“Termovalorizzatori a saturazione del carico termico”, lo dice il decreto Sblocca Italia | Il testo dell’articolo 35

termovalorizzatore

La norma dispone di dare priorità “al trattamento dei rifiuti urbani prodotti nel territorio nazionale e a saturazione del carico termico”, che significa che alcuni impianti potranno bruciare fino al 30% in più di immondizia.  Fra le tante novità del decreto legge “Sblocca Italia”, l’articolo 35 introduce tra “le infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale” anche i termovalorizzatori. In particolare la norma dispone di dare priorità “al trattamento dei rifiuti urbani prodotti nel territorio nazionale e a saturazione del carico termico”. Tradotto: alcuni impianti potranno bruciare fino al 30% in più di immondizia. Alcune amministrazioni del nord Italia, dove si trovano la maggior parte degli impianti della penisola, mettono le mani avanti e si oppongono a qualsiasi ipotesi di ricevere rifiuti dal sud, mentre diverse voci ambientaliste iniziano a mettere in guardia dal possibile aumento delle emissioni.

Ecco il testo dell’articolo in questione:

Art. 35 

(Misure urgenti per l’individuazione e la realizzazione di impianti di recupero di energia, dai rifiuti urbani e speciali, costituenti infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale)

1. Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, individua, con proprio decreto, gli impianti di recupero di energia e di smaltimento dei rifiuti urbani e speciali, esistenti o da realizzare per attuare un sistema integrato e moderno di gestione di tali rifiuti atto a conseguire la sicurezza nazionale nell’autosufficienza e superare le procedure di infrazione per mancata attuazione delle norme europee di settore. Tali impianti, individuati con finalita’ di progressivo riequilibrio socio economico fra le aree del territorio nazionale concorrono allo sviluppo della raccolta differenziata e al riciclaggio mentre deprimono il fabbisogno di discariche. Tali impianti di termotrattamento costituiscono infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente.
2. Tutti gli impianti, sia esistenti che da realizzare, devono essere autorizzati a saturazione del carico termico, come previsto dall’articolo 15 del decreto legislativo 4 marzo 2014, n.46. Entro 60 giorni dalla entrata in vigore del presente decreto, per gli impianti esistenti, le Autorita’ competenti provvedono ad adeguare le
autorizzazioni integrate ambientali.

  1. Tutti gli impianti di nuova realizzazione dovranno essere realizzati conformemente alla classificazione di impianti di recupero energetico di cui al punto R1 (nota 4), allegato C, del decreto legislativo 3 aprile 2006 n.152.
    4. Entro 60 giorni dalla entrata in vigore del presente decreto, per gli impianti esistenti, le Autorita’ competenti provvedono a verificare la sussistenza dei requisiti per la loro qualifica di impianti di recupero energetico R1, revisionando in tal senso e nello stesso termine, quando ne ricorrono le condizioni, le autorizzazioni integrate ambientali.
  2. Ai sensi del decreto legislativo n.152 del 2006 e successive modificazioni non sussistendo vincoli di bacino per gli impianti di recupero, negli stessi deve essere data priorita’ al trattamento dei rifiuti urbani prodotti nel territorio nazionale e a saturazione del carico termico, devono essere trattati rifiuti speciali non pericolosi o pericolosi a solo rischio sanitario, adeguando coerentemente le autorizzazioni integrate ambientali alle presenti disposizioni nei termini sopra stabiliti.
    6. I termini previsti per l’espletamento delle procedure di espropriazione per pubblica utilita’, di valutazione di impatto ambientale e di autorizzazione integrata ambientale degli impianti di cui al comma 1, sono ridotti alla meta’. Se tali procedimenti sono in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, sono ridotti della meta’ i termini residui.
    7. In caso di mancato rispetto dei termini di cui ai commi 2, 4, 5 e 6 si applica il potere sostitutivo previsto dall’articolo 8 della legge 5 giugno 2003, n. 131.

