EquAzione: la bottega che diffonde consapevolezza in montagna

A Chiusa di Pesio, in provincia di Cuneo, è attiva un’associazione che sta facendo della giustizia sociale e dell’aiuto a favore delle persone a sud del mondo la sua “equazione”. Attraverso la vendita di prodotti equo e solidali e progetti di volontariato che coinvolgono i più giovani, propone un approccio alternativo al commercio convenzionale. Vi parliamo oggi dell’associazione EquAzione e della sua bottega etica.

Cuneo – Consumo critico, turismo responsabile, acquisti etici. Quante volte questi pensieri si traducono in un impegno quotidiano e concreto per combattere le diseguaglianze anche dalla parte opposta del pianeta? Quella di oggi è una storia che parla di una scintilla scaturita da una consapevolezza inaspettata che ha dato il via a un progetto di divulgazione, che a sua volta ha attivato un intero territorio. Così il semplice acquisto di caffè, cacao, cioccolato e the equosolidali per sé e per la propria famiglia ha portato all’apertura di EquAzione, associazione che divulga la cultura equosolidale in tutta la valle Pesio attraverso la vendita diretta in bottega. Succede a Chiusa di Pesio, dove Giovanni Dalmasso, presidente dell’associazione, porta avanti questo approccio commerciale etico insieme all’ex presidente Luca Curetti, promuovendo sostenibilità, rispetto per le persone e per l’ambiente ed equità sociale ed economica.

«Per caso – racconta Giovanni – nell’autunno del 1997 mi capitò tra le mani un opuscolo sul consumo critico. Fu un’illuminazione: all’improvviso decisi di approfondire e scoprire la provenienza di tutti i prodotti che consumavo quotidianamente e rimasi indignato, realizzando che dietro alcune insospettabili etichette si celano in realtà multinazionali dai comportamenti criminali». Secondo Giovanni è sufficiente un piccolo granello di sabbia per far inceppare quel mastodontico ingranaggio inumano. E così, spalleggiato dall’instancabile impegno dei volontari, decide di portare avanti la sua battaglia etica tra le montagne della valle Pesio aprendo la bottega EquAzione.

L’associazione: dalla solidarietà all’impegno ambientale

Oggi l’associazione partecipa a svariate manifestazioni sul territorio, di taglio sociale e ambientale: giornate del libero scambio, mercatini, fiere, fino al “muliticassonetto ecologico” che ha trovato casa proprio in bottega. In accordo con il comune di Chiusa Pesio, EquAzione infatti ospita e gestisce un cassonetto in cui si possono depositare tappi sia di plastica che di sughero, lampadine, pile. Un’iniziativa verde che si aggiunge a tutte le altre socialmente importanti, sia per la parte di emisfero “meno fortunato” che per la comunità locale. Il filo conduttore di tutte queste attività è proprio l’equazione che dà il nome all’associazione: giustizia (nei rapporti commerciali, soprattutto internazionali) corrisponde automaticamente a meno emigrazione economica dai paesi poveri dell’Africa, del Sud America o del Sud Est Asiatico. Tema, quello dell’immigrazione, di drammatica attualità in questi ultimi anni.

La bottega

Quando a Chiusa di Pesio si è liberato un locale di proprietà comunale, la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo ha emesso un bando per sviluppare economie circolari e locali. Così il Comune si è reso disponibile a partecipare al bando e a concedere all’associazione EquAzione il locale commerciale in comodato d’uso gratuito, a patto che l’associazione implementasse la sua offerta con la commercializzazione di prodotti sfusi e/o locali, nell’ottica della riduzione degli sprechi e dell’attenzione verso le situazioni di fragilità presenti sul territorio.

«La richiesta del bando di coinvolgere realtà locali ci ha fatto conoscere le Cooperative Sociali del territorio Proposta 80 di Cuneo (che gestisce il locale Centro Mauro, in cui trovano assistenza disabili gravissimi) e Fiordaliso di Borgo San Dalmazzo, che tra l’altro si occupa dell’accoglienza di donne vittime di violenza. Nella nuova bottega si possono acquistare i prodotti di artigianato delle due cooperative, contribuendo direttamente a sostenerne l’attività».

I prodotti sfusi, equi e solidali

Oltre ai prodotti sfusi e alla spina, all’interno della bottega ora si posso acquistare anche i detersivi e i prodotti corpo della linea eco-social Aperegina, forniti da una cooperativa sociale di Trento che promuove l’occupazione di persone fragili in ambito carcerario. Nell’autunno del 2021 l’associazione ha avviato in modo sperimentale e temporaneo la vendita diretta dei pregiati e rinomati Marroni di Chiusa di Pesio, vera eccellenza gastronomica del territorio.

«Tramite un broadcast riusciamo a vendere notevoli quantità di olio evo biologico di Libera Terra e di agrumi bio della Cooperativa Sociale SOS Rosarnoconcorrendo in modo diretto al sostegno di queste importanti iniziative sociali ed ecologiche. Nello specifico, tramite l’olio di Libera Terra (e gli altri prodotti dell’omonima cooperativa che si trovano negli scaffali della bottega) si contribuisce concretamente alla diffusione della cultura della legalità e al contrasto dell’operato delle mafie. La vendita degli agrumi bio della cooperativa Rosarno si inserisce in un quadro complessivo di lotta al dilagante fenomeno del capolarato del nostro Paese».

L’impegno dei giovani e il senso di comunità

Come ci racconta Giovanni, le prospettive per lo sviluppo del progetto sono buone e l’impegno da parte di tutti e tutte è tanto: «Speriamo di riuscire a contagiare sempre più persone disposte a donare un po’ del proprio tempo, soprattutto i giovani. Il loro entusiasmo è coinvolgente e rappresentano sicuramente il futuro della nostra associazione».

A suo parere in ogni realtà urbana, anche piccola, si dovrebbe offrire la possibilità ai cittadini di conoscere il commercio equosolidale, soprattutto sul piano culturale. «D’altronde, sul lungo periodo, sono convinto che l’attuale strategia commerciale della GDO (Grande distribuzione organizzata), aggressiva e finalizzata esclusivamente al profitto immediato, si rivelerà controproducente, proprio perché sullo stesso scaffale espone una barretta di cioccolato fairtrade accanto a quello delle multinazionali». Facciamo inceppare quell’enorme ingranaggio inumano e facciamo la nostra parte.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2022/01/equazione-bottega-montagna/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

IT.A.CÀ: il tema dell’edizione 2021 sarà il diritto a respirare

Dopo l’edizione virtuale del 2020, conclusasi lo scorso novembre, IT.A.CÀ migranti e viaggiatori, il Festival del Turismo Responsabile, si sta preparando per il 2021, raccogliendo i preziosi spunti offerti da questo difficile anno e incentrando la rinascita sul tema del Diritto e Respirare. Dopo aver raggiunto oltre 2 milioni e mezzo di utenti nella prima parte completamente online dell’evento, che da maggio a giugno ha virtualmente accolto 165 esperti del turismo, IT.A.CÀ ha appena concluso anche la sua seconda parte ‘live’: da agosto a novembre, infatti, il festival che per primo ha raccontato in Italia i temi legati al turismo responsabile è tornato ad organizzare gli eventi sui territori.

Con la sua rete composta da oltre 700 realtà nazionali e internazionali, formata da 21 tappe presenti in 12 regioni italiane, il festival ha potuto raccontare, dal punto di vista di ciascun territorio, il tema 2020 – Bio-diversità: paesaggio e umana bellezza – attraverso l’organizzazione di oltre 200 eventi dal vivo (nel pieno rispetto delle norme anti-Covid19). Ma lo ‘stop’ del festival è solo apparente. IT.A.CÀ infatti con la sua rete non si è mai fermata e, dopo aver salutato gli ultimi eventi di novembre, è già al lavoro per l’edizione 2021.

