La Foresta, la vecchia stazione dei treni trasformata in “accademia di comunità”

Ha aperto i battenti a fine novembre 2021 l’accademia di comunità La Foresta, che offre percorsi basati sul “fare” aperti a tutti, tra i quali gli EcoLab, progettati di mese in mese. Vi proponiamo l’intervista a Fabio Franz e Irene Manfrini, che hanno raccontato a Marianna Malpaga, della redazione di Fa’ la cosa giusta Trento, come è nato il progetto e come si sta sviluppando.

TrentoTrentino Alto Adige – Lo spazio era inutilizzato da trent’anni e da novembre 2021 ospita un’accademia di comunità, “La Foresta”. Stiamo parlando dell’ala nord della stazione dei treni di Rovereto che, grazie a un percorso partito nel 2017, si è trasformata in un contenitore sociale che crea comunità lavorando su temi quali l’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, l’inclusione sociale e il cambiamento climatico.

«Ci sarebbero un sacco di cose da raccontare su La Foresta. È un progetto che stiamo costruendo da ormai quattro anni: era l’agosto del 2017 quando abbiamo organizzato i primi incontri tra persone attive sul territorio, che a noi piace chiamare “attori del cambiamento”», racconta Fabio Franz, designer sociale, assieme a Irene Manfrini, artista in residenza all’accademia di comunità di Rovereto. «Abbiamo cominciato a incontrarci al Centro di Educazione alla Pace di Rovereto, una struttura condivisa da diverse associazioni che lavorano sui temi della pace e dei diritti umani».

“LA FORESTA”, L’ACCADEMIA DI COMUNITÀ DOVE “I FORESTI” SI INCONTRANO PER ATTIVITÀ BASATE SUL “FARE”

Fabio è di Nomi (TN), ma è nato in Germania; Irene invece è originaria di Rovereto. A La Foresta si intrecciano le storie di persone che provengono da tanti Paesi diversi. «Tutti collegano il nome La Foresta al luogo fisico – spiega Fabio –, un ecosistema di piante, animali ed esseri viventi che generano un sacco di cose. La Foresta però è anche la “donna foresta”, straniera, per sottolineare lo spirito femminista del progetto e l’accoglienza nei confronti di tutti».

Quando qualcuno varca la soglia dell’accademia di comunità nessuno domanda la sua provenienza. Le storie emergono in modo spontaneo, durante dei laboratori basati sul “fare”. «Siamo delle persone molto pratiche – dice Fabio –, ma ci piace anche la teoria, e vediamo nella dimensione del “fare in comune”, dell’imparare insieme, un mezzo per creare dialogo tra persone che provengono da percorsi di vita molto diversi tra loro, che magari in una situazione ‘normale’ non avrebbero trovato una connessione».

UN PERCORSO NATO DALLA COLLABORAZIONE TRA LA COMUNITÀ DE LA FORESTA, IL COMUNE DI ROVERETO E LE POLITICHE SOCIALI DI FS

La Foresta si è costituita come un’associazione mista ed è nata grazie a una collaborazione tra la comunità di “attori del cambiamento” che lavora al progetto, le politiche sociali del Comune di Rovereto – che ha messo 200mila euro per ristrutturare i 150 metri quadrati dell’ala nord, dove si trova l’accademia di comunità – e le politiche sociali di FS (Ferrovie dello Stato italiane). La Foresta ha un finanziamento di tre anni da parte del Comune di Rovereto, che mette 25mila euro all’anno per le attività dell’accademia di comunità.

«Un quarto attore è ONDS, l’Osservatorio Nazionale della Solidarietà nelle Stazioni Italiane – spiega Fabio –, che gestisce la rete degli help center di bassa soglia in 17 stazioni italiane. Noi siamo il 18° help center: facciamo parte di questa rete anche a livello formale, anche se siamo una sorta di esperimento, perché non lavoriamo sulla bassa soglia».

«Il massimo che possiamo offrire a La Foresta sono una doccia, una lavatrice e un’asciugatrice per le persone che ne hanno bisogno: non siamo né un centro diurno né un centro notturno, come accade invece per tante altre stazioni». La Foresta è aperta trenta ore a settimana, dal lunedì al sabato. Gli orari sono: lunedì e giovedì (9.30-12.30 e 13.30-16), martedì e mercoledì (9.30-12.30 e 16-20), venerdì e sabato (15-18).

