Bologna, trasporto merci elettrico: esperimento al mercato delle Erbe

Il Centro Agro Alimentare di Bologna passa ai veicoli elettrici per trasportare le merci. Non solo: l’energia che li fa muovere proviene dall’impianto fotovoltaico costruito sul tetto dell’edificio: è il primo esperimento del progetto City Logistics, e comincerà a settembre 2014379986

A partire da settembre 2014 il trasporto delle merci dal Caab al Mercato delle Erbe, in centro a Bologna, sarà elettrico. Pur trattandosi ancora di un esperimento, è comunque una delle prime applicazioni pratiche del progetto City Logistic del Centro Agroalimentare per lo spostamento su mezzi elettrici nell’area metropolitana. In servizio saranno quattro veicoli elettrici, che utilizzeranno l’energia pulita prodotta dal megaimpianto fotovoltaico costruito sul tetto del Caab, tra i più grandi d’Europa con 43.750 pannelli solari e una superficie di circa 100.000 metri quadri.  “In fondo è un’idea semplice: abbiamo un surplus di energia e cerchiamo di usarlo in modo sostenibile”, ha sottolineato il presidente del Caab Andrea Segrè che punta alle potenzialità dell’impianto (che ha una produzione energetica di 11.350.000 kWh all’anno) anche in vista della costruzione di Fico, il parco tematico dedicato all’alimentare. I quattro furgoni elettrici glass van andranno a sostituire altrettanti veicoli a gasolio, ma l’obiettivo è più ambizioso: “Puntiamo anche a un uso più razionale del trasporto merci, facendo massa critica tra i commercianti per risparmiare su viaggi e energia”, ha spiegato l’assessore alla mobilità Andrea Colombo.  Ma i furgoni del CAAB non sono l’unica novità elettrica di Bologna. Sempre a settembre partirà un ulteriore progetto dedicato alle bici elettriche: prototipi di nuova concezione saranno disponibili grazie a veri e propri ‘distributori’ di batterie, per realizzare il concetto dello ‘swap&go‘: ovvero la modalità di scambio veloce delle batterie che consente una maggiore autonomia d’uso dei mezzi e un utilizzo per immaganizzare l’energia quando viene prodotta. Entrambi i progetti nascono da una collaborazione pubblico-privata nata grazie al Piano Strategico Metropolitano: oltre al Caab e al Comune, son coinvolte Unendo Energia, Technovo, Ferst, il dipartimento di Chimica dell’Università, Proteco, Mecaprom e Logital, insieme al coinvolgimento della locale Comunità solare che punta a implementare le nuove tecnologie nelle infrastrutture cittadine.

Fonte: ecodallecittà.it

Le bici per il trasporto merci in Europa: si può fare

Le bici usate anche per il trasporto merci: l’esperimento condotto in Europa e che si concluderà nel 2014 ha già dato i primi incoraggianti risultaticycle-logistics-620x350

Il dato semplice è questo: la metà delle consegna merci che avviene in Europa potrebbe già avvenire con l’uso di bici cargo a patto che la distanza non sia superiore a 7 Km e che il peso della merce che si trasporta non superi i 200 Kg e che la filiera a cui appartengono non sia complessa. Il progetto Cycle Logistics si preannuncia dunque un successo. L’indagine è stata condotta in 322 città europee e ha evidenziato che il 51% dei trasporti che viaggia su gomma può essere effettuati su una bici cargo d non necessariamente elettrica a pedalata assistita. Il progetto Cycle Logistics non si ferma allo studio dei casi ma vuole proseguire, padroncini permettendo, e l’idea è di creare una federazione che unisca le aziende europee interessate al trasporto merci in bicicletta, che eserciti pressioni sulle aziende affinché diano appoggio alla conversione e che sviluppi le biciclette e gli accessori per stivare oggetti e materiale. Il punto di debolezza di questo progetto è proprio la forte categoria degli autotrasportatori molto arroccata sulle proprie posizioni. Vedremo se le Ztl o anche le vasta aree pedonali che stanno sorgendo in molte città europee li porteranno a rivedere la logistica in città

