Smog, dopo infarto e tumore ora il diabete: continuano gli studi sull’aumento di rischio

Tumore, malattie respiratorie e cardiovascolari, e ora anche il diabete: un nuovo studio danese ha fatto emergere la connessione tra esposizione agli inquinanti atmosferici e insorgenza del diabete. Un elemento nuovo nella ricerca, di cui si cerca ora di indagare le cause biologiche377938

La connessione tra smog e malattie respiratorie era intuibile. Quella tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico e l’insorgenza di tumori malattie cardiovascolari è stata ormai provata da decine di studi. Ora però al processo allo smog si è aggiunto un nuovo capo di imputazione, difficile da immaginare: il diabete. Ad accorgersene sono stati alcuni ricercatori delle università di Aarhus Copenhagen, impegnati in un’analisi sullo stato di salute della popolazione danese al variare della qualità dell’aria da una zona all’altra. Confrontando i dati messi a disposizione dalle autorità sanitarie e i livelli di inquinanti registrati nelle diverse città è emersa una connessione finora mai indagata: all’aumentare dell’esposizione alle polveri aumenterebbero anche i casi di diabete tra i cittadini. Solo una coincidenza?
Molto difficile, per quanto le possibili relazioni tra smog e diabete siano ancora tutt’altro che chiare agli stessi ricercatori. “Che ci potesse essere una connessione tra inquinamento dell’aria e diabete è stata una sorpresa per noi – ha ammesso Ole Hertelesperto di chimica atmosferica che ha guidato lo studio – Si tratta di un elemento nuovo nella ricerca sullo smog, a cui dovremo cercare di dare una spiegazione biologica. E’ un risultato inaspettato che dimostra quanto sia importante analizzare i dati in modo accurato in questo campo, senza tralasciare nessun dettaglio”.
Un altro aspetto interessante della questione è che l’insorgenza di patologie derivate – o aggravate – dall’esposizione alle polveri sia visibile perfino in un Paese come la Danimarca, paradiso di ogni ambientalista urbano e metro di confronto per le politiche ecologiche di tutta Europa. Per avere un’idea del confronto, Aarhus, la città da cui è partito lo studio, ha una media annuale di Pm2.5 pari a 13,9 mcg/m3: praticamente la metà della soglia massima consentita dalla legge, che è 25 mcg/m3Torino e Milano ne hanno più del doppio34,4 e 31,7 mcg/m3.  Una considerazione che porta nella stessa direzione degli allarmi lanciati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dai ricercatori del progetto europeo Escape: le soglie previste dalle direttive europee sono obsolete e non garantiscono più un’adeguata protezione sanitaria, nemmeno nei Paesi che occupano i primi posti della classifica tra i più virtuosi del mondo. Si potrà facilmente immaginare la situazione in Paesi come l’Italia, dove ancora si arranca per non esaurire il bonus annuale di sforamenti già a febbraio. (Torino è, come ogni anno, sulla buona strada: siamo a quota 16, e gennaio non è nemmeno finito).
Lo studioUtilizing Monitoring Data and Spatial Analysis Tools for Exposure Assessment of Atmospheric Pollutants in Denmark

Fonte: ecodallecittà

Smog, dopo infarto e tumore ora il diabete: continuano gli studi sull’aumento di rischio

Tumore, malattie respiratorie e cardiovascolari, e ora anche il diabete: un nuovo studio danese ha fatto emergere la connessione tra esposizione agli inquinanti atmosferici e insorgenza del diabete. Un elemento nuovo nella ricerca, di cui si cerca ora di indagare le cause biologiche377938

