Il Monviso è una nuova Riserva della Biosfera, il ministro Orlando: “splendido!”

A Parigi il Monviso è stato riconosciuto come nuova riserva della biosfera nazionale e transfrontaliera nel programma Unesco “Mab – Man and Biosphere”.monviso-0006

Nel corso della 25a Sessione di incontro del Consiglio Internazionale di Ccoordinamento (ICC) del programma MaB dell’Unesco, il Monviso è stato formalmente riconosciuto come nuova riserva della biosfera nazionale e transfrontaliera, ed entra in quel club esclusivissimo di 621 biosfere, di cui 12 transfontraliere, in 117 paesi in tutto il mondo. La candidatura è stata sostenuta dalla Regione Piemonte, con la sottoscrizione del relativo dossier, ed è stata ufficialmente presentata lo scorso settembre 2012; entro novembre 2013 i ministri dell’ambiente di Italia e Francia dovranno sottoscrivere un accordo di cooperazione che permetta la designazione a Riserva Transfrontaliera.

La decisione è una splendida notizia per il Paese perché arriva a dieci anni dall’ultimo riconoscimento italiano ottenuto nel 2003 per Selva Pisana. Lo straordinario patrimonio ambientale e la sua bellezza rappresentano per l’Italia un valore strategico fondamentale per promuovere nel mondo l’irripetibilità del nostro territorio e consentirne quindi lo sviluppo sostenibile. Il riconoscimento dell’Unesco rappresenta un premio al lavoro sinergico che il Ministero dell’Ambiente ha portato avanti con le istituzioni interessate nella convinzione che i nostri preziosi sistemi naturali siano ineguagliabili fattori di sviluppo locale. […] Il ministero dell’Ambiente ha sempre curato e supportato con attenzione le aspettative delle comunità che vogliono valorizzare le loro qualità territoriali e su questa direzione di marcia intensificheremo i nostri sforzi con sempre maggiore intensità. Ci impegneremo ora, come ci ha richiesto la stessa Unesco, ad accelerare l’avvio della riserva transanazionale italo-francese attraverso un’azione congiunta tra il Parco del Monviso e il Parc de Queyras.

Così il ministro Andrea Orlando sulla decisione parigina ; ogni anno vengono proposte nuove aree come modelli globali per le politiche attive di conservazione, ricerca scientifica, educazione ambientale e sviluppo sostenibile, ma è estremamente complesso ottemperare e garantire tutti i requisiti richiesti ufficialmente in tal senso. Il Monviso ce l’ha fatta: una ottima occasione per goderne appieno, magari il primo finesettimana non piovoso, le bellezze di quel territorio.

 

Fonte: ecoblog

 

Matera “Light” e “Slow”: in mongolfiera sui Sassi

Una mobilità più “leggera” e aperta a tutti ma anche un inno alla lentezza e alla ricerca di gusti autoctoni. Tutto questo intende essere la manifestazione “I Sassi finalmente volano”, per visitare Matera in mongolfieramatera3-586x437

Una mobilità più “leggera” e aperta a tutti ma anche un inno alla lentezza e alla ricerca di gusti antichi e fortemente legati al territorio. Tutto questo, e molto altro, intende essere la manifestazione “I Sassi finalmente volano” in cui una trentina di mongolfiere si libreranno in volo su Matera, l’epica città dei Sassi raccontata da Pasolini e da Mel Gibson per dare il via a una mobilità turistica alternativa e aperta a tutti, anche ai portatori di disabilità. L’iniziativa attualmente in corso si concluderà il prossimo 5 maggio e promette di accompagnarsi a un vero e proprio salto nella memoria contadina ancestrale con percorsi eno-gastronomici “slow food” a sostegno dei prodotti agricoli autoctoni. Si tratta, in sintesi, di un modo per promuovere il meraviglioso capoluogo di provincia lucano “come il più light e slow dei siti dichiarati patrimonio mondiale dell’umanità dall’UNESCO”. Perché i palloni aerostatici, forse meglio di qualunque altro mezzo di trasporto, possono coniugare nuove mobilità turistiche, all’insegna del basso impatto ambientale e insieme della fascinazione mostrando uno dei luoghi più belli del mondo da una prospettiva inusuale che consente di osservare anche la troppo spesso dimenticata area limitrofa ai Sassi. Dal “gran Canyon” sulle sponde della città antica alle Chiese rupestri, luoghi simbolo della civiltà monastica orientale, fino ai paesaggi variegati e sconnessi del circondario, insieme al volo sferzante dei falchi grillai.

