Contenere il più possibile la quantità di rifiuti che si produce, riciclando, riutilizzando e smaltendo correttamente quanto noi maneggiamo quotidianamente è pratica di ogni buon cittadino del mondo: l’attenzione verso una corretta politica personale sui rifiuti e sul riuso è fortunatamente sempre più radicata in ognuno di noi e, ci si augura, con il passare del tempo saremo sempre più accorti in tal senso. Nel 2012 c’è un uomo in particolare che può fregiarsi del titolo di “Persona a impatto zero”: si chiama John Newson ed è un cittadino britannico di Balsall Heath, Birmingham, che esattamente un anno fa ha deciso volontariamente di ridurre il più possibile la quantità di rifiuti prodotti nella propria abitazione grazie ad alcune modifiche delle proprie abitudini quotidiane, focalizzandosi in particolare sugli imballaggi. I risultati sono stati sorprendenti. John Newson è riuscito a produrre, per tutto l’anno 2012, un solo sacchetto di rifiuti non riutilizzabili, riciclabili né compostabili, insomma rifiuti che per come li giri e li volti non sono altro che immondizia (non per questo da abbandonare in un prato o da gettare in un buco, sia chiaro); la prima decisione presa da Newson ha intaccato le sua abitudini alimentari: la decisione di non consumare più nè carne nè pesce ha ridotto di molto gli imballaggi che ogni settimana uscivano da casa di John direzione discarica o incenerimento (la Gran Bretagna al momento differenzia solo il 30% dei rifiuti che produce). John Newson ha infatti capito che la maggior parte dei rifiuti prodotti dagli esseri umani sono proprio le confezioni degli alimenti che essi consumano: per questo, oltre ad un regime alimentare decisamente meno carnivoro, Newson ha cominciato a coltivare da sè la frutta e la verdura, evitando l’acquisto di prodotti confezionati al supermercato. Bucce, torsoli, coste, scarti alimentari vari sono stati sapientemente e rigorosamente destinati al compostaggio, grazie al cassone apposito che Newson ha installato in giardino, mentre per il resto dei rifiuti differenziabili ha svolto un lavoro degno di un monaco certosino, selezionando e separando con attenzione carta, plastica riciclabile, vetro, metalli, cartone e servendosi semplicemente del servizio di raccolta differenziata e delle opzioni di smaltimento offerte dalla sua città (che differenzia il 31,5% dei rifiuti che produce, non una gran percentuale a dir la verità). Non un’opera particolarmente semplice: John Newson, non soddisfatto ad esempio di come la sua città differenzia le confezioni di Tetrapak alimentari (in particolare della margarina), ha preferito optare per queste per i servizi di Bristol e Londra, a suo parere più efficienti ed efficaci, ad eccezion fatta per quegli involucri costituiti da pellicola o plastica mista, che non è possibile avviare alla raccolta differenziata e dei quali egli non ha individuato dei possibili riutilizzi all’interno della propria abitazione, che hanno composto il totale del suo unico sacco di rifiuti prodotto nell’intero 2012. John Newson, ribattezzato dalla stampa britannica “l’Ecoguerriero” ha deciso di rendere pubblica la sua esperienza in virtù del fatto di essersi reso conto che è possibile a tutti, nonché un dovere preciso di ogni cittadino. Il livello di raccolta differenziata e compostaggio dei rifiuti raggiunto dall’Ecoguerriero inglese è pari all’80% o al 90% del totale, mentre in Gran Bretagna tale percentuale è del solo 30% (la città più virtuosa è Bristol, che arriva al 50%): Newson ha capito che è possibile per tutti arrivare a tanto, magari non nelle percentuali da lui raggiunte: tuttavia provare non costa veramente niente, anzi. Via| TheMirror Foto | Birmingham Mail Fonte Ecoglog
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Il riscaldamento delle città condiziona il clima in un raggio di 1500 chilometri
Le nostre città sono più calde delle pianure, colline e montagne che le circondano, anzi, il calore che producono d’inverno con il riscaldamento delle abitazioni contribuisce ad innalzare le temperature delle regioni circostanti con un condizionamento della temperatura dell’aria che arriva a oltre 1500 chilometri di distanza. Lo studio pubblicato recentemente su Nature Climate Change rivela come il calore emanato da abitazioni, fabbriche e autoveicoli nei principali centri urbani dell’emisfero settentrionale condizioni gli equilibri climatici globali e contribuisca al generale innalzamento della temperatura invernale, quantificabile in 1° C nelle aree del Nord America e dell’Asia settentrionale. Il fenomeno non è soltanto antropico: alcune fra le metropoli più popolate del mondo, infatti, sorgono in corrispondenza di importanti canali di circolazione atmosferici. La corrente a getto polare, per esempio, circumnaviga il pianeta a 8-12 chilometri di altezza, ai limiti della troposfera, venendo interrotta dal calore di origine antropica che trova sul proprio percorso.
Le città più popolose e dispendiose dal punto di vista energetico si trovano lungo la costa orientale e occidentale del Nord America e del continente euroasiatico, sotto i principali canali di circolazione atmosferica spiega
Ming Cai, ricercatore dell’Università della Florida e autore dello studio insieme a Guang J. Zhang e a Aixue Hu.
Il rilascio di questi eccessi di calore causa l’interruzione della normale circolazione atmosferica sopra ai nuclei urbani, causando cambiamenti delle temperature di superficie anche molto lontano dalle regioni in cui questo calore è stato generato.
I ricercatori statunitensi hanno quantificato in 16 terawatt (1 trilione di watt) il consumo energetico del 2006. Di questi, 6,7 terawatt sono stati consumati nelle 86 principali aree metropolitane dell’emisfero nord. Usando simulazioni computerizzate della circolazione atmosferica si è notato come il calore in eccesso abbia condizionato gli effetti della corrente a getto polare.
Il consumo di combustibili fossili, quindi, non condiziona il clima soltanto in maniera indiretta, intervenendo sui gas serra, ma ha un diretto influsso sulle temperature che, a livello globale, corrisponde ad un aumento di un centesimo di grado celsius.
Fonte: web
IL FRIGORIFERO E IL CONGELATORE
Frigorifero e congelatore possono funzionare meglio:
non c’è bisogno di fare sacrifici o rinunce, basta adottare qualche piccolo accorgimento, in modo da consumare meno energia, risparmiando denaro.
- • L’acquisto
- • l’installazione
- • l’utilizzo
- • la manutenzione
del frigorifero e del congelatore vengono trattati con l’intento di evidenziare quello che bisogna
sapere nella vita di tutti i giorni, a contatto diretto con questa “macchina della casa”. Pensare al futuro significa anche ridurre i consumi irrazionali sin da oggi. Possiamo farlo in molti modi, ogni giorno, con un pizzico di intelligenza. I diversi argomenti sono trattati anche attraverso tabelle che danno la possibilità di valutare consumi e costi di esercizio del frigorifero e del congelatore. Completano l’opuscolo alcune informazioni sui marchi che assicurano la sicurezza, l’efficienza energetica e il rispetto per l’ambiente.
L’ACQUISTO
Acquistare un frigorifero può rivelarsi più difficile del previsto per la vasta gamma di soluzioni sia funzionali che estetiche presenti oggi sul mercato. Facciamo un pò di chiarezza su alcune delle caratteristiche da considerare al momento di scegliere.
I frigoriferi monoporta
(più precisamente frigoriferi con o senza scomparti per le basse temperature) sono adatti soprattutto a chi preferisce acquistare giorno per giorno gli alimenti freschi ed hanno generalmente ‐ ma non sempre ‐ dimensioni ridotte; spesso hanno una piccola cella, o un vano separato (anche a quattro stelle) per conservare alimenti surgelati.
I frigocongelatori a due porte
sono dotati di un vano frigorifero e di un vano congelatore (generalmente a quattro stelle) entrambi di discrete dimensioni. Sono molto pratici in quanto consentono anche di congelare cibi freschi. Alcuni modelli hanno motori separati e quindi la possibilità di utilizzare solo una parte del frigorifero,con un buon risparmio di energia. I frigocongelatori con più di due porte danno la possibilità di scegliere tra diversi climi quello più adatto ai cibi che si intendono conservare. Gli scomparti a temperature diverse e differenziati livelli di umidità consentono, infatti, di ritardare notevolmente la degradazione degli alimenti freschi:
- • il vano frigorifero mantiene un costante grado di umidità ed è destinato a cibi di rapido consumo e bottiglie;
- • il congelatore a quattro stelle, permette di congelare alimenti freschi e di conservare quelli surgelati;
- • il “chiller”, costituisce l’ambiente ideale per conservare pesce e carne. In questo caso, infatti, gli alimenti non congelano ma il processo di deperimento viene notevolmente rallentato così che carne e pesce si mantengono freschi fino a 10 giorni.
- • a questi scomparti se ne aggiunge un quarto, generalmente a raffreddamento indiretto in cui il cibo è conservato a temperatura “cantina” per proteggere con la giusta umidità frutta e verdura dalla disidratazione, mantenendo così inalterati freschezza e contenuto vitaminico. Nonostante la loro complessità, questi modelli permettono di risparmiare energia in quanto, con l’apertura delle singole porte, la perdita di freddo è ridotta al minimo. Inoltre, il clima all’interno dei singoli scomparti è controllato elettronicamente in modo che la temperatura rimane costante, indipendentemente da quella esterna. Esistono anche apparecchi a sbrinamento automatico, che eliminano la brina dalle pareti fredde senza necessità di intervento.
