Vegani non si nasce. E se lo si diventa non ci dev’essere posto per l’esclusione e l’intolleranza

In un range piuttosto ampio di accuse, epiteti e giudizi che vanno dal sentimentalismo ingenuo e sempliciotto (quando va bene) al naziveganesimo estremista e pericoloso (quando va male), si configura e cerca di emergere non senza difficoltà il movimento vegan e l’idea che lo ha fatto nascere e che lo sostiene.9618-10387

Sono tempi duri e sensibilizzare all’antispecismo, al rispetto degli animali e a una possibile alimentazione diversa non è opera facile. Si combatte contro il piacere, il gusto, la tradizione, l’abitudine, i sapori della nonna di quando eravamo bambini e la cultura che ci ha cresciuto a suon di bistecche di cui non si può fare a meno in alcun modo, pena gravissime conseguenze sulla nostra salute. Si combatte, appunto. Sostanzialmente ci crediamo in guerra e dall’altra parte della barricata ci sono “the others”: i carnivori, gli onnivori o come li si voglia chiamare. Che poi non sono altro che esattamente noi. Già. Proprio noi solo qualche mese o qualche anno fa.  Nessuno tra noi, infatti, se non un’infinitesimale percentuale, è nato vegano. E neppure vegetariano. Alcuni non possono neppure parlare di mesi. Bastano poche settimane, in realtà, se non giorni per imbracciare le armi della ragione, del giudizio e del distacco. E mettersi finalmente dalla parte dei giusti.

Ma contro chi combattiamo? Chi sono gli onnivori se non esattamente quella parte di noi che adesso disconosciamo? Chi sono se non i nostri amici, parenti, fratelli, genitori, colleghi, mariti, mogli, figli, compagni? Chi sono quelli da cui ci crediamo tanto diversi? Chi sono quelli che ci danno degli ignoranti (sempre quando va bene) o dei violenti che vogliono imporre agli altri la loro volontà (sempre quando va male)? Sono quelli che non sono migliori di noi. E, spiace dirlo, non sono neanche peggiori. Già. Perché diventare vegani non cambia il nostro DNA, non ci rende persone migliori né più sensibili o convinte di quello che diciamo e facciamo. Viviamo in un mondo di parti contrapposte perché è di questo che abbiamo bisogno: appartenere a qualcosa, a qualcuno, a un’idea e poi difenderla a spada tratta, non importa a costo di cosa, senza pensare mai né riflettere se non su quel nostro unico e intoccabile pensiero. Ci confortiamo delle nostre stesse reciproche carezze, facciamo bandiere delle nostre mancanze, dei nostri amori rovinati miseramente nei burroni della nostra vita a lasciarci esanimi e indifferenti agli altri esseri umani. Gli animali fanno all’uopo, in un numero impressionante di noi, per scaldare i nostri letti freddi d’inverno e per darci un senso che non abbiamo ancora trovato, un senso facile, senza confronti alla pari, quelli veri, difficili, durissimi. E quel senso è lo stesso di un ideale qualunque, positivo o negativo (chissenefrega) dalla squadra del cuore al partito di estrema qualcosa. Perché noi siamo anche questo se ci siamo ridotti all’odio dei baluardi e delle trincee, agli insulti quando aperti e dal profondo di un cuore traboccante di rabbia e quando sottesi, superiori, sottili, taglienti. I social ci hanno aiutato. Niente da dire. Ma quanto c’è di vegano nella militanza, nelle imboscate, nel disprezzo, nell’odio dichiarato, negli anatemi lanciati a destra e a manca? Quanto di vegano e quanto di altro e di profondamente nostro, irrisolto e lontano da ogni principio a cui ci vantiamo di ispirarci?

