Smaltimento rifiuti due nuovi impianti per umido e plastica

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I progetti di A2a per il raddoppio del termovalorizzatore di Corteolona e per il potenziamento di Muggiano – da Repubblica Milano del 08.05.2017

Per smaltire tutto l’umido milanese un solo impianto di dimensioni medie, come quello previsto a Figino, vicino a Silla 2, non basta: ne serve (almeno) un altro, e l’intenzione è di puntare su Corteolona nel Pavese dove un termovalorizzatore già c’è ma si è deciso di raddoppiarlo. Non solo. Nel futuro milanese c’è anche una nuova struttura per trattare la plastica, pensata a Muggiano, dove oggi finiscono già alcuni rifiuti come gli ingombranti. Nei piani di A2a Ambiente l’obiettivo è chiaro: rendersi autosufficiente dal punto di vista del ciclo dello smaltimento dei rifiuti prodotti a Milano.
Oggi l’umido è dunque di gran lunga la frazione più consistente fra i rifiuti riciclabili raccolti in modo differenziato, rappresenta il 20 per cento dei rifiuti urbani raccolti in città. E viene trasportato tutto all’impianto di Montello, nella Bergamasca, dove si paga difatti per un servizio che da qualche tempo A2a Ambiente programma di organizzare “in casa”. Tanto che già tre anni fa A2a aveva deliberato l’investimento per la costruzione del nuovo impianto di smaltimento dell’umido milanese. La strada scelta è quella di impianti di medie dimensioni, anziché grandi, detti di “digestione anaerobica”, che trasformano l’umido principalmente in energia sotto forma di biogas. Con una media, stimata, di 90-100mila tonnellate prodotte all’anno, servono però almeno due strutture per smaltire tutto l’organico milanese. La procedura di autorizzazione è stata avviata per Figino, al confine con Pero. Una scelta che permetterebbe di risparmiare risorse e inquinare di meno: oggi gli avanzi di cibo prodotti in città vengono raccolti e trasportati già a Silla 2 assieme agli altri rifiuti indifferenziati. Ma se questi ultimi si fermano per essere bruciati nell’impianto, tremila bilici partono invece alla volta di Montello. Ecco, con il nuovo impianto che il quartiere mal digerisce, i camion si fermerebbe qui. Si avrebbe dunque meno congestione, la strada del rifiuto sarebbe più corta e si risparmierebbe dal punto di vista ambientale ed economico. Ma si sta andando avanti anche con il piano legato al raddoppio dell’impianto già esistente a Corteolona, l’ex Ecodeco nel Pavese, dove verrebbe conferito l’umido dell’Ovest della città. I progetti sullo smaltimento dei rifiuti milanesi sono in elaborazione. Se la carta viene già smaltita da impianti di proprietà, come per esempio quello di Cernusco, per la plastica ci sono nuovi orizzonti: oggi conferita in vari impianti nei dintorni di Milano, come Corsico, l’idea alla quale si lavora è quella di potenziare la struttura di Muggiano, dove c’è un’area molto vasta di proprietà di A2a Ambiente e dove già oggi si trattano alcuni rifiuti. Si considera il trattamento di circa 50mila tonnellate di bottiglie vuote e contenitori di cibo da riciclare.

«È positivo che Milano recuperi così tanto e ricicli così tanto — commenta il presidente della commissione Ambiente di Palazzo Marino, il Pd Carlo Monguzzi — il nuovo impianto pensato a Figino è supermoderno ma bisogna prima andare a parlare con i cittadini e mentre si fa l’impianto serve trovare l’accordo con gli agricoltori per utilizzare il compost nei campi milanesi e lombardi».

Fonte: ecodallecitta.it

Sacchetti di carta per l’umido:”Perfettamente compostabili e più adatti” | Intervista a Lorenzo Poli (Assocarta)

Assocarta: “Solo in Italia abbiamo dovuto dimostrare che la carta è tanto compostabile quanto la bioplastica. Per quanto riguarda i costi, se un sacchetto di bioplastica è in grado di reggere bene il peso di una spesa significa che costa tanto quanto la carta. Se costa di meno, finisce per rompersi”380706

Intervista a Lorenzo Poli, Presidente del Gruppo Carte da Involgere e Imballo Assocarta

Assocarta e Assografici si erano espresse in passato sulla bozza del bando dei sacchetti di plastica usa e getta entrato in vigore a tutti gli effetti solo a luglio di quest’anno, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Competitività, che ha dato il via libera alla comminazione delle sanzioni per i trasgressori. L’avvento delle multe – almeno a livello ufficiale – ha segnato un incremento di vendite per la carta?