Oltre a questi esistono i cosiddetti frigocongelatori no‐frost” (senza brina), i quali sono dotati di
un sistema che integra il normale raffreddamento statico, in cui l’aria fredda scende lentamente verso il basso dal generatore del freddo, con una speciale ventilazione forzata: le circolazione uniforme di aria fredda all’interno del vano evita la formazione della brina o umidità sulla superficie degli alimenti, integrando lo sbrinamento automatico. I cibi si mantengono “freschi” più a lungo rispetto ai frigoriferi tradizionali. Nei vani congelatori “no‐frost” la surgelazione è molto più rapida rispetto al congelatore tradizionale e poiché i cristalli che si formano nella struttura degli alimenti sono più piccoli, la consistenza, gli odori ed i sapori degli alimenti si mantengono inalterati. Il consumo degli apparecchi no-frost è generalmente più elevato rispetto a quello dei frigoriferi a freddo statico, ma si tratta comunque di apparecchi con prestazioni diverse, per quanto riguarda il modo di conservare gli alimenti. Inoltre lo strato di ghiaccio che spesso ricopre le pareti nei frigoriferi a freddo statico
ne aumenta,di fatto, i consumi. Per questo, il maggior consumo dei no‐frost, dovuto all’azione della ventola,è compensato dal fatto che non formandosi ghiaccio sulle pareti le prestazioni dell’apparecchio rimangono costanti. I frigoriferi “ecologici” che cominciano ad essere presenti sul mercato, sono, nelle intenzioni dei costruttori, apparecchi costruiti in modo da risparmiare energia e con materiali e tecnologie che rispettano l’ambiente. Alcuni modelli sono forniti, sulle pareti, di un doppio isolamento; in questo modo disperdono meno il freddo. Spie luminose, segnalazioni acustiche in caso di mancanza di corrente, sistemi elettronici che indicano la non corretta chiusura di una porta ed altri accorgimenti per un razionale e completo sfruttamento dello spazio, sono utili optionals per un elettrodomestico che, però, va scelto valutando correttamente le proprie esigenze e cercando, soprattutto, di evitare inutili sprechi di energia. Un elemento fondamentale per questa scelta è la “capacità” del frigorifero, cioè lo spazio interno effettivamente utilizzabile. A questo proposito può essere utile la seguente tabella che, in linea di massima, stabilisce un rapporto tra il numero delle persone e la capacità dell’apparecchio.
Nucleo familiare:
1 persona ‐> capacità media consigliata 100‐150 litri
2‐4 persone ‐> capacità media consigliata 220‐280 litri
più di 4 persone ‐> capacità media consigliata 300 litri e oltre
Dunque, anche un apparecchio di piccole dimensioni può essere sufficiente, purché lo spazio interno sia versatile, realizzato razionalmente e pratico. In ogni caso, un frigorifero di media capacità (220‐280 litri) dotato di un congelatore da 50 litri, consuma mediamente 450 kWh all’anno sia pieno di alimenti che vuoto, ed i consumi annuali subiscono un aumento di 80‐90 kWh per ogni 100 litri di capacità in più. Inoltre, il frigorifero rimane sempre acceso e, di conseguenza, una piccola differenza di consumo tra un apparecchio ed un altro diventa, in un anno, una discreta somma sulla bolletta elettrica. Al momento di acquistare un frigorifero nuovo, occorre quindi fare molta attenzione e paragonare fra loro le prestazioni dei diversi modelli. La congelazione domestica permette, spesso, di economizzare tempo e denaro. Bisogna però ricordare che è necessario affidarsi ad apparecchi sicuri, in grado di garantire un gelo profondo e costante, indipendentemente dal clima e dalla stagione. Si può scegliere tra congelatori verticali ed orizzontali, in base alle diverse esigenze funzionali e di spazio. L’interno dei congelatori verticali o “ad armadio” è organizzato in pratici cassetti ed i cibi risultano facilmente accessibili, è spesso presente un tasto per il cosiddetto “congelamento rapido”, a temperatura più bassa. Questa funzione da utilizzare quando si introducono nell’apparecchio grandi quantità di alimenti freschi, va disinserita quando il congelamento è completato. I congelatori verticali occupano meno spazio di quelli orizzontali ma generalmente, a parità di volume, hanno un costo superiore. I congelatori orizzontali, o a “pozzo”, si aprono verso l’alto e, generalmente non hanno divisioni interne tranne, in alcuni modelli, un vano per il congelamento rapido. La loro semplicità permette di risparmiare al momento dell’acquisto ma, di contro, la ricerca dei cibi risulta meno agevole. Indipendentemente dal tipo di congelatore, uno dei fattori che incide maggiormente sui consumi è l’isolamento delle pareti. I modelli più recenti sono dotati di un super isolamento cioè di un forte spessore di poliuretano (9‐10 cm) alle pareti. Anche se questo strato isolante va a diminuire leggermente lo spazio utile interno, è sempre conveniente scegliere un modello più isolato che uno meno isolato. Basterà porre maggiore attenzione al confezionamento e al posizionamento dei pacchetti con gli alimenti. Inoltre, in caso di black‐out della corrente elettrica, gli apparecchi molto isolati hanno una maggiore autonomia di conservazione (fino a 72 ore). Anche le abitudini d’uso incidono molto sui consumi di energia elettrica. Aprire lo sportello di un congelatore significa, nella maggior parte dei casi, far ripartire il compressore dell’apparecchio, e quindi consumare energia. Ovviamente più si tiene aperto lo sportello, più si consuma. Nei congelatori a pozzo ciò avviene meno di frequente che in quelli ad armadio: nei primi, infatti, l’aria calda, che è più leggera di quella fredda si accumula verso l’alto del congelatore formando uno strato protettivo che impedisce al freddo, stratificato in basso, di disperdersi quando si apre lo sportello. Oggi poi abbiamo una possibilità in più di scegliere quei modelli che ci consentono di ridurre i consumi: infatti, da qualche tempo sui frigoriferi, congelatori e frigocongelatori è applicata una etichetta colorata con frecce e altri simboli, l’etichetta energetica, la quale permette di conoscere caratteristiche e consumi dei frigoriferi, valutando fin dal momento dell’acquisto il consumo annuo di ciascun modello.
I CONSUMI
Abbiamo visto come una scelta “fredda” al momento dell’acquisto è il modo migliore per evitare sprechi, ma poi, quando l’apparecchio è già in casa, ogni volta che lo apriamo, è un po’ come aprire il portafoglio. Sembra esagerato, ma è così: gli sprechi nei consumi di energia elettrica derivano in gran parte dalla dispersione degli sportelli aperti.
Bisogna quindi evitare di aprirli troppo spesso e troppo a lungo.
L’UTILIZZO
Alcune piccole attenzioni aiutano ad utilizzare meglio i frigoriferi ed i congelatori. Posizionare gli apparecchi possibilmente nel punto più fresco della cucina, lontano dai fornelli, dal termosifone e dalla finestra. Per il congelatore, una buona collocazione può essere la cantina o il garage. Lasciare uno spazio di almeno 10 cm tra la parete e il retro dell’apparecchio e, se questo è inserito nei mobili della cucina, assicuratevi che vi sia spazio sia sopra che sotto per una buona ventilazione. La regolazione del termostato deve avvenire secondo la temperatura ambiente: dunque varierà secondo le stagioni, seguendo anche le eventuali indicazioni del costruttore, ma evitando di raffreddare troppo (posizioni eccessivamente fredde sono inutili per la conservazione dei cibi, mentre i consumi energetici aumentano del 10/15%). Posizionare gli alimenti secondo le loro esigenze di conservazione ricordando che, generalmente, la zona più fredda del frigorifero è in basso, sopra i cassetti della verdura. Evitare di riempire eccessivamente il frigorifero e, specialmente se non è no‐frost, cercare di lasciare un pò di spazio a ridosso delle pareti interne per favorire la circolazione dell’aria. Non introdurre mai cibi caldi nel frigorifero o nel congelatore perché contribuiscono alla formazione di ghiaccio sulle pareti. Fare attenzione quando si apre il frigorifero, in modo da prelevare o mettere dentro velocemente i cibi: per fare prima, basta prendere l’abitudine di tenerli in ordine, sempre negli stessi scomparti, o in contenitori separati o in sacchetti con etichetta. Riportare la manopola del congelatore in posizione di “conservazione” dopo aver surgelato i cibi alla temperatura più fredda.
LA MANUTENZIONE
Bastano poche attenzioni per allungare la vita dei frigoriferi e dei congelatori, mantenendoli in perfetta forma. Controllare che le guarnizioni di gomma delle porte siano sempre in buono stato; nel caso siano scollate o deteriorate è bene sostituirle. Pulire ogni tanto il condensatore (serpentina) posto sul retro dell’apparecchio, dopo aver staccato l’alimentazione elettrica: lo strato di polvere che si forma fa aumentare i consumi in quanto non permette un buon raffreddamento. Sbrinare l’apparecchio non appena lo strato di ghiaccio supera i 5 mm di spessore. La brina sottrae infatti freddo all’apparecchio in quanto forma uno strato isolante, facendo aumentare i consumi di energia e riducendo, inoltre, lo spazio utilizzabile. Leggere sempre molto attentamente il libretto di istruzioni allegato al nuovo apparecchio, contiene preziosi suggerimenti per un migliore utilizzo.
LA SICUREZZA, IL RISPARMIO, IL RISPETTO DELL’AMBIENTE
Al momento dell’acquisto degli apparecchi domestici è bene assicurarsi che ci sia il marchio di qualità IMQ o un altro marchio riconosciuto a livello europeo. Se c’è significa che 1’apparecchio è prodotto in conformità con le norme di legge in materia di sicurezza. Un altro marchio significativo per il consumatore attento è l’Ecolabel (ecoetichetta): un marchio europeo che indica un prodotto “compatibile con l’ambiente” e quindi, generalmente, anche con un minor consumo di energia. Ha per simbolo la margherita con le stelle come petali e la “E” di Europa al centro.