Il veganesimo non esiste. E’ un concetto artificiale, figlio della stessa società che ci ha nutrito da carnivori convinti. Tutti. E’ figlio e diretta conseguenza della mentalità del profitto che ha immaginato e poi realizzato i campi di sterminio animale che sono sotto i nostri occhi indifferenti e che scegliamo di non voler vedere. Sono gli stessi allevamenti intensivi come forma di sfruttamento ignobile e senza limiti che hanno indirettamente e reso urgente e necessaria una coscienza vegan. Altrimenti non esisteremmo. E sarebbe un bene. Siamo arroccati nei nostri motivi, nei nostri stessi limiti che però possiamo spiegare. Sempre allo stesso modo. Ma attenzione allo specchio che ci fanno quelli dall’altra parte della barricata. E non soltanto perché i primi clienti dei mattatoi siamo noi per nutrire i nostri animali da compagnia. Ci siamo costretti? Può darsi. Ma anche gli animali chiusi nei nostri appartamenti per tutta la vita a farsi un destino che non hanno scelto, sono figli del nostro modo di vivere e di vedere il mondo che ci circonda al nostro servizio. E’ così che va la nostra società: piena, pienissima di contraddizioni e di difficoltà. Piena di prove da spiegare e reti nelle cui maglie ci troviamo impigliati e inermi senza poterci più liberare. Facciamo a meno di considerarci dall’altra parte di una qualunque cosa. Ci siamo dentro, ci siamo in mezzo e non ne usciremo tanto facilmente. Tutti. Lo sfruttamento animale è solo un piccolo tassello del disastro che l’uomo è stato capace di immaginare e realizzare. E ne siamo tutti parte e responsabili. Tutti. Anche noi. Anche adesso. Il rispetto, l’accoglienza, l’empatia, la comprensione, l’esempio devono far parte dell’etica vegana. Non c’è posto per l’esclusione, per l’insulto, per l’odio che radicalizza tutti a difendere un’idea più che a spiegarsi e ad ascoltare ragioni, paure, ignoranza. Da ogni parte. Senza questo impegno il veganesimo è destinato a diventare, pur con grandi successi, vincite e battaglie di cui andar fieri, nient’altro che una bandiera, un territorio conquistato di cui difendere i confini e in cui ritrovare i nostri simili, sordi al confronto con gli altri.

Fonte: ilcambiamento.it

 

Formaggio vegano con lievito di birra e proteine umane che non convince i vegani

E’ stato presentato il Real Vegan Cheese, un formaggio nato in laboratorio grazie all’uso di lievito di birra. Non è però OGM e nessun animale ha sofferto per la sua produzione. Eppure non sembra convincere i vegani.

Qualche giorno fa è stato presentato ufficialmente il progetto del primo formaggio creuelty free e definito dai suoi inventori come veramente vegano perché prodotto in laboratorio grazie al lievito di birra. Il progetto per la produzione di un formaggio che ricorderà il Gouda, è stato finanziato on line attraverso IndieGoGo raccogliendo oltre 37 mila dollari rispetto ai 15 mila dollari fissati per avviare le sperimentazioni. Si chiama Real Vegan Cheese e ha partecipato a iGEM 2014, il concorso dell’ International Genetically Engineered Machine (iGEM) Foundation suscitando curiosità e interesse, peraltro aggiudicandosi il primo premio nella sezione open labs. Il progetto del formaggio vegano è open source e rifiuta la logica del brevetto e abbraccia la cultura del creative commons.milk-carton-and-duckling

 

Il formaggio sintetico nasce nel laboratorio Counter Culture Labs di Oakland e Biocurious in California da un gruppo di scienziati che si definiscono biohacker. In effetti il processo seguito per ottenere il formaggio si basa sulla copia delle proteine animali e umane per cui è usato il lievito. Infatti gli scienziati studiano i genomi animali e scelgono le sequenze genetiche delle proteine del latte che copiano usando il lievito di birra. Dunque, ecco un formaggio prodotto con proteine animali che non provengono però da animali perché copiate e poi combinate con acqua, zucchero e olio vegetale per ottenere del latte che sarà poi trasformato in formaggio. In sostanza la caseina che dà vita al formaggio è copiata con il lievito di birra Saccharomyces cerevisiae . Gli scienziati stanno ingegnerizzando la sintesi di quattro proteine del latte che servono per produrre la caseina: kappa, beta, alpha-s1, e alpha-s2, (in parte bovine e in parte umane) nonché la chinasi un enzima che può aiutare la produzione di un formaggio solido.

