Smog, Legambiente al Ministro Orlando: “Si passi in rassegna la Legge Obiettivo nel Nord”

“Se davvero il Ministro Orlando vuole cambiare registro chieda di concertare col ministro delle Infrastrutture il piano delle autostrade previste dalla legge Obiettivo nel Nord Italia, sottoponendo ogni grande progetto ad una revisione indipendente che ne valuti la sostenibilità, cancellando i finanziamenti per i progetti che non superano il vaglio”376046

“Da anni Legambiente sottolinea come per contrastare efficacemente lo smog servano interventi su area vasta, mirati a ridurre le emissioni da traffico, causa prima dell’emergenza sanitaria e ambientale che interessa le nostre regioni”. Lo hanno dichiarato Damiano Di Simine presidente di Legambiente Lombardia, Fabio Dovana, presidente Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Lorenzo Frattini, presidente del regionale Emilia Romagna e Gigi Lazzaro, presidente del comitato Veneto, che si sono riuniti per concordare le loro strategie sulla mobilità in vista del vertice convocato domani dal Ministro dell’ambiente Andrea Orlando a Milano per concordare con le regioni del Nord Italia una comune strategia antismog per il bacino padano. “Fa bene il ministro a convocare i governatori delle regioni coinvolte per tradurre in atti concreti la volontà espressa a più riprese di mettere in campo interventi coordinati nella Pianura Padana. Ma non si può prescindere dai controlli. Gli enti locali continuano infatti a fare poco o a procedere in ordine sparso perché manca una pianificazione a livello centrale, c’e’ scarsa disponibilità di risorse ma anche poca lungimiranza e scarso senso di responsabilità”, hanno detto da Legambiente, aggiungendo: “l’appello che rivolgiamo al ministro e ai presidenti di regione e’ di non ripartire ancora una volta da zero nella discussione. Le cause, così come la terapia per uscire dall’emergenza sanitaria e ambientale che affligge la Pianura Padana, sono ben chiare. Quello che serve è una capacità politica nuova, che punti su un altro tipo di mobilità a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di efficienza e soddisfazione”. “Per la prima volta, col tavolo convocato dal ministro Orlando, abbiamo la possibilità di affrontare con maggiore tempestività la questione dei provvedimenti antismog da adottare per la stagione invernale – hanno dichiarato i presidenti regionali di Legambiente -. Speriamo che questo appuntamento sia poi realmente seguito da atti concreti e non più, come avvenuto sinora, da dibattiti sterili incapaci di mettere in campo provvedimenti efficaci”.
“Se davvero il Ministro Orlando vuole cambiare registro – hanno concluso i presidenti regionali di Legambiente -, chieda di concertare col ministro delle Infrastrutture e dei trasporti il piano delle autostrade previste dalla legge Obiettivo nel Nord Italia, sottoponendo ogni grande progetto ad una revisione indipendente che ne valuti sostenibilità e rapporto costi-benefici, cancellando ogni finanziamento per i progetti che non superano il vaglio. Con le risorse risparmiate potremmo finanziare uno dei sistemi di TPL interregionale più avanzati d’Europa, e ottenere una durevole riduzione delle percorrenze automobilistiche e commerciali a beneficio della mobilità collettiva”.

Fonte: eco dalle città

 

Smog ,“mobilità sostenibile per pulire l’aria della pianura Padana”

“Per ripulire l’aria della Pianura Padana la ricetta c’è già, si chiama mobilità sostenibile”. È quanto afferma Legambiente che chiede al ministro dell’Ambiente Andrea Orlando di “rivedere il piano delle nuove infrastrutture nella legge Obiettivo, cancellare quelle inutili e insostenibili economicamente, per finanziare un nuovo e più efficiente piano di trasporto pubblico interregionale”.smog7

concordare con le regioni del Nord Italia una comune strategia antismog per il bacino padano.

“Da anni Legambiente sottolinea come per contrastare efficacemente lo smog servano interventi su area vasta, mirati prioritariamente a ridurre le emissioni da traffico, causa prima dell’emergenza sanitaria e ambientale che interessa le nostre regioni”, hanno dichiarato Damiano Di Simine presidente di Legambiente Lombardia, Fabio Dovana, presidente Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta, Lorenzo Frattini, presidente del regionale Emilia Romagna e Gigi Lazzaro, presidente del comitato Veneto, che si sono riuniti per concordare le loro strategie sulla mobilità.

“Fa bene il ministro Orlando a convocare i governatori delle regioni coinvolte per tradurre in atti concreti la volontà espressa a più riprese di mettere in campo interventi coordinati nella Pianura Padana. Ma non si può prescindere dai controlli. Gli enti locali continuano infatti a fare poco o a procedere in ordine sparso perché manca una pianificazione a livello centrale, c’è scarsa disponibilità di risorse ma anche poca lungimiranza e scarso senso di responsabilità”.

