Gli svizzeri amano la mobilità sostenibile e non omologata

Secondo una indagine del Touring Club Svizzero sono sempre di più i veicoli ecologici che circolano in strada, ma sono sicuri?

Il Touring Club Svizzero torna ad occuparsi di mobilità sostenibile e torna a farlo con occhio critico: sempre più veicoli alternativi circolano nelle strade della Svizzera, tra biciclette elettriche e non, ciclomotori elettrici leggeri, monopattini, segway e simili e non sempre tali mezzi sono omologati. E, ancor di più, non sempre sono sicuri. Il TCS ha eseguito un test su tre categorie di veicoli: biciclette, motociclette leggere e i cosiddetti e-MSV (mezzi elettrici simili a veicoli). In quest’ultima categoria rientrano gli hoverboard, e-skateboard, e-monopattino-biga e monociclo-elettrico. Tra le biciclette sono state inserite anche quelle pieghevoli, le uniche non elettriche di tutto il test. Nelle motociclette leggere sono inseriti e-bike, mini e-scooter e e-monopattino. Maneggevolezza, sicurezza, qualità e omologazioni sono stati i fattori analizzati per ogni veicolo dal TCS, con diverse prove su strada e con particolare attenzione sulla trasportabilità di questi veicoli, ad esempio, a bordo di mezzi pubblici come gli autobus.  Venendo ai risultati e, in particolar modo a quelli relativi ai test di sicurezza, il TCS lancia l’allarme: bici e lo scooter che viaggiano a 15 km/h frenano e si fermano in 1,7 metri, mentre per gli e-MSV lo spazio di frenata sale fino a 6 metri. Nel test su pista le biciclette si sono rivelate le più veloci mentre ancora di e-MSV sono in fondo alla classifica. I Mezzi Elettrici Simili ai Veicoli vincono invece per trasportabilità (e perché in Svizzera non si paga il biglietto aggiuntivo sull’autobus per portarli con sé). Alla luce di tutto questo, e anche del fatto che in teoria non si potrebbe circolare in strada a bordo di hoverboard e simili perché non sono omologati per la circolazione stradale, il Touring Club consiglia molta attenzione prima di scegliere il proprio mezzo di locomozione sostenibile: “Prima di acquistare uno di questi mezzi, è importante informarsi se è omologato per circolare su una strada aperta al traffico. I veicoli omologati possono viaggiare solo su ciclopiste o piste ciclabili e mai sui marciapiedi. I mezzi non omologati possono essere utilizzati solo su proprietà private. Ogni infrazione alla Legge è punita con contravvenzione. Inoltre, il conducente, responsabile in caso di incidente, rischia di incorrere nel regresso da parte della compagnia d’assicurazione“.

Fonte: ecoblog.it

Casa realizzata con stampanti 3D. Alla Svizzera il primato

La novità di DFAB House è che unirà diverse tecniche digitali, fra cui robot e stampanti 3d, per un processo integrato dalla progettazione alla costruzione

sv

 

Robot e stampanti 3D hanno, da qualche anno a questa parte, fatto il loro ingresso in molti settori industriali, rivoluzionandoli con risultati strabilianti. Se c’è un comparto dove le potenzialità dell’automazione potrebbero essere enormi ma in cui ci si scontra con dei limiti evidenti è sicuramente quello dell’edilizia. I cantieri sono infatti ambienti complessi e in costante evoluzione e per agirvi le macchine robotiche dovrebbero essere sufficientemente forti per poter gestire materiali pesanti ma al contempo piccole e leggere da riuscire ad entrare negli edifici e flessibili per potervici muovere agevolmente.
Robot e stampanti 3D, tanti vantaggi in edilizia
Nonostante queste difficoltà i vantaggi dell’utilizzo di robot e stampanti 3D nell’industria delle costruzioni potrebbero essere tanti, primo fra tutti la possibilità di assemblare strutture complesse in sito, ottimizzando il lavoro e riducendo i costi di trasporto. Motivo per cui la ricerca tecnico-scientifica è costantemente impegnata nel miglioramento dei progetti attualmente in corso.sv1

In Situ Fabricator 1, il robot costruttore più efficiente del mondo
Una delle ricerche più interessanti è sicuramente quella dell’ETH di Zurigo in Svizzera, capitanata dal ricercatore Markus Giftthaler, che ha sviluppato una nuova classe di robot particolarmente performante. Il prototipo di chiama In Situ Fabricator 1 ed è stato progettato con un approccio ‘bottom up’ al fine di ottenere una maggiore praticità.
I primi test sono stati positivi
Per testarne le performance, i ricercatori hanno utilizzato il robot per costruire un paio di strutture in un cantiere sperimentale in Svizzera chiamato NEST. La prima è un muro di mattoni ondulato lungo quasi 7 metri e alto due e la seconda è una complessa maglia di acciaio curvo riempita in un secondo momento di calcestruzzo. In entrambe i casi In Situ Fabricator 1 si è dimostrato all’altezza dei compiti.
Nel 2018 la prima ‘vera’ casa
Ora sembra arrivato il momento di fare sul serio. Il team dell’ETH ha infatti annunciato che, entro l’estate del 2018, verrà costruita nel campus universitario la prima casa realizzata esclusivamente grazie a robot e stampanti 3D. La DFAB House, questo il nome del progetto, avrà una superficie di 200 mq e sarà il primo prototipo che unirà l’utilizzo di diverse tecnologie all’avanguardia applicate all’edilizia.
Se ultimamente abbiamo assistito allo sviluppo di diversi manufatti realizzati da robot e stampanti 3D, la novità della DFAB House sarà quella di essere progettata e costruita grazie a diversi processi digitali.
Fonte: green.it