La scelta del ricorso alle proteine umane viene spiegata così dagli scienziati:

Siamo passati attraverso numerosi ostacoli e ci siamo sforzati di mantenere questo progetto open source e non-profit. Rappresentiamo qualcosa di diverso – qualcosa di rivoluzionario che porta il potere della scienza al cittadino e che rappresenta lo spirito comunitario. Stiamo cercando di fare qualcosa che fornirà ai vegani, persone intolleranti al lattosio e persone con allergie al latte vaccino di tutto il mondo, una alternativa al formaggio tradizionale.

Stiamo cercando ottenere un vero e proprio formaggio dal lievito di birra con proteine del latte (caseine) e la creazione di un latte artificiale e vegano mescolando lattosio e grassi del latte di sintesi per ottenere un formaggio semi-duro come il Gouda attraverso un processo di caseificazione tradizionale.

In questo modo stiamo creando, non solo, qualcosa che rivoluzionerà l’industria alimentare, ma stiamo anche manifestando il concetto innovativo di laboratori per il cittadino e le comunità; stiamo dando alla gente di ogni età e esperienza la possibilità di conoscere e partecipare a qualcosa di rivoluzionario.

I vantaggi di questa sequenza di proteine, ossia bovine e umane, deriva dal fatto che il formaggio prodotto sarà sicuro per il consumo umano. E’ da precisare che per ora siamo nel campo degli esperimenti di laboratorio e che nessun formaggio prodotto al momento è giudicato commestibile. Prima di arrivare in commercio questo nuovo prodotto dovrà seguire un inter lungo fatto anche di approvazione da parte dell’FDA per gli Usa. Per i vegani (e non solo per loro però) il fatto che nella sequenza di proteine vi sia la presenza di parti umane rappresenta un notevole ostacolo all’accettazione di questo formaggio sintetico. Negli Usa, la comunità vegan, si chiede se sia davvero necessario ricorrere a un formaggio sintetico in cui compaiono anche proteine umane.

Queste le motivazioni degli scienziati che hanno deciso di progettare un formaggio vegano:

Ci sono attualmente oltre 260 milioni di vacche da latte in tutto il mondo, ognuna delle quali produce 115 kg di CO2 equivalente al giorno, pari a circa il 2,7% delle emissioni globali di gass climalternti. In Sud America, Africa ed Asia, la deforestazione è messa in atto per far posto a pascoli e è un problema urgente. Circa l’83% della deforestazione nella foresta amazzonica è utilizzato per i pascoli. Il formaggio Real Cheese vegan intende ridurre la dipendenza su larga scala della produzione di latte per formaggi e prodotti derivati da caseina, sostituendo la vacca da latte con il lievito di birra, Saccharomyces cerevisiae.

Craig Rouskey, lo scienziato ex Novartis dietro il progettocraig-620x350

E’ Craig Rouskey lo scienziato biohacker che è dietro il progetto del formaggio vegano. Nel 2007 ha lasciato la Novartis a San Francisco e ha deciso di dedicarsi a progetti per il bene comune:

E’ nel nostro DNA a pensare che la biologia debba essere utile e aperta al maggior numero di persone, a differenza dei laboratori farmaceutici, che on si muovono senza profitto.

L’industria farmaceutica non fa per lui, dunque, e decide di dedicarsi a progetti che possano fare il bene comune attraverso la biologia cittadina. Infatti tutti i suoi progetti sono finanziati pubblicamente attraverso il corwdfunding. Mette su così una squadra di 40 scienziati per il progetto del Real Vegan Cheese perché sebbene sia diventato vegano non pensa sia possibile rinunciare ai sapori di un formaggio che non sia di origine vegetale (come il tofu, ad esempio). Craig Rouskey lavora a altri progetti di cui e co-fondatore come il Getit per lo studio di una cura contro la Gonorrea , malattia sessualmente trasmissibile e resistente agli antibiotici; Dirige ancora una équipe che lavora a un progetto molto ambizioso: la produzione di un vaccino gratuito contro l’Aids. Il progetto, noto come The Immunity Project è stato finanziato dalle persone che credono in lui con 462.570 dollari sebbene la comunità scientifica non creda sia un progetto possibile. Anzi gli altri scienziati sono infuriati con Rouskey e lo hanno criticato attraverso le pagine di Nature aumentando però la sua popolarità.