RISPARMIO ENERGETICO CON LA LAVATRICE
Come si sceglie una lavatrice?
Qual è il modo migliore per utilizzarla?
Quanto consuma?
Di quale manutenzione ha bisogno?
Sono domande semplici, che ci troviamo ad affrontare spesso, sia al momento dell’acquisto di una lavatrice, che nel suo uso quotidiano e, soprattutto, quando dobbiamo pagare qualche riparazione troppo costosa. Le risposte possono essere altrettanto semplici.
LA LAVATRICE:
ISTRUZIONI PER L’USO
La lavatrice può funzionare meglio: non c’è bisogno di fare sacrifici o rinunce, basta adottare qualche piccolo accorgimento, in modo da consumare meno energia, risparmiando denaro e salvaguardando anche l’ambiente.
• L’acquisto
• l’installazione
• l’utilizzo
• la manutenzione
della lavatrice vengono trattati con l’intento di evidenziare quello che bisogna sapere nella vita di tutti i giorni, a contatto diretto con questa “macchina della casa”. Pensare al futuro significa anche ridurre i consumi irrazionali sin da oggi. Possiamo farlo in molti modi, ogni giorno, con un pizzico di intelligenza, senza per questo rinunciare alla qualità della vita.
L’ACQUISTO
La tecnologia si evolve a ritmo sempre più veloce: anni di studio e di lavoro hanno portato alla produzione di lavatrici che, rispetto a quelle vecchie, sono in grado di lavare il bucato utilizzando una minore quantità d’acqua, di detersivo e di energia elettrica.
Infatti, fino a pochi anni fa l’unico tipo di lavaggio era quello dell’“ammollo”, in cui la biancheria veniva immersa in acqua con il detersivo e lavata soltanto con un movimento rotatorio del cestello. Ora nei nuovi modelli è stato introdotto il lavaggio “a pioggia” in cui i capi sono posti ad una duplice azione in quanto, oltre all’ammollo vengono continuamente spruzzati dall’alto con acqua e detersivo. Alcune macchine prevedono anche il riutilizzo dell’acqua di lavaggio che, attraverso un’apposita conduttura, viene riciclata e immessa nuovamente in vasca, passando attraverso la biancheria ed aumentando così l’eliminazione dello sporco. Diminuendo la quantità d’acqua è necessaria meno energia per portarla alla temperatura prescelta per il lavaggio ed è anche sufficiente una minore quantità di detersivo. Per queste ragioni, al momento dell’acquisto, è sempre meglio preferire modelli di recente produzione, che ormai assicurano un consumo d’acqua e detersivo estremamente contenuti e di cui sono noti sia il consumo di energia che la capacità di lavare.
MENO CONSUMI… UGUALI RISULTATI
Quali sono gli ingredienti per un buon bucato?
Acqua, detersivo e… naturalmente… elettricità.
Vediamo ora come si può risparmiare sugli “ingredienti” senza per questo rinunciare ad un ottimo risultato. Sappiamo già che, acquistando elettrodomestici di nuova concezione, è possibile lavare con una minore quantità d’acqua e di detersivo. A proposito di detersivo: costa di più dell’energia elettrica usata nel ciclo di lavaggio. Infatti,per un bucato a 60°C si usano tra 1,2 e 1,5 kWh di elettricità per scaldare l’acqua e si consumano 120‐150 grammi di detersivo in polvere; questo significa che spendiamo circa 0,26 Euro per l’energia elettrica e circa 0,31 Euro per il detersivo. Riducendo i consumi di detersivo, perché con le nuove lavatrici ne basta una minore quantità, possiamo ottenere un doppio vantaggio:
diminuire le spese e contribuire al rispetto dell’ambiente.
Lo scarico di detersivi nei fiumi e nei mari rappresenta infatti una delle maggiori cause dell’inquinamento delle acque. È importante inoltre sapere che un bucato “perfetto” non dipende tanto dalla quantità di detersivo, quanto dalla “durezza” dell’acqua a cui questo viene miscelato. La presenza di calcio e magnesio nell’acqua utilizzata influenza in maniera determinante i risultati del lavaggio: per diminuire la quantità di calcio e magnesio i detersivi contengono nella loro formulazione particolari ingredienti che sono in grado di bloccare l’azione negativa dei componenti della durezza dell’acqua. Più alta è la durezza dell’acqua maggiore è la quantità di questi ingredienti, e quindi di detersivo, che deve essere dosata per ottenere risultati di lavaggio accettabili dal punto di vista della pulizia e dell’igiene. Quando si usa un’acqua “dolce” (minore di 15 gradi francesi) è sufficiente una dose di detersivo molto inferiore rispetto a quando si usa un’acqua “dura” (maggiore di 25 gradi francesi).
Le istruzioni in etichetta riportate sui contenitori dei detersivi forniscono ai consumatori le dosi corrette da utilizzare anche in funzione della durezza dell’acqua. Per poter seguire tali istruzioni è quindi necessario conoscere il grado di durezza dell’acqua di cui si dispone. La durezza dell’acqua può essere misurata per mezzo di “strisce‐test” (si trovano in vendita nei negozi di ferramenta e in quelli di acquari) che, immerse, permettono una facile lettura. Per correggere un’acqua troppo dura è bene installare, alle tubature di adduzione, un “addolcitore” che trattenga il calcare. In alternativa, buoni risultati si possono ottenere utilizzando, insieme al detersivo, anche un prodotto anticalcare.
L’UTILIZZO
Scegliere correttamente il programma. Il programma a 90°C è ormai raramente necessario perché i detersivi di oggi assicurano un bucato “perfetto” a temperature più basse. Dovrebbe essere utilizzato esclusivamente per un bucato veramente molto sporco e con tessuti resistenti. Oltre al fatto che consuma molta elettricità per scaldare l’acqua e molto detersivo (circa il 20% in più perché, generalmente, questo programma prevede anche una fase di prelavaggio) la temperatura elevata dell’acqua deteriora più rapidamente la biancheria. Preferire i programmi di lavaggio a temperature non elevate (40°‐ 60°C). Come già detto oggi
esistono detersivi molto attivi anche a basse temperature, in grado di garantire ottimi risultati;
inoltre i tessuti durano di più e i colori non sbiadiscono. Utilizzare la lavatrice solo a pieno carico oppure servirsi del tasto “economizzatore o mezzo carico” quando c’è poca biancheria da lavare. In questo caso però bisogna ricordarsi che “mezzo carico” non significa “mezzo consumo”. L’energia e l’acqua consumate per lavare poca biancheria si riducono ma non così tanto come si è portati a credere. Controllare la quantità di detersivo in base alla durezza dell’acqua, senza mai esagerare: ne serve sempre meno di quanto pensiamo; verifichiamolo con la tabella presente sulle confezioni di detersivo e in base allo sporco effettivo della biancheria. Non superare mai le dosi di detersivo consigliate dalle case produttrici, perché il detersivo incide molto sui costi del bucato e concorre all’inquinamento dell’ambiente. Facciamo qualche prova di lavaggio con dosi ridotte: rimarremo soddisfatti e stupiti dei risultati!
LA MANUTENZIONE
La lavatrice è la regina della casa e, per farla funzionare bene, bisogna trattarla come tale! Pulire frequentemente il filtro: le impurità e il calcare accumulato ostacolano lo scarico dell’acqua. Usare i prodotti decalcificanti insieme al detersivo: evitano la formazione di depositi e facilitano le funzioni del detersivo soprattutto con “acqua dura”: aumenterà il costo del lavaggio ma si ridurranno gli interventi e ‐ i costi ‐ di manutenzione. Staccare i collegamenti elettrici e idraulici se la lavatrice è destinata a rimanere a lungo inattiva e mantenere l’oblò leggermente aperto per evitare la formazione di cattivi odori. Tenere sempre pulito il cassetto del detersivo evitando che si formino incrostazioni. Leggere sempre attentamente e il libretto di istruzioni allegato al nuovo apparecchio: contiene preziosi suggerimenti per un migliore utilizzo dell’elettrodomestico.
L’ASCIUGATURA
Con le nuove tecnologie, ormai, il lavaggio di un bucato in lavatrice è diventato un’operazione estremamente semplice. Ci sono poi alcuni modelli programmati anche per l’asciugatura. Anzi, oggi si tende a sostituire questa operazione con macchine asciugatrici studiate appositamente. Attenzione però: per riscaldare l’aria necessaria all’asciugatura occorre molta energia. Esistono in commercio diversi modelli di asciugatrici per biancheria che adottano, principalmente, due sistemi: quello con scarico d’aria, adatto a locali bene aerati e quello con condensazione del vapore per locali non aerati. Questi sistemi operano in modo analogo, aspirando all’esterno l’aria che viene riscaldata e immessa sulla biancheria, per sottrarre umidità. La differenza nei due tipi sta nel modo di cedere all’ambiente l’umidità sottratta: nel primo caso riversando l’aria umida nel locale e, nel secondo, raccogliendo i vapori in un apposito contenitore da svuotare a fine ciclo, o direttamente in uno scarico.
ATTENZIONE PERÒ: per riscaldare l’aria necessaria all’asciugatura occorre molta energia e anche se con qualche variazione a seconda del sistema usato, il costo di questa operazione rimane elevato. Usiamo il sole appena è possibile, è gratis e non inquina e facciamo funzionare l’asciugatrice o il ciclo di asciugatura della lavatrice solo quando non possiamo fare altrimenti.