Fonte: sassi live

Puglia: «29.000 utenti coinvolti dal programma di educazione ambientale In.F.E.A 2011-2012»

Sotto l’egida dell’Unesco, nel 2014 termina il decennio DESS dedicato all’educazione alla sostenibilità. La regione Puglia perciò ha indetto tre nuovi bandi, anche sulla scorta dei dati della precedente campagna In.F.E.A di educazione: 29.000 studenti e cittadini coinvolti da associazioni e istituti scolastici con un costo procapite inferiore a una pizza. L’analisi per province

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Quanto costa l’ignoranza ambientale radicata nei nostri comportamenti quotidiani? Difficile a dirsi. Come pure, ad esempio, non è semplice definire il numero di quei cittadini «ecologicamente attivi» che effettuano il compostaggio domestico da giardino e da balcone contribuendo a dimezzare quotidianamente la produzione dei loro rifiuti. In Puglia sulla scorta dei dati della precedente campagna di educazione ambientale (programma di educazione ambientale In.F.E.A 2011-2012), è possibile stimare l’aumento della consapevolezza ambientale dei problemi relativi allo sviluppo sostenibile grazie al documento pubblicato nel novembre scorso dalla Regione «Programma di Informazione, Formazione ed Educazione alla Sostenibilità della Regione puglia 2013-2015» per fronteggiare «l’analfabetismo ambientale». La Regione Puglia è obbligata per legge a farsi carico della necessità, ormai oggi ineludibile, di formare ed educare al rispetto e alla consapevolezza ambientale. Allo scopo di rendere «ecologicamente attivi» i principali attori sociali (enti locali, scuole e associazioni) che più spesso si fanno promotori di iniziative di educazione ambientale, l’assessorato all’Ecologia di via delle Magnolie ha recentemente pubblicato tre bandi di gara, due dei quali ancora aperti, e che ricadono nell’ambito del programma IN.F.E.A. ( informazione, formazione ed educazione alla sostenibilità) della Regione Puglia 2013 – 2015. Un impegno che si delinea all’interno di una cornice mondiale. Nel dicembre 2002, infatti, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva proclamato il DESS, il Decennio delle Nazioni Unite dell’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile (DESS) per il periodo 2005 – 2014 e chiesto all’UNESCO di individuare i soggetti istituzionali a cui affidare il compito di operare nel campo dell’educazione alla sostenibilità. Per raggiungere gli obiettivi DESS, il 14 maggio 2009, fu sottoscritto il «Protocollo d’intesa per lo sviluppo delle attività per il Decennio ONU dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile» tra la Commissione Nazionale Italiana Unesco e la Regione Puglia. Fu individuato il «Centro Regionale di Educazione Ambientale(CREA)» dell’Assessorato all’Ecologia della Regione Puglia, quale nucleo di riferimento per le attività del Decennio UNESCO dell’educazione allo sviluppo sostenibile. Non a caso, si può affermare, visto che il CREA è parte integrante del sistema «In.F.E.A. regionale (Informazione, Formazione, di Educazione Ambientale)» e svolge funzioni di informazione e facilitazione al coordinamento per i programmi ambientali.
Gli esiti del Programma In.F.E.A.2011-2012. I numeri

I Sistemi regionali In.F.E.A. riconosciuti come interlocutori per l’attuazione del decennio sui rispettivi Territori, nel triennio 2009-2011, hanno prodotto (attraverso il Programma In.F.E.A.2011-2012il finanziamento di vari progetti per un totale di 500mila euro, trecento dei quali impiegati per i progetti (tutt’ora alcuni in corso) della rete CEA, Centri di Educazione Ambientale ubicati sul territorio regionale, e il finanziamento di 41 proposte progettuali da parte di istituti scolastici per un importo complessivo di circa 200mila euro. L’analisi dell’utenza (studenti e cittadini) dei vari progetti realizzati effettuata dalla regione Puglia in un apposito studio ha stimato il grado di coinvolgimento raggiunto in ciascuna provincia. Bari primeggia vedendo coinvolti circa 13.000 cittadini e 6.000 studenti. Seconda è la provincia BAT con 2.200 studenti, segue Taranto con oltre 2000 studenti, poi Foggia con 350 utenti e 1.600 studenti, Brindisi con 1.000 utenti e 1800 studenti, e infine Lecce con 70 utenti e 1.000 studenti. Per la realizzazione delle iniziative è stato necessario: «un costo medio per utente di 6,70 euro circa su 29mila utenti totali». Dunque con il costo di un panino e una birra la regione ha messo in atto delle politiche di educazione alla sostenibilità, da ritenersi senz’altro a fecondità ripetuta.

