Vado Ligure: chiude la centrale a carbone Tirreno Power

“Una vittoria per la salute e il clima”. Il consiglio di amministrazione di Tirreno Power ha deciso di non rimettere in servizio i gruppi a carbone della centrale di Vado Ligure (Savona), posti sotto sequestro dalla magistratura nel marzo del 2014.

Mai più carbone. Il Consiglio di Amministrazione di Tirreno Power di chiudere definitivamente i due gruppi a carbone della centrale termoelettrica di Vado Ligure.  Tirreno Power ha riconosciuto l’assenza delle condizioni necessarie alla riapertura dello stabilimento, posto sotto sequestro dalla Procura di Savona nel Marzo 2014 a causa del mancato rispetto delle prescrizioni AIA e della gravità dell’inquinamento arrecato dalla centrale stessa, con danni molto seri per la salute dei cittadini.62522

Nel decreto di sequestro si parlava infatti di disastro ambientale e sanitario nelle aree di ricaduta delle emissioni della centrale, come provato dalle indagini ambientali ed epidemiologiche condotte, che avevano anche evidenziato un aumento della mortalità attribuibile alle emissione della centrale stessa.

Il WWF parla di una vittoria per la salute e per l’ambiente. “Ci auguriamo – scrive l’associazione – che la volontà, annunciata dall’azienda, di implementare un ‘progetto di reindustrializzazione del sito, volto a favorire l’insediamento di nuove aziende con l’obiettivo di contribuire alla ricerca di soluzioni che possano offrire un futuro occupazionale ai lavoratori e una prospettiva di sviluppo al territorio’ non resti nel novero delle buone intenzioni, ma sia un sincero impegno a ridurre al minimo le ricadute sociali della chiusura. L’impianto, infatti, ha rappresentato per lungo tempo un’importante fonte di occupazione per gli abitanti del luogo. Il prezzo pagato dalla popolazione, però, è stato altissimo.

Una  riconversione dell’area che sia capace di garantire occupazione, nel rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini, è quindi assolutamente necessaria.  In tal senso devono intervenire Governo, regione Liguria ed Enti Locali”.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/06/vado-ligure-chiude-centrale-carbone-tirreno-power/

Vado Ligure, tassi di mortalità e inquinamento sopra la norma

In una conferenza sull’impatto sanitario del carbone è stato ricordato come siano da imputare alla centrale a carbone del savonese 86 ricoveri complessivi di bambini per patologie respiratorie e asma, 235 ricoveri complessivi di adulti e 48 morti tra gli adulti

Le emissioni della centrale di Vado Ligure hanno prodotto nella zona circostante tassi di inquinamento fuori dalla norma e la massiccia presenza di sostanze tossiche ha fatto sì che nelle aree interessate dalle ricadute delle emissioni i tassi standardizzati di mortalità siano decisamente più elevati rispetto alla media nazionale sia per tutte le cause che per le malattie neoplastiche, cardio e cerebrovascolari. A dare conto di questo fatale sillogismo e del rapporto di causalità fra inquinamento e malattie è l’Ordine dei Medici della Provincia di Savona in un documento ufficiale presentato oggi, in occasione della conferenza L’impatto sanitario del carbone – la funzione sociale del medico: promotore di salute e di ambiente, organizzata a Savona da WWF Italia, Ordine dei Medici della Provincia di Savona e dell’Associazione Medici per l’Ambiente Isde Italia. Per la centrale di Vado Ligure è stato riscontrato un valore massimo di mercurio 65,3 volte superiore alla naturalità media e 7,1 volte il valore massimo riscontrato in Italia, un valore di cromo 82,5 volte il valore di naturalità media e 5,5 volte il valore massimo riscontrato in Italia e, ancora, una valore massimo di arsenico 11,5 volte il valore di naturalità media e 2,5 volte il valore massimo riscontrato in Italia. Sempre secondo questo report, anche i valori di diossido di zolfo e di monossido di carbonio sono nettamente al di sopra dei limiti consentiti. Il biomonitoraggio è stato condotto con l’utilizzo di licheni: in alcune zone (fra Bergeggi e Albisola) si è creato un “deserto lichenico”, vale a dire un fenomeno dovuto al grande inquinamento che rende impossibile la sopravvivenza di queste piante. I licheni fungono da veri e propri marker e studi di bioaccumulo hanno dimostrato come la concentrazione di metalli pesanti attribuibili alla combustione di combustibili fossili nel savonese sia fra le peggiori d’Italia. E se sulla terraferma la situazione è critica, non va certo meglio nei fondali marini dove i valori standard consentiti sono superati da 2 a 10 volte per mercurio, arsenico, cadmio e Pcb. Proprio alla foce del torrente Quiliano si raccolgono i mitili con la maggiore concentrazione di mercurio, cadmio e policlorobifenili fra quelli raccolti su tutta la riviera ligure. L’impatto della centrale a carbone Tirreno Power è devastante, basti pensare che nella Regione Liguria le sole centrali elettriche sono responsabili del 90% delle emissioni annuali di mercurio nella regione. Secondo il dossier, la chiusura dell’impianto della centrale termoelettrica di Vado Ligure eviterebbe 86 ricoveri complessivi di bambini per patologie respiratorie e asma, 235 ricoveri complessivi di adulti (malattie cardiache più respiratorie) e 48 morti tra gli adulti (malattie cardiache più respiratorie).

