Dal 20 luglio a Torino si sale in bici sulla metro, l’annuncio dell’assessore Lubatti

Si tratta di un’anticipazione che l’assessore ai Trasporti del comune di Torino, Claudio Lubatti, ha fatto tramite twitter. La sperimentazione partirà a fine luglio e durerà sino al 30 novembre ma sarà possibile trasportare le bici in metropolitana solo la domenica mattina379811

“Dal 20 luglio 2014 le biciclette entrano in metropolitana! Parte la sperimentazione, a breve i dettagli!” L’assessore ai trasporti del comune di Torino, Claudio Lubatti, affida a twitter l’annuncio che a breve si potrà salire in metropolitana con la propria bicicletta. Poche parole che non forniscono elementi concreti sulla novità all’orizzonte, se non due piccole informazioni: la prima è la data, il 20 luglio, una domenica, la seconda è che si tratterà di una “sperimentazione”. In realtà qualche indiscrezione è filtrata. La fase di sperimentazione dovrebbe durare fino al 30 novembre e dovrebbe essere molto vincolante: si potrà viaggiare con la bicicletta solo la domenica mattina dalle 8 alle 14. Si potranno portare fino a quattro biciclette su ogni treno in una carrozza deputata ed il costo aggiuntivo rispetto al biglietto sarà di 50 centesimi. Dalle parti di Palazzo Civico si parlava della novità in arrivo dall’assessorato ai trasporti già da qualche giorno e alcuni ben informati riferiscono che Lubatti avesse messo le mani avanti. Avrebbe infatti chiesto alle associazioni dei ciclisti urbani della città di collaborare per gestire la novità in arrivo, probabilmente per paura che alcuni cittadini e cittadine possano essere in qualche modo intimoriti dall’idea di dover condividere gli spazi con le due ruote. Cosa che comunque nella altre città italiane dotate di metropolitana accade da tempo. Oltre a Milano, come detto, anche a Roma si può salire in metro con la bici. Per adesso è possibile farlo sulla linea A e B solo dopo le 20.00, ma secondo quanto anticipato dal sindaco della Capitale, Ignazio Marino, lo scorso giugno, da agosto dovrebbe essere consentita anche una seconda finestra temporale dalle 10.00 alle 12.00.
A Napoli la situazione è simile, ovvero è possibile caricare le bici sulla metro solo nella fascia oraria mattutina fino alle 7.00 ed in quella serale dopo le 20.00.

Fonte: ecodallecittà.it

100% dell’energia da vento, sole, acqua e biomasse? Per il Fraunhofer è possibile

Con un aumento significativo, ma realistico, della sua produzione rinnovabile, la Germania potrebbe soddisfare tutti i propri bisogni energetici entro il 2050, compresi i trasporti e il riscaldamento.

Il Fraunhofer Institut ama guardare lontano ed ha provato ad immaginare uno scenario in cui la Germania sarà alimentata nel 2050 al 100% da energie rinnovabili, e non stiamo parlando solo dell’energia elettrica, ma di tutti i consumi, quindi anche il riscaldamento e i trasporti. Riducendo alcuni consumi e migliorando l’efficienza, è possibile soddisfare la domanda di energia con “soli” 1000 TWh (vedi grafico in basso), di cui 486 dall’eolico on shore, 240dall’offshore, 190 dal fotovoltaico, 50 dalle biomasse e 24 dall’idroelettrico (la Germania ha poche montagne). Questo significherebbe moltiplicare per nove l’attuale produzione rinnovabile; traguardo ambizioso, ma possibile, tenendo anche conto dei miglioramenti nella tecnologia.

Già, ma come funzionerebbe un mondo elettrico?

Il riscaldamento verrebbe fornito da pompe di calore che possono più o meno moltiplicare per tre l’energia elettrica impiegata (1). Con un miglioramento dell’isolamento termic, le esigenze di calore in Germania sarebbero soddisfatte da 330 TWh. I trasporti verrebbero realizzati con la doppia modalità di veicoli elettrici (120 TWh) e power-to-gas (235 TWh), cioè produzione di metano da fonti rinnovabili, di cui esistono già dei prototipi. La nostra speranza è che vinca il modello tedesco, progettuale e fortemente orientato alle rinnovabili, rispetto al modello americano, troppo timido e dominato dalle lobby fossili.

