Una Piccola e Poetica Distribuzione organizzata

“Dovete mettere poesia in quello che fate, altrimenti è mero commercio”. Ispirato da questa considerazione il Distretto di Economia Solidale di Varese ha lanciato nel 2017 il progetto “Piccola e Poetica Distribuzione Organizzata”. A spiegare di cosa si tratta è il referente Marco Bonetti in questa intervista a CAES, il Consorzio Assicurativo Etico Solidale cui il DES aderisce sin dalla sua nascita.

“Se tra acquisto e vendita c’è un pareggio (il consumatore ha un prodotto di alta qualità e il produttore ha un prezzo equo per il lavoro svolto) siamo ancora nell’ambito di una semplice transazione economica. Ma se faccio un passo ulteriore e in quella transazione non c’è un pareggio, ma un +1 (il guadagno per la salute, la tutela del territorio) ecco che siamo in un contesto di economia solidale”.  

È l’attenzione all’economia solidale il criterio che guida le scelte del progetto “Piccola e poetica distribuzione organizzata”, promossa a partire dal 2017 dal Distretto di Economia Solidale (DES) di Varese, che aderisce ad ETICAR fin dalla nascita del progetto.  

“Una rete ricca e variegata di cui fanno parte Gruppi di Acquisto Solidale (GAS), botteghe del commercio equo, cooperative sociali, aziende agricole, associazioni, artigiani e professionisti”, spiega il referente del progetto, Marco Bonetti.

Perché avete scelto l’aggettivo “poetica”?

L’idea è arrivata quando il progetto era ancora in nuce, durante un incontro a cui ha partecipato anche un produttore piemontese, che ci ha dato un suggerimento prezioso: “In quello che faccio, nel mio lavoro, io vedo bellezza – ci ha detto – Dovete mettere poesia in quello che fate, altrimenti è mero commercio”. È un elemento centrale della PPDO: non c’è solo un aspetto commerciale da sostenere, ma tutto un territorio che, attraverso un certo tipo di agricoltura, recupera la sua bellezza. 

Da dove è nato il progetto della PPDO?

È partito da una domanda che veniva dai Gruppi d’Acquisto Solidale: organizzare e rendere più efficiente il modello di distribuzione. Da qui l’idea di mettere in rete i produttori e i trasformatori del territorio di Varese e delle province limitrofe. 

Quali sono i motivi che vi hanno portato a sviluppare questo modello?

Il primo: sostenere la produzione locale. Il cibo che ha percorso migliaia di chilometri per arrivare sulle nostre tavole non è sostenibile. Inoltre questo ci permette di ridare valore a un pezzo di territorio su cui abbiamo deciso di investire. Il secondo motivo è quello di rilanciare l’economia del locale, in particolare i prodotti agricoli e i trasformati, sostenendo quelle realtà che si prendono cura dei luoghi in cui viviamo.

Quanti sono gli attori che avete coinvolto nel progetto della PPDO?

In questo momento abbiamo una ventina di produttori e 13 GAS della provincia di Varese e dintorni. I produttori vengono dalla provincia di Varese e dalle zone limitrofe, ad esempio da Oleggio o da Abbiategrasso, dove ci rivolgiamo per l’acquisto del riso, oppure da Como, Novara e Verbania. 

Quali sono gli attori che puntate a coinvolgere nel futuro?

Gli attori da coinvolgere sono tanti. Il progetto ha bisogno di una rete ampia di relazioni tra i soggetti dell’economia solidale, compresi quelli che non si occupano di produzione alimentare ma che hanno una valenza sociale. Il fatto di aver coinvolto CAES, che fa parte del DES Varese, ad esempio, rientra in questa visione. 

Il progetto della PPDO ha coinvolto anche una realtà che si occupa di logistica, perché?

La cooperativa sociale “La Ginestra” fa parte della PPDO fin dall’inizio perché uno degli obiettivi del progetto era quello di costruire una logistica efficiente e sostenibile da tutti i punti di vista. La cooperativa si occupa della gestione degli ordini, del ritiro presso i produttori e della consegna -il giorno successivo- presso i centri distribuzione a cui afferiscono i GAS. Questo ha permesso di semplificare notevolmente la gestione degli ordini, soprattutto per i produttori che si interfacciano con un unico soggetto. È un sistema semplice e funzionale, a un costo contenuto. 

