Affermazioni di peso quelle di Luca Ricolfi, docente di Analisi dei dati dell’università di Torino e presidente della fondazione David Hume, che spiega: «I vaccini contro il Covid non garantiscono che il vaccinato non si infetti e non trasmetta l’infezione» e «nemmeno vaccinare il 100% della popolazione basta a spegnere l’epidemia». Bisogna fare altro. Come mai non si fa?
Affermazioni di peso quelle di Luca Ricolfi, docente di Analisi dei dati dell’università di Torino e presidente della fondazione David Hume, pubblicate in una intervista apparsa su Italia Oggi.
«La vaccinazione di tutta la popolazione può essere utile per rallentare l’epidemia, ma da sola non può bastare» dice Ricolfi. E aggiunge: «Draghi si sta comportando come se stesse aspettando che la situazione precipiti al punto da consentirgli di imporre l’obbligo vaccinale senza colpo ferire»; «da questo punto di vista il non far nulla su scuole, trasporti, cure domiciliari è perfettamente razionale: se sei convinto che l’unica salvezza è il vaccino per tutti, e magari non ti hanno spiegato che non potrà bastare, puoi essere tentato di creare le condizioni in cui tutti si saranno convinti che non c’è altro da fare».
Poi Ricolfi fornisce un’altra spiegazione molto interessante: «La formula matematica per il calcolo dell’immunità di gregge (Vc=1-1/R0) si riferisce a un vaccino perfettamente sterilizzante, mentre i vaccini contro il Covid sono leaky, cioè non garantiscono che il vaccinato non si infetti e non trasmetta l’infezione. Se il vaccino è leaky, si applica un’altra formula, da cui si deduce facilmente che nemmeno vaccinare il 100% della popolazione basta a spegnere l’epidemia».
E propone questo ragionamento: «Se sai che vaccinare non basta, magari ti occupi di fare anche qualcos’altro».
E al giornalista che gli ha chiesto “Che cosa?” ha risposto: «Metti in sicurezza le scuole con la ventilazione meccanica controllata, lo sta facendo solo la Regione Marche, anche se con numeri piccoli. Aumenti la flotta e il numero di corse dei mezzi pubblici. Vari un protocollo di cure domiciliari decente, e riorganizzi la medicina territoriale. Fai più sequenziamenti. Controlli sul serio le frontiere. Devo continuare?».
E aggiunge: «Quasi nessuno denuncia con forza queste omissioni. Da quando è partita la campagna vaccinale, siamo in un clima di guerra. (…) Quasi tutta l’informazione main stream (grande stampa e telegiornali) considera la vaccinazione una sorta di dovere patriottico, e squalifica qualsiasi obiezione o dubbio come una sorta di diserzione. Un clima così non si è mai avuto in Italia, dopo la fine della seconda guerra mondiale».
La Commissione Europea vuole accelerare sul passaporto vaccinale, a cui è stato cambiato il nome in Pass Verde Digitale, forse per renderlo più “digeribile”. Ma non si ha ancora la certezza se i vaccinati siano contagiosi e ricercatori mettono in dubbio l’effettiva percentuale di efficacia dei vaccini. Quindi perché tutta questa fretta?
La presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, comunicava l’1 marzo sulla sua pagina Twitter:
Entro questo mese presenteremo una proposta legislativa per l’istituzione di un Pass Verde Digitale. Lo scopo è quello di fornire – la prova che una persona è stata vaccinata;
– l’esito dei tamponi per coloro che ancora non sono stati vaccinati;
– informazioni in caso di guarigione dalla Covid-19.
Il Pass Verde Digitale rispetterà la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy.
Il Pass Verde Digitale dovrebbe facilitare la vita agli europei. Lo scopo è quello di consentire gradualmente ai cittadini di viaggiare in sicurezza nell’Ue o all’estero, per lavoro o per turismo.
Quindi il documento, soprannominato elegantemente Pass Verde Digitale, non sarebbe altro che una sorta di passaporto vaccinale che dovrebbe contenere ancora più informazioni su dati sensibili delle persone, come l’esito dei tamponi e la malattia eventualmente già contratta. Quanto ci vorrà prima che ci si accorga che questo “Pass Verde”, dal nome morbido e innocuo, è la stessa cosa del passaporto vaccinale, anzi è anche di più?
Quindi, come potrebbero cadere tutte le problematiche legate alla violazione della privacy, al totalitarismo delle decisioni sanitarie imposte dall’alto, alle libertà e diritti fondamentali delle persone?
Ma anche volendo mettere da parte i problemi di privacy (e di certo non è cosa da fare!), resta ancora un grande interrogativo: quale scopo reale, al di là delle dichiarazioni, ha questo Pass e quale interesse pubblico vuole perseguire? Corrisponde a realtà che potrà consentire “gradualmente ai cittadini di viaggiare in sicurezza nell’Ue o all’estero, per lavoro o per turismo”?
Da quanto si evince da fonti qualificate e autorevoli parrebbe proprio di no. Vediamo perché (più di) qualcosa non torna.
Sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco alle FAQ relative ai “Meccanismi d’azione e protezione dei vaccini Pfizer e Moderna“, si legge la domanda: “Le persone vaccinate posso trasmettere comunque l’infezione ad altre persone?”. La risposta è la seguente: “Gli studi clinici condotti finora hanno permesso di valutare l’efficacia dei vaccini mRNA sulle forme clinicamente manifeste di Covid-19, ma è necessario più tempo per ottenere dati significativi per dimostrare se i vaccinati si possono infettare in modo asintomatico e contagiare altre persone. Sebbene sia plausibile che la vaccinazione protegga dall’infezione, i vaccinati e le persone che sono in contatto con loro devono continuare ad adottare le misure di protezione anti Covid-19″.
È poi intervenuto sull’argomento il professor Jonathan Van Tam , consulente del governo britannico e vice capo della Sanità inglese: “Le persone che sono state vaccinate contro il coronavirus potrebbero comunque trasmetterlo a chi non ha ancora ricevuto il farmaco, per questo è importante continuare a seguire le regole di distanziamento sociale. Il vaccino può evitare di ammalarsi in modo grave, ma non sappiamo ancora se impedisce il contagio”.
E ci sono anche altre fonti che ci dicono che, al momento, nessuno può affermare che i vaccinati non possano trasmettere il virus.
Ma non è finita qui. Sempre nelle FAQ del’Aifa alla domanda “La vaccinazione consente di tornare alla vita di prima?”, si legge questa risposta: «Anche se l’efficacia dei vaccini disponibili è molto alta (oltre il 90%) vi sarà sempre una porzione di vaccinati che non svilupperà la difesa immunitaria, inoltre, ancora non sappiamo in maniera definitiva se la vaccinazione impedisce solo la manifestazione della malattia o anche il trasmettersi dell’infezione. Ecco perché essere vaccinati non conferisce un “certificato di libertà” ma occorre continuare ad adottare comportamenti corretti e misure di contenimento del rischio di infezione».
E non c’è nemmeno la certezza dell’eventuale durata dell’immunità, se sviluppata.
Ma allora perché questo fantomatico certificato vaccinale è diventato questione tanto urgente?
Alle campagne esasperate che
allarmano la popolazione contro potenziali epidemie e che obbligano alla
vaccinazione di massa, non corrispondono campagne altrettanto convinte che
contrastino i livelli paurosi di inquinamento raggiunti da aria, acqua e suolo
e che causano migliaia di morti anche in Italia. Come mai?
Le campagne messe
in atto dalle aziende farmaceutiche per obbligare tutti a vaccinarsi per
qualsiasi cosa sono condotte per continuare a guadagnare enormi somme di denaro
da aggiungere a introiti già inimmaginabili. Faticosamente e contro forze
soverchianti, medici, esperti, volontari, genitori, persone che si informano
attraverso una letteratura scientifica ormai vastissima, cercano di mettere in
guardia sull’acclarata pericolosità dei vaccini e di rendere quantomeno libera
la scelta fra vaccinarsi o meno.
Che ci sia del
marcio dietro e che le campagne allarmistiche trovino eco nei media,
spesso prezzolati dalla stesse potenti multinazionali dei farmaci, è confermato
dal fatto che, quando ci sono casi di una o l’altra malattia che si presume
siano derivanti da una non vaccinazione, vengono ingigantiti a dismisura e si
urla contro i nemici della “scienza” che hanno l’ardire di pensare con la loro
testa e vorrebbero semplicemente essere informati correttamente.
Scienza che, va
ricordato, viene presa a Dio indiscusso solo quando serve gli interessi di chi
deve fare profitti; se poi la stessa scienza va contro gli interessi di quei
profitti, allora non è più scienza, non conta nulla e deve essere
combattuta in tutti i modi.
Quindi,
stranamente, sulle migliaia di morti che ci sono per l’inquinamento dell’aria,
dell’acqua, dei cibi non si alza nessun grido o campagna a tappeto, né di
informazione, né di altro tipo. Altrettanto stranamente non scatta nessun
“allarme epidemico” che invece dovrebbe esserci quando tante persone sono
chiaramente a rischio e danneggiate. Ma se ci si preoccupa della salute, a
maggior ragione ci si dovrebbe preoccupare di tante vite in pericolo. Quindi
una domanda sorge spontanea: a quando i vaccini contro l’inquinamento che miete
costantemente vittime a tutto spiano? Ovvio che non ci sarà né un vaccino, né
una campagna mediatica nemmeno lontanissima parente della caccia alle streghe
che si fa sui vaccini.
Eppure il problema
anche solo numericamente è assai più grave. Ci sono 90 mila morti l’anno in Italia per inquinamento dell’aria, e altre
migliaia di morti che si manifestano in cancri e avvelenamenti vari dovuti al
cibo che mangiamo e all’acqua che utilizziamo. E se tanto mi dà tanto, ci
dovrebbero essere titoli a caratteri cubitali e coperture mediatiche per mesi
interi su queste immani tragedie che colpiscono così tanti italiani. Invece no,
perché non ci sono lobby potentissime a difendere tutti questi morti e malati;
anzi, accade esattamente il contrario: le lobby potentissime producono esse
stesse inquinamento e quindi si fa poco e niente.
I morti, i lutti,
la disperazione di chi perde un caro, devono avere tutte la stessa importanza.
Quindi si cambi completamente paradigma, si investano soldi, si facciano
campagne mediatiche, si informi capillarmente la cittadinanza, si puniscano i
colpevoli di chi tutti i giorni ci ammazza con i propri veleni e gli si
impedisca di continuare a seminare morte indisturbato, piuttosto che dare
addosso a chi si ostina a non accettare la sola versione di chi ha soldi e
potere.
Siamo giunti alla terza ed ultima parte di questo
approfondimento dedicato ai vaccini. Dopo aver accennato al contesto farmaco-economico,
culturale, mediatico e scientifico italiano e internazionale in materia
vaccinale, cerchiamo di cogliere qualche aspetto più strettamente biologico e
medico per capire le ragioni di chi vuole contribuire ad una miglior pratica
vaccinale riducendo al massimo i rischi.
L’IMMUNITA’ DA
VACCINO
Per quanto riguarda
l’efficacia, la copertura vaccinale, cioè la percentuale di popolazione
che si vaccina, è solo uno dei fattori in campo. Infatti tra i vaccinati ci
sono i non responder cioè quelli che comunque non raggiungono l’immunizzazione
seppur vaccinati. Inoltre i virus possono mutare differenziandosi nel tempo da
quello vaccinale o comunque possono coesistere diverse varianti dell’agente
patogeno non coperte più dal nostro vaccino (44). Inoltre c’è il fenomeno dei
vaccinati portatori sani, alcuni per fallimento del vaccino (41,50) altri come
per la pertosse perché il vaccino incide sulle complicanze e non sul virus che
continua a circolare (45).