(1) La pompa di calore usa l’energia elettrica per spostare energia da un ambiente più freddo (esterno) ad uno più caldo (interno), in modo analogo ad un frigorifero (dove però gli ambienti sono scambiati).  Il rapporto tra calore in uscita e lavoro in ingresso è detto coefficiente di prestazione; dipende dalla differenza di temperatura, ed è all’incirca uguale a tre se il freddo esterno non è troppo intensoScenario-rinnovabili-Germania

Fonte: ecoblog

Piste ciclabili: 5 km ad anello intorno al Parco Sempione

Progetto Duomo-Sempione: un anello ciclabile intorno al parco e tratti di collegamento con il Duomo (da via Dante), Cadorna, Garibaldi, Triennale e altri siti del Centro. La Giunta Pisapia approva l’impiego di 7 milioni per 5 km in più di piste ciclabili da terminare per Expo. Inizio dei lavori in primavera 2014376700

Partiranno in primavera i lavori per realizzare l’anello ciclabile attorno al Parco Sempione, cardine di una rete di itinerari che si svilupperà per oltre 5 chilometri, collegando al Parco e al Castello Sforzesco corso Sempione, piazza Castello, piazza Cairoli, via Dante, piazzale Cadorna, corso Garibaldi, largo V Alpini, largo la Foppa, la Triennale, il Piccolo Teatro e l’Acquario civico. “Quest’opera è un altro tassello importante della trasformazione di Milano in una città sempre più accogliente, sostenibile e a misura di tutti, anche in vista del grande evento che sarà Expo 2015”, hanno dichiarato gli assessori ai Lavori pubblici Carmela Rozza e alla Mobilità e Ambiente Pierfrancesco Maran. Oltre agli itinerari ciclabili saranno adeguati dal punto di vista tecnologico 10 incroci semaforizzati, verranno riqualificati i percorsi pedonali e sarà messa in atto una valorizzazione paesaggistica e naturalistica di diversi ambiti lungo gli itinerari: tra questi, Milton-Alemagna, via Lanza, parte di via Legnano e piazzale Marengo. Il progetto esecutivo, elaborato dall’Ufficio Tecnico Comunale con la collaborazione della Settore Mobilità Trasporti e Ambiente, della Polizia locale e di Amat, ha ottenuto i pareri positivi della Soprintendenza e della Commissione del paesaggio. Il programma dei lavori prevede che le parti principali dell’opera siano pronte per Expo 2015. La Giunta ha approvato il quadro economico del progetto Duomo-Sempione,deliberando l’impiego di 7 milioni di euro.

Fonte: eco dalle città

Il picco del trasporto merci in Europa: -20% in cinque anni

Il trasporto su strada rappresenta il 70% del totale. La riduzione su un periodo di cinque anni è indice di una crisi strutturale che non può essere risolta basandosi sulle fonti non rinnovabili.

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In 5 anni, tra il 2008 e il 2013, in Europa il trasporto delle merci su strada è diminuito ben del 20%, passando da 1,6 a 1,3 miliardi di tonnellate, ritornando ai valori del 2003-2004 (1). E’ una variazione significativa, soprattutto se si tiene conto che il trasporto su gomma rappresenta circa il 70% del trasporto totale. Anche il trasporto su ferrovia è calato del 24%. Tutti i solerti ed entusiastici propugnatori di nuove linee ferroviarie, autostrade e tunnel dovrebbero tenere bene in mente queste cifre. Gli alti prezzi del petrolio, causati dal picco della produzione di greggio convenzionale, stanno poco per volta sgonfiando la domanda di merci, il che dovrebbe essere considerato un fatto positivo da tutti coloro che si augurano una riduzione delle emissioni di CO2. Ciò che lascia piuttosto perplessi è la scarsa capacità di previsione delle analisi effettuate dagli specialisti. Secondo il Fraunhofer Institut, che ha sviluppato un complesso modello denominato ITREN-2030, rispetto al 2005 il trasporto merci su gomma dovrebbe aumentare del 20% nel 2015 e del 25% nel 2020. (2) Sono cifre che fanno a pugni con la realtà. La crisi del 2008-2009 non è stata un’influenza passeggera facilmente superabile, poichè si tratta di una crisi strutturale da cui non è possibile uscire continuando a basarsi su fonti non rinnovabili.

