Amianto e catrame nelle campagne dei pomodorini Dop

Le pendici del Vesuvio sono state utilizzate per decenni come discarica abusiva dalle ecomafie: ora Noe e Corpo Forestale stanno facendo riemergere i rifiuti tossici.

Rifiuti tossici all’interno del Parco Nazionale, a due passi dai campi dove si coltivano i pomodorini Dop, i famosi pomodorini del piennolo del Vesuvio, una dei prodotti più antichi e tipici dell’agricoltura campana. Gli investigatori del Noe e del Corpo forestale dello Stato hanno iniziato a scavare la scorsa settimana trovando di tutto: bidoni arrugginiti da cui fuoriesce un liquido nero, residui di catrame, chili e chili di amianto, liquami, scarti della lavorazione del pellame, veleni sversati abusivamente per quasi quarant’anni. Sono riemersi addirittura i resti di un camion adibito al trasporto di rifiuti tossici. Carabinieri e corpo forestale sono arrivati a Cava Montone dopo che comitati e cittadini della zona ne hanno sollecitato l’intervento con un esposto: a guidare il primo sopralluogo della magistratura è stato Claudio Basso, giovane pm della sezione ambiente della procura napoletana. Gli ettari di terreno interessati dall’indagine e dal dissotterramento sono 10 e, secondo quanto riferito dagli abitanti della zona, nella Cava Montone i rifiuti sono sepolti fino a 40 metri di profondità. Secondo il comandante del Corpo Forestale Sergio Costa i pomodorini Dop non corrono rischi:

Questa è una zona importante non solo dal punto di vista paesaggistico e turistico ma anche per i prodotti pregiati che vengono coltivati. Per questo è stato disposto un controllo straordinario sui terreni e i prodotti della zona a garanzia del consumatore. L’area è circoscritta e non c’è nulla da temere. I pomodori del Vesuvio sono sicuramente salvi perché non crescono solo in quest’area.

Per rintracciare i rifiuti tossici, è stato utilizzato un metodo investigativo che prevede l’incrocio dei dati ottenuti con un magnetometro capace di tracciare i rifiuti nel terreno. Per i comitati dei cittadini questo è solo l’inizio, perché

la gente che si è ammalata è tantissima. Contiamo i morti ogni settimana. Non dobbiamo mettere la testa nel sacco, qui c’è terreno coltivato, noi mangiamo questi prodotti e molte di queste cose finiscono nella grande distribuzione,

come spiega Mariella Cozzolino dell’associazione “Liberiamoci dal male”.

Così come per la non lontana Terra dei Fuochi, anche ciò che accade alle pendici del Vesuvio non riguarda solamente i suoi abitanti. A pagare il conto di coloro che hanno inquinato le campagne campane non sono più soltanto i locali, ma tutti.450965461-586x400

Fonte:  Corriere

© Foto Getty Images

Pompei e Vesuvio: parte la raccolta differenziata con 80 isole ecologiche

Nel sito Archeologico di Pompei e nel Parco Nazionale del Vesuvio il Conai ha installato 80 isole ecologiche e totem informativi che aiuteranno i turisti a differenziare i rifiuti per salvaguardare dei siti che ogni anno accolgono 2.500.000 visitatori.

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La differenza è dell’ospite, l’indifferenza del barbaro”. Con questo messaggio parte il 17 marzo il progetto per potenziare la raccolta differenziata nel sito Archeologico di Pompei e nel Parco Nazionale del Vesuvio, realizzato da Conai, Consorzio Nazionale Imballaggi, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, della Regione Campania, del Parco Nazionale Vesuvio e di Legambiente Campania. “Il Conai è un ente che garantisce a Istituzioni e Governo che vengano perseguiti e raggiunti gli obiettivi di riciclo di rifiuti di imballaggio raccolti in maniera differenziata: quello del Conai qui in Campania e nel sud d’Italia è un impegno civile da parte di un’organizzazione che, pur avendo personalità giuridica di diritto privato, sente forte la responsabilità di intervenire in luoghi così educativi della storia del nostro Paese”, ha detto Roberto De Santis, Presidente del Conai presentando le 80 mini isole brevettate per la raccolta differenziata e realizzate in plastica riciclata che sono in parte già state posizionate all’interno del sito di Pompei. Di queste, 60 mini isole verranno impiegate per conferire imballaggi in plastica e metalli, imballaggi in carta e cartone, e indifferenziato in 3 sezioni distinte; le altre 20 verranno invece utilizzate per conferire imballaggi in vetro e rifiuto organico. Negli scavi di Pompei, il 2° sito più visitato in Italia con circa 2.500.000 turisti all’anno, e nel Parco Nazionale del Vesuvio, che accoglie invece 500.0000 turisti ogni anno, sono stati installati 25 totem informativi e istituzionali; inoltre, sulle bacheche, localizzate nel Parco Nazionale del Vesuvio, vengono raccontati i materiali con un confronto fra il loro utilizzo nella storia e il processo di lavorazione oggi di ciascuno di essi. “È questa la rotta che dobbiamo seguire: meno grandi opere e più tutela e protezione dei nostri gioielli culturali”, ha detto Michele Buonomo, Presidente di Legambiente Campania. “Potenziare la raccolta differenziata dei rifiuti all’interno dell’area archeologica tra le più importanti al mondo, non a caso dichiarata dall’Unesco ‘patrimonio dell’Umanità’, nonché nell’area del parco del Vesuvio – ha aggiunto – rappresenta un chiaro segnale dopo anni di incuria e abbandono. I crolli e il degrado che hanno in passato violentato questa ricchezza non devono più ripetersi”. Ai visitatori sul Vesuvio, all’atto di acquisto del ticket di ingresso, verrà anche consegnata una shopper compostabile che sarà utilizzato dall’utente per conservare, per tutta la durata della visita, i propri rifiuti. Questi ultimi, alla fine del percorso, verranno conferiti dai turisti in appositi contenitori. “Un anno fa, il Governo ha cominciato la sua opera in maniera molto turbolenta in Campania con l’incombenza dei rifiuti che sembrava irrisolvibile”, ha detto Corrado Clini, Ministro dell’Ambiente. “Le Istituzioni competenti, me compreso, hanno convenuto che la scelta prioritaria per uscire dall’emergenza era quella di potenziare e rafforzare la raccolta differenziata di rifiuti e il recupero del materiale di scarto: non era una scelta facile in un territorio non attrezzato e in cui il ruolo della malavita organizzata ha reso difficile il compito del Governo Oggi – ha sottolineato Clini – a fronte dei numeri che mostrano una Regione arrivata al 45% di raccolta differenziata, possiamo dire però di aver raggiunto dei risultati insperati. A Pompei stiamo facendo qualcosa di concreto così come nel resto della Campania, portando avanti un programma di raccolta differenziata in un posto simbolico in Italia e nel mondo per la cultura: dobbiamo proteggere e valorizzare il patrimonio culturale, ma lo scopo è anche quello di migliorare la vita intorno al sito archeologico, di far crescere la percentuale della raccolta differenziata e di rendere i cittadini partecipi di un percorso di crescita e consapevolezza della cura dell’ambiente, di fermare la malavita organizzata che cresce solo se non c’è capacità di risolvere i problemi. Occorre dunque – ha concluso il Ministro – continuare con determinazione e coraggio su questa strada per sanare questi territori e il resto del Paese”.

Fonte. Eco dalle città