Mollare tutto per viaggiare… in salita

Un giro del mondo in 365 giorni toccando le montagne più alte di ciascun continente e girando brevi documentari da postare ogni domenica sui social. È questo il progetto di Lorenzo e Beatrice, una giovane coppia romana che ha optato per un drastico cambio vita e si appresta a iniziare il cammino che li porterà alla realizzazione di un sogno. Un cammino in salita, come tutte le sfide. Si chiamano Lorenzo e Beatrice. Sono una giovane coppia di Roma appassionata di trekking. Lui giornalista e videomaker, lei responsabile risorse umane di un’agenzia di eventi. Il primo gennaio 2019 partiranno per Buenos Aires, prima tappa del loro viaggio-progetto intorno al mondo che durerà un intero anno e che ha per titolo Viaggi in salita.

Lorenzo, com’è nato questo progetto?

Semplice. Da una delle nostre due passioni: quella per i viaggi. Alla fine del 2017 mi sono reso conto che i miei viaggi con Beatrice erano, e sarebbero continuati a essere, una parte marginale delle nostre vite. E questo non potevo accettarlo. 

Spiegati meglio.

A parte rare eccezioni, siamo tutti abituati a viaggiare nei ritagli di tempo. Per esempio nelle 2-3 settimane di ferie che ci concede il lavoro. Magari in periodi che non sono ideali per i luoghi che vorremmo visitare: in alta stagione, con i prezzi più alti e le destinazioni sovraffollate. Io invece voglio che nella nostra vita la scoperta del mondo sia un’attività a tempo pieno. Perché questo accada, però, il viaggio non può che coincidere con il lavoro. Ecco, noi con il tempo vogliamo arrivare a questo. 

È il sogno di molti. Ma non tutti hanno il coraggio di cambiare vita e provarci.

Beatrice lo ha avuto. Quando le ho proposto di mollare tutto e partire sapevo che sarebbe stata lei a dover rischiare di più. Fra noi due è lei quella che lascerà un lavoro stabile e uno stipendio garantito. Non a caso ci ha messo qualche mese prima di accettare.

Quale sarà il lavoro che farete in viaggio?

Scriveremo articoli e gireremo 52 brevi documentari per il web (una “web-docu-serie”) che posteremo con cadenza settimanale sui social. Il nostro canale YouTube sarà la piattaforma principale su cui caricheremo gli episodi ogni domenica. Sulla nostra pagina Facebook posteremo gli articoli che racconteranno i progressi del viaggio. Attraverso il nostro profilo Instagram pubblicheremo foto e storie, nostre e delle persone che incontreremo, attivando un collegamento il più possibile quotidiano con i nostri followers. L’idea di base è documentare il viaggio strada facendo. 

Sarà abbastanza per pagarvi le spese?

All’inizio i video non porteranno un reddito diretto, ma il nostro obiettivo è che ci riusciranno presto. Dipenderà anche dal numero di persone che ci seguiranno. 

Senza reddito resta il problema del finanziamento del viaggio.

Abbiamo aperto un crowdfunding che ci ha dato qualche soddisfazione. Ma, per onestà, dobbiamo ammettere di essere fortunati. Vivendo in una casa di proprietà, abbiamo potuto affittarla per un anno a partire dall’inizio della nostra avventura. Una buona base di partenza, a cui si sono aggiunti i risparmi che abbiamo accumulato da quando, nel febbraio 2018, abbiamo deciso di partire. Da quel momento abbiamo eliminato tutte le spese superflue e venduto l’auto e la moto. Tutto ciò che abbiamo guadagnato col nostro lavoro lo abbiamo destinato al viaggio. Non ricordo l’ultima volta in cui abbiamo mangiato una pizza fuori casa. 

Un downshifting coi fiocchi.

Già. Un modo per allenarci a ciò che ci attende durante il viaggio.

I sacrifici dunque continueranno?

Necessariamente. Il budget sarà in ogni caso risicato per questo genere di viaggio, specie per la parte che riguarda le montagne, che – tra guide locali, trasporti, attrezzatura e permessi di esplorazione – sono molto costose. Anche per questo abbiamo deciso che, mentre io monterò i video, Beatrice si occuperà di contattare possibili partner e sponsor sul percorso. Punteremo sul baratto dei video e degli articoli sui luoghi che visiteremo con sconti, ospitalità, servizi al prezzo di costo, ecc. Poi faremo free camping il più possibile e ogni tanto proveremo a soggiornare gratis in cambio di lavoro. Per esempio in Cambogia lavoreremo da volontari in un centro specializzato nella cura e nel recupero degli orsi neri alla vita selvatica. L’unico lusso che ci concederemo sarà attraversare il Vietnam in moto, comprandola usata all’inizio del percorso e rivendendola alla fine. 

Quanti bagagli ci vogliono per un viaggio del genere?

Il meno possibile. Noi avremo due soli zaini, uno con l’attrezzatura video e l’altro con l’abbigliamento per entrambi. Con un equipaggiamento così minimo finiremo per diventare cinture nere di downshifting (ride, ndr). 

Come avete scelto l’itinerario?

Ci ha aiutati la seconda delle nostre passioni: quella per la montagna. Abbiamo deciso di scalare almeno cinque delle sette Seven Summits, ossia le sette montagne più alte per ciascuno dei continenti (cinque più l’Antartide e l’America del Sud, considerati come continenti a parte). L’itinerario è stato deciso sulla base di questo obiettivo principale.

Le montagne. È dunque questa la ragione del titolo “Viaggi in salita”?

Esatto. Ma attraverseremo ogni tipo di paesaggi: oltre alle montagne, anche mare, città, deserto, foresta, giungla… in 22 diversi Paesi.   

Quali montagne delle Seven Summits avete scelto?

Il Kilimangiaro in Africa, il Kosciuszko in Australia, l’Aconcagua in Sudamerica, il Denali in Nordamerica e, naturalmente, l’Everest in Asia. Non essendo degli scalatori professionisti, non pensiamo di arrivare fino alla vetta del tetto del mondo. Ma sulle altre vette sì. O almeno, ci proveremo. 

La prima tappa?

Da Buenos Aires ci sposteremo sulle Ande per scalare l’Anconcagua, il nostro primo obiettivo “in salita”. Poi attraverseremo tutta l’America del Sud, saltando solo Colombia e Venezuela, per recarci a Panama. Da lì proseguiremo per il Messico, gli USA e il Canada, fino al Monte Denali, in Alaska. 

L’Alaska? Una sorta di “Into the wild” all’italiana?

Sì, ma saremo meno estremi. Fra un anno vogliamo tornare a casa sani e salvi. 

E una volta rientrati?