(1) Fonte Eurostat. Nel grafico in alto non è incluso il Regno Unito, poichè non sono disponibili i dati relativi al 2011 e 2012. In tale nazione il trasporto è comunque calato del 15% tra il 2008 e il 2010. Se si considerano le tonnellate-km. la diminuzione è minore, pari al 12%, il che significa che nel frattempo è cresciuta la distanza media dei trasporti.

(2) Si tratta dello “scenario integrato” pubblicato nel 2010, che tiene già conto della crisi 2008-2009 e degli alti prezzi del petrolio. I dati relativi al trasporto merci sono a p. 140

Fonte. Ecoblog

Authority dei trasporti: Torino la spunta

Il Senato ha dato via libera all’emendamento già approvato in Commissione lo scorso fine settimana375896

L’Authority dei Trasporti avrà sede a Torino. Il Senato ha dato via libera all’emendamento già approvato in Commissione lo scorso fine settimana. Il sindaco di Torino, Piero Fassino, e il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, hanno espresso ”via soddisfazione”. ”E’ un’ottima notizia”. Commenti positivi e bipartisan dai senatori piemontesi di Pd, Pdl, Scelta Civica, Lega. (“Una grande vittoria dei senatori piemontesi e di tutto il sistema istituzionale ed economico locale – ha commentato il senatore PD Stefano Esposito – una battaglia niente affatto facile, piena di insidie e trappole. La nostra testardaggine, professionalita’ e capacita’ di costruire alleanze trasversali con i colleghi lombardi e liguri, ci ha permesso di superare e di raggiungere questo importante risultato”). Critico invece il Movimento 5 Stelle. Ricordiamo anche la posizione negativa dell’ADUC:

Secondo l’ADUC, l’associazione dei diritti degli utenti e dei consumatori, l’assegnazione dell’Autorità dei Trasporti a Torino sarebbe in palese contrasto con i principi della spending review che avrebbero dovuto orientare la scelta. “I costi di gestione lieviteranno – sostiene l’associazione – come si è visto per altre due Autorità che non hanno sede a Roma: l’Autorità delle Comunicazioni Agcom a Napoli, e l’Autorità per l’energia Aeeg a Milano. Va da sé che ci vuole comunque – anche in un contesto tendenzialmente informatico e mediatico della pubblica amministrazione- una rappresentanza a Roma, quindi trasferte, spostamenti e missioni del personale. Sembra proprio che la “spending review” esista solo per utenti, consumatori, lavoratori ma non per la gestione della cosa pubblica; un esempio che valorizza questa situazione è il balletto di rilanci e bocciature che sta avvenendo intorno all’abolizione delle Province. I due parlamentari che hanno proposto l’emendamento sono ovviamente piemontesi, a conferma che il ruolo di molti rappresentanti nelle massime istituzioni si svolge spesso a vantaggio esclusivo dei propri territori, anche se questo vantaggio deve essere pagato dall’intero Paese. E’ questo, a nostro avviso, uno dei motivi principali per cui nel nostro Paese le riforme non sono possibili: i particolarismi e il mantenimento degli specifici vantaggi -costi quel che costi- hanno sempre un posto in prima fila nel governo del Paese. Speriamo che il primo ministro Enrico Letta riesca ad evitare questa ennesima spesa, anche solo per dare un segnale ad un Paese che ne ha tanto bisogno”.

