Il clima è cambiato

Il clima è un campanello d’allarme di un intero sistema sull’orlo del collasso ambientale, energetico e sociale. Tuttavia, alcuni fattori ci indicano che un profondo mutamento è in atto e ci mostrano una realtà diversa, che tiene a freno i facili catastrofismi.

In quell’esplosivo garbuglio fatto di tensioni geopolitiche, povertà, disparità sociale che è la società globale, non ci sono molte certezze su quello che accadrà nei prossimi anni. Il clima, ahinoi, è una di queste: sappiamo con una certa sicurezza scientifica che il clima si modificherà nel prossimo futuro (in parte sta già accadendo) nella direzione del riscaldamento globale e dell’aumento dei fenomeni meteorologici estremi.Climate-Change

Sappiamo anche che il motivo di questo mutamento siamo noi, gli esseri umani, e il nostro impatto sugli ecosistemi terrestri. Sappiamo, infine, che dobbiamo agire subito per abbattere drasticamente le emissioni climalteranti e riuscire a mantenere l’innalzamento delle temperature attorno ai +2°C, e che se non ci riusciamo le conseguenze saranno davvero drammatiche, inclusa la probabile scomparsa dell’essere umano dal Pianeta. Eppure i grandi decisori politici sembrano ancora distanti dal considerare il clima una priorità nell’agenda internazionale. I motivi sono molteplici e non staremo qui ad approfondirli: resta il fatto che ci troviamo in una situazione di stallo in cui le conferenze e i summit mondiali si ripetono anno dopo anno senza che si riescano a prendere decisioni pratiche ed operative per evitare il disastro. Il summit di Parigi si chiama COP 21 perché è il ventunesimo incontro di questo tipo: prima c’è stato il COP 20 di Lima, il COP 19 di Varsavia, fino al COP 1 che si tenne a Berlino nel 1995, vent’anni fa.  Il fatto che nei venti incontri precedenti non si sia riusciti a raggiungere un accordo vincolante non lascia ben sperare per quello attuale ed i piani nazionali circolati prima della conferenza aumentano i timore degli scettici: le misure che ogni paese sembra disposto a prendere non sono sufficienti a mantenere l’innalzamento delle temperature entro i 2 gradi.cop21_gendarmes

Ma il clima è solo un campanello d’allarme di un intero sistema sull’orlo del collasso ambientale, energetico e sociale. L’idea di una crescita economica infinita, il consumismo, la delocalizzazione dei sistemi di produzione e smaltimento dei rifiuti, la finanziarizzazione dell’economia sono tutte facce diverse di quella matassa complessa che è la società contemporanea, che ha ormai mostrato tutti i suoi limiti endogeni. Tuttavia alcuni fattori ci indicano che un profondo mutamento è in atto e ci mostrano una realtà diversa, che tiene a freno i facili catastrofismi. Negli ultimi anni sono cambiate molte cose e oggi possiamo dire che esiste un’ampia gamma di soluzioni per tutti i problemi che dobbiamo affrontare. Approcci come quello della Decrescita  forniscono la cornice teorico-pratica di un’economia più locale, circolare, sostenibile, di stili di vita in armonia con il Pianeta. La Transizione  mette a disposizione un metodo per agire sui sistemi complessi e introdurre cambiamenti sistemici e duraturi. Esistono, anche solo in Italia, moltissimi strumenti utili e rivoluzionari, già pronti per l’uso: ad esempio i circuiti similmonetari come Arcipelago SCEC  o Sardex  (e i suoi figli Piemex, Liberex, ecc) che sono in grado si ribaltare il significato e le direzioni delle monete tradizionali. Questa abbondanza di strumenti va di pari passo con una crescita della consapevolezza.  Vi è un sentire più diffuso di quanto si è soliti pensare che abbraccia tutti gli aspetti della vita, dal cibo, alla salute, ai beni comuni, al consumo di risorse ed energia. Ne sono testimonianza le sempre più numerose battaglie vinte in difesa dei territori, lo storico risultato dei referendum sull’acqua pubblica del 2011, la crescita – in controtendenza rispetto al settore alimentare – del biologico (che ormai occupa il 60% del mercato agroalimentare – dati Nomisma) e del chilometro zero. E le centinaia, migliaia, di esperienze virtuose che come Italia che Cambia incontriamo ogni giorno in giro per il Paese. Insomma, quello meteorologico è non l’unico clima che sta cambiando, e le conseguenze iniziano a vedersi anche ad altri livelli.cloudy-sky