  1. Chiedo scusa anticipatamente a tutti se ho commesso qualche errore nella esposizione di questo progetto. E’complesso e ho provato a descrivere il più semplicemente possibile in cosa consita. Se ravvisate errori vi prego di segnalarmeli alla mail suggerimenti@ecoblog.it e provvederò immediatamente alla correzione. Grazie per la collaborazione.

Fonte:  MassreportWedemain
Foto | by Daily Swa Laurel outside of La Paillasse, Paris

 

Vegani non graditi, il parroco nega la sala al Duomo di Castelfranco: “Inducete all’anoressia”

Il parroco del Duomo di Castelfranco vieta la sala per la presentazione di un libro all’associazione Vegani Castellani con una motivazione che ha il sapore del pregiudizio. Il parroco del Duomo di Castelfranco non ha voluto concedere la sala parrocchiale al gruppo Vegani castellani che l’avevano richiesta per organizzare la presentazione di un libro di Aida Vittoria Eltanin poiché:

I comportamenti vegani possono causare problemi seri.INDIA-ENTERTAINMENT-BOLLYWOOD

In sostanza secondo il parroco il veganismo in qualche maniera è da associare all’anoressia. Anzi precisa che:

Ho già risposto loro in forma scritta, non mi pare il caso di parlarne tramite i giornali.

LA DIETA VEGANA E’ SANA ED  E’ PER TUTTI

I membri dell’associazione però non ci stanno a essere etichettati come anoressici e replicano:

A noi Vegani Castellani sembra inoltre assurdo che questa critica ci arrivi da un esponente di una chiesa che per chiedere grazie e fare penitenze da secoli si serve dello strumento del digiuno. Una ragazza anoressica non potrebbe forse fingersi penitente per mascherare la sua malattia? Sembra che questo dettaglio a Don Adriano sia sfuggito.Forse perché le sue considerazioni non derivano dal monitoraggio di un reale rischio, ma dal triste pregiudizio di chi non conosce.

Dunque nel merito della scelta vegana e della sua dieta regna sovrano il pregiudizio. In alto il video di Franck Medrano atleta vegano che dimostra con la sua forza fisica come l’alimentazione priva di carne e derivati animali non vada a inficiare le prestazioni fisiche. Anzi, PETA ci presentò qualche tempo fa Jim Morris leggenda del Body Buiding che oggi a 78 anni vanta ancora uno splendido fisico grazie all’alimentazione vegana.

Fonte:  Oggi Treviso

La pubblicità vegan che spacca gli Stati Uniti

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Lo spot “The Scarecrow” della catena di ristoranti messicani Chipotle scatena un dibattito per l’utilizzo del vegetarianismo per veicolare un brand che annovera nei propri menu anche la carne