World Economic Forum di Davos, via all’Hydrogen Council

hyundai-stazione-di-rifornimento-di-idrogeno-offenbach-2

Sono iniziati col botto i lavori del World Economic Forum di Davos, in Svizzera, che si tengono in questa seconda metà di gennaio 2017: 13 aziende del settore energetico, dei trasporti e del comparto industriale hanno lanciato un’iniziativa globale unitaria per esprimere al meglio, nel lungo termine, la proposta di transizione energetica in favore dell’idrogeno.

Il gruppo si chiamerà Hydrogen Council ed è la prima volta che si pensa di realizzare un attore del genere sul piano internazionale per spingere soluzioni energetiche diverse e più ecologiche: l’obiettivo principale è accelerare gli investimenti nel settore per poter così ampliare i comparti di sviluppo e commercializzazione, per realizzare celle combustibili a idrogeno sempre più capienti, performanti e sicure. Attualmente questi investimenti ammontano, a livello globale, a 1,4 miliardi di dollari l’anno ma questa accelerazione voluta dai produttori aumenterà questa fetta. Il Consiglio è composto, attualmente, da 13 amministratori di diversi gruppi energetici internazionali e tra i suoi principi fondanti c’è l’accordo sul clima di Parigi COP21: si opera quindi nell’ottica di risolvere il dilemma ambientale moderno, evitando di superare la quota di 2 gradi di aumento di temperatura globale. Attualmente nel Consiglio ci sono rappresentanti di Air Liquide, Alstom, Angloamerican, Gruppo BMW, Daimler, Engie, Honda, Hyundai, Kawasaki, Royal Dutch Shell, Gruppo Linde, Total e Toyota.

“L’accordo di Parigi 2015 per combattere il cambiamento climatico è stato un passo significativo nella giusta direzione ma richiede un’azione pratica da intraprendere per rendere tale impegno una realtà. […] una chiara ambizione di spiegare perché l’idrogeno emerge tra le soluzioni chiave per la transizione energetica […] ma non possiamo farlo da soli. Abbiamo bisogno di governi per sostenere le politiche per l’uso di idrogeno con le azioni politiche – ad esempio attraverso programmi di investimento in infrastrutture su larga scala. Il nostro appello oggi ai leader del mondo è quello di impegnarsi”

ha dichiarato alla stampa Benoît Potier, amministratore delegato di Air Liquide e Presidente dell’Hydrogen Council. Qui puoi trovare quelli che sono i valori fondanti di questo nuovo attore internazionale

fonte: ecoblog.it

Svizzera, turismo e energia nel nome dell’eco-sostenibilità

Nella Confederazione Elvetica la quota di energia da fonti rinnovabili supera di gran lunga quella ottenuta dalle fonti fossili.

La Svizzera è uno dei Paesi europei più adatti per gli amanti dell’outdoor. L’autunno è la stagione “dorata”, quella in cui sui boschi si rivestono di un manto che va dal beige al rossiccio. Le sue particolari condizioni meteo e la sua orografia la rendono meta privilegiata per gli appassionati dell’attività in alta montagna. E proprio la particolare orografia della Confederazione Elvetica fa sì che questo Paese sia anche un modello di sostenibilità energetica: le montagne stesse e la natura in generale sono la principale risorsa energetica del Paese. Oltre la metà dell’energia prodotta in Svizzera, precisamente il 56%, è ottenuta da centrali idroelettriche, quindi da una risorsa rinnovabile. Il più grande produttore svizzero di energia è Axpo che quest’anno celebra i 100 anni di attività. La particolarità di Axpo è quella di avere diversificato la produzione combinando le centrali idroelettriche di scala piccola, media e grande, alle centrali che sfruttano i gas ottenuti dal compostaggio e ad altre che ottengono l’energia da fonti nucleari o fossili. La strada intrapresa verso l’autonomia dalle fonti non rinnovabili è stata intrapresa e scorre parallela a una politica tesa alla sostenibilità dei mezzi di trasporto. Un altro esempio di sostenibilità è rappresentato dalle centrali elettriche di Grimsel eSusten, la cui società di gestione (Oberhasli AG) fornisce elettricità a ristoranti e hotel, gestisce impianti di risalita, fornisce informazioni sul mondo sotterraneo delle centrali elettriche, costruisce e cura la manutenzione di ponti sospesi e sentieri di montagna. Dal punto di vista prettamente turistico la stagione offre tantissimo: dai riti legati alla transumanza alle fiere e sagre paesane, dalle celebrazioni della vendemmia alle castagnate.Travel Destination: Zermatt

Fonte;  MySwitzerland

© Foto Getty Images

Svizzera, ecoturismo ed ecotrasporti per un’esperienza indimenticabile

Avventure culturali, ecologiche e naturali in Svizzera: la promessa di Ecoturismo.