No, l’incremento c’è stato due anni fa, quando la legge è stata annunciata, varata e poi decretata. All’epoca abbiamo registrato un notevole interesse verso la carta, in alternativa ai sacchetti di plastica ormai banditi. Un fenomeno che non ha interessato tanto la Grande Distribuzione, rimasta appalto quasi esclusivo della bioplastica, ma piuttosto le botteghe, i piccoli commercianti, le librerie e i negozi d’abbigliamento. Il passaggio all’iter sanzionatorio invece non ci ha apportato nessun vantaggio ulteriore. Credo che l’arrivo delle multe abbia toccato piuttosto quei supermercati che, vista la scarsa effettività del bando, in molte zone d’Italia ancora usavano la plastica tradizionale. In ogni caso si tratta di distributori che con ogni probabilità passeranno alla bioplastica e non alla carta.

E come mai la grande distribuzione si rivolge quasi esclusivamente alla bioplastica?

Prevalentemente per una ragione di spazio. L’interesse di un supermercato è quello di stoccare il maggior numero di buste possibile sotto la cassa, e la bioplastica occupa meno volume. Non è certo una questione di prestazioni, anzi: la carta può fare tutto quello che fa la plastica; regge bene al peso e agli spigoli, come si può verificare tranquillamente mettendoci dentro la spesa al supermercato o perfino prodotti “ostici” come i libri. Dal punto di vista economico poi, c’è un po’ di tutto. In linea di massima possiamo dire questo: se un sacchetto di bioplastica, è in grado di reggere bene il peso di una spesa, significa che costa tanto quanto la carta. Se costa di meno, finisce per rompersi. A un supermercato non interessa più di tanto investire sulla qualità del sacchetto, dunque può scegliere di spendere meno affidandosi a sacchetti in bioplastica molto sottili, ai limiti del rischio rottura, ma evidentemente più economici.
A colpo d’occhio si direbbe che quasi tutte le grandi catene d’abbigliamento – non solo quelle di lusso, ma anche le multinazionali di largo consumo – che fino a poco tempo fa usavano la plastica, abbiano deciso invece di rivolgersi alla carta. E’ un’impressione fondata?

Sì, perché la carta è molto più versatile: per esempio, a una bottega di lusso interessa poter personalizzare la propria busta, con manici curati, una stampa di qualità, che porti un messaggio di eleganza, e da questo punto di vista la carta è indubbiamente il veicolo migliore. Ma ci si può sbizzarrire a seconda delle esigenze: una bottega più modesta può scegliere un’alternativa in carta più semplice, meno costosa, ma comunque più resistente della bioplastica ed esteticamente più gradevole.

Veniamo invece all’umido: il comune di Bolzano dà come indicazione ai propri cittadini quella di raccogliere l’organico destinato al compostaggio dentro sacchi di carta, diversamente da quanto accade nella maggior parte dei comuni italiani in cui si fa la raccolta dell’umido, che hanno scelto invece la bioplastica. La carta può essere compostata tanto quanto la bioplastica, senza danneggiare la qualità del compost? 
Quando le città italiane hanno cominciato a raccogliere l’umido in maniera selettiva le nostre cartiere vendevano già sacchetti per l’umido a mezza Europa: è soltanto in Italia che abbiamo dovuto dimostrare che la carta è tanto compostabile quanto la bioplastica. Dal punto di vista logico intuitivo è un’assurdità: dovrebbe essere la plastica semmai a dover dimostrare di essere tanto biodegradabile e compostabile quanto la carta, non il contrario. E invece, ancora oggi, siccome il mondo dei rifiuti umidi è in mano al Mater-Bi e alla bioplastica, se la carta vuole partecipare alle aste dei comuni per gli appalti sulla raccolta dell’umido, deve dimostrare di essere biodegradabile e compostabile quanto la bioplastica. Per rispondere direttamente alla domanda: che la carta sia biodegradabile è elementare. Che sia anche compostabile, e cioè adatta ad entrare negli impianti di lavorazione dell’umido, è un aspetto che – tanto quanto la bioplastica – abbiamo dovuto giustamente dimostrare, ma posso dire che le nostre cartiere producono carta perfettamente certificata e adatta al compostaggio. (NdR: a conferma, si veda l’elenco dei prodotti che hanno ottenuto il marchio CIC a questo link). Insomma, il costo di carta e bioplastica per quanto riguarda l’umido sono praticamente analoghi, ma i vantaggi di prestazioni che ha la carta sono enormi: basta fare un esperimento a casa. Se gli avanzi dell’umido in cucina li raccogliamo nella bioplastica, dopo una settimana sono ancora lì, ma in putrefazione, quindi con liquidi e cattivi odori. La carta invece è traspirante: gli avanzi di verdura e cibo si seccano, si asciugano e non puzzano.

