Tesla costruirà le batterie anti black out in South Australia

Dal Governo arriva la conferma: stanziati i fondi per il progetto di Tesla finalizzato a costruire le mega batterie contro i black out di energia elettrica.http _media.ecoblog.it_c_c18_tesla-costruira-le-batterie-anti-black-out-in-south-australia

In un comunicato ufficiale, a dire il vero abbastanza scarno e povero di informazioni, il Governo del South Australia ha dato la conferma ufficiale e definitiva della sua futura collaborazione con Tesla e Neoen al fine di risolvere il grave problema dei black out elettrici nello Stato australiano. La soluzione scelta è quella di collegare alla rete elettrica enormi batterie al litio. Si tratta di una batteria a ioni di litio dalla capacità complessiva di 129 MWh, collegata al parco eolico da 315 MW di potenza sito a Hornsdale e gestito dalla francese Neoen.  I due partner sono leader nelle loro rispettive categorie di mercato: Tesla, batterie e Neoen sviluppo e gestione di impianti di produzione di energia rinnovabile. Il comunicato del Governo del South Australia, a dire il vero, apre le porte ad altri progetti di potenziamento del sistema elettrico dello Stato, messo completamente KO da una tempesta esattamente un anno fa. In arrivo finanziamenti pubblici per 150 milioni di dollari australiani (poco meno di 100 milioni di euro, al cambio attuale) tra stanziamenti a fondo perduto e finanziamenti agevolati. Serviranno per coprire tre aree di investimenti. La prima area riguarda l’integrazione delle rinnovabili nella rete elettrica, tramite batterie o altre tecnologie da applicare ai progetti di parchi fotovoltaici e parchi eolici ancora da sviluppare. La seconda area riguarda lo stoccaggio di energia tale e quale, da collegare alla rete elettrica ma non ad un impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili. La terza area riguarda le bioenergie, prodotte da scarti agricoli o altre materie prime. L’agricoltura, in Australia, sta infatti diventando un settore economico realmente importante.

Il Governo specifica che “Una parte dei fondi è stata già stata indirizzata al progetto di stoccaggio con batteria connessa alla rete elettrica attualmente in costruzione, da parte di Tesla e Neoen, vicino Jamestown“.

Tesla, quindi, aveva ragione quando affermava che il suo progetto di batterie connesse alla rete elettrica del South Australia poteva diventare realtà in appena cento giorni. Da quando il Governo e Tesla hanno iniziato a discutere di batterie anti black out a quando il Governo ha messo a disposizione i fondi, infatti, è passato realmente pochissimo tempo.

Credit foto: Flickr

Fonte: ecoblog.it

Lo stoccaggio energetico ha raggiunto la massa critica

La rivoluzione dell’energia pulita è pronta a decollare in California, non riguarda solo le auto ma anche le case.