Questo cambiamento culturale in atto, infatti, sta facendo sentire i propri effetti anche a livello macroeconomico. Le grandi multinazionali hanno fiutato l’inversione di tendenza e cercano di intrufolarsi nei nuovi mercati, interessandosi improvvisamente all’etica dei prodotti, al biologico, adottando modelli di sharing economy. Non è un caso, giusto per citare un esempio emblematico, che circa un anno fa i Rockfeller, una delle famiglie simbolo del capitalismo americano da sempre legata al petrolio, abbia deciso di boicottare l’oro nero ed annunciare una improvvisa “svolta ambientalista”. Né che un Papa possa emettere un’enciclica come “Laudato si’”  (pubblicata da Papa Francesco nello scorso giugno) in cui si parla di decrescita, beni comuni, ecologia. Forse i tempi sono maturi perché si giunga ad accordo storico, una svolta epocale sul clima (e non solo).Parigi in questo senso sarebbe un luogo simbolico per due aspetti: da un lato perché dopo i tragici fatti recenti segnerebbe un nuovo inizio, dall’altro perché collegherebbe idealmente due fenomeni apparentemente distanti ma in realtà interconnessi come il terrorismo e i cambiamenti climatici. Riflettiamoci: quella mentalità innaturale che considera le persone alla stregua di merci e le fa schizzare da un lato all’altro del globo, che persino nel cuore della civile Europa crea sacche di povertà ed emarginazione potenzialmente esplosive, terreno fertile per estremismi e fanatismi, non è forse la stessa che ci ha condotto ad alterare la biosfera e far “ammalare” la Terra? L’inquietudine ed il senso di impotenza che proviamo di fronte ad attentati come quello che ha scosso Parigi non è simile a quella che proviamo di fronte ai cambiamento climatici? E non dimentichiamoci  che lo stesso riscaldamento globale sarà causa di flussi migratori sempre più consistenti per via del fenomeno dei cosiddetti “profughi ambientali”. Siamo sicuri che la società contemporanea sia in grado di affrontare queste sfide senza una profonda ridiscussione dei propri valori?7338227

Dunque Parigi potrebbe essere il teatro di una svolta epocale, ed è per questo che è importante far sentire la nostra voce alla classe politica in vista dell’incontro. In tutto il mondo si stanno mobilitando milioni e milioni di persone per organizzare, nella data del 29 novembre, oltre duemila colorate e rumorose marce per il clima (l’elenco di tutte le marce su http://350.org/global-climate-march/). Solo in Italia se ne contano quasi duecento, dal grande evento romano organizzato dalla Coalizione Clima, alle miriadi di piccole marce locali: la mobilitazione di persone è impressionante e non ha precedenti nella storia delle conferenze per il clima. Una svolta epocale, dicevamo. Oppure è possibile, persino probabile, che questa svolta non avverrà a Parigi e il summit si concluderà con qualche pacca sulle spalle e nessun accordo vincolante. In tal caso non abbattiamoci: i cambiamenti sociali e culturali in corso vanno ben oltre un accordo fra stati e, per quanto qualche freno imposto dall’alto sarebbe d’aiuto, non possiamo aspettarci che la soluzione arrivi dal sistema politico-economico attuale. Le soluzioni le costruiamo noi ogni giorno, scegliendo come ci spostiamo, come e cosa mangiamo, dove mettiamo e come spendiamo i nostri soldi, persino – o forse soprattutto – come ci relazioniamo con gli altri. Forse l’incontro parigino non sarà una novella “rivoluzione francese” ma sarà un’occasione importantissima per accendere i riflettori sulle alternative che abbiamo costruito e che giorno dopo giorno continuiamo a diffondere.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2015/11/clima-e-cambiato/