La nostra voce si è levata ormai da circa sette, otto anni per l’eccesso di mortalità riscontrato, rispetto a quella aspettata. Nel lontano 2008 notammo che per la popolazione che viveva nel nostro territorio c’era un’aspettativa di vita minore rispetto alle altre zone, legata in gran parte alla centrale che, per l”emissione di inquinanti occupa un’elevatissima percentuale rispetto al totale,

ha ricordato il presidente dell’Ordine dei Medici di Savona, Ugo Trucco. Vado Ligure e la vicina Savona restano il paradigma di un problema globale. Nella sola Europa, secondo quanto riferito dall’associazione europea Heal – Healt and Enviroment Alliance, la chiusura delle centrali a carbone eviterebbe 18.200 morti, 2,1 milioni di giorni di cure farmacologiche e 42,8 miliardi di euro l’anno in costi sanitari.Immagine-620x346

© Foto Getty Images

Fonte: ecoblog.it

Tirreno Power, ecco perché la centrale è stata sequestrata

Dati lacunosi e inattendibili, e quando presenti, non sempre in linea con le possibilità offerte dalle Migliori tecnologie disponibili. Controlli super partes praticamente assenti, altre prescrizioni disattese. Tutti i motivi del sequestro della centrale a carbone di Vado Ligure378508

Dati lacunosi e inattendibili, e, quando presenti, non sempre in linea con le possibilità offerte dalle MTD (Migliori tecnologie disponibili, BAT in inglese) prescritte invece dai procedimenti autorizzativi. Controlli super partes praticamente assenti, altre prescrizioni disattese. Sono queste, in ultima analisi, le motivazioni alla base del sequestro della centrale termoelettrica Tirreno Power di Vado Ligure disposto dal GIP Fiorenza Giorgi sulla base di diverse perizie e analisi effettuate sull’impianto a carbone.

Dati mancanti e non allineati alle Migliori tecnologie disponibili

«Il gestore non ha fornito al consulente le medie mensili delle concentrazioni di SO2, polveri ed NOx per gli anni dal 2000 al 2012 per le unità a carbone VL3 e VL4 – si legge nel decreto di sequestro emesso dal GIP – Inoltre non sono stati forniti dati né sul CO (Monossido di Carbonio, ndr) per tali unità né sui macroinquinanti relativamente alle unità turbogas VL51 e VL52 (anche se i dati relativi agli anni 2010 e 2011 sono comunque disponibili tra la documentazione presente sul sito del Ministero dell’Ambiente dedicato all’AIA statale)». Fino al 2012, in realtà, non era stata ancora emessa l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), il cui iter, che per legge dovrebbe durare non più di 180 giorni, ha richiesto addirittura cinque anni per la centrale di Vado Ligure. Fino all’emissione dell’AIA, comunque, l’impianto era vincolato alle prescrizioni dei precedenti provvedimenti autorizzativi, emessi nel 1993 e nel 2001 e modificati nel 2002. Anche quando i dati sono presenti, in ogni caso, risultano, almeno per quanto riguarda l’SO2 e il CO, non allineati alle concentrazioni ottenibili applicando le cosiddette Migliori tecnologie disponibili (MTD), messe a punto, e continuamente aggiornate, dalla comunità scientifica per ridurre l’impatto sull’ambiente di certe attività industriali. E obbligatorie per l’impianto di Vado Ligure.