Milioni di batterie ubicate in punti diversi che, messe assieme, contribuiscono ad immagazzinare e produrre energia e abbattere l’uso di combustibili fossili: è il principio seguito dai grandi centri di stoccaggio energetico costruiti da aziende come Tesla, AES e Altagas, che hanno eletto la California del sud come luogo ideale per lo stoccaggio energetico. Tesla ha realizzato l’impianto più grande del mondo, a Reno, e messi insieme gli impianti di tutte e tre le aziende rappresentano ben il 15% del totale dell’energia immagazzinata nel pianeta: qualcosa che Bloomberg ha definito “una rivoluzione appena iniziata”: tutti e tre i centri di stoccaggio saranno aperti questa settimana e, tutti, sono stati ideati, sviluppati e creati nel giro di 10-12 mesi. Un vero record. Una rivoluzione che ha visto un’accelerata notevole negli ultimi anni: grazie anche alla facilità con cui possiamo leggere notizie da tutto il mondo, gli ultimi anni si sono caratterizzati da una serie numerosa di incidenti legati all’estrazione ed allo stoccaggio di combustibili fossili (incidenti, ad esempio, a diverse centrali di stoccaggio gas in California, ma se pensiamo a casa nostra viene in mente la famosa “torcia” del centro oli di Viggiano e in generale le perdite di petrolio dalle condotte in Basilicata, come anche nel delta del Niger) e da una nuova spinta a trovare un rimedio sostenibile a questi incidenti. Southern California Edison (SCE), ad esempio, è stata la prima azienda a distribuire batterie per accumulo di energia per assottigliare il rischio di trovarsi impreparati in un black-out invernale. Fino a pochi anni fa creare un centro di stoccaggio energetico con batterie agli ioni di litio sarebbe stata una follia antieconomica: molto meglio investire nel gas, mercato che invece oggi vede una notevole flessione proprio relativamente ai costi. Dalla metà del 2014 i prezzi delle batterie agli ioni di litio, il meglio del meglio ad oggi in commercio – ma ci sono già test per altri sistemi, come i polimeri di litio, sono crollati ed oggi si attestano su circa il 50% del valore di allora. Ed entro il 2020, lo abbiamo scritto qualche giorno fa, la Gigafactory di Tesla sarà la regina dello stoccaggio energetico. L’obiettivo dello stato della California è immagazzinare 1,32 Gigawatt al giorno entro il 2020. Gli scettici ci sono anche in questo caso: secondo gli analisti di Bloomberg per esempio la tecnologia e la società si stanno sviluppando più velocemente delle gigafactory e dei grandi magazzini di stoccaggio energetico ma c’è anche da dire che, fino ad ora, aziende come Tesla ne hanno sbagliate davvero poche, con una crescita lenta ma inesorabile verso la vetta dell’automobilismo (e non solo) mondiale. Secondo il BNEF invece l’abbattimento costante dei costi delle materie prime e delle batterie sarà una vera manna dal cielo per il settore, già in rapida ascesa: se in futuro ogni chilowattora costerà 275 dollari (prodotto e stoccato in batterie) lo stesso chilowattora costerà 500 dollari se da fonti fossili. Se a questo si aggiunge il fatto che le fonti fossili sono finite mentre le rinnovabili sono, appunto, rinnovabili le conclusioni si traggono da sole. Sicuramente è interessante notare come in alcune zone del mondo stiano cercando di porre rimedio al problema energetico guardando all’elettricità prodotta da fonti rinnovabili e ai centri di stoccaggio di energia come del futuro della sostenibilità: sarà possibile alimentare automobili e intere case, quartieri e città. Tutto elettrico a impatto zero, o quasi.

Fonte: ecoblog.it

La stazione di stoccaggio di Tesla da 80 MWh è la più grande del mondo

tesla-powerpack

Tesla e Southern California Edison hanno completato la stazione di stoccaggio di energia elettrica più grande del mondo: si trova in California, a Mira Loma ad est di Los Angeles, e grazie al nuovo sistema di Tesla Powerpack 2 – agli ioni di litio – la stazione potrà immagazzinare fino a 80 MWh di energia. Il progetto era stato annunciato nel settembre scorso ed è il più imponente al mondo, di questo tipo: la stazione di stoccaggio è pronta dalla fine di dicembre ed è ora operativa per soddisfare la domanda di approvvigionamento delle varie colonnine nei picchi di richiesta ed è in grado di garantire energia elettrica per 2500 famiglie al giorno. È composta da 400 Tesla Powerpack 2, accumulatori di ultima generazione ad alte prestazioni che vengono prodotti alla Gigafactory, che da quando sono stati immessi sul mercato sono stati venduti per un totale di 300 MWh, riscuotendo un successo notevole. Il sistema accumula energia nelle ore con meno richiesta, garantendo così anche l’affidabilità dei vari punti di ricarica nei picchi di richiesta, e se il progetto avrà successo potrà diventare il cavallo di Troia per la conversione energetica della California meridionale

