Italia dei veleni: bambini a rischio, ma la ricerca non viene finanziata

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In questi ultimi mesi, purtroppo, ci siamo abituati a scoprire, giorno dopo giorno, un’Italia avvelenata, dove convivono le Terre dei Fuochi, le discariche abusive, i terreni contaminati, le persone che muoiono di tumore. A dare un quadro ancora più netto della pericolosità insita di questi luoghi, un tempo decantati per la loro bellezza, arriva in questi giorni il terzo dossier “Sentieri” dell’Istituto superiore di Sanità, sugli effetti sulla salute delle popolazioni esposte ai Sin, i Siti di interesse nazionale per le bonifiche. Lo studio ha il compito di approfondire il livello di compromissione della salute dei 5 milioni di italiani che vivono in territori tendenzialmente pericolosi, in prossimità di discariche, di industrie e di terreni inquinati. I risultati, come ci si poteva aspettare, non sono rincuoranti. La cosa che stupisce ancora di più, però, è che l’importanza di sviluppare questo filone di ricerche per comprendere meglio l’incidenza che questi veleni hanno sui nostri bambini viene, tutt’oggi, sottovalutata. Spesso non ci facciamo caso, ma i bambini corrono, giocano e respirano quell’aria malsana ricca di inquinanti. Il loro metabolismo è più veloce del nostro, per questo sono più esposti a rischi di malattia.

Quelli che vivono vicino alle aree contaminate hanno un rischio di morte più alto del 4%, già nel primo anno di vita. Oltre a questo, però, non ci è dato sapere, visto che il primo progetto di studio epidemiologico dedicato ai bambini che vivono in queste aree compromesse continua a giacere nei cassetti dell’Istituto superiore di Sanità. Parte di questi dubbi e l’assoluta necessità di indagare gli effetti di tutti questi veleni sulla salute dei bambini lo sono chiari nel nuovo rapporto “Sentieri”, di cui abbiamo parlato prima. Il settimo capitolo, in particolare, affronta questo tema, poco esplorato e soprattutto delicatissimo, dei rischi per la salute infantile. Per poter condurre la terza parte dello studio, i ricercatori dell’ISS hanno lavorato su tre banche dati diverse, incrociando le rilevazioni sulla mortalità aggiornate al 2010, l’incidenza oncologica per gli anni 1996-2005 e dati di ospedalizzazione relativi al periodo 2005-2010. Dalle analisi emergono con forza: la gravità dell’esposizione all’amianto, che genera mesotelioma e tumore maligno della pleura; una maggiore incidenza di tumore del fegato, legato a un “diffuso rischio chimico nei SIN”; le patologie del sistema urinario, per le quali si ipotizza un nesso causale legato ai solventi alogenati dell’industria calzaturiera. Non ultime le malattie respiratorie e i tumori al polmone. Le conclusioni di questi dati dovrebbero fungere da campanello d’allarme per la politica sanitaria e ambientale, spingendo chi di dovere ad acquisire maggiori conoscenze dei contaminanti presenti nei territori e delle conseguenze a essi legate. Ma non solo. Si sa che sono 5 milioni gli italiani che vivono in uno dei 44 siti di interesse nazionale per le bonifiche (Sin); di questi, un quinto sono bambini e giovani al di sotto dei 20 anni d età, la fascia più fragile ed esposta. Tuttavia su di loro grava un buco informativo che si spera possa essere colmato nel più breve tempo possibile. La sottostima di questo problema, fa notare il Fatto Quotidiano, era già nota agli esperti italiani.

Un anno fa, durante un workshop organizzato dal Dipartimento ambiente e prevenzione primaria (Ampp)dell’Iss, erano state descritte le evidenze epidemiologiche disponibili sui fattori di rischio ambientale per l’insorgenza dei tumori infantili riferiti a 23 siti, su 44, di interesse nazionale per le bonifiche e coperti dalla Rete dei registri tumori (Airtum).

Secondo i dati, in quei particolari siti, “sono stati registrati circa 700 casi di tumori maligni tra i ragazzi di età compresa tra 0 e 19 anni (più di 1.000 casi includendo anche i giovani adulti, 0-24 anni). Con picchi nelle realtà più compromesse della mappa dei veleni: a Massa Carrara, area interessata dal siderurgico e petrolchimico, le esposizioni agli inquinanti hanno portato a un eccesso di mortalità del 25% nei bambini sotto l’anno di vita e del 48% in quelli da 0 a 14 anni. A Taranto gli stessi valori sono superiori del 21% e del 24%, a Mantova – tra industrie metallurgiche e cartarie, petrolchimico e discariche e area portuale – addirittura del 64 e 23%”.