Dubbi sui controlli interni

A parte i dati mancanti, il Giudice per le indagini preliminari sottolinea che tutti i dati relativi alle emissioni di inquinanti «sono stati registrati e monitorati dal gestore in assoluta autonomia e nella totale carenza di controlli da parte delle autorità preposte». Ottemperando a quanto prescritto dai provvedimenti autorizzativi, infatti, Tirreno Power ha installato a Vado Ligure un Sistema di monitoraggio delle emissioni automatico, SME in acronimo. Che non sembra, secondo il perito Stefano Scarselli incaricato dal Pubblico Ministero di effettuare dei controlli sulla centrale, aver fornito misurazioni attendibili. Dalla relazione dell’esperto, rilasciata il 14 dicembre 2012, emergono, per quanto riguarda le polveri, discrepanze significative tra i dati registrati dai tecnici ARPAL a fine 2013 e quelli interni dello SME, mentre corrispondono Monossido di Carbonio (CO), Ossidi di Zolfo (Sox) e di Azoto (Nox).

«I valori di concentrazione misurati manualmente risultano mediamente assai più alti di quelli contemporaneamente forniti dal sistema di monitoraggio automatico del gestore (SME) – scrive Scarselli – inoltre, a differenza dei dati SME, le misure manuali di controllo rilevano anche una notevole disomogeneità compositiva dei fumi, dimostrata dall’ampia variabilità di dati tra le diverse prove di un medesimo campionamento, peraltro con picchi di concentrazioni orari ben al di sopra del limite autorizzato in entrambe le sezioni». Questo, secondo il perito dell’accusa, pone «seri interrogativi sull’affidabilità del SME in uso, almeno per le polveri». Dubbi sull’affidabilità dei controlli interni sono stati sollevati anche da Gabriella Minervini, direttore del Dipartimento Ambientale della Regione Liguria, che l’8 maggio del 2012 ha dichiarato : «La rete delle centraline di rilevamento viene gestita da Tirreno Power e non viene calibrata secondo gli standard previsti dalla recente normativa».

Assenza di verifiche

Altre lacune sono emerse, secondo il GIP, a proposito della certificazioni Iso 14001 e della registrazione EMAS prescritte dall’AIA. Anche se sono state effettivamente ottenute, le informazioni provviste dal gestore garantiscono «l’esistenza di un sistema di gestione conforme dal punto di vista documentale, ma non la corretta attuazione dello stesso. Mancano infatti certificati di taratura/calibrazione e i rapporti di verifica/controllo oltre ai registri di manutenzione della strumentazione». Non c’è traccia, inoltre del “protocollo condiviso” con le autorità di controllo locali (Provincia di Savona) e/o ARPA Liguria, né di ispezioni di controllo effettuate da queste ultime all’impianto, previsti dai provvedimenti autorizzativi della Centrale. In sostanza, nonostante fosse espressamente previsto già dal provvedimento autorizzativo precedente, fino all’entrata in vigore dell’AIA è mancato del tutto un piano di monitoraggio e controllo condiviso, nonostante.

Altre prescrizioni violate

L’assenza di controlli – o la loro inattendibilità – non sono comunque le sole violazioni che hanno spinto il GIP a disporre il sequestro. Nel decreto del Ministero dell’Ambiente di non assoggettabilità alla VIA emesso nel 2001 erano previste altre prescrizioni, che risultavano ancora non ottemperate nel 2011. Si va dalla riduzione dei consumi idrici (che sarebbero dovuti scendere da un milione a 800.000 metri cubi) all’avvio di un impianto di teleriscaldamento e all’applicazione di misure per la riduzione del rumore. Soprattutto, osserva il magistrato nel decreto di sequestro, la Tirreno Power non ha provveduto a limitare la dispersione di polveri durante la movimentazione del carbone in fase di stoccaggio. Il parco carbone della centrale, infatti, nel 2011 era ancora a cielo aperto, e la dispersione di polveri era tenuta sotto controllo «meramente tramite procedura di compattazione dei cumuli ed un sistema di nebulizzatori per il lancio a distanza di acqua micronizzata all’interno dell’ara del parco». L’olio combustibile utilizzato, inoltre, conteneva una quantità di zolfo superiore a quella massima indicata nell’AIA.