LA SICUREZZA, L’EFFICIENZA ENERGETICA E IL RISPETTO DELL’AMBIENTE
Al momento dell’acquisto degli apparecchi domestici è bene assicurarsi che ci sia il marchio di qualità IMQ o un altro marchio riconosciuto a livello europeo. Se c’è significa che l’apparecchio è prodotto in conformità con le norme di legge in materia di sicurezza. Possiamo inoltre anche trovare l’Ecolabel (ecoetichetta): un marchio europeo che indica un prodotto più “compatibile con l’ambiente” e quindi, generalmente, anche con un minor consumo di energia. Ha per simbolo la margherita con le stelle come petali e la “E” di Europa al centro.
Fonte: web
EFFICIENZA ENERGETICA: L’ITALIA RIDUCE I CONSUMI
L’Italia ha ridotto drasticamente i suoi consumi energetici. Parola dell’Enea, (l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) che ieri a Roma, ha presentato il suo ‘Secondo Rapporto sull’Efficienza Energetica’, dove è stato evidenziato un netto calo dei consumi nel nostro Paese a partire dall’anno 2011. Si tratta, in pratica, di un risparmio complessivo di 57.595 giga-watt/ora di energia nel 2011 rispetto al 2010.
L’Italia non solo risparmia di più ma, stando ai dati del Rapporto, è riuscita anche ad ottimizzare la sua produzione energetica: l’Enea ha infatti registrato nel 2010 un miglioramento dell’efficienza energetica di oltre 1 punto percentuale rispetto al 2009. ‘Si tratta – secondo Giovanni Lelli, Commissario dell’Enea – di risultati che hanno una significativa ricaduta per l’economia italiana e che costituiscono dei progressi effettivi in un processo di riconversione orientato alla green economy’.
L’Italia, ha sottolineato l’Agenzia Nazionale, è migliorata energeticamente soprattutto grazie all’adozione di tecnologie più innovative, tra cui: l’utilizzo di impianti ad alta efficienza per il settore residenziale (caldaie a condensazione e solar cooling); l’impiego di tecnologie innovative e materiali ad alte prestazioni per il settore terziario; la diffusione, nel settore industriale, dei motori elettrici e delle apparecchiature di cogenerazione e recupero del calore nei processi di produzione; infine, il progressivo inserimento delle auto ibride nel settore dei trasporti.
L’efficienza e il risparmio energetico in Italia avrebbero tuttavia ancora degli ampi margini di miglioramento per garantire, ad esempio, un rapidissimo ritorno finanziario per lo Stato e notevoli tagli sui costi in bolletta per tutti i cittadini: prima fra tutte, come suggerisce l’Enea, la sostituzione, attraverso un’apposita normativa di incentivazione, di ben un milione di motori elettrici ed inverter installati in tutto il Paese con apparati di ultima generazione. Il risparmio energetico che si avrebbe da questa misura toccherebbe circa 1,4 tera-wattora l’anno e garantirebbe agli utenti finali un taglio complessivo della bolletta elettrica di quasi 180 milioni di euro l’anno. Un’altra strategia da seguire per ‘risparmiare’ sia sulle casse dello Stato che sulle tasche dei cittadini potrebbe riguardare, inoltre, una rimodulazione delle imposte sulle case (Imu e Ici) incorporando sia gli incentivi sulla riqualificazione energetica degli edifici, sia dei ‘premi’ supplementari da assegnare alle ristrutturazioni che attestino la maggior efficienza ottenuta con gli interventi già effettuati. Il vantaggio, per un settore considerato come una delle principali fonti di spreco energetico in Italia, sarebbe inestimabile: da un lato lo Stato risparmierebbe energeticamente, dall’altro, il cittadino vedrebbe ridotte le sue imposte sugli immobili.
Efficienza e risparmio energetico quindi, anche con lo ‘zampino’ della crisi economica, rappresentano un’opportunità per l’Italia da non perdere e il Rapporto illustrato ieri, costituisce quella base di conoscenza indispensabile per raggiungere e superare gli obiettivi europei al 2020, realizzando una nuova filiera industriale di prodotti e servizi connessi all’economia verde, realmente competitiva su un mercato internazionale in via di espansione.
Fonte: ecoseven
RISPARMIO ENERGETICO CON LA LAVASTOVIGLIE
Come si sceglie una lavastoviglie?
Qual è il modo migliore per utilizzarla?
Quanto consuma?
Di quale manutenzione ha bisogno?
Sono domande semplici, che ci troviamo ad affrontare spesso, sia al momento dell’acquisto di una lavastoviglie, che nel suo uso quotidiano e, soprattutto, quando dobbiamo pagare qualche riparazione troppo costosa. Le risposte possono essere altrettanto semplici.
LA LAVASTOVIGLIE: ISTRUZIONI PER L’USO
La lavastoviglie può funzionare meglio: non c’è bisogno di fare sacrifici o rinunce, basta adottare qualche piccolo accorgimento, in modo da consumare meno energia, risparmiando denaro, salvaguardando l’ambiente e ottenendo stoviglie pulite.
• L’acquisto
• l’installazione
• l’utilizzo
• la manutenzione della lavastoviglie vengono trattati con l’intento di evidenziare quello che bisogna sapere nella vita di tutti i giorni, a contatto diretto con questa “macchina della casa”. Pensare al futuro significa anche ridurre i consumi irrazionali sin da oggi. Possiamo farlo in molti modi, ogni giorno, con un pizzico di intelligenza, senza per questo rinunciare alla qualità della vita. I diversi argomenti sono trattati anche attraverso tabelle che danno la possibilità di valutare i consumi e i costi di esercizio della lavastoviglie. Completano l’opuscolo alcune informazioni sui marchi nazionali ed europei che assicurano la sicurezza, l’efficienza energetica e il rispetto per l’ambiente.
L’ACQUISTO
La tecnica ha fatto notevoli passi avanti nel campo della progettazione e della produzione delle
lavastoviglie per uso domestico. Oggi esistono apparecchi in grado di offrire risultati migliori rispetto alle vecchie lavastoviglie, con minori consumi di energia elettrica, di acqua e di detersivo. Infatti, diminuendo la quantità di acqua necessaria per un ciclo di lavaggio (in dieci anni si è passati, in media, da 45 a 25 litri) occorre anche meno energia per portare l’acqua alla giusta temperatura ed è sufficiente una minore quantità di detersivo. Le lavastoviglie moderne hanno, inoltre, la possibilità di effettuare cicli ridotti o “rapidi”, che rappresentano un notevole risparmio di tempo (fino al 60%) e quindi di energia quando i piatti non sono tanto sporchi da costringere all’utilizzo del ciclo lungo. In fase di acquisto è, quindi, senz’altro preferibile scegliere i modelli inseriti più recentemente sul mercato. È bene informarsi in tal senso, leggere accuratamente le caratteristiche tecniche di ciascun apparecchio, chiedendo spiegazioni al rivenditore e considerando che non è tanto importante il valore di massimo assorbimento (espresso in kW), quanto, soprattutto, il consumo effettivo di energia, espresso in kWh, che ci indica quanta energia elettrica viene realmente consumata dalla lavastoviglie in un determinato ciclo di lavaggio. Un discorso a parte merita la capacità dell’apparecchio, il cosiddetto numero di coperti, che è riferito al numero di stoviglie che la macchina può contenere per ciclo di lavaggio. Cercate di scegliere il modello con la capacità che vi serve realmente. Una lavastoviglie di grande capacità ‐ cioè con un numero di coperti troppo elevato rispetto alle nostre necessità‐ verrà spesso utilizzata semivuota, mentre con un apparecchio troppo piccolo saremo costretti ad aumentare il numero dei cicli di lavaggio settimanali. In entrambi i casi sprecheremo acqua ed energia. Oggi poi abbiamo una possibilità in più di scegliere quei modelli che ci consentono di ridurre i consumi; infatti, dal mese di giugno del 2000 anche sulle lavastoviglie ‐come già sui frigoriferi e sulle lavatrici‐ è applicata l’etichetta energetica, la quale permette di conoscere fin dal momento dell’acquisto, caratteristiche e consumi di ciascun modello di lavastoviglie.
I CONSUMI
Abbiamo già visto che acquistando un apparecchio di recente concezione possiamo risparmiare
notevolmente sui consumi di acqua, elettricità e detersivo.
Ma quanto?
Le lavastoviglie tradizionali per 10‐12 coperti consumano, per il ciclo più lungo, circa 2,5 kWh; i
modelli nuovi, invece, tra 1,4 e 1,8 kWh. I consumi risultano ridotti drasticamente quando si utilizzano i cicli cosiddetti “rapidi” (circa 0,7 kWh), in quanto diminuiscono i tempi di lavaggio e, di conseguenza, i consumi di elettricità. Per un lavaggio completo i modelli più vecchi hanno bisogno di circa 40 g di detersivo, quelli più moderni solo di 20 g. Alcune lavastoviglie possono essere alimentate direttamente con l’acqua calda: questa soluzione è particolarmente conveniente se è possibile, ad esempio, collegare l’apparecchio direttamente ad uno scaldacqua a gas non troppo lontano; in questo modo si risparmia energia elettrica, e tempi di lavaggio diminuiscono. Inoltre ogni macchina lavastoviglie è fornita di un impianto di decalcificazione, costituito da un dispositivo detto “addolcitore” che riduce la durezza dell’acqua evitando la formazione del calcare che, depositandosi sulle resistenze e sulle parti meccaniche, provoca un aumento dei consumi e un cattivo funzionamento della macchina. Per mantenere l’addolcitore sempre efficiente è necessario mettere regolarmente sale nell’apposito contenitore. Più alta è la durezza dell’acqua utilizzata e più frequente la lavastoviglie segnalerà la richiesta di aggiunta di sale. È da notare che un lavaggio effettuato senza decalcificazione dà risultati meno soddisfacenti e le stoviglie appaiono opache. È importante quindi conoscere il grado di durezza dell’acqua. Per dare maggiore diffusione e completezza relativamente ai dati di durezza per i singoli comuni italiani, Assocasa ha predisposto un sito Web in Internet all’indirizzo http://assocasa.federchimica.it dove è possibile trovare il dato della durezza per circa 6.000 comuni italiani.