Fonte: eco dalle città

 

Trasporti in Italia, pessimo il giudizio degli italiani e peggio ancora il confronto con l’Europa

Escono quasi contemporaneamente un sondaggio SWG sul giudizio che gli Italiani danno al TPL e uno studio della Fondazione Caracciolo sul confronto tra i trasporti in Italia e nel resto d’Europa: in entrambi i casi, il risultato è decisamente poco incoraggiante375849

L’istituto Swg ha effettuato un sondaggio, tra il primo e il 5 Luglio, su un campione di 1400 italiani sparsi nella penisola per chiedere la loro opinione sul trasporto pubblico locale. Le domande poste da Swg sono due: che giudizio hanno in generale i rispondenti dei trasporti pubblici della città in cui risiedonocosa pensano della qualità dei trasporti pubblici e se questa è migliorata o peggiorata nel corso degli anni. Il giudizio degli intervistati, senza troppo stupore, pende sulla scarsa qualità. Il 47% percepisce una bassa qualità del trasporto pubblico (solo il 16% ha una percezione di buona qualità), con quote che divegono particolarmente rilevanti nel sud dove il 60% dei rispondenti percepisce il servizio pubblico come inefficiente. Mediamente, solo il 10% del campione ritiene che la qualità del trasporto pubblico è migliorata negli ultimi anni. Del resto, che l’Italia non goda di buona reputazione in termini di trasporto pubblico è un fatto abbastanza noto. Numerosi studi, sia pubblici che privati, confermano che l’Italia è in ritardo rispetto a molti paesi europei, non solo in termini di domanda e offerta, ma anche di efficienza e costi di produzione.

Lo studio della Fondazione Caracciolo

Un recente studio della Fondazione Caracciolo analizza nei dettagli lo stato del trasporto pubblico italiano. Il confronto tra l’Italia e gli altri paesi europei è impietoso, con differenze rilevanti che si riscontrano in particolar modo sul trasporto a rotaia. A livello nazionale la dotazione di treni-km per abitante è di 5,1 contro i 26,7 della Svizzera, i 15,7 della Germania, i 15 della Svezia, i 10,2 dell’Ungheria. Peggio di noi l’Estonia, la Bulgheria, la Lituania, la Romani, la Spagna e la Turchia.L ‘Italia ha una dotazione strutturale ferroviaria assolutamente insufficiente se paragonata ai maggiori paesi europeiagna e la Turchia. L’Italia ha una dotazione strutturale ferroviaria assolutamente insufficiente se paragonata ai maggiori paesi europeiagna e la Turchia. Le differenze si fanno ancora più marcate se si confronta la dotazione strutturale di linee metropolitane, regionali e suburbane dell’Italia con quelle dei maggiori paesi europei. L’Italia ha 161mila km di linea metropolitana contro i 606,7 della Germania, i 569 della Spagna, i 349,2 della Francia e i 503,9 dell’Inghilterra. Per quanto concerne la linea ferroviaria regionale e suburbana è la Germania con i suoi 2033,7mila km a guidare la classifica. Seguono Inghilterra (1634,4), Spagna (1392,1) e Francia (684). Ultima l’Italia con i suoi 591,7mila km.

 

Fonte: eco dalle città

 

Trasporti, Legambiente: nuovi treni finalmente buona notizia per pendolari

Legambiente esprime soddisfazione per l’arrivo di nuovi treni nella Regione Lazio per i pendolari, ma chiede che nel prossimo bilancio la Regione destini ancora più fondi: nel 2015 infatti si arriverà a oltre 472.000 passeggeri trasportati ogni giorno.375716

