Serafina e Maurizio di Urbebnb: “Non lavoriamo più per vivere, viviamo lavorando”

Lasciare la città per trasferirsi in Appennino, circondati dalla natura: quello che per molti è un sogno nel cassetto, per Serafina e Maurizio è diventato realtà. A Urbe, tra “le montagne del mare”, hanno rallentato il ritmo della loro vita, aperto un b&b diffuso e sono felici.

Savona – Aria e acque pure, inquinamento acustico e luminoso inesistenti. Addentrandosi nei boschi o camminando lungo i ruscelli, la natura offre esperienze sensoriali sconosciute allo sguardo cittadino. Ci troviamo a Urbe, in alta Val d’Orba: è proprio qui che Serafina e Maurizio hanno scelto di trasferirsi per assecondare le proprie aspirazioni di vita. Hanno lasciato l’ufficio e la città per rifugiarsi in un angolo incontaminato dell’entroterra savonese tra l’Alta via dei Monti liguri e il Monferrato, in cui è ancora possibile vivere seguendo i ritmi della natura dedicandosi a ospitalità, agricoltura e autoproduzione. Hanno restaurato un vecchio casale che, a eccezione di qualche ritocco, è rimasto com’era. Hanno però ripulito il bosco e ridato vita a orti in campi che un tempo erano coltivati e che da chissà quanto tempo erano stati abbandonati: piccoli ma grandi interventi per dare la priorità alla cura di ciò che la natura ha messo a disposizione. Nell’estatico turbinio delle decisioni, ha bussato alla porta anche il desiderio di condividere con altre persone questo spazio di libertà che Serafina e Maurizio si stavano costruendo. Da qui la scelta di aprire la propria casa, dedicando due camere agli ospiti. Nasce il loro B&B La Scellana, che, insieme al B&B Andrè, fa parte di Urbebnb, l’ospitalità diffusa a Urbe che già da quest’estate ha visto coinvolti anche altri proprietari del paese, i quali hanno affittato le proprie case che, diversamente, vengono occupate solo poche settimane all’anno.

La Scellana – Urbe

IL BISOGNO DI UN CAMBIO VITA

«Avevamo bisogno di staccarci da un modello di vita basato basato solamente su lavoro e consumi», raccontano Serafina e Maurizio. «Un lavoro che solitamente ti detta dei tempi sempre più dilatati che tendono a sconfinare anche nella vita privata. Allora ti manca l’aria, non c’è spazio per i tuoi sogni, ti senti in trappola e molto insoddisfatto. Cerchi di appagare l’insoddisfazione cedendo alle lusinghe dell’ultimo gadget tecnologico, del viaggio last minute, del ristorantino sul mare». Così, però, si aggiungono spese su spese e si evidenzia ulteriormente la necessità di lavorare ancora di più per riuscire a sostenere il ritmo.

«Quando si è insoddisfatti della propria vita non bisogna pensare a cosa aggiungere, bensì a cosa togliere. Da qui la scelta di lasciare la città per andare a vivere in campagna: così saremmo riusciti ad abbassare i costi della vita di ogni giorno». Serafina e Maurizio si trasferiscono a Urbe, mettendo in atto quella che loro chiamano “una piccola rivoluzione del pensiero”: non più lavorare per vivere, ma vivere lavorando. Iniziano, quindi, a dedicarsi alla produzione di beni essenziali e a una vita di semplicità, bypassando la grande distribuzione. Poche necessità: un orto da coltivare, prati e boschi in cui raccogliere erbe selvatiche, un forno a legna dove preparare il pane. L’obiettivo? Sviluppare nuove capacità per fare da sé. «Ma davvero pensate che siamo venuti al mondo per prestare il nostro tempo di vita (magari 40 anni) a un lavoro puntiforme avaro di soddisfazioni? Davvero pensiamo di non essere capaci di fare altro? No, non è così», sottolineano.

IL NUOVO QUOTIDIANO

La quotidianità di Serafina e Maurizio è cambiata radicalmente. «Ci siamo ripresi il nostro tempo, così tutto il tempo perso è diventato tempo per noi. Abbiamo sempre parecchie cose da fare, ma con i tempi che nella gran parte dell’anno sono dettati da noi. Nei periodi di maggior flusso turistico ovviamente cresce l’impegno, ma l’ospitalità è un’esperienza appagante sia per noi che per gli ospiti, a cui cerchiamo di far percepire il distacco dai frenetici tempi della città, per offrire loro una vera pausa di tranquillità».