L’UTILIZZO
La lavastoviglie è un elettrodomestico che si usa tutti i giorni o quasi. Per diminuire i consumi e
risparmiare denaro basta quindi prendere l’abitudine ad usarla meglio, tutti i giorni. Disporre le stoviglie correttamente nella macchina, avendo cura di asportare i residui più grossi delle pietanze per evitare il pericolo di intasamento del filtro con conseguente riduzione dell’efficacia del lavaggio. Utilizzare il ciclo intensivo solo nei casi in cui sia veramente necessario, quando cioè le stoviglie sono particolarmente sporche: lava in tempi molto lunghi, a temperature elevate, e quindi con grande consumo di energia. Usare il lavaggio rapido a freddo quando ci sono poche stoviglie da lavare. Questo ciclo consentirà di ultimare il carico a fine giornata, senza cattivi odori ed incrostazioni troppo dure sui piatti in attesa del lavaggio completo. Adottare il programma “economico” per le stoviglie poco sporche. È un ciclo di lavaggio a temperatura più bassa che, a volte, non prevede la fase di asciugatura consumando così meno energia. Utilizzare esclusivamente detersivi specifici per lavastoviglie e rispettare le dosi consigliate dalle case produttrici: una quantità maggiore di detersivo non lava di più, ma inquina di più! Far funzionare la lavastoviglie solo a pieno carico: il consumo di elettricità e di detersivo è uguale sia con l’apparecchio pieno che vuoto. Eliminare l’asciugatura con l’aria calda. La semplice circolazione dell’aria, aprendo lo sportello a fine lavaggio, è sufficiente ad asciugare le stoviglie e consente un risparmio di circa il 45% di energia, riducendo la durata del ciclo di almeno 15 minuti.
LA MANUTENZIONE
Bastano poche attenzioni per allungare la vita della lavastoviglie. Una buona manutenzione è il
presupposto per tanti buoni lavaggi. Pulire sovente e con cura il filtro: le impurità e i depositi
impediscono lo scarico dell’acqua e non consentono buoni risultati di lavaggio. Usare con regolarità il sale apposito, o quello grosso da cucina, che serve a prevenire la formazione di incrostazioni calcaree, controllando che il contenitore sia sempre pieno. Assicurarsi che i forellini dei bracci rotanti siano liberi: se sono ostruiti l’acqua non raggiunge efficacemente tutte le stoviglie. Staccare i collegamenti elettrici e idrici in caso di lunghi periodi di inattività della lavastoviglie. Leggere sempre molto attentamente il libretto di istruzioni allegato al nuovo apparecchio: contiene preziosi suggerimenti per un migliore utilizzo dell’elettrodomestico.
LA SICUREZZA, IL RISPARMIO, IL RISPETTO DELL’AMBIENTE
Al momento dell’acquisto degli apparecchi domestici è bene assicurarsi che ci sia il marchio di qualità IMQ o un altro marchio riconosciuto a livello europeo. Se c’è significa che l’apparecchio è prodotto in conformità con le norme di legge in materia di sicurezza. Infine l’Ecolabel (ecoetichetta): il marchio europeo che indica un prodotto più “compatibile con l’ambiente” e, quindi, generalmente, anche con un minor consumo di energia. Ha per simbolo la margherita con le stelle come petali e la “E” di Europa al centro.
Fonte: web
IL RISPARMIO ENERGETICO
Il concetto di risparmio energetico è molto vasto e comprende tutte le tecniche adatte a ridurre i consumi di energia necessari a poter svolgere tutte le attività umane. Il risparmio si può ottenere andando a modificare i processi, in modo da avere meno sprechi, o utilizzando tecnologie capaci di trasformare l’energia da una forma ad un’altra in modo più efficiente oppure attraverso l’autoproduzione.
Alcuni esempi sono la sostituzione delle lampadine ad incandescenza o fluorescenti con quelle a LED che emettono una quantità di energia luminosa diverse volte superiore alle prime (con minore consumo elettrico).
Negli impianti di riscaldamento degli edifici ci sono accorgimenti più o meno semplici per risparmiare energia, come ad esempio l’uso delle valvole termostatiche, l’uso di cronotermostati oppure altri accorgimenti più impegnativi, come la sostituzione degli infissi obsoleti, delle caldaie vecchie con caldaie a condensazione e l’isolamento termico delle pareti.
Un risparmio energetico si può avere anche a livello di produzione di energia elettrica utilizzando sistemi di cogenerazione che permettono di migliorare i rendimenti dei vari processi e che consistono in tecnologie capaci di ottenere, simultaneamente, energia elettrica e calore.
Altri sistemi sfruttano l’energia dispersa dal moto degli esseri umani o delle automobili, come è già stato fatto in Olanda, ad esempio con pavimenti sensibili alla pressione che producono energia elettrica, posti nelle scale dei metrò più frequentati del Mondo.
Gli effetti di queste politiche devono essere sempre considerati in rapporto al Paradosso di Jevons.
Utilizzare energia elettrica per produrre calore rappresenta uno spreco dal punto di vista termodinamico perché si trasforma un’energia nobile (quella elettrica) in calore che è un’energia di seconda specie. In base ai primi due principi della termodinamica, l’energia meccanica‐elettrica può interamente essere convertita in calore, mentre il calore può essere riconvertito solo in parte in energia.
Un secondo motivo di spreco deriva dal fatto che molte forme di energia (termoelettrica e
geotermoelettrica, nucleare, solare) generano calore per produrre energia, che nuovamente viene utilizzato per il riscaldamento elettrico:ad ogni passaggio c’è una perdita di rendimento termodinamico.
Provvedimenti utili a evitare lo spreco di energia per produrre calore:
- • usare stufette elettriche, condizionatori e pompe di calore con scambiatore di calore ad acqua, che mantengono COP molto alti. Lo scambiatore ad aria, nei momenti di minore carico, ha un Coefficient of Performance pari a 5;
- • negli impianti di condizionamento dell’aria, utilizzare gruppi di assorbimento che funzionano ad acqua calda, ottenibile altrimenti con pannelli solari o teleriscaldamento, al posto dei compressori elettrici;
- • promuovere la produzione di lavatrici domestiche con doppio ingresso (sia di acqua calda sia di acqua fredda). Quelle attuali hanno un unico ingresso, utilizzato per l’acqua fredda, che viene all’occorrenza scaldata elettricamente all’interno dell’elettrodomestico.
Risparmio energetico con l’illuminazione
Dal lontano 1880, anno in cui fu illuminata artificialmente la prima abitazione privata, la lampadina ne ha fatta di strada, illuminando le nostre notti e anche le nostre giornate, oltre a cambiare il volto delle nostre città, modificando radicalmente abitudini e bisogni. Per noi è difficile rendercene conto, ma il mondo dei nostri avi era un mondo piuttosto buio. Oggi, invece, circa l’80% di tutta l’energia elettrica che consumiamo nelle nostre case serve ad illuminare e questi consumi possono essere ridotti fino al 80%, semplicemente usando lampade più efficienti (LED) e distribuendo meglio le sorgenti luminose.
FACCIAMO LUCE, MA QUALE?
A seconda di quale lampada si sceglie cambiano notevolmente, oltre la qualità e la quantità di luce ottenuta, anche i consumi. Quindi, prima di scegliere quale lampada acquistare bisogna valutare:
qual è l’ambiente da illuminare? Quali attività vi si svolgono? Per quante ore, in media, la lampada resterà accesa?
Per orientarsi nella scelta della lampada più adatta alle nostre esigenze riassumiamo brevemente i parametri che le caratterizzano.
- • Potenza espressa in Watt (W). Indica la quantità di energia elettrica consumata dalla lampada nell’unità di tempo.
- • Flusso luminoso espresso in Lumen (lm). Esprime la quantità di energia luminosa emessa dalla lampada nell’unità di tempo.
- • Illuminamento espresso in Lux (lx). Indica la quantità di flusso luminoso che colpisce una unità di superficie.
Un Lumen su un’area di 1m2 corrisponde a 1Lux.
- • Intensità luminosa espressa in Candele (cd). Indica l’intensità della luce irradiata da una lampada in una determinata direzione.
- • Durata espressa in ore indica il numero di ore di funzionamento dopo il quale, in un determinato lotto di lampade e in definite condizioni di prova, il 50% delle lampade cessa di funzionare.
- • Temperatura di colore espressa in Kelvin (K). Indica la tonalità della luce emessa da una lampada. In commercio troviamo lampade con diverse tonalità di bianco, “calda“ con sfumature tendenti al giallo, “neutra“ con sfumature tendenti al sole, e “fredda“ con sfumature tendenti all’azzurro.
- • Indice di resa cromatica (Ra). Varia tra 0 e 100, e indica in che misura i colori percepiti sotto un’illuminazione artificiale si accostino ai colori reali. Quanto più tale indice si avvicina a 100 tanto più la sorgente luminosa consente meglio di apprezzare le sfumature di colore.
