È nata la Rete Nazionale delle Donne in Cammino

A Fa’ la cosa giusta, in occasione della Festa della Donna, è stata lanciata la Rete Nazionale delle Donne in Cammino, un progetto che punta alla valorizzazione delle donne nel settore dei cammini, degli itinerari culturali, della mobilità dolce e del turismo lento.

“Una rete che nasce per promuovere il genio femminile nel mondo dei cammini. Le donne anche in questo campo sono fonte di ispirazione e role model, esempi di resilienza, passione, intraprendenza e determinazione. Sono pioniere nell’approccio verso l’economia verde, il turismo emozionale e nell’unire in modo polifonico nuove armonie anche nella semplice ideazione di un nuovo sentiero e di una camminata”. Con queste parole Ilaria Canali ha descritto la motivazione che sta dietro la nascita della Rete Nazionale delle Donne in Cammino di cui è promotrice e che è stata presentata in occasione della Festa della Donna, l’8 marzo, nella cornice della fiera Fa’ la cosa Giusta, a Milano.

La Rete Nazionale Donne in Cammino è un progetto che punta alla valorizzazione delle donne attraverso la piena espressione della voce, talento, impegno, creatività e sensibilità femminili nel settore dei cammini, degli itinerari culturali, della mobilità dolce e del turismo lento. Per questo la Rete Donne in Cammino si propone di diventare una comunità e un forum per lo scambio, la condivisione e la promozione di buone pratiche, un sostegno concreto per aiutare chi intende mettersi in cammino e infine una alleanza per sostenere la piena partecipazione e rappresentanza delle donne nei contesti decisionali che direttamente o indirettamente si occupano dei cammini: enti, associazioni, federazioni, parchi, case editrici, stampa. La Rete Nazionale Donne in Cammino intende quindi diventare un punto di riferimento e un interlocutore autorevole per il mondo dei camminatori e per tutte le realtà che operano in questo ambito per offrire proposte, indicazioni, formazione e mentorship per una maggiore partecipazione delle donne. È un impegno in linea con l’obiettivo 5 della Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, nella convinzione che il settore dei cammini sia strategico per un cambio degli stili di vita a beneficio di una maggiore sostenibilità. L’incontro di Milano, organizzato da Ilaria Canali e Cristina Menghini, ha offerto un confronto ricco di spunti grazie alle testimonianze di numerose camminatrici e attiviste del mondo delle politiche ambientali che a diverso titolo, da diversi punti di vista e grazie a vari percorsi professionali si occupano di cammini, mobilità dolce, ambiente ed ecologia. Sono intervenute Daniela Bianchi, Francesca Pucci, Sara Zanni, Samantha Cesaretti, Rebecca Spitzmiller, Ilaria Canali, Cristina Menghini, Gaia Ferrara, Sarah Marder. Ha moderato l’incontro Alberto Pugnetti di Radio Francigena. La Rete Donne in Cammino sarà un “vivaio di positività” e di coraggio, ha detto Sara Zanni, ricercatrice in archeologia e Guida ambientale escursionistica, specializzata nello studio della viabilità antica. Le ha fatto eco Cristina Menghini, Guida ambientale escursionistica, specializzata in itinerari culturali italiani e promoter di cammini con più di 30 mila km di strada sotto i piedi. “Il cammino è un modo per ritrovare la fiducia negli esseri umani. Il cammino fa scoprire che esiste un mondo dove c’è molta solidarietà”, ha detto Cristina, sottolineando come questo approccio possa funzionare anche da prevenzione e antidoto contro la violenza. Daniela Bianchi, Portavoce di Comunità Solidali, già Consigliera Regionale del Lazio e proponente la Legge Regionale istitutiva della Rete dei Cammini del Lazio, nel suo intervento ha sottolineato che il paesaggio è una infrastruttura che esiste se viene fruita da chi lo vive, dai camminatori. In questo quadro la Rete delle Donne in Cammino può rappresentare una trama che connette i territori, le infrastrutture di accoglienza e i servizi che consentono agli itinerari culturali di essere percorsi.

Una rete che tesse insieme accoglienza e solidarietà dunque, come nel caso del progetto presentato da Francesca Pucci, “In Cammino per Camerino”, realizzato per aiutare le zone colpite dal sisma del 2016, tre giorni di cammino nell’alto maceratese per promuovere il territorio e aiutare la microeconomia locale. La comunità delle donne in cammino può aiutare concretamente le camminatrici nei loro percorsi con un sostegno a distanza, come è accaduto a Samantha Cesaretti che si occupa di accoglienza pellegrina sulla via Francigena e che ha raccontato come sia stato fondamentale, nella sua esperienza di cammino, non sentirsi mai sola, ma sempre connessa e sostenuta grazie al contatto con altre camminatrici. I cammini sono un modo di imparare sul campo cosa vuol dire pace, tutela del creato, delle aree interne, silenzio, riflessione e luoghi dell’anima, ha sottolineato Gaia Ferrara che si occupa di progetti di formazione di progettisti della mobilità lenta e che si augura che la Rete possa anche essere un modo per camminare insieme, uomini e donne, in una nuova cultura di genere. L’incontro di Milano è stato arricchito dagli interventi di Rebecca Spitzmiller, fondatrice Retake premiata dal Presidente della Repubblica con l’onorificenza “Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana” e di Sarah Marder, organizzatrice di Climate Strike Milano e fra i primi attivisti di Fridays For Future Italy. Due esempi di attivismo ambientale che indicano la via da seguire e che grazie alla creazione di una rete sono riuscite a concretizzare dei progetti di grande impatto sociale.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/03/la-rete-nazionale-delle-donne-in-cammino/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Cascine pubbliche Milano: entro estate i primi bandi per le 16 da recuperare