«Puntiamo maggiormente a fare del turismo il volano di sviluppo delle aree interne, che offrono quel benessere ormai compromesso nei centri urbani, impegnandoci a realizzare un programma capace di coniugare il diritto di respirare dei visitatori con la qualità della vita degli abitanti», afferma Pierluigi Musarò, Direttore di IT.A.CÀ.

Foto di Sonjita Brez tratta dalla pagina facebook Itaca migranti e viaggiatori

Ed è proprio Diritto di Respirare il tema portante di quella che nel 2021 sarà la XIII edizione del festival: un pensiero che trae ispirazione da Achille Mbembe, filosofo camerunense considerato uno dei più importanti teorici del post-colonialismo. IT.A.CÀ già in questi giorni sta accogliendo le numerose richieste di nuove realtà del nostro Paese, a riprova di un interesse verso le tematiche del festival che cresce sempre di più.

Territori e regioni che intendono proporre percorsi, itinerari, piccoli eventi nel rispetto della natura e dell’ambiente. E nel pieno rispetto del respiro: il tema 2021 è una riflessione sul respiro non solo come bisogno, ma come diritto. Un fluire lento e fondamentale, una presenza e un ascolto di ciò che c’è intorno e dentro di noi. Il respiro che manca dal corpo malato, il respiro che non c’è nella natura quando la si inquina. Diritto di respirare è la risposta della rete del festival all’emergenza in atto: per ricordare a tutti che esistere non è avere o possedere, ma significa semplicemente respirare. Ed è un diritto fondamentale della Terra, degli esseri che la abitano, delle nostre esistenze.

«La pandemia ci ha messo di fronte alla cruda realtà dei fatti, ovvero che l’attuale sistema economico non è più sostenibile: è giunta l’ora di fare veramente un cambio di paradigma per rimettere al centro delle nostre vite l’ambiente in cui viviamo e la cura delle comunità», dichiara Sonia Bregoli, co-fondatrice del festival. L’azione della rete del festival su nuovi modelli di viaggio continua da sempre e, in un anno segnato dalla pandemia, ora più che mai l’intero settore del turismo deve fare i conti con la necessità di ridisegnare il proprio futuro verso scelte sostenibili e più attente alle comunità e ai territori.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/04/itaca-edizione-2021-diritto-a-respirare/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Dimore Montane: l’albergo rigenerato che fa bene al territorio

Possono il coraggio imprenditoriale e la lungimiranza riparare ai danni causati da anni di decisioni politiche sbagliate e soldi pubblici buttati? A volte sì. È il caso di Dimore Montane, un albergo che porta avanti un progetto di turismo responsabile nato dalle ceneri di un vecchio edificio pubblico abbandonato nel cuore del Parco Nazionale della Maiella, in Abruzzo.

Immaginate la classica “storia all’italiana” in cui amministratori furbetti o incapaci – o magari sia l’una che l’altra – si mettono in testa di realizzare un progetto utopistico che rimarrà solamente un cumulo di freddi mattoni in una delle zone più suggestive del Paese, un totem eretto a imperitura memoria dell’italica negligenza.

La storia che vi raccontiamo comincia così, ma un intraprendente gruppo di ragazzi del posto – ci troviamo sulla montagna abruzzese, nel Parco Nazionale della Maiella – ne ha cambiato radicalmente il finale. «Siamo Simone, Lisa, Manuela e Fabio e abbiamo fondato il progetto Dimore Montane», si presentano. «Siamo innamorati dell’Abruzzo, la nostra terra, e ci siamo dati come obiettivo quello di creare un luogo dove ospitare turisti e accompagnarli nella scoperta di una regione stupenda e delle sue tradizioni. Vogliamo contribuire, nel nostro piccolo, alla riqualificazione del territorio abruzzese, dove abbiamo cuore e radici. Ci impegniamo a promuovere un turismo responsabile ed ecosostenibile, nel rispetto dell’ambiente e della comunità locale».

Possono il coraggio imprenditoriale e la lungimiranza riparare ai danni causati da anni di decisioni politiche sbagliate e soldi pubblici buttati? A volte sì. È il caso di Dimore Montane, un albergo che porta avanti un progetto di turismo responsabile nato dalle ceneri di un vecchio edificio pubblico abbandonato nel cuore del Parco Nazionale della Maiella, in Abruzzo.

Immaginate la classica “storia all’italiana” in cui amministratori furbetti o incapaci – o magari sia l’una che l’altra – si mettono in testa di realizzare un progetto utopistico che rimarrà solamente un cumulo di freddi mattoni in una delle zone più suggestive del Paese, un totem eretto a imperitura memoria dell’italica negligenza.

La storia che vi raccontiamo comincia così, ma un intraprendente gruppo di ragazzi del posto – ci troviamo sulla montagna abruzzese, nel Parco Nazionale della Maiella – ne ha cambiato radicalmente il finale. «Siamo Simone, Lisa, Manuela e Fabio e abbiamo fondato il progetto Dimore Montane», si presentano. «Siamo innamorati dell’Abruzzo, la nostra terra, e ci siamo dati come obiettivo quello di creare un luogo dove ospitare turisti e accompagnarli nella scoperta di una regione stupenda e delle sue tradizioni. Vogliamo contribuire, nel nostro piccolo, alla riqualificazione del territorio abruzzese, dove abbiamo cuore e radici. Ci impegniamo a promuovere un turismo responsabile ed ecosostenibile, nel rispetto dell’ambiente e della comunità locale».

Il team di Dimore Montane

Partiamo dall’inizio: qual è la storia della struttura che volete rilanciare e quali sono le cause che ne hanno determinato l’abbandono?

La struttura è di proprietà del Comune di Roccamorice. Ricostruire la storia è stato difficile e ci siamo riusciti solo a tratti. Sappiamo che il progetto è nato negli anni ottanta, che l’immobile è stato costruito con fondi pubblici e che non fu mai aperto. Per quale motivo non lo abbiamo saputo. Intorno al 2005 furono investiti altri soldi pubblici per la ristrutturazione e la gestione fu affidata a una società. Dopo pochi mesi ci fu un contenzioso tra il Comune e la società e da allora la struttura è rimasta abbandonata. Le notizie più recenti e certe che abbiamo sono che negli ultimi anni l’amministrazione ha cercato di risolvere questo problema. Qualche anno fa fu emesso un bando che andò deserto perché la struttura e tutto il bosco erano in un grave stato di degrado e i lavori per sistemarli erano ingenti. Poi l’anno scorso abbiamo presentato il nostro progetto di rivalutazione e ristrutturazione e abbiamo vinto il nuovo bando per la gestione del campeggio.

Cosa vi ha ispirati di questa storia?

Ci siamo sempre focalizzati sugli attori “positivi” di questa storia: per prima cosa, su come l’attuale Sindaco e i suoi collaboratori stanno lavorando per rivalutare il territorio. E poi sui cittadini di Roccamorice: ci vengono a salutare, ci fanno i complimenti, ci hanno accolto con affetto e tutti ci ripetono ogni giorno di quanto siano contenti di vedere che finalmente questo luogo che per decenni è stato simbolo di sperpero, incuria e malagestione, ora prende vita.

Il team di Dimore Montane

Partiamo dall’inizio: qual è la storia della struttura che volete rilanciare e quali sono le cause che ne hanno determinato l’abbandono?