Inoltre, ad esempio
per il morbillo, l’immunità da vaccino dura solo alcuni anni al contrario di
quella naturale che dura, nella maggior parte dei casi, tutta la vita e che si
trasmette da madre a figlio durante la gravidanza e con l’allattamento. Oggi
sappiamo infatti che numerosi componenti bioattivi contenuti nel latte materno
conferiscono una determinata e importantissima protezione immunologica.
Quindi le future
mamme, perché vaccinate, non passeranno ai propri figli l’immunità e tutta
una parte di popolazione sarà sempre esposta al virus se non esegue i richiami.
Questo rende più difficile l’obiettivo di raggiungere le soglie dell’immunità
di gregge e la possibilità di eradicazione totale sperata (3, 4, 5, 35, 46,
47). Questo stesso ragionamento viene fatto dall’OMS anche per la difterite(55).
La valutazione dei rischi
da vaccinazione dipende dai fattori e dai dati scientifici che si
raccoglie. Gli individui reagiscono in diversi modi e l’indagine di un sistema
così complesso non risulta essere univoco ne è omogeneo. La suscettibilità
alle complicanze dovute alle infezioni naturali e alle complicanze da
vaccino dipende fondamentalmente dal grado di immuno-competenza cioè dallo
stato ottimale del sistema immunitario. Egli è il naturale sistema di
regolazione e difesa dalle intrusioni attraverso l’attivazione
dell’infiammazione, della febbre e delle diverse cellule immunitarie. Dapprima
si attiva una difesa innata, aspecifica, infiammatoria poi una difesa detta
immunità specifica con produzione di anticorpi. Alcuni individui sviluppano una
risposta infiammatoria e/o anticorpale debole e altri troppo forte. Il confine
tra risposta adattata e risposta patologica è sottile e dipende da molti
fattori (6,7).
Molta letteratura
scientifica si sta occupando della relazione tra vaccinazioni e malattie
autoimmuni trovando associazioni statisticamente significative benché rare
(8,9,56). Ma mancano gli studi controllati a lungo termine, cioè le patologie
che si sviluppano dopo una latenza di anni. Queste considerazioni valgono in
procedure di vaccinazioni ancor più che nelle malattie naturali perché i
vaccini utilizzano adiuvanti e altro materiale inorganico, come l’incriminato
Alluminio, nella forma nano e micro-particolata, proprio per rompere i
meccanismi di auto-tolleranza di protezione (10,11,12,13,29,30,32,37,51,52).
Gli adiuvanti possono aumentare la risposta aspecifica: le cellule
dell’infiammazione si diffondono nell’organismo e possono stimolare processi
reattivi preesistenti innescati poi dal vaccino. L’attivazione della risposta
immunitaria può amplificare processi infiammatori acuti o cronici già
esistenti nel soggetto.
L’IMPORTANZA DEL
MICROBIOTA
Il sistema
immunitario è strettamente legato all’attività del microbiota, quella
popolazione di batteri, virus e funghi che popolano le nostre mucose e che
fanno dell’intestino la più grande palestra per la tolleranza immunitaria
del nostro sistema difensivo. Il microbiota sta diventando sempre più
uno dei determinanti essenziali della salute. Ormai, infatti, le sue
alterazioni sono associate a moltissime patologie infiammatorie croniche,
autoimmuni, neurologiche, metaboliche, psichiatriche, allergiche, etc. (14,36).
Ecco perché per migliorare l’efficacia dei vaccini si sta studiando quali
microbi intestinali siano associati ad una migliore o peggiore risposta alla
profilassi vaccinale (27,28). Addirittura si pensa che il Citomegalovirus
(CMV), uno dei virus più studiati, possa essere visto come un regolatore del
sistema immunitario nel continuo confronto interno all’organismo (38). Così
sembra anche che il virus del morbillo possa essere usato per distruggere
alcune forme di cancro (53).
La salute quindi
dipende dall’equilibrio delle specie microbiche con cui siamo in
relazione fisiologica e questo incide sulla nostra capacità di reagire
correttamente agli insulti. Un’infezione può dare risposte diverse con diversi
quadri di malattia a seconda dello stato dell’ospite. Il livello di
pericolosità di un microbo o di un virus dipende da molti fattori: genetici,
epigenetici, ambientali, dall’esposizione all’inquinamento, lo stile di vita,
la nutrizione, lo stress, etc. Tutto questo trasforma sia il grado di
infiammazione sotterranea dell’organismo sia la tolleranza agli insulti. Essi
si sommano, si accumulano e sinergizzano rendendo l’individuo più predisposto
alle complicanze da infezioni o agli eventi avversi alle vaccinazioni.
VACCINI E SISTEMA
NERVOSO
Le risposte alle
infezioni e ai vaccini coinvolgono anche il sistema nervoso e quello
endocrino/ormonale (2,43). Il dott. Ernesto Burgio uno degli autori del testo
Pneireview “Oltre i vaccini. Prendersi cura del sistema immunitario infantile”
affronta le problematiche legate al neuro-sviluppo e ai disturbi dello spettro
autistico che generano i maggiori problemi di diffidenza relativi alle
vaccinazioni. Le patologie del neuro-sviluppo sono complesse e
multifattoriali, non ascrivibili ad unico agente ma a disregolazioni del
sistema immunitario e del microbiota, alle infiammazione e neuro-infiammazione,
alle molecole neurotossiche come metalli pesanti e pesticidi, alle infezioni,
etc. (15,16,17,18) . I dati indicano che un ruolo primario ce l’abbia la MIA (attivazione
immunitaria materna) cioè che un alterato assetto immunitario materno a ridosso
e durante la gravidanza sia una “condizione primer” su cui altri fattori hanno
effetti sinergici non valutabili con i tradizionali modelli causa-effetto. Lo
sviluppo embrio-fetale, dove esiste la massima neuro-plasticità, ha un ruolo
predittivo per lo sviluppo dei diversi percorsi patologici compresa l’induzione
del fenotipo autism-like (19). I vaccini sono tra i numerosi possibili
fattori trigger che contribuiscono a rendere manifesta una fragilità
preesistente ma sotto-soglia con conseguenze cliniche diverse. In
particolare sotto osservazione sono la tossicità delle contaminazioni in
tracce da metalli pesanti in forma di nanoparticelle (20), la frequenza degli
stimoli antigenici cioè le infezioni ricorrenti (asilo, fratelli maggiori,
antigeni alimentari, allergeni) oltre agli antigeni vaccinali (31).
Risulta quindi
indispensabile per ridurre le possibili complicanze nelle persone più
suscettibili la massima attenzione alla vulnerabilità che precede la nascita e
i cosiddetti 1000 giorni dopo di essa. Questo dovrebbe imporre misure urgenti
di prevenzione primaria visto il continuo aumento, anche in soggetti giovani e
molto giovani di patologie autoimmuni, neurologiche, psichiatriche,
degenerative e metaboliche tanto più che i nostri organismi sono sempre più
esposti ad una maggiore quantità di sostanze inquinanti.
UN APPROCCIO
SISTEMICO ALLA PREVENZIONE
La multifattorialità
e la complessità sono un evidente freno alla presa di responsabilità da parte
dei decisori politici e dei cittadini. La raccolta dei dati per studi
epidemiologici risulta difficile e questo limita ulteriormente le possibilità
di opporsi ai grandi interessi delle aziende produttrici. Esse, oltre allo
sviluppo di tecnologie e farmaci importanti per la salute, sconfinano troppo
spesso nell’imporre la sola soluzione farmacologica a problemi che solo un
approccio sistemico e di prevenzione può tentare di risolvere. Gli elementi
tossici si accumulano ogni volta che mangiamo, beviamo e respiriamo.
L’inquinamento ormai è devastante, eppure il Ministero della Salute continua ad
approvare deroghe al divieto di sostanze chimiche vietate (54).
Così le pratiche
vaccinali non sono il determinante più importante per la salute. Paesi come gli
USA, il Gambia, la Mongolia hanno il più alto grado di copertura vaccinale per
copertura e numero di vaccini, superiore alla nostra, ma confrontati con paesi
di pari sviluppo economico hanno i dati di mortalità infantile più alti (1).
Quindi le politiche sanitarie devono investire sull’insieme dei fattori
che determinano la salute superando la sola visione malattia-farmaco.
Abbiamo visto nella
prima parte, che troppo spesso sono gli investimenti economici
che determinano le traiettorie politiche in materia di prevenzione e cura, e i
forti investimenti per la ricerca su questa biotecnologia hanno chiaramente
indicato una strada preferenziale (34).
Un approccio
sistemico alla salute che valuti l’insieme delle dinamiche e dei processi
fisiologici e patologici nel continuo adattamento all’ambiente potrebbe
permettere di evitare errori come l’aver usato indiscriminatamente
l’antibiotico contro i microbi sottovalutando le conseguenze sull’intero
sistema e a lungo termine. Ora in Italia abbiamo più di 10.000 mila morti
l’anno per l’antibiotico resistenza e il dato è destinato a crescere
pericolosamente. Tanto che per risolvere alcune infezioni si sta iniziando ad
usare il trapianto fecale cioè il trasferimento da un individuo ad un altro del
microbiota intestinale: dagli antimicrobici al trapianto di microbi!
(21,23,24,) Inoltre il trapianto fecale si sta rivelando utile anche in tante
altre patologie, come l’autismo (22, 25, 26).
Le simbiosi, la
capacità di tolleranza, le condizioni sistemiche dell’organismo e le
specificità individuali sono concetti fondamentali per valutare i rischi/benefici
degli interventi sanitari. Infatti molte delle relazioni di medici, ricercatori
e professori universitari alle audizioni svolte in Commissione Igiene e Sanità
per l’iter di discussione del DDL 770/2018 del M5S e Lega, hanno evidenziato la
necessità di valutare le profilassi vaccinali in funzione del reale contesto
epidemico e del rischio individuale con le visite prevaccinali oltre alla
ripetuta richiesta di studi di controllo sulle vaccinazioni multiple (33,49). I
normali e ciclici picchi epidemici, come ad esempio quello del virus del
morbillo, non sono di per sé fonte di preoccupazione ma è il rischio delle
complicanze che avvengono sui soggetti più vulnerabili che dovrebbe richiamare
l’attenzione delle politiche sanitarie. Molte di queste relazioni vertevano
anche sui pazienti immunodepressi e più volte è emerso come fosse
pericoloso sostenere di poter proteggere i bambini in tali condizioni qualora
tutti i compagni di classe fossero vaccinati. Questo sia per i numerosi casi di
non responder, sia per i portatori sani ma soprattutto per la trascurabile
protezione che le 4 (MPRV) infezioni trasmissibili e prevenibili dal vaccino
abbiano sulle realistiche possibili infezioni a cui essi vanno incontro. Nelle
famiglie, nei luoghi pubblici e nelle scuole, un qualsiasi influenzato mandato
a scuola con l’antipiretico è fonte di pericolo. La caccia agli untori dei non
vaccinati potrebbe esporre ad un pericolo maggiore gli immunodepressi e le loro
famiglie nel sottostimare i reali pericoli che sono costretti ad affrontare
quotidianamente (39,40,42).
