Nei Tuoi Panni: un gruppo di ragazze dona una seconda vita agli abiti usati

Sensibilizzare al riuso, promuovere lo scambio di abiti usati, scoprire nuovi modi di vivere sostenibile, ma anche incontrarsi, confrontarsi e socializzare: sono questi gli obiettivi principali dell’iniziativa Nei Tuoi Panni, progetto romano che organizza iniziative di scambio di vestiti usati.

RomaLazio – Grazie al crescente interessamento da parte di una buona fetta della popolazione per i problemi ambientali e per il troppo spreco che sta affliggendo la nostra società, si stanno moltiplicando i progetti per la sensibilizzazione al riuso e all’acquisto consapevole. Uno di questi è Nei Tuoi Panni, la cui principale attività consiste nello scambio di abiti usati.

«Nei Tuoi Panni – afferma il gruppo Swap Party Roma | Nei Tuoi Panni – nasce con l’obiettivo non solo di dare seconda vita a ciò che abbiamo smesso di utilizzare, ma anche di sensibilizzare e formare in merito alle conseguenze negative delle produzioni di massa, a partire ad esempio dall’industria del fast-fashion, tra le più nocive sul Pianeta».

Gli eventi di scambio abiti vengono realizzati nella zona di Roma e dintorni, anche nel corso di iniziative di altre realtà di cui Nei Tuoi Panni condivide i principi. In cambio di una donazione a supporto del progetto, chi prende parte all’iniziativa può scambiare i vestiti che porta con sé con quelli presenti nello stand. È importante che i capi d’abbigliamento siano in buono stato. Inoltre, la donazione richiesta e il numero di capi che si possono scambiare non sono sempre gli stessi e variano in base all’evento. Questi ritrovi organizzati da Nei Tuoi Panni prendono il nome di Swap Party. Lo Swap Party è un evento in occasione del quale si scambia oggetti, solitamente di abbigliamento e accessori di diverso genere, ma anche libri, articoli per la casa, arredamento e altro. Possono essere ritrovi tra amici o, come in questo caso, possono assumere una forma più strutturata, coinvolgendo persone che non si conoscono. Non viene utilizzato denaro e gli scambi avvengono secondo varie modalità come il baratto, l’asta o utilizzando una particolare moneta.

«Negli eventi realizzati da Nei Tuoi Panni – racconta Alice Bellini, Coordinatrice dell’iniziativa, nell’intervista realizzata da Together – in cambio di una donazione puoi scambiare un numero variabile di abiti. Al check-in i tuoi vestiti verranno valutati e sulla base del loro valore riceverai un certo numero di mollette, gettone di scambio che serve per partecipare allo Swap Party».

«Quando arrivate allo Swap Party – racconta Claudia Esposito, altra Coordinatrice di Nei Tuoi Panni – avete già a disposizione un certo numero di vestiti già stati selezionati in precedenti eventi o dalle persone che sono venute prima di voi. Ogni abito è contrassegnato da un colore, un’etichetta che può essere verde, blu oppure bianca. A seconda del colore, i capi d’abbigliamento assumono diversi valori».

«Grazie a questo sistema di mollette e valori – riprende Alice –, è possibile arrivare a portare a casa fino a quindici se non addirittura venti capi. Lo facciamo perché le industrie del fashion e del tessile sono tra le più impattanti sia da un punto di vista ambientale che sociale. Basti pensare che per una maglietta servono più di 2700 litri d’acqua, ovvero l’equivalente per soddisfare il fabbisogno di una persona per ben due anni».