La struttura è di proprietà del Comune di Roccamorice. Ricostruire la storia è stato difficile e ci siamo riusciti solo a tratti. Sappiamo che il progetto è nato negli anni ottanta, che l’immobile è stato costruito con fondi pubblici e che non fu mai aperto. Per quale motivo non lo abbiamo saputo. Intorno al 2005 furono investiti altri soldi pubblici per la ristrutturazione e la gestione fu affidata a una società. Dopo pochi mesi ci fu un contenzioso tra il Comune e la società e da allora la struttura è rimasta abbandonata. Le notizie più recenti e certe che abbiamo sono che negli ultimi anni l’amministrazione ha cercato di risolvere questo problema. Qualche anno fa fu emesso un bando che andò deserto perché la struttura e tutto il bosco erano in un grave stato di degrado e i lavori per sistemarli erano ingenti. Poi l’anno scorso abbiamo presentato il nostro progetto di rivalutazione e ristrutturazione e abbiamo vinto il nuovo bando per la gestione del campeggio.

Cosa vi ha ispirati di questa storia?

Ci siamo sempre focalizzati sugli attori “positivi” di questa storia: per prima cosa, su come l’attuale Sindaco e i suoi collaboratori stanno lavorando per rivalutare il territorio. E poi sui cittadini di Roccamorice: ci vengono a salutare, ci fanno i complimenti, ci hanno accolto con affetto e tutti ci ripetono ogni giorno di quanto siano contenti di vedere che finalmente questo luogo che per decenni è stato simbolo di sperpero, incuria e malagestione, ora prende vita.

Passiamo agli obiettivi del vostro progetto: intendete creare un circuito di turismo responsabile?

Parlare di ecosostenibilità e turismo responsabile oggi è diventata una moda e spesso non è chiaro il significato. Noi pensiamo che una gestione responsabile sia fatta di piccole e grandi scelte, di coerenza, perseveranza e a volte di rinunce. Ecco qualche esempio pratico di quello che stiamo facendo, con la consapevolezza che c’è sempre spazio per crescere e migliorarsi – e per migliorarci intendo ridurre il nostro impatto ambientale! Abbiamo scelto di utilizzare energia proveniente al 100% da fonti rinnovabili, che nel nostro caso vuol dire pagare delle bollette più alte, perché questo tipo di energia costa di più. Abbiamo deciso di utilizzare solo carta riciclata, abbiamo sostituito le bottigliette di plastica dei set cortesia con dei dispenser che si possono riempire, ovviamente facciamo solo raccolta differenziata, non vendiamo acqua in bottiglie di plastica, preferiamo il vetro alle lattine, incoraggiamo i nostri ospiti a bere acqua di fonte, a cambiare lenzuola e asciugamani solo quando serve – ma questo ormai lo propongono un po’ tutti per fortuna –, selezioniamo prodotti biodegradabili e non aggressivi… Tutto questo motivando le nostre scelte ai nostri ospiti. Abbiamo utilizzato materiale da recupero per costruire alcuni degli arredi o alberi caduti per realizzare alcune decorazioni. La selezione dei nostri fornitori predilige il chilometro zero, realtà locali e aziende che condividono i nostri valori. Ci troviamo all’interno del Parco Nazionale della Maiella, organizziamo tour ed escursioni. Le nostre guide hanno la possibilità di trascorrere diverse ore con i turisti, promuovendo quelle pratiche di “turismo responsabile” che si riassumono molto bene nelle frasi “lascia dietro di te solo le tue orme, porta con te solo foto e memorie”.

Passiamo agli obiettivi del vostro progetto: intendete creare un circuito di turismo responsabile?

Parlare di ecosostenibilità e turismo responsabile oggi è diventata una moda e spesso non è chiaro il significato. Noi pensiamo che una gestione responsabile sia fatta di piccole e grandi scelte, di coerenza, perseveranza e a volte di rinunce. Ecco qualche esempio pratico di quello che stiamo facendo, con la consapevolezza che c’è sempre spazio per crescere e migliorarsi – e per migliorarci intendo ridurre il nostro impatto ambientale! Abbiamo scelto di utilizzare energia proveniente al 100% da fonti rinnovabili, che nel nostro caso vuol dire pagare delle bollette più alte, perché questo tipo di energia costa di più. Abbiamo deciso di utilizzare solo carta riciclata, abbiamo sostituito le bottigliette di plastica dei set cortesia con dei dispenser che si possono riempire, ovviamente facciamo solo raccolta differenziata, non vendiamo acqua in bottiglie di plastica, preferiamo il vetro alle lattine, incoraggiamo i nostri ospiti a bere acqua di fonte, a cambiare lenzuola e asciugamani solo quando serve – ma questo ormai lo propongono un po’ tutti per fortuna –, selezioniamo prodotti biodegradabili e non aggressivi… Tutto questo motivando le nostre scelte ai nostri ospiti. Abbiamo utilizzato materiale da recupero per costruire alcuni degli arredi o alberi caduti per realizzare alcune decorazioni. La selezione dei nostri fornitori predilige il chilometro zero, realtà locali e aziende che condividono i nostri valori. Ci troviamo all’interno del Parco Nazionale della Maiella, organizziamo tour ed escursioni. Le nostre guide hanno la possibilità di trascorrere diverse ore con i turisti, promuovendo quelle pratiche di “turismo responsabile” che si riassumono molto bene nelle frasi “lascia dietro di te solo le tue orme, porta con te solo foto e memorie”.

Quali realtà del territorio vorreste coinvolgere?

Il nostro sogno è quello di creare sinergie con tutte le attività dei dintorni. Il successo di ogni ristorante, bar, museo, b&b della zona è il successo di tutti. Per citare alcune realtà direi l’associazione che gestisce l’Eremo di Santo Spirito, le guide e le associazioni che organizzano escursioni diverse da quelle che proponiamo noi, tour in mountain bike, arrampicata sportiva, il Parco nazionale della Maiella che sta promuovendo in queste settimane – tra numerose e bellissime iniziative – il Cammino di Celestino.

Come raccontereste il percorso e l’impegno concreto necessari per recuperare questo bene e dargli nuova vita?

Stiamo lavorando senza sosta da più di un anno. Ci siamo affidati a delle imprese per i grandi lavori. Abbiamo progettato, pianificato, ci siamo “sporcati le mani”, abbiamo immaginato, sognato e ora ha preso tutto forma. Il bosco dove è nato il campeggio un anno fa era una giungla. Adesso è un’oasi di pace e non vediamo l’ora di condividerlo con i nostri ospiti.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/04/dimore-montane-albergo-rigenerato-fa-bene-al-territorio/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Addiopizzo Travel: in viaggio nella Sicilia che resiste alla mafia.

Viaggiare in Sicilia può educare alla bellezza, emozionare e costruire una narrazione diversa di questa terra, oltre i luoghi comuni e alla scoperta di storie e paesaggi inaspettati. Turismo etico e responsabile significa tutto questo per gli ideatori di Addiopizzo Travel, cooperativa sociale e tour operator che organizza sia viaggi militanti sulle tematiche inerenti la lotta alla mafia sia vacanze rilassanti scegliendo però alberghi e ristoranti “pizzo free”. Tutto prende le mosse da una delle più rivoluzionarie risposte alla criminalità organizzata: “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”.

Di Addiopizzo abbiamo parlato molte volte su queste pagine. Fin dal mio viaggio nel 2012, trovo che sia uno degli esempi più paradigmatici del cambiamento in atto nel nostro Paese perché riassume diversi aspetti alla base di un futuro possibile: responsabilità individuale, comunità che si attivano, capacità di trasformare l’immaginario di un territorio (la Sicilia in questo caso), pensiero laterale, allegria, passione, dedizione. E potrei continuare.