Migliori tecnologie disponibili non utilizzate

In conclusione, il sequestro è stato disposto perché, secondo il giudice Giorgi, la Tirreno Power ha gestito senza alcuna verifica un Sistema interno di monitoraggio delle emissioni. «Gli indagati hanno sempre esercitato l’impianto con dati emissivi molto prossimi al tetto massimo previsto dalla legge, ma con livelli di emissioni molto distanti, seppure limitatamente ad alcuni parametri (SO2 e CO, ndr), da quelli stabiliti dalle BAT (in italiano MTD, migliori tecniche disponibili), nonostante la normativa italiana ne facesse espresso, seppur non immediatamente vincolante, richiamo».Una scelta dolosa, secondo il GIP, dal momento che «la gestione dell’impianto a livelli nettamente superiori, almeno per alcuni parametri, a quelli imposti dalle BAT e l’inidoneità delle misure volte al contenimento delle emissioni con convogliate è attribuibile a una precisa scelta gestionale della società». Secondo il magistrato, pertanto, la centrale a carbone ha avuto un ruolo decisivo nei ripetuti superamenti del valore limite degli ossidi di Azoto che hanno interessato il comune di Vado Ligure, nonché nei «numerosi superamenti del limite giornaliero del PM10 (sebbene sempre entro il limite di legge in termini di numero gg/ anno)». E, soprattutto, nelle migliaia di ricoveri per malattie respiratorie e cardiovascolari segnalate dal procuratore Francantonio Graner.

Fon tre: ecodallecittà.it

Tirreno Power, sotto sequestro la centrale a carbone di Vado Ligure

La centrale elettrica a carbone Tirreno Power di Vado Ligure è stata posta sotto sequestro dal Gip Fiorenza Giorgi della Procura di Savona poiché è mancato il sistema di monitoraggio dei camini

Per Fiorenza Giorgi giudice per le indagini preliminari il parere è stato positivo alla richiesta di sequestro dell’impianto di Vado Ligure. La richiesta è maturata dopo le verifiche compiute sia dalla Procura sia dal ministero per l’Ambiente e che avrebbero portato a valutare il mancato rispetto delle prescrizioni dell’AIA, ovvero l’Autorizzazione integrata ambientale. Il Gip Giorgi ha spiegato che se le prescrizioni saranno messe in opera allora la centrale potrà ritornare in attività. Il provvedimento non prevede la chiusura di tutto l’impianto ma i due gruppi a carbone. La Tirreno Power è del gruppo Sorgenia nelle mani della famiglia De Benedetti.

Maria Grazia Midulla responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, ha commentato così:

Le centrali a carbone sono antistoriche, comportano emissioni di anidride carbonica superiori a qualsiasi altro impianto, fanno male alla salute. Il nostro Paese ha una overcapacity di produzione di energia elettrica che le impone, non solo le permette, di cominciare a chiudere le centrali più inquinanti. Invitiamo dunque l’azienda a prendere atto che la centrale di Vado Ligure è indifendibile, e a non riaprire i gruppi a carbone. Questa è l’occasione per pensare alla riconversione dei posti di lavoro verso l’efficienza energetica e le rinnovabili: ci auguriamo che sindacati , regione Liguria, azienda, ci pensino seriamente. Intanto Vado Ligure non deve riaprire e i progetti di ampliamento dell’uso del carbone non devono partire.

Io mi trovo assolutamente d’accordo con Daniela Patrucco quando chiede che certe situazioni, come quella di Vado Ligure, siano prevenute e non perseguite. Dunque ora sarebbe il caso di intervenire sulle altre 12 centrali a carbone ancora in attività chiudendole perché il carbone non è mai pulito.

Fonte: http://www.ecoblog.it

Centrali elettriche in Italia, un referendum per eliminare quelle a carbone

La proposta arriva da Tirreno Power che gestisce la centrale a carbone di Valdo Ligure: perché non chiedere agli italiani con un referendum se le vogliono?carbone1-620x350

Tirreno Power mette le carte in tavola e propone che sulle centrali a carbone sia predisposto un referendum per chiedere gli italiani se siano da chiudere. La Procura di Savona ha aperto un fascicolo d’inchiesta contro ignoti sulle cause di morti sospette, circa 1000. La richiesta del referendum nazionale è semplice: se dovesse vincere il No, ovvero che non si vogliono più centrali a carbone in Italia si andrebbe a rivedere tutto il mercato alla borsa dell’energia. Perché sì è sempre quello il maledetto problema: produrre energia con il carbone costa poco e rende molto; produrre energia con il gas costa tanto e rende poco. Spiega Daniela Patrucco su Speziapolis:

Se produci l’energia con il gas vai fuori mercato alla borsa dell’energia che dà la precedenza alle fonti rinnovabili e all’energia prodotta dal carbone, più economico. E’ sacrosanta verità, perché nessuno contabilizza i costi dell’impatto del carbone sull’ambiente e sulla salute. Poiché i movimenti lo sanno bene, il conflitto non è tanto e solo con le aziende ma soprattutto con le istituzioni locali e il governo centrale.