Programma di informazione, formazione ed educazione alla sostenibilità della Regione Puglia 2013-2015 [0,77 MB]

Programma di informazione, formazione ed educazione alla sostenibilità della Regione Puglia 2013-2015

Fonte: eco dalle città

La Terra ha un nuovo stato: l’Unesco riconosce il Garbage Patch State

Garbage Patch State è il riconoscimento ufficiale, da parte delle Nazioni Unite, dell’enorme “isola della plastica”: pur non comparendo in nessuna cartina geografica essa esiste e, da ieri, ha una costituzione, una bandiera e una capitale: Garbaland.cartolina3-586x412

L’Unesco ha riconosciuto, simbolicamente, un nuovo Stato: si chiama Garbage Patch State ed è stato fondato dall’artista italiana Maria Cristina Finucci per sensibilizzare il pubblico sul tema del marine littering; il nuovo stato infatti nasce da una presa di consapevolezza:

Qualche anno fa fui colpita dalla notizia di un’isola fatta di rifiuti plastici, grande quanto il Texas e profonda trenta metri.

ha spiegato l’artista italiana.

In occasione di una cerimonia tenutasi ieri sera nella sede Unesco di Parigi l’isola della plastica, un fenomeno chiamato Pacific Trash Vortex (un accumulo nell’Oceano Pacifico, nell’Oceano Indiano e nel mar dei Sargassi, avvenuto negli anni, di una enorme quantità di rifiuti, sopratutto plastici, dispersi in mare), è stata finalmente riconosciuta, imbolicamente, come un nuovo Stato: ancora sprovvista di inno nazionale e, vivaddio, di abitanti, il Garbage Patch State è uno stato che non ha confini ma una capitale, Garbaland appunto, una costituzione, un governo ed una bandiera, disegnata dalla stessa artista italiana Maria Cristina Finucci. La bandiera, vortici rossi su sfondo azzurro, è rappresentativa dello stato stesso: plastica ed immondizia che si raggruppano nelle splendide acque oceaniche (e mediterranee, perchè questo fenomeno si verifica anche nel mare nostrum); a dare forma a Garbage Patch State ci ha pensato l’installazione Wasteland (un riferimento al poema di Thomas S. Eliot) della stessa artista: realizzata in collaborazione con l’Università veneziana Cà Foscari e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, Wasteland è realizzata da migliaia di tappi di plastica colorati racchiusi in sacchetti trasparenti. Il simbolismo dell’installazione, piuttosto immediato, vuole rappresentare la gran quantità di rifiuti dispersi nei nostri mari. Lo Stato, che ha anche un sito internet aperto questa mattina, è una provocazione:

[…] il cosiddetto “garbage patch” è uno dei più gravi fenomeni di inquinamento creato dalla plastica dispersa e trascinata in mare dalle correnti in un unico luogo. Un fenomeno che sta assumendo le dimensioni di un vero e proprio continente in continua crescita. […] Il riconoscimento dello stato come entità concreta, anche se fittizia, darà corpo a un problema che, seppure diffuso su scala planetaria, non assume ancora agli occhi dell’opinione pubblica una consistenza tangibile.

ha spiegato l’artista Maria Cristina Finucci; l’opera sarà esposta dal 29 maggio al 24 novembre alla Biennale di Venezia, presso l’Università Cà Foscari: in settembre inoltre i romani potranno assistere ad un’altra performance dell’artista al museo MAXXI, iniziativa promossa da MAXXI education e Università La Sapienza di Roma.

La negligenza e la cecità mettono in pericolo la natura, i pesci e l’ecosistema marino. L’iniziativa della Finucci ci mette di fronte alla nostra responsabilità verso un pianeta che ci accoglie e nutre e verso le generazioni future.

ha concluso Irina Bokova, direttrice generale dell’Unesco a Parigi.