E raccontano che i benefici in termini di benessere fisico e psicofisico a seguito di questa scelta sono notevoli: poter portare avanti attività che piacciono, con i propri tempi, fa bene sia al corpo che allo spirito. «Dal punto di vista economico, il tenore di vita comunemente inteso si è ridotto drasticamente, ma quello che non abbiamo è quello che non ci manca».

URBEBNB E LA RISCOPERTA DEL TURISMO LENTO

Chi si avvicina all’alta Val d’Orba? «Chi giunge qui è spesso attratto dalle bellezze naturali di Urbe e della sua valle e dalla possibilità di scegliere tra le diverse opzioni di attività outdoor da praticare»: dal trekking alla mountain bike, passando per le ciaspolate sulla neve, il nordic walking e il kajak.

«Certo, ci sono anche quelli che vengono qui perché siamo in Liguria, che è comunque una regione di mare. I grandi portali di prenotazione online tendono a portare in valle ospiti che cercano strutture vicine al mare, soprattutto nei periodi di picco. Questo, secondo noi, potrebbe essere evitato se da parte degli enti interessati si intraprendesse una politica turistica mirata a far conoscere anche l’entroterra. D’altronde, la Liguria non è solo mare: noi abbiamo le montagne del mare!».

E sono tanti i turisti nordeuropei che, finiti quasi casualmente in Val d’Orba, restano colpiti dalle peculiarità di un luogo in cui è facile raggiungere uno stato meditativo. «Qui il verde e l’aria ricca di ossigeno ci aiutano a disintossicarci dalle tossine. Il respiro si allunga e il battito del cuore rallenta. Il silenzio permette di sentire finalmente noi stessi. In riva ad un torrente si ascolta la vita che scorre, immaginando di sciacquare la mente dai pensieri stagnanti. Ci si lascia rinvigorire dagli spruzzi d’acqua di una gelida cascata o si gioca con i riflessi di luce di un laghetto color smeraldo».

La storia di Serafina e Maurizio racconta una verità semplice, ma che spesso non vediamo: a volte basta semplicemente chiudere gli occhi e ascoltare i suoni della natura per prendere consapevolezza di chi siamo e di dove vogliamo andare.

La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia”. Carl Gustav Jung

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/09/urbebnb-vivere/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Altravia, da Torino a Savona un viaggio lento per scoprire terre inesplorate

AltraVia è un progetto che nasce dal basso, dalla scommessa di due amici, Giovanni Amerio e Dario Corradino: insieme hanno dato vita a un percorso che si può compiere sia a piedi che in bicicletta che percorre due regioni, il Piemonte e la Liguria. Il sogno è diventare, assieme a tanti altri meravigliosi cammini italiani, un modo per tornare a vivere e far vivere i territori e le persone che li abitano.

Savona – “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi orizzonti ma nell’avere nuovi occhi”, osservò Marcel Proust in un suo scritto. Da questa ispirazione e dalla scommessa di due amici nasce Altravia, un percorso che unisce Piemonte e Liguria, dove il cammino lento diventa il punto di arrivo e di partenza. Parliamo di Giovanni Amerio, che da sempre lavora in ambito sanitario, e Dario Corradino, giornalista. Compagni di avventure e viaggi che un giorno si sono chiesti: «Può esistere un altro modo di raggiungere il mar Ligure da un territorio di pianura come quello torinese?». Si badi bene. Come loro specificano, non un modo per forza migliore, ma diverso, altro. Così hanno materializzato il loro sognotracciare un’altra via. Una via che unisca, percorrendoli lentamente, territori eterogenei: grandi città e piccoli paesi, centri abitati e borghi sconosciuti, aree coltivate e rinomate a livello internazionale per le loro eccellenze e angoli di mondo selvaggi e impervi, poco noti persino a chi in quei luoghi ci abita da lunga data.

AltraVia è un progetto che nasce dal basso, dalla scommessa di due amici, Giovanni Amerio e Dario Corradino: insieme hanno dato vita a un percorso che si può compiere sia a piedi che in bicicletta che percorre due regioni, il Piemonte e la Liguria. Il sogno è diventare, assieme a tanti altri meravigliosi cammini italiani, un modo per tornare a vivere e far vivere i territori e le persone che li abitano.