In poco più di un mese la pubblicità in computer animation The Scarecrow della catena messicana di ristoranti Chipotle ha spaccato in due l’opinione pubblica. La storia è quella di uno spaventapasseri che lavora per la Crowd Food Incorporated, in una città distopica governata da grandi corvi meccanici. Lo spaventapasseri rappresenta il proletariato rurale che arriva nella città per lavorare. Il video di 3’22” è un viaggio nella coscienza dello spaventapasseri che prende atto della crudeltà degli allevamenti intensivi di mucche e di polli. Nella seconda parte lo spaventapasseri torna a casa affranto e inizia a cogliere i frutti della terra, a partire dal peperoncino che è il simbolo della nota catena messicana. E così decide di aprire un piccolo banco di cibi vegetariani campeggiato dalla scritta “Cultivate a better world”. In poco più di un mese la pubblicità è diventata un vero e proprio caso mediatico, totalizzando oltre 7 milioni di visualizzazioni, una cifra davvero altissima per una pubblicità. Sulla stampa americana si è aperto il dibattito. Se la morale vegana ha fatto breccia nel cuore degli spettatori più superficiali, non sono mancate le critiche di chi ha sottolineato come nei ristoranti Chipotle vengano serviti anche piatti di carne. Negli Stati Uniti i consumatori di carne rappresentano il 93% della popolazione. A differenza della dieta mediterranea, in cui la carne rappresenta una parte minoritaria della bilancia alimentare rispetto a cereali lavorati, frutta e verdura, negli Stati Uniti la carne è la base dell’alimentazione. I vegetariani e i vegani – fra cui va annoverata la cantante Fiona Apple che presta la voce a “Pure Immagination”, colonna sonora dello spot – sono appena il 7% della popolazione statunitense. E allora ecco alzarsi una levata di scudi contro lo spaventapasseri. Su Salon David Sirota ha criticato Chipotle che utilizza un’immagine vegetariana per vendere (anche) i suoi famosiburritos. Il sito Funny or Die ha ironizzato sulla logica mercantile perfettamente confezionata dalla catena di ristoranti messicani con una video-parodia. Ancor più ironico è l’attacco di Alexandra Petri su Washington Post: “Questa (pubblicità, ndr) non mi fa venire voglia di magiare da Chipotle. Mi fa venire voglia di rannicchiarmi in un coma vegano e non mangiare mai più”.

La critica a colossi come Mc Donald’s e Burger King è feroce, il prodotto – come dicevamo – è confezionato molto bene, con un’animazione strappalacrime e un fulcro del racconto più che nobile, peccato che per smascherare il trucco e una certa goffaggine del marketing, basti consultare il menu di un qualsiasi punto vendita Chipotle. Anche se dalla casa madre fanno sapere che la carne utilizzata nella catena è allevata secondo criteri di eticità e sostenibilità. Ma il messaggio che passa nel cartoon è che dallo spaventapasseri la carne non si mangia e ci sono solo colorate verdure. È il marketing, bellezza!

Fonte: Youtube

 

Stili alimentari: a scuola “vegani per un giorno”

In occasione della Settimana Vegetariana, Milano Ristorazione propone un menù vegano ai 75.000 bambini delle 450 scuole milanesi servite. Grano saraceno, crema di zucca e zucchine; insalata con tofu e olive; frutta. E durante l’anno l’integrazione a scuola si fa anche con i menù siciliano, milanese, peruviano, cinese e medio-orientale376409

Martedì 1 ottobre sorpresa nel piatto di 75.000 bambini milanesi; quelli dei 457 istituti scolastici pubblici – dalle materne alle medie – serviti a pranzo da Milano Ristorazione. In realtà la giornata era stata ben preannunciata, anche con un volantino spedito a tutte le famiglie, così come si è fatto in altre giornate di integrazione alimentare.  Abbiamo chiesto a Milano Ristorazione il significato e la portata di queste iniziative. Non è la prima volta che organizziamo delle giornate di integrazione alimentare, per aprire i bambini alla scoperta di altre cucine e stili di vita. Abbiamo già fatto i menù etnici, con le giornate di cucina milanese, peruviane e cinese; sono in programma quelle medio-orientale, siciliana e greca. In occasione della Settimana Vegetariana, abbiamo voluto proporre un menù diverso,non solo vegetariano come fatto altre volte, ma addirittura vegano, quindi senza nemmeno derivati animali come uova e latte.
E com’è andata? La “dieta vegana” si sta molto diffondendo ma non è semplice da fare e da mantenere, nemmeno per gli adulti …E’ vero, ma in fondo anche uno dei piatti più tradizionali italiani, come la pasta al pomodoro con basilico, è vegano, se non gli aggiungi il parmigiano. Comunque questo è stato il menù di oggi: come primo, “grano saraceno con crema di zucca e zucchine”; come secondo, “insalata verde con tofu e olive”, poi la frutta. La scelta del grano saraceno è stata fatta anche per i bambini celiaci, perché non contiene glutine. E con il menù vegano, non si hanno problemi nemmeno per i tanti bambini allergici al latte. Bambini contenti?
Molto incuriositi ed è piaciuto molto il grano saraceno, una scoperta. Qualche perplessità tra le famiglie c’è stata, ma siamo sicuri che queste sperimentazioni aiutino ad aprire al nuovo, anche a tavola. E in generale, durante i menù etnici, i bambini sono molto contenti quando ritrovano in quello che mangiano, un po’ delle loro radici e abitudini.