Chissà. Magari ripartiremo.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/11/mollare-tutto-viaggiare-in-salita/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

L’impatto del turismo sul clima. Perché è importante viaggiare sostenibile

Il turismo è responsabile di quasi un decimo delle emissioni mondiali di gas serra. A calcolare l’impatto crescente dei viaggi sull’ambiente è uno studio che per la prima volta ha tenuto conto di tutti gli aspetti legati al turismo. La soluzione? Viaggiare in modo sostenibile, scegliendo tra le innumerevoli alternative possibili. Ecco alcune proposte. Con l’estate alle porte molti di noi hanno iniziato a progettare le vacanze. Attenzione però, prima di prenotare e fare le valigie non ci dimentichiamo che il nostro (meritato!) desiderio di viaggiare potrebbe avere un impatto ecologico molto alto. Addirittura, secondo uno studio pubblicato su Nature Climate Change, il turismo di massa sarebbe responsabile dell’8% delle emissioni globali di gas serra.chemtrail-1116921_960_720

Rispetto a stime precedenti che quantificavano l’impronta del turismo con 1-2 gigatonnellate l’anno di produzione di CO2 equivalente, secondo questa recente ricerca, il settore turistico sarebbe responsabile dell’emissione di 4,5 gigatonnellate l’anno. Cosa è cambiato? Prima veniva considerato l’inquinamento prodotto dagli spostamenti (aereo, automobile ecc…) ma non si teneva conto di fattori fondamentali quali l’edificazione e la manutenzione degli hotel, i cibi industriali negli alberghi o i souvenir tradizionalmente acquistati dai turisti, che sono invece considerati nello studio più recente. La soluzione è non partire proprio? Assolutamente no, basta farlo in modo responsabile. Sono sempre più numerose le esperienze di turismo sostenibile, alcune di queste le abbiamo già presentate nel nostro quotidiano racconto dell’Italia che Cambia. Un primo passo – in tutti i sensi – può essere quello di viaggiare spostandosi a piedi (non ci dimentichiamo che i viaggi in aereo producono, da soli, il 12% delle emissioni totali del settore!). Viaggiare lentamente, camminando a piedi, aiuta a vivere e conoscere il territorio in profondità, crea le condizioni per scoprire l’altro e guardare dentro noi stessi. Questa è la filosofia di viaggio di alcune bellissime esperienze documentate in passato, come la Compagnia dei Cammini, un’associazione che propone turismo responsabile, nel rispetto della natura e nella valorizzazione dell’economia locale. “Chi comincia a viaggiare a piedi non smette più”. Parola di Luigi Lazzarini, presidente e co-fondatore della Walden Viaggi a piedi, cooperativa che fa del viaggio lento una vera e propria filosofia di vita per riscoprire se stessi grazie al contatto con la natura selvaggia.hiker-846094_960_720

Se preferite viaggiare soli, sono tanti e straordinariamente belli i percorsi italiani da percorrere. Il Sentiero degli dei in Costiera Amalfitana, la Riserva dello Zingaro in Sicilia o la via Francigena sono solo alcuni degli esempi più famosi. Se invece siete per scelte più sfidanti, anche viaggiare nel mondo senza aerei è possibile, come vi abbiamo raccontato nelle storie di Claudio Pellizeni e Carlo Taglia o nelle avventure su due ruote dei Cyclolenti. Come ricorda lo studio di Nature Climate Change, la scelta dell’alloggio ha un impatto notevole sull’ambiente. Per prenotare strutture ricettive rispettose dell’ambiente potete affidarvi alla piattaforma Ecobnb, troverete una proposta di servizi di alta qualità, cibo biologico, bioarchitettura, elettricità da fonti rinnovabili al 100%, pannelli solari e accessibilità senz’auto. Se poi amate scoprire i territori attraverso il contatto con le persone che vi ospitano, allora affidatevi a Destinazione Umana, una giovane start-up che propone vere e proprie esperienze da vivere. Cambiamento, ruralità, innovazione: ciascun viaggiatore potrà scegliere la propria destinazione umana lasciandosi ispirare in base a ciò che sta cercando. Insomma, questa breve carrellata è per ricordarvi che ce n’è per tutti i gusti. A questo punto non resta che partire.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/05/impatto-turismo-clima-viaggiare-sostenibile/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Borghi Sostenibili del Piemonte: località per un turismo più responsabile

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Promuovere località e destinazioni turistiche sostenibili, valorizzando e premiando le iniziative in ambito di tutela dell’ambiente e turismo responsabile intraprese dai Comuni del territorio, è questo lo scopo di “Borghi Sostenibili”, il marchio con cui la Regione Piemonte promuove e qualifica l’offerta turistica. Un progetto nato con lungimiranza oltre 10 anni fa e unico nel panorama italiano. Borghi sostenibili del Piemonte: località per un turismo più responsabile, ha origine dall’omonimo progetto avviato nel 2006 dalla Regione Piemonte in collaborazione con Environmental Park, Parco scientifico tecnologico per l’ambiente di Torino, per rinnovare l’offerta turistica in chiave di sostenibilità ambientale da parte di una rete di 10 comuni appartenenti alle associazioni Borghi Autentici d’Italia e del club i Borghi più belli d’Italia. In netto anticipo con l’attenzione al turismo lento e responsabile che si è diffusa negli ultimi anni, “
Borghi sostenibili del Piemonte” è diventato un marchio di qualità che ad oggi qualifica 24 comuni.borghi-sostenibili-del-piemonte-localita-per-un-turismo-responsabile-1519121669

I Comuni che attualmente fanno parte del network sono collocati su tutto il territorio piemontese. Un complesso di realtà che si propone all’esterno come “comunità ospitante”. Si tratta di una nuova forma di accoglienza che prevede l’attribuzione al turista o al visitatore di una sorta di “cittadinanza temporanea”. Un canale privilegiato per accedere alla vita più intima della comunità che comporta un impegno a conoscerne e a rispettarne l’identità storica e ambientale. Come riporta il portale dedicato, le attività turistiche sono sostenibili quando si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali in un’area turistica per un tempo illimitato, non alterano l’ambiente (naturale, sociale ed artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attività sociali ed economiche”. Formulata nel celebre Rapporto Brundtland della World Commission Environment and Development istituita dall’Onu nel 1987, questa definizione di turismo sostenibile pone alla base del proprio sviluppo un piano mirato a garantire la reddittività del territorio di una località turistica in una prospettiva di lungo periodo con obiettivi di compatibilità ecologica, socio-culturale ed economica. La sostenibilità ha anche un valore di immediato interesse economico: le località turistiche devono la loro popolarità all’integrità delle bellezze naturali, se si degradano oltre una certa soglia, i flussi turistici sono destinati al declino.borghi-sostenibili-del-piemonte-localita-per-un-turismo-responsabile-1519121690

All’interno del portale si trovano tutte le informazioni sulle buone pratiche turistico ambientali che vengono attuate sul territorio, dagli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili ai progetti di riqualificazione ambientale e del paesaggio, dalle strutture in bioedilizia al decalogo del turista sostenibile, oltre ad un ricco corredo di informazioni e link alle attrazioni turistiche. Borghi sostenibili riesce così a certificare quei piccoli comuni turistici che fanno della sostenibilità turistico ambientale un elemento distintivo delle proprie politiche, promuovendo percorsi in località e itinerari poco noti in cui la mobilità dolce, a piedi in bicicletta a cavallo, si coniuga al meglio con un sano sviluppo rurale turistico sostenibile basato sulla valorizzazione di identità e risorse endogene. Una “rete secondaria” che offre la possibilità al turista attento e rispettoso di raggiungere luoghi di grande interesse naturalistico, storico, enogastronomico. Un’idea di turismo che significa ammirare lo spettacolo della natura immersi nella pace e nell’essenzialità delle cose semplici.borghi-sostenibili-del-piemonte-localita-per-un-turismo-responsabile-1519121655

Il marchio è rilasciato dalla regione sulla base di un disciplinare. La valutazione è articolata in una parte documentale e in un sopralluogo sul territorio e prevede l’attribuzione di un punteggio sulla base di 20 criteri distribuiti tra qualità ambientale del territorio e degli attrattori , politiche per la sostenibilità dell’ambiente e del turismo, politiche per la sostenibilità energetica, qualità ambientale del sistema ricettivo.