Savona – “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuovi orizzonti ma nell’avere nuovi occhi”, osservò Marcel Proust in un suo scritto. Da questa ispirazione e dalla scommessa di due amici nasce Altravia, un percorso che unisce Piemonte e Liguria, dove il cammino lento diventa il punto di arrivo e di partenza. Parliamo di Giovanni Amerio, che da sempre lavora in ambito sanitario, e Dario Corradino, giornalista. Compagni di avventure e viaggi che un giorno si sono chiesti: «Può esistere un altro modo di raggiungere il mar Ligure da un territorio di pianura come quello torinese?». Si badi bene. Come loro specificano, non un modo per forza migliore, ma diverso, altro. Così hanno materializzato il loro sognotracciare un’altra via. Una via che unisca, percorrendoli lentamente, territori eterogenei: grandi città e piccoli paesi, centri abitati e borghi sconosciuti, aree coltivate e rinomate a livello internazionale per le loro eccellenze e angoli di mondo selvaggi e impervi, poco noti persino a chi in quei luoghi ci abita da lunga data.

Come scrivono, «il turismo lento, sia esso praticato a piedi o sulle due ruote, solitamente privilegia località alpine oppure percorsi attraverso territori poco popolati. Si potevano trovare strade e sentieri fruibili e interessanti, che conducessero a scoprire aspetti e volti nuovi, inaspettati e sorprendenti, di un territorio all’apparenza conosciuto, per andare da Torino a Savona?».

Altravia, a oggi, è un itinerario non ancora ufficiale, bensì un progetto in fase di realizzazione che sta seguendo tutte le procedure affinché possa a breve divenirlo. Come spiegano Giovanni e Dario, si tratta di un percorso «pensato incoscientemente prima della pandemia, testato durante con tutte le inevitabili difficoltà e, speriamo, goduto in pieno dopo».

Sono numerosi coloro che ne hanno già percorso il tracciato e che, in una sezione dedicata sul sito, hanno lasciato le loro foto e testimonianze, contribuendo a creare un viaggio fatto a più voci. Quello di Altravia è un percorso che nasce come atto di speranza: «Vogliamo pensare che saremo nuovamente liberi. È un atto di amore verso terre uniche, dal cuore grande. Un atto a favore di tanti che credono nel proprio lavoro e lo svolgono con passione, ma rischiano di non farcela più».

Come scrivono, «il turismo lento, sia esso praticato a piedi o sulle due ruote, solitamente privilegia località alpine oppure percorsi attraverso territori poco popolati. Si potevano trovare strade e sentieri fruibili e interessanti, che conducessero a scoprire aspetti e volti nuovi, inaspettati e sorprendenti, di un territorio all’apparenza conosciuto, per andare da Torino a Savona?».

Altravia, a oggi, è un itinerario non ancora ufficiale, bensì un progetto in fase di realizzazione che sta seguendo tutte le procedure affinché possa a breve divenirlo. Come spiegano Giovanni e Dario, si tratta di un percorso «pensato incoscientemente prima della pandemia, testato durante con tutte le inevitabili difficoltà e, speriamo, goduto in pieno dopo».

Sono numerosi coloro che ne hanno già percorso il tracciato e che, in una sezione dedicata sul sito, hanno lasciato le loro foto e testimonianze, contribuendo a creare un viaggio fatto a più voci. Quello di Altravia è un percorso che nasce come atto di speranza: «Vogliamo pensare che saremo nuovamente liberi. È un atto di amore verso terre uniche, dal cuore grande. Un atto a favore di tanti che credono nel proprio lavoro e lo svolgono con passione, ma rischiano di non farcela più».

Nel pensare il percorso, inizialmente, il sistema più rapido sarebbe stato quello di seguire il tracciato autostradale della A6, ovvero l’Autostrada dei Fiori, quella che collega Torino a Savona. Invece, almeno fino a Ceva, ma anche nel tratto successivo, Dario e Giovanni hanno optato per una scelta completamente diversa: allungando di due tappe il percorso ipoteticamente più breve. Così hanno tracciato un itinerario assolutamente inedito, privo di tratti in pianura, che attraversa la collina di Torino, il Monferrato, il Roero, le Langhe, per affrontare poi in tre tappe finali le Alpi Liguri, che alla fine divengono Appennino.