 

Fonte: ecodallecittà

Vegani vs Carnivori: chi frequenta chi?

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l numero di vegetariani e vegani nel mondo è in costante aumento. Ma cosa succede se un sostenitore della dieta cruelty-free incontra un partner carnivoro?

Ce lo rivela un sondaggio di Today.com pubblicato da Forbes, il quale evidenzia in modo piuttosto netto come oltre il 30% degli onnivori dichiarerebbe di non voler frequentare un vegetariano o vegano se ne avesse la possibilità.

Intervistando un campione di oltre 4.000 persone, sia maschi che femmine e di età compresa tra i 18 e i 75 anniil 96% dei vegetariani e vegani sostiene, invece, di non aver problemi all’idea di intraprendere una relazione amorosa con un carnivoro.

I perché di una tale ‘discriminazione’ ai danni del mondo veg potrebbero essere molteplici, primo tra tutti la paura dei carnivori di sentirsi additati e continuamente sottoposti a giudizio per le proprie abitudini alimentari. Molti infatti hanno dichiarato che gli amici vegetariani e vegani li sottopongono continuamente a pressioni psicologiche sulla loro dieta e stile di vita, che non hanno nulla del confronto intelligente tra due opposti punti di vista.

D’altra parte sembrerebbe che i vegetariani e vegani ambiscano a frequentare chi non la pensa come loro proprio perché sono fortemente attratti dalla possibilità di convertire il partner al proprio modo di vedere.

Noi pensiamo che in medio stat virtus: in fondo una maggiore apertura reciproca potrebbe consentire di trovare un punto di incontro per evitare discriminazioni amorose di sorta.

Insomma ci auspichiamo che i vegani siano meno pronti a puntare il dito ed ergersi sul piedistallo della virtù ed i carnivori siano più disposti a comprendere una prospettiva diversa dalla propria.

Fonte: tuttogreen

Carnivori vs Vegani: chi inquina di più?

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Il Rapporto Italia Eurispes ha evidenziato come l’attuale sistema agroindustriale italiano consumi più energia di quanta ne riesca a produrre. Il rapporto mette in luce come il contributo alle emissioni provenienti da questo settore in Italia sia pari a 104 gigatonnellate di CO2, il 18,8% del totale nazionale. Secondo Gianluca Felicetti, presidente LAV, e Franco Bergamaschi, co-fondatore dell’Erbolario: «Se adottassimo sia nella ristorazione privata, sia in quella collettiva un menù completamente vegetale un giorno alla settimana, realizzeremmo un importante abbattimento delle emissioni di gas serra e dell’impiego delle risorse idriche». Ciò perché «Ogni pasto tutto vegetale permette di risparmiare 1.656 grammi di emissioni equivalenti di CO2 e acqua pari a 32 docce rispetto a un menù con carne». Insomma, se facciamo due conti, il risparmio in termini di emissioni di uno stile di vita Vegan è enorme: «Un anno di MercoledìVeg (l’iniziativa della LAV per una scelta alimentare responsabile ndr), dal punto di vista individuale, significherebbe che ciascuno di noi risparmierebbe l’equivalente del consumo di una lampadina accesa ininterrottamente per 277 giorni. Se tutti gli italiani adottassero il mercoledìVeg, in un anno risparmieremmo acqua pari a oltre 3 milioni di piscine olimpioniche ed emissioni di CO2 pari a 180.822 giri intorno all’Italia percorsi con un Suv. Oltre alle vite di decine di milioni di animali» conclude Felicetti. Ma al di là dell’anidride carbonica, la dieta vegetale è per l’individuo molto più salutare di quella onnivora. Statistiche rivelano come i vegetariani vivano più a lungo degli onnivori. L’oncologo Umberto Veronesi, vegetariano convinto e sostenitore dell’alimentazione vegetariana, spiega che «Il 30% dei tumori è dovuto a un’alimentazione troppo ricca di grassi saturi, quelli di origine animale. Al contrario frutta e verdura sono scrigni di preziose sostanze che consentono di neutralizzare gli agenti cancerogeni, di “diluirne” la formazione e di ridurre la proliferazione delle cellule malate». Insomma ci dicono “mangiate vegetariano e salverete voi stessi e il Pianeta”. Fosse facile…

