Vivisezione e sperimentazione sugli animali: i crimini dell’ uomo contro la natura

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Immaginate di vivere rinchiusi in una gabbia senza alcun controllo su ogni aspetto della vostra vita. Senza il potere di decidere cosa mangiare, come spendere il vostro tempo, o se avere o non avere un compagno o dei figli.

Sareste disposti a passare la vostra vita in questo modo?

Prigionieri senza essere colpevoli di alcun crimine, perché questa è la vita di un animale in laboratorio. Deprivazione, isolamento e miseria. E non illudetevi che in Italia o sotto la benemerita UE, possa essere differente..

Nei soli U.S.A. oltre alla deprivazione a cui sono costrette le cavie, la legislazione autorizza l’uso di metodi disumani come avvelenamento, isolamento, annegamento, uso di droghe, danni al cervello e mancata somministrazione di cibo.

Nessun esperimento non importa quando doloroso e banale è proibito:

Gli antidolorifici non sono utilizzati. Anche quando le alternative all’uso degli animali in laboratorio sono disponibili, la legge non richiede che essi siano usati, e purtroppo non lo sono quasi mai. Gli Animali vengono infettati con malattie che non avremmo mai potuto e dovuto contrarre, come i topi che sviluppano tumori grandi quando il loro intero corpo, gatti che vengono di proposito accecati, ratti che vengono sottoposti a chirurgia, e il cranio dei primati viene aperto per conficcare elettrodi all’intero. E alla fine di tutte queste terrificanti, malsane e dolorose procedute gli animali vengono di nuovi rinchiusi in gabbia, senza antidolorifici per lenire la loro sofferenza. Molti video ci narrano di come queste povere creature temano ogni persona che si avvicini alle sbarre della loro prigione. Senza sapere se verranno trascinati per subire un iniezione, un operazione chirurgica o la morte.

Immaginate di vivere rinchiusi in una gabbia senza alcun controllo su ogni aspetto della vostra vita.

Senza il potere di decidere cosa mangiare, come spendere il vostro tempo, o se avere o non avere un compagno o dei figli. Sareste disposti a spendere la vostra vita così? Prigioni senza essere colpevoli di alcun crimine, perché questa è la vita di un animale in laboratorio. Deprivazione, isolamento e miseria. Nei soli U.S.A. oltre alla deprivazione a cui sono costrette le cavie, la legislazione autorizza l’uso di metodi disumani come avvelenamento, isolamento, annegamento, uso di droghe, danni al cervello e mancata somministrazione di cibo. Nessun esperimento non importa quando doloroso e banale è proibito: e gli antidolorifici non sono richiesti. Anche quando le alternative all’uso degli animali in laboratorio sono disponibili, la legge non richiede che essi siano usati, e purtroppo non lo sono quasi mai.

Gli Animali vengono infettati con malattie che non avremmo mai potuto e dovuto contrarre,

Come i topi che sviluppano tumori grandi quando il loro intero corpo, gatti che vengono di proposito accecati, ratti che vengono sottoposti a chirurgia, e il cranio dei primati viene aperto per implementare elettrodi all’intero. E alla fine di tutte queste terrificanti, malsane e dolorose procedute gli animali vengono di nuovi rinchiusi in gabbia, senza antidolorifici per lenire la loro sofferenza. Molti video ci narrano di come queste povere creature temano ogni persona che si avvicini alle sbarre della loro prigione. Senza sapere se verranno trascinati per subire un iniezione, un operazione chirurgica o la morte.

Nessun animale è immune dalla sperimentazione:

Primati, cani, ratti, gatti, conigli, pesci e gatti sono solo alcuni degli animali di rutine che vengono resi cavie inermi ed impotenti.

Tratto da peta.org

Sfortunatamente noi tutti “beneficiamo” di questi esperimenti. Ogni prodotto, ogni sostanza dedicata all’ uomo deve essere necessariamente testa sugli animali. Questo è un dato di fatto. Quindi se vogliamo veramente combattere anche la vivisezione con le sue crudeltà, dobbiamo essere disposti a rinunciare al nostro stile di vita consumistico e abbandonare l’ ipocrisia che alberga nel cuore di ognuno di noi.