Il sentiero di Altravia è stato pensato per essere percorso a piedi e, con opportune varianti, in bicicletta. Attualmente sono in fase di allestimento punti di appoggio e servizi, sono disponibili servizi cartografici oltre a una parziale segnaletica e alla pubblicazione delle tracce GPS, da considerarsi per ora indicative. Ma non solo: Dario e Giovanni hanno anche realizzato una guida dedicata che permetterà di conoscere e immergersi ancora più profondamente nelle realtà locali. Il non dover seguire un percorso prestabilito ha poi permesso di creare tappe sostanzialmente omogenee in termini di percorrenza e ricercando, ove possibile, strade bianche o sentieri, molto sovente ombreggiati.

Nel pensare il percorso, inizialmente, il sistema più rapido sarebbe stato quello di seguire il tracciato autostradale della A6, ovvero l’Autostrada dei Fiori, quella che collega Torino a Savona. Invece, almeno fino a Ceva, ma anche nel tratto successivo, Dario e Giovanni hanno optato per una scelta completamente diversa: allungando di due tappe il percorso ipoteticamente più breve. Così hanno tracciato un itinerario assolutamente inedito, privo di tratti in pianura, che attraversa la collina di Torino, il Monferrato, il Roero, le Langhe, per affrontare poi in tre tappe finali le Alpi Liguri, che alla fine divengono Appennino.

Il sentiero di Altravia è stato pensato per essere percorso a piedi e, con opportune varianti, in bicicletta. Attualmente sono in fase di allestimento punti di appoggio e servizi, sono disponibili servizi cartografici oltre a una parziale segnaletica e alla pubblicazione delle tracce GPS, da considerarsi per ora indicative. Ma non solo: Dario e Giovanni hanno anche realizzato una guida dedicata che permetterà di conoscere e immergersi ancora più profondamente nelle realtà locali. Il non dover seguire un percorso prestabilito ha poi permesso di creare tappe sostanzialmente omogenee in termini di percorrenza e ricercando, ove possibile, strade bianche o sentieri, molto sovente ombreggiati.

Quello che Giovanni e Dario propongono è un viaggio fuori dagli schemi che percorrerà più di 200 chilometri tra Piemonte e Liguria, attraversando 4 province e 49 comuni. In Piemonte, lungo Altravia «transiteremo attraverso città come Torino, Alba, Savona, borghi storici come San Damiano d’Asti e Millesimo, territori patrimoni dell’Unesco come il Monferrato e le Langhe, eppure per molti tratti sembrerà di entrare in un’altra dimensione, fatta di luoghi e di tempi remoti, inghiottiti da un paesaggio e da una natura che ci sorprenderà, perfino se siamo originari o frequentatori di queste terre».

In un’alternarsi tra città e campagna, soste e partenze, si giungerà in Liguria. «Una Liguria dove attraverseremo torrenti dal sapore alpino e in certi periodi dell’anno potremo essere bloccati da una nevicata. Ogni tappa sarà profondamente diversa dalla precedente, ricca di sorprese e scoperte. Scopriremo il rifugio di una principessa e del suo innamorato, usciremo dal centro di una città di un milione di abitanti fermandoci a un solo semaforo, conosceremo la storia di una mongolfiera arrivata dall’America» . Così, passo dopo passo Altravia attraversa le Alpi per giungere agli Appennini e infine raggiunge il mare.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/08/altravia-torino-savona/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Zaino in spalla: il 2019 è l’anno del…turismo lento

Camminare, avventurarsi, entrare in connessione profonda con la natura: il 2019 è stato definito anno del turismo lento, un’occasione per conoscere e riscoprire le mille bellezze dei territori che ci circondano, per sperimentare nuovi itinerari sostenibili e soprattutto per rendere maggiormente fruibili i territori italiani rilanciandoli in una nuova chiave turistica.

Il 2019 prende avvio tramite una modalità sostenibile e alternativa di vivere il territorio: il turismo lento. E’ questo l’anno della riscoperta dei luoghi, della valorizzazione dei territori unici e caratteristici che ci circondano e che in molti casi ancora poco conosciamo. Si tratta di un turismo responsabile, di prossimità, che si contrappone a quello di massa. E’ un turismo che permette di osservare, ascoltare, contemplare ed entrare in stretto contatto con noi stessi e l’ambiente circostante.