Quali saranno i prossimi passi della PPDO?

Coinvolgere nuovi attori. Stiamo lavorando per coinvolgere cooperative sociali che fanno ristorazione o ristoranti per incentivarli all’acquisto di prodotti che hanno un valore aggiunto. Inoltre stiamo lavorando molto sul controllo qualità: noi selezioniamo i produttori perché conosciamo i loro standard etici e di qualità, ma questo non basta. Chi vuole migliorare la sua produzione va sostenuto. Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/07/piccola-poetica-distribuzione-organizzata/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

“La mia pensione? La dedico agli animali feriti”

Va in pensione e salva 450 vite. Dopo aver lavorato intensamente come direttore delle dogane svizzere, Giancarlo Galli ha deciso di dedicare il suo tempo alla cura degli animali feriti e maltrattati fondando un posto speciale immerso nei boschi della provincia di Varese: il Rifugio Animali Felici.  Il Rifugio Animali Felici è un luogo di pace e di speranza dove gli animali feriti o maltrattati trovano accoglienza, cure, amicizia e amore. A tutti loro viene dato un nome e viene fatta la promessa che mai più dovranno temere l’uomo. Il rifugio si trova a Brissago Valtravaglia, in provincia di Varese, ed è immerso nei boschi. Quando si imbocca il vialetto un cartello chiede di rallentare e piano piano si entra in un luogo davvero magico. Avvicinandosi si viene accolti calorosamente da qualche ospite del rifugio (un gatto, un cane, a volte qualche gallina) e questo benvenuto ha un valore enorme: sapendo da quali realtà arrivano, è bellissimo sapere che quegli animali di te si fidano. Quasi tutti gli ospiti del rifugio, infatti, sono stati in passato vittime della crudeltà o dell’ignoranza dell’uomo.rifugio-animali-felici

Subito dopo questi nuovi amici speciali, a darmi il benvenuto è Giancarlo Galli, il fondatore del rifugio, un simpatico signore che dal 2002 dedica la sua vita ad aiutare gli animali in difficoltà. Mentre mi accompagna per il rifugio, ci vengono incontro tutti gli altri animali, anche quelli che solitamente non abbiamo modo di conoscere e apprezzare perché siamo stati educati a tenerli lontani dal nostro immaginario di “animali da compagnia”: maiali, pecore, tacchini e molti altri. Sono tutti curiosi, allegri e vengono a darmi il benvenuto o a chiedere una carezza, soprattutto i maiali.  Avvicinarmi a loro e guardarli negli occhi è un’esperienza indescrivibile, lo sapete che hanno degli occhi bellissimi? Soprattutto non hanno per niente un cattivo odore e non sono aggressivi, tutt’altro. Il giro continua e Giancarlo, mostrandomi tutto con orgoglio, mi racconta come è nato il progetto: si commuove ancora e io faccio una gran fatica a cacciare indietro le lacrime. Mi dice che la prima creatura salvata è stata una vitellina. Circa 18 anni fa, da un po’ di tempo in pensione, stava facendo una passeggiata e ha sentito un lamento talmente forte che era impossibile ignorarlo. Ha deciso dunque di seguire quel richiamo straziante trovando così in una gabbia lei, piccola, impaurita e affamata. Senza pensarci due volte ha forzato la gabbia, preso in braccio quella povera anima e l’ha caricata sulla sua auto, salvandola da un destino atroce. Il giorno dopo Giancarlo è andato a comunicare il suo furto al proprietario sottolineando non solo che non era pentito di averlo fatto ma che non avrebbe restituito l’animale per nulla al mondo. Da quel momento ha avvertito dentro di lui l’urgenza di salvare altri animali in difficoltà ed è così che è nato il progetto del rifugio. La vitellina è cresciuta ed è rimasta con lui moltissimi anni, ha vissuto una vita degna e felice e Giancarlo conserva la sua foto in cima a tutte le altre in una stanza riscaldata del rifugio, dove dormono tantissimi gatti, sopra soffici coperte, cuccette e divani. Da allora è passato molto tempo e in tutti questi anni Giancarlo ha aiutato e salvato tantissimi animali, si è scontrato con persone senza scrupoli ma ha anche incontrato persone che hanno creduto al suo progetto e lo hanno aiutato ad andare avanti.15672988_674373422723427_2346041007557874482_n