Da un interessante
articolo dell’associazione Assis leggiamo che “…la scoperta degli antibiotici e
dei vaccini è il fiore all’occhiello della scienza occidentale ma anche funzionale
all’obiettivo di colpire un singolo microorganismo con una sostanza
farmacologica senza agire sulle cause e senza intervenire sull’ospite. La
storia dell’Uomo è intrinsecamente legata con quella degli altri organismi
viventi, esterni e interni a lui, grandi, piccoli, invisibili. La comparsa
dell’homo sapiens dotato di intelligenza e conoscenza ha sconvolto questo
equilibrio, perché l’Uomo non accetta che ci siano degli altri esseri, grandi o
microscopici, più potenti di lui che possano annientarlo, distruggerlo ed
eliminarlo fisicamente. È riuscito a dominare e spesso a eliminare ed
estinguere grandi animali, ma non ancora quelli microscopici, e ovviamente non
ci riuscirà perché sono i batteri che ci permettono di vivere: senza batteri
non saremmo comparsi e non potremmo vivere, moriremmo subito. La possibilità
che i germi possano provocare malattia negli organismi superiori,
dipende in parte dal tipo di germe e dalla sua numerosità, ma soprattutto dalle
condizioni metaboliche dell’organismo ospite e dalla sua capacità di adattarsi
all’ambiente in cui nasce: non è sufficiente la presenza di un germe (virus o
batterio o parassita) per provocare la malattia. Fin dagli anni ’70, l’OMS, in
un rapporto sosteneva che: Un organismo debilitato è molto meno
resistente agli attacchi dei microbi che incontra. Generalmente il morbillo o
la diarrea – malattie senza conseguenze e di breve durata tra i bambini ben
nutriti – sono malattie gravi e spesso fatali per quelli cronicamente mal
nutriti”.
La narrazione
mediatica di TV e giornali mainstream dei problemi legati alle vaccinazioni
evita il confronto su temi seri e sulle reali possibilità di fare scelte
ragionate. L’Italia eredita il ruolo di capofila del Programma di Vaccinazione
Globale. È urgente mettere in campo tutti gli sforzi per comprendere come
migliorare al massimo gli interventi e sostenere l’insieme dei fattori che
incidono sulla salute. Affrontare la complessità richiede nuovi
strumenti, nuove strategie e il coraggio di superare convinzioni basate sulla
consuetudine.
Chi controlla la composizione dei vaccini? In che
modo i mezzi di informazione comunicano la scienza? E qual è la posizione dei
medici all’interno dei dibattito vaccinale in corso? Continua il nostro
approfondimento sul complesso tema della vaccinazioni, nel tentativo di fare
chiarezza su alcune importanti questioni ancora aperte. Affrontare lequestioni aperte in tema vaccinalecoinvolge ambiti
diversi tra loro e molto più grandi di ognuno di noi. Un possibile approccio
alla complessità può essere la lettura delle relazioni e delle dinamiche che
delineano una situazione. Così la titubanza vaccinale deve poter essere
ascoltata, compresa e integrata nel processo democratico così come le diverse
opinioni, anche tra gli esperti, devono potersi confrontare. In democrazia i
dubbi e le preoccupazioni sono sempre leciti, anzi contribuiscono al continuo
miglioramento delle possibili azioni da intraprendere, se accolti in una
dialettica proficua.
Una delle questioni
aperte è sicuramente il controllo della purezza dei vaccini poiché non
c’è trasparenza sui certificati per l’immissione in commercio da parte delle
aziende produttrici. Alcuni stati, tra cui la Cina, hanno chiesto le
pubblicazioni dei certificati di validità dalle aziende produttrici dopo i
numerosi scandali di vaccini scaduti, contaminati o inefficaci (23).
Negli USA Robert
F. Kennedy, Jr. ha ufficialmente vinto la causa contro l’HHS (Health and
Human Services – Dipartimento della Salute e Servizi Umani) per la violazione
del mandato per la sicurezza dei vaccini pediatrici del NCVIA (National
Childhood Vaccine Injury Act) del 1986. Quando il Congresso diede l’immunità
economica all’industria farmaceutica che così non avrebbe dovuto risarcire per
danni o difetti dei vaccini, in cambio le aziende produttrici si impegnarono a
presentare ogni 2 anni i test di sicurezza e sorveglianza delle reazioni
avverse all’HHS che avrebbe dovuto controllarle. Non solo questi test non
vennero mai eseguiti ma l’HHS non li richiese mai (11).
Sembra che in
Italia le aziende produttrici di vaccini abbiano stipulato accordi per
cui non sono ritenuti responsabili in nessun caso: chi paga per eventuali
difetti o danni è lo Stato che li compra. Ma come li controlla?
Il presidente
dell’Ordine Nazionale dei Biologi, dott. Vincenzo D’Anna ha chiesto
ufficialmente la pubblicazione dei certificati per l’immissione in
commercio. Anche lo studio Signum della Commissione Parlamentare
sull’aumento di patologie e decessi dei militari in missione all’estero fece
emergere la necessità di un controllo dei componenti dei vaccini, oltre alla
necessità di attuare vaccinazioni personalizzate e non sommarie che si rilevò
potessero aumentare il rischio di patologie gravi. A questa indagine
parlamentare partecipò come consulente, insieme all’attuale ministra Grillo, la
dottoressa Bolgan, biologa poi incaricata dall’associazione Corvelva di continuare quelle indagini.
VACCINEGATE, LE
ANALISI SUI VACCINI
Così in Italia,
caso forse unico al mondo, il Corvelva, un’associazione di genitori, ha
raccolto fondi per far analizzare alcuni campioni dei vaccini in commercio
al posto delle autorità statali che avrebbero dovuto proseguire l’indagine.
La dottoressa
Bolgan ha illustrato i risultati preliminari in una conferenza stampa alla
Camera dei Deputati, al convegno sulla sicurezza vaccinale dell’Ordine dei
Biologi (22) e in una interessante intervista insieme a Ivan Catalano, vicepresidente della
Commissione Parlamentare Signum. Sono solo risultati preliminari a cui
devono seguire le validazioni o confutazioni da laboratori certificati per
questo tipo di analisi. Spiega la biologa di Harvard, “tali tecnologie di
indagine sono usate per analizzare contaminazioni chimiche, proteiche e
genetiche dall’FDA (principale istituzione americana su cibo e farmaci) e nei
controlli forensi”.
Le analisi
rivelerebbero un forte grado di contaminazione tossica e scarsa qualità di
produzione. Alcune colture cellulari provengono da linee cellulari
vecchissime degli anni ‘60, con contaminanti tossici in quantità non residuali
ma veri e propri componenti del prodotto, residui di lavorazione e sostanze con
attività prioniche quindi pericolose, poi parti di vermi, erbicidi, altri
antibiotici, antiepilettici, “viagra”, diuretici, antimalarico, altri
retrovirus, cellule cancerogene. In più alcuni dei principi attivi (antigeni)
sarebbero presenti in quantità residuali o proprio non presenti al contrario di
virus avventizi (che non dovrebbero esserci) che a volte risultano presenti in
quantità maggiori degli antigeni richiesti. Continua la Bolgan: “Le agenzie
regolatorie evolvono con le conoscenze tecnologiche di ultima generazione ma
queste non sono ancora acquisite e validate nei laboratori accreditati per il
rilascio dei lotti da mettere in commercio. Quindi l’indagine del Corvelva,
detta Vaccinegate, descrive un sistema di produzione e l’uso di materie
prime di bassa qualità con una forte contaminazione di sostanze tossiche”.
Queste analisi
hanno suscitato molte polemiche, proprio per le tecniche usate e perché
non eseguite da laboratori accreditati per questo tipo di analisi. Purtroppo,
per ora, nessuno ha confutato i risultati. I lotti analizzati nell’indagine,
tuttavia, sono ancora in circolazione. Mentre si attendono le conferme è
partito un esposto alla Procura della Repubblica (1).
Inoltre sono già in
corso altre indagini, alcune divenute penali nel corso del 2017, sulla presenza
non dichiarata di materiale in micro o nano misura che potrebbe scatenare
infiammazioni pericolose e altre alterazioni in diversi tessuti
dell’organismo (2). Le nano e micro-particelle, già dichiarate dall’OMS come
certamente cancerogene, iniziano ad essere studiate dalla nanotossicologia che
sembra evidenziarne la pericolosità per l’impossibilità di essere espulse
dall’organismo, se iniettate sotto cute, e l’alta mobilità nei diversi distretti
del corpo (27, 28, 24).
Viene da chiedersi:
perché le istituzioni e gli organi di informazione hanno ignorato o
contestato queste indagini invece di confutarle con prove di laboratorio
accreditate? È lecito chiedere di poter utilizzare questo strumento di
prevenzione primaria, di indubbio successo, ma nella continua ricerca della
riduzione dei rischi?
Anche i deputati
europei hanno affrontato la questione della titubanza vaccinale in un documento
pubblicato sul British Medical Journal dal titolo “Le dichiarazioni di
sicurezza non reggono al controllo”(5,7). Poter esprimere i propri dubbi è alla
base di qualsiasi organizzazione democratica.
IL RUOLO
DELL’INFORMAZIONE: COMUNICARE LA SCIENZA
Ma come avviene
l’informazione, fondamentale organo democratico, su tali argomenti che stanno
creando evidenti problemi alla popolazione? E perché giornali e TV parlano di
vaccini, epidemie e comportamenti irrazionali e anti-scientifici ma alcune
notizie sono così censurate o banalizzate? Questo introduce un altro tassello
nel complesso rapporto tra scienza, istituzioni e società. Comunicare la
scienza è difficile, farlo in un contesto violento e urlato lo è a maggior
ragione. Affronta la questione anche il dott. Peter Doshi, editorialista del
BMJ chiedendo più verità e rispetto per i pazienti (26).
La Scientific
American ha svolto un’indagine su come l’FDA manipola e vincola l’informazione
a proprio piacimento, allontanando di fatto la narrazione mediatica dalla
realtà dei fatti, al di là delle possibili personali interpretazioni (18). Il
campo di battaglia è la gestione della percezione del rischio da parte
di TV e giornali. Chi si occupa di comunicazione scientifica si chiede quale
sia la strategia migliore per comunicare la scienza. Molti accademici parlano
dei Bias cognitivi: pregiudizi e predisposizione ad errori, del nostro
sistema percettivo e cognitivo, che attiviamo per districarci nella complessità
del mondo. Questo ci porta a selezionare le notizie, e a credervi, sulla base
delle nostre convinzioni preesistenti e non su un esame più obiettivo dei dati.
Ne siamo tutti vittima ma ognuno sembra che parli di quelli degli altri non
fornendo strumenti per riuscire a superare i propri bias; quindi quale utilità?
(13, 14)
Spesso sembra che
l’intento sia solo quello di capire quale sia il modo migliore per convincere
chi è indeciso o ritarda nel vaccinare i propri figli: usare l’arma della paura
sulle potenziali malattie a cui va incontro chi non si vaccina oppure
instaurare rapporti dialoganti con i genitori per creare un contesto di
fiducia? Usare la censura di chi pone dubbi e chiede vaccinazioni ad
personam oppure usare uno stile più profilato per il target a cui ci si vuole
rivolgere?
