India: tribù cacciata e parte la ricerca di uranio

Una tribù indiana cacciata dal Governo con la “scusa” di salvare le tigri; ma poi per quell’area arriva il sì alle esplorazioni per la ricerca di uranio.9584-10349

I Chenchu vivono a fianco delle tigri nella Foresta di Nallamala, che comprende la Riserva della tigri di Amrabad, da tempi immemorabili, spiega l’organizzazione Survival International, che difende i diritti dei popoli nativi.

«Ora nel nome della conservazione, i funzionari indiani minacciano di sfrattare i Chenchu da una riserva delle tigri – spiegano dall’organizzazione – Tuttavia hanno anche appena approvato l’esplorazione per la ricerca di uranio all’interno della stessa riserva. La mossa ha fatto infuriare gli attivisti, che accusano le autorità di ipocrisia. La tribù dei Chenchu, nella Riserva delle tigri di Amrabad, supplica di poter restare nella terra che ha gestito e abitato per millenni».

“Il Dipartimento alle Foreste vuole sfrattarci da qui. Ma noi non vogliamo andare da nessun altra parte. Noi proteggiamo la nostra foresta. Andar via sarebbe come mettere un pesce fuor d’acqua: morirebbe…” hanno dichiarato. “Ma ora il governo, per suo profitto, sta separando i Chenchu dalla foresta ed è come separare un figlio dalla madre.”

E hanno aggiunto “Il governo sta vendendo la foresta alle compagnie minerarie. Se andremo nelle pianure, diventeremo dipendenti dall’alcool, berremo e moriremo. In futuro, i Chenchu esisteranno solo in fotografia o nei video.”

“Noi viviamo nella foresta e lì moriremo. La foresta è nostra madre e la nostra vita. La fauna è la nostra vita: senza non possiamo vivere.”

«Le autorità indiane – spiega Survival – giustificano gli sfratti forzati dei popoli tribali, che sono illegali secondo la legge nazionale e internazionale, sostenendo che ogni presenza umana nelle riserve è dannosa per le tigri. Tuttavia, in India, in molte riserve delle tigri, ai turisti paganti è consentito entrare in grandi gruppi, e sono state condotte anche attività come l’esplorazione mineraria, la costruzione di strade e persino alcuni scavi minerari».

“Questo è il colmo dell’ipocrisia: le autorità sfrattano le tribù che hanno gestito questo ambiente per millenni, con il pretesto che la popolazione delle tigri ne risentirà se gli indigeni resteranno, e poi permettono l’ingresso ai prospettori di uranio” ha commentato Stephen Corry, Direttore generale di Survival International. “È una truffa. E sta danneggiando la conservazione. I turisti della Riserva di Amrabad dovrebbero rendersi conto che stanno sostenendo un sistema che potrebbe portare allo sfratto dei popoli tribali – i migliori conservazionisti – dalle loro terre ancestrali, e che un giorno le miniere di uranio potrebbero prendere il loro posto.”

Chi sono i Chenchu

– I Chenchu sono solo una delle molte tribù dell’India che rischiano lo sfratto dalla terra ancestrale. Molte comunità Baiga sono già state sfrattate nell’India centrale, per essere poi abbandonate a se stesse oppure trasferite dal governo in campi di reinsediamento dove le condizioni di vita sono spesso tremende.

– La legge indiana prevede che ogni sfratto debba essere volontario e che le comunità siano risarcite. Tuttavia, le tribù raramente sono consapevoli di avere il diritto di restare, e di frequente ricevono minacce. Raramente il risarcimento in denaro è sufficiente a permettere loro di adattarsi a una vita fuori dalla foresta e spesso non ricevono quanto gli è stato promesso.
– La riserva delle tigri di Amrabad si trova nello stato di Telengana, nell’India meridionale.

– I Chenchu hanno vissuto come cacciatori-raccoglitori nell’India meridionale e centrale per millenni, fino quando la caccia è stata vietata negli anni ‘70. Gli sforzi del governo per farli iniziare a coltivare la terra hanno generalmente incontrato l’opposizione della tribù stessa.

– I Chenchu possiedono un’incredibile conoscenza della loro foresta e degli animali con cui la condividono. Raccolgono 20 diversi tipi di frutti e 88 diversi tipi di foglie. Considerano tutti gli animali sia come loro parenti sia come divinità. I loro costumi impongono che non si prenda mai più dello stretto necessario, e che non si sprechi nulla. Un Chenchu ha dichiarato: “quando gli esterni vengono nella foresta, tagliano tutti gli alberi e portano via tutti i frutti… Noi invece non tagliamo gli alberi, e prendiamo solo i frutti che ci occorrono.”