Foto copertina
Didascalia: Cannero Riviera
Autore: Borghi sostenibili del Piemonte

Fonte: http://piemonte.checambia.org/articolo/borghi-sostenibili-del-piemonte-localita-per-un-turismo-responsabile/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Le “Foreste Sacre” nell’Atlante dei Cammini d’Italia

Sono ben sette gli itinerari che partono, arrivano o attraversano le Foreste Sacre del Casentino. Sentieri storici, religiosi, vie verdi che l’Atlante Digitale dei Cammini d’Italia mappa per promuovere un turismo lento e culturale.foreste-sacre-e-atlante-digitale-cammini-italia

Si chiama Cammini d’Italia, il sito web realizzato dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo che mappa i 41 cammini, storici, naturalistici, culturali e religiosi, che attraversano il nostro Paese. Vie verdi, casi nella storia, che promuovono una nuova dimensione turistica nell’offerta del turismo lento italiano.

“L’Emilia Romagna e la Toscana-riporta il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi– spiccano per il numero di cammini inseriti. Ma è il proprio il territorio del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi che ha la maggior concentrazione di percorsi con 7 itinerari, di cui 3 dedicati a San Francesco con la Verna come punto di arrivo o partenza e gli altri 4 che attraversano il Parco per lunghi tratti. Un ottavo cammino, il Cammino di San Romualdo, è attualmente in fase di realizzazione.”

“La tematica religiosa della maggior parte di questi cammini giustifica l’appellativo di “Foreste Sacre” spesso attribuito al Parco delle Foreste Casentinesi, e che ci ricorda un altro importante percorso a tappe che attraversa il territorio dell’area protetta: il Sentiero delle Foreste Sacre che si articola in sette tappe, da Lago di Ponte di Tredozio a La Verna, sette giorni in cui raramente si incontrano automobili e centri abitati, ma si attraversa il verde manto delle Foreste Casentinesi, con la possibilità di visitarne i luoghi più suggestivi.”foreste-sacre-e-atlante-digitale-cammini-italia-1515571937

Il nostro appennino rappresenta un vero è proprio snodo: a La Verna passando per Badia Prataglia e Camaldoli giunge il Cammino di Sant’Antonio che ripercorre partendo da Padova alcuni dei luoghi più importanti della vita del Santo; sempre da La Verna parte il più noto Cammino di Francesco e arriva il cammino, sempre a Francesco dedicato, che attraversa la Valmarecchia come nel suo viaggio da Rimini e La Verna nel 1213. Da qui passa Il Cammino di Assisi che nasce dall’unione di piccoli pellegrinaggi vecchi di secoli uniti in un unico grande percorso che pone al centro le figure di Sant’Antonio e di San Francesco in un unico grande tragitto che da Dovadola si snoda sino ad Assisi.
In ricordo del primo vescovo di Sarsina, il Cammino di San Vicinio è invece un viaggio che si snoda interamente nel crinale tosco-romagnolo: dalla Valle del Savio, alla Valle del Rubicone e al Montefeltro, in un percorso circolare che termina nello stesso luogo dove inizia. Di interesse storico e religioso è la Via Romea Germanica che attraversa Germania, Austria, per arrivare, passando per la ValleSanta, Chitignano e Subbiano, a Roma. E c’è poi il Cammino di Dante: un grande anello che attraversa la Romagna e il Casentino, scendendo a valle per percorrere i luoghi dove Dante visse in esilio e scrisse la Divina Commedia.

Foto copertina
Didascalia: Sul passo Serra lungo la via Romea
Autore: Parco Nazionale Foreste Casentinesi

Fonte: http://casentino.checambia.org/articolo/foreste-sacre-e-atlante-digitale-cammini-italia/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Viaggiare è un bisogno profondo che ci lega alla Natura

Ispirazione, scoperta interiore, riconnessione con l’ambiente naturale, fascino dell’esotico e valorizzazione del territorio in cui viviamo. Sono questi i cardini dell’esperienza di viaggio che ci racconta in questa intervista Luca Vivan, travel blogger e Inspirational Travel Designer. Nomade atipico, perennemente in bilico fra il fascino di loghi lontani e la magia delle montagne friulane, sua terra d’origine, seguendo il filo rosso di un nuovo approccio al viaggio e alla scoperta: «Il viaggio deve diventare sempre più centrato sull’individuo, che va ascoltato e compreso, per indirizzarlo sul sentiero che gli appartiene davvero». Con Luca Vivan, Inspirational Travel Designer e curatore di un blog che parla di turismo ed ecologia, abbiamo provato a capire come e perché sta cambiando il modo di viaggiare. vivan2

Secondo te come deve essere un viaggio per offrire un’ispirazione?

Ogni viaggio può essere fonte di ispirazione, anche la semplice passeggiata nel parco dietro casa. Il punto non è secondo me la destinazione da raggiungere ma il modo in cui noi affrontiamo il viaggio. Siamo abituati ad aspettarci sempre qualcosa dagli altri, a credere che se incontreremo una persona che consideriamo migliore di noi, diventeremo migliori a nostra volta. Forse noi siamo già migliori, dobbiamo solo darci l’opportunità di far emergere chi siamo veramente. Dietro un viaggio che ha lo scopo di offrirci un’ispirazione ci siamo sempre noi e la nostra maggiore o minore apertura. Il bello dei viaggi ispirazionali non sta più nella delega della nostra felicità a una struttura, un pacchetto turistico o una meta, quanto nella nostra capacità di metterci in cammino e trovare la strada che fa per noi.

Come sta cambiando il modo di viaggiare secondo te?

Come specie stiamo lentamente comprendendo che abbiamo dei bisogni profondi, quello di stare bene assieme ai nostri simili, quello di riconnetterci alla nostra natura profonda e a quella che ci circonda, quello di capire cosa vogliamo fare nella nostra vita. Il marketing evoluto sa bene che dietro l’ultimo modello di smartphone non c’è solo il bisogno di avere più memoria o una macchina fotografica migliore, ma che ogni acquisto importante si collega a dei bisogni che spesso noi stessi fatichiamo a riconoscere. Un viaggio in solitaria attorno al mondo o un trekking sulle Dolomiti rispondono ad esempio al nostro bisogno di crescita personale o a quello di scaricare le tensioni accumulate e di ricaricarci. Continuare a vendere letti, piatti da mangiare ed escursioni di gruppo tutte uguali anche se fatte in Brasile o in Norvegia, non ha più senso. Il viaggio deve diventare sempre più centrato sull’individuo, che va ascoltato e compreso, per indirizzarlo sul sentiero che gli appartiene davvero. Inutile aggiungere che tra i bisogni ormai diventati primari, c’è quello di sentirsi di nuovo legati intimamente alla terra. Per secoli abbiamo creduto che ciò che era fuori di noi fosse costituito di oggetti da manipolare a nostro piacimento, senza grosse conseguenze, se non in termini puramente economici. Ora sempre più viaggiatori vogliono tornare a sentirsi di nuovo a casa nel pianeta Terra, agendo in modo consapevole, rispettando l’ambiente e chi in esso vive, esseri umani, animali e piante.vivan3

Spesso si immagina il viaggio “che cambia la vita” come un’avventura in luoghi esotici e lontani… Forse stiamo sottovalutando il territorio in cui viviamo?