Perché dunque partecipare a questi Swap Party? Sicuramente per un aspetto ambientale, come già sottolineato, quindi per cercare di gravare meno su Madre Natura. In secondo luogo perché è un momento di incontro e socializzazione: durante i ritrovi organizzati da Nei Tuoi Panni le persone entrano in contatto e scambiano, oltre ai vestiti, anche idee, riflessioni e consigli su come vivere in modo più sostenibile. Altri motivi che possono spingere a prendere parte a questi Swap Party sono l’abbattimento degli sprechi, il desiderio di dare nuova vita ad abiti e accessori che rimarrebbero inutilizzati all’interno dell’armadio o anche il risparmio economico che è possibile ottenere dal non acquistare nuovi capi. Nei Tuoi Panni garantisce che il valore di quello che ci si porta a casa è ben più alto della donazione che viene richiesta per partecipare all’evento.

Gli Swap Party sono organizzati dal gruppo di volontarie attive di due associazioni, Inspire e TAO – Associazione Socio Culturale, con l’obiettivo di raccogliere fondi per i progetti di entrambe. Nei Tuoi Panni dunque è un’iniziativa nata dalla volontà di un piccolo gruppo di far conoscere e promuovere la bellezza del riuso, una pratica diffusa ma ancora da molti presa poco in considerazione. Attraverso ritrovi e nuovi incontri, questa realtà si sta facendo sempre più conoscere e sta portando verso le sue pratiche anti spreco sempre più persone.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2022/01/nei-tuoi-panni-abiti-usate/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Cucunci: arte, autosufficienza e permacultura nel cuore della Sicilia

Come tanti grandi progetti di cambiamento, anche quello che vi portiamo a visitare oggi è nato come risposta a una domanda interiore, un anelito che dall’animo di un singolo si è diffuso mischiandosi al caldo vento siciliano. Nel siracusano si trova Cucunci Rural Hub, in cui arte, musica, autoproduzione, autonomia energetica, permacultura e buone pratiche condividono lo stesso tetto. Immersa tra le campagne di Noto, ci aspetta un’imperdibile tappa della Sicilia in cambiamento. È una piccola comunità rurale dove si coltivano buone pratiche ispirate alla permacultura, all’autosufficienza energetica e alimentare, all’ecologia profonda, alla comunicazione nonviolenta. È anche un luogo dove dare spazio all’arte, alla cultura e alla creatività, a stretto contatto con la natura. Si chiama Cucunci Rural Hub e i ciceroni che ci accolgono in questo luogo magico sono Stefania Corallo e Gesualdo Busacca. Stefania è la fondatrice del progetto, esperta in permacultura, artista e autrice di gioielli prodotti con materiale naturale. Da quindici anni vive a Cucunci in una bellissima yurta. «Cucunci è un sogno almeno in parte realizzato – ci racconta – che è nato dall’esigenza di staccarmi da una società che non mi rappresentava, in cui non trovavo spazio per potermi esprimere nella mia interezza». Due grandi domande esistenziali, tanto antiche quanto attuali, hanno albergato nella mente di Stefania per anni, fino a spingerla a creare questo spazio: “Cosa ci faccio qui?”. “Ci sarà un’alternativa a questo sistema?”.

Il percorso lungo cui la fondatrice di Cucunci sta cercando le risposte è più che mai variegato. Il suo punto di partenza è stato la macrobiotica, una filosofia dell’alimentazione che per lei ha assunto un valore politico, una presa di responsabilità e coscienza nei confronti di sé stessa e del mondo. «Successivamente si è palesata l’esigenza di creare un luogo come punto di incontro, un esempio pratico di vita sostenibile dove potersi riconoscere. Il sogno rimane quello di creare una comunità più allargata, ma intanto il luogo da cui partire c’è”, conclude Stefania. Cucunci si estende su un terreno adagiato tra le colline di Noto, vicino a Siracusa; un paesaggio suggestivo formato da antichi terrazzamenti realizzati per ospitare coltivazioni di mandorli, ulivi e carrubbi. Il suo nome – difficile da scordare, che rimane impresso – deriva dal frutto del cappero, pianta che cresce rigogliosa tra i muretti a secco del terreno, regalando nei periodi estivi fioriture di incontenibile bellezza. Cucunci Rural Hub è un luogo di condivisione, ma prima ancora è la casa di Stefania, che con passione e sacrifici ha creato ciò che è ora: un contenitore di bellezza e idee fantasiose per la rigenerazione della Terra, della Persona e delle Relazioni. È anche un laboratorio a cielo aperto dove si coltivano buone pratiche, si promuovono corsi dedicati all’agricoltura naturale – potatura, innesto, realizzazione di colori e tinture naturali, raccolta di erbe selvatiche… – e si svolgono seminari culturali e concerti. Proprio il giorno seguente alla nostra partenza ci sarebbe stata una cena con piatti tipici della cucina turca seguita da un concerto.