“L’arrivo di nuovi treni è finalmente davvero una buona notizia per i pendolari, dopo lo sblocco fondamentale dei pagamenti pregressi, chiediamo alla Regione Lazio di destinare anche un fondo speciale per i pendolari nel prossimo bilancio “, è quanto affermato da Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, in merito al nuovo treno Vivalto inaugurato ieri dal presidente della Regione Lazio Zingaretti alla stazione Termini di Roma. Si tratta del primo di 15 nuovi treni che, entro settembre del 2014, arriveranno sulle linee della Regione Lazio. “Dopo i tagli continui degli scorsi anni, la situazione del trasporto è allo stremo a Roma e nel Lazio, sul ferro come su gomma, i convogli durante tutto l’anno ormai sono sovraffollati all’inverosimile, le frequenze di passaggio ridicole anche in aree altamente popolose, bagni troppo spesso inagibili, problemi al condizionamento. La moltitudine di 540.000 pendolari che viaggiano ogni giorno in treno per raggiungere Roma per motivi di lavoro o di studio – ha aggiunto Parlati – si trova a fare viaggi troppo spesso infernali. Serve una precisa strategia regionale per il trasporto e sappiamo che presto saranno approvate le linee guida in materia, un nuovo contratto di servizio che risponda di più alle esigenze di chi viaggia, ma anche un fondo speciale nel bilancio della Regione destinato a realizzare più binari e ad avere più treni, con una riorganizzazione anche della rete su gomma”. I numeri dei pendolari a Roma e nel Lazio, ha spiegato Legambiente, sono importanti e continueranno a crescere: negli ultimi 10 anni sono raddoppiati i numeri dei passeggeri delle ferrovie nel Lazio, passando da 187.000 a quasi 360.000 viaggiatori, ai quali si aggiungono gli oltre 180.000 degli altri servizi ferroviari metropolitani, portando il numero delle persone che usano il ferro ogni giorno all’immensità di 540.000. E secondo le stime di Legambiente, continueranno a crescere: attestandosi ad un incremento del 35%, nel 2015 si arriverà a oltre 472.000 passeggeri trasportati ogni giorno, solo sulle ferrovie regionali.

 

 

Fonte: eco dalle città

Trasporti e rincaro delle tariffe: le città italiane a confronto

Bologna ha appena ritoccato le tariffe degli autobus; a Milano si discute di un nuovo aumento del 13% e la Regione Piemonte prospetta nuovi rincari del 15% su tutti i trasporti, ferro e gomma, anche se il Comune di Torino non ne vuol sentir parlare. Ma quanto costa oggi prendere il bus nelle città italiane?375752

L’ultima ondata di rincari era arrivata a cavallo tra 2011 e 2012, quando tutte le più grandi città italiane avevano ritoccato le tariffe, con aumenti sul biglietto singolo fino al 50% del valore. All’annuncio erano seguite immancabili le proteste, ma anche la consapevolezza che le tariffe italiane restavano tra le più economiche d’Europa: l’idea avrebbe dovuto essere questa: il servizio costa di più, ma la qualità migliora. La storia è andata da un’altra parte: i rincari non sono serviti a coprire nemmeno il debito accumulato dalle aziende e dai comuni, e presto sono arrivati i tagli: meno linee, meno autobus in circolazione. Accorpamenti, “razionalizzazioni” ed “efficientamenti”: di miglioramenti del servizio nessuna traccia, l’obiettivo era piuttosto cercare di restare in piedi. Una cosa tutt’altro che scontata: emblematico lo stop degli autobus di Napoli, rimasti a secco perché non c’erano più soldi per il carburante. Un anno e mezzo dopo, la situazione è tutt’altro che migliorata, e già si parla di nuovi aumenti (di prezzo) o nuovi tagli (del servizio).
I nuovi rincari 