Oggi Giancarlo dedica ogni momento del giorno e della notte agli animali, soprattutto la notte perché è lui che la forestale chiama ogni volta che trova un animale in difficoltà, soprattutto animali selvatici spesso investiti sulle strade in piena notte. Ogni volta, con una forza fisica e mentale davvero ammirabile, l’uomo prende il suo furgoncino e va ad incontrare l’ennesima creatura sofferente, la porta al rifugio, prestando le prime cure e quasi sempre vegliando su di lei tutta la notte fino all’arrivo dei suoi collaboratori e del veterinario.  Sono stata per un po’ di tempo al rifugio e mi sono così resa conto del grande lavoro che Giancarlo ed i volontari svolgono ogni giorno per curare i 450 animali di varie specie che si trovano in questo posto. Il momento che Giancarlo preferisce è la sera, quando tutti vanno via, perché può rimanere da solo con i suoi animali, parlarci e godere della loro compagnia e della pace che si respira. Si siede su una poltrona, gli animali gli si avvicinano e si mettono a dormire vicino a lui, sentono che sono al sicuro e lui a sua volta si sente così con loro. I suoni intorno si calmano e c’è una pace indescrivibile, soprattutto è meraviglioso vedere come gli animali stiano in armonia tra loro, pur essendo di specie diverse e ognuno con tristi storie alle spalle. Spesso, durante queste serate Giancarlo mi guardava e mi diceva: “Esiste qualcosa di più bello di questo al mondo?” Io mi limitavo a sorridere perché sembrava che anche un minimo sussurro avrebbe spezzato quella magia.25353718_846064278887673_4162809886310115888_n

Il Rifugio Animali Felici è tutto questo e molto di più, è un luogo dove gli animali trovano finalmente la pace. Alcuni possono vivere molto a lungo e sentirsi finalmente liberi, altri sopravvivono per poco tempo ma in quegli ultimi giorni di vita non vengono mai lasciati soli. Spesso infatti molti animali non ce la fanno perché arrivano al rifugio in condizioni troppo disperate. Anche se scomodo e brutale, penso che le persone dovrebbero vedere tutto questo per acquisire realmente consapevolezza su temi come la caccia, gli allevamenti intensivi, la vivisezione e gli abbandoni.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/11/pensione-dedico-agli-animali-feriti/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

 

Nasce E-Vai 3.0: tra Varese e Saronno si incentiva all’uso di auto elettriche

auto-elettriche-cop

Dal prossimo aprile si apre in Lombardia l’era degli spostamenti in “intermodalità green”: nasce infatti E-Vai 3.0, un’iniziativa di FN Mobilità Sostenibile (azienda del Gruppo FNM) in collaborazione con Enel, un innovativo servizio di car sharing destinato a pendolari, enti pubblici e aziende private e che prevede l’utilizzo condiviso tra questi soggetti di un veicolo elettrico di ultima generazione. Messa così sembra molto complicata ma l’idea è interessante e, forse, potrebbe essere testata anche su una scala più larga di utenze: da aprile 2017 e fino al giugno 2018 nei Comuni di Varese e Saronno saranno messe in servizio 6 auto elettriche in ciascuna delle due stazioni di Ferrovienord (12 auto in tutto) dove ci saranno 6 posteggi dedicati e 3 colonnine di ricarica per i veicoli. Il servizio sarà in abbonamento (costo mensile 280 euro) e durante le ore di non-utilizzo da parte di un abbonato sarà a disposizione di qualcun’altro, con la garanzia di ritrovarlo al suo posto negli orari prestabiliti. I veicoli elettrici saranno assegnati ai pendolari e verranno condivisi con le aziende che decideranno di aderire all’iniziativa: come spiega Enel sul suo sito per i nuovi mezzi sono previste fasce d’impiego distinte e installazioni di box station di ricarica in prossimità delle abitazioni degli utilizzatori principali (senza costi aggiuntivi o di consumo). Se l’intervallo fra le ore 8 e 18 è riservato all’impiego delle auto da parte di aziende o enti pubblici, nelle restanti ore queste saranno a totale disposizione di chi è interessato a condividere i propri spostamenti con altri passeggeri, o preferisca viaggiare solo. Il costo mensile potrà inoltre essere condiviso con altri passeggeri: Legnanonews spiega che il guidatore principale potrà passare a prendere lungo il tragitto per la stazione, in una logica di car pooling, gli altri compagni di viaggio. In questo caso ogni passeggero pagherà un costo mensile di 60 euro per ottenere il “passaggio” in stazione. Di questi 60 euro, 50 saranno detratti dalla tariffa a carico del guidatore principale.