Fonte: ecoblog

Trasporto merci pulito, firmato il protocollo a Torino

Lubatti: “Siamo i primi in Italia ad essere riusciti a concordare con tutti i soggetti che si occupano a vario titolo di logistica merci un testo che annuncia iniziative concrete sulla consegna organizzata e pulita nella città”. Il testo del protocollo

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È stato sottoscritto oggi nella sala Madrid del centro congressi del Lingotto un protocollo d’intesa tra Città di Torino, Camera di Commercio, associazioni di categoria di artigiani e commercianti, costruttori di veicoli commerciali, associazioni dei corrieri e dei trasportatori, Unione Industriale e Confindustria. Il protocollo, primo in Italia, definisce le modalità di consegna delle merci in ambito urbano con particolare attenzione alla tutela dell’ambiente ed alle consegne “pulite” “Con grande soddisfazione oggi annunciamo”, ha commentato l’Assessore Lubatti, “che siamo i primi in Italia ad essere riusciti a concordare con tutti i soggetti che si occupano a vario titolo di logistica merci un testo che annuncia iniziative concrete sulla consegna organizzata e pulita nella città. La Città di Torino ha cambiato il suo atteggiamento da impositore di regole restrittive a facilitatore per chi si adegua alle basse emissioni ed all’impatto ambientale zero”. “Torino”, ha aggiunto il Sindaco Fassino, “si posizione come prima città d’Italia che concretizza iniziative strutturali sul tema della logistica merci, condividendole con tutti i 18 soggetti interessati, portatori di interessi legittimi ma in alcuni casi contrapposti. Come presidente dell’ANCI proporrò agli altri sindaci di seguire l’esempio di Torino: Roma, Milano, Napoli e Bologna hanno già chiesto l’adesione.
Patto per la logistica e per la razionalizzazione della distribuzione urbana delle merci [0,14 MB]

Protocollo d’intesa tra Comune di Torino, Camera di Commercio e le associazioni firmatarie

Fonte: ecodallecittà

 

 

Ridurre il costo della salute di 45 miliardi di euro dovuto all’inquinamento atmosferico causato dagli autocarri

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“Le economie europee fanno affidamento sulle lunghe distanze per il trasporto di merci. Ma vi è anche un costo nascosto, pagato in anni di salute precaria e vite perse. … Incorporando tali costi nel prezzo delle merci, possiamo incoraggiare metodi di trasporto più salutari e tecnologie più pulite.”

Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’AEA

Nel complesso si stima che l’inquinamento atmosferico causi 3 milioni di giorni di assenza per malattia e 350 000 morti premature in Europa. Tali effetti sulla salute hanno anche elevati costi economici – gli autori della relazione stimano che solo i costi derivanti dall’inquinamento atmosferico causato dagli automezzi pesanti dei paesi membri dell’AEA ammontano a 43-46 miliardi di euro all’anno, costituendo quasi la metà del costo di circa 100 miliardi di euro per l’inquinamento atmosferico causato dal trasporto su strada. La direttiva Eurovignette 2011 stabilisce il modo in cui gli Stati membri dell’UE potrebbero incorporare i costi sanitari derivanti dall’inquinamento atmosferico in una struttura di pedaggio per grandi strade e autostrade. La direttiva afferma che le entrate derivanti da tali progetti dovrebbero essere investite in trasporti sostenibili. Tuttavia, l’applicazione dei diritti di utenza stradale dipende da una decisione dei singoli paesi. Jacqueline McGlade, direttore esecutivo dell’AEA, afferma che: “Le economie europee fanno affidamento sulle lunghe distanze per il trasporto di merci. Ma vi è anche un costo nascosto, pagato in anni di salute precaria e vite perse. Tale costo è particolarmente elevato per coloro che vivono lungo le maggiori vie di trasporto europee. Incorporando tali costi nel prezzo delle merci, possiamo incoraggiare metodi di trasporto più salutari e tecnologie più pulite.” La relazione rileva che, mentre l’inquinamento atmosferico è diminuito in modo significativo negli ultimi anni, esso costituisce ancora un problema in alcune parti d’Europa, in cui gli automezzi pesanti possono essere un fattore importante. Il gasolio, utilizzato dalla maggior parte degli automezzi pesanti, provoca più inquinamento atmosferico per chilometro rispetto ad altri combustibili come la benzina. Le emissioni di scarico provenienti dai motori a gasolio sono state recentemente etichettate come cancerogene dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Gli automezzi pesanti sono responsabili del 40-50% dell’inquinamento da ossido di azoto (NOx) proveniente dal trasporto stradale in paesi coperti dall’AEA. Nella relazione vengono presi in considerazione sia il NOx che il materiale particolato sottile (PM2.5), dato che questi possono provocare malattie respiratorie, malattie cardiovascolari e altri problemi di salute.