Gesualdo, invece, è lì da poco: dopo un dottorato in archeologia a Stanford, ha deciso di tornare nella sua isola d’origine poco distante dalla sua città natale, Caltagirone. Per lui Cucunci «rappresenta un percorso di transizione, un cammino verso un modo più armonioso di stare al mondo». Un modo di vivere naturale che Cucunci può offrire «tramite alcuni strumenti tra cui l’autosufficienza energetica e alimentare, la cura della terra e delle relazioni umane. Ma è anche una palestra per sperimentare questo stile di vita».

Una delle caratteristiche più innovative del progetto è quella di unire a uno stile di vita ecologico l’attenzione verso l’arte e la cultura: «La transizione ecologica non è solo un dovere, ma anche un piacere che va unito alla musica, alle arti, alla cultura», sottolinea Gesualdo. «Questa per me rappresenta la libertà, una forma di fare politica quotidiana anche attraverso l’arte, un mezzo molto importante e forte che unisce, utile a connetterci con le nostre parti più nascoste e intime», aggiunge Stefania.

Cosa c’è nel futuro di Cucunci? Fra i vari progetti, ce n’è uno volto a incrementare gli eventi legati al vivere sostenibile, ma è prevista anche la costruzione di una cucina in bioedilizia e la diffusione sempre maggiore delle buone pratiche sperimentate a Cucunci.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/03/cucunci-arte-autosufficienza-e-permacultura-nel-cuore-della-sicilia/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

“Nel mondo poroso” di Gary Snyder, il poeta dell’ecologia profonda

Guido Dalla Casa ci accompagna “Nel mondo poroso”, un testo curato da Giuseppe Moretti che racchiude molti scritti di Gary Snyder, filosofo ed ecologista definito il “poeta dell’ecologia profonda”.gary_snyder1

Questa terra viva che scorre
È tutto quel c’è, per sempre.
Noi siamo lei
Lei canta attraverso noi…

