India, una tassa sulle auto nuove per limitare lo smog

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Il ministro delle Finanze indiano Arun Jaitley ha annunciato l’introduzione di una tassa sulle auto nuove tesa a disincentivare l’acquisto delle auto più inquinanti. Le ultime statistiche hanno sancito il sorpasso dell’India nei confronti della Cina per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico e sono proprio i fumi che escono dai tubi di scappamento la principale causa di questo problema. L’aria di New Delhi supera regolarmente di 15-20 volte i livelli di sicurezza in vigore nell’Unione Europea e negli Stati Uniti e ben 13 delle 20 città più inquinate del mondo si trovano in India. La nuova tassa annunciata da Jaitley rappresenta un importante punto di svolta. La tassa sarà differenziata a seconda della tipologia dell’automobile acquistata: chi acquisterà un auto piccola pagherà una tassa dell’1%, chi comprerà un’auto diesel inquinamento atmosferico

sarà tassato al 2,5% e chi sceglierà un SUV o un’auto con un motore più grande pagherà una tassa del 4%. Una strategia per “correggere” le distorsioni di un mercato dell’auto che, finora, ha favorito auto alimentate con combustibili inquinanti come il gasolio.

Fonte:  CNN Money

 

Un piccolo comune della Calabria abolisce la Tasi grazie agli impianti fotovoltaici

A san Lorenzo Bellizzi, in provincia di Cosenza, l’amministrazione comunale ha deciso di non adottare la Tassa sui servizi indivisibili per l’anno 2014 grazie ai benefici economici conseguenti all’installazione di impianti fotovoltaici nei terreni acquistati a Corigliano Calabro, Cassano allo Ionio e Francavilla Marittima380102

Cosa collega la Tasi ad un investimento nel settore fotovoltaico? L’esperienza di un piccolo comune calabrese in provincia di Cosenza. A san Lorenzo Bellizzi, infatti, la Tasi, la Tassa sui servizi indivisibili, non si paga e il motivo per cui gode di questa agevolazione è da attribuire all’amministrazione comunale. Due anni fa, il Comune ha deciso di investire sul fotovoltaico installando impianti nei terreni  di Corigliano Calabro, Cassano allo Ionio e Francavilla Marittima dove vigeva l’autorizzazione per la realizzazione di impianti fotovoltaici su serra. Questa operazione ha permesso di portare in attivo il bilancio economico della città e, conseguentemente, di agevolare i cittadini abbassando la pressione fiscale. Come ha riferito Antonio Cersosimo, il sindaco della città, l’investimento fatto nel 2012 ha portato benefici economici già dall’anno successivo all’acquisto e garantirà un introito per i prossimi 25 anni.
Ancora, all’abolizione della Tassa sui servizi indivisibili il comune calabrese ha concesso l’esenzione del pagamento delle tasse per cinque anni per i proprietari degli immobili situati nel centro storico che decideranno di ristrutturare l’abitazione.

 

Fonte: ecodallecitta.it

Tasse sui rifiuti: “cambiano le parole ma non la sostanza”

Tarsu, Tares, Trise, Tari. “Basta con i giochi di parole. Chi produce meno rifiuti deve pagare meno”. È quanto afferma Legambiente commentando la notizia di possibili ulteriori aumenti delle tasse sulla casa attraverso la legge di stabilità.rifiuti___9

“Chi inquina paga, chi produce meno rifiuti deve risparmiare”. Questo è l’unico principio su cui deve basarsi la tariffazione sui rifiuti. Che si chiami Tares o Trise oppure Tari, non è possibile che questa vada ad aggravare il peso fiscale sugli italiani in maniera illogica e ingiusta”. Così Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente, ha commentato la notizia, diffusa ieri dalle agenzie, di possibili ulteriori aumenti delle tasse sulla casa attraverso la legge di stabilità. Chi produce meno rifiuti dovrebbe essere premiato, mentre la nuova tassa sui rifiuti Tari, forse più della precedente Tares, rischia, al contrario, di aggravare ulteriormente il peso fiscale sugli italiani in maniera ingiusta. Per questo, sul sito di Legambiente, continua la raccolta firme della petizione popolare Italia rifiuti free, indirizzata al presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta e ai ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Andrea Orlando e dell’economia e delle finanze Fabrizio Saccomanni, per chiedere al governo di rivedere questo tributo in maniera tale da rispettare il principio europeo del “chi inquina paga”, calcolandolo solo sulla effettiva produzione di rifiuti indifferenziati e consentendo così alle utenze più virtuose di pagare di meno, come richiesto recentemente anche dalle associazioni di categoria Federambiente e Fise – Assoambiente. Oggi infatti, è possibile affrontare in concreto la sfida della riduzione, come è riuscita a fare ad esempio la Germania, utilizzando una equa leva economica, introducendo un criterio di giustizia e sostenibilità ambientale e alleggerendo la pressione fiscale sui più virtuosi. Solo in questo modo si contribuirà davvero a liberare l’Italia dal problema rifiuti, facendo entrare il nostro Paese a pieno titolo in quella “società europea del riciclaggio” alla base nella nuova direttiva europea. La gestione dei rifiuti in Italia sta vivendo una fase di grande evoluzione. Sono oltre 1300 i Comuni che in tutto il Paese superano l’obiettivo di legge del 65% di raccolta differenziata, si stanno diffondendo le buone pratiche locali per la riduzione degli imballaggi inutili, sono sempre più numerosi gli impianti di riciclaggio che costituiscono l’ossatura portante della green economy dei rifiuti. Ma ci sono ancora tanti problemi irrisolti: continuiamo a produrre troppi rifiuti e a smaltirne quasi la metà nelle inquinanti discariche. In più di settemila Comuni italiani l’ammontare della tassa non è determinato secondo la quantità di rifiuti prodotti, mentre solo alcune centinaia di enti locali fanno pagare in base alle quantità effettivamente prodotte grazie alla tariffazione puntuale.