Uno dei fondatori di Addiopizzo, Dario Riccobono, è oggi Presidente di Addiopizzo Travel. Lo incontro nuovamente a settembre in quel di Lecce, in occasione del raduno degli Ashoka Fellow. Dopo un pomeriggio passato a progettare un futuro comune lo intervisto mentre dietro di lui, impietoso, il sole tramonta e la spiaggia su cui ci troviamo si tinge di nero.
Addiopizzo Travel nasce 10 anni e si inserisce nel filone del cosiddetto turismo responsabile. All’attenzione etica ed ecologica, però, aggiunge un criterio fondamentale: vuole favorire chi non si arrende alle mafie e decide di combatterle. Ovviamente ha origine all’interno Addiopizzo che – per usare le parole di Dario – “è stata la nostra medicina, ci ha permesso di curare le nostre ferite e sentirci in pace con noi stessi”.

Lo strumento del consumo critico viene quindi qui messo al servizio di chi non paga il pizzo.

«AddioPizzo travel ci spiega Dario – vuole coinvolgere i non siciliani nella lotta di liberazione che stiamo portando avanti, permettendo a chi viene nella nostra isola di avere la garanzia di andare negli alberghi, nei ristoranti, nelle pizzerie che non pagano il pizzo. In questo modo, si premia la scelta della denuncia, la si rende vincente economicamente e si contribuisce alla costruzione di una diversa narrazione sulla Sicilia».

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Il lavoro sull’immaginario, come anticipato, è fondamentale: sembra banale affermare che la Sicilia non sia solo mafia eppure per molti è ancora così. Per questo, Addiopizzo Travel lavora con i più giovani in un percorso di educazione civica e popone percorsi di educazione alla bellezza. «La Sicilia per noi è mare, cucina, paesaggio, storia della nostra terra, ma è anche fatta di persone con una storia di resistenza alla mafia da raccontare, per un viaggio che sia incontro ed emozione».

Nei giorni trascorsi a Lecce, Dario si è spesso distinto per una presenza particolarmente giocosa, quasi provocatoria. Strano associare il “cazzeggio” con la lotta alla mafia. Eppure, questo è uno degli ingredienti vincenti della loro esperienza. Addiopizzo, infatti, ha convinto una generazione di ragazzi che impegnarsi non è per forza un’attività noiosa, lo si può fare divertendosi, godendo della vita.

«Io faccio il lavoro più bello del mondo – afferma Dario con entusiasmo – mostro la bellezza della mia terra a gente che viene da fuori e lo faccio essendo utile a una causa. Ditemi voi se esiste qualcosa di più bello!».
Oggi Addiopizzo Travel organizza due tipi di viaggi. Il primo, diretto soprattutto ai giovani, è un viaggio di sensibilizzazione e racconto sulle tematiche inerenti la lotta alla mafia. Il secondo è diretto a chiunque voglia organizzare un viaggio o una vacanza.

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Lo spirito è semplice: «Non c’è solo il viaggio militante, si può fare anche la vacanza rilassante al mare, scegliendo però di andare a mangiare da chi non sostiene la mafia e non paga il pizzo, o alloggiare in una casa che non appartiene a un mafioso. Possiamo rispondere a tanti mercati. Organizziamo tour in bicicletta, facendo conoscere paesaggi che un turista non si aspetta di vedere in Sicilia. Vai a Corleone e hai una idea, e invece scopri dei paesaggi inaspettati, ricchi di colori. Il turismo pizzo free è una modalità di conoscere una terra che può essere declinata in molteplici maniere».
Purtroppo molti operatori turistici, invece, affrontano questa terra in due modi, uno più deleterio dell’altro. Il primo finge di ignorare la presenza mafiosa, ma non incide così in alcun modo sugli stereotipi del viaggiatore. Il secondo finge di “giocare” con il fenomeno, con i mafia tour.

«Si tratta – racconta Dario – di giocare su un fenomeno che ha causato la morte di tantissime persone, il dolore di tantissimi familiari. C’è gente che si veste da mafioso come se il mafioso avesse la divisa e spara in aria con la lupara durante l’ultima cena, ci sono tour operator stranieri che fanno questo. Facendo i tornanti vengono assaliti da finti briganti e cose così. Ancora oggi c’è un tour operator di Boston che fa incontrare i turisti con il figlio di Provenzano e in questo modo l’idea della mafia in Sicilia è filtrata dai racconti del figlio del boss mafioso. Tutte cose che danneggiano l’immagine della Sicilia.

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La terza via è la nostra: ti raccontiamo la mafia, le storie di di chi non c’è più, e che merita la nostra memoria, ma anche di chi c’è ancora e combatte la mafia».

Ovviamente lo scopo di Addiopizzo Travel è continuare il percorso avviato da Addiopizzo, mostrando che chi denuncia la mafia, non solo non paga più il pizzo e viene premiato da molti concittadini, ma diventa addirittura possibile tappa di un percorso turistico.

«Il turismo è decisivo in questo perché è misurabile: tutto il nostro fatturato va distribuito in quelle aziende e puoi calcolarlo con esattezza».

Mentre gli ultimi sprazzi di luce ci lasciano chiedo a Dario che rapporto abbia con un altro Ashoka fellow, Vincenzo Linarello, fondatore in Calabria di GOEL: «È un mio mito personale! – risponde accorato – Prima che Addiopizzo travel maturasse, io e il mio socio Edoardo abbiamo incontrato Vincenzo. Ci entusiasmava la sua capacità di creare lavoro in una terra dove la ‘ndragheta è fortissima. La sua esperienza è stata per noi di grande stimolo».
Mi saluta con parole forti, che mi risuonano nella testa: «Addiopizzo ha dimostrato che è possibile apportare un cambiamento, lo ha insegnato a me per primo. Possiamo davvero cambiare le cose, essendo contagiosi con il nostro entusiasmo, cercando di fare rete».

Buon viaggio.Fonte: https://www.italiachecambia.org/2019/11/addiopizzo-travel-viaggio-sicilia-resiste-mafia-io-faccio-cosi-268/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Zaino in spalla: il 2019 è l’anno del…turismo lento

Camminare, avventurarsi, entrare in connessione profonda con la natura: il 2019 è stato definito anno del turismo lento, un’occasione per conoscere e riscoprire le mille bellezze dei territori che ci circondano, per sperimentare nuovi itinerari sostenibili e soprattutto per rendere maggiormente fruibili i territori italiani rilanciandoli in una nuova chiave turistica.

Il 2019 prende avvio tramite una modalità sostenibile e alternativa di vivere il territorio: il turismo lento. E’ questo l’anno della riscoperta dei luoghi, della valorizzazione dei territori unici e caratteristici che ci circondano e che in molti casi ancora poco conosciamo. Si tratta di un turismo responsabile, di prossimità, che si contrappone a quello di massa. E’ un turismo che permette di osservare, ascoltare, contemplare ed entrare in stretto contatto con noi stessi e l’ambiente circostante.

“Come il 2016 è stato l’anno nazionale dei cammini, il 2017 l’anno nazionale dei borghi e il 2018 l’anno del cibo italiano, il 2019 sarà l’anno del turismo lento”.

Si tratta di un’iniziativa presentata dal Ministero della Cultura e del Turismo dall’allora ministro Dario Franceschini, durante la presentazione dell’Atlante Digitale dei Cammini, il portale del Mibact, che mostra la rete dei percorsi ed itinerari della rete di mobilità slow, dedicata a coloro che amano viaggiare in Italia…a passo lento.