Il viaggio ha qualcosa di magico: spostandoci fisicamente, cambiando paesaggi, climi e culture costringiamo anche la nostra psiche a mutare. Viene quindi naturale pensare che andando qualche mese dall’altra parte del mondo la pressione al cambiamento sarà maggiore rispetto a un viaggio dietro casa. Per me è stato così, andando in Brasile, in Australia o in Asia. Questi viaggi sono stati una rottura con alcuni miei schemi di comportamento ma poi, il vero cambiamento è avvenuto e avviene tutt’ora qui, una volta tornato in Friuli. Dopo aver attraversato gli Oceani mi sono reso conto che anche i monti che vedo aprendo la finestra possono donare molto. Tante intuizioni mi sono venute camminando nel bosco dietro casa e su questo non penso di essere un pioniere. Credo che non possiamo essere veramente abitanti del mondo (la parola cittadini va superata) se non cominciamo a dare valore a ciò che esiste attorno a noi e di cui in qualche modo siamo custodi. Altrimenti, il viaggio rischia di diventare solo l’ennesima forma di consumo e di fuga da noi stessi. Inutile anche pensare di attrarre viaggiatori nei nostri territori, seguendo il ritornello “in Italia potremmo vivere solo di turismo”, se non abbiamo un vincolo profondo di rispetto con il terreno dove poggiano le nostre radici.

Raccontaci com’è andato il Ciucoraduno, di cui sei fra i promotori.

Il Ciuco Raduno è una grande festa, che si può riassumere nell’espressione “semplicità delle cose complesse”. È un evento che va raccontato nei piccoli momenti: un asinaro che spiega come toccare l’asino a un bambino timido, i cui occhi poi si riempiono di gioia; il primo compleanno di una ciuchina di nome Fata, festeggiato da tanti bambini con i cappelli con le orecchie a forma di asino; un migliaio di persone che se ne stanno all’aria aperta rilassandosi in compagnia. La semplicità di questi esempi può avere un effetto dirompente in un mondo in cui crediamo che bisogna avere molte cose per essere felici. Il Ciuco Raduno ha avuto il grande pregio di portare tutti noi, organizzatori o visitatori, con i piedi per terra, per godere delle piccole cose, come può essere l’affetto che può dare un asino, che in verità, quando le osserviamo bene, sono sempre grandi. Devo ringraziare la Compagnia degli Asinelli e la gestione del Parco Rurale di San Floriano, per l’opportunità che ha dato a noi tutti, di vivere una parte del territorio del Friuli in modo sostenibile, sostenibile soprattutto per le nostre menti e per i nostri cuori.vivan1

Hai seguito il corso di Inspirational Travel Designer proposto dai nostri amici di Destinazione Umana: come mai hai deciso di farlo e quali sono i tuoi obiettivi?

A molti appaio spesso come una persona molto razionale ma dietro questa corazza c’è un animo sensibile, che quando trova ciò che fa vibrare le sue corde si infiamma di entusiasmo. Seguo Destinazione Umana da quando è nata, perché i suoi valori sono in piena risonanza con i miei. Entrambi infatti parliamo di un modo di viaggiare consapevole negli stili di vita e nell’approccio. Seguire il loro primo corso per diventare Inspirational Travel Designer mi è parso quindi una naturale conseguenza, per portare il mio lavoro di blogger che parla di viaggi a un livello superiore, per passare dalla teoria alla pratica. Insieme a Destinazione Umana voglio legare i bisogni di crescita personale di un numero sempre più grande di persone con gli stimoli che offrono i territori, voglio in un certo senso unire l’interno con l’esterno. Per questo sto organizzando una serie di seminari sull’uso della voce, sulle simbologie sempre attuali delle fiabe o dell’Antico Egitto tra le montagne del Friuli e del Veneto, collaborando con strutture ricettive che hanno una filosofia affine alla mia e confidando nella capacità della natura di alleggerire il cammino di ogni giorno. Sono solo agli inizi ma sono convinto che questo nuovo percorso mi porterà lontano.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2017/07/viaggiare-bisogno-profondo-natura/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Camminare fa bene: ecco perché scegliere i viaggi a piedi

Camminare fa bene al nostro corpo e alla nostra mente, liberandoci da malesseri, ansie e paure. Per provare o proseguire nel praticare l’esperienza del cammino, la Compagnia dei Cammini, associazione di turismo responsabile, ogni anno propone circa 140 i viaggi a piedi dalla durata media di una settimana, organizzati per tutti i gusti e tutte le tasche.

Andare a piedi per boschi, senza agonismi, è un’arte che aiuta a ritrovare se stessi, a riscoprire i sensi, riequilibrando corpo e psiche. Lasciar andare ansie e preoccupazioni che creano infelicità, riportare tutto al presente, al semplice gesto del camminare e aiutare la mente a fermarsi con il corpo, invece di vagare tra il passato e il futuro, aiuta ad entrare in armonia con se stessi. Così, dopo qualche giorno di disintossicazione, tossine fisiche, stress e ansie si scaricano e cominciano a uscire dai pori della pelle.18519797_1328225937232915_8443497201483492864_n

Quando si inizia un cammino, nei primi giorni, la mente è ancora legata a quello che abbiamo lasciato, alle questioni domestiche, alla famiglia da cui ci siamo separati, al lavoro. Ma il terzo giorno, se abbiamo lavorato bene, avviene il naturale cambiamento e il fisico entra in allenamento. Così, il camminare torna a essere il gesto naturale di quando eravamo nomadi, la mente ascolta più da vicino il corpo, il presente che lo circonda, quello che succede qui e ora.

Per provare o proseguire nel praticare l’esperienza del cammino, la Compagnia dei Cammini, associazione di turismo responsabile, nata nel 2010 ogni anno propone circa 140 i viaggi a piedi dalla durata media di una settimana, organizzati per tutti i gusti e tutte le tasche. Si va dal trekking classico a piedi, fino ai cammini che uniscono il cammino alla barca a vela, ad esperienze di meditazione camminata (Deep Walking), ai cammini per le famiglie con i bambini in compagnia degli Asinelli (Compagnia dei Bambini), ai cammini con autori, musicisti e scrittori come Franco Michieli, Wu Ming 2, Enrico Brizzi, Nando Citarella, Davide Sapienza.

ORGANIZZA UNA VACANZA CONSAPEVOLE!

Durante i trekking le guide professioniste della Compagnia dei Cammini puntano alla valorizzazione dell’alimentazione bio e naturale – a base di prodotti locali – e vegetariana e all’attenzione per il territorio nelle sue tipicità. Fondamentale, inoltre, è l’incontro con chi vive nei luoghi in cui si organizzano i cammini, nello spirito di un vero turismo consapevole e a sostegno di territori meravigliosi e, in alcuni casi, dimenticati.18921876_1348858651836310_8610604627215175181_n

Ridurre il passo del nostro camminare a qualcosa di essenziale: è questo l’insegnamento zen applicato al camminare, seguito dalla Compagnia dei Cammini. Come dice la Scheffer, terapeuta esperta dei fiori di Bach, “a chi cammina non si mettono in moto solo gli astratti pensieri nel cervello, ma anche carne e sangue. Così, le sapienze inconsce depositate negli organi possono mobilizzarsi, montare in alto e riaffiorare nella coscienza”.