Alessandro Di Coste

Fonte: naturopatiaonline

 

Se l’animalista non è uno di noi. Vivisezione e (s)corretta informazione

La qualità dell’informazione in Italia lascia a desiderare anche e soprattutto quando si tratta di questioni delicate e controverse come la vivisezione. L’analisi di Filippo Schillaci è rivolta a una pagina di giornale come tante, per comprendere nel concreto come la costruzione delle notizie incide sul nostro immaginario.vivisezione_milano

Il 20 aprile 2013 un gruppo di animalisti occupò uno stabulario dell’università statale di Milano in cui erano rinchiusi animali usati per ricerche su malattie come il morbo di Parkinson e di Alzheimer. Gli animalisti posero come condizione per la fine dell’occupazione la liberazione di tutti gli animali e portarono infine via con sé circa 200 fra essi, ottenendo la garanzia che anche gli altri sarebbero poi stati liberati, un impegno che però l’università non mantenne. L’azione avvenne in contemporanea con una manifestazione contro la vivisezione e ne generò un’altra, un microcorteo composto da 24 ricercatori universitari favorevoli alla vivisezione. Qui tuttavia non è tanto del fatto in sé che intendo parlare quanto dell’interessante modo in cui un quotidiano nazionale, il Corriere della Sera, ne diede notizia. Interessante perché esemplare di ciò che oggi è l’ “informazione” in Italia. Il quotidiano diede notizia del fatto in due articoli firmati Federica Cavadini apparsi il 22 e 24 aprile rispettivamente in cronaca di Milano e in cronaca nazionale. Ciascuno di essi era illustrato da due fotografie, ed è su di esse che vorrei qui soprattutto soffermarmi. Prendiamo quelle del secondo articolo (quelle del primo sono pressoché identiche). La più grande, impaginata in posizione centrale, di formato orizzontale, raffigura i 24 ricercatori che hanno inscenato quella che il quotidiano chiama “la contro-manifestazione”. Sono quasi tutti in camice bianco, facce da bravi ragazzi, espressioni distese e, in alcuni casi, sorridenti. Due di essi hanno il volto coperto da un fazzoletto bianco, ma quasi non ci si fa caso. Mostrano alcuni cartelli sul più grande dei quali è scritta la frase: “Ribellati contro la cultura dell’ignoranza”. La seconda immagine è impaginata in alto a destra, dunque in posizione periferica, il formato è verticale, è inclinata e un angolo di essa si sovrappone parzialmente alla prima con l’effetto di un cuneo che vi penetra. L’insieme di queste caratteristiche dà la sensazione che l’immagine non appartenga alla pagina ma vi sia appena entrata dall’esterno. La fotografia raffigura un animalista che indossa un giubbotto nero e il cui volto è coperto da una maschera grottesca e ringhiante dai connotati “bestiali”, il quale tiene alto sopra la testa un cartello con la parola «Assassini». Una banda nera diagonale sul suo petto crea un ulteriore effetto dinamico per cui si ha l’illusione che la persona “penda” verso sinistra. Proviamo ora ad analizzarle. Innanzi tutto le dimensioni: l’immagine che raffigura i ricercatori-vivisettori è tre volte più grande di quella che raffigura l’animalista. Poi la collocazione nella pagina: centrale la prima, periferica, anzi, abbiamo detto, idealmente esterna la seconda. Questi due primi elementi sono già portatori di un preciso significato: caro lettore, i ricercatori-vivisettori sono interni, anzi centrali, rispetto al contesto cui tutti noi apparteniamo, sono membri a pieno titolo di quella società civile in cui tutti noi ci identifichiamo. L’animalista invece viene da fuori, è un estraneo, appartiene a una realtà minoritaria e marginale, insomma, non è uno di noi. Un secondo punto è dato dall’insieme di tre elementi: 1) il formato orizzontale (statico) della prima immagine, contrapposto al formato verticale (dinamico) della seconda. 2) la disposizione corretta (statica) della prima immagine, contrapposta all’inclinazione (dinamica) della seconda. 