Camminare, soffermarsi, ammirare. Il turismo lento rappresenta un vero e proprio motore di sviluppo dei territori, capace di promuovere le tipicità dei luoghi, creare legami diretti con le realtà locali e di far acquisire un senso di identità e di appartenenza spesso perduto.

“Il 2019, anno del turismo lento, sarà un ulteriore modo per valorizzare i territori italiani meno conosciuti dal turismo internazionale e rilanciarli in chiave sostenibile favorendo esperienze di viaggio innovative, dai treni storici ad alta panoramicità, agli itinerari culturali, ai cammini, alle ciclovie – ha affermato Franceschini – investire sul turismo sostenibile è una strategia di sviluppo che ha come fine la tutela e la riproposizione innovativa di luoghi, memorie, conoscenze e artigianalità che fanno del nostro Paese un luogo unico: un circuito di bellezza straordinariamente diffuso lungo tutto il suo territorio fisico e lungo un arco di secoli di civiltà”.

E’ questa l’occasione in cui le aree montane, i sentieri, i paesaggi ed i percorsi ciclabili nei prossimi dodici mesi saranno i protagonisti. In Piemonte l’Uncem – Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani della regione, afferma come sia fondamentale investire sul turismo sostenibile quale strategia di sviluppo locale.

“Si sale e i paesaggi, il clima, le ricchezze storiche-culturali, i monumenti, i percorsi segnati, i borghi si uniscono in un’offerta che sfida le tradizionali capitali del turismo internazionale e anche italiano. I nostri borghi e paesi montani, insieme ad altri di uno stesso territorio, costruiscono oggi un’offerta green, smart e slow. Verde, intelligente e lenta. A portata di turisti stranieri e di prossimità. Costi contenuti, alta esperienzialità, grande scoperta e interazione. A passo lento. Con passione e lentezza per generare coesione”.

Si tratta di un’occasione unica per accendere i riflettori su tutti quei territori ancora poco praticati che hanno tanto da offrire, così come quelli conosciuti ma non sufficientemente valorizzati. Ci si augura quindi che questo nuovo anno all’insegna della “lentezza” offra l’opportunità di mettere in pratica concretamente questi importanti propositi.

Foto copertina
Didascalia: Turismo lento
Autore: Unsplash
Licenza: CCO Creative Commons

Fonte: http://piemonte.checambia.org/articolo/zaino-in-spalla-2019-anno-turismo-lento/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Turismo accogliente e solidale negli antichi borghi

Dalla collaborazione fra Airbnb e Fondazione Cariplo è nato il progetto di Casa Maer, un luogo che accoglierà i visitatori che vorranno scoprire Lavenone, in Valle Sabbia, e altri borghi situati in aree interne e marginali. Sarà al tempo stesso uno strumento di promozione e un’opportunità di guadagno per la comunità locale. A Lavenone, paese di 555 abitanti nelle Prealpi bresciane, viene oggi inaugurata Casa Maer, la nuova casa d’Artista del progetto Borghi Italiani, promosso da Airbnb Italia. Un edificio storico di proprietà del Comune di Lavenone finora sottoutilizzato, da oggi è pronto ad accogliere viaggiatori da tutto il mondo in una veste completamente rinnovata, grazie ad un progetto architettonico cui hanno collaborato i principali brand di design italiano e ad un mosaico ispirato alla tradizione locale creato dall’illustratrice Olimpia Zagnoli.casa-maer-1

Casa Maer rappresenta il primo risultato di un percorso che ha visto Airbnb lavorare fianco a fianco con Fondazione Cariplo, impegnata sul fronte della rinascita delle aree interne con il Programma “AttivAree”, che interviene in alta Valle Trompia e Sabbia in stretta collaborazione con le realtà locali promuovendo lo sviluppo di un circuito di offerta turistica accogliente e solidale. Situata al piano terra di uno degli storici edifici del borgo la casa, già sede dell’ostello locale , da oggi è prenotabile sul portale Airbnb, e permetterà agli ospiti di vivere a contatto con la comunità locale e godere delle tante risorse naturali, gastronomiche e culturali del territorio. Casa Maer sarà gestita dalla cooperativa sociale Co.Ge.S.S., che utilizzerà Il ricavato dei soggiorni turistici per finanziare progetti di inclusione sociale dedicati a persone con disabilità.

“Siamo felici di proseguire il percorso che ci ha portato negli ultimi anni a contribuire alla promozione di oltre 40 borghi Italiani” commenta Matteo Frigerio, Country manager Airbnb Italia. “Teniamo in particolare al progetto di Lavenone perché rappresenta una sfida che unisce la volontà di promuovere un territorio ancora poco conosciuto a quella di sostenere un turismo sempre più inclusivo ”.

Una sfida condivisa anche dallo studio di architettura ELIGO Studio che nel progetto di interior design ha fatto proprie le esigenze della comunità e della cooperativa creando uno spazio multifunzionale e allo stesso tempo senza barriere architettoniche. “Oltre ai 200 annunci di case già presenti su Airbnb in Val Trompia e Val Sabbia, stiamo lavorando con la comunità locale per dare la possibilità a tutti gli abitanti di proporre sulla piattaforma anche delle Esperienze che facciano scoprire ai turisti le bellezze paesaggistiche e le tradizioni culturali locali. Uno strumento di promozione ma, al tempo stesso, anche un’opportunità di guadagno per la comunità e per le onlus locali” conclude Frigerio.casa-maer-2

“La partnership con AirBnb, come l’essere parte del programma AttivAree di Fondazione Cariplo, sono delle opportunità che hanno permesso al mondo della cooperazione sociale delle due valli di acquisire maggiore consapevolezza sul ruolo che possiamo svolgere nel nostro territorio per uno sviluppo più sostenibile e inclusivo, nel settore turistico e non solo. Siamo quindi parte attiva per promuovere un’inversione di tendenza rispetto ai segnali di impoverimento e abbandono che hanno segnato questi territori negli ultimi anni” sostiene Alessandra Bruscolini, direttore del consorzio Laghi e della cooperativa sociale Co.GeS.S. La partnership con Fondazione Cariplo e il Programma AttivAree “La rinascita di territori marginali come le Valli Trompia e Sabbia passa anche per la capacità di cogliere occasioni di visibilità internazionali – come quelle offerte dalla piattaforma di Airbnb – per luoghi che rispondono alla sempre più crescente esigenza da parte dei turisti di vivere esperienze autentiche. Fondazione Cariplo, che nella partita della rinascita delle aree interne ha puntato fin da subito sull’attivazione di partneship strategiche finalizzate a promuovere i territori di AttivAree anche fuori dai loro confini, ha sostenuto questo incontro, che ha portato il borgo di Lavenone ad essere scelto dal progetto Borghi Italiani di Airbnb.” dichiara Sonia Cantoni consigliere d’amministrazione con delega all’ambiente di Fondazione Cariplo. Le autorità locali nella persona del Sindaco di Lavenone Claudio Zambelli e del Presidente della Comunità Montana di Valle Sabbia Giovanmaria Flocchini apriranno l’evento inaugurale portando i saluti istituzionali della comunità, a seguire sono previsti gli interventi di Matteo Frigerio Airbnb, Sonia Cantoni Fondazione Cariplo e di Federica Bacchetti host di Casa Maer. Ai ragazzi della cooperativa Co.Ge.S.S., spetterà il taglio del nastro. Qui il programma completo della giornata.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/10/turismo-accogliente-solidale-antichi-borghi/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

 

Un albergo ecologico sulla riviera romagnola

Una struttura a basso impatto ambientale che propone ai suoi ospiti una vacanza consapevole, promuovendo un’alimentazione sana ed una serie di attività per adulti e bambini volte a incentivare uno stile di vita sostenibile. Vi raccontiamo la storia di Pietro Gradara e del Hotel Villa Claudia, un albergo ecologico sulla riviera romagnola.