L’ASSEMBLEA DE LA FORESTA: “ABBIAMO ADOTTATO IL METODO DELLA SOCIOCRAZIA”

«Non ci riconosciamo troppo nella forma di associazione – precisa Fabio Franz –, anche se ovviamente abbiamo un consiglio direttivo che si assume le responsabilità, anche penali. Noi crediamo però nell’assunzione collettiva di responsabilità: perciò abbiamo mantenuto il consiglio direttivo il più ristretto possibile, cercando di delegare le decisioni a un’assemblea orizzontale che lavora con il metodo della sociocrazia».

Nelle riunioni del lunedì, che si tengono ogni due settimane, l’assemblea orizzontale – composta da una quindicina di persone – prende delle decisioni che vengono poi confermate dal consiglio direttivo.

UNO SPAZIO COSTRUITO INSIEME (E ANCORA IN FASE DI COSTRUZIONE) NELL’ALA NORD DELLA STAZIONE DEI TRENI

L’accademia di comunità ha aperto a fine novembre 2021, ma lo spazio è stato consegnato ai “foresti” a marzo dello stesso anno. «Ci è stato consegnato l’involucro – dice Fabio – perché, in accordo con il Comune di Rovereto, abbiamo deciso di autocostruire l’interno attraverso dei laboratori. Qui a La Foresta abbiamo anche un piccolo spazio di falegnameria».

Si tratta quindi di un processo in divenire, che fa parte dello spirito stesso del progetto: «Le persone non si trovano davanti uno spazio completamente disegnato e finito, ma un luogo che possono vedere come una “superficie di proiezione”, in cui metterci anche del loro». L’autocostruzione è iniziata la scorsa estate, con una settimana di “Forestival”. Entrando nell’ala nord della stazione, ci sono quindi due stanze, uno spazio-cucina per le attività basate sul cibo, e un ingresso che, spiega Fabio, “potrebbe diventare una sala di attesa sociale”.

IL TECH-CORNER SOLIDALE NASCENTE, IL FORNO VAGABONDO, GLI ECOLAB E COMUNITÀ FRIZZANTE: “LA FORESTA È UN CONTENITORE”

«Adesso stiamo cercando di costruire un tech-corner solidale con l’aiuto di un richiedente protezione internazionale, Fahad, che è molto bravo a riparare ogni genere di device elettronico, in particolare i cellulari», spiega Fabio Franz. «Stiamo preparando una postazione con l’attrezzatura necessaria e un tavolo di lavoro mobile dove lui possa mettere a disposizione le sue capacità, gratuitamente, alle persone che ne hanno bisogno».

Abbiamo mantenuto il consiglio direttivo il più ristretto possibile, cercando di delegare le decisioni a un’assemblea orizzontale che lavora con il metodo della sociocrazia

Un altro progetto che si sta sviluppando a La Foresta è quello del Forno Vagabondo, una cargobike elettrica sulla quale è montato un forno per fare la pizza e il pane: «Lo abbiamo portato in tutta la Vallagarina – dice Fabio – perché il nostro obiettivo non è quello di rimanere confinati in stazione dei treni. La Foresta vuole essere invece un hub che poi rilancia sul territorio, anche attraverso collaborazioni con altri attori: non possiamo aspettarci che tutti vengano in stazione».

C’è poi ancheComunità Frizzante, che continua la produzione di bibite create con l’aiuto della comunità della Vallagarina e che ha vinto da poco il Lush Spring Prize, e verranno organizzati fino a settembre 2022 degli “EcoLab”, dei laboratori molto pratici in cui si mettono le mani in pasta e si affronta il tema della sostenibilità. Il progetto “EcoLab” è organizzato dall’Associazione Italia – Nicaragua, di cui La Foresta è partner.

Il calendario delle attività viene definito mese per mese, in base agli interessi e alle capacità dei partecipanti. Sono partner del progetto, sostenuto da un bando del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e della Provincia di Trento, il Centro di Salute Mentale, il Comune di Rovereto con i suoi servizi sociali e altri attori locali.