E sotto questa luce allora la proposta di Tirreno Power assume il sapore di una sfida e dice tra le righe: rendiamo sul serio libero il mercato togliendo dalle mani di chi ha sul serio il monopolio del mercato dell’energia (ergo:tante centrali a carbone) il giocattolo sporco.

Rileva Daniela Patrucco:

Si determinerebbero infatti nuovi equilibri di prezzo perché concorrerebbero solo gli impianti a gas e le rinnovabili. Certo conviene a Sorgenia (che ha un solo impianto a carbone, quello di Vado appunto) ma non a Enel che di fatto monopolizza la borsa dell’energia con le centrali a carbone. E si sa chi comanda sull’energia in Italia da oltre cinquant’anni.

Infine, segnalo l’ottimo post di Antonia Briuglia su Trucioli savonesi che ricorda che le proposte di Legambiente in merito a referendum locali e non nazionali siano quanto meno:

Imbarazzante soprattutto per Legambiente che, come si sa, possiede il 10% di una società di Sorgenia e Sorgenia (parte dell’impero finanziario di Carlo De Benedetti) possiede il 39% di Tirreno Power. Imbarazzante ma perfettamente coerente, la scelta referendaria di Legambiente, proprio col PD, di cui De Benedetti possiede, tra l’altro anche la tessera, quel PD che da sempre amministra il territorio.

Mentre Sorgenia finanziava diverse attività di Legambiente, a parte iniziative sporadiche, di scarsa incisività, Legambiente non ha mai partecipato, attivamente alle proteste e alle iniziative legali negli anni promosse dai comitati contro la centrale di Vado Ligure, mentre lo faceva, in prima persona, contro le centrali a carbone di altri gruppi energetici, ad esempio alla Spezia, a Genova, a Civitavecchia.

Fonte:  Speziapolis

 

Stop al carbone: blitz di Legambiente a Vado Ligure

“Il futuro energetico italiano passa per una generazione distribuita da fonti rinnovabili e la riqualificazione del patrimonio edilizio, le uniche vere scelte nell’interesse dei cittadini”. È quanto sostiene Legambiente che oggi ha organizzato una giornata di protesta contro il carbone davanti alla centrale di Vado Ligure, che si vorrebbe ampliare.centrale_vado_ligure2

Alla centrale da 660 MW di Vado Ligure si vorrebbe aggiungere un ulteriore gruppo sempre a carbone da 460 MW

“Stop al carbone”. Una giornata contro la fonte fossile più inquinante: un blitz davanti alla centrale dove ha srotolato lo striscione, una conferenza stampa, un convegno e una festa a Savona con la Goletta Verde. Oggi Legambiente ha organizzato una giornata di protesta contro il carbone davanti alla centrale da 660 MW di Vado Ligure, cui si vorrebbe aggiungere un ulteriore gruppo sempre a carbone da 460 MW, per dire Stop alle centrali più inquinanti e bloccare l’utilizzo della fonte fossile più impattante per il clima. “Non esiste alcuna ragione economica o ambientale per continuare a utilizzare il carbone in Italia” – ha dichiarato Edoardo Zanchini, Vice presidente nazionale di Legambiente, nel corso della conferenza stampa che si è svolta sul lungomare della cittadina -. La crescita continua della produzione da fonti rinnovabili, infatti, permette oggi di poter finalmente chiudere o riconvertire le centrali elettriche più vecchie e inquinanti. Per questo chiediamo al Governo e alle Regioni un impegno chiaro in questa direzione, per continuare a investire nella generazione distribuita da fonti rinnovabili e nella riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Ossia, chiediamo un vero segnale di cambiamento nell’interesse dei cittadini e delle imprese”. Nel corso della conferenza stampa sono state messe in evidenza proprio le nuove condizioni della produzione elettrica in Italia: il contributo delle fonti rinnovabili nei primi 8 mesi del 2013 è stato pari al 40,5% della produzione netta e al 35,7% della domanda nazionale. Ma non solo. Proprio la produzione da energia pulita ha permesso di ridurre, come non accadeva da anni, il prezzo di acquisto dell’energia elettrica nella borsa italiana (PUN).carbone_dati_legambiente