Milano le Commissioni sono al lavoro su un rincaro delle tariffe a partire dal 2014: il biglietto singolo dovrebbe passare da 1,5 a 1,7 euro, quindi +13,3%. Ma a salire di più sarebbe il prezzo dell’abbonamento mensile: da 30 a 36 euro (+20%). Una differenza importante, che sembrerebbe colpire di più i pendolari che i “passeggeri per un giorno”. Secondo la ricostruzione del Corriere l’insolita proposta partirebbe da una considerazione apparentemente banale ma che fa riflettere: l’ultima ondata di aumenti del 2011 ha fatto sì che sempre più cittadini scegliessero l’abbonamento rispetto al ticket singolo. E se da un lato è proprio questo l’obiettivo a cui dovrebbe aspirare ogni comune, dall’altra il cambiamento ha portato a una perdita economica di 937.000 euro per le casse di Palazzo Città. (Leggi l’articolo del Corriere) Che ora cerca di correre ai ripari con i nuovi aumenti. Non tutti però sono d’accordo. “No all’aumento degli abbonamenti mensili e annuali per il trasporto pubblico – scrive Edoardo Croci, ex assessore ai trasporti di Milano e promotore dei 5 referendum ambientali – sarebbe paradossale, dopo aver deliberato abbonamenti agevolati per la sosta, che aumentasse il costo degli abbonamenti per il trasporto pubblico. Si tratta infatti di misure che tendono a favorire l’uso dell’auto rispetto al trasporto pubblico, in contrasto con quanto chiesto dai milanesi con l’approvazione a larga maggioranza dei cinque referendum per l’ambiente e la qualità della vita a Milano due anni fa. Prima di aumentare il costo del trasporto pubblico si dovrebbero rivedere una serie di agevolazioni, di cui non sono stati ben stimati gli effetti. Inoltre si dovrebbero rendicontare gli utilizzi dei proventi di Area C, destinati in primo luogo al miglioramento del servizio di trasporto pubblico”. Scelta già fatta invece a Bologna, dove il biglietto orario passa da 1,20 a 1,30 euro, il giornaliero da 4 a 5 euro e l’abbonamento mensile da 36 a 38 euro. Per limitare l’effetto, il Comune ha garantito che non ci sarà nessun aumento sull’abbonamento annuale e che le tariffe resteranno bloccate così come sono ora almeno per i prossimi tre anni. A Torino la situazione è più complicata: la Regione Piemonte ha – per ora ufficiosamente – annunciato nuovi aumenti del 15% su tutto il trasporto locale, sia autobus che ferrovie, ma Provincia e capoluogo si oppongono alla decisione. I rincari sul territorio sono già stati pesanti e il servizio è stato oggetto di tagli importanti: difficile spiegare un nuovo aumento ai cittadini. In particolare, l’assessore alla Mobilità del Comune di Torino Claudio Lubatti ha escluso categoricamente la possibilità: “Abbiamo già analizzato il piano tariffario cittadino con il rapporto costi-ricavi previsto dalla Regione. Siamo in linea, non intendiamo applicare nuovi aumenti in un periodo così difficile per le famiglie torinesi. Il servizio della città raggiunge già il rapporto ricavi costi del 35% e l’amministrazione non intende ritoccare al rialzo nessuna tariffa di propria competenza”.

Quanto costa oggi prendere il bus nelle città italiane

Il biglietto singolo oggi costa 1,5 euro a Torino, Milano, Roma e Perugia, dove però il biglietto singolo dura 70 minuti e non 90. 1,3 euro a Bologna1,2 a Napoli, Firenze, Cagliari e Ancona1 euro a Bari. Se a Milano sarà approvato l’aumento, come sembra intenzionata a fare la Giunta, passerà ad 1,70 euro. Potrebbe superarla Torino, se la Regione la spunterà, perché un aumento del 15% si tradurrebbe in un biglietto singolo da 1,75 euro. Un’ipotesi che – ricordiamo – è comunque fuori discussione secondo il Comune.

Fonte: eco dalle città

Energia e trasporti: come risparmiare 50 miliardi di dollari in 40 anni…

I trasporti sono la causa del 20% del consumo globale di energia e il 40% di questa fetta è dovuta al solo traffico cittadino: nell’ultimo rapporto dell’International Energy Agency, l’analisi di trenta città particolarmente efficienti da cui prendere esempio: nessuna è italiana.375640