“Come il 2016 è stato l’anno nazionale dei cammini, il 2017 l’anno nazionale dei borghi e il 2018 l’anno del cibo italiano, il 2019 sarà l’anno del turismo lento”.

Si tratta di un’iniziativa presentata dal Ministero della Cultura e del Turismo dall’allora ministro Dario Franceschini, durante la presentazione dell’Atlante Digitale dei Cammini, il portale del Mibact, che mostra la rete dei percorsi ed itinerari della rete di mobilità slow, dedicata a coloro che amano viaggiare in Italia…a passo lento.

Camminare, soffermarsi, ammirare. Il turismo lento rappresenta un vero e proprio motore di sviluppo dei territori, capace di promuovere le tipicità dei luoghi, creare legami diretti con le realtà locali e di far acquisire un senso di identità e di appartenenza spesso perduto.

“Il 2019, anno del turismo lento, sarà un ulteriore modo per valorizzare i territori italiani meno conosciuti dal turismo internazionale e rilanciarli in chiave sostenibile favorendo esperienze di viaggio innovative, dai treni storici ad alta panoramicità, agli itinerari culturali, ai cammini, alle ciclovie – ha affermato Franceschini – investire sul turismo sostenibile è una strategia di sviluppo che ha come fine la tutela e la riproposizione innovativa di luoghi, memorie, conoscenze e artigianalità che fanno del nostro Paese un luogo unico: un circuito di bellezza straordinariamente diffuso lungo tutto il suo territorio fisico e lungo un arco di secoli di civiltà”.

E’ questa l’occasione in cui le aree montane, i sentieri, i paesaggi ed i percorsi ciclabili nei prossimi dodici mesi saranno i protagonisti. In Piemonte l’Uncem – Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti montani della regione, afferma come sia fondamentale investire sul turismo sostenibile quale strategia di sviluppo locale.

“Si sale e i paesaggi, il clima, le ricchezze storiche-culturali, i monumenti, i percorsi segnati, i borghi si uniscono in un’offerta che sfida le tradizionali capitali del turismo internazionale e anche italiano. I nostri borghi e paesi montani, insieme ad altri di uno stesso territorio, costruiscono oggi un’offerta green, smart e slow. Verde, intelligente e lenta. A portata di turisti stranieri e di prossimità. Costi contenuti, alta esperienzialità, grande scoperta e interazione. A passo lento. Con passione e lentezza per generare coesione”.

Si tratta di un’occasione unica per accendere i riflettori su tutti quei territori ancora poco praticati che hanno tanto da offrire, così come quelli conosciuti ma non sufficientemente valorizzati. Ci si augura quindi che questo nuovo anno all’insegna della “lentezza” offra l’opportunità di mettere in pratica concretamente questi importanti propositi.

Foto copertina
Didascalia: Turismo lento
Autore: Unsplash
Licenza: CCO Creative Commons

Fonte: http://piemonte.checambia.org/articolo/zaino-in-spalla-2019-anno-turismo-lento/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

La Via Silente: viaggiare in bicicletta alla scoperta del Cilento

Restare, anziché scappare, per valorizzare la propria terra e farla conoscere al mondo dei cicloturisti tramite un turismo lento e consapevole che permetta la connessione con i luoghi e le persone. È nata così La Via Silente, un sentiero meraviglioso che attraversa l’intero territorio del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

“Un sentiero meraviglioso che in poco meno di 600 km, suddivisi in 15 tappe, attraversa l’intero territorio del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Sulla Via Silente si pedala per gustare il tempo, per avvertire la realtà con tutti i sensi, per scoprire quel Silenzio che non è assenza di suoni ma qualità di ascolto. Tutto senza mai dimenticare le asperità di un territorio in cui la Natura da sempre è padrona”.

Se si prova a cercare “Cilento” sui motori di ricerca nel web, i primi risultati parlano chiaro: spiagge. Cala Bianca, Punta Licosa, Montecorice per citarne alcune. In sintesi è la costa spesso a fare notizia per questa subregione, situata nella zona meridionale della Campania, che a dire il vero ha molto più da offrire rispetto alle sole meravigliose spiagge, soprattutto ora che andiamo incontro alla stagione autunnale.