“Non esiste alcuna ragione economica o ambientale per continuare a utilizzare il carbone in Italia”

“Invece di capire la portata di questo cambiamento, per aiutarne la prospettiva e generare vantaggi per le famiglie, il governo italiano concentra tutta la sua attenzione sui tagli agli incentivi alle rinnovabili e nell’introdurre nuovi sussidi per le fonti fossili”, ha sottolineato ancora Zanchini. “La nostra regione paga un contributo salatissimo all’economia del carbone con una industria tra le più grandi in Europa per la produzione di coke siderurgico a Cairo Montenotte e le tre centrali termoelettriche di La Spezia, Genova e Vado Ligure – ha aggiunto Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria -. Il grande successo del Festival Contro il Carbone che si è svolto nel mese di agosto a Vado Ligure, con la mobilitazione di numerosi volontari e il coinvolgimento di migliaia di persone, ha dimostrato chiaramente qual è il punto di vista e la preoccupazione dei cittadini liguri. Una preoccupazione che dovrebbe essere fatta propria dalla Regione, ché sollecitiamo perché indirizzi il nuovo Piano Energetico Ambientale verso l’azzeramento delle politiche di promozione del carbone e la riduzione dell’utilizzo delle fonti fossili, permettendo il raggiungimento degli obiettivi europei del il 2020”.carbone_centrali_dati_legambiente

“Il governo italiano concentra tutta la sua attenzione sui tagli agli incentivi alle rinnovabili e nell’introdurre nuovi sussidi per le fonti fossili”

Per cambiare lo scenario energetico in Italia Legambiente chiede una moratoria, con lo stop di tutti i progetti di costruzione e ampliamento di centrali a carbone, e l’introduzione di una carbon tax sulle centrali sulla produzione termoelettrica, sulla base delle emissioni di CO2 prodotte dagli impianti, che permetterebbe di premiare le pro­duzioni più efficienti (come le centrali a gas a discapito di quelle a carbone o a olio combustibile) generando nuove risorse. In parallelo, per l’associazione ambientalista, si può intervenire subito sulle bollette tagliando la spesa di oltre 5 miliardi di Euro – tra sussidi alle fonti fossili, oneri impropri, sconti in bolletta ai grandi consumatori di energia elettrica – e spingere sia la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente che tutte le forme di au­toproduzione di energia elettrica e termica, sviluppando così le rinnovabili senza incentivi e concretizzando i risparmi in bolletta per imprese e famiglie.

Fonte: il cambiamento

Carbone: due centrali italiane tra le più inquinanti in Europa

Tra le centrali a carbone più inquinanti in Europa vi sono due impianti italiani. È quanto riferisce il WWF che ha aderito alla mobilitazione per porre fine all’era del carbone, indetta in tutto il mondo sabato 29 giugno, lanciando l’allarme per l’aumento dell’uso del carbone in Italia, nonostante e la manifesta pericolosità di questo combustibile per il clima, la salute e l’ambiente. In questa occasione l’associazione ha rilanciato la grande raccolta firme contro i combustibili fossili e per le rinnovabili.centrale__carbone3