Fonte: ecoblog.it

La Gigafactory di TESLA, dove nascono le batterie più potenti del mondo

Tesla ha aperto la sua Gigafactory nel giugno 2014 poco lontano da Sparks, in Nevada negli Stati Uniti, e in attesa di partire con la produzione delle vetture (500.000 veicoli l’anno entro il 2020) ha iniziato a produrre le celle delle batterie al litio per i prodotti Powerwall 2 e Powerpack 2, come già anticipato dai nostri colleghi di Blogo Motori. gigafactory-tesla

Si tratta di un ulteriore salto nel buio per Tesla, che fino ad oggi le scommesse fatte le ha vinte tutte: secondo alcune stime diffuse da Bloomberg nel 2016 i prezzi delle batterie sono calati a livello mondiale del 22% e nel 2017 dovrebbe scendere di un ulteriore 17% e pensare, oggi, di mettersi a far concorrenza ai leader del settore (Cina, Giappone e Corea del Sud) è davvero un’ambizione importante. Attualmente alla Gigafactory, non ancora completata, lavorano 2.900 dipendenti fissi mentre altri 4.000 sono i lavoratori complementari, inclusi i temporanei, distribuiti nei 4,5 milioni di metri quadrati del complesso: qui si producono le batterie (per uso domestico) Powerwall 2 e Powerpack 2 ma questi due prodotti presto saranno accompagnati dalla produzione dell’intera gamma di prodotti Tesla, dalle auto alle componenti. Una volta completata la Gigafactory verrà alimentata da fonti di energia rinnovabili, allo scopo di raggiungere un’energia netta pari a zero: in totale, per l’impianto del Nevada è stato previsto un investimento da 5 miliardi di dollari, per 1,3 miliardi di incentivi in 20 anni. Grazie anche ad una collaborazione già attiva con Panasonic e con altri partner strategici, la Gigafactory, promette Tesla, “produrrà batterie a costi molto inferiori grazie all’economia di scala, alla produzione innovativa, alla riduzione degli sprechi e alla semplice ottimizzazione costituita dall’ubicare la maggior parte del processo di produzione sotto un unico tetto”.

Fonte: ecoblog.it

Supercharger V3 di Tesla, Musk annuncia il modello ultrarapido

tesla_model_3_04

Sarà pronta tra pochissimo la nuova versione dei Supercharger di Tesla (V3), le super colonnine dedicate alla ricarica delle Model S e delle Model X: il modello di terza generazione è stato annunciato da Elon Musk, chairman di Tesla Motors, che si dice intenzionato a offrire potenze per la ricarica di gran lunga superiori ai 350 kW. Si tratterebbe di un passo in avanti importante relativamente ai tempi di ricarica: superando i 350 kW Tesla ipotizza la possibilità di effettuare ricariche “flash” da pochi minuti, una decina circa ogni 300km mentre secondo i calcoli fatti da Electrek i Supercharger V3 potrebbero consentire una ricarica da 480 chilometri in 15 minuti . Attualmente i connettori delle 769 colonnine Supercharger sono tarati sui 120 kW, ma sono in grado di raggiungere i 145 kW, e possono ricaricare l’80% di una batteria da 85 kWh in 40 minuti e il 100% in 75.  Le Tesla attuali tuttavia non saranno probabilmente in grado di sfruttare appieno tutta la potenza delle nuove stazioni ma il colosso dell’auto elettrica ha già annunciato lo sviluppo di nuove batterie che saranno lanciate a breve, forse già nel 2017 insieme alla Tesla Model 3.  Quella di Tesla sembra essere la risposta all’annuncio di fine novembre fatto da Audi, BMW, Daimler, Ford e Porsche, che hanno avviato una collaborazione per realizzare migliaia di nuove colonnine da 350 kW da qui al 2020.