L’appello che rivolgiamo al ministro e ai presidenti di regione è di non ripartire ancora una volta da zero nella discussione. Le cause, così come la terapia per uscire dall’emergenza sanitaria e ambientale che affligge la Pianura Padana, sono ben chiare. Quello che serve è una capacità politica nuova, che punti su un altro tipo di mobilità a basso tasso di motorizzazione e con alti livelli di efficienza e soddisfazione”.

“Per la prima volta, col tavolo convocato dal ministro Orlando, abbiamo la possibilità di affrontare con maggiore tempestività la questione dei provvedimenti antismog da adottare per la stagione invernale – hanno dichiarato i presidenti regionali di Legambiente -. Speriamo che questo appuntamento sia poi realmente seguito da atti concreti e non più, come avvenuto sinora, da dibattiti sterili incapaci di mettere in campo provvedimenti efficaci”.

Secondo gli ambientalisti c’è bisogno di una profonda revisione della programmazione delle infrastrutture e dei servizi che attengono alla mobilità di un’area ad alta densità demografica e ad altissimo livello di motorizzazione individuale, qual è la Pianura Padana. Continuare, infatti, a realizzare le grandi infrastrutture stradali che sono in progetto o in via di esecuzione (si pensi all’inutile ramo di TI_BRE a Parma o al raddoppio del tunnel autostradale del Frejus o l’autostrada Orte-Mestre) non va certo nella direzione di una mobilità più efficiente e meno inquinante.binari9

Lavoratori e cittadini del Nord Italia hanno bisogno di servizi di TPL urbano e regionale adeguati, più frequenti e affidabili; del rilancio del trasporto ferroviario passeggeri, di scala regionale e interregionale; di una logistica integrata, sostenibile ed efficiente per le merci che oggi viaggiano quasi solo su strada, e non di una mobilità fondata su faraoniche e impattanti infrastrutture come la Torino-Lione ma di una diversa politica degli incentivi che sappia premiare il trasporto ferroviario a scapito di quello su gomma, utilizzando ed ammodernando le linee ferroviarie già esistenti. La risposta delle Regioni fino ad oggi è consistita in un aumento di progetti di opere autostradali faraoniche e ridondanti, su cui la via del finanziamento privato è miseramente (e non a caso) fallita. Ma invece di prendere atto di questo fallimento e di interrogarsi sulle ragioni per le quali nessun grande gruppo privato si sente di mettere risorse proprie sulla seconda autostrada tra Milano e Brescia o sulla seconda tangenziale di Milano, sulle costosissime Pedemontane Veneta e Lombarda o ancora sulla tangenziale est di Torino, i governatori regionali sembrano voler continuare a pregare il Governo per ottenere garanzie e avanzamenti progettuali coperti da finanziamenti pubblici, sconti fiscali o anticipazioni da CDP, come avvenuto per il balletto di richieste sul passante nord di Bologna, per la E55 e per il tris Pedemontana – Brebemi – TEM in Lombardia, tre opere che costano 10 miliardi pur non risolvendo nessun reale nodo di congestione strade.

“Se davvero il Ministro Orlando vuole cambiare registro – hanno concluso i presidenti regionali di Legambiente -, chieda di concertare col ministro delle Infrastrutture e dei trasporti il piano delle autostrade previste dalla legge Obiettivo nel Nord Italia, sottoponendo ogni grande progetto ad una revisione indipendente che ne valuti sostenibilità e rapporto costi-benefici, cancellando ogni finanziamento per i progetti che non superano il vaglio. Con le risorse risparmiate potremmo finanziare uno dei sistemi di TPL interregionale più avanzati d’Europa, e ottenere una durevole riduzione delle percorrenze automobilistiche e commerciali a beneficio della mobilità collettiva”.