Questi versi si trovano all’inizio del libro, diviso in tre parti, anche se luogo, mente e wilderness si respirano lungo tutto il testo, sono inseparabili, come si addice ad un mondo “poroso”. La mente è ovunque, ed è propria del luogo, spesso una wilderness. Gary Snyder (San Francisco, 8 maggio 1930) è un filosofo, un ecologista, ma anche un grande poeta: viene descritto come il “poeta dell’ecologia profonda”. Il libro è prezioso, perché raccoglie molti suoi scritti: gran parte degli articoli riportati sono inediti in Italia. Questo è solo uno dei tanti pregi del libro, magistralmente curato da Giuseppe Moretti, redattore di “Lato Selvatico” e fondatore in Italia del movimento bioregionale: il Bioregionalismo è l’applicazione pratica dell’Ecologia Profonda. Il mondo non è schematizzabile, non è fatto di dualismi contrapposti, ma è “poroso”, in perenne movimento, mai uguale a sé stesso, ma con i suoi tempi: non è in una crescita continua, che è solo una pericolosa manìa di una cultura umana. Qualunque cosa “sfuma” in un’altra. Snyder alterna descrizioni, visioni filosofiche e poesie, secondo il suo stile, in un quadro di continua presenza della Natura, del Tutto, con qualche accenno a filosofie di derivazione orientale, che Snyder conosce bene. Ma aleggia anche nel testo la presenza del pensiero di quei nativi americani del Nord-Ovest con i quali l’Autore era stato in contatto fin dall’infanzia. Si tratta di un pensiero ben diverso da quell’assolutismo visto come “specialità della fede Giudeo/Cristiana/Islamica. La religione asiatica, e l’intero mondo della religione popolare, animismo e sciamanesimo, apprezza o se non altro tollera la diversità.” (pag. 51). C’è poi nel libro una simpatica “Assemblea di villaggio di tutti gli esseri” (articolo inedito in Italia), che fa venire in mente “Il parlamento della Natura”, cioè le prime pagine di un recente libro di Enzo Parisi (“Guardare il mondo con gli occhi della Natura”, Ed. Liberodiscrivere, 2013): gli esseri senzienti in Assemblea, preoccupati dei terribili guasti provocati da uno di loro, l’Homo sapiens. Nel libro di Snyder si legge (pag. 78): “gli esseri umani, ci dicono la biologia e l’ecologia, si collocano totalmente all’interno della sfera naturale”. In seguito: “La scienza dell’ecologia ci mostra che la natura non è semplicemente un insieme di specie separate tutte in competizione tra di loro per la sopravvivenza (interpretazione urbana del mondo?) ma che il mondo organico è composto da tante comunità di esseri differenti, in cui tutte le specie giocano un ruolo diverso ma essenziale. Si potrebbe considerare un modello di villaggio del mondo”. Queste importanti digressioni, oltre ai riferimenti ad alcune tradizioni orientali, rendono il discorso fluido e variato, e la lettura piacevole.gary___snyder

A pag. 129: “Il dibattito cruciale nel mondo ambientalista contrappone chi parte da una mentalità antropocentrica di gestione delle risorse e chi propone valori che riflettono la consapevolezza dell’integrità della Natura nella sua interezza. Quest’ultima posizione, quella dell’Ecologia Profonda, è più vivace, coraggiosa, conviviale, rischiosa e scientifica”. Snyder usa principalmente il linguaggio delle parole, anche se adatta il suo stile anche a poesie di forma diversa: ogni tanto nel libro ne vengono riportate alcune. Il rispetto per i popoli nativi, l’amore per la Terra, la fuga dalla città e dall’industria, la contemplazione, la comunità si trovano spesso nelle sue parole. Una parte del lavoro del poeta è quella di un testimone che forse può cambiare le cose, fornire un modello diverso, oltre a far conoscere ciò che succede, evidenziando il comportamento distruttivo del modello attuale e della terribile alleanza fra tecnologia e avidità materiale. Poi c’è la voce dei popoli nativi, che ci dice di andare oltre l’essere soltanto testimoni, per metterci in contatto con le altre forme viventi. La selvaticità è l’essenziale qualità della natura: esserne consapevoli ci aiuta a vivere meglio. Ma l’Autore non sarebbe stato realista se avesse espresso ottimismo sulla situazione generale. Tuttavia ci sono alcuni segnali positivi anche nel mondo occidentalizzato, come dimostra la prospettiva bioregionale, che si può manifestare anche osservando come la gente si esprime, in termini di “bacino fluviale” piuttosto che di provincia o di stato, solo come esempio. Il modello bioregionale è essenziale per chi vuole sviluppare uno stile di vita sostenibile. Inoltre, come ci dice Snyder, abbiamo ancora la possibilità di imparare dalle culture tradizionali del posto. C’è un tipo di sforzo che si deve compiere per superare tutto ciò che è “confine artificiale” e ritornare al mondo naturale, con i bacini fluviali e le connessioni ecologiche, come sottofondo principale per l’abitare umano. Si deve imparare di nuovo a vivere nel proprio luogo.