A livello fisico tutti i muscoli del nostro corpo, ogni articolazione, il nostro cuore, i polmoni, il sistema vasale, insomma ogni angolo del nostro organismo, dopo qualche ora di cammino inizia a subire una trasformazione. Anche le parti più statiche vengono raggiunte dal movimento e dall’ossigeno. Aumenta il ricambio, e tutte le scorie cominciano a essere allontanate da ogni cellula ed eliminate anche attraverso il sudore. La pelle, sudando, “piange” fuori le tossine e le nostre sofferenze. A livello di sensazioni, poi, aumenta la nostra capacità di percepire attraverso i cinque sensi che, così come i polmoni, si aprono. In questo modo gli stimoli continui che riceviamo durante il cammino arricchiscono il nostro io. A livello psichico l’atto di camminare è un forte riequilibratore. Camminando, infatti, i pensieri negativi ossessivi, che ristagnano nella nostra vita stanziale, scompaiono per magia.18557208_1330257750363067_4563595640371042134_n

È il movimento stesso del camminare, il vivere nel presente e rispecchiare il presente che pulisce la mente dai nostri malesseri, dalle nostre depressioni, dalle nostre ansie e paure, dalle nostre rabbie. Se ci si abbandona al semplice gesto di vivere nei propri passi, gesto molto simile a una meditazione zen, le ripercussioni sul piano fisico e mentale ci lasceranno stupefatti. Per raggiungere questo livello, tuttavia, dovremo comunque superare delle prove. Come ogni cambiamento, l’inizio del nostro cammino può richiedere una crisi di passaggio. Dolori muscolari, dolori alle ginocchia, ma anche crisi di pianto, paura di non farcela, mal di testa, malumori, piccole depressioni, rabbia… sono tutti sintomi che possono manifestarsi in chi resiste inconsciamente al cambiamento. Sono paure profonde o semplici assestamenti: l’importante è saperle riconoscere, ascoltarle e assecondarle, senza dar loro troppa importanza. È molto probabile che la prova venga superata e che ci si predisponga per il nuovo stato di camminanti. Ecco allora che il nostro orizzonte si allarga, cominciamo a comunicare più in profondità con le persone che camminano con noi, i pensieri negativi lasciano il posto a pensieri più creativi e il nostro essere esce dal dualismo corpo-mente, per unirsi in un tutt’uno più equilibrato.

 

Per informazioni: www.cammini. eu

 

Alcuni viaggi per l’estate 2017:
Una Grande avventura insieme agli asini, per bambini, nel cuore del Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano
Il glorioso rimpatrio dei Valdesi: Da Salbertrand a Bobbio Pellice
Il Cammino dei Briganti
La Via dei padri sacrati
Cammino, arte e benessere in Trentino
In Abruzzo: tra lupi e pastori

ORGANIZZA UNA VACANZA CONSAPEVOLE!

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2017/06/camminare-fa-bene-perche-scegliere-viaggi-a-piedi/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Repubblica Nomade, in cammino verso una nuova società

Camminare insieme per abbattere le barriere e costruire un modello sociale più equo e solidale. È questo l’obiettivo di Repubblica Nomade, associazione che da anni organizza cammini lunghi con una finalità politica ed un valore simbolico molto forti.

“La Repubblica Nomade è uno spazio e un sogno in movimento dove le persone che scelgono di farne parte, o di attraversarlo, possono trovare un loro posto e dove il nomadismo diventa prefigurazione di un diverso modo di vivere e di stare al mondo”. Tutto è iniziato nel 2011 quando Antonio Moresco e un gruppo di scrittori della rivista Il Primo Amore hanno dato vita a Cammina cammina, un lungo spostamento a piedi da Milano a Napoli-Scampia, agguerrito e pacifico, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, per ricucire un Paese che molti vorrebbero sempre più disunito e devastato. Da allora Repubblica Nomade organizza cammini lunghi con una finalità politica ed un valore simbolico molto forti. Ne abbiamo parlato con Antonio Moresco, scrittore, camminatore e fondatore di questa realtà.

Che cos’è Repubblica Nomade?

Repubblica Nomade è il nome che si è dato un gruppo di persone che ha cominciato a camminare insieme da circa 6,7 anni. Dopo alcuni anni, 5 per l’esattezza, siamo riusciti a darci un nome perché abbiamo capito chi eravamo e questo nome prendeva origine dal fatto che c’era tra noi uno stile di vita molto repubblicano e nel contempo eravamo dei nomadi, non avevamo una patria, non avevamo una nazione e quindi eravamo nomadi, come d’altronde siamo tutti sul nostro pianeta terra, anche se crediamo di essere tutt’altro. Il primo e unico articolo del nostro statuto recita: “Fanno idealmente parte di questa potenziale Repubblica Nomade i migranti, coloro che sono disperati e che cercano un loro cammino nello spazio buio della vita, quelli che attraversano il mondo con gli occhi spalancati o con gli occhi chiusi, i sognatori, i traslocatori, quelli cui stanno stretti la vita che abbiamo di fronte e i suoi artificiali confini, quelli che non ne possono più di essere perennemente indignati e incazzati oppure disincantati, quelli che non si sono fatti distruggere dal contagio dell’odio e del cinismo dominanti, quelli che sognano una diversa società ma anche gli antisociali, gli irregolari, gli umiliati e offesi, i terremotati e i terremotanti, i fragili, gli indistruttibili, gli illusi, gli incantati, gli inappagati…”. Quindi, chi si riconosce in alcune di queste cose, sappia che fa anche lui parte della Repubblica Nomade. I nostri sono cammini lunghi, esagerati, estremi, ma che non hanno una finalità atletica o turistica in senso stretto, hanno certamente una finalità politica molto forte in senso lato. Abbiamo cominciato a camminare dopo aver visto che tutti quanti attorno a noi in Italia si lamentavano erano tutti frustrati e però non facevano che lamentarsi, con questo senso di impotenza dominante etc. Allora noi abbiamo detto: “Smettiamo di lamentarci, facciamo qualcosa, un gesto, un’azione che coinvolga il nostro corpo, la nostra mente, il cuore, la pancia, le viscere, il cervello, tutto quanto, perché questo ci renderà più forti. Se lo facciamo insieme, a maggior ragione vuol dire che possiamo riprendere il movimento, che non siamo bloccati. Siamo bloccati se ci blocchiamo noi stessi nella nostra testa. Se ho le spalle al muro, dietro non posso andare, posso andare solo avanti. Quindi i nostri cammini, anche se qualche volta ci capita di andare in posti dove le persone che ci abitano ci fanno vedere delle cose meravigliose, il nostro obiettivo non è di tipo turistico, né gastronomico o enologico, anche se certe volte, ci abbandoniamo anche a questo tipo di sollazzi. Il messaggio che desideriamo portare ha un significato anche in questi anni dove grandi masse di popoli si spostano in cerca di fortuna o di salvezza da una parte all’altra del pianeta, lo fanno come hanno sempre fatto gli uomini sulla faccia della terra quando si sono trovati in situazioni di disagio, e nessuno li ha mai fermati. Bisognerebbe ricordarlo ai demagoghi odierni che pensano che basti alzare un muro per fermare questo fenomeno…13620181_1731015420496226_7199808970517060297_n

Ci racconti alcuni dei cammini che avete affrontato?