- • Efficienza luminosa (lm/W). Indica la quantità di energia elettrica che viene assorbita e trasformata in luce. Rappresenta il rapporto tra il flusso luminoso emesso dalla lampada (espresso in Lumen) e la potenza elettrica che l’alimenta (espressa in Watt). Viene indicata con il simbolo lm/W.
I DIVERSI TIPI DI LAMPADE
Le lampade ad incandescenza
Tra le lampade a incandescenza troviamo sia le “lampadine tradizionali” che le “lampade alogene”. Entrambe generano la luce per effetto termico, secondo il principio per cui un corpo riscaldato ad alta temperatura e portato all’incandescenza emette radiazioni luminose.
Le lampade ad incandescenza tradizionali
Sono ancora le più diffuse nelle nostre case (ma non più commercializzate dal 1 settembre 2012) e sono costituite da un bulbo in vetro dal quale viene tolta l’aria e sostituita con un gas inerte (generalmente Argon con piccole quantità di Azoto). Al suo interno è posto un filamento di Tungsteno che attraversato dalla corrente elettrica diventa incandescente ed emette una certa quantità di luce. Possono avere varie forme, a goccia, a pera, a sfera, a tubolare, ad oliva, a tortiglione, ecc., e possono essere realizzate in diverse finiture: chiare, smerigliate, opalizzate, colorate, a riflettore incorporato. Le lampade più comuni hanno l’attacco a vite del tipo “Edison”, che viene indicato con la lettera E seguita dalla misura in millimetri del diametro e, talvolta, dalla lunghezza dell’attacco stesso. Le lampade di potenza inferiore a 300W sono munite di attacco a vite tipo E27; quelle di potenza molto modesta hanno l’attacco tipo E14 (denominato anche Mignon); le lampade di potenza superiore ai 300W hanno un attacco a vite tipo E40 (denominato Golia).
Caratteristiche
Le lampade ad incandescenza “tradizionali” sono caratterizzate da un’efficienza luminosa piuttosto modesta (circa 10‐15 lumen/watt) e da una durata di vita di circa 1.000 ore. Queste lampade forniscono istantaneamente il flusso luminoso e, se spente, si riaccendono immediatamente. Con l’invecchiamento emettono sempre meno luce, pur consumando sempre la stessa quantità di energia, in quanto il tungsteno evapora dal filamento e si deposita sulla parete interna del bulbo di vetro (formando uno strato scuro). Il flusso luminoso che emettono può essere regolato con appositi “variatori”. Sono direttamente collegabili alla rete di alimentazione senza l’impiego né di reattori, né di starter. Emettono luce di tonalità “calda” e l’indice di resa cromatica (capacità di distinguere agevolmente i colori) ha il valore massimo (100). Tutto questo contribuisce al “comfort” visivo tipico di queste lampade. Sono le più economiche al momento dell’acquisto, ma le più costose per quanto riguarda i consumi.
Lampade ad incandescenza “alogene”
Sono lampade introdotte intorno al 1950 per superare i limiti delle tradizionali lampade a incandescenza, cioè la bassa efficienza e la breve durata di vita. I limiti iniziali di queste lampade, cioè l’emissione di raggi ultravioletti e l’eccessivo riscaldamento della lampada, sono stati superati. Il primo ponendo davanti alla lampada una lastra di vetro e il secondo con la costruzione di speciali lampade (alogene dicroiche) dotate di uno schermo posteriore che riflette solo la luce visibile e disperde i raggi infrarossi. Queste lampade vengono impiegate soprattutto nelle vetrine e nei negozi, nelle mostre e nei musei, ma oggi, specialmente le lampade alogene dicroiche e le alogene IRC a risparmio di energia sono una soluzione per illuminare tavoli da lavoro e studio. Le lampade alogene sono disponibili in una notevole varietà di forme e di potenze ed è possibile suddividerle in due grandi famiglie:
- • a bassissima tensione;
- • a tensione di rete.
Le lampade a bassissima tensione (i faretti) da 6‐12‐24V richiedono un trasformatore per il collegamento alla rete elettrica domestica. Ne esistono di due tipi, le capsule senza riflettore adatte per apparecchi di illuminazione di dimensioni molto ridotte e per realizzare un’illuminazione d’ atmosfera e le lampade con riflettore. Le lampade a basso voltaggio sono disponibili anche nella versione IRC (infrared coating) a risparmio di energia. Queste lampade hanno una vita che va dalle 4.000 alle 5.000 ore (quasi il doppio delle lampade alogene convenzionali). Le lampade a tensione di rete possono essere installate direttamente senza l’impiego di trasformatori. Sono disponibili in varie potenze nei modelli con attacco a vite tipo Edison, che possono essere usate in sostituzione delle tradizionali lampade ad incandescenza, oppure lineari con doppio attacco, che devono essere usate in apparecchi di illuminazione dotati di vetro frontale e con riflettore.
Caratteristiche
Le lampade alogene hanno una efficienza luminosa (circa 15‐25 lumen/watt) quasi il doppia rispetto a quelle tradizionali. Durano il doppio di quelle tradizionali (la durata media è di circa 2.000 ore) e quelle di ultima generazione (IRC) durano più di 4000 ore. Il decadimento del flusso luminoso in funzione delle ore di vita è praticamente trascurabile e non si ha annerimento del bulbo. Emettono luce “bianca” con una eccellente resa dei colori ed è possibile regolare il flusso luminoso impiegando un semplice variatore. Quelle a bassa tensione hanno bisogno di un trasformatore per funzionare, hanno dimensioni molto ridotte e sono disponibili in una notevole varietà di forme e di potenze. Vengono utilizzate dove serve una illuminazione localizzata e decorativa, immediata disponibilità di luce, utilizzo discontinuo e accensioni e spegnimenti frequenti.
Le lampade alogene IRC o a risparmio di energia
Sono lampade a bassa tensione, per cui hanno bisogno di un trasformatore per funzionare. La sigla IRC indica Infrared coating che significa che hanno un riflettore che riporta parte del calore sul bulbo stesso, quindi richiedono meno energia per avere il bulbo alla temperatura ideale di funzionamento. Se si confrontano con le lampade alogene tradizionali consumano meno energia, disperdono meno calore, durano di più, hanno un flusso luminoso maggiore e costante nel tempo. Le lampade alogene a risparmio energetico sostituiscono le lampade ad incandescenza tradizionali dove serve luce localizzata, riaccensioni frequenti, utilizzo discontinuo e una immediata disponibilità di luce.
Le lampade fluorescenti
Appartengono alla famiglia delle lampade a scarica di gas come le lampade ai vapori di mercurio, le lampade ai vapori di sodio e le lampade ai vapori di alogenuri che però sono scarsamente utilizzate in ambito domestico.
Le lampade fluorescenti sono costituite da un tubo di vetro rivestito internamente da uno strato di speciali polveri fluorescenti, che contiene vapore di mercurio a bassa pressione.
In corrispondenza delle estremità vi sono due elettrodi che al passaggio della corrente generano una scarica con emissione di radiazioni luminose. Per alimentare queste lampade è necessario utilizzare un “reattore”, che serve a limitare il valore della corrente e se il reattore è del tipo “tradizionale” occorre anche uno “starter”, che serve a preriscaldare gli elettrodi per favorire l’accensione, mentre se è del tipo “elettronico” non serve avere lo starter. Queste lampade hanno un’elevata efficienza luminosa e una lunga durata. Sono particolarmente indicate per illuminare ambienti interni ed esterni, dove serve un uso prolungato e senza accensioni e spegnimenti troppo frequenti. Se usate correttamente, in sostituzione delle tradizionali lampade ad incandescenza, consentono di ridurre fino al 60% i consumi di energia
elettrica.
Possiamo suddividere le lampade fluorescenti in:
- • lampade fluorescenti tubolari;
- • lampade fluorescenti compatte, integrate e non.
Queste lampade differiscono tra loro per tipo di reattore utilizzato, per prestazioni e per dimensioni.
Le lampade fluorescenti tubolari
Conosciute anche come “neon”, possono essere lineari o circolari. I diametri più adottati sono 16mm, chiamate T5, e 26mm, chiamate T8. Le caratteristiche della luce emessa dalla lampada sono determinate dalla polvere fluorescente che riveste la parete interna del tubo. Le polveri fluorescenti più impiegate sono le polveri “standard”. Le lampade rivestite con questo tipo di polveri sono le più economiche ma “falsano” i colori e li rendono sgradevoli. Queste lampade non sono adatte per l’illuminazione domestica, di uffici, di negozi ecc.., ma vengono impiegate nelle industrie. Le polveri “trifosforo”, che sono le più impiegate, consentono di ottenere una tonalità di luce simile a quella delle lampade ad incandescenza e hanno un’elevata efficienza luminosa. Le polveri “pentafosforo” che conferiscono alla lampada un indice di resa cromatica elevatissimo, uguale o superiore a 95, ma un’efficienza luminosa molto inferiore rispetto alle lampade rivestite con polveri del tipo trifosforo.