“L’iniziativa presentata oggi a Milano rientra nel nostro piano strategico per il periodo 2016-2020: sviluppare l’integrazione tra diverse tipologie di trasporto sostenibile, favorendo in particolare una mobilità lavorativa volta a ridurre traffico e inquinamento”

ha spiegato Andrea Gibelli, presidente di FNM Spa. L’auto elettrica si integra così con il pendolarismo con un progetto che, se avrà successo, potrebbe davvero cambiare in meglio la vita e la socialità dei pendolari. Tenuto conto, come sottolinea Enel, che l’87% dei 37 milioni di auto in Italia viene oggi sfruttato per compiere meno di 60 chilometri al giorno la cosa sembra potenzialmente rivoluzionaria.

Fonte: ecoblog.it

Polveri sottili da combustione e inquinamento diciamo la verità ai cittadini

375583

 

Chi già si chiedeva perché a Torino,  una delle città più inquinate d’Europa come qualità dell’aria, fosse stata prevista l’accensione di un inceneritore -massimo produttore di polveri ultrasottili- non può che rimanere sconcertato di fronte ai risultati di due studi pubblicati, sempre il 10 luglio, su Lancet. Il primo studio coordinato dal Centro di ricerca danese sul cancro, ha seguito per 13 anni una popolazione sparsa per tutta Europa di 313mila persone (per l’Italia considerate Torino, Roma e Varese) ha individuato un chiaro nesso fra esposizione a polveri sottili e tumore al polmone. In particolare nella forma che colpisce anche i non fumatori (adenocarcinoma). Respirare quindi polveri fini (PM10) e ultrafini (PM2,5), aumenta il rischio di cancro polmonare. La misurazione delle polveri sottili nei paesi oggetto della ricerca ha dichiarato Torino, Roma e Varese come le più inquinate d’Europa. Il secondo studio mette in luce un’altra conseguenza meno nota dell’inquinamento sul sistema cardiovascolare. E’ stata dimostrata la correlazione esistente tra l’aumento della concentrazione di nano polveri e altri inquinanti con l’aumento dell’insorgenza di scompensi cardiaci che, soprattutto in persone con un cuore già affaticato, possono portare all’infarto. Nel rimandare alla lettura dell’articolo di Luca Carra sui due studi,  alla sintesi sul primo di Federico Valerio, chimico ambientale dell’Istituto Tumori di Genova, vorrei fare alcune semplici ed ovvie considerazioni a disposizione di chi amministra tutte le città afflitte da problematiche ambientali. Ai cittadini andrebbe sempre detta tutta la verità,  anche quando scomoda o sconveniente perché,  solamente così li si mette in condizione di decidere in libertà e coscienza se e come salvarsi la vita, mettendo in essere il principio di precauzione o meno. Per fare alcuni esempi molto concreti.

