoria dei 10 paesi che nel decennio 2000-2010 hanno deforestato di più stupisce, dopo il primo posto del Brasile, il secondo dell’Australia che supera l’Indonesia, terra di conquista per le aziende produttrici di olio di palma e di carta. Le nazioni che seguono nella top ten si dividono fra Africa (Nigeria, Tanzania, Zimbabwe e Repubblica Democratica del Congo) Asia (Birmania) e Sud America (Bolivia e Venezuela). I dieci paesi che subiscono la perdita netta maggiore di area forestale sono, rispetto ai dati del decennio 2000 – 2010:
1) il Brasile
2) l’Australia
3) l’Indonesia,
4) la Nigeria,
5) la Repubblica di Tanzania,
6) lo Zimbabwe,
7) la Repubblica Democratica del Congo,
8) la Birmania (Myanmar),
9) la Bolivia,
10) il Venezuela.Ecuador-giungla-Yasuni-586x390

Deforestazione: cause e conseguenze

Aumentano i crimini forestali che secondo l’UNEP alimentano un mercato il cui giro d’affari oscilla fra i 30 e i 100 milioni di dollari l’anno. Le maggiori cause sono la crescente domanda di polpa e carta, la “fame” di terra per un agricoltura che deve soddisfare la richiesta di una popolazione crescente, la legna per le abitazioni e la filiera che produce soia, olio di palma, carne e pelli da trasformare. Le foreste servono come materia prima e lo spazio che “liberano” serve alle industrie multinazionali. L’Europa, anche se non è presente nei quartieri alti di queste poco onorevoli classifiche sulla deforestazione, ha comunque le proprie responsabilità visto che i maggiori consumatori mondiali di prodotti derivati da processi di deforestazione illegali arrivano sui mercati dell’Unione Europea. Ma c’è un altra percentuale allarmante fornita da Global Forest Watch: solamente il 15% delle foreste che rimangono nel pianeta si troverebbero in buone condizioni ecologiche. Le conseguenze sono risapute: la minaccia della desertificazione non è solo un dato ecologico, ma spinge le popolazioni a migrazioni verso climi più temperati, con tutto ciò che ne consegue e gli esiti drammatici di cui, purtroppo, sono piene le cronache di questi giorni. Ogni anno 12 milioni di ettari di terra fertile viene desertificata. E a rischio è anche l’acqua dolce visto che i serbatoi dell’acqua continentale sono i grandi ecosistemi forestali, su tutti la Foresta Amazzonica che custodisce 100mila km di corsi d’acqua.

Fonte:  WWF

Oleodotto Civitavecchia-Fiumicino posto sotto sequestro

L’oleodotto resterà sotto sequestro fino a quando non saranno installati adeguati sistemi di controllo per prevenire furti di carburante.

Sabato 3 gennaio 2015 – Il giudice per le indagini preliminari di Civitavecchia, Massimo Marasca, ha oggi ordinato il sequestro dell’oleodotto Civitavecchia-Fiumicino dal quale a novembre era fuoriuscito del cherosene provocando un disastro ambientale nel Maccarese e una moria di animali. Il danno era dovuto ad alcuni furti e ora il gip ne ha disposto il sequestro finché non saranno istallati adeguati sistemi di controllo per impedire che si verifichino altri reati di questo genere.

Maccarese, disastro ecologico: cherosene fuoriesce da oleodotto Eni

Lunedì 10 novembre 2014

Da giorni nella zona nord del comune di Fiumicino, tra Palidoro e Maccarese, si sta verificando una grave emergenza ambientale ed ecologica a causa della fuoriuscita di cherosene da un oleodotto dell’Eni. A provocare la perdita sono stati dei tentativi di furto del carburante per aerei. La rete interna dei canali che irrigano i campi agricoli da Palidoro a Maccarese e che ospitano pesci e uccelli si è riempita di cherosene. Si tratta di canali che confluiscono nell’Arrone.