Caratteristiche
Le lampade fluorescenti tubolari hanno un’elevata efficienza luminosa, da 50 a 120lm/W, che è da 4 a 10 volte superiore a quella delle lampade ad incandescenza. Hanno una lunga durata, circa 10.000 ore, circa 10 volte maggiore delle lampade ad incandescenza. Ma accensioni e spegnimenti molto frequenti, con intervalli inferiori ai 15 minuti, riducono sensibilmente la loro durata. Sono disponibili in diverse tonalità di luce e la qualità della luce prodotta è molto buona. Hanno una resa cromatica superiore a 80 e si accendono immediatamente o quasi immediatamente. Non possono essere collegate direttamente alla rete di alimentazione, ma hanno bisogno di un reattore e in alcuni casi di uno starter. Se il reattore è del tipo elettronico, che è più efficiente di quello tradizionale, le lampade durano di più e hanno un’efficienza maggiore. Sono particolarmente indicate per illuminare ambienti interni ed esterni nei casi in cui vi è la necessità di un uso prolungato e senza accensioni e spegnimenti troppo frequenti. Il flusso luminoso è regolabile dal 10% al 100% utilizzando un particolare reattore elettronico detto “dimming”.
Vanno smaltite consegnandole agli impianti comunali di raccolta differenziata o ad aziende autorizzate, in quanto contengono delle quantità di mercurio.
Le lampade fluorescenti compatte
Conosciute anche come “lampade a risparmio energetico” hanno dimensioni e tonalità di luce simili a quelle delle lampade ad incandescenza, ma un’efficienza luminosa e una durata notevolmente superiori. Esistono nella versione con reattore integrato e non integrato. Il reattore può essere del tipo convenzionale o elettronico. Le lampade fluorescenti compatte con reattore integrato possono sostituire direttamente le lampade ad incandescenza in quanto sono fornite di attacco a vite tipo Edison E27 o attacco Mignon E14.
Caratteristiche
Le lampade fluorescenti compatte hanno un’elevata efficienza luminosa, da 50 a 75lm/W, che è da 4 a 7 volte superiore a quella delle lampade ad incandescenza. Hanno una lunga durata, circa 10.000 ore, che è circa 10 volte maggiore delle lampade ad incandescenza. Ma accensioni e spegnimenti molto frequenti, con intervalli inferiori ai 15 minuti, riducono sensibilmente la loro durata. Sono disponibili in diverse tonalità di luce e la qualità della luce prodotta è molto buona. Hanno una resa cromatica superiore a 80 e si accendono immediatamente o quasi immediatamente. Sono particolarmente indicate per illuminare ambienti interni ed esterni nei casi in cui vi è la necessità di un uso prolungato e senza accensioni e spegnimenti troppo frequenti. Il flusso luminoso non è regolabile.
Vanno smaltite consegnandole agli impianti comunali di raccolta differenziata o ad aziende autorizzate, in quanto contengono delle quantità di mercurio.
I LED
I LED, Light Emitting Diodes, ovvero “diodi che emettono luce” sono impiegati da moltissimi anni nell’elettronica (nei telecomandi, nei segnalatori di stand‐by, ecc.). Oggi si stanno diffondendo anche nei semafori, nelle luci di posizione e stop delle automobili, nei display di informazione e nell’illuminazione decorativa di piazze, palazzi e monumenti, e in commercio iniziano a trovarsi anche lampade a LED per uso domestico, industriale e terziario. I LED consentono di risparmiare, a parità di luce emessa, fino all’90% di energia elettrica rispetto a una normale lampada a incandescenza, e hanno una durata che può arrivare fino a 100.000 ore, contro le 1.000 di una lampadina ad incandescenza e le 10.000 di una lampada fluorescente.
Caratteristiche
Hanno bassi costi di manutenzione, in quanto una lampada a LED continua a funzionare anche nel caso in cui uno o più elementi si danneggiano. I più comuni emettono luce rossa, arancio, verde e blu con colori saturi. Dalla loro combinazione è possibile creare le sfumature di colore volute. Ne esistono modelli che possono sostituire direttamente le lampade a incandescenza sugli impianti esistenti e modelli che funzionano a bassissima tensione (da 12VDC a 48VDC). Hanno dimensioni drasticamente ridotte che aprono nuovi orizzonti al design, non riscaldano e si accendono immediatamente. L’assenza di mercurio e piombo ne consente lo smaltimento tra i rifiuti indifferenziati.
Quale lampada scegliere
Per ridurre i consumi di energia bisogna scegliere la lampada giusta per ogni esigenza. Ricordiamo che le lampade ad incandescenza tradizionali sono le più economiche al momento dell’acquisto ma consumano molto e durano poco: anche se sono ancora molto diffuse. In base alle condizioni di utilizzo, vengono installate le lampade fluorescenti compatte ma si consiglia l’uso delle lampade a LED che fanno risparmiare fino al 90% di energia elettrica.
In generale, ad un maggior costo iniziale, per un determinato tipo di lampada, corrisponde un minor costo di gestione, dovuto a minori consumi e a una vita più lunga.
Dove e come illuminare
Si è già sottolineata l’importanza di adattare l’illuminazione alle diverse esigenze evitando gli errori più frequenti: cioè una quantità di luce insufficiente allo svolgimento di determinate attività come cucinare, leggere, cucire ecc. e una errata distribuzione delle fonti luminose che lasciano fastidiose zone d’ombra o che provocano abbagliamento.
Come determinare la quantità di luce necessaria in un ambiente?
A questa domanda non si può dare una sola risposta. La quantità di luce necessaria cambia a seconda delle funzioni a cui è destinato l’ambiente. In generale, la soluzione migliore consiste nel creare una luce soffusa in tutto l’ambiente e intervenire con fonti luminose più intense nelle zone destinate ad attività precise come pranzare, leggere, studiare. Sono riportati di seguito i livelli di illuminamento consigliati per una corretta progettazione dell’impianto di illuminazione negli ambienti domestici.
Zona di passaggio: 50‐150 lux
Zona di lettura: 200‐500 lux
Zona di scrittura: 300‐750 lux
Zona pasti: 100‐200 lux
Cucina: 200‐500 lux
Bagno: illuminazione generale: 50‐150 lux
Bagno: zona specchio: 200‐500 lux
Camere: illuminazione generale: 50‐150 lux
Camere: zona armadi: 200‐500 lux
Le sorgenti luminose consigliate dovranno avere temperatura di colore compresa tra 2500K e
4500K e un indice di resa cromatica RA>90.
Alcuni consigli
Prima di tutto, se si vuole aumentare la luminosità e diminuire i consumi legati all’illuminazione, le pareti degli ambienti devono essere tinteggiate con colori chiari.
Il lampadario
Il lampadario centrale può fornire l’illuminazione “generale”, ma è necessaria un’illuminazione “localizzata” più intensa nelle zone destinate ad attività precise come pranzare, leggere, studiare. Il lampadario provvisto di molte lampade non è una soluzione vantaggiosa in termini energetici: una lampada ad incandescenza da 100 Watt fornisce la stessa illuminazione di 6 lampadine da 25 Watt, ma queste ultime consumano il 50% in più di energia elettrica. Conviene scegliere un lampadario centrale con una lampada sola, oppure, nel caso di un interruttore doppio se ne può installare uno a due lampade, una di potenza inferiore e una di potenza maggiore.
Sculture, quadri e televisione
Sculture e particolari oggetti possono essere illuminati o da un solo lato per avere un gioco d’ombre o da più punti per dare volume all’oggetto. L’illuminazione più idonea è quella data dalle lampadine LED a bassa tensione con diversi tipi di apertura angolare della luce in quanto consentono di dirigere la luce con grande precisione. Per i quadri l’illuminazione deve essere uniforme e può essere realizzata attraverso un tubo LED che, oltre a consumare poca energia, riesce anche a valorizzare i colori degli oggetti che illumina come una lampadina ad incandescenza. Attenzione alla posizione, in modo che la sorgente non si ‘rifletta’ sul quadro o sul suo vetro o non finisca nel campo visivo dell’osservatore.
Il televisore non va mai guardato al buio: il televisore accesso all’interno di una stanza buia può provocare disturbi alla vista. Accendere una lampada a LED all’interno della stanza è la soluzione ideale.
Lettura sul divano
Per leggere seduti sul divano, una persona di 60 anni ha bisogno di una quantità di luce sei volte superiore a quella necessaria ad un giovane di 20 anni. È quindi utile mettere a fianco del divano una lampada da terra con variatore di luce (dimmer).
Zona pranzo
Nella zona pranzo è meglio utilizzare una luce sospesa concentrata sul tavolo oppure una lampada da terra, con braccio curvo, che illumini il tavolo. Le lampadine a LED sono l’ideale se la zona rimane illuminata per lunghi periodi, almeno dalle due alle tre ore consecutive. In cucina, oltre all’illuminazione generale, occorre prevedere luci sotto i pensili, sui piani di lavoro e sul piano di cottura da utilizzare solo dove e quando servono. Qui le lampade ad incandescenza possono essere sostituite dai tubi a LED o da faretti a LED a bassissima tensione.
Camera da letto
In camera da letto, oltre all’illuminazione generale che può essere realizzata attraverso un lampadario, una piantana o applique murali, bisogna illuminare anche il comodino e l’eventuale scrivania presente. Per le scrivanie sono da preferire le lampade da tavolo con braccio orientabile, meglio se funzionanti con lampade a LED a bassa tensione. La lampada deve essere posta circa 60cm al di sopra del piano di lavoro per evitare zone d’ombra e posizionata dal lato opposto della mano che scrive. Sui comodini servono invece lampade che consentano la lettura e che nello stesso tempo non disturbino un’eventuale altra persona che magari sta dormendo. La soluzione ideale è una lampada a LED con fascio luminoso orientabile, del tipo quelle per le scrivanie. In camera da letto è utile prevedere un interruttore posto sopra il letto per lo spegnimento delle luci.