3) la posa naturale dei ricercatori-vivisettori che conferisce loro un’apparenza pacata e tranquilla contrapposta alla posa illusoriamente inclinata e alle braccia enfaticamente alzate dell’animalista che brandisce il cartello. Ciascuno di questi tre elementi concorre a dare dei ricercatori-vivisettori l’immagine di persone equilibrate, stabili, con i piedi ben piantati per terra e dell’animalista l’immagine di una persona agitata, priva di equilibrio interiore, che agisce in base ad impulsi emotivi. Un terzo è punto la raffigurazione dei ricercatori-vivisettori in quanto gruppo mentre della manifestazione animalista (probabilmente ben più numerosa) viene raffigurata una singola persona. Il messaggio è anche qui chiaro, una volta avuto ben presente che l’uomo è in maniera innata un animale sociale e nei suoi criteri di giudizio la contrapposizione fra ciò che è in-group e ciò che è out-group gioca un ruolo fondamentale: i ricercatori-vivisettori in quanto gruppo appartengono a una dimensione sociale, l’animalista è un isolato, un out-group. Ancora una volta, non è uno di noi. Un quarto punto è che dei ricercatori-vivisettori vediamo chiaramente i volti mentre quello dell’animalista è nascosto da una maschera. È un vecchio trucco che risale ai tempi di Ejsenstein il quale, nella celebre scena della scalinata di Odessa, non ci mostra mai i volti dei soldati che sparano sulla gente ma solo, e con gran profusione, i volti delle loro vittime. L’effetto è la disumanizzazione di coloro di cui non vediamo il volto. Così come i soldati di Ejsenstein appaiono simili ad automi senz’anima, l’animalista il cui volto è coperto da una maschera ringhiante appare come “una bestia” furiosa. Sempre di più, non è uno di noi. Un quinto punto è la contrapposizione cromatica fra il bianco arioso dei camici dei ricercatori-vivisettori e il giubbotto nero, cupo e inquietante, dell’animalista-animale. Non è poi secondario notare a questo proposito che, nell’immaginario del “signor Rossi industrializzato”, il camice bianco è ormai da tempo dotato di ben precisi connotati simbolici: è l’icona del detentore del sapere, del Gran Sacerdote della Conoscenza. E poiché, come la psicologia sociale ci insegna, la mente del signor Rossi “in-group” funziona non per analisi razionali ma per un incedere caracollante di stereotipi e pregiudizi, è vano notare, come qualcuno ha fatto, che i camici bianchi li indossano anche i macellai. Una cosa da aver ben presente nell’interpretare quanto detto, è che così come solo una piccola parte dell’attività psichica umana appartiene al livello della coscienza, solo una piccola parte dei messaggi che ciascuno riceve dai mass media e dal gruppo sociale in generale, viene recepito a questo livello. Il resto viene “assorbito” inconsciamente aggirando le capacità di analisi critica. Diciamolo meglio: in un qualsiasi messaggio possiamo distinguere due livelli; il primo è quello esplicito, ovvero l’argomento dichiarato, che recepiamo consapevolmente; il secondo è quello implicito, contenuto nella struttura formale, che recepiamo in maniera inconscia e che spesso, proprio per tale motivo, è molto più pervasivo del primo. In una fotografia il livello esplicito è il soggetto rappresentato (nel nostro caso le due parti contrapposte nei fatti di cronaca narrati), quello implicito è il modo in cui viene rappresentato (nel nostro caso l’insieme delle caratteristiche formali che ho sopra descritte, le quali inducono il lettore, senza che nemmeno se ne accorga, a sentire “simile a sé” una delle due parti, estranea e ostile l’altra). Quanto ai testi dei due articoli, sul primo c’è poco da dire: riporta soltanto le posizioni dei vivisettori, il che non sorprende. Nel secondo va un po’ meglio: agli animalisti è dedicato un amplissimo 20% del testo (696 battute su 3.511) mentre il rimanente 80% è un impeccabile contrappunto fra descrizione dei fatti e puntuale commento di indignata condanna dei medesimi ad opera di ricercatori ed autorità accademiche varie. Il tutto confluisce sulla notizia finale che gli autori dell’occupazione sono stati denunciati. Così imparano. Ho detto che non intendevo entrare nel merito dell’argomento vivisezione tuttavia una frase visibile su uno dei cartelli mostrati dai ricercatori-vivisettori impone un commento. La frase è: “Orgogliosi di salvare la vita anche a voi”. Trovo questa frase arrogante e menzognera, perché se parliamo di malattie cronico-degenerative come la malattia di Parkinson o di Alzheimer, la verità è che i ricercatori, vivisettori o meno che siano, di vite ne salvano ben poche. Queste malattie, come ho avuto modo di constatare io stesso da vicino qualche anno fa, una volta esplose, sono assolutamente incurabili. Punto. Piuttosto ci sarebbe molto da dire sul fatto che esse, come pure molte forme tumorali, sono ritenute da più parti connesse in misura non trascurabile allo stile di vita e in generale alle condizioni ambientali, e dunque molto si potrebbe fare a livello di prevenzione primaria. Ma di prevenzione, chissà perché, non si parla mai. Qualche “marginale” formula a questo proposito un’ipotesi: che la prevenzione sia così sonoramente ignorata perché non frutta nulla alle aziende farmaceutiche, alle quali al contrario giova, e giova molto, che la gente si ammali.