Abbiamo fatto diversi cammini, il primo dei quali è stato di 700 km da Milano a Scampìa (uno dei quartieri più degradati e problematici di Napoli, ndr). Lo abbiamo fatto proprio nel 2011: l’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, perché proprio in quegli anni, c’era chi voleva creare rottura e inimicizia tra il Nord e il Sud, in una maniera molto forte, molto odiosa, e allora noi abbiamo pensato che più che fare tante chiacchiere, saltare il fosso fosse la cosa migliore mettendoci a camminare, ricucendo fisicamente con i nostri passi l’Italia che qualcun altro avrebbe voluto vedere divisa.

Il secondo cammino è stato una pazzia che abbiamo chiamato Stella d’Italia e cioè 5 bracci di camminatori che partendo da Reggio Calabria, Santa Maria di Leuca (LE), Genova, Venezia e Roma, convergevano poi su L’Aquila per dire che bisognava ricostruire L’Aquila ma che anche tutta l’Italia era da ricostruire. Questo è stato un cammino enorme che ha raccolto quasi un migliaio di persone, uno sforzo sia organizzativo che fisico veramente mostruoso e aldilà delle nostre forze. Noi infatti non abbiamo uno zoccolo economico, non abbiamo sponsor, non abbiamo niente, è proprio puro volontariato: la volontà di fare qualcosa che abbia un significato profondo nella vita del nostro Paese. Il terzo cammino, anche quello estremo nel 2013, da Mantova a Strasburgo attraversando le Alpi. Una volta arrivati a Strasburgo abbiamo consegnato al Parlamento Europeo una lettera dove sostanzialmente abbiamo scritto che siamo europeisti (nel senso di un’unione dei popoli europei, ndr), ma che a noi un’Europa così com’è adesso non piace, e abbiamo detto come la vorremmo. Siamo stati ricevuti dal Presidente del Parlamento Europeo che allora era Martin Schulz: è a lui che abbiamo consegnato la lettera. Il Presidente ci ha ricevuto dove si ricevono i capi di Stato, anche se noi eravamo un gruppo di sporchi, puzzolenti e sudati camminatori!13417524_1718141418450293_166089204251783482_n

Poi l’anno dopo abbiamo camminato in Sicilia: da Palermo a Gela, che è uno dei posti più disastrati d’Italia. Noi non scegliamo le località belle, né tantomeno quelle turistiche, ma finiamo a Scampìa, a L’Aquila, a Gela, a Sarajevo, quindi andiamo in posti in cui ci sono delle cicatrici, dei posti dove c’è sofferenza. A Gela, ci siamo trovati di fronte alle colonne doriche dell’antica Magna Grecia da una parte e i resti del Polo Petrolchimico dall’altra parte. In questo posto che indica l’inizio e la fine di un’era, abbiamo deciso di fondare ufficialmente la nostra Repubblica Nomade. Nel 2015 abbiamo fatto un cammino nel cuore della Sardegna. È stato il cammino più festoso, con accoglienze incredibili, quasi imbarazzanti, perché ci offrivano da mangiare e da bere come degli ossessi fino alle 2 del mattino: Cannonau in purezza, Fil’e Ferru, che certo non sono proprio l’ideale per coricarsi per terra e svegliarsi alle 4-5 del mattino (dice ridendo Antonio, ndr)! Però l’abbraccio della popolazione sarda è stato davvero molto caldo. L’anno scorso abbiamo camminato da Trieste a Saraievo per mettere idealmente in contatto queste due città segnate dalla guerra. Siamo partiti dalla risiera di San Sabba di Trieste, luogo di deportazione di prigionieri politici ed ebrei e siamo finiti a Saraievo, che porta ancora le cicatrici della guerra di più di 20 anni fa, con ancora case tutte sventrate. È stato come un monito per dire: “Guardate che la guerra non è una cosa tanto lontana, né geograficamente, né temporalmente: è un rischio sempre presente, specie se va avanti così…”. Quest’anno camminiamo da Parigi a Berlino (il cammino è attualmente in corso, e con i suoi circa 1.200 km è il più lungo cammino di gruppo mai organizzato in Europa, ndr), sempre per un discorso forte sull’Europa, partendo dal Manifesto di Ventotene (documento per la promozione dell’unità europea scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Ursula Hirschmann tra il 1941 ed il 1944 durante il periodo di confino presso l’isola di Ventotene, nel Mar Tirreno, ndr), per dire: “Guardate che con quello che sta succedendo nel mondo, negli Stati Uniti, etc., se si sfascia anche l’Europa è una catastrofe per l’Europa e per il mondo intero”, però non ci riconosciamo nell’Europa così com’è, se non supera certe dittature, il mercato stesso che è diventato una nuova tirannide, e tanti altri aspetti estremamente critici, non ci potrà essere questo sogno di unione europeistica. Perché è esattamente questo ciò che impedisce che si realizzi la vera unione dei popoli.18581582_1885780241686409_7224538877864884434_n

Qual è significato simbolico e pratico che attribuite ai vostri cammini?

Noi vediamo la pancia del Paese, e qui incontriamo le persone. Abbiamo eletto il cammino quale nostro modo per dire delle cose, perché certamente si potevano dire anche in altri modi: attraverso incontri, assemblee, come peraltro abbiamo fatto all’inizio e avremmo potuto rinnovarle e farle diventare sempre più grandi e più note di anno in anno, avremmo potuto redigere dei documenti. Però a un certo punto abbiamo pensato che non fosse sufficiente, che di fiumi alluvionali di parole non surrogate ce ne fossero già tanti. Il fatto di dire le cose camminando per noi ha un significato profondo, ed è parte del messaggio che noi vogliamo dare. Il fatto che diciamo certe cose camminando, indica una possibilità di vita diversa. Quando camminiamo ci sono tra noi le persone più varie e di tutte le età: da ragazze/i di 14 anni a gente di 70, maschi e femmine, pur con una stragrande maggioranza di donne (oltre il 75%), ci sono tutte le parti dell’Italia, dai giovani disoccupati e precari a quelli che hanno un lavoro. Creando questa piccola Repubblica Nomade e repubblicana dimostriamo al lato pratico che tutta una serie di differenze che nella vita di tutti i giorni sono dei muri che dividono le persone tra: vecchi e giovani, donne e uomini, disoccupati e occupati, etc., si possono trasformare in una carovana che si muove insieme e che non conosce barriere né tra di noi, né al di fuori. Tra i camminatori poi ci sono i caratteri più disparati: uno è un bravo organizzatore, l’altro è bravo a cercare sentieri in mezzo ai boschi col GPS, l’altro ancora è bravo a massaggiarti la caviglia. Poi c’è uno che magari ogni tanto sclera, e allora ci sono delle camminatrici o dei camminatori che lo sanno e che gli vanno vicino per farlo calmare. Camminare in gruppo è sia una cura che una scuola. Quindi costituisce quasi una sorta di embrione di possibilità di vita o di società diversa. Perché camminando ci sottoponiamo a uno sforzo, un’avventura in cui giorno per giorno non sappiamo quale sarà il pavimento o il letto su cui dormiremo. Quando torno a casa conosco il mio letto e le mie pareti abituali e quindi questo genere di avventura ti da l’idea che la vita può essere sempre aperta. E così come gli uomini hanno camminato per migliaia di anni, noi abbiamo sepolto in qualche angolino del nostro cervello questa nostra caratteristica ancestrale. Quando facciamo un lungo cammino, in qualche modo è come se ci ricollegassimo a quella potenzialità. Difatti ci sono persone (io per primo) che, per età, o perché non sono certo degli atleti, non avrebbero mai immaginato di riuscire a camminare per un migliaio di chilometri; però lo possono fare, perché la nostra specie l’ha sempre fatto. L’uomo non è fatto solo per correre sull’autostrada senza vedere nulla, ma anche e soprattutto forse, per camminare lentamente dentro il mondo, per vederlo e riconoscerlo, come se fosse un’apparizione o se lo vedesse per la prima volta. Forse è solo un’illusione, chissà, ma ho l’impressione che si possano mettere in movimento dei cerchi concentrici: noi facciamo una cosa piccolissima, una piccola goccia che cade su uno specchio d’acqua e fa un cerchietto piccolo. Però anche con l’esperienza di Repubblica Nomade abbiamo visto che anno dopo anno questo cerchietto piccolo crea via, via dei cerchi sempre più grandi che si allargano.Bosnia-Erzegovina-Mrkonjic-Grad-Jajce_netto_89-copia

Repubblica Nomade ha un sogno?