Bagni
Nei bagni sono sufficienti plafoniere o faretti a soffitto per l’illuminazione generale e appliques ad accensione separata, montati ai lati dello specchio e orientati verso il basso in direzione del viso, attenzione anche qui all’abbagliamento. Essendo il bagno un ambiente che richiede un’illuminazione istantanea e per breve tempo le lampade a LED sono le più adatte.
Corridoi e scale
Per i corridoi e le scale applique e plafoniere sono una valida soluzione. In questi locali è raro che la luce rimanga accesa per molte ore, mentre sono frequenti le accensioni e gli spegnimenti. È quindi opportuno orientarsi verso le lampade o barre a LED. In questi luoghi è consigliabile l’impiego di interruttori a tempo, che si spengono automaticamente dopo un periodo prestabilito di tempo. Anche a livello condominiale si può risparmiare energia elettrica. Scale, cantine, garage sono locali dove la luce rimane accesa per lungo tempo: conviene utilizzare lampade o tubi a LED e installare un interruttore a tempo regolato secondo le esigenze degli inquilini, che spegne la luce dopo un certo periodo. Il risparmio che ne deriva è molto elevato. Per illuminare ingressi e scale esterne, visto che per ragioni di sicurezza restano illuminati tutta la notte, l’ideale è l’uso di corpi illuminanti a LED comandati da una fotocellula che ne regola l’accensione e lo spegnimento al variare dell’illuminazione solare. Meglio ancora è utilizzare lampade alimentate con pannelli fotovoltaici.
Giardini e vialetti
Per illuminare giardini e vialetti conviene utilizzare apparecchi dotati di riflettore, che indirizzano il flusso luminoso solo dove serve. Essendo luoghi che spesso vengono illuminati tutta la notte, è consigliabile usare lampade a LED, magari comandate da una fotocellula crepuscolare. Meglio ancora è utilizzare lampade alimentate con pannelli fotovoltaici.
L’inquinamento luminoso
Accendere una lampadina significa consumare energia elettrica. L’energia elettrica viene prodotta soprattutto bruciando petrolio, carbone e gas naturale emettendo nell’atmosfera gas inquinanti che danneggiano l’ambiente. Non dobbiamo però dimenticare che esiste un’altra forma di inquinamento ambientale causato dall’illuminazione: l’inquinamento luminoso. Questa forma di inquinamento si verifica di notte, quando, accendendo le luci, immettiamo nell’ambiente esterno una quantità di luce superiore a quella naturale. Questo succede soprattutto se l’apparecchio di illuminazione disperde luce al di fuori della zona che dovrebbe illuminare, causando anche un notevole spreco di energia elettrica: ad esempio un lampione a globo disperde nel cielo oltre il 30% della luce emessa dalla lampada. Quindi, quando si deve progettare l’illuminazione di un giardino conviene scegliere apparecchi dotati di lenti, che indirizzano il flusso luminoso solo dove serve.
Fonte: web
TAPPETI ENERGETICI: SULLE DOLOMITI I PASSI DIVENTANO ENERGIA PULITA
All’ombra del Rosengarten, nelle Dolomiti patrimonio naturale dell’umanità per l’Unesco, i passi degli sciatori diventano energia. Succede a Carezza, una delle zone più soleggiate dell’Alto Adige che, insieme a Nova Levante, fa parte delle 28 Alpine Pearls che attuano politiche di sostenibilità ambientale favorendo la mobilità dolce e le energie rinnovabili. D’inverno la zona è molto frequentata dagli appassionati degli sport della neve che hanno a disposizione 40 chilometri di piste e 15 impianti di risalita.
Ecco, d’ora in poi tutti gli sciatori che saliranno sulla cabinovia Hubertus che collega la seggiovia Paolina con le piste del Passo di Costalunga daranno il loro “contributo energetico” calpestando un tappeto capace di trasformare il peso e i passi in energia pulita. Attualmente sono stati prodotti circa 35mila Joule destinati a far funzionare la funivia.
La val d’Ega che comprende i comuni di Nova Ponente, Nova Levante, Tires e Collepietra e i comprensori di Obereggen e Carezza ha intrapreso da alcuni anni la strada delle vacanze ecocompatibili sviluppando progetti pilota nell’ambito del risparmio energetico e della produzione di energia da fonti rinnovabili. L’esposizione a mezzogiorno ha favorito la diffusione dei pannelli solari e fotovoltaici, ora si stanno cercando nuove soluzioni come i tappeti energetici o i dissuasori in grado di produrre energia con la trasformazione della pressione impressa sui medesimi dal passaggio delle automobili.
A Carezza così come in tutte le 28 Alpine Pearls i turisti sono invitati a utilizzare i mezzi pubblici o a muoversi con le proprie gambe. Se sport invernale deve essere, lo si faccia fino in fondo.
Fonte:ecoblog
Rifugi di montagna:apertura del bando per l’efficientamento del parco dei generatori di energia elettrica
21 gennaio 2013
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha avviato il bando finalizzato all’efficientamento del parco dei generatori di energia elettrica prodotta nei rifugi di montagna rientranti nelle categorie C, D ed E in applicazione del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, convertito con modificazioni dalla legge 22 maggio 2010, n. 73, e in particolare l’articolo 4, comma 1-quinquies. Il bando, previsto dal decreto interministeriale 2 agosto 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 254 del 30 dicembre 2012, è attivo dal 28 gennaio fino al 27 febbraio 2013.
Obiettivi e finalità del bando
Il fondo ministeriale finanzia interventi di efficientamento energetico nei rifugi C, D ed E tramite l’installazione di pannelli solari, aerogeneratori, piccoli gruppi elettrogeni, piccole centraline idroelettriche, impianti foto-voltaici, gruppi elettrogeni funzionanti a gas metano biologico, con potenza elettrica non superiore a 30 kW.
Gli interventi proposti, devono essere realizzati entro 18 mesi dalla data di avvio del progetto di investimento, la quale deve essere successiva alla data di presentazione della domanda. Le spese ammissibili corrispondono ai costi di progettazione, di realizzazione, costruzione e messa in esercizio.
Risorse
Le risorse disponibili sono pari a euro 1.000.000,00. Il tetto massimo di spesa ammissibile per ciascun intervento equivale a € 80.000,00. Il contributo concedibile massimo, pari al 50% delle spese ritenute ammissibili, è concedibile nel limite di € 40.000,00 per ciascun intervento.
Modalità e tempi per la presentazione delle domande di agevolazione
Le domande possono essere presentate a mezzo raccomandata A/R a partire dal 28 gennaio 2013 fino al 27 febbraio 2013, utilizzando esclusivamente il modulo riportato nell’allegato n. 2 del decreto interministeriale 2 agosto 2012, congiuntamente a tutta la documentazione espressamente indicata all’interno dello stesso modulo di domanda. Al fine di facilitare i contatti tra la Div. XI e i soggetti richiedenti si invita a fornire un indirizzo email e/o un recapito telefonico. La domanda di agevolazione sottoscritta dal rappresentante legale del soggetto richiedente, deve essere inviata al seguente indirizzo:
Ministero dello Sviluppo Economico – Direzione Generale per l’Incentivazione delle Attività Imprenditoriali Divisione XI – Interventi di sostegno all’innovazione e nel settore del commercio Via Giorgione 2/b 00145 Roma
Si avvisa che il plico deve riportare obbligatoriamente sul frontespizio la dicitura:
“Domanda di partecipazione bando per l’efficientamento del parco dei generatori di energia elettrica prodotta nei rifugi di montagna previsto dalla legge 22 maggio 2010 n. 73 art.4 comma 1 quinquies. Non aprire”. Quale data di presentazione della domanda si considera quella del timbro postale di spedizione.
Fonte: ministero dello sviluppo economico
CONTO TERMICO:900 milioni di euro per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici esistenti
08 gennaio 2013
Il 28 dicembre 2012 è stato varato, dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, di concerto col ministro dell’Ambiente Corrado Clini e delle Politiche agricole Mario Catania, e con l’intesa della Conferenza Unificata, il decreto che mette a disposizione circa 900 milioni di euro l’anno, per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici esistenti, attraverso un sistema di incentivi efficace e semplice per il cittadino e la Pubblica Amministrazione.
Il provvedimento, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 2 gennaio 2013, si propone il duplice obiettivo di dare impulso alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili (riscaldamento a biomassa, pompe di calore, solare termico e solar cooling) e di accelerare i progetti di riqualificazione energetica degli edifici pubblici.
Per quanto riguarda le fonti rinnovabili termiche, il nuovo sistema i promuoverà interventi di piccole dimensioni, tipicamente per usi domestici e per piccole aziende, comprese le serre, fino ad ora poco supportati da politiche di sostegno. Il cittadino e l’impresa potranno dunque più facilmente sostenere l’investimento per installare nuovi impianti rinnovabili ed efficienti grazie a un incentivo che coprirà mediamente il 40% dell’investimento e che sarà erogato in 2 anni (5 anni per gli interventi più onerosi). In questo modo, inoltre, si rafforza la leadership tecnologica della filiera nazionale in comparti con un forte potenziale di crescita internazionale.
Per quel che riguarda invece gli incentivi all’efficienza energetica per la Pubblica Amministrazione, il provvedimento aiuta a superare le restrizioni fiscali e di bilancio che non hanno finora consentito alle amministrazioni di sfruttare pienamente le potenzialità di risparmio derivanti da interventi di riqualificazione energetica degli edifici pubblici.
Il nuovo strumento di incentivazione, coerentemente con la Strategia Energetica Nazionale, contribuirà al superamento degli obiettivi energetico-ambientali fissati al 2020 dall’Unione Europea.
http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/normativa/DM_Conto_Termico_28_dic_2012.pdf
Fonte: ministero dello sviluppo economico