Wwf: «Il crimine usa la natura per finanziare guerre e terrorismo»

Ventitre miliardi di dollari l’anno è il mercato nero mondiale che uccide elefanti, rinoceronti, tigri, tartarughe e aumenta il dramma della povertà in Africa, Asia e Sud America. Avorio e Kalashnikov: anche gruppi armati e terroristici finanziati dal traffico illegale di specie selvatiche A dare l’allarme è il Wwf ed è assalto alla fauna anche in Italia: «Aumentano le minacce per orsi, lupi, piccoli e grandi uccelli migratori tra cui rapaci».crimini-wwf

«Elefanti, rinoceronti, tigri, oranghi, uccelli migratori, lupi e orsi e cetacei: specie simbolo e non solo, in Italia e nel mondo di nuovo a rischio estinzione». Un vero e proprio assedio su scala industriale che impoverisce la natura e le comunità locali e denunciato dal WWF, che lancia un grido d’allarme:  22.000- 25.000 elefanti uccisi nel solo 2013, 70 al giorno. Solo in Sud Africa dai 13 rinoceronti uccisi dai bracconieri nel 2007 si è saliti ai 1.004 del 2013,  circa 3 scompaiono ogni giorno nel mondo. Allarme rosso anche per le tigri: oltre 1.400 gli esemplari uccisi dal 2000 al 2012 secondo le stime dei sequestri effettuati nei paesi range,  almeno 2 a settimana.  Per questo il WWF ha lanciato la Campagna “Stop ai crimini di natura – Da che parte stai?”, promossa in collaborazione con il suo Network TRAFFIC . L’avvio della Campagna è partito con un tam tam sui Social network di immagini e commenti sul blitz organizzato nel centro di Milano e che ha attirato la curiosità di centinaia di passanti.  Il WWF ha installato una vera e propria ‘scena del crimine’ in pieno centro con un (finto) rinoceronte ucciso e senza corno e circondato da una scritta “#chièstato?”. Sebbene la “scena del crimine” installata a Milano sia una finzione, nella realtà i ‘crimini di natura’ colpiscono ogni giorno milioni di specie protette. IL WWF CHIEDE IL SOSTEGNO DI TUTTI: l’invito è quello di aiutare  le centinaia di Ranger, Guardie e volontari del WWF, attivi in Italia e nel mondo, per dotarle di attrezzature tecnologiche, medicine, fuoristrada, gps, camera-traps, binocoli, radiotrasmittenti e altri equipaggiamenti indispensabili a monitorare il territorio per sorprendere bracconieri e trafficanti. Sul sito www.criminidinatura.wwf.it chiunque può informarsi sul fenomeno e sostenere la campagna del WWF con una donazione libera, oltre a sottoscrivere la petizione “Sanzioni più severe contro chi uccide specie selvatiche”.

Per sostenere la Campagna è attivo anche il numero verde 800.990099.