Fonte: tuttogreen

 

USA, ADDIO ALLA CARNE: I VEGANI RADDOPPIATI NEGLI ULTIMI TRE ANNI

GOOGLE TRENDS: CRESCITA NOTEVOLE DELL’INTERESSE

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Con personaggi influenti come l’ex presidente Usa Bill Clinton che ha annunciato il proprio entusiasmo per una dieta vegana e celebrità come Justin Timberlake che canta “Bring it on down per Veganville”, sembrerebbe che il veganismo stia diventando sempre più diffuso. Secondo Google Trends, l’interesse del pubblico per la dieta vegana è più alto che mai. E’ in aumento il numero di persone alla ricerca del termine “vegano” sul motore di ricerca più importante del mondo. Il picco, quota 100, indica l’interesse più alto mai raggiunto, che per questo termine è stato toccato lo scorso marzo. E non solo: uno studio, commissionato nel 2012 dal Vegetarian Resource Group e realizzato da Harris Interactive, ha rilevato che il 2,5 percento degli americani si è definito “vegan”, rispetto all’1 percento nel 2009. Guardando questi ultimi numeri, sembra di non essere di fronte ad una crescita accentuata, ma per comprendere il fenomeno basta considerare il fatto che il numero dei vegani è più che raddoppiato in soli tre anni. L’anno scorso, Mark Bittman ha scritto su The New York Times che la domanda americana di carne è stata in costante diminuzione, con le proiezioni del Dipartimento dell’Agricoltura che mostrano un ulteriore calo. Più di recente, dopo che lo scandalo della carne di cavallo, soprattutto in Europa, ha suscitato indignazione pubblica, le vendite di prodotti senza carne sono salite. Il crescente interesse potrebbe dipendere dall’esplosione delle celebrità vegan negli ultimi anni. Tuttavia, siamo davanti ad una tendenza più significativo. Alcuni studi hanno recentemente collegato il veganismo ad una varietà di effetti benefici sulla salute a tutto tondo: da una migliore salute del cuore ad un controllo più efficace degli zuccheri, fino all’abbassamento dei tassi di obesità. Ridurre il consumo di carne, tra l’altro, è anche vantaggioso per l’ambiente.

       Fonte: mondo veg

Carne, e non sai cosa mangi

Emissioni, disboscamento, sofferenza di milioni di animali nonché rischi per la salute umana. Con il collasso del sistema alle porte, come possiamo fermare tutti i problemi derivanti dall’eccessivo consumo di carne? Semplice, mangiandone molto meno o diventando vegetariani o vegani.

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Ormai si è perso il conto di quanti scandali vedono coinvolti alimenti adulterati. La carne, così come succede per l’ennesima volta in questi giorni, è spesso protagonista di questi scandali. Dato che il profitto è l’unica legge da rispettare, nella carne ci si può mettere qualsiasi cosa, ad iniziare dal mangime animale per erbivori che determinò il morbo della mucca pazza per finire alle ultime new entry come la carne di cavallo un po’ ovunque dove non dovrebbe essere o alla carne di maiale nel kebab. Libri fondamentali come EcocidioSe niente importaThe China Study, solo per citarne alcuni, forniscono una lucida ed esaustiva analisi di come l’impero della carne sia causa di gravi problemi da ogni punto di vista, sanitario e ambientale e di come sia necessario ed inevitabile un progressivo indirizzarsi verso il vegetarianesimo e veganesimo. Le motivazioni per ridurre drasticamente il consumo di carne sono molteplici, tra cui: disboscamento, erosione dei suoli, emissioni effetto serra, malattie di vario tipo e in particolare cardiovascolari, sovra sfruttamento idrico e inquinamento di falde acquifere, epidemie e malattie animali che possono trasmettersi alle persone, sottrazione di terra per coltivare alimenti per l’allevamento, sofisticazioni, sofferenza e uccisione di milioni di animali.