 

Fonte: ecodallecitta.it

Approvato ddl ambiente, ecco l’Agenda Verde Governo

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Una vera e propria ‘Agenda Verde’ del Governo, con un pacchetto di norme a 360 gradi su ambiente e green economy per lo sviluppo sostenibile del Paese. E’ questo lo spirito del ddl contenente una serie di misure ambientali approvato dal Consiglio dei Ministri, e presentato dal ministro Andrea Orlando (nella foto a sinistra) che lo definisce “un primo passo” per i settori della green economy dell’economia italiana. Dentro al provvedimento, composto da una 30 articoli, c’è spazio per la protezione della natura, la difesa del suolo, la valutazione di impatto ambientale, gli acquisti ed appalti ‘verdi’, la gestione dei rifiuti, il servizio idrico. Non trovano invece posto due punti di cui si era discusso: il primo – ancora allo studio – riguarda una norma sulla contabilità ambientale; il secondo per una maggiore protezione nel caso di incidenti alle navi, con nuove regole sui trasporti marittimi che estendono la responsabilità al proprietario del carico, per scoraggiare l’uso delle ‘carrette’ del mare. “Questo disegno di legge – osserva Orlando – può essere definito senza retorica come una vera e propria ‘Agenda Verde’ che il governo mette in moto“, con una “straordinaria potenzialità di sviluppo economico“. Si parte da una “fotografia” della situazione dei termovalorizzatori a livello nazionale per capire anche l’incidenza della “crisi” sulla produzione nazionale di rifiuti, norme per riciclo, riuso, recupero di materia, e differenziata. Si passa poi ad offrire una ‘spinta’ per acquisti e appalti ‘verdi’ da parte della Pubblica amministrazione (art.10): l’obiettivo è “introdurre un incentivo per gli operatori economici che sono muniti di registrazione Emas (che certifica la qualità ambientale dell’organizzazione aziendale) o di marchio Ecolabel (che certifica la qualità ecologica di prodotti, beni e servizi)“. Per i parchi nazionali (art.2) cambia la procedura per la nomina dei direttori dei parchi nazionali, lasciando al Ministro solo quella sul Presidente. Semplificazione, celerità, risparmio e trasparenza con l’unificazione delle commissioni Via e Aia (art.6); con una riduzione dei componenti e abbassamento delle retribuzioni. Una novità riguarda anche il recupero energetico dei rifiuti (art.20), con l’attribuzione al Ministero dell’Ambiente del compito di individuare la “rete nazionale di impianti di incenerimento dei rifiuti”, per capire il reale fabbisogno per una corretta pianificazione. Tra le misure ‘verdi’ del pacchetto anche il finanziamento degli interventi di demolizione di immobili abusivi realizzati in aree ad elevato rischio idrogeologico (art.24) e la costituzione di un Fondo di garanzia per il servizio idrico nazionale (art.25) per rilanciare gli investimenti, soprattutto per acquedotti e depurazione. Per il Presidente della commissione Ambiente Ermete Realacci il via libera al “collegato Ambiente” ha “un’importanza particolare vista la debolezza dell’ambiente nella Legge di Stabilità“, dove sarebbe “necessario almeno aumentare le risorse per la difesa del suolo, per il 2014 ferme a 30 milioni, e stabilizzare l’eco-bonus“. Mentre Legambiente, pur parlando di “un primo utile passo per le politiche ambientali“, spera che “il Governo trovi il coraggio per riprendere la norma sugli incidenti in mare“.

Fonte: Ansa.it

In Norvegia i rifiuti si trasformano in business

Dal Regno Unito e da altri Paesi d’Europa arrivano in Norvegia rifiuti pronti a essere bruciati nei termovalorizzatori e a fornire energia e soldi in cambio dello smaltimento157076659-586x389

Nonostante disponga di abbondanti riserve petrolifere, la Norvegia sta importando parecchia spazzatura con una strategia che gli consente di generare energia nei propri termovalorizzatori, facendosi persino pagare da Paesi come il Regno Unito che arrivano nei fiordi con i loro carichi di rifiuti. In sei mesi – fra l’ottobre 2012 e l’aprile di quest’anno – il Regno Unito ha spedito dai porti di Bristol e Leeds ben 45mila tonnellate di rifiuti domestici.

I rifiuti sono diventati una merce. C’è un grande mercato europeo legato allo smaltimento dei rifiuti, così grande da aver spinto i norvegesi ad accettare l’immondizia proveniente da altri Paesi,

spiega Pål Spillum, capo del recupero rifiuti presso l’Agenzia per il Clima e l’Inquinamento della Norvegia. I proventi di queste attività sono un perfetto fifty-fifty: il 50% del reddito arriva dal pagamento dei rifiuti, l’altro 50% dalla vendita di energia. Secondo le ultime stime, sarebbero oltre 400 i termovalorizzatori attivi in Europa, impianti in grado di fornire calore ed elettricità a 20 milioni di persone. Fra le maggiori importatrici vi sono Germania, Svezia, Belgio, Paesi Bassi e Norvegia, ma è quest’ultima a vantare la maggiore produzione di energia per il teleriscaldamento derivante dai rifiuti. In termini economici un successone, ma in termini ecologici?