I genitori dovrebbero sapere se possono mandare i figli a giocare in prossimità di zone estremamente trafficate o nei paraggi di impianti inquinanti, gli sportivi dovrebbero sapere quando è meglio e in quali zone andare preferibilmente a correre. Chi decide di fumare dovrebbe poter avere un’idea del carico inquinante totale a cui sta sottoponendo  il proprio organismo. Allo stesso modo chi coltiva un orto o alleva animali all’aperto dovrebbe  sapere come comportarsi ache a  seconda della posizione geografica. Ci sono infatti conseguenze su queste attività, sia in prossimità di zone ad intenso traffico, che di impianti inquinanti sulle quali andrebbe fatta informazione a scopo sanitario. Ad esempio chi coltiva o alleva in prossimità di impianti industriali dove avviene una combustione dovrebbe venire informato che questo processo determina la produzione e fuoriuscita di sostanze inquinanti. Ad esempio un inceneritore o altro impianto simile che funziona a pieno ritmo emette dai camini sostanze lipofile persistenti e tossiche quali diossine e PCB che, con il tempo, si concentrano nei terreni e negli organismi animali e vegetali che da quei terreni traggono nutrimento. Pur rimarcando che esistono decisioni politiche non partecipate e condivise che i cittadini sono costretti a subire nelle conseguenze, ci sono certamente politiche volte a ridurre l’inquinamento intraprese da amministrazioni locali che i cittadini potrebbero maggiormente sostenere se fossero ben informati sui pro e contro. Mi riferisco all’evitare in primis l’uso dell’automobile (quando non realmente necessario)  e altre azioni dal carattere inquinante o impattante che i cittadini compiono senza capirne le conseguenze, ma che alla fine vanno a peggiorare l’inquinamento di aria e acqua. Per citare le più comuni: buttare l’olio negli scarichi e i mozziconi di sigaretta nelle aiuole  o per terra. In questa seconda modalità quando piove i mozziconi viaggiano attraverso gli scarichi sino ad arrivare a corsi d’acqua e mari dove le sostanze tossiche accumulate nel filtro inquinano così le acque. Se i cittadini a Torino così come in altre città, venissero informati e resi così consapevoli delle problematiche locali,  sarebbero probabilmente molto più disponibili a collaborare e ad accettare, senza troppe levate di scudi,  le decisioni che le amministrazioni dovranno pur prendere per affrontare la questione della qualità dell’aria e non solo.

Fonte: eco dalle città

La crisi come opportunità di cambiamento. L’Ufficio di Scollocamento a Varese

Per presentare e testimoniare una diversa filosofia del vivere e del lavorare, si è tenuto il 21 aprile, nella suggestiva cornice di Villa Molino a Sumirago, un convegno sullo scollocamento.incontro_scollocamento_varese

La crisi può rappresentare un’opportunità per un cambiamento positivo della propria realtà sia personale che lavorativa. Per presentare e testimoniare una diversa filosofia del vivere e del lavorare, si è tenuto il 21 aprile, nella suggestiva cornice di Villa Molino a Sumirago, un convegno sullo scollocamento. Scollocamento è un progetto di valorizzazione delle risorse umane sul territorio che sono, appunto, scollocate nel mondo del lavoro ossia che non amano il proprio lavoro e ne vorrebbero fare un altro, o che vorrebbero scollocarsi. L’Ufficio di Scollocamento nasce da culture ed esperienze vicine al pensiero della decrescita, a quello ambientalista, al neopauperismo, al recupero della manualità e a tutte le numerose correnti di pensiero che animano l’ampio tentativo di costruire una cultura alternativa.

Obiettivo dell’Ufficio di Scollocamento è quello di accompagnare gli aspiranti scollocati in un percorso articolato, per mettere a fuoco e poi in pratica le proprie motivazioni interiori e attingere alla propria professionalità, ma anche a sogni, speranze, attitudini. Presente all’incontro Paolo Ermani, autore assieme a Valerio Pignatta del libro dal titolo Pensare come le montagne e Simone Perotti del libro Ufficio di scollocamento. “Il progetto – spiega a margine del convegno Tina Dolif, Life coach e operatrice olistica, consiste nello stimolare le persone a riprendere in mano la propria vita anche da un punto di vista lavorativo, sia per quelli che sono colpiti dalla crisi del lavoro sia per altre persone che hanno già un’attività ma che non corrisponde alle proprie aspettative o alle proprie passioni”.

Fonte:il cambiamento

Ufficio di Scollocamento - Libro

Voto medio su 2 recensioni: Buono

€ 11.5

Pensare come le Montagne

Voto medio su 3 recensioni: Buono

€ 12