“Desidero che la mia vita sia dedicata a fare qualcosa di buono, anche nel mio lavoro quotidiano: già che ho avuto l’occasione di essere qui e possedere questa attività, la mia missione è quella di trasmettere determinati saperi e consapevolezze tramite il mio lavoro”.

L’Hotel Villa Claudia è un hotel a gestione familiare che sorge a Bellaria, sulla costa adriatica romagnola in provincia di Rimini. Il suo titolare si chiama Pietro Gradara ed ha rilevato l’hotel nel 2006. L’hotel è stato fondato dai suoi genitori dal 1978 ed è stato da loro gestito fino ai primi anni del Duemila. Quando Pietro l’ha rilevato, ha scoperto l’aspetto della sua vita che apre questo pezzo: tramite questa attività poteva mettere in pratica ciò che desiderava essere, poteva dare forma concreta alle sue passioni e agli aspetti che gli facevano battere il cuore. Da allora si è impegnato ed è riuscito a trasformare la sua struttura in un vero e proprio “albergo ecologico”, sia a livello strutturale che culinario, che per le tante iniziative organizzate al suo interno ha lo scopo dichiarato di “offrire una vacanza serena ed anche consapevole”. “L’innovazione di questo albergo dunque è anche questa: una vacanza serena ed un’occasione per conoscere pratiche che ci possono far star meglio”.12592217_921782724557966_1169731953770972539_n

L’albergo, l’alimentazione e le iniziative

 

“Ho creato un albergo sensibile ai temi ambientalisti che può essere definito un albergo ecologico, per le tante iniziative intraprese al suo interno che servono a tutelare l’ambiente come struttura sia come risparmio energetico che sui temi legati alla consapevolezza ambientale e alimentare”, ci racconta Pietro. Inizialmente le iniziative si concentrano appunto sulla struttura: regolatori di flusso dell’acqua nei locali, pannelli fotovoltaici e solari, bidoni della raccolta differenziata posti su ogni piano dell’hotel. Poi l’Hotel Gradara aderisce alla rete degli hotel dei Guardiamondo, dove l’animazione per bambini diventa l’occasione per fare in modo che i più piccoli apprendano l’utilità del riciclo, oltre a quella del riutilizzo dei materiali per essere utilizzati come giochi. Oltre alla struttura, una parte fondamentale delle innovazioni inserite da Pietro Gradara nella struttura riguarda il tema dell’alimentazione: un ristorante vegano che affianca la cucina “tradizionale” e gli eventi legati all’alimentazione. “Inizialmente era un albergo ecologico solo come struttura, poi ci siamo concentrati molto sull’alimentazione: abbiamo incominciato ad inserire delle materie prime biologiche, per poi porre l’attenzione sui piatti vegani e vegetariani.18765978_1318413678228200_5641797598615743486_n

Corso di dolci a basso indice glicemico

Quest’attenzione alla cucina ha un diretto legame con l’ambiente: come sappiamo, la produzione industriale della carne ha un impatto in termini di emissioni di gas serra molto elevato, ed è inoltre tra le principali cause di deforestazione, erosione del suolo, inquinamento dell’aria e dell’acqua con la conseguente perdita di biodiversità. L’inserimento di questi piatti è stato un grande successo ed è molto apprezzato dalle persone sensibili a questo tipo di alimentazione, anche perché qui possono finalmente mangiare trovando piatti coerenti con la propria scelta. Oltre ad offrire dei piatti alternativi alla cucina tradizionale, all’interno dell’albergo diamo la possibilità di partecipare a delle serate divulgative legate al tema dell’alimentazione: non sono una lezione ma un momento per stare insieme, condividere le proprie esperienze. Le serate sono tenute dalla nostra collaboratrice Paola di Giambattista, e danno l’opportunità ai nostri ospiti di arricchirsi riguardo il tema dell’alimentazione, scoprendo delle alternative alimentari che probabilmente non erano note. Ai nostri eventi partecipano anche persone esterne all’albergo, normalmente siamo circa una ventina/venticinquina di persone partecipanti. Ognuno condivide la propria esperienza: Paola spiega ogni risvolto legato al tema dell’alimentazione in modo completo, ma ognuno esprime la propria posizione,descrivendo quello che vive e come cucina”.IMG_0953

Il bilancio dell’Hotel e la scelta di Pietro

 

Da quando Pietro Gradara ha preso in gestione il suo hotel nel 2007, introducendo i cambiamenti di cui vi abbiamo parlato sopra, l’hotel ha visto incrementare il proprio fatturato, permettendo a Pietro di poter investire per rinnovare le camere ed efficientare tecnologicamente l’albergo. Per quanto riguarda gli ospiti, Pietro nel corso degli anni ha potuto osservare “un aumento di consapevolezza da parte delle persone, soprattutto perché in tanti hanno problemi di salute legati all’alimentazione e dunque un passo importante è proprio quello di curarla. Diciamo che la maggior parte delle persone, mentre prima mangiava qualsiasi cosa, ora si informa sulla provenienza del cibo, anche coloro che hanno un’alimentazione onnivora. C’è una specifica ricerca della qualità delle materie prime, oggi secondo me in aumento”.

Fuori è una giornata di pioggia, facciamo un giro con Pietro dentro la sua struttura, in attesa dell’arrivo della stagione primaverile ed estiva (l’hotel riaprirà il 28 marzo 2018): “rispetto ai temi legati alla sensibilità ambientale e umana io sono sempre stato una persona sensibile e accorta: una consapevolezza che è aumentata nel corso degli anni. Io non riesco a gestire l’albergo in maniera differente: quello che amo e le mie sensibilità sono diventate parte integrante del mio lavoro. Io credo fermamente che ognuno di noi, in questa vita, debba lasciare qualcosa di buono dietro di sé. Quello che a me è stato donato è questo hotel, quindi io attraverso questa struttura cerco di fare altrettanto, perché penso che il mondo si cambi partendo da se stessi, assumendosi la responsabilità della propria esistenza, lavorando e pensando positivo. Questi sono gli ingredienti che credo siano indispensabili per una vita serena: cercare sempre di fare del proprio meglio”.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/01/io-faccio-cosi-197-albergo-ecologico-riviera-romagnola/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Camminare fa bene: ecco perché scegliere i viaggi a piedi

Camminare fa bene al nostro corpo e alla nostra mente, liberandoci da malesseri, ansie e paure. Per provare o proseguire nel praticare l’esperienza del cammino, la Compagnia dei Cammini, associazione di turismo responsabile, ogni anno propone circa 140 i viaggi a piedi dalla durata media di una settimana, organizzati per tutti i gusti e tutte le tasche.

Andare a piedi per boschi, senza agonismi, è un’arte che aiuta a ritrovare se stessi, a riscoprire i sensi, riequilibrando corpo e psiche. Lasciar andare ansie e preoccupazioni che creano infelicità, riportare tutto al presente, al semplice gesto del camminare e aiutare la mente a fermarsi con il corpo, invece di vagare tra il passato e il futuro, aiuta ad entrare in armonia con se stessi. Così, dopo qualche giorno di disintossicazione, tossine fisiche, stress e ansie si scaricano e cominciano a uscire dai pori della pelle.18519797_1328225937232915_8443497201483492864_n

Quando si inizia un cammino, nei primi giorni, la mente è ancora legata a quello che abbiamo lasciato, alle questioni domestiche, alla famiglia da cui ci siamo separati, al lavoro. Ma il terzo giorno, se abbiamo lavorato bene, avviene il naturale cambiamento e il fisico entra in allenamento. Così, il camminare torna a essere il gesto naturale di quando eravamo nomadi, la mente ascolta più da vicino il corpo, il presente che lo circonda, quello che succede qui e ora.

