L’illuminazione naturale costituisce una risorsa importante per il concepimento di edifici energeticamente sostenibili e qualitativamente confortevoli. Come calcolare la quantità di luce naturale negli edifici? Con quali software? E’ sufficiente la verifica della superficie finestrata pari a 1/8 del pavimento per avere una corretta illuminazione negli ambienti interni? Cosa dice effettivamente la normativa? Ecco la prima parte dell’approfondimento, dal fattore medio di luce diurna agli adempimenti normativi.

Nella progettazione di ambienti destinati allo svolgimento di attività da parte dell’uomo è necessario porre attenzione al rapporto che si crea tra interno ed esterno, anche sotto l’aspetto della luce naturale. Un accurato dimensionamento e posizionamento delle aperture trasparenti comporta notevoli vantaggi nella fruizione dello spazio abitato. E’ dimostrato che la luce naturale ha numerosi effetti positivi sull’uomo sia di tipo fisiologico che psicologico, per cui migliora il livello di attenzione e produttività, riduce il rischio di problemi alla vista, affaticamento dell’occhio, stanchezza precoce e cefalee, favorisce l’equilibrio del metabolismo e ha anche un’azione battericida nell’ambiente. Quando si parla di “comfort abitativo” oltre a quello termo-igrometrico, acustico e olfattivo, bisogna sempre tenere in considerazione anche il comfort visivo, che a sua volta viene raggiunto attraverso una progettazione integrata tra illuminazione naturale e artificiale. In effetti la luce naturale è caratterizzata da una grande componente di incertezza e variabilità che dipende dalle condizioni meteorologiche, dall’ora del giorno, dal periodo dell’anno, dalla posizione geografica, dall’orientamento dell’edificio e da eventuali ostruzioni esterne, per cui per garantire un adeguato livello di comfort visivo in ogni momento è necessario fare ricorso alla luce artificiale.
Un’adeguata illuminazione naturale contribuisce in maniera significativa al risparmio energetico negli edifici in quanto può fornire l’illuminamento richiesto per l’80-90% delle ore di luce diurna, permettendo il risparmio di una considerevole quantità di energia che altrimenti sarebbe necessaria per l’illuminazione artificiale. La direttiva europea 2002/91/CE sulla certificazione energetica negli edifici prevede, oltre al calcolo dei consumi legati al riscaldamento e raffrescamento, anche quello relativo ai consumi di elettricità ai fini dell’illuminazione. Essa ha dato impulso all’emanazione della norma europea EN 15193 del 2007, che introduce un indice (ilLENI – Lighting Energy Numeric Indicator) per la valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici relative all’illuminazione.
Gli edifici del futuro saranno sempre più termicamente efficienti per cui ne consegue che l’illuminazione condizionerà fortemente i consumi energetici complessivi, specie per gli edifici destinati a uffici, laboratori e terziario in generale in cui il livello di illuminamento imposto dalle normative è elevato. Inoltre non bisogna dimenticare che la radiazione solare (costituita per circa il 50% da radiazioni visibili) può essere fonte di un notevole guadagno termico per gli ambienti. Se pensiamo a un soggiorno con un’ampia vetrata a sud, all’interno di una casa ben isolata (diciamo una casa quasi passiva), in una giornata invernale di sole, grazie all’effetto serra che si crea, probabilmente non avremo nemmeno bisogno di accendere i riscaldamenti o comunque, il consumo energetico per il riscaldamento del soggiorno sarà molto vicino allo zero.
Bisogna però guardare anche l’altra faccia della medaglia. Ampie aperture trasparenti comportano maggiori dispersioni termiche nei periodi freddi, ingresso di energia solare e calore indesiderati nei giorni caldi estivi e in alcuni casi di non comfort visivo a causa di un eccessivo livello di luce in ingresso e quindi fenomeni di abbagliamento. Anche in questo caso la verità sta nel mezzo. Per cui si può non rinunciare ad una risorsa rinnovabile e gratuita come quella della luce del sole utilizzando alcuni accorgimenti. Ad esempio sono sempre più diffuse le schermature solari mobili (rientrano nel nuovo Conto Energia Termico!) che in base alla necessità e al periodo dell’anno ombreggiano le vetrate oppure lasciano passare la radiazione solare, magari comandate da sistemi di controllo automatizzati che regolano anche l’accensione delle luci artificiali nel caso in cui quella naturale non sia sufficiente. Si può avere un’ottimizzazione del sistema involucro-impianto grazie alla domotica, riuscendo a minimizzare i consumi energetici complessivi senza rinunciare al comfort visivo.
fonte: Ing. Alessandro Marchegiani
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