In questi ultimi anni è successo un fatto incredibile che non è stato registrato con la dovuta attenzione dai media: in Italia, come anche in altri Paesi d’altronde, in poco tempo un numero enorme di persone si è messo a camminare. Ciascuno per motivi diversi: chi per conoscere meglio il Paese, chi l’ha fatto per il benessere fisico, il fatto è che un gran numero di persone recentemente ha scelto questo modo di viaggiare. Questo è un segnale molto forte. Vuol dire che le persone dentro di loro hanno sentito il desiderio di riprendere in mano la propria vita, rimettere in assetto il proprio cervello/il cuore/gli arti, sentirsi attive, protagoniste della propria vita e non semplicemente gente che ogni tanto dà una delega elettorale o di altro tipo. Questo è un fatto di grande significato, a me piacerebbe molto che un giorno o l’altro molte o solo alcune di queste persone che si sono messe a camminare, per una settimana, 10/20 gg., facessero un enorme cammino insieme, anche con i propri animali, con le proprie cucine da campo, spostandosi come una vera e propria carovana, per dire che in Italia non c’è solo la frustrazione, la pena, la disillusione continua, il disinganno permanente, o “la strage delle illusioni” come la chiamava Leopardi, ma che in Italia stanno succedendo delle cose nuove. Sarebbe bello se questi gruppi dimenticassero per un po’ i loro assetti interni e organizzativi e se ne fregassero di tutto quanto per fare qualcosa di eclatante, segnando tutti insieme la nascita di un movimento nuovo e inaspettato che ha preso forma in Italia in questi ultimi anni.

 

Intervista: Veronica Tarozzi e Paolo Cignini
Realizzazione video: Paolo Cignini

Fone: http://www.italiachecambia.org/2017/06/io-faccio-cosi-170-repubblica-nomade-cammino-verso-nuova-societa/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

 

Luca Gianotti: viaggiare a piedi per trovare (anche) se stessi

Vivere il territorio a ritmi lenti e in profondità, conoscere l’altro e guardarsi dentro. È questa l’idea ispiratrice della Compagnia dei Cammini, associazione che lavora per diffondere la cultura del camminare nel nostro Paese, proponendo viaggi a piedi in aree mediterranee.

“Ho iniziato poco dopo l’adolescenza, e in breve tempo ho scoperto i benefici del camminare. È nata così una passione che oggi occupa un posto centrale nella mia vita”. Comincia così il racconto di Luca Gianotti, coordinatore della Compagnia dei Cammini, nata dalla precedente esperienza de “La Boscaglia” e in linea con la sua filosofia ed i suoi valori. L’associazione propone viaggi a piedi, anche in compagnia degli asinelli, viaggi in barca a vela con trekking e viaggi di Deep walking con esperienze di meditazione camminata. Ogni anno, inoltre, viene organizzata la camminata evento “Compagni di Cammino” , che lo scorso anno ha condotto le guide ed i viandanti sui passi della Sicilia virtuosa  e che il prossimo novembre sbarcherà in Puglia, terra generosa e in gran fermento.1781950_611358848934048_1249352089_n

Per la Compagnia dei Cammini fare turismo responsabile significa rispettare la natura, non inquinare, tutelare la salute, valorizzare l’economia solidale, preferire il cibo biologico, naturale e locale. A differenza di molti tour operator che propongono tra i servizi il trasporto dei bagagli dei viaggiatori, chi viaggia con la Compagnia dei Cammini porta con sé soltanto uno zaino. “Lo zaino – spiega Luca Gianotti – ti fa sentire libero, puoi fermarti in ogni momento, dormire in tenda o sotto le stelle, anche se molte volte le persone fanno fatica ad entrare in contatto con il loro lato più selvatico. Inoltre, camminare con soli 6-7 chili sulle spalle che contengono tutto il necessario per viaggiare anche per un mese ti fa acquisire la consapevolezza, una volta tornati a casa, della quantità di cose di cui ci circondiamo e di quanto queste non servono e non ci recano felicità”. Spesso chi decide di mettersi in cammino intraprende il viaggio da solo ma in breve tempo si crea un legame forte con gli altri viandanti. “Il camminare – ci spiega Gianotti – ha il potere forte di creare il gruppo: spesso si arriva da soli e ci si mette in gioco, ma in due o tre giorni condividendo emozioni, fatiche e momenti positivi si crea subito il gruppo che, per il periodo del viaggio, diviene una sorta di organismo vivente a se stante. Così come per il benessere di un corpo ogni parte deve essere in salute, allo stesso modo per generare disarmonia in un gruppo basta che una sola persona non stia bene”.10730773_766484063421525_6649220928142959151_n

Fondamentale è dunque la consapevolezza delle persone riguardo al tipo di esperienza che si apprestano a vivere. Per questo motivo lo staff della Compagnia dei Cammini ritiene importante entrare in contatto diretto con coloro che sono interessati ai viaggi, al fine di avere un confronto sulle aspettative e motivazioni di ognuno. Inoltre, sul sito dell’associazione è disponibile un decalogo  scritto da Luca Gianotti che ben riassume la filosofia del camminare. Prima regola? Liberarsi dalle ansie della quotidianità e lasciarle a casa. Soltanto così, infatti, è possibile scoprire il vero valore del cammino: l’incontro con il territorio, con gli altri viandanti, con le persone che vivono nei luoghi in cui si cammina… e con se stessi.10404240_715338328536099_2352555457413100082_n

Il viaggio a piedi, così inteso, costituisce anche un’occasione di ricerca interiore, guidati dalla bellezza del silenzio, dai suoni della natura, dai rumori dei propri passi e respiri. In questo senso, come evidenzia Luca Gianotti, la riscoperta del Cammino di Santiago di Compostela ha segnato una svolta epocale. “Negli ultimi anni si è ampliato il numero di persone che si mettono in cammino ed è aumentato il bisogno interiore di camminare per capire se stessi, oltre al mondo che ci circonda. Soprattutto per noi occidentali, più irrequieti e meno abituati alla meditazione, il cammino diventa così anche uno strumento per compiere un lavoro spirituale”.10614331_772983172771614_3057065503897482961_n

Come ha scritto Luca Gianotti nel libro “L’arte del camminare”, “camminare lento significa saper vivere il presente senza fretta, godersi il cammino fermandosi a osservare un fiore o a scambiare due parole con un contadino, sapendo che siccome abbiamo la tenda con noi, e qualche cibo di scorta, possiamo anche far tardi, nessuno ci aspetta, non corriamo nessun rischio. Per questo i cammini in completa autonomia, in libertà, nei quali il nostro zaino diventa la nostra casa, nei quali abbiamo con noi la tenda, i viveri, il necessario, sono i più terapeutici. Possiamo fermarci quando vogliamo”.