LO SWAP PARTY E GLI EVENTI LE “DISCO SOUP”

Fuori dalla stazione c’è uno “swap party” non convenzionale: «Le persone possono portare vestiti in buono stato – dice Fabio – che poi altre persone prendono gratuitamente senza dovere per forza, come nello swap classico, portare un altro capo per fare uno scambio. È anche un modo per incuriosire le persone che magari, senza questo incentivo, non entrerebbero a La Foresta».

Bloccati gli eventi musicali che erano stati organizzati nel periodo pre-natalizio. «Vorremmo però riprendere anche quest’attività, magari all’aperto, con il Forno Vagabondo e con musicisti», dice Fabio, che aggiunge: “Abbiamo vinto un bando Welfare KM0 con altri tre partner trentini: Luogo Comune di Riva del Garda, il nascente emporio di comunità di Trento e la cooperativa Le Rais della Val di Fassa. Il progetto che porteremo avanti assieme si chiama “Alimentare cultura”: la nostra parte è “Alimentare popolare”».

«Organizzeremo da marzo, ogni due settimane, degli eventi che abbiamo nominato “disco soup” – conclude Fabio –, con l’idea di dare un piatto di zuppa e un panino autoprodotto a prezzi accessibili con un evento musicale di accompagnamento. Faremo però anche dei laboratori di trasformazione alimentare collettiva, acquistando per esempio pomodori in quantità per poi fare qui la passata, che le persone potranno portare a casa a un prezzo accessibile».

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Fonte: https://www.italiachecambia.org/2022/02/la-foresta-ccademia-di-comunita/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Trento continua la corsa verso Rifiuti Zero: a febbraio raccolta differenziata all’82%

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A palazzo Thun sembrano aver compreso bene cosa significa una gestione virtuosa dei rifiuti e, cosa più importante, hanno capito il significato della strategia Rifiuti Zero. Trento con i suoi quasi 120 mila abitanti si conferma il comune da imitare in fatto di gestione rifiuti. Certo nessuno è perfetto ma a palazzo Thun sembrano aver compreso bene cosa significa una gestione accurata e virtuosa dei rifiuti e, cosa più importante, hanno capito il significato della strategia Rifiuti Zero. Stando ai dati che puntualmente ogni mese vengono diffusi dal Servizio Urbanistica e Ambiente a febbraio di quest’anno la raccolta differenziata si è attestata all’82,08% contro l’80,93% dello stesso mese del 2017.389269_2

Di seguito riportiamo integralmente la nota mensile del Comune di Trento, redatta da Luisella Codolo che riepiloga i dati salienti sulla gestione rifiuti nel mese di febbraio:

Dal confronto con i dati di raccolta differenziata registrati nel 2017 si evidenzia:

-Febbraio 2017: 80,93% di raccolta differenziata

-Febbraio 2018: 82,08% di raccolta differenziata

– Valore medio 2017: 81,32 % di raccolta differenziata.

La percentuale di raccolta differenziata del mese di febbraio 2018 è in linea con la media dello scorso anno. L’andamento del 2018 potrà essere valutato solo nei prossimi mesi, quando il dato assumerà un valore statistico più significativo”.

Fonte: ecodallecitta.it

Riduzione dei rifiuti alla fonte, Trento e Reggio Emilia ci hanno provato con la GDO e il progetto NO.WA (No Waste)

Insieme alla GDO (Grande Distribuzione Organizzata), in prima fila COOP, si è provato ad “aggredire” i rifiuti alla fonte. Ecco come Trento e Reggio Emilia hanno lavorato su “No Waste”, “Spesa netta, solo l’utile della spesa”, con il contributo LIFE dell’Unione Europea, dimostrando che un ipermercato può fare 500 tonnellate di rifiuti in meno all’anno381161