Per provare o proseguire nel praticare l’esperienza del cammino, la Compagnia dei Cammini, associazione di turismo responsabile, nata nel 2010 ogni anno propone circa 140 i viaggi a piedi dalla durata media di una settimana, organizzati per tutti i gusti e tutte le tasche. Si va dal trekking classico a piedi, fino ai cammini che uniscono il cammino alla barca a vela, ad esperienze di meditazione camminata (Deep Walking), ai cammini per le famiglie con i bambini in compagnia degli Asinelli (Compagnia dei Bambini), ai cammini con autori, musicisti e scrittori come Franco Michieli, Wu Ming 2, Enrico Brizzi, Nando Citarella, Davide Sapienza.

ORGANIZZA UNA VACANZA CONSAPEVOLE!

Durante i trekking le guide professioniste della Compagnia dei Cammini puntano alla valorizzazione dell’alimentazione bio e naturale – a base di prodotti locali – e vegetariana e all’attenzione per il territorio nelle sue tipicità. Fondamentale, inoltre, è l’incontro con chi vive nei luoghi in cui si organizzano i cammini, nello spirito di un vero turismo consapevole e a sostegno di territori meravigliosi e, in alcuni casi, dimenticati.18921876_1348858651836310_8610604627215175181_n

Ridurre il passo del nostro camminare a qualcosa di essenziale: è questo l’insegnamento zen applicato al camminare, seguito dalla Compagnia dei Cammini. Come dice la Scheffer, terapeuta esperta dei fiori di Bach, “a chi cammina non si mettono in moto solo gli astratti pensieri nel cervello, ma anche carne e sangue. Così, le sapienze inconsce depositate negli organi possono mobilizzarsi, montare in alto e riaffiorare nella coscienza”.

A livello fisico tutti i muscoli del nostro corpo, ogni articolazione, il nostro cuore, i polmoni, il sistema vasale, insomma ogni angolo del nostro organismo, dopo qualche ora di cammino inizia a subire una trasformazione. Anche le parti più statiche vengono raggiunte dal movimento e dall’ossigeno. Aumenta il ricambio, e tutte le scorie cominciano a essere allontanate da ogni cellula ed eliminate anche attraverso il sudore. La pelle, sudando, “piange” fuori le tossine e le nostre sofferenze. A livello di sensazioni, poi, aumenta la nostra capacità di percepire attraverso i cinque sensi che, così come i polmoni, si aprono. In questo modo gli stimoli continui che riceviamo durante il cammino arricchiscono il nostro io. A livello psichico l’atto di camminare è un forte riequilibratore. Camminando, infatti, i pensieri negativi ossessivi, che ristagnano nella nostra vita stanziale, scompaiono per magia.18557208_1330257750363067_4563595640371042134_n

È il movimento stesso del camminare, il vivere nel presente e rispecchiare il presente che pulisce la mente dai nostri malesseri, dalle nostre depressioni, dalle nostre ansie e paure, dalle nostre rabbie. Se ci si abbandona al semplice gesto di vivere nei propri passi, gesto molto simile a una meditazione zen, le ripercussioni sul piano fisico e mentale ci lasceranno stupefatti. Per raggiungere questo livello, tuttavia, dovremo comunque superare delle prove. Come ogni cambiamento, l’inizio del nostro cammino può richiedere una crisi di passaggio. Dolori muscolari, dolori alle ginocchia, ma anche crisi di pianto, paura di non farcela, mal di testa, malumori, piccole depressioni, rabbia… sono tutti sintomi che possono manifestarsi in chi resiste inconsciamente al cambiamento. Sono paure profonde o semplici assestamenti: l’importante è saperle riconoscere, ascoltarle e assecondarle, senza dar loro troppa importanza. È molto probabile che la prova venga superata e che ci si predisponga per il nuovo stato di camminanti. Ecco allora che il nostro orizzonte si allarga, cominciamo a comunicare più in profondità con le persone che camminano con noi, i pensieri negativi lasciano il posto a pensieri più creativi e il nostro essere esce dal dualismo corpo-mente, per unirsi in un tutt’uno più equilibrato.

 

Per informazioni: www.cammini. eu

 

Alcuni viaggi per l’estate 2017:
Una Grande avventura insieme agli asini, per bambini, nel cuore del Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano
Il glorioso rimpatrio dei Valdesi: Da Salbertrand a Bobbio Pellice
Il Cammino dei Briganti
La Via dei padri sacrati
Cammino, arte e benessere in Trentino
In Abruzzo: tra lupi e pastori

ORGANIZZA UNA VACANZA CONSAPEVOLE!

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2017/06/camminare-fa-bene-perche-scegliere-viaggi-a-piedi/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Destinazione Umana, la meta del viaggio sono le persone

Un gruppo di ragazzi ha ideato una nuova idea di turismo: parti chiedendoti non dove vuoi andare, ma chi vuoi conoscere. Si chiama Destinazione Umana ed è una delle più promettenti start up italiane del settore turistico. Tutto è nato dallo “scollocamento” di Silvia, una delle co-fondatrici, che si è licenziata e ha cominciato a dedicarsi alle proprie passioni.

Quello di destinazione umana è un concetto nuovo, ma immediatamente comprensibile: la meta del viaggio non è più il luogo, sono le persone. Non si viaggia più per scoprire dei posti, ma per stringere legami, approfondire esperienze, condividere emozioni. È la nuova idea proposta da un gruppo di ragazzi della provincia di Bologna, che sta contaminando positivamente il mondo del turismo italiano.

«Nel gennaio del 2012 ero laureata da poco e già lavoravo in una grande azienda. Mi sembrava una bella opportunità, ma in realtà dopo quattro anni passati dietro alla scrivania il mio cervello aveva cominciato a spegnersi. Per questo motivo, quando hanno ridotto il mio orario di lavoro, ne ho approfittato per licenziarmi e seguire le mie passioni». Comincia così il racconto di Silvia Salmeri, co-founder di Destinazione Umana. Il primo passo nel mondo del turismo è stato un blog, chiamato ViviSostenibile. «Grazie al blog e ai social network, ho notato che intorno a me c’erano fermento e grande entusiasmo. Dopo qualche mese mi è stato proposto di aprire un bed&breakfast in Valsamoggia, sulle colline bolognesi, e io ho colto la palla al balzo». Contro il parere di amici e parenti, Silvia ha avviato questa piccola attività ricettiva, che è durata pochi mesi ma le ha fornito una grande ispirazione: «Una ragazza giovane, che si era licenziata per realizzare un sogno, creava grande attrattiva. Ho cominciato a raccogliere altre persone del mondo dell’ospitalità per creare dei percorsi che regalassero ai viaggiatori storie interessanti come la mia e non solo belle camere. Da lì è nata la rete di ViviSostenibile».du2

Quello è stato il primo strumento per diffondere una nuova cultura turistica, che fosse ecologica, orientata alla riscoperta della ruralità e rispettosa del territorio. Presto però, il gruppo ha cominciato a infoltirsi e gli host che aderivano erano tanti. All’inizio del 2014 quindi, Silvia e il team di ViviSostenibile hanno iniziato a lavorare a una nuova idea: «Ci eravamo resi conto che avevamo due identità che facevano fatica a convivere: l’associazione, con i suoi eventi e le attività outdoor, e la rete, cioè un piccolo portale che si stava sviluppando. Abbiamo quindi deciso di separarli; c’è voluto coraggio, perché abbiamo dovuto lanciare un nuovo marchio da zero. A giugno dello scorso anno quindi, abbiamo fatto migrare le strutture della rete sul nuovo portale turistico, chiamato Destinazione Umana».