Visualizza La Compagnia dei Cammini sulla Mappa dell’Italia che Cambia

Il sito de La Compagnia dei Cammini

Fonte:italiachecambia.org

Viaggiare con lentezza, torna a Monteriggioni il Festival della Viandanza

Dal 31 maggio al 2 giugno si terrà a Monteriggioni, in provincia di Siena, la seconda edizione del Festival della Viandanza, evento aperto a tutti lungo il principale itinerario di viandanza italiano, la via Francigena. Il festival è dedicato a chi ama viaggiare con lentezza, in particolare a piedi e in bicicletta.viaggio_lento

Dopo il successo della prima edizione torna a Monteriggioni, nel cuore della Via Francigena, il festival dedicato a chi ama viaggiare con lentezza, soprattutto a piedi e in bicicletta: più di cento ospiti, tra cui Moni Ovadia, Têtes de Bois, Sergio Staino, e poi lezioni di viaggio lento all’ombra degli ulivi, viandanze in natura, decine di eventi – tutti gratuiti – all’insegna dell’amicizia. “I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma quello che noi siamo”, scrive il grande poeta portoghese Fernando Pessoa. Proprio a partire da questa riflessione si snoderà la seconda edizione del Festival della Viandanza, dopo essersi concentrato, nella prima, sul senso dell’accoglienza, supportato dalla presenza di ospiti del calibro di Paolo Rumiz, Erri De Luca e Ambrogio Sparagna. Tutta l’attenzione sarà data ai viaggiatori, dai più piccoli – i bambini, i disabili, chi non ha ancora trovato il coraggio di partire – ai grandi esperti, che hanno solcato in lungo e in largo i continenti, e allo stesso tempo ai viaggi, siano passeggiate in città, gite fuori porta in bicicletta, o traversate di settimane, perché non c’è differenza tra grande e piccolo: ciò che conta è mettersi in discussione, aprire la porta di casa, andare, a prescindere dalla meta. Sarà un festival inclusivo e non esclusivo, con lezioni di viaggio lento aperte a tutti, all’ombra degli ulivi nel Giardino dei Lenti Viaggiatori, a cui si affiancheranno racconti e fiabe per bambini e famiglie in compagnia degli asinelli di Massimo Montanari, nel Giardino dei Somarelli, e poi incontri all’aria aperta, distesi sull’erba o in marcia, in cui si affronterà non solo il punto di vista del viaggiatore, ma anche quello della viaggiatrice a piedi, con le testimonianze di scrittrici giramondo come Carla de Bernardi, Roberta Ferraris, Valentina Scaglia, e di coloro che – come Marco Pastonesi e Alfredo Bellini – al posto dei piedi hanno i pedali. Sarà inclusivo anche perché coinvolgerà realtà del territorio toscano che da anni promuovono, con passione e generosità, la tutela del paesaggio, la manutenzione degli itinerari, la filosofia della lentezza.festival_viandanza_1

Sarà un festival civile, che celebrerà degnamente la Festa della Repubblica. Inizierà con una camminata collettiva da Colle Val d’Elsa a Monteriggioni, intitolata la Francigena che vorremmo, in cui i viandanti dialogheranno con gli amministratori che si occupano della Via Francigena. Ci saranno quindi incontri dedicati alle viandanze realizzate in contesti urbani, nelle periferie, in natura, in Italia e all’estero, con autori come Wu Ming 2, Gianni Biondillo, Filippo Tuena, Davide Sapienza, Franco Michieli e molti altri. Sarà lanciato il Manifesto della Lentezza, una piattaforma di idee e proposte concrete – alla quale prenderanno parte promotori di importanti progetti culturali lenti, tra i quali Albano Marcarini, Adriano Labbucci, Paolo Piacentini, Gianluca Migliavacca, Riccardo Carnovalini – finalizzata all’affermazione dei diritti di chi viaggia con mezzi a basso impatto, perennemente in lotta con il traffico a motore, con il passaggio nelle proprietà private o la difficoltà ad incontrare una rete di accoglienza low cost. Sarà un festival spettacolare: la serata del 31 maggio vedrà sul palco i Têtes de Bois, i quali accompagnati dai disegni live di Sergio Staino daranno vita ad un concerto pensato appositamente per il Festival della Viandanza. Ai Têtes de Bois, appassionati cultori del viaggio in bicicletta, farà da contraltare, la sera del 1 giugno, lo spettacolo Senza confini. Ebrei e zingari, di Moni Ovadia, che porterà nella piazza principale di Monteriggioni le parole e i suoni di popoli costretti per secoli ad essere nomadi, popoli in tutto e per tutto ma senza burocrazie, senza eserciti, sospesi tra cielo e terra, a cavallo dei confini. E ci sarà spazio per i giovani: più di trenta allievi delle scuole di recitazione del Teatro Metastasio di Prato e del Theatre Ecole D’Aquitaine, in cammino per cinque settimane da Prato ad Agen, in Francia, metteranno in scena due novelle del Boccaccio.viaggio_bici

Sarà un festival di sobrietà, sostenibilità, condivisione, nuovi stili di vita. Ad Altopascio, nell’anteprima del 26 maggio, Elena Guerrini porterà in piazza i suoi Orti insorti, uno spettacolo di teatro a baratto, al quale per partecipare il pubblico dovrà “pagare” portando in dono dei generi alimentari. Luca Gianotti e Italo Bertolasi inviteranno il pubblico a meditare camminando all’alba e di notte. Durante il week-end si potranno consumare pasti frugali a km zero, e sarà possibile trovare il proprio compagno di viandanza ideale grazie all’Albero dei Desideri, perché, come scrive Robert Louis Stevenson: “il massimo che possiamo aspettarci dal nostro viaggio è di trovare un amico sincero”. Sarà un festival itinerante ancora prima di cominciare, grazie ai viaggi di avvicinamento. Se l’anno scorso è stato lanciato il Pedibus, che in tre settimane ha raggiunto Monteriggioni permettendo a chiunque di “salire a bordo” e macinare centinaia di km di sentieri, quest’anno i viaggi si moltiplicano, tutti lungo la Via Francigena: in bicicletta dal Passo Cisa, confine naturale tra Emilia Romagna e Toscana, sotto la guida di Fabio Masotti. A piedi invece partiranno due gruppi: uno di camminatrici, il 26 Maggio da Altopascio, al termine di una giornata di anteprima dedicata all’accoglienza e ai nuovi itinerari di viandanza, e l’altro, costituito da giornalisti e bloggers, il 27 Maggio da Radicofani, l’ultima tappa della Francigena toscana prima dell’entrata nel Lazio. Il Festival della Viandanza è realizzato da itinerAria con il sostegno della Regione Toscana e di Toscana Promozione, e con il contributo del Comune di Monteriggioni, del Comune di Altopascio (per l’anteprima), della Provincia di Siena (per la realizzazione del cammino di avvicinamento da Radicofani a Monteriggioni), con la collaborazione del Movimento Lento e di molte altre associazioni, case editrici, enti operanti nel mondo del viaggio lento. Fa parte del Festival Europeo della Via Francigena, ed ha il patrocinio dell’Associazione Europea delle Vie Francigene. Unire, mai dividere: un motto imprescindibile per una rassegna unica nel suo genere.

Fonte: il cambiamento

L'arte del Camminare

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