Fonte: il cambiamento

Green Hill vietato per legge: approvata la norma ‘restringi-vivisezione’

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“La norma restringi-vivisezione rappresenta la base per una legge realmente migliorativa per i quasi 900mila animali utilizzati ogni anno in Italia e un futuro concreto per i metodi sostitutivi e la ricerca innovativa nel nostro Paese”. È quanto ha affermato in una nota la Lav commentando la notizia dell’approvazione in via definitiva da parte della Camera dei Deputati dell’articolo 13 della Legge di delegazione europea che restringe la vivisezione e incentiva il ricorso ai metodi sostitutivi di ricerca. In particolare la legge ‘restringi-vivisezione’ che ha subito ricevuto il plauso degli animalisti, vieta in particolare ”l’allevamento nel territorio nazionale di cani, gatti e primati non umani destinati alla sperimentazione”, una norma che comporterà la chiusura definitiva dell’allevamento Green Hill. Verranno anche vietate alcune pratiche oggi comuni come i test per droghe, alcol, tabacco, armi, didattica e limitati alcuni utilizzi, con l’obbligo di anestesia e analgesia che fino ad oggi non venivano usate in almeno il 20% degli esperimenti sui quasi 900mila animali che ogni anno vengono utilizzati nei laboratori italiani. Al suo primo punto l’articolo ‘restringi-vivisezione’ impegna il governo a “orientare la ricerca all’impiego di metodi alternativi”, imponendo poi di “destinare annualmente una quota nell’ambito di fondi nazionali ed europei finalizzati allo sviluppo e alla convalida di metodi sostitutivi, compatibilmente con gli impegni già assunti a legislazione vigente, a corsi periodici di formazione e aggiornamento per gli operatori degli stabilimenti autorizzati, nonché adottare tutte le misure ritenute opportune al fine di incoraggiare la ricerca in questo settore con l’obbligo per l’autorità competente di comunicare, tramite la banca dei dati nazionali, il recepimento dei metodi alternativi e sostitutivi”. Il provvedimento prevede anche il divieto degli esperimenti e delle procedure che “non prevedono anestesia o analgesia, qualora esse comportino dolore all’animale, ad eccezione dei casi di sperimentazione di anestetici o di analgesici”. Ad essere vietato è anche l’utilizzo di animali per gli “esperimenti bellici, per gli xenotrapianti e per le ricerche su sostanze d’abuso, negli ambiti sperimentali e di esercitazioni didattiche ad eccezione della formazione universitaria in medicina veterinaria e dell’alta formazione dei medici e dei veterinari”.

Fonte: il cambiamento

Eletti 24 animalisti alla Camera e al Senato


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Trai 41 candidati alle Politiche 2013 dei vari partiti che hanno aderito all’Agenda delle proposte del cartello delle associazioni animaliste hanno superato il voto in 24 che diventano così la voce ufficiale degli animalisti in Italia. Restano fuori tra i sottoscrittori in 17 tra cui i nomi eccellenti dell’ecologia come Grazia Francescato o Angelo Bonelli.

  1. Michela Vittoria Brambilla – Pdl – candidata alla Camera – capolista circoscrizione Emilia Rom.
  2. Silvana Amati – Pd – candidata al Senato – Regione Marche
  3. Ivan Catalano – M5S – candidato alla Camera – Circoscrizione Lombardia 2
  4. Nichi Vendola – Sel – candidato alla Camera in tutte le circoscrizioni
  5. Monica Cirinnà – Pd – candidata al Senato – Regione Lazio
  6. Manuela Repetti – Pdl – candidata al Senato – Regione Piemonte
  7. Laura Castelli- M5S candidato alla Camera – Regione Piemonte
  8. Silvia Chimienti-M5S candidato alla Camera – Regione Piemonte
  9. Eleonora Bechis-M5S candidato alla Camera -Regione Piemonte
  10. Ivan Della Valle-M5S candidato alla Camera – Regione Piemonte
  11. Fabiana Dadone-M5S candidato alla Camera – Regione Piemonte
  12. Davide Crippa-M5S candidato alla Camera – Regione Piemonte
  13. Mirko Busto-M5S candidato alla Camera – Regione Piemonte
  14. Paolo Romano M5S candidato alla Camera – Regione Piemonte
  15. Marco Scibona M5S candidato al Senato – Regione Piemonte
  16. Carlo Martelli candidato al Senato – Regione Piemonte
  17. Alberto Airola candidato al Senato – Regione Piemonte
  18. Gabriella Giammanco – Pdl – candidata alla Camera – Circoscrizione Sicilia 1
  19. Loredana De Petris – Sel – candidata al Senato – capolista Regione Lazio
  20. Fiorenza Bassoli -Pd – candidata al Senato – Regione Lombardia
  21. Basilio Catanoso – Pdl – candidato alla Camera – circoscrizione Sicilia 2
  22. Manuela Granaiola – Pd -candidata al Senato – Regione Toscana
  23. Luigi Lacquaniti – Sel – candidato alla Camera – capolista nella circoscrizione Lombardia 2