C’era molto entusiasmo venerdì 21 novembre, nello splendido scenario della Sala degli Specchi del Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia, dove la Regione Emilia Romagna, i Comuni di Reggio Emilia e Trento, i vertici di Coop e Coop Consumatori Nord-est e Ambiente Italia, hanno presentato i risultati del progetto “No Waste” “Spesa netta, solo l’utile della spesa”, una sperimentazione di 3 anni (2012-2014), avviata con il contributo LIFE dell’Unione Europea. Gli onori di casa li ha fatti il Comune di Reggio Emilia, in quanto capofila del progetto NO.WA (No Waste), rappresentato soprattutto da Mirko Tutino, Assessore Infrastrutture del territorio e Beni comuni del Comune, che è stato tra i più espliciti, nel ricordare alla platea quali siano i punti critici della gestione dei rifiuti in Italia. Secondo Tutino, il problema del conflitto d’interessi in Italia c’è anche nel settore dei rifiuti, perché “Non si può chiedere ad un’azienda di servizi ambientali, che gestisce anche un impianto di smaltimento dei rifiuti, di fare un lavoro serio sulla loro riduzione. C’è un conflitto d’interesse enorme”.  E ancora Giuseppe Bortone, Direttore Generale Ambiente della Regione Emilia Romagna: “In Italia non cambierà davvero nulla riguardo la riduzione dei rifiuti, sino a che smaltirli negli impianti costerà solo 70 euro a tonnellata. Una cifra che non considera gli altri costi collaterali il processo di smaltimento  implica”. Il progetto “NO WASTE”, invece, si è prefissato in 3 anni di ridurre davvero i rifiuti, operando alla fonte, con un modello avanzato che potrebbe già costituire un punto di riferimento a livello nazionale. NO WASTE è riuscito a coinvolgere il principale canale di emissione dei rifiuti, supermercati e ipermercati della grande distribuzione organizzata (GDO), dimostrando che si possono risparmiare in media 500 tonnellate annue di rifiuti, per un punto vendita simile agli Ipermercati Coop. Con altri numeri, tale riduzione significa avere fatto 7 kg di rifiuti in meno, ogni 1000 euro di fatturato.  I punti vendita che hanno aderito a questa sperimentazione sono stati differenti, tra Reggio Emilia (6 punti vendita) e Trento (22 punti vendita). Nella provincia emiliana, infatti, ha collaborato soprattutto la Coop, con grossi punti vendita. Conad e Sigma, gli altri marchi. Più piccoli, ma numerosi quelli del Trentino. Il piano di riduzione dei rifiuti ha compreso tutte le azioni ritenute più efficaci presso la GDO e capaci di sensibilizzare i cittadini: vendita di borse riutilizzabili, di alimenti, bevande e detersivi sfusi e ricaricabili, di stoviglie comportabili; utilizzo di confezioni e imballaggi a basso impatto ambientale, riutilizzo di bancali e cassette per ortofrutta. Come massa e peso, sembra che l’80% dei rifiuti siano proprio nelle cassette e nei bancali dell’ortofrutta.
L’importanza di No-Waste è stata proprio quella di riuscire a coinvolgere la Grande Distribuzione Organizzata, che può dare un contributo notevole alla riduzione dei rifiuti, avendo un forte potere d’acquisto nei confronti delle aziende e potendo influenzare, per esempio, le politiche di packaging.  Inoltre, No Waste ha incluso una campagna di comunicazione con “bollino di qualità” dei soggetti aderenti, che ha promosso le azioni base del processo di riduzione dei: scegli, riduci, riusa. L’altro filone del progetto LIFE “No WASTE”, avviato da Comune di Reggio Emilia, città di Trento, Ambiente Italia srl, Reggio Children e Coop Consumatori Nordest, è stato progettare un centro del riuso che recuperi l’invenduto non alimentare dei punti vendita e i beni dimessi dai cittadini, prima che finiscano nei centri di raccolta dei rifiuti urbani. Grazie anche alla collaborazione di Iren e del Comune di Piacenza, è stato realizzato lo studio di fattibilità per la realizzazione del Centro.