Fonte: il cambiamento

Sacchetti, anche l’Irlanda del Nord sceglie la tassa

Dopo dieci anni, il Nord dell’Irlanda ha seguito il resto del Paese. La nuova imposta (Carrier bag levy) tanto nuova in realtà non è: la prima proposta di legge era stata approvata già nel 2010, ma era andata persa tra lungaggini burocratiche e malcontento generale

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Dopo dieci anni, il Nord dell’Irlanda ha seguito il resto del Paese: la tassa sui sacchetti di plastica è approdata anche nell’Ulster. Si comincia con 5p a sacchetto (7 centesimi di euro) per arrivare al raddoppio nel 2014. La nuova imposta (Carrier bag levy) tanto nuova in realtà non è: la prima proposta di legge era stata approvata già nel 2010, ma era andata persa tra lungaggini burocratiche e malcontento generale. “Verrà a costare oltre 500 sterline all’anno” tuonavano due anni fa dalla Ulster University, a cui forse il senso del provvedimento doveva essere un po’ sfuggito. Non era sfuggito invece agli irlandesi: nel resto del Paese l’imposta a sacchetto ha fatto sì che le il loro uso calasse fino al 90%. Nonostante lo straordinario risultato, le polemiche non mancano nemmeno oggi, né tra i cittadini né tra i politici, preoccupati per le conseguenze dell’adozione di una misura che vogliono definire tributo (levy) e non tassa (tax) nella speranza che i consumatori notino la differenza. Polemiche sì, ma i 197 milioni di sterline recuperati dalla Repubblica irlandese nei 10 anni di tassazione sembrano un argomento valido anche per gli amministratori locali meno sensibili all’ecologia.

Fonte: eco dalle citta

 

L’IMU è incostituzionale: ecco come avere il rimborso

È notizia fresca di oggi, rimbalzata su tutti i quotidiani e le TV, che l’Unione Europea ha bacchettato l’Italia per una più equa applicazione dell’IMU, perchè così com’è ora colpisce troppo severamente le classi più povere. A questo si aggiunge la dichiarazione clamorosa dell’ex ministro Giulio Tremonti che qualche giorno fa, in piena diretta TV sulla rete LA7, l’ha tacciata di incostituzionalità, snocciolando gli articoli della Costituzione con i quali entrerebbe in conflitto e dando il via ad una class action assistita (potete informarvi e scaricare i moduli direttamente sul “suo sito web” per ottenere il rimborso. Qui sotto riportiamo un piccolo manuale pratico sulle procedure da seguire. (Lòthlaurin)

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Forse non tutti sanno che l’Imu, la tassa che nell’immaginario collettivo più facilmente si associa all’ultimo Governo Monti, non nasce dall’ultimo Governo ma è frutto di una collaborazione precedente, risalente al 2011, tra l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il leghista Roberto Calderoli.

Proprio come un padre a cui viene sottratto un figlio, Tremonti sta portando avanti una battaglia, come si evince dal sito internet della sua lista “3L”, contro la costituzionalità dell’Imu che ritiene, dopo le modifiche apportate dal Governo tecnico, essere diventata incostituzionale, quindi indica al cittadino le tappe e il metodo per poter far ricorso e percepire un rimborso di quella che, comunemente, viene percepita come la tassa più ingiusta.