Ospitato da Coldiretti nella giornata conclusiva di “Cibi d’Italia verso Expo 2015”, l’incontro tra il Comune e l’Associazione Cascine Milano per le 16 cascine pubbliche da riqualificare. Più di 70 le manifestazioni d’interesse pervenute nella prima procedura esplorativa, con i relativi progetti, soprattutto da parte di giovani e associazioni. Per l’estate si aspettano i primi bandi374810

Gran parte del pubblico che domenica 5 maggio era presente all’incontro organizzato da Coldiretti nell’ambito di Cibi d’Italia, nel fossato del Castello Sforzesco, non lo sapeva proprio: Milano ha un patrimonio di 60 cascine pubbliche sparse nella cintura periferica del suo territorio e dei suoi parchi, soprattutto verso il Parco Agricolo Sud. 11 di queste 60 strutture sono ancora attive come aziende agricole in piena regola, come la San Gregorio Vecchio in zona Feltre, prima di Milano 2. 33 sono occupate ed ospitano enti ed associazioni, come Cascina Cuccagna, con il progetto avviato dall’associazione Esterni. Le 16 rimaste sono quelle che il Comune ha sottoposto ad indagine esplorativa, dopo averle catalogate e stimate (alcune con l’aiuto dei Beni Culturali), e con l’appoggio degli urbanisti del Politecnico, per valutare progetti di privati ed enti, cui affidarle,progetti compatibili con la loro riqualificazione e valorizzazione, mantenendone anche l’uso agricolo. I criteri prevedono un mix di funzioni che i progetti devono avere, oltre al dimostrare il possesso della solidità finanziaria necessaria ad avviarli. Umberto Zandrini (Consorzio Sir/CGM) è il presidente del Comitato Cascine Milano 2015, che si è da poco trasformato in Associazione, per dare continuità al progetto in collaborazione col Comune: “Riconosciamo il lavoro del Comune in questi ultimi anni che ha innanzitutto permesso di fare ordine nell’enorme patrimonio, anche culturale,costituito da queste cascine”. Come hanno spiegato i tecnici comunali e l’architetto Laura Galimberti, tra le 16 cascine poste a manifestazione d’interesse, ve ne sono alcune dei primi del ‘900, ma qualcuna addirittura risalente al ‘400. Per alcuni complessi si è dovuto tenere conto dei vincoli e delle stime dei Beni Culturali. Così come diversissime sono le estensioni degli immobili e dei loro terreni: da 200 a 3000 mq (Monterobbio e Sella Nuova), ecco perché il Comune ha deciso di procedere con bandi singoli per ognuno dei 16 immobili da riqualificare. L’indagine avviata dal Comune e conclusasi a marzo, ha avuto quasi 80 manifestazioni d’interesse, il 70% delle quali provenienti da cittadini singoli e associazioni (molte Onlus); 10% i progetti di veri agricoltori. Tra i criteri che il Comune utilizzerà per la scelta c’è quello della valorizzazione di attività agricole (come la produzione di miele) e di artigianato.

“E i soldi?”. Tra il pubblico qualcuno ha chiesto se il Comune od Expo abbiano in previsione di finanziare i progetti che verranno scelti, visto che riqualificare immobili e terreni come quelli di alcune cascine agricole può richiedere centinaia di migliaia di euro (3 milioni circa il budget per il progetto di Cascina Cuccagna). “Per ora possiamo prevedere una concessione gratuita, ma non di disporre fondi per i progetti. Anche la società Expo non ha ancora deciso la destinazione di fondi agli specifici progetti”.

Ha concluso Umberto Zandrini: “Questo progetto può fare diventare davvero le cascine di Milano soggetti attivi della città, in vista di Expo 2015 e non solo. La strada intrapresa è un reale esempio di partnership tra pubblico e privato”.

Fonte: eco dalle città

 

Costruire green assicura notevoli vantaggi

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Costruire green assicura notevoli vantaggi: economici, in termini di costi di gestione, valorizzazione del costruito, benessere e produttività. A confermare questa tesi un report del World Green Building Council, la coalizione mondiale degli enti preposti dalla promozione e diffusione dell’edilizia verde, rappresentata nel nostro Paese dal Green Building Council Italia. Il documento ” The Business Case for Green BuildingA Review of the Costs and Benefits for Developers, Investors and Occupants“, esamina se sia possibile o no associare un valore finanziario ai costi e ai benefici che un edificio green porta con sé. Jane Henley, ceo del World Green Building Council sostiene che “gli edifici sostenibili portino con se benefici tangibili e abbiano un chiaro significato economico. Dalla mitigazione del rischio in un portfolio di edifici, ai benefici per i quartieri che li ospitano, fino al miglioramento della salute e del benessere individuale degli occupanti, il ” business case” per i green building continua a evolvere mano a mano che il mercato matura“.
Lo studio evidenzia anche che l’extra costo di progettazione e costruzione diventa col tempo sempre più contenuto se paragonato al costo di progettazione e realizzazione di un edificio tradizionale. Vi sono molte prove del fatto che le caratteristiche fisiche dell’edificio e l’ambiente interno possano influenzare la produttività dei lavoratori e la salute di chi occupa l’edificio, benefici misurabili anche in termini economici. Una riflessione altrettanto importante riguarda il processo per cui la sostenibilità dell’edificio influenza significativamente la redditività dell’edificio e il futuro valore della proprietà, incidendo sul ritorno dell’investimento. Il rischio legato alla cogenza normative, in rapido mutamento sia in termini di contenuti che di processi, che si sta osservando in moltissime città e paesi del mondo, indirettamente incide anche sul valore degli edifici esistenti e pilota la realizzazione di nuove opere verso standard sempre più elevati.

fonte: unionegeometri