Fonte: ilcambiamento.it

Brasile, l’Amazzonia strappata alle sue tribù

In Brasile orde di taglialegna invadono la foresta dei Kawahiva incontattatiI, che sono costretti a vivere in fuga, spostandosi di accampamento in accampamento, per fuggire dagli intrusi presenti nella loro terra. L’appello di Survival International.9405-10137

Ondate di taglialegna stanno invadendo il territorio di uno dei popoli più vulnerabili del pianeta. Sono gli ultimi Kawahiva, i sopravvissuti di una tribù più grande i cui membri sono stati uccisi o sono morti per malattie. Lo fa sapere Survival International che lancia un appello perchè associazioni e cittadini facciano sentire la loro protesta presso le autorità brasiliane.

«Di recente i funzionari del FUNAI, il Dipartimento agli Affari Indigeni del Brasile, hanno fermato un gruppo di taglialegna – spiega Survival – Ma poiché questi hanno il sostegno dei politici locali e i funzionari del FUNAI non hanno il potere di arrestare i sospetti, gli uomini sono stati rilasciati. Da allora nel territorio sono arrivate altre ondate di taglialegna. La crisi ha fatto crescere la preoccupazione tra gli attivisti, che temono che la tribù e la sua foresta ancestrale vengano completamente distrutte».

I funzionari del FUNAI lavorano in molte aree del Brasile per proteggere i territori indigeni da taglialegna e altre minacce.

Nell’aprile 2016, il Ministro della Giustizia brasiliano aveva firmato il decreto per creare un territorio indigeno protetto nella terra della tribù e tenere fuori taglialegna e altri estranei. «È stato un importante passo avanti per le terre e le vite dei Kawahiva, arrivato a seguito delle pressioni esercitate da tutto il mondo dai sostenitori di Survival. Il decreto, però, non è stato ancora adeguatamente implementato e oggi il piccolo team che sta lavorando sul campo per proteggere il territorio rischia di subire gravi tagli al suo budget».

«I Kawahiva sono in trappola. Se ci sarà un contatto, per loro sarà devastante. L’unico modo per garantire la loro sopravvivenza è mappare la loro terra e istituire una squadra di protezione permanente del territorio» ha dichiarato Jair Candor, un funzionario esperto del FUNAI. «Altrimenti saranno relegati ai libri di storia, proprio come tanti altri popoli indigeni di questa regione».

«Il Brasile si è impegnato a proteggere la terra dei Kawahiva in aprile, ma il governo si mostra recalcitrante e si rischia una crisi umanitaria urgente e terribile» ha commentato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival. «La terra dei Kawahiva è ancora invasa e la loro foresta viene ancora distrutta. È arrivato il momento che il Brasile intervenga come promesso, prima che sia completato il genocidio di un intero popolo».

Il premio Oscar Mark Rylance ha prestato la sua voce per narrare un video che denuncia la difficile situazione della tribù.

Fonte: ilcambiamento.it

Perù, allarme per la tribù “perduta” dei Mascho-Piro

Il clan di cacciatori-raccoglitori vive nella giungla e non ha contatti con la nostra civiltà. In questi giorni ha cercato di entrare nel territorio degli Yino sotto la pressione dei deforestatori o dei cercatori di petrolioClan-Mascho-Piro-586x392

Nei giorni scorsi si è creata una certa apprensione in Perù quando un gruppo di un centinaio di Mascho-Piro hanno tentato di attraversare il fiume Las Piedras per prendere contatto con i locali del remoto villaggio di Monte Salvado I Mascho-Piro vivono nell’Amazzonia peruviana, al confine con il Brasile e fanno parte delle cosiddette tribù mai contattate, ovvero popolazioni di cacciatori-raccoglitori che hanno avuto pochi o nessun contatto con la nostra “civiltà” (1). La politica del governo peruviano è di scoraggiare ogni contatto con le società tradizionali per evitare che vengano in contatto con i nostri germi patogeni (2) contro cui non hanno difese e per evitare il genocidio culturale legato all’incontro con la modernità. La tribù ha cercato contatto con gli Yino per la seconda volta dal 2011 per chiedere banane, funi e machete; ci sono stati momenti di tensione con i rangers quando hanno tentato di attraversare il fiume che separa i territori. Non si sa esattamente cosa abbia sconvolto la vita dei Mascho-Piro tanto da spingerli al contatto, ma si ipotizza che la deforestazione illegale e i voli a bassa quota associati alle esplorazioni petrolifere abbia disturbato i loro tradizionali terreni di caccia. La sorte di queste popolazioni è quanto mai incerta se non verrà frenato l’appetito energetico dell’occidente e della Cina.

(1) I Mascho-Piro hanno conosciuto il lato peggiore della nostra “civiltà” essendo stati decimati verso la fine dell’ottocento dall’avventuriero e barone della gomma Carlos Fitzcarrald.

(2) Chi ha letto lo straordinario Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond sa che le popolazioni indigene americane sono state sterminate dai germi degli spagnoli e portoghesi almeno quanto dalle loro armi.

 

Fonte:ecoblog