Fonte: ecoblog.it

Auto elettriche, Tesla quest’anno vende di più

tesla_model_3_04

Per cercare un po’ di capire concretamente quanto “tiri” il mercato delle auto elettriche abbiamo dato un’occhio ai dati di vendita di Tesla Motors Inc, la “più innovativa” azienda al mondo in tema di auto elettriche, dai quali è possibile osservare come le auto elettriche siano un’opzione sempre più gettonata. Nel terzo trimestre del 2016 Tesla ha accantonato un profitto di 22 milioni di euro, secondo il Washington Post è il primo segno positivo dopo 12 perdite trimestrali consecutive segno che qualcosa, tra i consumatori, sta cambiando: di fatto il terzo trimestre di quest’anno potrebbe rappresentare la svolta per la compagnia americana, e per il mercato auto-elettriche, essendo la seconda volta in assoluto che l’azienda va in attivo. Rispetto a un anno fa le entrate economiche di Tesla hanno visto un aumento generoso del 145% e questo vale tanto più per un’azienda che produce auto che certamente non tutti possono permettersi: l’amministratore delegato di Tesla Elon Musk ha annunciato, tempo fa, l’uscita di un auto berlina completamente elettrica che darà del filo da torcere a tutti i competitor fossili sul mercato. Qui siamo quindi davanti a un bivio: o chi può permettersi auto dai 40.000 euro in su è più sensibile di altri in tema di sostenibilità ambientale oppure quando la qualità si sposa con l’ecosostenibilità il prezzo va in secondo piano. Noi di Ecoblog propendiamo per la seconda opzione e se così fosse il lancio di modelli più economici sul mercato potrebbe garantire a Tesla guadagni notevoli e all’ambiente benefici altrettanto importanti. Nel 2018 la società punta a realizzare 500.000 auto, 50.000 in più rispetto al 2015 e l’intenzione sembra quella di diversificarsi, sempre nel settore elettrico: con l’acquisizione di SolarCity e i tentativi di sviluppare delle batterie elettriche ricaricabili le direzioni che l’azienda sembra voler intraprendere sono varie e tutte “vergini” dal punto di vista economico.

Fonte: ecoblog.it

Tesla, tegole solari per ricaricare le auto elettriche a casa

Le tegole fotovoltaiche completano il progetto di autosufficienza insieme alle auto elettriche e all’accumulatore Powerwall 2tegole-tesla

Sono state presentate a Wisteria Lane le tegole fotovoltaiche che promettono di completare il progetto di autosufficienza elettrica di Tesla che comprende il sistema di accumulo Powerwall e le auto elettriche dell’azienda di Elon Musk. Realizzate da Tesla in collaborazione con Solar City le tegole – di cui non sono stati rivelati prezzi e prestazioni – integrano i pannelli solari armonizzandosi con le esigenze estetiche delle abitazioni e, secondo quanto riferito da Musk, avrebbero un rendimento inferiore del 2% rispetto ai pannelli della SolarCity attualmente in commercio. Sempre secondo Musk, le tegole sarebbero in grado di assicurare un ciclo di vita fino a tre volte superiore alle tradizionali coperture non smart. Non mancano gli scettici che ritengono che le tegole solari si riscalderanno più dei tradizionali pannelli riducendo l’efficienza produttiva, problema che potrebbe essere aggravato dalla difficoltà nella ventilazione. Disponibili in quattro diversi design (Textured Glass, Slate Glass, Tuscan Glass, Smooth Glass), resistenti agli urti e ai pesi, secondo quanto affermato da Musk, non dovrebbero costare più di un pannello solare della stessa superficie. L’idea è quella di consentire agli utenti delle auto elettriche di utilizzare l’energia prodotta dal sole: l’anello di congiunzione è la nuova batteria Powerwall 2 che per un costo di 6mila euro sarebbe in grado di assicurare energia pulita anche in assenza delle fonti solari. La prima versione (già disponibile in Italia) ha una capacità di 6,4kWh, la seconda da 14 kWh è in grado di soddisfare le esigenze di una casa con quattro camere da letto. L’ultimo trimestre ha fatto segnare un ritorno all’utile di Tesla dopo tre anni di segni negativi e c’è grande attesa per l’arrivo della Model 3 che è già stata prenotata da 400mila clienti. Quanti di loro decideranno di alimentarla con l’energia prodotta sul proprio tetto?

