Ritrovare il contatto con la natura per vivere bene e in salute

Sono ormai noti i benefici che la vicinanza ad un ambiente naturale comporta per la nostra salute, intesa come stato di completo benessere fisico, psicologico e sociale. Recuperare il contatto con la natura attraverso la promozione di pratiche come le immersioni forestali, proposte in Italia da A.I.Me.F., è dunque fondamentale per vivere bene.

 “Finché c’è salute, c’è speranza” e “finché c’è natura, c’è vita”. Così potrebbero essere riletti i fondamenti della nostra esistenza di esseri umani. Specie in questo periodo, in cui la salute di tutti è tanto a rischio ed è tanto legata alle sorti dell’ambiente. Ma cos’è la salute e quali fattori la promuovono? Il concetto di Promozione della Salute è stato teorizzato in varie epoche storiche, fino ad una codifica avvenuta nel 1986 ad opera dell’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso la Carta di Ottawa che ne fa una forma di impegno ed un obiettivo di ogni Società Civile. Nel testo, la  Salute viene definita come “il processo che consente alle persone di esercitare un maggior controllo sulla propria salute e di migliorarla”.
A che punto siamo, oggi, rispetto a questo obiettivo? È sempre più evidente che sia necessario un radicale cambio di paradigma, che avverrà forse quando inizieremo a diventare pienamente e  individualmente responsabili della nostra salute. In che modo? In primis rilanciando l’intrinseca capacità di adattamento e le risposte del nostro sistema immunitario, unica vera salvaguardia per la promozione della salute. Oltre a questo, è ormai nota a tutti l’importanza della nutrizione, della giusta idratazione, del movimento, della meditazione, del riposo e della lotta ai numerosissimi fattori stressogeni. Tutto ciò, ha un potenziale enorme di promozione della salute individuale. Accreditati studi internazionali hanno effettuato stime quantitative dell’impatto di alcuni fattori sulla longevità e la salute delle comunità. Tra questi, viene sottolineata l’incidenza dei servizi sanitari, gli stili di vita e i fattori genetici ereditari. Ma, ciò che più ci interessa mettere in evidenza, è l’importanza delle condizioni ambientali sulla salute, a cui si vorrebbe un’incidenza 20-30% (1).

Dunque, concentrare l’attenzione e le risorse sul rapporto tra salute e natura è oggi più che mai necessario se si vuole intraprendere un percorso di responsabilizzazione verso la propria salute, e quella delle persone che ci circondano.

Quali pratiche possono favorire tale rapporto, tra l’altro ancestrale e fondamentale? Molte le risposte. Una, in particolare, si caratterizza per il suo carattere innovativo ed inaspettato. Si tratta della Medicina Forestale (Forest Therapy), una scienza proveniente dall’Asia e diffusa ormai  in tutto il mondo, che sta dimostrando quanto possa essere efficace il potere terapeutico della Natura. Negli  anni ’80, il medico immunologo giapponese Qing Li e il medico ed amministratore forestale Yoshifumi Miyazaki hanno dimostrato che il semplice avvicinamento alla natura e agli alberi sia enormemente efficace nel promuovere la salute e potenziare il sistema immunitario. Le loro ricerche hanno evidenziato gli effetti calmanti, drenanti, miorilassanti, antinfiammatori, antidolorifici, antitumorali, antibatterici, antivirali e molto altro, i quali si attivano nell’organismo a seguito dell’inalazione delle sostanze volatili diffuse spontaneamente e continuamente dalle piante attraverso le foglie, la corteccia, i fiori e anche le radici. Queste sostanze, identificate a migliaia e ad oggi classificate in circa 3000 tipologie, sono definite B-VOC: Composti Organici Volatili di origine Biogenica. Sono proprio i BVOC che rendono l’ambiente forestale tanto salutare e benefico per la salute dell’ecosistema, essendo, per esempio, l’alfabeto attraverso cui gli esseri vegetali comunicano. E per noi esseri umani? A cosa si deve tanto beneficio? Per capirlo, basta guardare ai nostri antenati che si sono evoluti dentro le foreste respirando e assorbendo gli stessi B-VOC che curavano le malattie delle piante. Proprio allora è nata la prima forma di fitoterapia, branca antichissima della medicina su cui si basa oltre il 90% dei farmaci esistenti. La buona notizia è che ancora oggi, noi uomini, presunti civilizzati, conserviamo sulla nostra pelle i recettori giusti, di membrana e intracellulari, per interagire ed assorbire queste molecole volatili.