UNO SCONTRO TRA
VISIONI
La comunicazione
della scienza si occupa prevalentemente di opportunità di convincimento. Dei
fatti – come i risultati dello studio Signum, dei danneggiati da vaccino
riconosciuti e risarciti dallo stato (12, 19, 20, 21), della richiesta da parte
dei ricercatori di ulteriori indagini sulle vaccinazioni multiple – non c’è
quasi traccia nella comunicazione della scienza accademica e mainstream. Anzi
c’è chi sente il bisogno sempre più forte di delineare chi promuove la verità
scientifica e chi invece no. Tutto si riduce ad una polarizzazione tra buoni
e cattivi mentre i dubbi sono da screditare. Questo atteggiamento viene da
lontano, il tema vaccini ha solo scoperchiato una situazione preesistente. In
ogni settore legato alla salute e alla medicina lo scontro di visioni, approcci
e gestione del potere corporativo caratterizza il panorama come uno dei più
frastagliati e disomogenei. Un interessante suggerimento dello storico Pietro Ratto prova a superare questo scontro tra fazioni arroccate
ognuna sulle proprie convinzioni. Egli pone l’accento sulle diverse
interpretazioni dei fatti su cui ognuno basa le proprie idee e a cui non deve
essere costretto a rinunciare. Solo l’essere disposti ad aprirsi al
confronto per poter ragionare sulle prove può far guadagnare un reale
dialogo. Egli analizza il bisogno di certezze di ognuno come base fondamentale
su cui costruire man mano le proprie idee ma non per dare risposte bensì per
fare domande. Altrimenti si diventa sempre più fragili e sempre meno disposti
ad esporsi al rischio di essere smentiti arrivando alla chiusura: chi sente di
avere certezze è più portato a disprezzare quelle degli altri. Ma la
valutazione del rischio/beneficio, basato anche sulle evidenze scientifiche,
deve essere un percorso aperto alle diverse istanze in quanto ognuno è
portatore di interessi, se no facilmente si ricorre alla delega. Le istituzioni
sanitarie diventano quindi un’entità genitoriale cui affidarsi e non un
organismo politico da costruire insieme. Affidarsi alla consuetudine di ciò che
già sappiamo rischia di farci perdere la possibilità di una crescita
individuale e collettiva oltre che condannarci ad una guerra perpetua (25, 26).
E I MEDICI?
Diversi sono state
le dichiarazioni e i documenti pubblicati. L’organo ufficiale, federazione di
tutti gli ordini provinciali dei medici, la FENOMCEO ha pubblicato una
review dal tono rassicuratorio per contribuire a frenare il calo delle
coperture vaccinali verificatesi negli ultimi anni. Purtroppo però leggiamo
anche delle imbarazzanti scorrettezze: “I vaccini sono sicuri perché prodotti
secondo la più rigorosa metodologia, attraverso studi clinici sperimentali
controllati e randomizzati, attuati spesso in doppio cieco versus placebo e
sottoposti al controllo incrociato di esperti”(8). Ciò non risulta corretto in
quanto per definizione essendo somministrati su popolazione sana non possono
essere stati testati contro controlli o placebo e in doppio cieco (i requisiti
della medicina basata sulle prove EBM). Neanche il documento suggella
l’affermazione con questo tipo di dati. Un interessante documento congiunto
di diverse società e federazioni di medici tra le più influenti e autorevoli
(SIF, SITL, SIP, FIMMG, FIMP) esamina l’importanza della prassi vaccinale
globale, e non locale, e promuove un approccio alla vaccinazione “per tutta la
vita” (life course) come elemento chiave per un invecchiamento in salute (16).
Nel documento si
dichiara la volontà di superare il paternalismo sanitario cioè l’uso di
interventi attraverso i quali l’Autorità interferisce con la libertà dei
singoli al fine di meglio perseguire il loro interesse. Viene proposto, invece,
il paternalismo libertario, cioè il nudge. Il nudging, che origina dal
neuromarketing e dalle scienze comportamentali, propone spinte e incentivi per
un condizionamento subdolo ma a fin di bene. Esso non prevede obblighi o penali
ma il rispetto delle libertà individuali: una spinta verso un comportamento
sano. Non risulta chiaro come questo strumento auspicato nel documento possa
coesistere con le rispettive dichiarazioni favorevoli all’obbligo, alle
imposizioni e alle pene. Altre associazioni di medici si sono impegnati
nella revisione di studi scientifici e hanno pubblicato documenti e review
analizzando i singoli vaccini; ecco quello della Rete Sostenibilità e Salute
(4) e quello della SIPNEI (3). Ma altri professionisti e docenti universitari
hanno prodotto raccolte di letteratura come quella del professor Bellavite
dell’Università di Verona (17).
E qui (9) la famosa
lettera di più di 150 medici che nel 2015 sollevarono dubbi sulla
vaccinazione indiscriminata di massa che mise in luce come le vaccinazioni,
pur essendo uno strumento in generale valido, determinassero una fragilità del
sistema immunitario rispetto a chi non le faceva o ne faceva un numero minore
con molte evidenze scientifiche segnalate. Questo per poter meglio discriminare
tra le diverse opportunità vaccinali e i diversi individui candidati a
riceverli. Molti di questi medici iniziarono a subire procedimenti di
radiazione dall’Ordine dei Medici due anni dopo, a ridosso dell’approvazione
della legge Lorenzin.
Tra i medici
esistono visioni e approcci anche opposti su quasi tutto, così come la
letteratura scientifica è soggetta a continue correzioni come abbiamo visto
nella prima parte dell’articolo. Le discussioni sui vaccini stanno facendo solo
venire fuori ciò che già da tempo caratterizzava la difficile ma necessaria
coesistenza di diverse interpretazioni, opinioni e pratiche mediche
professionali. Dopo le numerose radiazioni di dottori e dottoresse colpevoli
di aver posto dubbi sulle vaccinazioni a tappeto, senza alcuna denuncia o
errore a carico, e spesso con i figli vaccinati, il clima è cambiato. Ora si ha
paura a parlare, perché il rischio è quello di non poter più lavorare se
radiati dall’Ordine dei Medici. Questa è forse la cosa che più delinea lo
stato di incapacità al confronto, l’uso della censura e la diffusione
dell’autocensura. Chi si sente al sicuro essendo stata zittita una parte dei
medici?
L’autoritarismo,
anche in nome della scienza, ha molte forme e rivela la perdita di
autorevolezza di un intero sistema.
La preoccupazione
ed il dubbio sono sempre leciti in quanto attivano i processi democratici utili
ad una società moderna. Poterli esprimere serve a mantenere solida una delle
più grandi conquiste nel campo dei diritti umani: il consenso informato, non
cancellato dall’obbligo vaccinale. Esso gioca un ruolo strategico anche come
strumento per il progresso e l’efficacia della medicina. La pratica
vaccinale è considerata utile dalla stragrande maggioranza dei medici e dei
cittadini ma deve poter essere attuata nel miglior modo possibile quindi nella
continua ricerca di una maggiore efficacia e sicurezza. Serve più cautela e
temperanza nei toni, maggior impegno nell’acquisire nuovi strumenti di
dialogo e più trasparenza.
Ridotto ad uno scontro tra favorevoli e contrari,
anche il tema vaccini continua ad essere affrontato dalla maggior parte dei
media mainstream con un approccio che non tiene conto della sua complessità.
Pur riconoscendo l’efficacia delle vaccinazioni, la titubanza vaccinale, a
livello globale, è un dato di fatto che non può essere ignorato e che sembra
derivare da una serie di questioni tuttora aperte. In questo articolo, il primo
di un approfondimento in tre parti, proviamo a costruire un racconto diverso sulle
politiche vaccinali. In occasione
dell’iter di discussione del DDL 770/2018 del M5S e Lega, detto dell’obbligo
flessibile, che andrà a sostituire la legge 119/2017 Lorenzin, si sono svolte
in Commissione Igiene e Sanità le audizioni informali. Iniziative di organi
istituzionali e della società civile stanno facendo emergere un quadro più
complesso di quello che i media mainstream raccontano quotidianamente.
Vediamo dunque il contesto nazionale e internazionale che ha portato
all’attuale sistema di profilassi vaccinale.
PIANI VACCINALI:
COME SI PRENDONO LE DECISIONI?
L’avv. Mirella
Manera, giurista dell’associazione Attuare la Costituzione nell’audizione al
Senato, spiega (1) come nasce e in che contesto si è formato il Piano
Globale Vaccini che ha visto l’Italia capofila mondiale: “Tutti i programmi
vaccinali dell’OMS sono finanziati per lo più con fondi privati, versati non
solo da società farmaceutiche, ma anche dalla Melinda e Bill Gates Foundation e
da Gavi Alliance (alleanza mondiale per la vaccinazione), sempre creata dalla
Melinda e Bill Gates Foundation. I fondi sono vincolati a specifici progetti
selezionati dai donatori, non stanziati sulla base della pianificazione né
sulle esigenze prioritarie dell’agenda internazionale della salute a cui va
solo il 7% dei finanziamenti. L’Italia si è impegnata a versare 499 milioni di
euro in 20 anni per finanziare programmi vaccinali nel mondo e in cambio riceve
bond vaccinali (2). Conclude la penalista milanese: “Bisognerebbe compiere una
valutazione sul valore scientifico delle raccomandazioni che provengono da
questo organismo e valutarle considerando le reali condizioni epidemiologiche
del paese”.
Quindi emerge un
piano vaccinale globale non sulla base di possibili epidemie ma come modello
di prevenzione dalle malattie in generale. Si è scelto, cioè, di promuovere
la salute attraverso questa tecnologia indipendentemente dai concreti rischi
epidemici e quindi dalle valutazioni rischio/beneficio. Si delinea anche come
le traiettorie dell’OMS in tema vaccinale globale siano guidate da fondi
privati e assorbiti dai vari Stati non omogeneamente.
LA SICUREZZA DEI
VACCINI E I DATI SUGLI EVENTI AVVERSI
Sentiamo ripetere
che i vaccini sono innocui perché usati da anni su milioni di persone, che gli
eventi avversi sono rarissimi e che la scienza o la consuetudine di più di 200
anni di utilizzo ne conferma efficacia e sicurezza definendo inutili ulteriori
indagini. Ma i dati dicono altro. La produzione scientifica e la comunità
scientifica mostrano infatti un quadro tutt’altro che omogeneo e
trasparente (33).
Proprio l’anno
scorso si è dimesso metà del gruppo direttivo del più importante organismo
mondiale indipendente di revisione sistematica e rigorosa degli studi
scientifici, Cochrane, dopo l’espulsione di Peter Gøtzsche direttore del Nordic
Cochrane Centre e co-fondatore della Cochrane Collaboration perché denunciava
troppe commistioni economiche nelle revisioni di studi sul vaccino
dell’HPV (Papilloma Virus) (3, 4, 30, 32).
A livello
internazionale il problema della trasparenza delle metodologie nella
produzione di letteratura scientifica è sempre più sentito. Una delle più
autorevoli riviste scientifiche indicizzate, il BMJ (British Medical Journal),
ha aperto una campagna per valutare la reale efficacia della ricerca
scientifica in ambito medico poiché i danni della “troppa medicina” sono
insostenibili. “Gli effetti nocivi di pratiche mediche e farmacologiche stanno
facendo perdere la credibilità della famosa Medicina Basata sulle Evidenze
(EBM): adozioni acritiche degli screening, credenze cliniche radicate,
eccessiva medicalizzazione”. (9) Ancora, sempre sul BMJ: “La EBM non preserva
la salute ma è utilizzata dalle industrie per legittimare o meno le scelte dei
medici influenzando negativamente la capacità di discrezione e giudizio” (10).
Nature pubblica un
dato allarmante: il 70% dei ricercatori non è riuscito a riprodurre gli
esperimenti pubblicati con metodo peer review (11), cioè il 70% della
letteratura scientifica indicizzata non supera la prova di validazione. Sempre
su Nature si parla di “frode sistematica” nella letteratura scientifica.
(22) Ma come? Tutto il metodo scientifico è basato sulla riproducibilità o
confutazione dei dati! Ecco come la scienza cerca di correggere se stessa, di
migliorare, di superare se stessa, aprendo dubbi e facendo verifiche.