5 Guarda la Galleria “Tegole solari Tesla”

Fonte: ecoblog.it

Mobilità elettrica: Tesla Motors si appresta ad “aggredire” il settore

tesla-motors_supercharger-300x336

Tesla Motors, una delle più grandi aziende automobilistiche mondiali, si prepara a diventare dominatrice indiscussa del mercato della mobilità elettrica. L’azienda di Palo Alto, produttrice di auto elettriche, punta dritto a conquistare il mercato orientale. Già nei giorni scorsi il fondatore dell’azienda,Elon Musk, a sorpresa di tutti, decideva di compiere un passo rivoluzionario nel campo della mobilità, rendendo disponibili i brevetti delle proprie auto. Un Open Source che, a detta del creatore dell’azienda, consentirà di abbassare i costi industriali. Secondo Musk, infatti, i brevetti sono solo un ostacolo alla crescita: consentire a tutti di copiare le tecnologie della Tesla senza paura di incorrere in sanzioni per aver infranto i brevetti, può essere uno slancio per combattere i cambiamenti climatici. Ora il marchio californiano si prepara a compiere un altro grande passo: “aggredire” il mercato cinese. La Tesla ha infatti già aperto una prima stazione di Supercharger a Pechino. È la terza sul territorio, dopo le altre due aperte a Shanghai. Considerato che Pechino ha una sensibilità green mediamente inferiore rispetto ai Paesi Occidentali, il passo compiuto dall’azienda potrebbe non essere affatto avventato. Di sicuro, potrebbe aiutare ad abbassare i livelli di inquinamento di una città che è ai massimi storici.

Musk sembra intenzionato a “battere il ferro finché è caldo” e ha già annunciato che tutto è pronto per iniziare a costruire altri 40 punti di ricarica. In poco tempo, da tre, le stazioni Supercharger della Cina potranno passare a 15, diventando il secondo Paese per concentrazione di punti, preceduto solo dagli Stati Uniti. Secondo Musk, questi presupposti potrebbero rilanciare la vendita di veicoli elettrici in Oriente. Se la Cina dovesse avvicinarsi al numero di auto vendute negli Usa già nel 2015, si creerebbero tutte le condizioni per creare uno stabilimento di veicoli nel Paese, abbattendo i costi di produzione e la tassa di importazione dei mezzi che è impostata al 25%. Come fa notare Il Fatto Quotidiano, infatti, negli Stati Uniti una model S costa 71mila dollari, in Cina 118 mila.  E abbattere i costi sembra essere proprio il perno su cui Musk intende fare leva per rilanciare il settore e la sua azienda. L’apertura dei brevetti ne è un esplicito segnale. Stesso discorso varrebbe per i punti di rifornimento. L’obiettivo di Musk in questo senso sarebbe condividere con gli altri la tecnologia delle stazioni di ricarica, in modo da far utilizzare a tutti la tecnologia Tesla, diventando leader indiscusso anche dei rifornimenti. Per adesso, sembra che ci sia un problema: nelle Supercharger, la maggior parte delle auto in circolazione (eccetto le auto Tesla ovviamente) non è in grado di sopportare l’elevato livello di energia erogato. Per quanto riguarda l’Italia, sembra che per l’inverno 2014-2015 sia in progetto un punto Supercharger per l’area Centro-Nord.

(Foto: multivu.com)

Fonte: ambientebio.it

LIT MOTORS, GLI ELETTRICI DALLA SILICON VALLEY

Lit Motors, gli elettrici dalla Silicon Valley

Arrivano da San Francisco due progetti visionari per la mobilità elettrica a due ruote: il Kubo, un piccolo cargo urbano e il C-1 un commuter per tutte le stagioni che non cade mai… Sì, a essere precisi la Silicon Valley è un po’ a sud di San Francisco. Ma negli ultimi anni le compagnie più arrembanti si stanno insediando nella città del Golden Gate, che ha già “incubato” successi come Twitter e Dropbox. Inevitabile quindi che in quest’area nascessero anche progetti di mobilità hi-tech: il primo è stato Mission Motors, che con alterne fortune ha tentato di replicare su due ruote le prestazioni delle auto Tesla; e l’ultimo è la Lit Motors, piccola startup passata anche per la piattaforma di finanziamento collettivo Kickstarter e che propone un paio di veicoli decisamente interessanti. 423874_8196_big_Potrero 4x3-med

