Tari: conti salati per i rifiuti. Ma in Europa c’è chi paga di più

Tasse comunali in scadenza. Tra gli esborsi più sgraditi c’è la tariffa sui rifiuti, che rispetto al 2013 registrerà un aumento. Le cifre però sembrano in linea con l’Europa e per una volta, nella classifica dei Paesi che spendono di più, non siamo in cima alla lista. Londra batte tutti: 412 euro l’anno per 85 metri quadri381301

Conto alla rovescia per il pagamento della Tari 2014. Entro dicembre, la tassa sui rifiuti dovrà essere saldata e forse solo adesso, mettendo le mani al portafoglio, ci si accorgerà dei rincari. Torino in testa: se per un appartamento di 68 metri quadri, una coppia, nel 2013, aveva speso 227 euro, quest’anno ne pagherà 241. Sul conteggio finale, peserà tanto la metratura dell’alloggio, quanto il numero di inquilini. Milano ha ancora qualche giorno per mettersi in pari. Palazzo Marino ha concesso tempo fino al 20 dicembre per compilare il modello F24 relativo al saldo della tariffa e anche qui, rispetto al 2013, non mancheranno gli aumenti. “Cifre insostenibili per le famiglie”, ha commentato Federconsumatori, che ha stilato una classifica delle città italiane condannate a sopportare maggiormente il peso della tassa. Cagliari in lizza: qui, tre persone in un appartamento di 100 metri quadri, entro la fine dell’anno, avranno speso in rifiuti ben 533 euro, contro i 378 di Roma e i 463 di Napoli. Va meglio al centro del Paese. A Bologna, per la stessa metratura e numero di abitanti, saranno stati spesi in totale 277 euro. A Milano, 320. Il principio “chi inquina paga” è stato citato più volte, ma in realtà vale solo nel senso che tutto il servizio di raccolta e pulizia dev’essere pagato dai cittadini e non vale concretamente caso per caso. Ovvero, le Tari non sono stimate sull’effettiva produzione di rifiuti bensì su coefficienti preventivi. Si tratta comunque di un principio imposto dall’ Europa e benché in Italia, già da mesi, si parli di “stangata di fine anno”, non si può certo dire che andrà meglio a londinesi, parigini, o berlinesi. Nella capitale francese, una famiglia che vive in 85 metri quadri, spende in media 375 euro l’anno, contro i 320 euro di Milano. A Londra, per coprire la spesa dei rifiuti, ci vogliono almeno 412 euro, che diventano 400 a Berlino. Solo Madrid, con i suoi 276 euro a famiglia, riesce ad attestarsi su cifre un po’ più basse. I dati non sono certo consolatori. Il paragone con l’Europa non toglierà, infatti, agli italiani, l’amarezza della spesa imminente che, come sostiene qualcuno, quest’anno, potrà letteralmente mangiarsi la tredicesima, ma se non altro, quello della Tari (già Tares, già Tarsu) può forse rappresentare uno di quei rari casi in cui l’erba del vicino non è più verde della propria.

Fonte: ecodallecitta.it

Tasse sui rifiuti: “cambiano le parole ma non la sostanza”

Tarsu, Tares, Trise, Tari. “Basta con i giochi di parole. Chi produce meno rifiuti deve pagare meno”. È quanto afferma Legambiente commentando la notizia di possibili ulteriori aumenti delle tasse sulla casa attraverso la legge di stabilità.rifiuti___9