La nuova piattaforma è stata lanciata il 26 giugno del 2014 e oggi conta circa 70 strutture ricettive in tutta Italia. «L’innovazione che noi portiamo – spiega Silvia – è che non chiediamo più al viaggiatore dove vuole andare, ma chi vuole conoscere. Questo significa che rimettiamo al centro il gestore e la sua storia e proponiamo al viaggiatore un’esperienza immersiva nella struttura e un’ispirazione». Le strutture ricettive proposte dalla rete sono suddivise in quattro filoni tematici: cambiamentoinnovazioneruralità,spiritualità.du4

Il progetto è innovativo anche nelle modalità con cui viene portato avanti: «Siamo una decina di ragazzi tutti under 35 e ci definiamo un team liquido: non lavoriamo tutti i giorni nella stessa azienda, sennò sarebbe come prima. Siamo liberi nella gestione del nostro tempo, ma abbiamo obiettivi comuni». Anche il riscontro economico è buono, segno che l’idea funziona: «All’inizio abbiamo dovuto fare un piccolo investimento, poiché non abbiamo ricevuto fondi né finanziamenti. Adesso ci siamo trasformati in tour operator online e le entrate principali arriveranno dalla vendita dei pacchetti di viaggio. Attualmente siamo ancora in fase di start up, ma diverse persone percepiscono uno stipendio part-time e questo per noi è già un ottimo risultato».

L’impatto sul settore turistico è stato forte: «Oggi sempre più operatori cercano nuove modalità e vedono in Destinazione Umana una proposta originale e innovativa, legata non solo al rispetto dell’ambiente e al turismo responsabile, che fortunatamente sono in grande crescita, ma anche al viaggio inteso come crescita, esperienza personale, riscoperta delle relazioni». Anche da parte dei viaggiatori il riscontro è molto buono: «Coloro che ricercano questo tipo di esperienza sono ancora una nicchia, ma di grande valore, perché chi scopre questo modo di viaggiare ci si affeziona molto. Alcuni ci scrivono raccontandoci anche tratti molto personali della loro vita privata e si aspettano che consigliamo loro il viaggio più idoneo alla fase che stanno attraversando».

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Destinazione Umana ha attirato l’interesse di molte altre realtà che condividono un approccio innovativo e sostenibile al mondo del turismo: «Siamo partner dell’associazione Startup Turismo. Collaboriamo con il Movimento Lento per con cui stiamo creando dei percorsi misti piedi-bici-treno per collegare le varie strutture ricettive. A Casa Netural di Matera, una delle strutture della rete, offriamo una settimana di co-living per ricevere una consulenza sul proprio progetto imprenditoriale».

Il progetto ha portata nazionale, ma affonda le sue radici i Valsamoggia, un territorio innovativo e ricchissimo di iniziative, dal primo esperimento di Transizione d’Italia, all’associazione Streccapogn: «Qui succedono cose meravigliose. Il Comune di Valsamoggia è nato a gennaio 2014 dalla fusione di altri cinque Comuni. Questa trasformazione è stata possibile grazie a un referendum e porta molti vantaggi al territorio, come lo sblocco per due anni del patto di stabilità e la notevole visibilità a livello nazionale. Da pochissimo inoltre, è stata inaugurata la Casa dell’Innovazione, un progetto di co-working e FabLab in spazi dell’ex Municipio di Monteveglio, concessi gratuitamente a due associazioni».du3

Rimettere al centro le relazioni umane rispettando il territorio e ristabilendo il contatto con la natura. È questo il messaggio di Destinazione Umana. Un esempio che va seguito, incoraggiato e replicato, perché «l’Italia Che Cambia siamo noi – conclude Silvia –, le persone che decidono di non scappare, ma che ogni giorno lavorano con sforzi enormi affinché il nostro paese rifiorisca».

Visita il sito di Destinazione Umana.

Visualizza la scheda di Destinazione Umana sulla mappa dell’Italia che cambia.

Visualizza la scheda di ViviSostenibile sulla mappa dell’Italia che cambia.

Fonte : italiachecambia.org

Turismo responsabile, il Festival a Bologna dal 30 maggio all’8 giugno

Il festival del turismo responsabile giunto alla sua sesta edizione si tiene a Bologna dal 30 maggio all’8 giugno. Coinvolte anche Parma, Rimini e Ferrara

Torna per il sesto anno il Festival del Turismo responsabile IT.A.CÀ – Migranti e viaggiatori(Itacà)che in bolognese vuol dire: sei a casa. Un’occasione per scoprire un nuovo modo di viaggiare. Infatti nei dieci giorni della manifestazione ch si svolgerà anche in altre città dell’Emilia Romagna sarà possibile scoprire “l’esotismo dietro l’angolo” attraverso le proproste di trekking, passeggiate in bicicletta ma anche enogastronomia, cinema e fumetti. Il festival coinvolgerà anche le città di Parma, Rimini e Ferrara in un ideale triangolo tematico che da nord arriva al sud percorrendo l’Alta via dei Parchi e lungo il delta del Po. Ci ricordano gli organizzatori del Festival che il turismo è la quarta causa di inquinamento ambientale nel mondo e che le vacanze meno sostenibili sono le crociere, i viaggi aerei e le vacanze ‘all inclusive’. Un viaggio per essere responsabile e sostenibile deve essere lento, svolto con mezzi semplici come in bicicletta o a piedi e sopratutto deve essere breve perché l’emozione non necessariamente ci deve portare lontano. Spiega Pierluigi Musarò, direttore artistico di IT.A.CÀ e docente di Sviluppo sostenibile, cittadinanza attiva e turismo responsabile all’Università di Bologna:

Il viaggio responsabile parte da casa e arriva a casa: una qualsiasi casa, una qualsiasi ‘Itaca’ da raggiungere, dove più che la destinazione conta il percorso e il modo in cui ci si mette in cammino.Uruguayan high school students pick up t

Gli eventi per questa sesta edizione del festival saranno declinati sulla ospitalità, migrazioni, cittadinanza globale, diseguaglianze e sviluppo. Perché come spiega Musarò:

Ci piacerebbe mettere in rete le molte realtà che nel territorio emiliano-romagnolo, a partire da piccole iniziative di sviluppo locale, si occupano di viaggi responsabili oppure propongono forme di turismo sostenibile per la valorizzazione delle risorse del territorio, la conservazione del patrimonio naturale e la salvaguardia delle tradizioni. Ci piacerebbe anche favorire un ritorno alla ‘xenia’ greca e all’economia del dono, secondo cui l’ospitante doveva accogliere lo straniero, e l’ospite, dal canto suo, doveva essere gentile e non invadente, pronto a ricambiare l’ospitalità ricevuta accogliendo qualunque straniero si fosse presentato alla sua porta.

La manifestazione è sostenuta da una serie di contest e premi che vi elenco: Premio turismo sostenibile alla sua prima edizione e dedicato alla valorizzazione del patrimonio culturale, artistico e naturale bolognese. In palio i 5.000 euro, da usare per la promozione e la comunicazione dei progetti vincitori. Altro premio però letterario e fotografico è Racconta la tua città organizzato con Viaggi Verdi e destinato agli studenti così come il contest Adotta un turista e Gita responsabile rivolto agli studenti delle scuole secondarie di I e II grado.

Fonte: Il sostenibile

Foto:  Getty Images