Ma, andiamo un po’ più a fondo della pratica di Forest Therapy, che niente ha a che fare con la magia o la superstizione. Tutt’altro : è scienza, ricerca ed esperienza. In Giappone, infatti, la Medicina Forestale è oggi prescritta regolarmente dai medici che raccomandano a molti pazienti lo Shinrin-yoku, traducibile con Bagno nel Bosco o Immersione Forestale, al fine di recuperare il benessere fisico e psichico mediante il lento e consapevole inoltrarsi in una foresta trascorrendo del tempo immersi nella natura a diretto contatto con gli alberi. Se opportunamente mediata da facilitatori preparati, e testata con appositi apparecchi medici, tale esperienza ha un effetto benefico per le difese immunitarie e antitumorali, per la funzionalità dei sistemi cardiovascolare, broncopolmonare, metabolico e muscolo scheletrico, oltre a combattere lo stress, di cui è cronicamente affetta la nostra società globale. Cosa prescrivere, allora, come miglior farmaco, se non la natura?! E, viceversa, come non prendersi cura di quella patologia che deriva dalla sua mancanza?! A tal proposito, il giornalista e autore Richard Louv (2), nel 2005 ha coniato il termine “Sindrome da Deficit di Natura”. Con questo concetto si riassumono tutti quei disturbi, dal diabete, all’ipertensione, la depressione, l’ansia, il deficit di memoria e le malattie neurodegenerative, riscontrati soprattutto nei cittadini abituati oggi a trascorre oltre il 95% del proprio tempo al chiuso e sotto continui stimoli di stress. Questo Deficit di Natura ci fa ammalare più facilmente facendoci divenire fragili e più soggetti all’attacco di agenti patogeni. Per fortuna, oggi, molti medici in tutto il mondo, e in piccola parte anche in Italia, stanno iniziando a fare riferimento a questa patologia prescrivendo come cura, il semplice ed economico contatto con la natura, oltre ad uno stile dai ritmi più lenti e consapevoli. In poche parole, più naturali! Ecco, allora che pratiche come i bagni di Bosco, lo Shinrin yoku, e le immersioni forestali, diventano un vero e proprio Atto Terapeutico, efficace ad ogni età e in tutte le circostanze.

Anche in Italia, dal 2018, grazie all’A.I.Me.F.,  l’Associazione Italiana di Medicina Forestale, hanno iniziato ad operare sul campo esperti facilitatori di Forest Therapy e stanno sorgendo dei Forest Bathing Center, ovvero dei luoghi qualificati e certificato dove svolgere le attività di Medicina Forestale (3). In questi luoghi, sparsi per tutta Italia, grazie all’A.I.Me.F.. è scientificamente provato che il contatto con la natura abbia un effetto benefico nella promozione della salute individuale.
Ma quanto tempo bisogna trascorrere in natura, in particolare accanto agli alberi? La medicina forestale, raccomanda almeno 4-6 ore a settimana, in ogni stagione. Ovviamente, maggiore è il tempo trascorso in foresta, in un bosco o un parco urbano, maggiori saranno i benefici a vantaggio del sistema immunitario, l’aumento delle capacità di adattamento e la promozione dei meccanismi di autoguarigione. Tuttavia, è possibile mantenere attivi gli effetti salutari della forest therapy trascorrendo anche solo 30-40 minuti ogni giorno in quei luoghi. Quindi l’invito è di favorire sempre più il processo di riavvicinamento alla natura. In fondo, come esulta il motto dell’A.I.Me.F.: “La natura siamo noi!”.

Note:

  1. Influenzano salute e longevità soltanto per il 10-15%, mentre gli stili di vita contribuiscono per il 40-50%, e i fattori genetici ereditari per un altro 20-30% (Canciani L., Struzzo P.L., 2011. La Promozione della Salute, capitolo in Gasbarrini Cricelli: Trattato di Medicina Interna. Verducci Editore, Roma)
  2. Richard Louv. Last Child in the Woods: Saving Our Children from Nature-Deficit Disorder 2005
  3. Zavarella P., Sigismundi G., Dell’Aquila L., MANIFESTO della Medicina Forestale. Edizioni A.I.R.O.P. 2019.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/01/ritrovare-contatto-natura-per-vivere-bene-in-salute/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Mini-guida alle tecniche di conservazione domestica

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Conservare correttamente i cibi è una regola fondamentale del mangiar sano; una regola che deve essere applicata ed osservata scrupolosamente per evitare che lo sviluppo di alcuni microrganismi – soprattutto patogeni – possa deteriorare anzitempo i nostri alimenti alterandone le proprietà organolettiche. Un problema che riguarda soprattutto i cibi freschi, primi fra tutti frutta e verdura, che molto spesso  finiscono nel secchio dell’immondizia prima che possano essere consumati. Dunque, conoscere e mettere in pratica le principali tecniche di conservazione ‘casalinghe’ degli alimenti vuol dire mangiare e vivere benesprecare meno e rispettare l’ambiente. Vediamo quali sono i metodi più semplici ed efficaci per conservare al meglio le nostre verdure (crude o cotte) e la frutta. Per prima cosa occorre sapere che sin dall’antichità i migliori alleati delle casalinghe (soprattutto quando frigoriferi e freezer non esistevano!) sono acqua, sale, aceto, olio e zucchero. Tutti ingredienti naturali, facilmente reperibili e dalle straordinarie proprietà conservanti.