Tremonti ha definito l’attuale tassa sugli immobili “irriconoscibile” rispetto a quella indetta nel 2011 che era funzionale al federalismo fiscale, ecco perché l’ex ministro dell’economia si fa portavoce e promotore di questa sorta di crociata contro l’Imu. Come detto, sul suo sito spiega, analizzando nel dettaglio uno step dopo l’altro, il modo per poter ricevere un indennizzo, sperando che questo possa portare dalla sua parte un grande numero di cittadini, che vista la vicinanza delle elezioni potrebbero esprimergli la loro riconoscenza con il voto alle politiche 2013.

Se il tentativo di Tremonti andasse a buon fine e incontrasse il favore del pubblico, cosa che non è da escludere, la Consulta si vedrebbe subissata di domande di rimborso, il che metterebbe la Consulta nella scomoda posizione di valutare la costituzionalità o meno della tassa che ha aumentato del 60% le rendite catastali e innalzato al 10,6 per mille l’aliquota sulla seconda casa.

In attesa di questa decisione, l’ex ministro dell’Economia del governo Berlusconi ha già dichiarato a La 7 i suoi dubbi sulla incostituzionalità dell’Imu ” è disuguaglianza tra cittadini; viola la capacità contributiva, non è un’imposta sulla proprietà, ma contro la proprietà“. Ricevere il rimborso, tuttavia, non è così semplice come ipotizzato, va seguito un iter specifico e preciso che andiamo qui di seguito a spiegare nel dettaglio.

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La prima tappa di questo iter è, dunque, la richiesta di rimborso da inviare al comune. Il contribuente dovrà spiegare le motivazioni per cui rivuole quanto erogato con le rate della tassa, per fare ciò è necessario compilare un modulo che indica una sintetica elencazione di tutti i profili di incostituzionalità su cui si fonda l’Imu nella versione dl Salva Italia (dl 201/2011). La crepa principale della struttura fiscale dell’imposta è costituito dalla rivalutazione della base imponibile realizzata “senza alcun collegamento con i valori economici reali e sottostanti”.

I criteri di flessibilità non potevano essere omessi come è stato fatto, sono necessari per una imposta patrimoniale permanente quale l’Imu è, inoltre bisognava tenere conto che invece i valori immobiliari possono crescere ma anche scendere e precipitare visto il periodo di recessione economica. La conseguenza di questa rigidità è che chi ha un reddito adeguato potrà permettersi di pagare, chi non ce l’ha si vedrà praticamente costretto a vendere.
Il secondo passo del rimborso, decorsi 90 giorni dalla proposizione dell’istanza ai Comuni, è il ricorso alla Commissione tributaria, che può avvenire anche qualora il comune non abbia risposto. Ciò che si deve richiedere alla Commissione è l’incostituzionalità dell’Imu e chiedere la remissione degli atti alla Corte Costituzionale.

Secondo Tremonti, le norme giuridiche infrante sono 3: articolo 3 (principio di uguaglianza), articolo 47 (tutela del risparmio) e articolo 53 (principio di capacità contributiva). L’imposta sarebbe incostituzionale, per l’articolo 3, poiché “colpisce la titolarità dei beni immobili, in modo erratico e casuale, senza considerare correttamente il loro valore e la situazione personale dei soggetti passivi”. Il nucleo di questa poca ragionevolezza starebbe nelle sperequazioni inserite nelle valutazioni catastali che, effettivamente, come è stato appurato dai dati di gettito, per una stessa tipologia immobiliare, hanno reso molto più caro il conto per i contribuenti del Nord e dei grandi centri urbani.

L’Imu in versione Monti, per Tremonti, non tiene conto del fatto che una tassa sugli immobili può essere imposta solo nella misura in cui un soggetto può permettersi di pagarla “forme di tassazione patrimoniale immobiliare sono tollerabili” dichiara l’ex ministro dell’economia ” solo se commisurate a valori immobiliari ragionevoli, e se di entità moderata, tenendo conto tanto della situazione del soggetto passivo , quanto della congiuntura economica”.

Alla luce di quanto detto l’Imu sarebbe illegittima anche per violazione del principio di capacità contributiva (art. 53 Cost.) in base al quale i cittadini hanno il dovere di concorrere alle spese pubbliche in ottemperanza alle proprie risorse. L’Imu, invece, si fonda su un altro parametro in quanto la sua base imponibile è rappresentata dalle rendite catastali rivalutate che però presentano “rilevantssime e irragionevoli sperequazioni trra territori diversi e addirittura nell’ambito dello stesso territorio“. (centro e periferia per intendersi).

Infine, l’Imu del governo Monti, infrange il principio costituzionale di tutela del risparmio e accesso alla proprietà immobiliare perché colpisce il risparmio investito in immobili, creando due pericolose conseguenze; il crollo delle quotazioni e la corsa alla vendita delle abitazioni, agevolando così solo la speculazione contro ogni logica di efficienza economica.

Fonte: www.leggioggi.it
Hearthaware | L’IMU è incostituzionale: ecco come avere il rimborso