Fonte: ecodallecitta.it

Tutti nello stesso piatto 2014: a Trento un festival dedicato ad ambiente e diritti umani

Quarantuno titoli provenienti da trenta paesi per riflettere su agroalimentare, ambiente, diritti umani e sostenibilità. Nasce nel mondo della cooperazione, grazie all’impegno di Mandacarù Onlus, cooperativa di commercio equo, e al consorzio Ctm Altromercato, la principale organizzazione di commercio equo-solidale d’Italia, Tutti nello stesso piatto Film Festival, la rassegna di film e documentari che ha inaugurato ieri sera la sesta edizione con Il lato oscuro dei pomodori italiani di Mathilde Auvillain e Stefano Liberti. Se l’asse portante della rassegna – che propone 41 titoli girati e/o prodotti in 30 Paesi e quattro continenti – è il racconto della complesso sistema agroalimentare, parlare di cibo significa aprire un dibattito sul tema ambientale in senso più ampio. La rassegna trentina – ospitata dal cinema Astra e dal Teatro Sanbapolis – proporrà, fino alla serata finale di sabato 29 novembre, 65 ore di programmazione, suddivise in quattro aree tematiche. Focus Asia proporrà un itinerario nelle problematiche ambientali e della filiera agroalimentare, fra India, Taiwan e Tailandia. Focus Ambiente è la sezione più ampia, quella che spazia dalle opere di denuncia alle testimonianze di chi si impegna nella difesa del propri territorio. Focus La rivoluzione nel piatto propone otto documentari sulle complessità del sistema agroalimentare. Focus Diritti umani (in collaborazione con Amnesty International) propone riflessioni sui diritti negati ai cittadini di tutto il mondo. La sezione Schermi e Lavagne proporrà una selezioni di documentari nelle scuole trentine. Fra i documentari in programma segnaliamo I cavalieri della laguna di Walter Bencini, Seeds of Time di Sandy McLeod, il bellissimo My Name is Salt che noi di Blogo avevamo visto aCinemambiente 2014Il Sale della Terra diretto da Wim Wenders e da Juliano Ribeiro Salgado. E, ancora, Gmo Omg di Jeremy Seifert, La Deutsche Vita di Alessandro Cassigoli e Tania Masi, Schiavi di Stefano Mencherini e The Toxic Burden di Patrizia Marani. Quattro le opere di fiction: La nostra terra di Giulio Manfredonia, Love and Lemons di Teresa Fabik, Resistenza Naturale di Jonathan Nossiter e In grazia di dio di Edoardo Winspeare.1-620x399

Fonte:  Tutti nello stesso piatto

Il cohousing dove le generazioni si incontrano

Si chiama “Casa alla vela” e riunisce, cinque signore anziane, cinque studenti universitari e due assistenti familiari in un immobile modernamente ristrutturato composto da due spaziosi appartamenti con cinque camere e quattro bagni, una bella mansarda, una terrazza, un giardino e un orto. E’ l’esperimento di cohousing intergenerazionale avviato a Trento.casa_alla_vela

Il progetto è della cooperativa sociale Sad, un progetto innovativo che ha l’obiettivo di fornire una soluzione di socialità e convivenza agli anziani che allunghi il loro tempo di autosufficienza, allontanando la prospettiva della casa di riposo. Il tutto con costi accessibili, poiché affitto, vitto, bollette e spese del servizio di assistenza vengono divise per cinque e con l’aiuto degli studenti universitari che abitano al piano superiore e tengono compagnia, organizzano feste di compleanno e aiutano nella cura dell’orto. Il progetto ha destato un tale interesse da essere oggetto di studi accademici. Ad avvicinarvisi per studiarlo, appunto, è stata la sociologa Cinzia Boniatti, trentina anch’essa, che vi ha dedicato la tesi di master in management della Pubblica Amministrazione. Ma nel caso di Cinzia l’interesse è anche di crescita personale e professionale.«Mi trovo in una fase della vita in cui vale la pena ridefinire il contesto sociale dell’abitare e del lavorare per dare un senso positivo al cambiamento. Ho voglia di prendere in mano la mia vita adesso che ho ancora l’energia necessaria e prima che la situazione economica, sociale e culturale nel nostro paese si deteriori al punto in cui i cambiamenti si possano solo subire. E questa del cohousing mi pare una modalità interessante, da diffondere, far conoscere perché può rappresentare una risposta ai tanti bisogni sociali dell’oggi. Ho proposto quindi un progetto di master per approfondire a livello accademico l’esperienza del vivere coabitando e, studiando in modo particolare le caratteristiche del senior-cohousing, ne ho compreso i grandi benefici sulla salute psico-fisica, sul benessere spirituale e sulla qualità della vita».

Ma cos’è esattamente la Casa alla Vela?