VAPORE. Attraverso il vapore, ad esempio, si possono sterilizzare adeguatamente i barattoli dove riponiamo le nostre verdure a crudo o cotte. Nel primo caso è sufficiente portare a bollore i vasetti ben chiusi, nel secondo, prima di procedere alla sterilizzazione, le verdure devono essere sbollentate in acqua salata, riposte nel vaso e ricoperte con altra acqua già ‘bollita’ e raffreddata.

OLIO. L’olio extra-vergine di oliva è un ottimo ingrediente per la conservazione di cipolline, peperoni, funghi e ortaggi vari  che così conservati si trasformano in succulenti contorni per accompagnare i nostri piatti. Prima di passare all’invasamento è opportuno sterilizzare i barattoli per eliminare i microrganismi, adagiare le verdure ben pressate all’interno e coprirle con l’olio in modo da non lasciare spazi vuoti. Durante il consumo si può procedere con dei piccoli rabbocchi per mantenere alto il livello il livello dell’olio. Stesso procedimento per la conservazione sott’aceto (preferibilmente di vino bianco o di mele) che esalta il sapore di carote, cetriolini e giardiniera, evitando la formazione di sgradevoli (e pericolose) muffe.

ACETO. Ricordate di scegliere con cura anche i materiali utilizzati per la preparazione e la conservazione degli alimenti. Se decidete per la cottura in acqua o aceto, utilizzate pentole in acciaio inox o in pirex, mentre per i barattoli optate per quelli a chiusura ermetica che possono essere utilizzati più volte con un’opportuna manutenzione.Immagine3

SALE. Anche il sale e la salamoia possono trasformarsi in validi alleati per la conservazione di alcune verdure come capperi, olive, zucchine ecc. Il sale, infatti, assorbe l’umidità degli alimenti preservandone la freschezza anche per tutto l’anno. Per quanto riguarda i contenitori, potete scegliere i classici barattoli in vetro, in coccio o in legno. Ricordate di sistemare la verdura a strati alternati al sale, arricchendo il tutto con le vostre erbe aromatiche preferite.

La salamoia home made, invece, si prepara facendo scaldare dell’acqua e sale (1 l di acqua ogni 100 gr di sale). Un metodo infallibile per preparare la salamoia consiste nel far scaldare l’acqua in un pentolino, aggiungere gradualmente il sale grosso e immergere nell’acqua una piccola patata intera. Continuando a mescolare, attendete che il sale sia completamente sciolto prima di aggiungerne dell’altro e una volta che la patata sarà venuta a galla la vostra salamoia sarà pronta all’uso.

MARMELLATE. Chiudiamo con la frutta, che può essere conservata sottoforma di confettura o marmellata. In entrambi i casi occorrerà cuocerla per 2-3 ore in una pentola molto capiente con una quantità di zucchero pari alla metà del peso della frutta impiegata o, a seconda dei gusti e dei frutti utilizzati, leggermente inferiore. Per un risultato ottimale la cottura deve essere dolce, lenta e graduale, per dar tempo allo zucchero di sciogliersi e alla pectina (sostanza naturale della frutta) di addensare il composto. Durante la preparazione occorre mescolare continuamente ed aggiungere un po’ di succo di limone appena spremuto. Una volta che la vostra confettura avrà raggiunto la giusta consistenza, potete procedere al trasferimento nei barattoli sterilizzati ancora caldi per evitare che lo shock termico danneggi il vetro. Una volta riempiti fino all’orlo, i vasetti devono essere chiusi ermeticamente e rovesciati per 10 minuti affinché si crei l’effetto ‘sottovuoto’ (in alternativa potete immergerli in acqua bollente per 5 minuti). Ricordate che è buona norma scegliere sempre frutta e verdura di stagione, meglio se bio, e lavarla accuratamente sotto l’acqua per eliminare le tracce di pesticidi. E per non sbagliare rammentate di corredare i vostri barattoli con etichette riportanti il nome del prodotto e la data.

Semplice, no?!

Fonte: Tuttogreen