Fonte: Garbage Patch State

Svizzera, petizione dei Verdi: il clima elvetico patrimonio Unesco

La proposta viene dai Verdi svizzeri ed è fortemente provocatoria: inserire tra la lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco il clima elvetico.

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Ieri a Berna si è tenuta una manifestazione in cui è stata presentata una petizione indirizzata al ministro Doris Leuthard, direttrice del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni della Confederazione Elvetica: con questa la sezione giovanile del Partito dei Verdi richiede al ministro di esercitare pressioni sull’Unesco affinché il clima svizzero venga riconosciuto patrimonio dell’umanità. Camuffati da pinguini e da un orso bianco, alcuni attivisti e membri del partito si sono recati nella piazza federale di Berna per presentare la petizione, cui hanno aderito associazioni come il Wwf, Greenpeace, ProNatura, Associazione Traffico e Ambiente (ATA), Verdi e Verdi liberali elvetici.

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Gli svizzeri sono molto sensibili ai cambiamenti climatici: uno dei primi segnali di quanti e quali danni si possano verificare al territorio i cittadini della Confederazione lo osservano tutti i giorni sui ghiacciai, che si assottigliano sempre più: anche la Conferenza di Doha non ha dato risultati pragmatici sul tema dei cambiamenti climatici ed occorre necessariamente fare qualcosa per tamponare, prima che risolvere, il problema. La proposta di inserire il clima della neutrale Svizzera tra i Patrimoni mondiali dell’Umanità Unesco è, in tal senso, una “utile provocazione”: la Svizzera ha l’opportunità, secondo i Verdi elvetici, di fare da precursore sul tema della lotta ai cambiamenti climatici.

Il nostro clima deve essere tutelato e i nostri figli devono vivere in un ambiente sano

scrivono i giovani Verdi nella petizione. Non essendoci in vista alcuna riduzione delle emissioni di gas serra (almeno non in modo significativo) e visto che i cambiamenti climatici procedono ad un ritmo pericolosissimo per la salute di tutti, la “prima pietra” che la Svizzera potrebbe apporre sarebbe un riconoscimento internazionale della qualità della propria aria (e di conseguenza di quella di tutti), che va tutelata. La petizione, che potete trovare qui (in francese) e qui (in tedesco) può essere sottoscritta da tutti, indipendentemente dalla nazionalità e dalla provenienza etnica.

Fonte:Petitionclimat

 

TAPPETI ENERGETICI: SULLE DOLOMITI I PASSI DIVENTANO ENERGIA PULITA

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All’ombra del Rosengarten, nelle Dolomiti patrimonio naturale dell’umanità per l’Unesco, i passi degli sciatori diventano energia. Succede a Carezza, una delle zone più soleggiate dell’Alto Adige che, insieme a Nova Levante, fa parte delle 28 Alpine Pearls che attuano politiche di sostenibilità ambientale favorendo la mobilità dolce e le energie rinnovabili. D’inverno la zona è molto frequentata dagli appassionati degli sport della neve che hanno a disposizione 40 chilometri di piste e 15 impianti di risalita.

Ecco, d’ora in poi tutti gli sciatori che saliranno sulla cabinovia Hubertus che collega la seggiovia Paolina con le piste del Passo di Costalunga daranno il loro “contributo energetico” calpestando un tappeto capace di trasformare il peso e i passi in energia pulita. Attualmente sono stati prodotti circa 35mila Joule destinati a far funzionare la funivia.

La val d’Ega che comprende i comuni di Nova Ponente, Nova Levante, Tires e Collepietra e i comprensori di  Obereggen e Carezza ha intrapreso da alcuni anni la strada delle vacanze ecocompatibili sviluppando progetti pilota nell’ambito del risparmio energetico e della produzione di energia da fonti rinnovabili. L’esposizione a mezzogiorno ha favorito la diffusione dei pannelli solari e fotovoltaici, ora si stanno cercando nuove soluzioni come i tappeti energetici o i dissuasori in grado di produrre energia con la trasformazione della pressione impressa sui medesimi dal passaggio delle automobili.

A Carezza così come in tutte le 28 Alpine Pearls i turisti sono invitati a utilizzare i mezzi pubblici o a muoversi con le proprie gambe. Se sport invernale deve essere, lo si faccia fino in fondo.

Fonte:ecoblog