Si tratta di una soluzione abitativa condivisa che ha consentito di accogliere un gruppo di cinque anziane parzialmente autonome. Possono uscire liberamente, organizzare il tempo da passare insieme, gite, attività, fino alla condivisione del menù che l’assistente familiare cucina per tutte. Dopo il primo mese di sperimentazione, inoltre, si è registrato anche un ulteriore beneficio trasversale, non previsto nella fase di progettazione. I familiari diventano risorsa per l’intera piccola comunità: fanno compagnia anche alle altre ospiti e propongono attività piacevoli che vengono condivise con chi lo desidera. «L’offerta abitativa prevede per gli anziani uno spazio di privacy, aspetto spesso fortemente compromesso nella generalità delle case di riposo – spiega Boniatti –  La privacy è una caratteristica fondamentale del cohousing perché permette di coniugare i benefici della condivisione di alcuni spazi e attività comuni con il mantenimento dell’autonomia della propria abitazione e dei propri tempi di vita. Un altro aspetto molto vantaggioso per l’anziano è rappresentato dalla soluzione delle incombenze quotidiane supportato da assistenti familiari. Vengono infatti agevolate quelle attività di carattere giornaliero come fare la spesa, la preparazione dei pasti, il supporto all’igiene personale, la pulizia degli ambienti comuni così come il lavaggio e la stiratura degli indumenti. Le incombenze di carattere periodico come la gestione amministrativa, le pratiche burocratiche e le piccole manutenzioni sono anch’esse supportate da un servizio ad hoc. La scelta condivisa del menù del giorno e la partecipazione alla preparazione delle pietanze sono parte della prassi ordinaria così come comuni sono la pratica del giardinaggio e la cura dell’orto. Queste azioni quotidiane che gli anziani svolgono sono fondamentali per sentirsi motivati e favorire una longevità attiva. Alcune attività ricreative saranno organizzate ad opera di educatori professionali e volontari mentre sarà agevolata la possibilità di condividere hobbies, nel rispetto dell’indole e dell’attitudine individuale». Le potenzialità del cohousing sono veramente tantissime, anche più di quante non ne possa esprimere la Casa alla Vela, che ha comunque dimensioni ridotte. Nei cohousing si realizza una rete sociale-solidale tra i membri della comunità dove attraverso “una banca del tempo” si attivano servizi di cura o manutenzione ma anche di risparmio e ripartizione dei costi. Si può fare la spesa «acquistando direttamente da imprese agricole attraverso i Gruppi di Acquisto Solidale – aggiunge ancora Boniatti – si può adottare il car-sharing tra i residenti per abbattere i costi di acquisto, assicurazione, manutenzione e tasse dell’automezzo in condivisione». Nel caso della Casa alla Vela, si è anche provveduto ad installare apparecchiature per la sicurezza dell’ambiente domestico e per la cura e il monitoraggio della persona; sono state eliminate le barriere architettoniche e assicurate sicurezza ed ergonomicità degli elettrodomestici e utensili in dotazione; è stata garantita la sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica dell’edificio che comporta una riduzione dei canoni delle utenze a carico dei cohouser; sono poi presenti operatori del sociale che agiscono sia a titolo gratuito che a pagamento a supporto dell’anziano. La creazione di questa filiera innovativa di sostegno alla persona evita il ricorso alle badanti e va ad arginare in modo sostanziale il fenomeno dell’isolamento e della fragilità dell’anziano; promuove l’invecchiamento attivo, il benessere psico-fisico e la partecipazione attiva alla comunità. La filiera di sostegno introduce nel disegno del cohousing un ulteriore elemento di innovazione, perché lo associa a iniziative del terzo settore offrendogli i connotati di un vero e proprio “social cohousing”». «L’altra categoria interessata dal progetto sono i giovani, ai quali viene messo a disposizione l’appartamento posto al secondo piano della palazzina palazzina – che è indipendente dalla zona riservata agli anziani – e anche una spaziosa mansarda per organizzare momenti di convivialità. Anche a questo ambito si estendono tutti i vantaggi generali di questa forma di coabitazione che diventa cohousing intergenerazionale. Nel caso dei giovani, poi, la cooperativa Sad offre anche opportunità lavorative part-time che possono essere remunerate con i voucher sociali».Più che un esperimento, dunque, un vero e proprio esempio che si auspica molti altri seguiranno. «E non è casuale – spiega Cinzia Boniatti – che in questo territorio le prime risposte alle molteplici difficoltà e fragilità che emergono vengano proprio da parte di un mondo, quello delle cooperative sociali, che ha come scopo precipuo l’offrire alla cittadinanza un servizio di assistenza per far fronte anche ai nuovi bisogni di natura socio-assistenziale. L’aspetto vivificante di queste esperienze è la loro concretezza e fattibilità: il leit motiv è il pragmatismo e non l’astrattezza di premesse ideologiche».