Il progetto per colmare questo buco informativo, nonostante la sua complessità, ha costi molto ragionevoli: costerebbe circa 350mila euro. Nulla, in confronto ai 250 milioni che nel bilancio del Ministero della sanità vanno sotto la voce “tutela della salute pubblica”. Poco rispetto allo studio approvato sulla sigaretta elettronica (415mila euro) o sul Piano di monitoraggio e di intervento per l’ottimizzazione della valutazione e gestione dello stress lavoro correlato proposto da Inal (480mila euro). Eppure, ad oggi, lo studio proposto dagli epidemiologi su tutti i bambini dell’Italia dei veleni non ha ancora trovato posto. I proponenti si limitano a dire: “Finora, in effetti, non abbiamo avuto fortuna. Abbiamo avuto un momento di gloria nel 2006-2007 con la ricerca finalizzata, poi nel 2009 col Ccm e adesso fatichiamo un po’ ma non demordiamo, stiamo continuando a fare richieste”. Anche perché, fare prevenzione per i bambini, significa fare prevenzione per tutti e quei dati che allo stato attuale non ci sono, potrebbero essere importantissimi. Anche considerato il fatto che ogni giorno, in un punto diverso d’Italia, si scoprono nuovi veleni, nuovi siti contaminati. L’ultimo, quello che riguarda Cassino, nella zona agricola di Nocione, dove un’area di 10mila metri quadrati, intrisa di veleni, dove pascolavano le pecore è stata recintata. Rifiuti ospedalieri e discariche abusive hanno contaminato terra e acqua. Un disastro annunciato, e denunciato ad esempio da Legambiente nel 1998, perpetrato per oltre due decenni e che, ad oggi, richiede almeno 213 mila euro di spesa preventivata per gli interventi.

(Foto: AZRainman)

Fonte: ambientebio.it

In Italia 1 milione di bambini vive in aree altamente inquinate, lo studio Sentieri Kids

La Terra dei fuochi ha portato drammaticamente alla luce l’inquinamento ambientale in aree densamente urbanizzate. Le conseguenze dell’inquinamento sui più giovani sono proprio l’oggetto di studio del progetto SENTIERI Kidspriolo-620x350

SENTIERI Kids è un progetto che ha per oggetto le conseguenze dell’inquinamento sulla salute dei bambini e dei tumori infantili. In merito si è avuto il convegno Tumori infantili:opinioni a confronto lo scorso 30 settembre presso l’Istituto Superiore di Sanità a cui hanno preso parte i medici dell’ISDE e Patrizia Gentilini, oncologa e promotrice della campagna per proteggere il latte materno dalla contaminazione da diossine. L’argomento è di stringente attualità considerato che in italia abbiamo 44 SIN, ossia Siti di interesse nazionale per le bonifiche, che sta a voler dire aree particolarmente inquinate. Da ricordare che prima dell’ arrivo dell’ex ministro Clini i SIN erano 57 (il che è già una risposta dalla politica in merito alla tutela della salute dei cittadini). Per i tumori infantili il registro è presente solo in Lombardia e Piemonte. A consultare la la mappa appare evidente l’estensione dell’inquinamento: si va da Casale Monferrato, a Porto Maghera a Priolo a Porto Torres. Il primo ostacolo però che si ravvisa è che manca un Registro dei tumori omogeneo, infatti se questo è presente al 57% nel Nord Ovest e al 68% nel Nord Est resta al 35% delle coperture nel Centro Sud il che sottrae evidentemente una quantità di dati decisamente importanti. Ma seppur con una copertura media del 47% dei dati su scala nazionale le proiezioni che se ne ricavano sono già pessimiste. Spiega Fabrizio Bianchi Dirigente di ricerca CNR

Dobbiamo creare dei setting in cui si possa parlare direttamente con i policy makers coinvolgendo i cittadini (cittadinanza scientifica da far crescere) e i media troppo spesso fortemente impreparati.

Ossia fare prevenzione iniziando a valutare l’esposizione agli agenti inquinanti e partendo dai dati raccolti attraverso il lavoro delle Procure e degli enti pubblici in genere. Infine ringrazio Daniela Patrucco per aver svolto la cronaca puntuale e professionale di questo convegno e per aver voluto condividere le informazioni importantissime messe in sequenza nello storify.

Fonte:  Speziapolis