Fonte: il cambiamento

Risparmio energetico, ANIE: «Italiani attenti ma poco informati»

Secondo un sondaggio commissionato da ANIE Confindustria all’istituto demoscopico IPSO, le famiglie italiane sono interessate ai temi del risparmio energetico e delle rinnovabili, ma conoscono poco le normative in materia374865

Grande apertura nei confronti dell’efficienza energetica e di uno stile di vita sostenibile, ma conoscenza limitata delle soluzioni tecnologiche da adottare per perseguirli. Questo, in estrema sintesi, il dato che emerge dalla presentazione odierna dell’indagine sulle famiglie italiane commissionata da ANIE Confindustria all’istituto demoscopico ISPO. In particolare, gli intervistati si sono mostrati da un lato sempre più sensibili al costo dell’energia, che percepiscono in costante crescita, dall’altro disponibili a modificare le proprie abitudini per ridurre gli sprechi di energia e abbatterne i costi. Pur con questi segnali di apertura, le famiglie dimostrano ancora una conoscenza piuttosto contenuta o distorta del mercato, che ai loro occhi pare concentrarsi solo su alcune delle soluzioni per l’efficienza energetica oggi disponibili: quelle legate all’impiego dell’energia da fonti rinnovabili (specialmente solare e eolico) e quelle legate al mercato degli elettrodomestici (frigoriferi, lavatrici, climatizzatori). Su altre soluzioni, come quelle di domotica, si registra un interesse elevato, specie nei casi in cui il consumatore, attraverso degli esempi concreti, comprende come adattare tali impianti al proprio ambiente domestico. Una comunicazione basata sulla varietà e l’utilità delle soluzioni di efficienza energetica oggi disponibili sarebbe dunque un elemento valorizzante sul quale si potrà giocare la futura competitività dell’offerta di mercato.