“Chi inquina paga, chi produce meno rifiuti deve risparmiare”. Questo è l’unico principio su cui deve basarsi la tariffazione sui rifiuti. Che si chiami Tares o Trise oppure Tari, non è possibile che questa vada ad aggravare il peso fiscale sugli italiani in maniera illogica e ingiusta”. Così Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente, ha commentato la notizia, diffusa ieri dalle agenzie, di possibili ulteriori aumenti delle tasse sulla casa attraverso la legge di stabilità. Chi produce meno rifiuti dovrebbe essere premiato, mentre la nuova tassa sui rifiuti Tari, forse più della precedente Tares, rischia, al contrario, di aggravare ulteriormente il peso fiscale sugli italiani in maniera ingiusta. Per questo, sul sito di Legambiente, continua la raccolta firme della petizione popolare Italia rifiuti free, indirizzata al presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta e ai ministri dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Andrea Orlando e dell’economia e delle finanze Fabrizio Saccomanni, per chiedere al governo di rivedere questo tributo in maniera tale da rispettare il principio europeo del “chi inquina paga”, calcolandolo solo sulla effettiva produzione di rifiuti indifferenziati e consentendo così alle utenze più virtuose di pagare di meno, come richiesto recentemente anche dalle associazioni di categoria Federambiente e Fise – Assoambiente. Oggi infatti, è possibile affrontare in concreto la sfida della riduzione, come è riuscita a fare ad esempio la Germania, utilizzando una equa leva economica, introducendo un criterio di giustizia e sostenibilità ambientale e alleggerendo la pressione fiscale sui più virtuosi. Solo in questo modo si contribuirà davvero a liberare l’Italia dal problema rifiuti, facendo entrare il nostro Paese a pieno titolo in quella “società europea del riciclaggio” alla base nella nuova direttiva europea. La gestione dei rifiuti in Italia sta vivendo una fase di grande evoluzione. Sono oltre 1300 i Comuni che in tutto il Paese superano l’obiettivo di legge del 65% di raccolta differenziata, si stanno diffondendo le buone pratiche locali per la riduzione degli imballaggi inutili, sono sempre più numerosi gli impianti di riciclaggio che costituiscono l’ossatura portante della green economy dei rifiuti. Ma ci sono ancora tanti problemi irrisolti: continuiamo a produrre troppi rifiuti e a smaltirne quasi la metà nelle inquinanti discariche. In più di settemila Comuni italiani l’ammontare della tassa non è determinato secondo la quantità di rifiuti prodotti, mentre solo alcune centinaia di enti locali fanno pagare in base alle quantità effettivamente prodotte grazie alla tariffazione puntuale.

Fonte: il cambiamento

La Tares si trasforma in Trise. Federambiente: “Di nuovo negato il principio Chi inquina paga”

Federambiente e FISE Assoambiente: “Cambia il nome, ma la sostanza è sempre la stessa: la nuova tassa sui rifiuti e i servizi comunali indivisibili è una riesumazione di quella entrata in vigore il 1° gennaio e che non è mai stato possibile applicare, tanto che per l’ultima rata del 2013 i Comuni potranno ricorrere alla vecchia Tarsu”376638

Cambia il nome, da Tares a Trise, ma la sostanza è sempre la stessa: la nuova tassa sui rifiuti e i servizi comunali indivisibili prevista dalla bozza della legge di stabilità da discutere nel Consiglio dei Ministri, è una riesumazione di quella che, entrata formalmente in vigore il 1° gennaio di quest’anno, non è mai stato possibile applicare, al punto che, ora, per l’ultima rata 2013 della tassa sui rifiuti, i Comuni potranno applicare la vecchia Tarsu. Esattamente come l’inapplicabile (e per questo mai decollata) Tares, la nuova tassa torna a mettere insieme i rifiuti e una serie di servizi comunali che nulla hanno a che vedere con l’igiene ambientale, come la polizia locale o l’illuminazione stradale. Ed esattamente come nella Tares, anche nella Trise la tariffa puntuale, quella cioè che commisura la tassa all’effettiva quantità e qualità dei rifiuti conferiti dal cittadino, ha un ruolo del tutto marginale e residuale, con buona pace del principio europeo “chi inquina paga” e nonostante i ripetuti richiami in questo senso da parte del Ministero dell’Ambiente. “Ora auspichiamo che il provvedimento possa essere significativamente migliorato – afferma il presidente di Federambiente, Daniele Fortini –. Il sistema delle industrie italiane impegnate nel ciclo dei rifiuti ha bisogno di un quadro normativo certo, stabile e applicabile per garantire servizi efficienti, miglioramenti della produttività e nuovi investimenti”. “Il sistema di finanziamento del servizio di gestione dei rifiuti urbani non trova pace: si assiste a continui cambi di direzione – evidenzia il Presidente di FISE Assoambiente,Monica Cerroni – i cui effetti si riflettono negativamente sulle gestioni finanziarie delle imprese del settore, sui Comuni, chiamati ad apportare continue modifiche ai regolamenti in materia, e sui cittadini, disorientati, che non riescono a pianificare le spese familiari”. Unico aspetto positivo della tassa prevista nella legge di stabilità – ma anch’esso ripreso, peraltro, dalla Tares – è il mantenimento dell’obbligo di copertura al 100 per cento dei costi della gestione integrata del ciclo dei rifiuti. Un elemento, questo, che, se la legge fosse applicabile, potrebbe contribuire a dare certezza di risorse finanziarie al comparto.
La risposta del Ministero

Una replica al volo quella del Ministro Andrea Orlando, che in risposta alle contestazioni ha dichiarato all’Ansa: “Una quota della tariffa della service tax, la nuova Trise, terrà conto anche di chi fa la raccolta differenziata: la famiglia che fa la differenziata pagherà meno. Credo di doverlo sottolineare”.

Fonte: eco dalle città