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Fortunatamente ci sono i limiti del pianeta in qualità di terre da pascolo disponibili che speriamo contribuiranno all’abbandono dell’orgia carnivora. Già un terzo delle terre disponibili sono adibite a pascolo, il peso complessivo degli animali da allevamento supera quello della popolazione umana, oltre il 40% dei cereali a livello mondiale viene dato agli animali e non alle persone. È quindi evidente che è un modello improponibile da seguire ancora. Visto che la domanda di carne a livello mondiale cresce a ritmi vertiginosi dove andremo a trovare le terre per fare pascolare ancora altri animali? Dove troveremo campi per coltivare il foraggio laddove ci sono già milioni di persone che muoiono di fame? Siamo di fronte a limiti ineludibili oltre che a gravi questioni morali ed etiche. Poi quando qualche luminare o ‘esperto’ parla di sovrappopolazione come grande problema, non si pensa mai che con tutto il mangime che va agli animali potremmo tranquillamente sfamare non solo la popolazione attuale ma anche di più. Il presidente della Coldiretti di Verona intervistato recentemente da Repubblica fornisce dati che sono di una chiarezza disarmante: un vitello mangia al giorno 1,2 chili di paglia di frumento, 3 chili di mais, 2 chili di polpa da barbabietole e 5 chili di mangime preparato con granturco, girasole, soia, frumento e sali. Sono tante le persone che si sfamerebbero con quello che mangia un bovino in un solo giorno. Il collasso del sistema è alle porte, siamo solo all’inizio e la Cina già quest’anno supererà del doppio il consumo di carne degli Stati Uniti e gli altri paesi in via di sviluppo (meglio dire in via di suicidio) stanno anche loro aumentando esponenzialmente il consumo di carne.

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Come possiamo fare a fermare tutti i problemi derivanti dall’eccessivo consumo di carne? Semplice, mangiandone molto meno o diventando vegetariani o vegani anche perché con l’aumentare della consapevolezza e informazione su questi temi, ormai le storielle sulle mancanze nutrizionali o simili, sono buone per le chiacchiere da bar. Se la dieta è equilibrata, varia ed attenta, una alimentazione vegetariana/vegan ci dà tutto quello che ci serve. Ormai i vegetariani in Italia sono milioni e non ho notizie di morti di massa per carenze alimentari. Anzi sempre più una sana alimentazione prevalentemente vegetariana aiuta a rimanere in salute. Senza carne si spende e ci si ammala di meno, si controlla quello che si mangia, si evitano sofisticazioni alimentari, si argina l’effetto serra e la distruzione delle foreste per fare spazio ai pascoli, e per chi ha a cuore il problema, si riduce la sofferenza e la morte degli animali. Ci sarebbe poi da riflettere sul fatto che chi mangia carne e ha cani o gatti non si sognerebbe mai di mangiarseli, anzi, spesso diventa feroce se vede qualcuno che li maltratta. Allora perché alcuni animali sì e altri no? Del resto gli animali di cui ci si nutre sono poche specie e sostanzialmente sempre quelle, invece di vegetali ce ne sono un assortimento innumerevole e innumerevoli sono le varietà antiche abbandonate che potremmo riscoprire utilizzando e quindi facendo rinascere quei terreni impoveriti dall’allevamento. Mangiamo carne in maniera eccessiva solo da qualche decennio, prima era evento raro e quello della carne è un altro esempio per cui si deve tornare indietro per andare avanti. Per chi vuole provare un’alternativa proponiamo una Pasqua senza agnelli sacrificali, una Pasqua tutta vegan al Parco delle Energie Rinnovabili dove assieme al super team di Vegan riot si faranno corsi di cucina e con i tecnici del PER si impareranno i metodi di conservazione naturale degli alimenti.

Fonte: il cambiamento

Pensare come le Montagne

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