Oltre a diminuire le emissioni di CO2 e aumentare la qualità della vita e la salute, un miglior sistema di trasporti urbani può far risparmiare al mondo 50mila miliardi di dollari da qui al 2050. Lo afferma un rapporto dell’International Energy Agency, che cita tra gli esempi virtuosi 30 città del mondo di cui però nessuna italiana. (L’elenco delle città a fondo pagina). “Con la popolazione delle città che crescerà del 70% entro il 2050 e il consumo di energia dovuto ai soli trasporti metropolitani che raddoppierà entro quella data – avverte Maria van der Hoeven, direttore dell’Iea, nella prefazione al rapporto – c’è bisogno di soluzioni intelligenti, sicure e ad alta capacità, anche per mitigare i numerosi effetti negativi su clima, salute ed economia”. I trasporti sono la causa del 20% del consumo globale di energia, avverte il documento, e il 40% di questa fetta è dovuta al solo traffico cittadino. Secondo il rapporto bisogna agire secondo le tre direttive: evitare, spostare e migliorare. Servono cioè politiche per diminuire la necessità di spostamenti nelle città, per spostare il maggior numero di viaggiatori possibile sui mezzi pubblici e migliorare l’efficienza dei veicoli. “Rimodernando il proprio sistema di trasporto sui rotaia – affermano ad esempio gli esperti dell’Iea – la città di Belgrado ha triplicato il numero di passeggeri dei mezzi pubblici, mentre New York ha tagliato 11 minuti nel tempo medio passato nel traffico dai cittadini introducendo gli autobus express”.

L’elenco delle città case-studies

Buenos Aires, Argentina
Belgrado, Serbia
Delhi, India
Eindhoven, Olanda
Guangzhou, Cina
Hong Kong, China
Istambul, Turchia
Kayseri, Turchia
Lagos, Nigeria
Lisbona, Portogallo
Manila, Filippine
Mexico City, Messico
Mosca, Russia
Montevideo, Uruguay
Nashville, USA
New South Wales, Australia
New York City, USA
Parigi, Francia
Rio de Janeiro, Brasile
Shanghai, Cina
San Francisco, USA
Seul, Korea
Singapore, Singapore
Stoccolma, Svezia
Santa Monica, USA
Terrassa, Spagna
Varsavia, Polonia
Vienna, Austria

Fonte: eco dalle città

Pedoni, pedali e pendolari insieme per una Mobilità Nuova

“Urgente ripensare il settore della mobilità per rispondere alle reali necessità dei cittadini. Oggi solo l’inizio, portiamo in Parlamento la legge per la mobilità collettiva”. Si è tenuta il 4 maggio a Milano una grande manifestazione organizzata dalla Rete per la #MobilitàNuova.bici

“Quello di oggi è solo l’inizio, un grande inizio, ma la strada è ancora lunga. Per questo è importante essere qui ed essere tanti a chiedere strategie nuove, interventi puntuali e maggiori risorse per lo sviluppo del trasporto collettivo e di città a misura di pedoni e ciclisti”. È quanto ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, sulla grande manifestazione organizzata sabato scorso a Milano dalla Rete per la #MobilitàNuova che vede la partecipazione di un cartello di oltre 150 associazioni tra cui Libera, Aiab, Coldiretti, Slow Food, Legambiente, Associazione turismo responsabile e Touring club italiano, #salvaiciclisti, Fiab, Associazione per i diritti dei pedoni, Movimento difesa del Cittadino e Cittadinanzattiva, Spi-Cgil, Auser e Sbilanciamoci, No Tem e Coordinamento comitati contro le autostrade CR-MN e TI-BRELibera. La Rete per la Mobilità Nuova ha manifestato il 4 maggio Milano all’insegna di “Pedoni, Pedali e Pendolari uniti per modificare il modello di mobilità vigente spostando le risorse pubbliche laddove si spostano le persone”. La Rete chiede un approccio differente alle politiche dei trasporti in Italia, che concentri la spesa pubblica nelle aree urbane dov’è più alta la domanda di mobilità e avvii un ripensamento complessivo del settore dei trasporti. Sostenendo attraverso scelte strategiche le persone che quotidianamente si muovono usando i treni locali, i bus, i tram e le metropolitane, la bici e le proprie gambe e dando visibilità alle vertenze nazionali e locali contro quelle opere pubbliche stradali, autostradali e ferroviarie inutili e dannose per il Paese.Immagine