Fonte: ecodallecitta.it

Positivi i primi dati AMSA sulla qualità dell’umido raccolto a Milano

Al convegno organizzato da RICICLA e coordinato dal prof. Fabrizio Adani alla Facoltà di Agraria dell’Università di Milano, AMSA presenta i risultati dei primi campioni di umido analizzati dopo la raccolta a Milano. La parte non compostabile solo tra l’1,5 e il 2%, la periferia più virtuosa del centro. I campioni da 180 kg sono stati analizzati tra fine gennaio e inizio febbraio

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Presso la Facoltà di Scienze Agrarie e Alimentari di Via Caloria a Milano, il Gruppo RICICLA, del Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali Produzione Territorio Agroenergia (DiSAA), ha organizzato il seminario “La raccolta dell’umido a Milano: primi risultati e prospettive future”. Erano presenti l’Assessore all’Ambiente Maran e la presidente AMSA Sonia Cantoni che ha illustrato i numeri dalla raccolta differenziata dell’organico a Milano e le prospettive che si presentano ad AMSA per un proprio impianto di gestione anaerobica, dopo l’utilizzo dell’attuale impianto privato di digestione anaerobica autorizzato di Montello (Bg). In merito Sonia Cantoni ha dichiarato che il percorso di AMSA per la realizzazione di un proprio impianto prevede due passi essenziali: la scelta del sito idoneo per l’impianto e la ricerca dell’investimento economico necessario per realizzarlo. FORSU – Frazione Organica dei Rifiuti Solidi Urbani – è l’acronimo per definire la componente dei rifiuti destinata ad avere nuove prospettive con la raccolta differenziata su larga scala, in grandi città come Milano, grazie alla possibilità di divenire fonte energetica rinnovabile (biogas o meglio biometano), attraverso il processo di digestione anaerobica, e di produrre fertilizzante agricolo.
AMSA a fine gennaio ha effettuato una prima analisi della qualità dell’umido raccolto nella prima fase di recupero dell’organico avviata in un quarto della città di Milano, in un’area che comprende parte della Zona 1 (Centro), delle Zone 5 (Navigli) e 7 (San Siro) e l’intera Zona (Porta Genova, Lorenteggio e Bisceglie). Dopo i dati generali pubblicati da Eco a febbraio (+ 13% dell’umido complessivo raccolto nel 2012 rispetto al 2011), i dati sulla qualità dell’organico sono secondo AMSA molto buoni, risultando la % di non compostabile (sacchetti e altri frammenti di plastica, vetro o metallo) in media ben inferiore al 5% nell’insieme dei campioni analizzati. Nello specifico AMSA ha presentato i dati dei campioni provenienti dalla periferia, 1,2 e 1,8% di non compostabile e dal centro città: 2,2, 2,1 e 3,5 % di non compostabile. Un po’ più alte le frazioni di “umido non recuperabile” dei campioni prelevati dalle case ALER: 1,9, 5 e

,3%.  I campioni di 180 kg di umido raccolto sono stati analizzati tra fine gennaio e i primi di febbraio e sono considerati molto incoraggianti per la quasi totalità di componente riutilizzabile in termini di biogas e fertilizzante.

Fonte: eco dalle città