I norvegesi dividono meticolosamente in tre sacchetti la loro immondizia: blu per la plastica, verde per l’umido e nero per tutto ciò che va nel termovalorizzatore. Tutto perfettamente diviso, ma qualcuno inizia a essere preoccupato per i rifiuti che arrivano dal Regno Unito. Greenpeace, per esempio, oppure Friends of the Earth secondo il quale gli inceneritori hanno un potere dissuasore nei confronti delle buone pratiche del riciclo. Secondo Julian Kirby

utilizzare i rifiuti per produrre energia non è così “green” come sembra. Questo perché, secondo le stime, l’80% di ciò che viene incenerito è facilmente riciclabile. Se si pensa che il rifiuto possa essere bruciato si è più inclini a buttare le cose piuttosto che a pensare a come riciclarle.

Anche dal punto di vista paesaggistico gli inceneritori non sono affatto graditi, ma la percentuale dei sostenitori è più alta di quella dei detrattori: un 71% che sa di plebiscito.

Fonte:  The Guardian

 

“L’emergenza rifiuti” di Norvegia e Svezia: intervista a Rossano Ercolini

“Vendeteci i rifiuti o restiamo al buio. L’emergenza al contrario dei paesi nordici”. Dopo l’articolo di Repubblica, Eco dalle Città ha raccolto il commento di Rossano Ercolini (vincitore del premio internazionale “Goldman Environmental Prize 2013”)374807

“La Norvegia ha un problema. Ha finito la spazzatura e non sa più come riscaldarsi e produrre energia. Tutta colpa dei suoi abitanti, che riciclano quasi la metà di ciò che buttano e lasciano un misero 2 per cento alla discarica”. Inizia così l’articolo di Repubblica di domenica 5 maggio dal titolo “Vendeteci i rifiuti o restiamo al buio”. L’emergenza al contrario dei paesi nordici. Norvegia e Svezia sono in emergenza per la mancanza di rifiuti? Lo abbiamo chiesto a Rossano Ercolini del movimento nazionale Rifiuti Zero (vincitore del premio internazionale “Goldman Environmental Prize 2013”). “In quei Paesi – ha spiegato Rossano Ercolini – hanno realizzato inceneritori capaci di smaltire più di mille tonnellate al giorno. Oggi però non hanno più questi quantitativi. L’emergenza non sta nella mancanza di rifiuti ma nella decisione di investire in questi mega-impianti. Il problema è quindi l’over-capacity“. “E’ la crisi della termovalorizzazione e dell’incenerimento – ha continuato Ercolini -. Questo è un monito per l’Italia e per Torino in particolare: se verranno portati avanti gli obiettivi europei di riciclo vi troverete nella condizione di dover andare alla ricerca di materiali”. Ci fu un errore di valutazione dai parte dei Paesi nordici quando furono realizzati questi impianti? “Nei paesi nordici – ha spiegato Ercolini – è sempre prevalsa la cultura ingegneristica che ha portato a preferire impianti di grosse dimensioni piuttosto che piccole taglie (non convenienti dal punto di vista economico). A differenza dell’Italia, tuttavia, i Paesi nordici un alibi possono avercelo ed è costituito dallo sfruttamento di energia e calore date le necessità dettate dal clima”.  E’ noto che alcuni impianti del Nord Europa stanno importando rifiuti come avviene nel caso dei rifiuti Napoli. Secondo Ercolini “il trasferimento di rifiuti dai Paesi del Sud Europa verso gli impianti del Nord è una soluzione che serve a fronteggiare l’agonia. La strada da intraprendere credo che possa essere quella della Danimarca (che oggi brucia del 70% dei rifiuti) dove il governo ha deciso di adottare una strategia di uscita dalla termovalorizzazione. Lungo questa strada però – conclude Ercolini – occorrerà affrontare l’opposizione costituita dalla lobby dell’incenerimento”.

Fonte: eco dalle città