Fonte: il cambiamento

Torino, dopo il Big Jump Legambiente denuncia: “In grave crisi gli ecosistemi fluviali”

Il Big Jump a Torino e in Valchiusella accende i riflettori sulla salute dei fiumi piemontesi. L’eccesso di derivazioni irrigue ed idroelettriche portano, a partire da luglio e fino a settembre, alla desertificazione degli alvei naturali375639

Domenica 14 luglio, come in più di 100 fiumi e laghi di tutta Europa, anche a Torino nel Po e in Valchiusella nell’omonimo torrente, si è svolta la settima edizione del Big Jump. Il grande tuffo, promosso in Italia dai circoli di Legambiente, ha lanciato anche quest’anno un messaggio forte alle istituzioni locali ed internazionali affinché adottino tutte le politiche necessarie al ripristino, entro il 2015, del buono stato ecologico dei diversi ambienti acquatici. “L’Europa impone all’Italia e al Piemonte di raggiungere precisi obiettivi di qualità riguardanti lo stato ecologico dei fiumi –ha ricordato Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Anche il Po a Torino entro due anni dovrebbe raggiungere il livello di “buono” nella scala di qualità delle acque ma senza il rispetto delle portate minime a monte della città e in mancanza di un adeguamento dei sistemi di depurazione, questo obiettivo non potrà essere raggiunto. I nostri fiumi possono e devono ritornare ad essere quelli di una volta, pieni di vita acquatica e con la possibilità di fare il bagno in sicurezza. Oggi ne abbiamo la possibilità tecnica e legislativa ma occorre che la loro tutela diventi una priorità per le istituzioni locali. I fiumi e i torrenti –ha aggiunto Vozza- sono diventati in moltissimi casi delle aree marginali infrequentabili, sentite sempre come “problema” e mai come ricchezza del territorio. Questo processo, oltre ad avere conseguenze dal punto di vista ambientale, costituisce anche un forte impoverimento del territorio dal punto di vista sociale ed economico, in quanto vengono a mancare spazi di grandi dimensioni e di grande qualità, impedendo di fatto tutta una serie di attività che potrebbero avere un enorme valore dal punto di vista ricreativo, culturale ed educativo”. A Torino il tuffo nel Po si è tenuto presso gli Amici del Remo (corso Moncalieri 422) ed è stato preceduto dalla presentazione di “Acqua per i nostri fiumi”, dossier in continuità con analoghe operazioni di monitoraggio e segnalazione realizzate negli anni da Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta grazie al contributo e la collaborazione di una serie di associazioni, gruppi o singoli cittadini. Dallo studio emerge una situazione di crisi diffusa per gli ecosistemi fluviali piemontesi dovuta, in particolare, ad un eccesso di derivazioni irrigue ed idroelettriche che portano, a partire da luglio e fino a settembre, alla desertificazione degli alvei naturali. Nonostante infatti il Piemonte sia una regione ricca d’acqua, ogni anno moltissimi fiumi e torrenti del reticolo idrografico regionale risultano completamente in asciutta con la conseguente scomparsa di tutte le forme di vita acquatica e la compromissione delle funzioni naturali dei fiumi. Le sponde e le fasce fluviali funzionano infatti come depuratori naturali e assumono il ruolo strategico di veri e propri corridoi ecologici. Con poca acqua si ha un aumento della temperatura e un rapido abbassamento del tasso di ossigeno, diminuzione della capacità autodepurativa, forte mortalità delle specie ittiche e possibile sviluppo di agenti patogeni. La diminuzione delle portate provoca dunque una forte concentrazione degli inquinanti (nitrati, fosfati, pesticidi, diserbanti, ecc.) che possono avere, in relazione alla loro tossicità, effetti diretti o indiretti sia sugli ecosistemi acquatici che sulla stessa salute umana. “Questa situazione, in realtà, non dovrebbe verificarsi se solo si rispettassero le norme attualmente in vigore quali il Piano regionale di Tutela delle Acque (PTA) e il regolamento per il rilascio del deflusso minimo vitale (DMV) –ha dichiarato Marco Baltieri, responsabile Acqua e Difesa suolo di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Nonostante sia chiaro a tutti che si sia ormai superata la soglia di un ragionevole utilizzo dei nostri torrenti, la Regione Piemonte continua a non emanare le “linee guida” in materia di impianti idroelettrici, lasciando ai meccanismi di mercato il compito di portare avanti una vera e propria aggressione agli ultimi corsi d’acqua naturali delle Alpi. La situazione che si presenterà nell’estate 2013 rischia ancora una volta di ripetere senza alcun miglioramento quanto abbiamo potuto rilevare negli ultimi anni”. Dal 2009 la norma sul Deflusso Minimo Vitale (DMV) si sarebbe dovuta applicare a tutte le derivazioni idriche presenti in Piemonte. In realtà, come documenta il rapporto di Legambiente (che prende in considerazione alcune province piemontesi), nulla è cambiato e i corsi d’acqua continuano puntualmente ad essere messi in asciutta totale. Succede così che d’estate il Po, nella sua parte di pianura, sia alimentato unicamente da risorgive: dopo molti chilometri di letto in asciutta totale, il fiume riprende un po’ di vita, con caratteristiche però del tutto diverse da quelle “naturali”.

Fonte: eco dalle città