La connessione tra smog e malattie respiratorie era intuibile. Quella tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico e l’insorgenza di tumori malattie cardiovascolari è stata ormai provata da decine di studi. Ora però al processo allo smog si è aggiunto un nuovo capo di imputazione, difficile da immaginare: il diabete. Ad accorgersene sono stati alcuni ricercatori delle università di Aarhus Copenhagen, impegnati in un’analisi sullo stato di salute della popolazione danese al variare della qualità dell’aria da una zona all’altra. Confrontando i dati messi a disposizione dalle autorità sanitarie e i livelli di inquinanti registrati nelle diverse città è emersa una connessione finora mai indagata: all’aumentare dell’esposizione alle polveri aumenterebbero anche i casi di diabete tra i cittadini. Solo una coincidenza?
Molto difficile, per quanto le possibili relazioni tra smog e diabete siano ancora tutt’altro che chiare agli stessi ricercatori. “Che ci potesse essere una connessione tra inquinamento dell’aria e diabete è stata una sorpresa per noi – ha ammesso Ole Hertelesperto di chimica atmosferica che ha guidato lo studio – Si tratta di un elemento nuovo nella ricerca sullo smog, a cui dovremo cercare di dare una spiegazione biologica. E’ un risultato inaspettato che dimostra quanto sia importante analizzare i dati in modo accurato in questo campo, senza tralasciare nessun dettaglio”.
Un altro aspetto interessante della questione è che l’insorgenza di patologie derivate – o aggravate – dall’esposizione alle polveri sia visibile perfino in un Paese come la Danimarca, paradiso di ogni ambientalista urbano e metro di confronto per le politiche ecologiche di tutta Europa. Per avere un’idea del confronto, Aarhus, la città da cui è partito lo studio, ha una media annuale di Pm2.5 pari a 13,9 mcg/m3: praticamente la metà della soglia massima consentita dalla legge, che è 25 mcg/m3Torino e Milano ne hanno più del doppio34,4 e 31,7 mcg/m3.  Una considerazione che porta nella stessa direzione degli allarmi lanciati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dai ricercatori del progetto europeo Escape: le soglie previste dalle direttive europee sono obsolete e non garantiscono più un’adeguata protezione sanitaria, nemmeno nei Paesi che occupano i primi posti della classifica tra i più virtuosi del mondo. Si potrà facilmente immaginare la situazione in Paesi come l’Italia, dove ancora si arranca per non esaurire il bonus annuale di sforamenti già a febbraio. (Torino è, come ogni anno, sulla buona strada: siamo a quota 16, e gennaio non è nemmeno finito).
Lo studioUtilizing Monitoring Data and Spatial Analysis Tools for Exposure Assessment of Atmospheric Pollutants in Denmark

Fonte: ecodallecittà

Uranio impoverito: un appello per salvare il maresciallo Diana

Il sindaco di Villamassargia lancia un appello a favore dell’ex militare ammalato di tumore affinché venga accellerato l’iter burocratico finalizzato alla concessione dei rimborsi dovuti2973514-586x434

Il sindaco di Villamassargia (Ci) si muove in prima persona per richiamare l’attenzione sul caso del maresciallo in congedo Marco Diana, uno delle migliaia di militari italiani ammalatisi dopo essere venuti in contatto con l’uranio impoverito durante le varie “missioni di pace” degli ultimi vent’anni. È Franco Porcu, sindaco di Villamassargia, con una lettera ai parlamentari sardi, al governatore Ugo Cappellacci e alla presidente del Consiglio regionale Claudia Lombardo a sollecitare che vengano “erogati i rimborsi dovuti” al militare che combatte contro una grave forma di tumore connessa all’esposizione all’uranio impoverito.

All’ex maresciallo vengono negate le medicine di sostentamento e mantenimento del benessere momentaneo. Vengono fornite dalla Asl solo le medicine di attenuazione del male della patologia senza un minimo di assistenza. Le medicine per lo stato di benessere, rafforzamento del fisico rispetto all’indebolimento che produce la cura principale vengono acquistate interamente dal maresciallo come pure le spese per il badante,

spiega il sindaco che aggiunge anche come

il protocollo d’intesa firmato dal ministero della Difesa prevede ogni rimborso alla Asl o ministero della Sanità secondo i dettami del piano terapeutico ordinato dall’Istituto di oncologia medica europeo di Milano. Il rimbalzo di responsabilità comporta una perdita di tempo con un’accelerazione dell’avanzamento del male.

Una corsa contro il tempo quella di Marco Diana che lo scorso gennaio ha presentato richiesta di rimborso al ministero della Difesa, ricevendo, a marzo, la comunicazione della presa in carico della sua pratica. A giugno, però, è arrivata un’altra comunicazione in cui è stata richiesta una nuova visita medica per poter aggiornare le sue condizioni di salute. Nelle scorse settimane, l’ex maresciallo ha lanciato un appello su Facebook e ha messo in vendita la propria abitazione per poter raccogliere il denaro sufficiente per le cure:

Non ho i soldi per curarmi ho messo in vendita la mia casa, basta andare su Subito.it per vederlo. Sinceramente non so più quanto potrò andare avanti.

Fonte: Unione Sarda