Il WWF ha aderito alla mobilitazione per porre fine all’era del carbone, indetta in tutto il mondo sabato 29 giugno, lanciando l’allarme per l’aumento dell’uso del carbone in Italia, nonostante la manifesta pericolosità di questo combustibile per il clima, la salute e l’ambiente. E con l’occasione ha rilanciato la grande raccolta firme contro i combustibili fossili e per le rinnovabili organizzata dal WWF a livello internazionale, in Italia sul sito del WWF Italia. Il Presidente Obama ha appena diffuso un piano che, imponendo limiti proprio alle vecchie e nuove centrali, mette di fatto fuori gioco l’uso del carbone sia negli USA che all’estero. La Banca Mondiale, dopo aver posto l’allarme per il cambiamento climatico e la riduzione delle emissioni tra i pilastri della propria azione, si appresta a emanare linee guida per limitare “i prestiti per la costruzione di nuove centrali a carbone solo in quei rari casi in cui non ci sono alternative. Verrà fatto ogni sforzo per minimizzare i costi ambientali e finanziari delle fonti energetiche”. Da parte sua, Maria van der Hoeven, segretaria generale della International Energy Agency, dopo l’allarmante rapporto della sua agenzia sul rischio di un aumento esponenziale delle emissioni e della temperatura media globale, ha dichiarato (per la prima volta con chiarezza inequivoca) che “il nemico è il carbone”. In un contesto internazionale che va quindi verso una forte restrizione all’uso del carbone, in Italia, non contenti di ospitare due degli impianti a carbone più inquinanti d’Europa (nella top 30 ci sono infatti Brindisi sud al 9° posto e Civitavecchia al 14°, entrambi di proprietà Enel che, insieme, emettono quasi 23 milioni di tonnellate di CO2 all’anno) si sta pianificando di convertire a carbone la Centrale di Porto Tolle nel Parco del Delta del Po, aprirne una nuova a Saline Joniche e ampliare quella di Vado Ligure. Secondo il dossier WWF ‘Il carbone in Italia’ pubblicato nell’ambito della campagna ‘No al carbone SI al futuro’, attualmente in Italia sono in funzione 13 centrali a carbone, assai diverse per potenza installata e anche per la tecnologia impiegata. Questi impianti nel 2010 hanno prodotto circa 39.734 GWh, contribuendo all’11,6% del fabbisogno elettrico complessivo. A fronte di questi dati, apparentemente abbastanza modesti, gli impianti a carbone hanno prodotto circa 35 milioni di tonnellate di CO2 corrispondenti a oltre il 30% di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale.

 

Inoltre, i dati mostrano un preoccupante aumento dell’uso del carbone (salito al 18,5% nel 2012), segno che il Piano di decarbonizzazione approvato dal CIPE solo due mesi fa è già lettera morta, e che il Governo non ha avuto ancora la capacità di fornire regole e indirizzi a questo proposito. Senza dimenticare la Strategia Energetica Nazionale, redatta dal governo Monti nata già vecchia, perché non punta concretamente sulle rinnovabili e afferma una riduzione della quota di carbone nel mix energetico smentita dai fatti; da parte sua, gli uffici e le commissioni tecniche competenti del Ministero dell’Ambiente rilasciano con disinvoltura pareri di valutazione di impatto ambientali positivi che consentono di costruire nuove centrali a carbone (Saline Joniche), riconvertirle (Porto Tolle) o ampliarle (Vado Ligure), in contrasto con gli obiettivi comunitari e con le strategie di sostenibilità economica, sociale e ambientale che dovrebbero essere proprie di un Paese europeo avanzato. “Il WWF chiede che si accantonino con decisione i progetti di nuove centrali a carbone, delle quali non c’è alcun bisogno in un sistema elettrico che vede le centrali tradizionali già sovrabbondanti, con una capacità addirittura doppia rispetto al massimo picco di domanda mai raggiunto. Anzi, vanno chiuse anche le centrali a carbone esistenti, a cominciare dalle più inquinanti per il clima e la salute. La politica deve scegliere: o favorisce gli interessi di pochi, o pensa al futuro di tutti in modo strategico, puntando sull’energia rinnovabile e sull’economia decarbonizzata”, ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia. “Il mondo si mobilita contro il carbone. La rivoluzione rinnovabile sta succedendo qui e ora, la popolazione mondiale lo sa e alza la voce per chiedere ai governi di tutto il mondo di mandare in pensione la fonte di energia più pericolosa per il clima e la salute e puntare su fonti rinnovabili, reti intelligenti ed efficienza energetica”. Il WWF in tutto il mondo ha lanciato da pochi giorni una petizione globale che chiede proprio di finanziare il futuro delle energie rinnovabili e non il passato delle energie fossili, sul sito del WWF Italia. Oggi possiamo salvare il clima e conquistare un futuro di benessere per noi e i nostri figli. Bruciare i combustibili fossili per procurarsi energia e calore ha portato la concentrazione di CO2 in atmosfera ai livelli di 3 milioni di anni fa. Dobbiamo riconquistare l’energia, puntare sulle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica. Occorre investire le risorse pubbliche e private nel nostro futuro. E invece i nostri soldi continuano a finanziare il passato fossile. L’Italia, se seguisse la linea di coloro che hanno il compito di tutelare i consumatori e invece tutelano, nei fatti, i combustibili fossili, diventerebbe sicuramente maglia nera della campagna mondiale del WWF.
Fonte: il cambiamento

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