Il Dr. Jacob
Puliyel, pediatra indiano esperto di campagne vaccinali con molte pubblicazioni
sull’argomento, spiega le conseguenze delle ultime modifiche delle linee guida
OMS sulla valutazione per la classificazione delle reazione avverse, al
convegno organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi sulla sicurezza
vaccinale (8). Nella scala di valutazione per l’attribuzione della correlazione
tra eventi avversi e somministrazione del vaccino sono stati eliminati gli step
di “possibile” e “probabile correlazione” mantenendo solo quelli di
correlabile, non correlabile o indeterminato. Di fatto è più difficile
raccogliere e poter studiare gli eventi avversi dove c’è una forte correlazione
statistica, ma servirebbero altri dati per valutare con maggiore certezza la
causa-effetto. Negli USA dove c’è il più alto tasso di vaccinazione (già nel
2017 si usano 53 vaccini compresi i multipli, in 72 dosi), il CDC e l’FDA, i
principali organi istituzionali sanitari, monitorano gli eventi avversi
correlati ai vaccini attraverso i dati VAERS. In una grande raccolta dati in 20
anni su più di 38.000 segnalazioni di neonati ospedalizzati o morti, i
risultati mostrano una evidente correlazione positiva tra il numero di dosi di
vaccino somministrati e la percentuale di ospedalizzazioni e decessi. Inoltre,
i bambini più piccoli, inferiori a 5 mesi di età, sono risultati
significativamente più danneggiati rispetto ai bambini più grandi dopo aver
ricevuto i vaccini. Nelle conclusioni: “Si ritiene urgente attivare programmi
per migliorare la sicurezza” (6).
Lo stesso CDC americano dichiara che i sistemi di sorveglianza passiva sono
sottostimati ed è impossibile, per come vengono raccolti i dati, determinare
associazioni causali tra vaccini ed eventi avversi. (16, 17) Quindi il
Dipartimento di Salute e Servizi Umani (HHS) ha commissionato alla Harvard
Pilgrim Healthcare Inc. un programma digitalizzato di vaccino-vigilanza attivo
che ha stimato i report di eventi avversi dei VAERS americani inferiori all’1%
dei dati reali, cioè i dati segnalati spontaneamente sarebbero l’1% di quelli
reali (31).
Ma in Italia quali
sono le evidenze di sicurezza dei vaccini e il controllo post-marketing degli eventi
avversi?
I DATI SUI DANNI DA
VACCINO IN ITALIA
L’argomento è
spinoso, i danni da vaccino sono l’argomento tabù del mainstream.
Mensilmente vengono riconosciuti e risarciti dal ministero famiglie per esiti
gravi o decessi in seguito alla vaccinazione, ma quasi nessuno li considera,
anzi i danneggiati da vaccino, solo per la loro esistenza, sono colpevolmente e
vergognosamente ignorati se non negati dai media.(28) Anche quando il danno si
verifica nelle ore successive alla vaccinazione, le famiglie non solo devono
far fronte ad un evento che tocca la cosa più preziosa che hanno, ma devono
anche, di tasca loro, fare causa allo Stato e dimostrare il nesso causale con
la vaccinazione: danneggiati dalla medicina, dalla società e dalla legge. È
questo lo stato dei diritti che vogliamo?
La raccolta dati
della vaccino-vigilanza, solo per gli eventi avversi a breve termine,
avviene su base spontanea quindi le segnalazioni sono molto sottostimate
rispetto ai dati reali, peraltro assai disomogenei nel territorio
nazionale.(29) Questo è dovuto sia alla disabitudine dei cittadini e delle
strutture sanitarie alle segnalazioni e sia alla difficoltà di leggere i dati
in chiave di correlazione statistica e di causa-effetto. Si è svolto un
progetto pilota sperimentale condotto su una piccola popolazione della Puglia,
di farmacovigilanza attiva, cioè per chiamata diretta post vaccino, sul solo
MPVR (morbillo, parotite, varicella, rosolia), nella somministrazione singola e
associato ad altri vaccini. Gli eventi avversi gravi definiti sicuramente
correlabili alla vaccinazione, tutti risolti positivamente nel tempo, hanno
manifestato una differenza enorme tra la somministrazione singola (10.2%) e
quella associata alle altre (89,8%) (5). In altre parole, i vaccini singoli
sono risultati nettamente più sicuri rispetto a quelli multipli. In molti studi
scientifici sulla sicurezza vaccinale prevale la richiesta da parte dei
ricercatori di un maggior approfondimento per l’urgenza che spesso
emerge dai dati epidemiologici. Ad esempio l’Istituto Superiore di Sanità nel
2013 ha pubblicato uno studio (7, 18, 24), ma solo ora alla ribalta, sulla ADEM
(encefalite, mielite ed encefalomielite acuta disseminata) associata alla
somministrazione dei vaccini detta comunemente encefalite post-vaccinica (25).
L’autore dello
studio è il dott. Paolo Pellegrino dell’Unità di Farmacologia clinica
dell’Azienda Ospedaliera Luigi Sacco (Università di Milano): “A differenza
degli studi precedenti riguardanti i casi di ADEM post infettiva, abbiamo
osservato che questa patologia può riguardare ogni età. Abbiamo osservato che
il vaccino anti-influenzale e quello anti-HPV (Papilloma virus) sono
quelli più comunemente associati a questa reazione avversa e i dati sono
sottostimati (“under-reporting”) a causa di una riduzione dell’interesse per
questo evento avverso”. Quindi non interessa? Che programma d’indagine si è
attivato? Sembra nessuno.
Nel 2018 è stato
pubblicato lo studio Signum, condotto per indagare sull’alta percentuale di
morti e insorgenza di patologie gravi su circa 4000 militari, in
missione nelle zone di guerra. Quanto emerso è che non solo l’uranio impoverito
ma la pratica vaccinale aveva concorso alla manifestazione di gravi patologie
autoimmuni, quali tiroidite, sclerosi multipla, eritema nodoso, lupus, artrite
reumatoide, diabete e, secondo alcuni studi, leucemie e linfomi. La Commissione
Parlamentare, incaricata dello studio, specifica che l’accumulo di sostanze
tossiche nei vaccini combinati, come adiuvanti e conservanti e contaminanti
biologici, e l’assenza di visite pre-vaccinali rendevano la pratica vaccinale
corrente pericolosa vista anche la mancanza di studi scientifici sulla salute a
lungo termine e in generale sulle vaccinazioni multiple (26 -27).
Molti degli studi
clinici ed epidemiologici internazionali sostengono per lo più l’urgenza di
ulteriori indagini poiché dove non c’è certezza di correlazione ci può essere
forte evidenza statistica e troppo poche prove di sicurezza. (12-13-14-15
-19-20-21-34 ) Si ritiene che siano necessarie visite pre-vacciniche per
conoscere i polimorfismi, test sierologici e lo stato del sistema immunitario
che potrebbero ridurre il rischio degli eventi avversi. Stiamo facendo il
massimo per ridurre i rischi?
La cosa certa è che
il dibattito è aperto in tutto il mondo, gli studi indicano difficoltà di
letture epidemiologiche per troppe variabili. Studi pre-clinici e
post-marketing sulle vaccinazioni multiple non ci sono; ogni stato
agisce come crede.
Ma il tema vaccinale è da inserirsi in un contesto più ampio di quello
italiano e in un quadro sanitario e culturale più complesso. Coesistono in
ambito scientifico e medico diverse visioni e una pluralità sfaccettata di
approcci alla salute. Quindi anche la titubanza vaccinale, osservata in tutto
il mondo, è da leggere come conseguenza di un preciso contesto
farmaco-economico, di una perdita di autorevolezza delle istituzioni sanitarie
nazionali e internazionali, di una farmacovigilanza per lo più incontrollata
(29) e di una visione della salute basata su una medicina di massa e non
personalizzata che le istituzioni sanitarie stesse, in altri settori della
sanità pubblica, sta cercando di superare. Nella seconda e terza parte di
questo articolo accenneremo al contesto culturale, mediatico e poi a quello più
strettamente medico per restituire la complessità che l’argomento richiede. È
ormai evidente, infatti, che banalizzare l’argomento porta ad una guerra civile
e impedisce di porre l’accento sulle questioni importanti, come la possibilità
di intraprendere tutte le azioni possibili a rendere la pratica vaccinale
maggiormente sicura.
In inglese si intitola “Vaccine safety manual for concerned families and health practitioners”, presto uscirà nell’edizione italiana che verrà pubblicata dalla casa editrice Terra Nuova Edizioni: un manuale completo e approfondito sulle pratiche di vaccinazioni di massa con documentazione scientifica anche sugli effetti collaterali dei vaccini in uso. Per sostenere il progetto si può già prenotarne una copia.
«Questo è il miglior libro mai scritto sull’argomento. Diverrà un classico. Non riesco nemmeno a immaginare quante ore siano state spese nel ricercare tutte le informazioni»: sono le parole con cui il neurochirurgo americano Russell Blaylock si riferisce al libro che il giornalista scientifico Neil Z. Miller ha dedicato al tema delle vaccinazioni, di cui ha scritto anche la prefazione, e che Terra Nuova si accinge a tradurre e a pubblicare in italiano. Il titolo è già di per sé significativo: “Vaccine safety manual for concerned families and health practitioners” (New Atlantean Press), ossia un manuale che fornisce a genitori e operatori sanitari gli strumenti e le informazioni per approfondire l’argomento esercitando anche il proprio senso critico, per poi prendere una decisione consapevole e assumere una posizione in merito. Trentasette i capitoli che prendono in esame tutte le vaccinazioni previste dai protocolli per l’infanzia e anche nell’età adulta, un lavoro monumentale, documentato e completo che analizza il rapporto costo-beneficio delle politiche di vaccinazione di massa e presenta i rischi legati ai vaccini.
Terra Nuova Edizioni ha iniziato il lavoro di traduzione del libro, che avrà anche aggiornamenti e integrazioni con dati relativi all’Italia. Fortissima è infatti l’esigenza, espressa da un numero crescente di genitori, di avere informazioni complete, trasparenti, non unilaterali, soprattutto dopo la conversione in legge del decreto Lorenzin che ha inserito l’obbligo per dieci vaccini nella fascia di età 0-16 anni. L’uscita del volume nella versione italiana è prevista per l’inizio della primavera 2018. Per coprire gli alti costi di produzione del libro, Terra Nuova HA AVVIATO UN PROGETTO DI CROWDFUNDING dando la possibilità a cittadini, famiglie e lettori di assicurarsi in anticipo il volume acquistandolo a un prezzo di favore e fornendo nel contempo un sostegno economico alla lavorazione del libro. ASSICURATI DA SUBITO UNA COPIA DEL LIBRO . A illustrare il suo lavoro è lo stesso autore, Neil Miller: laurea in psicologia, è giornalista scientifico americano, direttore del Thinktwice Global Vaccine Institute e già consulente scientifico per la Foundation for Health Choice.
Per questo libro ha svolto un lavoro di ricerca e di approfondimento estremamente scrupoloso e completo. Quanto tempo e impegno le ha richiesto?