Esterino Montino, sindaco di Fiumicino, ha fatto sapere che sarà inviata un’informativa su quello che è successo sia alla Procura sia all’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa). Intanto i volontari del WWF e della Lipu hanno perlustrato i canali di Maccarese e soprattutto lungo il canale Tre Cannelle hanno trovato numerosi animali morti, tra cui testuggini, garzate, nutrie, galline d’acqua e germani reali. Come ha comunicato Riccardo Di Giuseppe del WWF, oggi i volontari si sposteranno a monitorare anche l’entroterra e i campi agricoli, perché è probabile che lì vengano ritrovati morti altri uccelli che si sarebbero nutriti con i pesci avvelenati o agonizzanti. Intanto alcune anatre e nutrie sono state soccorse e portate al Centro di recupero di Roma, ma, avvertono ancora i volontari, la catena alimentare di tutti gli animali della zona è stata intaccata a più livelli e anche altri uccelli, volpi, tassi, donnole e faine che vanno a svernare da quelle parti potrebbero essere in pericolo. Degli esemplari sono stati prelevati da un veterinario della Asl per fare degli accertamenti, mentre al Rio Tre Cannelle, dove sono state poste delle barriere oleo assorbenti, è giunta una biologa del comune di Fiumicino.

Il sindaco Montino ha spiegato che il disastro con il passare del tempo ha assunto conterni pesanti e ha aggiunto:

“Mi attendevo, nonostante lo sforzo ed il lavoro dei tecnici sul campo, una maggiore reazione da parte dell’Eni, è mancato un piano di sicurezza”

Ovviamente nella zona c’è il divieto assoluto di utilizzo dell’acqua, non si può pescare né chiaramente far abbeverare gli animali al pascolo in tutti i tratti inquinati dalla fuoriuscita.
È ancora in corso l’azione di bonifica e di assorbimento del carburante mediante l’uso di panne galleggianti oleoassorbenti e autobotti che stanno aspirando il cherosene riversatosi nei canali.Schermata-2014-11-10-alle-11.17.50

Foto © Twitter

Fonte: ecoblog.it

In manette trafficante di corni di rinoceronte a Francoforte, la refurtiva vale 1 milione di dollari

Un corno di rinoceronte vale al mercato nero circa 500 mila dollari, ovvero più dell’oro e del platino e con questo bottino è stato arrestato all’aeroporto di Francoforte un trafficante internazionale in procinto di venderne due

E’ stato arrestato all’aeroporto di Francoforte un trafficante di corni di rinoceronte in procinto di piazzare la preziosa merce sul mercato nero. Ogni corno viene pagato circa 66 mila euro al chilo e un corno integro può arrivare al valore di 500 mila euro. L’arresto è avvenuto grazie alla rete di monitoraggio internazionale TRAFFIC del WWF. L’aeroporto di Francoforte è un hub importante, crocevia dei voli in arrivo e in partenza per Africa e Asia e spesso è usato come snodo per i traffici illeciti. Infatti i due corni sequestrati erano appena stati portati dall’Africa. I trafficanti sono stati notati dalla polizia dello scalo, ma non è detto che tali illeciti siano sempre smascherati.UK Border Force Crack Down On Trade OF Endangered Species

Sottolinea il WWF:

Le indagini continuano ma quello su cui oggi è necessario intervenire decisamente e con ogni mezzo è interrompere il falso messaggio culturale delle potenzialità medicamentose della polvere di corno e del valore simbolico che questo oggetto, trasformato in una coppa, assume per cerimonie o riti ancestrali.

Infatti la credenza che vuole che il corno di rinoceronte abbia poteri taumaturgici, ossia di guarigione per molte malattie o disturbi della sfera sessuale, resta dura a morire e ciò comporta che si stia avendo una decisa escalation di stragi di rinoceronti, ma anche di tigri (catturate per la loro pelliccia) o di elefanti (per i denti in avorio).

Riferisce il WWF nel dossier “Natura Connection” che:

circa il 94% del bracconaggio di rinoceronti avviene tra Zimbabwe e Sud Africa dove oggi sopravvive la più grande popolazione di rinoceronti in Africa. Mentre nel 2007 sono stati documentati meno di 50 casi, nel solo 2013 ne sono stati uccisi più di 1.000. Il solo Sud Africa ( che ospita la più grande popolazione di rinoceronti del pianeta) ha registrato dal 2007 ad oggi un aumento del 7000% del bracconaggio ai danni dei rinoceronti.