GUARDA IL VIDEO

Fonte: il cambiamento.it

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Trento: il risparmio energetico nasce dalla collaborazione dei cittadini

Mettere i cittadini nella condizione di consumare, generare e distribuire l’energia sulla base delle loro esigenze e preferenze, con un occhio attento al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
Questo l’obiettivo del progetto di ricerca “CIVIS, le città come motore del cambiamento sociale”, coordinato dall’Università di Trento e finanziato con quasi 3 milioni nell’ambito del bando “ICT-Smartcities” del 7° Programma quadro europeo. L’iniziativa, che si concluderà nel settembre 2016, coinvolge le amministrazioni locali e i gruppi d’interesse nella provincia di Trento e nella città di Stoccolma dimostrando come l’energia possa essere trasformata in un bene adattabile alle diverse esigenze. «Lavoreremo – spiega Matteo Bonifacio professore associato del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento e coordinatore del progetto – con il quartiere “Le Albere” di Trento e vorremmo allargare la sperimentazione alla comunità di Storo e a quella di Stenico con le quali abbiamo già attivato ottimi e positivi contatti. Un altro studio pilota sarà, invece, condotto nel quartiere Hammarby Sjöstad di Stoccolma». trento rinnovabili

CIVIS creerà una piattaforma ICT integrata e un sistema di supporto alle decisioni in grado di ottenere un risparmio energetico e riduzione di CO2, consentendo una stretta interazione tra “prosumer” (consumatori/produttori) e principali stakeholder.
«CIVIS promuoverà un sistema energetico più efficiente, sostenibile e informato sulle emissioni di CO2. Raggrupperà comunità, gruppi di interesse, imprese e attori non-business per decidere come allocare energia secondo obiettivi e posizioni condivise. Consentirà l’emergere di nuovi attori nel processo di creazione dell’energia. In particolare, la tecnologia sviluppata in CIVIS consentirà agli utilizzatori finali di avere un maggiore controllo sull’utilizzo dell’energia da loro generata».

Fonte: rinnovabili.it

Da Trento a Stoccolma: il risparmio energetico vale 3 milioni

Un finanziamento europeo di 3 milioni per tre anni per la sensibilizzazione al risparmio energetico attraverso la partecipazione attiva della comunità. Saranno coinvolte le amministrazioni locali assieme a gruppi d’interesse nella provincia di Trento e nella città di Stoccolma. Obiettivo: mettere i cittadini nella condizione di consumare, generare e distribuire l’energia sulla base delle loro esigenze e preferenze, con un occhio attento al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica.risparmioenergetico

