Disastro petrolifero in Thailandia: “il prossimo, dove sarà?”

Sabato scorso 50 mila litri di greggio sono fuoriusciti da un oleodotto al largo della provincia di Rayong, nell’est della Thailandia. “È ora di fermare la follia delle estrazioni petrolifere, in Thailandia come nell’Artico. E come nel Mediterraneo”.disastro_petrolifero_thailandia

C’è un solo colore nelle immagini che Greenpeace ha commissionato al fotografo Roenggrit Kongmuang e che documentano le operazioni di ripulitura della spiaggia di Ao Phrao a Ko Samed, nella provincia thailandese di Rayong: il nero. Dopo il disastro petrolifero avvenuto sabato nel Golfo di Thailandia soccorritori, volontari locali e personale della PTT Global Chemical hanno raggiunto una delle spiagge più ambite dal turismo internazionale per avviare le operazioni di ripulitura. Sono oltre 50 mila i litri di petrolio greggio che si sono dispersi in mare, 20 chilometri a sud est della zona industriale di Map Ta Phut, per una perdita da un oleodotto operato dalla PTT Global Chemical Public Company.disastro_petrolifero__thailandia

È ora di fermare la follia delle estrazioni petrolifere, in Thailandia come nell’Artico. E come nel Mediterraneo: le nostre coste sono assediate da decine di richieste per la ricerca di poche gocce di petrolio che all’Italia basterebbero per poche settimane. Ma un disastro, anche modesto, in poche ore causerebbe un danno che le foto thailandesi documentano benissimo. In Italia, Greenpeace ha già scritto al ministro dell’Ambiente per informarlo delle minacce delle trivellazioni in arrivo, ma non ha ottenuto alcuna risposta.

Fonte: il cambiamento

Marea nera in Thailandia, 50 mila litri di petrolio in area protetta

Greggio in mare al largo delle coste orientali della Thailandia. Il petrolio ha contaminato la baia di Ao Phrao a Koh Samet nel parco di Khao Laem Ya-Mu Koh Samet National Park in area marina protettathailandia5_01

50 tonnellate di greggio pari a 50 mila litri sono state disperse in mare nella Thailandia orientale e nel giro di due giorni hanno raggiunto 20 km di spiaggia nella baia di Ao Phrao nel Parco protetto Khao-Laem-Yah Koh Samet. Ne dà notizia la stessa compagnia petrolifera PTT Global Chemical che annuncia già il 27 luglio la fuoriuscita di greggio a causa della rottura di una tubazione ma nel comunicato tende anche a minimizzare. L’ultimo comunicato di oggi 29 luglio annuncia l’intervento di ben cinque navi incluse quelle della Marina Militare thailandese e l’intervento di volontari che stanno iniziando a ripulire la baia.

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Anon Sirisaengtaksin direttore di PTT GC ha presentato le sue scuse durante una conferenza stampa riconoscendo la responsabilità dell’impresa nella perdita del greggio durante il trasferimento da un container verso l’oleodotto che alimenta la raffineria PTT. Greenpeace avverte che la perdita è enorme e lancia l’appello alla Thailandia per mettere fine alle trivellazioni le Golfo. Ha detto Ply Pirom membro dell’associazione ambientalista:

Il golfo della Thailandia è sotto minaccia continua delle maree nere a causa dei continui trasporti delle petroliere nei punti di rifornimento e si contiano negli ultimi 30 anni otre 200 perdite consistenti di greggio.

Conferma la gravità dell’inquinamento anche Puchong Saritdeechaikul direttore del Centro di conservazione delle risorse marine e costiere che risponde direttamente al Governo e ammette che è la priva volta che l’Isola di Samet viene contaminata.

Fonte: Le Monde

Stop al commercio di avorio in Thailandia, lo promette il primo ministro Shinawatra

 

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Stop al commercio di avorio in Thailandia: questa la solenne promessa fatta oggi dal primo ministro thailandese Yingluck Shinawatra (nella foto in alto)all’apertura della conferenza del CITES a Bangkok. Ha dichiarato infatti il primo ministro Shinawatra:

Come prossimo passo riformeremo la legislazione nazionale con l’obiettivo di porre fine al commercio dell’avorio e allinearci con le normative internazionali. Questo ci aiuterà a proteggere tutte le specie di elefanti, da quelli africani a quelli tailandesi selvatici o domestici.

La campagna mediatica per sollecitare la Thailandia a sospendere il commercio di avorio ha visto anche un testimonial di eccezione come Leonardo DiCaprio e a condurla anche il WWF.

Ma tra i paesi coinvolti nel commercio di avorio ci sono anche la Cina che vanta il più grande mercato mondiale,il Vietnam, la Nigeria e la Repubblica Democratica del Congo (DRC). Il Primo ministro Shinawatra assumendo l’impegno ha però anche chiesto che il resto del mondo faccia la sua parte.

Si tenga presente, ad esempio che l’Italia è uno dei più importati mercati mondiali per l’acquisto di legno tropicale e pelli di rettile che se non direttamente implicati con l’avorio fanno parte comunque di quel mercato illegale alimentato dal bracconaggio non di meno dei denti degli elefanti.

Resta ancora attiva la petizione da firmare on line e lanciata dal WWF in 156 paesi, per portare entro il 14 marzo altre firme al Primo ministro Shinawatra a cui sono già state consegnate 500 mila.

Fonte: Comunicato stampa