Il Lit Motors Kubo

Il primo è il Kubo, un originale scooter “da carico” costruito attorno a una grande “cella” centrale che promette opportunità di carico veramente irraggiungibili da qualunque scooter tradizionale. Concepito per l’utilizzo nei grandi centri urbani sovraffollati, ha una velocità di punta di 75 km/h grazie al motore-ruota da 3 kW, mentre l’autonomia può raggiungere gli 80 km, aiutata anche dalla frenata rigenerativa. Il caricabatterie è integrato e la sospensione anteriore modificata per far spazio all’area di carico da 22 pollici (56 cm) di ampiezza, dotata di binari e occhielli di fissaggio. La capacità di carico totale (compreso il pilota) è di 136 kg, l’altezza della seduta è regolabile e nel sottosella è stato ricavato un altro vano. Ovviamente tutta digitale la strumentazione e totalmente LED le luci. La produzione dovrebbe partire in estate. 423874_4149_big_lit_motors_2014121

Il Lit Motors C-1

Il secondo (e per ora ultimo) è il C-1, che ha poco a che vedere con lo scooter coperto lanciato una dozzina di anni fa da BMW e ricorda invece il Monotracer della svizzera Peraves. L’idea è quella di un veicolo basso, da guidare con le gambe allungate davanti e protetti da una carenatura integrale. Un po’ il sacro Graal di chi riflette sulla mobilità urbana o se si vuole, piuttosto letteralmente, l’uovo di Colombo. Colombo in questo caso si chiama Danny Kim, ha origini asiatiche ma è nativo di Portland, Oregon. Il suo progetto ha alcuni punti di indubbia originalità, a partire dal sistema di stabilizzazione basato su due giroscopi controllati elettronicamente, che montati inclinati consentono al C1 di stare in qualunque posizione anche da fermo. Dato che anche l’impostazione di curva è gestita dai giroscopi, per guidare un C-1, che si inclina e piega come una moto, non servono competenze motociclistiche e qualunque automobilista può farlo (indubbiamente qualcosa che gli ideatori ritengono un punto di forza commerciale). Per contro, tenerli in rotazione consuma energia, per cui l’autonomia dichiarata di 300 km con una pur capace batteria da 8 kWh sembra perlomeno ottimistica: con una batteria da 8 kWh, il BMW C1 evolution ha un’autonomia dichiarata di circa un terzo. A parte questo aspetto, però, il C-1 promette poi di portare effettivamente nel mondo moto alcuni elementi finora riservati alle auto in termini di comfort (dal sedile alla climatizzazione, fino al sistema audio, per non parlare della connettività, che promette “grosse sorprese” a detta di Lit Motors) e di sicurezza: cinture, airbag multipli e un telaio a deformazione controllata, che insieme al sistema di stabilità a giroscopi sono tutti di ispirazione automobilistica. Si torna al mondo moto quanto ad abitabilità: il veicolo è fondamentalmente monoposto, anche se un passeggero può trovare posto alle spalle di chi guida. Anche il C-1 usa motori-ruota, in questo caso due, e un sistema di recupero in frenata tipo KERS usato per alimentare i giroscopi. Le prestazioni promesse sono brillanti: 160 km/h di velocità massima e 6 secondi nello 0-100. Se anche l’autonomia sarà quella dichiarata, le premesse per un possibile successo ci sono tutte.

Al momento non si sa ancora quando il C-1 entrerà in produzione, di certo questo mezzo sarà in grado di garantire una sicurezza che ad oggi nessuna moto o scooter è in grado di offrire: per farvi un’idea guardate il video!
di Christian Cavaciuti
Per ulteriori informazioni: itmotors.com 

Fonte: dueruote.it