E Massimo De Rosa – M5S – eletto alla Camera – circoscrizione Lombardia 1 la cui adesione però è arrivata fuori tempo massimo.

Non sono stati eletti invece:

  1. Monica Frassoni – Sel- candidata al Senato – capolista Regione Lombardia
  2. Gianni Mancuso – FdI – candidato alla Camera – Circoscrizione Piemonte 2
  3. Valentina Stefutti – Riv.civile – candidata alla Camera – Circoscrizioni Lombardia 1 e Lazio 1
  4. Monica Cerutti – Sel – candidata al Senato – capolista in Piemonte
  5. Kristian Franzil – Riv. civile – candidato alla Camera- Circoscrizione Friuli-Venezia Giulia
  6. Grazia Francescato – Sel – candidata al Senato – capolista Regione Friuli Venezia-Giulia
  7. Serena Pellegrino – Sel – candidata alla Camera – capolista circoscrizione Friuli Venezia Giulia
  8. Giovanni Barosini – Udc – candidato alla Camera – circoscrizione Piemonte 2
  9. Angelo Bonelli – Riv. civ. – candidato alla Camera – circoscrizioni Campania e Puglia
  10. Maria Chiara Acciarini – Sel- candidata al Senato – Regione Piemonte
  11. Michele Pezone – Sel – candidato alla Camera – circoscrizione Abruzzo
  12. Federica Panizzo – Sel – candidata al Senato – Regione Veneto
  13. Donatella Poretti – Amnistia, giustizia e libertà – candidata al Senato – Regione Toscana
  14. Paolo Ferrero – Riv.civile – candidato alla Camera – circoscrizioni Piemonte 1 e Lombardia 2
  15. Fiorella Ceccacci Rubino – Pdl -candidata alla Camera – circoscrizione Lazio 1
  16. Salvatore Di Carmelo – Sel – candidato alla Camera – circoscrizione Piemonte 2
  17. Elisabetta Zamparutti – Amnistia, giustizia e libertà – capolista alla Camera – circoscrizione Puglia
  18. Luigi Lacquaniti – Sel – candidato alla Camera – capolista nella circoscrizione Lombardia 2

In parlamento però ci sono ancora Giovanardi (Pdl) e Marino (Pd) favorevoli alla vivisezione o ancora Rossi e Faenzi (Pdl), Cenni (Pd) favorevoli alla caccia. Non sono stati rieletti gli artefici della sospensione del voto sull’articolo 14 contro la vivisezione: Boldi-Lega Nord, Di Giovanpaolo-Pd, Farina Coscioni-radicali , Divina e Fugatti (Lega Nord) e gli anti animalisti Raisi-Fli o Cimadoro-Idv.

Non sono stati proprio eletti alla loro prima tornata elettorali Maria Cristina Caretta per Fratelli d’Italia, Beccalossi già vicepresidente della Regione Lombardia e sostenitrice della caccia; non entra Giovanni Ghini presidente del Comitato Nazionale Caccia e Natura candidato con Fare in Emilia Romagna; l’Udc nonostante l’accordo con l’associazione di cacciatori “Caccia e Ambiente” conteggia il suo minimo storico e la lista di cacciatori e pescatori che si è presentata per il Senato in Lombardia “Civiltà Rurale Sviluppo” incamera lo 0,3%.

Ora parte il vero impegno parlamentare delle associazioni animaliste riunite sotto l’insegna Io voto con il cuore che invitano a sottoscrivere la petizione che andrà poi consegnata ai nuovi Presidenti del Condiglio, Camera e Senato.

Fonte:LAV