Per approfondimenti: Crimini di natura la campagna del WWF

Greenpeace, Legambiente e Wwf: “Un’economia Green per superare crisi economica e ambientale”

“Nuova politica energetica che punti all’efficienza ed alle rinnovabili”. Lo hanno chiesto oggi a Roma Greenpeace, Legambiente e Wwf durante il convegno “Europa 2030. Obiettivi ambiziosi per la lotta ai cambiamenti climatici e l’energia”380581

Un’Europa che sappia guardare al futuro attraverso una nuova politica energeticascelte innovative ed obiettivi ambiziosi per il clima e l’energia. È questo quello che Greenpeace, Legambiente e Wwf chiedono all’Ue e all’Italia in vista dell’incontri che il Consiglio Europeo avrà il prossimo 23 e 24 ottobre durante la presidenza italiana, per definire i nuovi obiettivi al 2030 su clima ed energia. “Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi deve assumere un ruolo da leader in questo campo come Presidente di turno Ue e proporre target necessari per raggiungere le emissioni zero entro la metà del secolo”, ha detto Wendel Trio, direttore di Can Europe.  Questi temi sono stati al centro oggi del convegno in Campidoglio “Europa 2030. Obiettivi ambiziosi per la lotta ai cambiamenti climatici e l’energia” organizzato da Greenpeace, Legambiente e Wwf cui hanno preso parte esperti del settore. Le associazioni ambientaliste hanno ribadito la necessità per l’Europa di prendere decisioni chiare e vincolanti in materia di energia ed efficienza energetica, contestando gli obiettivi comunitari al 2030 proposti dalla Commissione che non permetterebbero all’Europa di mettere in campo una azione climatica coerente e forte in grado di invertire la rotta: 40% di riduzione delle emissioni di co2 per gli Stati membri, aumento al 27% per le rinnovabili vincolante solo a livello comunitario, incremento al 30% di efficienza energetica, senza specificare se mantenere tale obiettivo vincolante o indicativo. Obiettivi che tra l’altro non sarebbero coerenti con la traiettoria di riduzione delle emissioni di almeno il 95% al 2050, in grado di contribuire a contenere il riscaldamento globale sotto la soglia critica di 2 gradi centigradi. Greenpeace, Legambiente e Wwf propongono invece 3 target “necessari per il nuovo accordo su clima ed energia”: riduzione delle emissioni di gas serra che arrivi al 55% ed esclusione dell’utilizzo dei crediti internazionale per il raggiungimento di questo obiettivo (ad oggi il 75% dei crediti esterni Ue è realizzato in Russia, Ucraina e Cina); inclusione di un obiettivo vincolante per l’efficienza energetica che arrivi al 40%; aumento dell’ambizione dell’obiettivo per le rinnovabili al 45%. Solo in questo modo l’Europa potrà – secondo le associazioni – ritornare a svolgere quel ruolo di leadership indispensabile per costringere gli altri partner, a partire da Cina e Stati Uniti, a mettere sul tavolo impegni altrettanto ambiziosi.  “L’Italia deve avere un ruolo predominate, è chiamata in Europa a essere portatrice di una visione ambiziosa nel dibattito per la definizione dei nuovi obiettivi 2030. Lo stesso Renzi sarà ricordato per le decisioni che prenderà in materia”, ha detto Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente, a margine del convegno. “Deve essere un interesse comune quello di ridurre le fonti fossili e puntare all’efficienza energetica, temi su cui c’è tanta ipocrisia: politici e imprese continuano a sottolineare la necessità di puntare all’efficienza energetica, ma alle parole raramente seguono fatti concreti”. Nei giorni scorsi inoltre le tre associazioni hanno lanciato un appello al Premier italiano, sottoscritto da altre 20 associazioni, proprio per chiedere al Governo italiano di sostenere con forza un nuovo accordo politico per il nuovo quadro comunitario al 2030. “Bisogna agire e in fretta”, ha sottolineato Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace Italia. “I cambiamenti climatici sono una realtà e creano un numero di profughi maggiore di quello causato dalle guerre. Per questo chiediamo impegni per l’utilizzo delle fonti rinnovabili e per l’efficienza energetica”.
Un’economia green – concludono le associazioni – può farci superare la doppia crisi climatica ed economica creando nuove opportunità dal punto di vista dell’occupazione, dell’innovazione e dello sviluppo di tecnologie pulite e che può limitare l’importazione di energia dalla Russia.

Fonte: ecodallecitta.it