Stessi inquinanti, diversi costi sanitari

La relazione evidenzia che il costo dell’inquinamento atmosferico dovuto ad automezzi pesanti è fino a 16 volte maggiore in alcuni paesi europei rispetto ad altri. Il costo medio dell’inquinamento proveniente da un autocarro Euroclass III da 12-14 tonnellate è più alto in Svizzera e ammonta a quasi € 0,12 per chilometro. I costi sono elevati anche in Lussemburgo, in Germania, in Romania, in Italia e in Austria e ammontano a circa € 0,08/km. Ciò è dovuto al fatto che gli inquinanti provocano più danni dove vi è una densità di popolazione maggiore o in regioni senza sbocchi sul mare e aree montuose in cui l’inquinamento non può essere disperso così facilmente. All’estremo opposto, lo stesso autocarro che viaggia a Cipro, Malta e in Finlandia provoca un danno di circa mezzo centesimo di euro per chilometro. In alcune regioni il costo è inoltre molto maggiore rispetto ad altre. Zurigo in Svizzera, Bucarest in Romania, Milano in Italia, la valle della Ruhr in Germania e Barcellona in Spagna hanno alcuni dei costi sanitari più elevati rispetto ad altre grandi aree urbane. I calcoli dimostrano che gli autocarri più nuovi avrebbero un impatto minore e pertanto un costo inferiore. Gli autocarri Euroclass IV, che sono vecchi fino a sei anni, o Euroclass V, vecchi fino a tre anni, provocherebbero il 40-60% di costi esterni in meno sugli stessi corridoi di trasporto. La relazione afferma che far pagare alle compagnie di trasporto i costi esterni dell’inquinamento atmosferico incentiverebbe tecnologie più nuove e più pulite. Il progetto creerebbe, inoltre, condizioni di parità, con l’internalizzazione dei costi che il trasporto su strada impone attualmente al resto della società. Gli effetti positivi di tale progetto sono stati notati in Svizzera dopo che il paese ha adottato una legislazione simile.

Contesto

L’analisi dell’AEA tenta di fissare la complessità delle diverse influenze geografiche sull’inquinamento atmosferico in Europa. La relazione comprende i costi medi dell’inquinamento per 66 differenti classi di veicoli, ciascuno con un costo stimato su tre diverse tipologie di strada (suburbana, interurbana e autostrade) in 30 paesi e 108 città. Le stime del costo per chilometro, che dipendono dal veicolo e da ciò che lo circonda, variano da praticamente nulla a oltre 30 centesimi di euro al km per un autocarro non-Euroclass vecchio più di 20 anni. Gli Stati membri dell’UE devono riferire alla Commissione entro ottobre di quest’anno il modo in cui realizzeranno il pedaggio stradale, se del caso. I dati dettagliati comunicati dall’AEA sono destinati ad aiutare gli Stati membri a decidere circa progetti individuali. Il costo elevato dell’inquinamento atmosferico è in linea con un’analisi dell’AEA del 2011, la quale dimostra che l’inquinamento atmosferico derivante da grandi impianti industriali è costato all’Europa tra 102 e 169 miliardi di euro nel 2009 in termini di vite perse, salute precaria, danni alle colture e altre perdite economiche. Nei prossimi mesi l’AEA pubblicherà un aggiornamento su questa relazione con dati più recenti.

Fonte: agenzia europea dell’ambiente

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