Studio, faccio ricerca e indago sui vaccini da trent’anni. Quando mia moglie aspettava il nostro primo figlio, mi sono sentito in dovere di approfondire questo argomento così importante. Sia io che mia moglie sentivamo intuitivamente che non sarebbe stato saggio vaccinare a occhi chiusi, quindi è maturata in noi l’esigenza di leggere e conoscere le evidenze scientifiche in merito alla sicurezza ed efficacia dei vaccini; è stato così che ho scoperto come non siano sempre sicuri ed efficaci. Ho scritto dapprima un breve opuscolo su quanto era emerso dalle nostre ricerche, poi di recente mi sono cimentato nel manuale Vaccine safety manual for concerned families and health practitioners, volume completo, con ampie e approfondite informazioni su tutti i vaccini raccomandati o obbligatori e sulle malattie dalle quali dovrebbero proteggere. Volume che ora Terra Nuova si accinge a tradurre in italiano. In questo libro affronto l’argomento esaminando innumerevoli aspetti. Per esempio: quali sono prevalenza e incidenza reali delle malattie per la quale si vaccina? Chi è più suscettibile alla malattia? Quanto è effettivamente pericolosa? Poi analizzo il profilo di sicurezza ed efficacia di ogni vaccino. Cosa ci dicono gli studi? Le vaccinazioni hanno effetti collaterali gravi? Sono efficaci o si può comunque contrarre la malattia anche se si è vaccinati? Mi sono occorsi tre anni per raccogliere dati e informazioni e scrivere il libro. Spero possa essere di aiuto a molte persone per prendere decisioni consapevoli.
Quali sono le risultanze di questa lunga e accurata ricerca che lei ha condensato nel volume?
Emerge dalla letteratura scientifica che ogni vaccino può causare eventi avversi anche gravi. I rischi non sono rari. Per esempio, il vaccino per morbillo, parotite e rosolia può provocare convulsioni, alterazione dei valori ematici, deficit sensoriali, danni al sistema immunitario e al cervello, persino la morte. Si tratta di eventi avversi documentati in letteratura e presenti nei foglietti illustrativi e schede tecniche dei prodotti redatti dalle case farmaceutiche produttrici. Ci sono malattie che raramente sono pericolose nei paesi sviluppati, dove le persone hanno a disposizione acqua pulita e un’alimentazione adeguata. Poi ci sono molte informazioni che faticano a circolare. Per esempio, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una integrazione di vitamina A risulta protettiva nei confronti delle complicanze del morbillo. Oppure ancora, la vaccinazione antinfluenzale non risulta particolarmente efficace e può causare la sindrome di Guillain-Barré, una paralisi neuromuscolare. Spesso poi viene perseguita la strada dell’imposizione e dell’informazione unilaterale per aumentare la copertura vaccinale. Ci sono numerosi fattori da considerare quando si analizzano i costi e i benefici di ogni vaccino ed è anche importante comprendere come la somministrazione di vaccini multipli possa rivelarsi una pratica rischiosa.
Quanto ritiene importante la libertà di scelta in materia vaccinale?
Il diritto al consenso informato risale al Codice di Norimberga; ciò significa che ciascuno di noi deve avere accesso a tutte le informazioni disponibili sui vaccini e mantenere la libertà di accettarli e rifiutarli. Mi spiace sapere che l’Italia ha introdotto dieci vaccini obbligatori ignorando princìpi etici che rientrano nei diritti umani. Stiamo entrando in un’epoca di tirannia medica e farmaceutica e l’auspicio è che si trovi la volontà di confrontarsi su questo e di fermarsi prima che sia troppo tardi. Oggi si assiste a una forte accelerazione a livello mondiale nelle politiche che riguardano le vaccinazioni obbligatorie e il timore è che dietro a tutto ciò possano esserci le pressioni delle industrie farmaceutiche. Le autorità sanitarie stanno anche pianificando di aumentare la pressione riguardo le vaccinazioni degli adulti, tanto che presto il rifiuto potrebbe tradursi nella perdita del lavoro o nell’impossibilità di frequentare spazi pubblici o addirittura di prendere l’aereo. Tutto ciò sta già accadendo negli Stati Uniti, molte persone stanno perdendo il lavoro per avere rifiutato le vaccinazioni richieste.
La finalità del suo libro è dunque quella di fornire un’informazioni il più possibile completa?
Governi e industrie farmaceutiche promuovono la vaccinazione, la maggior parte dei dottori illustra ai propri pazienti solo i benefici dei vaccini e afferma che gli effetti collaterali sono rari. Genitori e cittadini preoccupati sono travolti da dichiarazioni unilaterali che insistono sulla sicurezza dei prodotti a disposizione. Ecco perché ho scritto Vaccine safety manual, per controbilanciare i dogmi convenzionali e fornire a tutti l’opportunità di prendere decisioni informate. Credo fermamente che i genitori abbiano il diritto di ottenere informazioni senza censura sui vaccini, dati che spesso sono oscurati o non divulgati.
Secondo lei, perché l’obbligo di legge non è la strada giusta?
Come si può essere obbligati a ricevere quattro, otto o dieci vaccinazioni? Perché mai i nostri diritti devono essere compressi e sacrificati? Chi si può arrogare il diritto di sacrificare l’inviolabilità del nostro corpo iniettandovi tutto ciò che ritiene necessario? Per esempio, molti vaccini contengono alluminio, neurotossina che può causare disturbi neurologici e malattie autoimmuni. Insomma, ritengo che anche i legislatori dovrebbero essere molto meglio informati sui vaccini prima di propendere per certe scelte che sanno di propaganda. Dovrebbero sapere che l’immunità di gregge non è garantita da vaccini che consentono la replicazione e circolazione dei ceppi e che virus e batteri mutano e si adattano a seguito delle vaccinazioni di massa, dando origine a ceppi che possono risultare più virulenti per l’essere umano. Tutto questo è documentato in letteratura scientifica e dovrebbe essere motivo di cautela e di grande equilibrio.
LE RECENSIONI NEGLI STATI UNITI
“Il libro di Neil Miller è completo e scientificamente documentato, è un must per tutte le famiglie, gli operatori della salute e i decisori politici che si trovano ad affrontare la questione delle vaccinazioni obbligatorie. Questo esauriente manuale cita oltre mille studi scientifici e contiene capitoli specifici dedicati a oltre trenta dei più diffusi vaccini utilizzati oggi. Ho utilizzato e consigliato per anni tutti i libri di Neil Miller e penso che questo sia un pilastro essenziale per coloro che vogliono approfondire la loro conoscenza dei vaccini. A fronte di una crescente mole di evidenze scientifiche sui possibili eventi avversi da vaccino, diviene indispensabile che i genitori si informino al meglio prima di prendere qualsiasi decisioni. Questo manuale rappresenta un passo importante in questa direzione. Come padre di sei figli e nonno di nove nipoti, la decisione su questo fronte è stata, per me, personale e anche professionale. Sono direttore medico degli Homefirst Health Services e mi sono trovato di fronte a molte famiglie che hanno fatto scelte tra le più diverse. Nel mio ruolo professionale, questo manuale ha rappresentato un riferimento e una guida”.
—Dottor Mayer Eisenstein, direttore medico Homefirst Health Services
“ Questo è il miglior libro mai scritto sull’argomento. Diverrà un classico. Non riesco nemmeno a immaginare quante ore siano state spese nel ricercare tutte le informazioni. Il capitolo sul vaccino HPV è uno degli esempi di giornalismo scientifico più incisivo, documentato e meglio scritto che abbia mai letto. Assolutamente fantastico! Questo libro potrà fare molto per aiutare le persone a prendere decisioni sui vaccini basate sul senso critico”.
—Russell Blaylock, MD, neurochirurgo ora in pensione
“Ho lavorato per otto anni come analista di ricerca per un progetto sui vaccini portato avanti dal Department of Health Services della contea di Los Angeles e finanziato dai CDC. Ho verificato personalmente come tutti i dati e risultati positivi sui vaccini vengano pubblicati, mentre gli effetti avversi spesso no. Inoltre il VAERS (il programma nazionale di sorveglianza sulla sicurezza dei vaccini) è un sistema di segnalazione passivo. Di conseguenza, malgrado ogni anno vengano segnalate al database migliaia di reazioni avverse, esse rappresentano solo una piccola percentuale dei veri numeri sugli eventi avversi da vaccino. Il libro di Neil Miller rivela l’altra metà della storia. È una fonte erudita che presenta informazioni in termini comprensibili a tutti per aiutare sia i genitori che gli operatori sanitari a comprendere come ogni vaccino non sia sicuro al 100%”.
—Gary S. Goldman, caporedattore di Medical Veritas
“Un lavoro monumentale! Il libro più onesto, meglio documentato, completo e aggiornato che abbia mai letto sull’argomento. Lo raccomando assolutamente”
—Dottor Alan Cantwell, ricercatore su Aids e cancro
“Ascoltare i pazienti è uno dei compiti del medico. I medici sono gli esperti della salute, ma i pazienti sono coloro che ricevono i trattamenti che i medici somministrano, per tanto hanno tutto il diritto di chiedere, mettere in discussione e soprattutto scegliere”. Pubblichiamo la lettera aperta di Chiara Mussi, medico chirurgo, che esprime le sue considerazioni sul decreto vaccini, la libertà di scelta e l’importanza della condivisione tra medico e paziente. Quando ho iniziato a lavorare in ospedale, come studente, la maggior parte dei miei mentori mi insegnarono una regola molto importante: ascoltare i pazienti. Su questa base, vorrei invitare ad una riflessione i medici e tutti i cittadini sul decreto legge Lorenzin sull’obbligo vaccinale. Tra le premesse alla riflessione vorrei ricordare alcuni punti.
Nella pratica clinica, i trattamenti sanitari obbligatori (TSO), vengono raramente utilizzati e riservati a situazioni di emergenza e soggetti incapaci di intendere e volere. Caratteristiche che non vedo applicabili ai genitori di neonati sani.
La medicina moderna , è andata sempre più verso la condivisione tra medico e paziente delle scelte terapeutiche. L’alleanza terapeutica che si crea tra chi cura e chi è curato, aumenta la compliance del paziente e porta a migliori risultati. Il consenso informato è nato a garanzia del paziente e rappresenta una tutela importantissima per il cittadino, alla quale una società civile non dovrebbe rinunciare. La nostra Costituzione e numerosi altre leggi e convenzioni nazionali ed internazionali, riconoscono l’inalienabilità del corpo umano, tutelano la salute del singolo cittadino, anche nei confronti degli obiettivi di salute pubblica e limitano fortemente l’utilizzo di trattamenti sanitari obbligatori. A fronte di queste premesse mi chiedo se sia invece lecito che la classe medica si ponga così al di sopra del cittadino. Con questo approccio, gli “esperti” decidono che cosa rappresenta il meglio per i singoli e per la collettività, ma non sono tenuti a convincerli, possono imporre multipli trattamenti, anche in assenza di malattia, di emergenza, di incapacità di intendere e di volere. Con questo approccio, i genitori, ma direi in generale i pazienti, non contano più nulla. Sono assimilati ad interdetti mentali, poiché evidentemente ritenuti tali.
Ho ascoltato in questi giorni i racconti di molti genitori. Non mi sono per nulla infastidita nel vedere mamme che hanno fatto ricerche bibliografiche su internet, degne di uno studente universitario. Anzi mi sono commossa. Mi sono ricordata di quello che diceva Sant’Agostino: “solo chi ama conosce”. Mi sono ricordata dei miei grandi professori che mi hanno più volte suggerito, quando non capivo le complicazioni e la patologia di un paziente, di ascoltarlo, di visitarlo ancora, di sedermi al suo fianco a pensare e ripensare.
Tra le migliaia di persone che hanno manifestato in questi giorni contro il decreto, nel silenzio assordante dei media e nell’indifferenza generale, ci sono moltissime famiglie che hanno figli con qualche disabilità in casa, che loro ritengono essere il risultato di un danno da vaccino. Far finta che queste persone non esistano, censurarne la voce, multarle, deriderle, non ha nulla né di etico né di scientifico.