1. Il costo percepito dell’energia e l’atteggiamento verso il risparmio energetico

La quasi totalità degli intervistati ha la percezione che negli ultimi 12 mesi le bollette siano aumentate: il 79% ha percepito una variazione al rialzo della bolletta del gas, mentre l’81% ha percepito un aumento del costo dell’elettricità. Le dichiarazioni degli intervistati denotano anche un’elevata consapevolezza sull’importanza del contributo personale al risparmio energetico: per l’87% del campione ogni persona può contribuire con il proprio comportamento ad evitare sprechi di energia, realizzando un risparmio energetico consistente. Proprio in nome del risparmio energetico, la maggioranza mette in pratica quotidianamente comportamenti “virtuosi” per risparmiare energia in casa: in particolare l’80% del campione dichiara di utilizzare sempre lampadine a risparmio energetico, il 76% di provvedere con regolarità alla pulizia e manutenzione della caldaia, il 71% di usare lavatrici o lavastoviglie a temperature basse, il 67% di contenere i consumi di acqua calda e il 66% di mantenere d’inverno la temperatura entro i 20 gradi. Molti affiancano ad uno stile di vita sostenibile anche l’acquisto di prodotti efficienti dal punto di vista energetico, specie elettrodomestici (72%) o climatizzatori a minor consumo (46%). Il tema dell’efficienza energetica si accompagna spesso, per le famiglie italiane, al tema delle rinnovabili. Le fonti di energia più conosciute risultano essere il solare (il 78% afferma di sapere bene di cosa si tratta) e l’eolico (ben nota al 73% del panel), mentre solo una minoranza dichiara di conoscere bene l’energia idroelettrica (45%), la geotermia (28%), le biomasse (28%) e l’energia prodotta da onde e maree (24%).
2. Livello di informazione e atteggiamenti verso i temi della sicurezza e del comfort abitativo
1 intervistato su 2 (49%) dichiara di conoscere bene la normativa sulla Dichiarazione di Conformità degli impianti elettrici domestici, necessaria per rendere gli impianti di casa sicuri ed efficienti, mentre quasi 1 su 4 (23%) ammette che l’impianto elettrico della propria casa non soddisfa nessuno dei requisiti di sicurezza richiesti (tra i quali l’interruttore salvavita, la messa a terra, l’installazione a regola d’arte da parte di personale qualificato, un’età non superiore ai 15 anni e il controllo periodico del funzionamento). Sempre per quanto concerne la Dichiarazione di Conformità, gli intervistati ne ricavano una percezione ‘a doppio taglio’. Se da una parte la stragrande maggioranza (82%) ritiene la sua presenza un’opportunità in un mondo in cui la riduzione dei consumi e degli sprechi è sempre più importante, oltre che una buona occasione per migliorare il valore dell’intero immobile (81%), è anche vero che per il 60% del campione tale Dichiarazione non fa altro che aumentare inutilmente la documentazione richiesta negli atti di compravendita immobiliare. Seppure al riguardo della domotica, intesa come soluzione per rendere efficiente dal punto di vista energetico la propria casa, gli intervistati tradiscono una conoscenza piuttosto ridotta (ben il 71% del campione non ha mai sentito parlare della normativa che introduce il livello ‘domotico’ degli impianti elettrici), le percezioni degli intervistati su di essa sono in prevalenza positive. Gli italiani stanno acquisendo via via maggiore consapevolezza dei benefici che possono derivare dall’uso della domotica nella vita quotidiana. In particolare, ben il 77% degli intervistati ritiene che la domotica possa essere considerato un aiuto gli anziani o i disabili. Il 74% del campione riconosce poi alla domotica la possibilità di rendere più sicura la propria abitazione. Per il 69% la domotica rappresenta propriamente il futuro e ritiene che sempre più persone vi faranno ricorso. Il 67% degli intervistati coglie tra i benefici riconoscibili dei sistemi domotici il fatto di consentire di risparmiare energia e quindi di ridurre sprechi e consumi. Per il 60% del campione la domotica è comoda ed aiuta a risparmiare tempo, di questi il 32% la considera una tecnologia fruibile e facile da utilizzare. Di fronte a degli esempi concreti sull’uso della domotica in ambiente domestico, la maggioranza degli intervistati esprime interesse. Entrando più nel dettaglio, gli intervistati esprimono curiosità in particolare per quei sistemi di allarme che segnalano perdite d’acqua o fughe di gas (l’85% del campione li giudica interessanti), per i dispositivi che gestiscono il consumo energetico, spegnendo in modo autonomo gli elettrodomestici che rischiano di far saltare la corrente (79%), per quei sistemi in grado di riattivare l’impianto elettrico saltato (80%), per il sistema che consente la gestione della termoregolazione differenziando gli ambienti in base al reale utilizzo degli spazi (70%), per i dispositivi in grado di gestire varie funzioni quando si è fuori casa (68%). Infine, per il 61% degli intervistati è interessante poter gestire con un unico gesto più comandi in contemporanea “L’innovazione in campo energetico è da diversi anni una realtà consolidata sui mercati che, tra l’altro, vedono la nostra industria nazionale in prima linea e particolarmente competitiva – ha dichiarato Paolo Perino, Vice Presidente di Federcostruzioni – Recenti ricerche attestano che adottando soluzioni più avanzate i benefici ascrivibili alle tecnologie Anie, valutati al 2016, si tradurrebbero in circa 41 Mt di CO2 non emessi in atmosfera (con risparmi pari a 7 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), un effetto paragonabile all’eliminazione di quasi 10 milioni di automobili dalle strade italiane”. “L’efficienza energetica, l’interconnessione, la sicurezza – ha commentato Claudio Andrea Gemme, Presidente di Anie – sono parole di cui spesso si abusa, ma che nel caso del comparto Anie rappresentano il futuro prossimo. Gli italiani da un lato si sono dimostrati aperti verso la cultura della sostenibilità che le tecnologie possono apportare, dall’altro disponibili a investire, nonostante la crisi, laddove il ritorno economico avvenga in tempi contenuti, tra i 3 e i 5 anni. Questo significa che dal punto di vista culturale c’è molto terreno su cui lavorare. Anie, “la casa delle tecnologie”, continua il suo impegno anche su questo fronte”.

Fonte: eco dalle città