Risparmio energetico e riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Gli obiettivi che assillano le società industrializzate e che impegnano decisori di varie parti del mondo nell’individuare soluzioni sostenibili per il pianeta e per i cittadini, sono al centro del progetto di ricerca “Civis, le città come motore del cambiamento sociale”, coordinato dall’Università di Trento e che ha ottenuto un finanziamento di quasi 3 milioni nell’ambito del bando “ICT-Smartcities” del 7° Programma quadro europeo. In Civis le ICT danno una mano ai cittadini per l’efficienza energetica, ovvero per consumare meglio, evitare sprechi e inquinare meno. Il consorzio che ha vinto la selezione europea è internazionale e interdisciplinare. Partner dell’Università di Trento sono, infatti, Aalto-Korkeakoulusaatio (Finlandia), Fondazione Centro Studi Enel (Italia), Imperial College of Science, Technology and Medicine (UK), Instituto Superior Tecnico (Portogallo), Karlsruher Institut für Technologie (Germania), Kungliga Tekniska Hoegskolan (Svezia), Santer Reply Spa (Italia), Nederlandse Organisatie Voor Toegepast Natuurwetenschappelijk Onderzoek (Olanda), Technische Universiteit Delft (Olanda), Create-Net e Fondazione Bruno Kessler (Italia). L’attività di ricerca è iniziata lo scorso ottobre e proseguirà fino a settembre 2016. A illustrare il progetto è Matteo Bonifacio, professore associato del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento e coordinatore del progetto. «Civis – spiega Bonifacio – dimostrerà che l’energia può essere trasformata in un bene che le persone possono consumare, generare e distribuire sulla base di esigenze, preferenze e valori eterogenei. I comportamenti dei cittadini saranno cruciali». E la popolazione sarà coinvolta già negli studi pilota. «Lavoreremo – annuncia – con il quartiere “Le Albere” di Trento e vorremmo allargare la sperimentazione alla comunità di Storo e a quella di Stenico con le quali abbiamo già attivato ottimi e positivi contatti. Un altro studio pilota sarà, invece, condotto nel quartiere Hammarby Sjöstad di Stoccolma». Riprende: «Nei giorni scorsi a Bruxelles abbiamo incontrato gli stakeholder sia di Trento sia di Stoccolma per informarli degli obiettivi di progetto e dei potenziali benefici. Sono enti che fanno parte della catena del valore energetico relativa al contesto dei due studi pilota. Da un punto di vista progettuale è fondamentale riuscire a ottenere un loro coinvolgimento e la disponibilità di farci accedere ai dati e legittimarci a portare avanti le nostre attività di ricerca in quei quartieri». Bonifacio si sofferma sul valore innovativo del progetto. «Anche in sede di valutazione europea – riferisce – l’aspetto che più ha colpito la Commissione è stata l’alta interdisciplinarietà del progetto (che include una dimensione energetica, una di ICT e una sociale) e il fatto di aver inquadrato la questione dell’efficienza energetica, che di solito viene vista solo in termini infrastrutturali e tecnologici, in una visione sistemica che integra l’aspetto dei comportamenti, delle necessità e delle scelte degli abitanti».

Il progetto

«Il progetto Civis – spiega Bonifacio – darà vita a una piattaforma ICT integrata e un sistema di supporto alle decisioni in grado di ottenere un risparmio energetico e riduzione di CO2, consentendo una stretta interazione tra “prosumer” (consumatori/produttori) e principali stakeholder». Chiarisce: «Civis promuoverà un sistema energetico più efficiente, sostenibile e informato sulle emissioni di CO2. Raggrupperà comunità, gruppi di interesse, imprese e attori non-business per decidere come allocare energia secondo obiettivi e posizioni condivise. Consentirà l’emergere di nuovi attori nel processo di creazione dell’energia. In particolare, la tecnologia sviluppata in Civis consentirà agli utilizzatori finali di avere un maggiore controllo sull’utilizzo dell’energia da loro generata». Ma concretamente? «Le smart grid – aggiunge Bonifacio – rendono le reti energetiche contemporanee più intelligenti e accessibili; i nuovi modi di produrre energia renderanno presto i cittadini dei produttori di energia e non solo utilizzatori. Il progetto CIVIS esplora le potenzialità delle reti sociali e delle comunità per ridurre sensibilmente le emissioni di CO2 e del consumo energetico. Realizzeremo quest’idea sviluppando modelli di business per la rinnovata catena del valore energetico e supportandola con le necessarie ICT. Più in particolare CIVIS implementerà un sistema ICT distribuito per gestire il fabbisogno energetico delle comunità; negoziare accordi e contratti di servizi energetici su base individuale e collettiva; diffondere consapevolezza sull’impatto dei consumi energetici collettivi; assegnare in maniere più efficiente risorse di produzione energetica. Il progetto si focalizzerà sui due studi pilota, situati a Trento e a Stoccolma, in stretta collaborazione con compagnie energetiche, gruppi di cittadini e amministrazioni locali. I partner di progetto testeranno e valuteranno la tecnologia e i modelli di business stimandone il potenziale impatto di diffusione su scala europea».

Fonte. Il cambiamento