Queste malattie, richiedono un focus da parte della comunità scientifica, che analizzi nel dettaglio cosa è capitato nel singolo soggetto e nella collettività. Questo focus può essere solo positivo, poiché darà chiarezza e conoscenza. Non è sufficiente laconicamente affermare che non sappiamo cosa è successo.
Queste famiglie necessitano inoltre di un’attenzione umana e sociale, da parte dei medici, delle istituzioni e della comunità. L’indifferenza non fa che aumentare la rabbia. A questo proposito ho sempre avuto grande ammirazione e rispetto per le associazioni pazienti e per i patient advocacy groups. Credo che diano un contributo fondamentale alla medicina e siano da incoraggiare, non scoraggiare.
Ascoltare i pazienti è uno dei compiti del medico. I medici sono gli esperti della salute, ma i pazienti sono coloro che ricevono i trattamenti che i medici somministrano, per tanto hanno tutto il diritto di chiedere, mettere in discussione e soprattutto scegliere.
Il dibattito scientifico sui vaccini è complesso, così come lo è il nostro sistema immunitario ed il corpo umano. Il dottor Berrino ha paragonato questo decreto ad una tortura di un sistema totalitario, in cui si ripetono slogan che rappresentano un’enorme semplificazione della realtà e si minacciano coloro ancora non del tutto persuasi del lavaggio del cervello a cui vengono sottoposti.
Spero che in questa confusione, che ha creato una vera frattura sociale, si possa riprendere un vero dibattito scientifico, che è quello che appassiona e libera la mente. Poiché la medicina deve andare avanti e non si deve mai accontentare dei risultati raggiunti. Spero soprattutto che si possa ridare serenità alle famiglie, che si sentono private del diritto all’informazione e alla scelta.
Per quanto riguarda il diritto alla scelta, continuo a riflettere sul fatto che ogni nostra decisione influenza gli altri, da quando prendiamo la macchina al mattino per andare al lavoro, inquinando l’aria che è di tutti, a quando saliamo in metropolitana col mal di gola, esponendo altri al contagio. Per quanto riguarda i vaccini, questa riflessione dovrebbe tener conto di tutta la popolazione, non solo di quella pediatrica.
Dal punto di vista tecnico, va invece ricordato che questo tema riguarda solo quelle malattie per le quali il vaccino dovrebbe produrre un effetto gregge (no tetano, pertosse, improbabile per meningite, etc) e questo effetto gregge dovrebbe essere scientificamente dimostrato e non solo desiderato. Dal punto di vista giuridico, il diritto dei pazienti che vorrebbero vaccinarsi ma non possono e la cui salute in qualche modo potrebbe dipendere dalla vaccinazioni di altri, si contrappone a quello di chi non vuole essere vaccinato perché teme complicazioni da vaccino o per altre ragioni. Dal mio punto di vista, questi diritti hanno pari dignità e credo che debba essere lasciata libertà di scelta, come per tutti i trattamenti che riguardano il nostro corpo e la nostra salute. In ogni caso, questo è sicuramente un complesso tema di riflessione, che necessita di approfondimenti giuridici e non di frettolosi provvedimenti.
In generale penso che sia questa la differenza tra una tirannia e la democrazia. Nella democrazia i singoli hanno diritto a contribuire liberamente al raggiungimento del proprio bene e del bene pubblico. Nei regimi totalitari il bene pubblico è conosciuto da pochi, che lo impongono ai cittadini, che non sono più visti come protagonisti, ma come sudditi, da comandare, poiché incapaci di riconoscere la giusta strada da percorrere.
Con tutti i limiti della democrazia e pur conscia che la verità non è democratica, continuo a ritenere il sistema democratico il meno peggiore che l’uomo possa produrre.
Infine, vorrei invitare tutti, anche coloro che non hanno figli ad immedesimarsi nella situazione. Provate ad immaginare se foste voi a ricevere una lettera, in cui gli esperti hanno deciso che dovete sottoporvi, per garantire la vostra salute e quella pubblica, a 12 (+X) vaccinazioni (decise ad hoc dai tecnici, adeguate ai vostri rischi e alla vostra fascia d’età) . Pena non poter andare più al lavoro. Per quest’anno. L’anno prossimo potrebbero essere di più, a seconda dei nuovi preparati a disposizione. Il numero verrà deciso da una commissioni di esperti e vi verrà comunicato. Ma dovete farle tutte e, altrimenti in ufficio non si entra. E si paga anche una multa. Così e basta.
È questo il modo con cui vorreste che venga trattato il tema della vostra salute e del benessere della comunità? Questa lettera non è fantasia. È la realtà che stanno vivendo in questi giorni migliaia di famiglie. È così che i medici vogliono far valere le loro buone ragioni? È questo il futuro del rapporto medico paziente?
Può essere criminalizzato chi esercita il proprio senso critico e chiede maggiori garanzie, ragionevolezza e libertà di scelta in materia di vaccinazioni? Perchè questa ondata di autoritarismo in così tanti campi della nostra vita? Intanto domenica in migliaia in piazza a Roma.
Tutto quello che è fondamentale per la nostra sopravvivenza è in mano alle multinazionali: l’energia, l’alimentazione, la medicina, l’agricoltura, l’acqua. Questi soggetti, descritti benissimo nel famoso film The Corporation, non hanno altro obiettivo che l’aumento delle entrate, che devono ottenere a qualsiasi costo. Hanno a disposizione forze economiche e potere immenso, così grande che ci stanno portando alla catastrofe facendoci pure credere che va tutto bene e non ci dobbiamo preoccupare di nulla. Manipolano la realtà e compiacciono governi, esperti, luminari, professori, perché trasformi in verità quella realtà manipolata. Non badano a spese perché le poste in gioco sono altissime e loro hanno risorse per comprarsi chiunque e praticamente chiunque accetta di buon grado i loro soldi senza porsi tante domande o farsi grandi scrupoli. Basti pensare ai prezzolati dalle multinazionali dell’energia per fare credere che l’effetto serra non esiste ed è un invenzione degli ambientalisti. In questa situazione di follia fatta a regola d’arte, ci sono persone che avendo intuito che le cose non stanno come ci dice il telegiornale vogliono farsi una loro opinione, vogliono vederci chiaro e non si accontentano della voce del padrone. Quindi iniziano a valutare se ad esempio sia vero che il nucleare è privo di rischi, se gli inceneritori purifichino veramente l’aria, se i pesticidi siano o meno una benedizione, se l’inquinamento sia effettivamente una questione trascurabile, se i cellulari non abbiano nessuna controindicazione, se l’effetto serra sia una bufala, se i vaccini siano innocui. Queste persone, proprio perché hanno a cuore la loro salute e quella dei loro figli, si fanno domande, ricercano, tentano di capire se le cose stiano effettivamente come ci dice chi ha in mano l’informazione. In fondo agire in questo modo è sintomo di intelligenza e capacità di discernimento, l’esatto contrario dell’effetto gregge che le multinazionali vogliono creare attraverso la manipolazione costante dell’informazione; altro che immunità di gregge!
Se queste multinazionali fossero in buona fede e volessero davvero risolvere i problemi come dicono di voler fare quando immettono farmaci sul mercato, dovrebbero agire alla radice. Visto che hanno soldi, strutture e forze a non finire, perché non si adoperano in programmi reali di miglioramento delle condizioni umane ed igieniche che sappiamo perfettamente essere il motivo principale della diminuzione di malattie ed epidemie e invece si preoccupano solo di vendere medicine facendo pure credere che sono i salvatori? Perché non si preoccupano di eliminare l’inquinamento che loro stesse producono o l’effetto serra, elementi ben più pericolosi e assassini delle presunte epidemie di morbillo? Solo di inquinamento in Europa muoiono 467 mila persone di cui 66 mila in Italia; a quando il vaccino per questa epidemica strage? Per non parlare di tutti quelli che muoiono di cancri vari per il cibo schifezza che ci viene propinato quotidianamente. A quando i vaccini per il cibo schifezza?
La risposta è semplice sul perché le multinazionali non si comportano in maniera assennata: non ci si guadagna a rendere le persone consapevoli, non ci si guadagna a salvare il pianeta, non ci si guadagna a garantire condizione igienicamente ottimali, cibo sano, vita dignitosa e riparo per tutti; e queste multinazionali potrebbero farlo in pochi minuti se volessero, date le loro infinite ricchezze monetarie.
Che la Lorenzin, Ministra della Salute italiana, emetta decreti legge degni del governo Mussolini stupisce relativamente. Ci si stupisce maggiormente delle affermazioni di una persona come Gino Strada di Emergency che dà dei cretini e degli irresponsabili totali a persone che hanno avuto il coraggio di farsi delle domande e non sono rimasti con le mani in mano ad accettare la versione del padrone. Si può essere d’accordo o meno sull’utilità delle vaccinazioni, ma di certo non si può tacciare di irresponsabilità e cretinismo chi vuole vederci chiaro. Ed è follia criminalizzare le migliaia di persone che si pongono dubbi, come le diecimila in corteo a Roma domenica 11 giugno.
Peccato che Gino Strada, in maniera assai superficiale e arrogante, non si soffermi a chiedersi come mai, dunque, lo stesso Stato risarcisca le vittime dei vaccini. Se i vaccini sono innocui e non fanno nulla ma solo del bene, come mai vengono risarcite le vittime?
Quindi, si informi sui rischi che si corrono utilizzando i vaccini; poi le persone che sono dotate di intelligenza e capacità potranno decidere il da farsi senza che questo significhi il terrore, l’olio di ricino, il rischio della patria potestà, calpestare il diritto all’istruzione, le multe con cifre pazzesche e la caccia alle streghe. Del resto in mezza Europa (15 paesi, compresa la sempre tanto decantata e civile Germania), i vaccini non sono obbligatori e non c’è alcuna epidemia; saranno tutti cretini e irresponsabili totali i genitori tedeschi e di mezza Europa che hanno la libertà di scegliere?
E’ chiaro poi che chi deve obbedire a ordini superiori, tende a descrivere chi intralcia i suoi piani come Satana assetato di sangue; eppure quel Satana assetato di sangue è assai moderato e saggio e dice cose del tutto sensate, niente affatto estreme, folli o terroristiche. Semplicemente ogni bravo medico dovrebbe comprendere di avere di fronte persone e non cretini, indicando quindi benefici e rischi. Ecco le posizioni di Dario Miedico, epidemiologo che è stato radiato dall’Ordine dei medici di Milano, per le quali appunto ha pagato un prezzo altissimo.
“I vaccini vanno consigliati a tutti con l’indicazione però non solo dei benefici, ma anche dei rischi che risultano da una vasta letteratura scientifica. Io sono medico legale, per cui conosco bene i rischi avendo seguito molte cause di danni». «Non è vero che sono contrario ai vaccini. Ma sono fortemente critico rispetto alla mancata informazione, soprattutto sulle possibili reazioni avverse. Ritenevo che il tempo dei processi alle streghe fosse stato in qualche modo superato».
Ecco, se si ha paura di prese di posizioni così moderate e sensate da radiare addirittura dall’Ordine dei medici chi sta facendo al meglio il suo lavoro, vuol dire che gli interessi in gioco sono enormi e la pelle su cui si gioca è quella dei bambini e degli adulti, trattati come carne da macello in nome del business sempre e comunque. I pilastri della libertà sono la conoscenza e il confronto, non il terrore e la repressione e più questi sono forti e più è evidente che c’è del marcio dietro.
Vaccini a valanga, con furia, fretta e con la minaccia costante di sanzioni, rifiuti, provvedimenti, sospensione della patria potestà. È la strada che ha scelto il governo, ma una valanga di critiche e proteste lo sta travolgendo.