Pochi giorni fa nel suo Living Planet Report il WWF aveva già denunciato il dimezzamento in 40 anni di molte popolazioni di vertebrati: oggi torna a descrivere la ‘geopolitica’ dell’assalto alle specie protette, un fenomeno globale che vede anche la criminalità internazionale arricchirsi ai danni dell’ambiente: il mercato nero di natura fa viaggiare da un continente all’altro avorio, corni di rinoceronte, pelli,  e legname protetti alimentando un giro di affari di  23 miliardi di dollari l’anno, il 4° mercato illegale mondiale dopo droga, armi ed esseri umani. «L’insieme di altri crimini perpetrati a danno delle risorse naturali, come deforestazione, pesca illegale, estrazioni illegali e scarichi abusivi di rifiuti tossici fa poi lievitare la cifra dei crimini ambientali a 213 miliardi di dollari all’anno, come denunciato dall’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) e Interpol». Il nuovo Dossier WWF “NATURA CONNECTION”, prodotto in occasione della Campagna, accende i riflettori sulle connessioni globali del contrabbando mondiale di specie animali e vegetali protette, evidenzia i paesi più a rischio ed elenca le aree ‘calde’ del bracconaggio di ‘casa nostra’, un paese dove l’assalto alle specie protette sta conoscendo una nuova recrudescenza. L’Italia, infatti, è terreno di ‘transito’ per alcuni prodotti illegali ed è paese importatore e consumatore ma soprattutto è ancora teatro di un intenso bracconaggio dal nord al sud del paese. La Mappa inedita della Natura Connection disegnata dal WWF fornisce il quadro della dimensione globale e ramificata di un business estremamente fiorente che si avvale di organizzazioni criminali integrate e connesse in altre reti criminali come quelle di armi e droga. Negli ultimissimi decenni un insieme di fattori hanno reso questo crimine una vera catastrofe di portata globale: nuova tecnologia, network internazionali facilitati dalla globalizzazione, aumento della domanda di alcuni prodotti, aumento delle situazioni di conflitto e di instabilità, grande diffusione di armi e scarso rischio di sanzioni e punizioni. I crimini contro la natura non solo distruggono la biodiversità ma alimentano anche guerre, terrorismo e corruzione producendo localmente sofferenza, povertà e soprusi. Il bracconaggio di specie protette e la commercializzazione delle carni o di loro parti può giocare un ruolo cruciale anche sulla salute mondiale. Le centinaia di Ranger WWF in Italia e nel mondo cercano di contrastare il fenomeno dei crimini di natura ma i mezzi non sono spesso sufficienti e adeguati. Insieme alla formazione di Guardiaparco e personale di sorveglianza sul campo ed all’intensa attività di indagine al livello internazionale il WWF cerca di arginare questo fenomeno, ma c’è ancora bisogno di aiuto. Ha dichiarato Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia: «Il mercato illegale di natura  è un circolo vizioso che si alimenta grazie al valore sempre più alto delle specie che via via si estinguono. Alla base di tutto c’è sempre un atto ‘criminale’ dei bracconieri e una domanda di prodotti illegali da parte di paesi e consumatori. E’ urgentissimo interrompere questo cerchio perverso perché la povertà e la corruzione che ne derivano stanno aggravando ulteriormente la situazione di  paesi già in forte crisi. Contro la nuova piaga del millennio l’Italia deve dare un segnale forte combattendo anche in ‘casa’ propria il bracconaggio e gli altri crimini di natura, con  tutte le forze e con l’aiuto di tutti». «Mettendo in scena l’uccisione di un finto rinoceronte a Milano abbiamo voluto portare ‘sotto casa’ degli italiani un problema che purtroppo molti sentono ancora lontanissimo – ha commentato Isabella Pratesi, responsabile del Programma di Conservazione Internazionale del WWF Italia –  La scena del crimine è una finzione, ma in natura è una drammatica realtà che si ripete incessantemente: ogni giorno si uccidono  3 rinoceronti,70 elefanti, ogni settimana scompaiono almeno 3 tigri. Il saccheggio delle specie non solo indebolisce i sistemi naturali ma devasta quelli sociali e politici, offende il senso della vita e rende tutti infinitamente più poveri. A rischio c’è anche la nostra salute dato che alcune pratiche illegali attuate in Africa, come cibarsi di specie selvatiche tra cui gorilla o scimpanzè, possono diffondere e virus pericolosi anche tra gli uomini, come l’ebola».

Fonte: ilcambiamento.it