“La qualità della vita nelle città – prosegue Cogliati Dezza – è determinata in gran parte dalla qualità della mobilità, che incide tanto sull’inquinamento e la sicurezza stradale quanto sui tempi degli spostamenti, l’equità nell’accesso ai servizi, la vivibilità degli spazi urbani, il consumo di suolo e la dipendenza dal petrolio. Esistono misure utili ed efficaci che costano molto poco e che si potrebbero attuare da subito: dalle corsie preferenziali, alla distinzione tra vie a scorrimento veloce e zone a 30 chilometri orari. È urgente ripensare il settore dei trasporti in modo da rispondere alle reali necessità dei cittadini, potenziando la rete dei mezzi pubblici per rendere la vita più facile a chi li adopera quotidianamente e garantire a tutti la libertà di muoversi. Una libertà che oggi, in troppe realtà, è negata a chi non possiede un’automobile. Occorrono alternative efficienti che consentano di disincentivare l’uso dell’auto. Chiediamo al nuovo governo di impegnarsi subito su questo fronte – conclude il presidente di Legambiente – e portiamo in Parlamento la legge di iniziativa popolare per la quale oggi è partita la raccolta firme: una legge che vincoli almeno i tre quarti delle risorse statali e locali disponibili per il settore trasporti a opere pubbliche che favoriscono lo sviluppo del trasporto collettivo e di quello individuale non motorizzato. Legambiente invita tutti a sottoscriverla e ad aderire alla Rete per la Mobilità Nuova per condividere necessità e azioni comuni”. In occasione della manifestazione di Milano, è stata infatti presentata la proposta di legge di iniziativa popolare redatta dalle 200 associazioni che aderiscono alla Rete della Mobilità Nuova.magio

L’obiettivo è quello di far scender sotto al 40% la percentuale di spostamenti con l’auto privata nelle città con target vincolanti sul modello della raccolta differenziata. “Destinare allo sviluppo del trasporto pubblico locale e della mobilità non motorizzata il 75% dei fondi pubblici per trasporto e infrastrutture per incrementare il trasporto collettivo e gli spostamenti non motorizzati all’interno delle aree urbane per l’ottimizzazione delle risorse pubbliche destinate alle infrastrutture per la mobilità. Destinare al trasporto pubblico locale e alla mobilità non motorizzata il 75% dei fondi pubblici per il trasporto e le infrastrutture per la mobilità. Definire target di mobilità validi in tutti i Comuni capoluogo di Provincia e nei Comuni con più di 50.000 abitanti, che, come per la raccolta differenziata, impongano alle amministrazioni locali obiettivi vincolanti, con un sistema di incentivi e disincentivi. Introdurre il limite di 30 chilometri orari nei centri urbani, con la possibilità di elevarlo a un massimo di 50 chilometri orari per le strade urbane le cui caratteristiche costruttive e funzionali lo consentano.bus

Sono i tre i punti chiave della proposta di legge “per incrementare il trasporto collettivo e gli spostamenti non motorizzati all’interno delle aree urbane e per l’ottimizzazione delle risorse pubbliche destinate alle infrastrutture per la mobilità”. Per aumentare la sicurezza di tutti e sollecitare modalità di trasporto alternative all’auto privata. Una rivoluzione della mobilità da imporre ai decisori politici, che parta proprio da un riequilibrio delle scelte politiche e delle risorse pubbliche destinate al settore dei trasporti. In particolare, la proposta di legge premia con un sistema di incentivi i Comuni che hanno rispettato nei tempi stabiliti la quota massima di spostamenti motorizzati con mezzi privati e penalizza quelli che non hanno ottemperato gli obblighi di legge. I target di mobilità prevedono, entro due anni dall’approvazione della legge, una quota massima di spostamenti motorizzati individuali con mezzi privati all’interno delle aree metropolitane e del territorio comunale inferiore al 50% del totale degli spostamenti. Poi, spostamenti individuali motorizzati con mezzi privati inferiori al 47,5% entro il terzo anno, inferiori al 45,0% entro il quarto anno e inferiori al 40,0% entro il quinto.

Fonte: il cambiamento