«Davanti ai mezzibusti che spiegano il decreto vaccini, quanti si sono straniti come me per questa improvvisa efficienza, multe salate, controlli serrati? Quanti hanno pensato: che strana questa risposta pronta dello stato, questo pugno di ferro che non si è mai visto, contro l’evasione fiscale, contro la mafia, gli abusi edilizi, la corruzione, l’inefficienza generale?». Ci voleva Sabina Guzzanti per dare voce a ciò che molti si chiedono dopo la furia con cui è stato dato l’ok dal Consiglio dei ministri al decreto legge che porta a 12 le vaccinazioni obbligatorie per poter frequentare gli asili e le scuole materne. Per le elementari, le medie e i primi due anni di superiori (quindi fino all’assolvimento dell’obbligo scolastico dei 16 anni) invece andrà bene versare soldi cash allo Stato, sotto forma di multe dai 500 ai 7500 ogni anno. Inoltre i genitori che non faranno vaccinare i figli, anche se pagheranno le sanzioni, saranno segnalati al Tribunale dei minori che (molto teoricamente! Ricordiamoci le battaglie condotte vent’anni fa) potrebbero sospendere la patria potestà ai fini della somministrazione coatta delle vaccinazioni. E se succede qualcosa al bambino che viene vaccinato? Un effetto collaterale anche grave? Intanto, i presidi che si rifiuteranno di segnalare all’Ausl i bambini non vaccinati rischiano la denuncia per omissione. Un quadro che ha ben poco da invidiare al Ventennio e questo in una condizione di assoluta assenza di emergenze epidemiche tali da giustificare interventi di questa portata e una simile espropriazione di diritti.
«Non pensate anche voi che se avessero a cuore la salute dei bambini farebbero qualcosa per la terra dei fuochi, per l’ambiente, per tutti i veleni contenuti nel cibo?» ha aggiunto la Guzzanti.
In questi giorni non sono mancate nemmeno le voci critiche di medici e ricercatori.
Scrive sul suo blog Antonio Clavenna, Capo dell’Unità di Farmacoepidemiologia presso il Laboratorio per la Salute Materno Infantile dell’Istituto Mario Negri: «Ci sono due aspetti del provvedimento che mi lasciano particolarmente perplesso. Il primo è il ricorso al decreto legge: è pur vero che da anni c’è stata un’elasticità (forse eccessiva) nell’interpretare i criteri di necessità e urgenza che consentono di ricorrere a questo atto, ma su temi così delicati sarebbe stato meglio affidare direttamente al parlamento il compito di legiferare. Il secondo è l’ampio numero di vaccini a cui il provvedimento si riferisce. Il decreto Lorenzin pone l’Italia a essere tra le nazioni con il maggior numero di vaccinazioni obbligatorie e la prima in Europa (dove per altro nella maggior parte dei paesi non vige l’obbligo). Non solo, ma è un deciso cambio di rotta rispetto alle scelte della politica sanitaria degli ultimi 20 anni, che indirizzavano verso un percorso di superamento dell’obbligo vaccinale. Tra i 12 obbligatori, vi sono vaccini che hanno un beneficio che riguarda prevalentemente o esclusivamente il singolo bambino. Questo significa che sono inutili o meno importanti? No. Significa, però, che impedire a un bambino che non ha effettuato questi vaccini di frequentare il nido o la scuola dell’infanzia non è motivabile con la (comprensibile) necessità di tutelare la salute dei compagni, soprattutto dei più vulnerabili». (…) «La presenza dei vaccini contro la meningite è, invece, davvero poco comprensibile – prosegue Clavenna – Il meningococco ha una contagiosità poco elevata: la maggior parte dei casi di contagio avviene da portatori sani del batterio, e la prevalenza di portatori sani è maggiore tra gli adolescenti e i giovani adulti. Questo significa che per ridurre la capacità del batterio di circolare è importante vaccinare gli adolescenti e i giovani fino a 21-22 anni, mentre le vaccinazioni effettuate nell’infanzia servono soprattutto a proteggere il singolo bambino. Anche in questo caso, la probabilità che un bambino in età prescolare non vaccinato per il meningococco rappresenti un pericolo per i suoi compagni è molto bassa. Desta particolare stupore la scelta di rendere obbligatorio il vaccino contro il meningococco B: è un vaccino introdotto in commercio da pochi anni e inserito nel calendario vaccinale solo a gennaio con il nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale. Molte nazioni europee hanno scelto di non inserirlo nei programmi di vaccinazione perché il costo economico è maggiore rispetto ai benefici prodotti (alcuni paesi lo raccomandano, ma il costo dell’acquisto è a carico delle famiglie). A oggi l’efficacia sul campo e nella pratica del vaccino contro il meningococco B necessita di essere approfondita: dai dati disponibili sembra, per esempio, che l’efficacia protettiva si riduca dopo 2 anni e che il vaccino potrebbe non essere in grado di ridurre i portatori sani. Inoltre, i casi di meningococco B si concentrano nei bambini minori di 4 anni e in particolare nel primo anno di vita. L’esclusione dalle scuole dell’infanzia dei non vaccinati contro il B ha davvero poco senso (tra l’altro, un bambino vaccinato nel primo anno di età potrebbe anche non essere più coperto dal vaccino)».
E sempre Clavenna scriveva poco tempo fa: «Rispetto alle misure coercitive per le vaccinazioni (di cui l’obbligo per l’iscrizione al nido è un esempio) non si tratta di avere differenti visioni sui vaccini, ma sul modo di intendere la società in cui viviamo e il ruolo che la medicina e la scienza devono avere. Si tratta di scegliere se la comunità deve essere capace di includere, coinvolgere, e di tollerare/gestire il dissenso o se la medicina e la scienza debbano avere la possibilità di decidere al posto del paziente. Decidere se i cittadini debbano essere sudditi o sovrani».
E prosegue: «Da vent’anni è stato avviato un percorso per il superamento dell’obbligo vaccinale, di cui si parla nei piani nazionali dei vaccini che si sono succeduti nel tempo. Un percorso stimolato dal parere del Consiglio Superiore di Sanità, espresso nella seduta del 15 novembre 1995, che “ravvisava l’opportunità di considerare, in virtù dell’evoluzione culturale ed economica della società italiana, lo spostamento delle vaccinazioni dagli interventi impositivi a quelli della partecipazione consapevoli della comunità” (citazione tratta del PNV 1999-2000). Con il Decreto del Presidente della Repubblica del 26 gennaio 1999 è stato abolito l’obbligo delle vaccinazioni per l’iscrizione a scuola. Il piano vaccini del 2005-2007 identificava (a pagina 66) alcuni requisiti necessari per permettere alle regioni di sperimentare la sospensione dell’obbligo, misura attuata dalla regione Veneto a partire dai nati del 2008. Non si è trattato, dunque, come sostenuto da alcuni, di un’azzardata decisione di improvvidi governanti, ma di una scelta avvenuta all’interno di un percorso condiviso con il Ministero della Salute. Ecco, invece, che dopo vent’anni il superamento dell’obbligo non sembra essere più considerato un obiettivo da raggiungere (stando ai provvedimenti approvati o in discussione in alcune regioni e alle notizie riportate dai media); al contrario si prospetta un suo potenziamento, sia come allargamento ad altri vaccini che per la reintroduzione dell’obbligo scolastico. Sembra un’improvvisa inversione di marcia. Paradossalmente, chi oggi continua a sostenere la necessità di superare l’obbligo è ritenuto un eretico. E considerando la numerosità delle voci che entusiasticamente lo difendono appare incredibile che possa essere stato messo più volte nero su bianco nei piani nazionali vaccini».
E il morbillo? È una «malattia per cui non è mai stata raggiunta (né tanto meno mantenuta nel tempo) una percentuale di vaccinati maggiore del 95%. Questo significa che rimaniamo esposti al ripresentarsi di epidemie ogni 3-4 anni. Nel caso del morbillo, quindi, la situazione che stiamo affrontando in questo periodo non è direttamente collegabile al “calo vaccinale”. A rendere particolarmente complesso il ragionamento riguardante il morbillo c’è il fatto che le sole coperture elevate in età infantile non sono da sole sufficienti per eliminare la malattia».
Nel dibattito emerge la voce critica (una delle pochissime tra i media mainstream) di Guglielmo Pepe, giornalista, sul suo blog su La Repubblica.
«Vaccini a valanga dunque, senza se e senza ma – scrive – ma una società democratica non impone senza aver prima tentato altre strade. Che sui vaccini sono state escluse a prescindere. Perché si è voluta fare una campagna ideologica, forzando in modo fazioso le situazioni di fatto. Perché l’oltre 93 per cento di vaccinazioni per quelle obbligatorie, non rappresenta una emergenza (perfino il premier Gentiloni lo afferma), e su questo calo, progressivo ma lento, si poteva lavorare, convincendo soprattutto i medici scettici. Perché i duemila e passa casi di morbillo, che stanno dando segnali di decrescita, non sono numeri da epidemia sanitaria, come una parte della comunità scientifica sostiene. Perché i calendari vaccinali pubblici che si sovrappongono a quelli privati delle aziende, alimentano solo i dubbi. Perché i controlli della vaccino-vigilanza fanno ridere i polli. Ed è poco responsabile decidere di moltiplicare le vaccinazioni obbligatorie, senza mettere preventivamente in funzione un sistema di controlli, sugli effetti negativi, degno di questo nome (e non è un motivo valido quello di chi dice che le reazioni avverse sono pochissime: anche se fossero rare andrebbero registrate, catalogate, analizzate). Oggi nelle Asl non hanno registri telematici ad hoc, i medici non raccolgono le segnalazioni e non riportano gli effetti negativi che proseguono oltre le 36 ore di ordinanza. Perché, come sostengono le società scientifiche in un documento di due giorni fa a proposito degli incrementi di malattie da non vaccino, il problema non riguarda solo gli asili e le materne e le scuole dell’obbligo, ma anche tutto il personale scolastico e soprattutto, come nel caso del morbillo, il personale sanitario, a rischio di infezione e “veicolo” di infezione. Perché c’è una impostazione ideologico-dirigista sui vaccini che metà Europa neanche si sogna di adottare (e parlo di paesi a democrazia avanzata, e civilmente molto più avanti di noi). Portando da 4 a 12 i vaccini obbligatori facciamo i primi della classe, mentre il nostro Servizio sanitario nazionale fa acqua da parecchie parti, con tagli vistosi al Fondo sanitario come denunciano associazioni, medici, sindacati, studiosi, ricercatori. Non faccio previsioni su quanto accadrà. Però chi vince senza convincere non dimostra autorevolezza bensì prepotenza. Mascherandosi dietro la difesa della salute dei bambini alla quale tengono sicuramente tutti i genitori. Compresi i dubbiosi e i no vaxx. Perciò chi addita queste madri, questi padri, come irresponsabili, non merita alcuna considerazione. Infine le multe: si tratta di un provvedimento davvero sconcertante perché chi potrà pagarle continuerà a dissentire, chi non potrà dovrà adeguarsi. Siamo dunque alla vaccinazione classista, alle punizioni in base al reddito. Se questa è la mediazione tra le posizioni Lorenzin e Fedeli, peggiore soluzione non poteva essere trovata».
Chi vuole opporsi a un obbligo aggressivo e totalitario? Molte associazioni stanno studiando azioni legali. Tra queste, il Codacons che ha annunciato l’impugnazione del decreto. Poi si stanno mobilitando con iniziative associazioni come il Comilva, Assis e altri comitati e gruppi che sono sorti in tutta Italia. E’ stata anche avviata una raccolta di firme che potete sottoscrivere QUI