Roma, arrivano le ‘Passeggiate al tramonto’ nel Parco dell’Appia Antica

Da un’iniziava di EcoBike arrivano le passeggiate al tramonto tra storia e bellezza naturali. In collaborazione con il Parco dell’Appia Antica 6 serata per scoprire la Regina Viarumroma

Passeggiate al tramonto accompagnati da professionisti tra cui archeologi e guide turistiche. È questa l’iniziativa che prende il nome proprio di “Passeggiate al tramonto” e che viene proposta da EcoBike in collaborazione  con L’Ente Regionale Parco dell’Appia Antica. Grazie a questi percorsi, che si svolgeranno da aprile a luglio 2016, sarà possibile ammirare le bellezze storiche e naturalistiche del parco illuminato dallo splendido colore del sole che tramonta.

I percorsi cambieranno da un appuntamento all’altro ed esploreranno la via Appia Antica dal I al IX Miglio con passeggiate di circa 2 km. Gli appuntamenti saranno 6 ( 3 aprile, 9 aprile, 14 maggio, 28 maggio, 11 giugno, 9 luglio) e non sarà incluso l’accesso ai monumenti, sebbene nei pressi dei principali siti archeologici siano previste soste didattiche.  Tra i luoghi previsti dai percorsi la Villa dei Quintili e la Tenuta di santa Maria Nova ma anche le maestose rovine degli acquedotti e dei complessi termali che si trovavano vicino la Regina Viarum, nome con cui era conosciuta ai romani l’Appia antica.  Un’occasione da non perdere per passare una serata diversa con l’arrivo della bella stagione. Qui è possibile prenotarsi per questi o altri eventi organizzati nel parco dell’Appia Antica.

Fonte: ecodallecitta.it

Pechino, tramonto sul maxischermo: lo smog nasconde il sole

L’inquinamento a Pechino raggiunge livelli altissimi: una coltre di smog impedisce ai residenti di vedere il cielo (e non solo), necessaria la mascherina. Il governo mostra il tramonto su un megaschermoBeMVDlzCcAANATZ-620x393

Essere costretti ad osservare il tramonto su di un megaschermo è forse il fondo che la città di Pechino sta cominciando a grattare: l’altissimo livello di inquinamento, con valori anche 26 volte oltre la soglia indicata come “rischio” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, sta costringendo le autorità cinesi a mettere in campo misure eccezionali per mitigare l’incidenza dell’inquinamento. Il Centro per il Monitoraggio Ambientale della municipalità di Pechino ha rilevato una densità di polveri 2.5 di oltre 700 microgrammi per metro cubico in molte aree della città, un valore che supera di quasi trenta volte la concentrazione massima di polveri sottili considerata accettabile dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che fissa in 25 microgrammi per metro cubo la soglia di sicurezza. Oramai la quotidianità dei pechinesi è seriamente compromessa: impossibile uscire di casa senza mascherina di protezione (protezione decisamente poco efficace, seppur necessaria), odore acre in tutto il perimetro della città, visibilità al di sotto dei 100m, quattro snodi autostradali chiusi nel tentativo di ridurre l’inquinamento. Sembra però che tutto questo non sia abbastanza e Pechino vive i momenti più bui della sua storia ambientale. Nella sola capitale cinese si contano circa venti milioni di abitanti e 5,2 milioni di auto che circolano ogni giorno sugli anelli autostradali della città, una cifra, questa, destinata a salire nei prossimi anni, ma che da sola non basta a spiegare il fenomeno dell’inquinamento. Tanto bui che le autorità, per mitigare lievemente l’impatto emotivo che tutto questo comporta alla cittadinanza, hanno deciso di installare in piazza Tienanmen, famosa per le proteste del lontano 1989, un megaschermo sul quale trasmettere un intenso tramonto rosso e giallo, i colori naturali della rivoluzione che i pechinesi rischiano di dimenticare, almeno in natura, appiattiti dall’intenso grigiume dell’inquinamento. Le autorità consigliano di restare in casa, di non svolgere attività sportive (quelle scolastiche sono state vietate), ma hanno anche richiesto una diminuzione delle attività delle imprese di costruzione e una riduzione delle emissioni industriali, alla quale 54 imprese edilizie e 28 gruppi industriali hanno deciso di ottemperare.

Fonte. ecoblog

Rosso di sera

“La natura, insomma, non è l’àncora che tiene ferma una barca ma il mare stesso: tentare di chiuderla nelle tranquille baie di rigorosi sistemi scientifici o morali è impossibile”.

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Anche se siamo abituati al ripetersi dei fenomeni naturali, al punto di averli tradotti nel linguaggio statico dei proverbi, non possiamo evitare di ammettere che il loro puntuale verificarsi non è certo. Le scoperte della fisica contemporanea hanno messo in crisi il nostro concetto di ‘natura’, e di ‘natura delle cose’. Per quanto ai nostri occhi non sembri, l’intelligenza dei fatti ci mostra complessità e casualità più interessanti e inquietanti della sicurezza che come esseri finiti cerchiamo di garantirci. La natura, insomma, non è l’àncora che tiene ferma una barca ma il mare stesso: tentare di chiuderla nelle tranquille baie di rigorosi sistemi scientifici o morali è impossibile. Non lo hanno capito alcuni politici e uomini di fede che fanno appello a una presunta ‘naturalità’ per negare a quel che vive di prendere strade nuove e con diritto. Dicono, questi difensori della specie, che non è ‘naturale’ il matrimonio tra omosessuali, e che una questione del genere non va risolta con le leggi dello Stato; che anzi questo Stato non possa lasciare alle persone la responsabilità della scelta migliore per se stesse, perché farlo significherebbe violare i criteri della natura, e l’abuso diventerebbe un abominio. Le leggi di uno Stato laico, però, dovrebbero consentire ai cittadini di sviluppare il movimento dei corpi e dello spirito non in base a una rigida concezione della civiltà opposta alla natura (per cui norme, vincoli e restrizioni servano a impedire lo sbranamento reciproco e l’arbitrio del potere) ma piuttosto riconoscendo che la natura degli uomini coincide con la loro fluida, sorprendente, terribile, gioiosa evoluzione, che ne è essenza e destino. E pure che le parole con cui la esprimono non sono definitive, per quanto tentino con sforzo e perizia di definire la realtà. Le parole sono piuttosto un territorio da inventare, allargare, abitare con i propri bisogni e bisogno di significato. Ciascun essere umano combatte per esse e insieme ad esse giorno dopo giorno; non lascia che un termine importante come ‘naturale’ passi nella conversazione senza che la sua pertinenza venga contestata e giocata contro chi chiede di veder riconosciuto nel proprio l’unico corretto vocabolario; oppone al tono assertivo e confortevole con cui si esprimono anche i proverbi l’ipotesi lieve e disarmante che una mattina -nonostante succeda al tramonto del sole infuocato- nevicherà.

Fonte:il cambiamento