Su Italia che Cambia abbiamo provato a narrare un “altro” Cilento, dall’esperienza rurale dei ragazzi di Terra di Resilienza  a quella di Angelo e Donatella di Tempa del fico, all’esperienza educativa e formativa della preside Maria de Biase. Oggi vogliamo raccontarvi la storia dell’Associazione La Via Silente, un gruppo di ragazzi che tramite il cicloturismo e la bicicletta vogliono far scoprire “l’altro Cilento”, quello dell’entroterra e dei magnifici scenari naturalistici del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, e che tramite questa esperienza “vogliono dare una nuova esperienza al proprio territorio, che invece di scappare da qui vogliono rimanere per far conoscere la propria terra al mondo dei cicloturisti tramite un turismo lento e consapevole” dalle parole di Simona Ridolfi, presidente dell’Associazione La Valle Silente.13177639_519391581597880_1516527657287781596_n

“L’idea è nata durante il Cammino di Santiago, che ho fatto personalmente tre anni fa in bicicletta. Durante il tragitto di ottocento chilometri ho riflettuto che noi avevamo un territorio meraviglioso, un Parco Nazionale da far scoprire e da valorizzare, e mi è venuta l’idea di realizzare qualcosa di simile qua” ci racconta Simona “e a distanza di tre anni, insieme ad un gruppo di ragazzi, è venuto fuori il progetto della Via Silente della quale siamo molto orgogliosi”.

La Via Silente è un percorso circolare di circa seicento chilometri, divisa in 15 tappe che si snodano tra le montagne del Parco Nazionale del Cilento, Valle di Diano e Alburni.

Il progetto si chiama così perché l’aspetto del silenzio, nell’attraversare queste terre, è uno degli aspetti fondamentali: un silenzio “che è qualità di ascolto, perché questa terra oltre ad offrire degli scenari meravigliosi è anche ricca di particolari, di suoni ed odori, è un rapporto esclusivo con la natura, con lo sciabordio delle acque e con i suoni degli animali” spiega Simona “e per poter godere di questo particolare tipo di silenzio di qualità è necessario avere un approccio lento, e la nostra proposta è coerente con questo”.10400001_406394139564292_1164808794054641161_n

Il percorso è stato tracciato e cartografato nel giugno 2014 da Simona e da Carla Passarelli, vicepresidente dell’Associazione La Via Silente, che avventuratesi alla scoperta della loro terra si sono poi avvalse della collaborazione di un team di cartografi, webmaster, grafici ed esperti di management turistico per realizzare la mappa, il sito e mantenere i rapporti con tutte le figure distribuite durante il percorso.

Ma perché la bicicletta? “ Abbiamo scelto la bicicletta sia perché, essendo il il cicloturismo in forte espansione, volevamo essere all’altezza fornendo ai turisti e ai visitatori una mappa e degli strumenti idonei a questo modo di praticare turismo – ci racconta Simona – sia perché la bicicletta è il mezzo ideale per un turismo lento, per interagire a trecentosessanta gradi con il territorio e con le sue realtà, perché la nostra esperienza è di tipo interattivo: vogliamo interagire con il territorio e coinvolgere anche altre associazioni e gli attori presenti lungo il percorso”.

Il mare si raggiunge solo dopo circa quattrocento chilometri di percorso, dopo aver scoperto una terra aspra, selvaggia e proprio per questo autentica e meravigliosa.14317426_568983973305307_7368378849733112594_n

“Noi abbiamo voluto darci una speranza e dare una speranza al nostro territorio” conclude Simona “troppo spesso i ragazzi scappano da questa terra, perché non vedono un opportunità e un futuro e si sentono isolati. Ecco perché vogliamo dare una speranza a questo territorio: aprirlo al mondo e dimostrare che i progetti non rimangono solo sogni ma possono divenire realtà”. E proprio qualche giorno fa in occasione del CosmoBike Show di Verona (la fiera della bicicletta dedicata a ciclismo, bike tourism e mobilità sostenibile) alla Via Silente è stata assegnata una menzione speciale dell’Italian Green Road Award: “un premio alla volontà, alla caparbietà e lungimiranza inizialmente di due donne Simona e Carla e oggi di un gruppo di ragazzi, (otto i soci fondatori dell’associazione) che hanno avuto l’idea di questo anello cicloturistico”.

 

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/09/io-faccio-cosi-135-via-silente-viaggiare-in-bicicletta-cilento/