Ecoturismo tra monti e valli in Svizzera?

Niente di più emozionante ed entusiasmante per gli amanti della natura che rivolgono un occhio attento anche alle best practice di basso impatto ambientale per quanto riguarda il turismo ed i trasporti: quello che può offrire il paese dei Cantoni è unico, sia in termini di sostenibilità ambientale che di bellezze naturalistiche; un paese a basso impatto ambientale, se così possiamo definire la Svizzera. La sostenibilità rappresenta in Svizzera ben più di un obiettivo ambientale: rappresenta un modo di vivere il proprio territorio, un modo di sviluppare opportunità e di interpretare il mondo del lavoro, la vita quotidiana, la vacanza: il sito MySwitzerland.com è un po’ la summa di questa filosofia. Gli Svizzeri non parlano molto di quanto siano sostenibili: le montagne e le valli rossocrociate sono tuttavia quanto di meglio al mondo esista per godere appieno delle bellezze naturalistiche: dal Parco Nazionale Svizzero alla Gola del Trient, dai bagni di Burgseewli ai castelli di Bellinzona, dalla Valle dell’Hasli alle cascate di Giessbach, tutti luoghi incastonati come diademi nel verde territorio svizzero. Luoghi raggiungibili nel pieno rispetto dell’ambientela Svizzera è perfetta per essere esplorata a piedi, in bicicletta e persino in canoa, permette escursioni di ogni tipo e livello di difficoltà; anche per i grandi spostamenti il territorio svizzero aiuta gli appassionati della sostenibilità ambientale: le sue linee ferroviarie pittoresche, come il Bernina Express(un’esperienza di relax e bellezza uniche da fare eccezionalmente in treno) o il Centovalli Express, le meravigliose funivie che portano alle tre cime Piz Mundaun e persino l’esperienza unica in parapendio che permette di volare sulla classica rotta da Walenstadt Berg lungo le Churfirsten fino al Ländle o decollare sotto il monte Säntis presso Wasserauen. I laghi svizzeri rappresentano invece un’altra eccellenza, sia per la pulizia delle acque che per la messa in sicurezza e, in generale, per la tutela ambientale: vivere l’esperienza del windsurf, della vela e delle gite in battello nei laghi elvetici è un ottimo modo per ristabilire un contatto con “l’elemento” per eccellenza: l’acqua. Il turismo in Svizzera permette però anche di entrare nella filosofia di ecosostenibilità che caratterizza l’intero territorio: il Museo e le centrali elettriche di Oberhasli AG sono in tal senso emblematici di come sia possibile rispondere alle più moderne esigenze della società in modo ecosostenibile, come anche lo smaltimento dei rifiuti a cavallo (nel centro di Avenches) dimostra l’attenzione alle politiche di sostenibilità ambientale, sia nel campo dei rifiuti (gli svizzeri sono i numeri uno al mondo per quanto riguarda il riciclo) che per quanto riguarda i servizi pubblici essenziali. Insomma, per gli amanti dell’ecosostenibilità e dell’ecoturismo in generale la Svizzera è “la terra promessa” dove alle buone pratiche ambientali si uniscono panorami mozzafiato raggiungibili con poca fatica nel pieno rispetto dell’ambiente: una prova di eccellenza che mostra, anche in questi campi, come la Svizzera sia un esempio virtuoso da seguire senza guardarsi indietro.Trains

Fonte: ecoblog.it

La Svizzera scommette sulla geotermia

Nel cantone di Ginevra si è scelto di puntare sulle centrali geotermiche. L’obiettivo è arrivare a coprire due terzi del fabbisogno in termini di calore entro il 2020

Questa primavera San Gallo aveva deciso di cessare la propria esperienza con la geotermia dopo che le trivellazioni avevano causato un terremoto di magnitudo 3,5 della scala Richter. Qualche settimana fa, però, Ginevra ha deciso di andare controcorrente e il cantone romando ha fatto sapere di voler puntare su questa tecnica come fonte di energia.

Negli scorsi giorni sono iniziati i sondaggi, con un camion venuto appositamente dalla Danimarca per far vibrare il suolo fra Chancy e Bernex, le due località fra le quali dovrebbe nascere la nuova centrale geotermica. Le onde sono state inviate fino a 1500 metri di profondità e i feedback, rappresentati dagli echi, sono stati in seguito captati e analizzati, con lo stesso metodo utilizzato per le ecografie o per i sonar di un battello. Il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Ginevra (Unige) si occuperà di compilare e analizzare i dati raccolti. Da oggi al 2020 l’investimento nel programma di geotermia sarà nell’ordine di 20 milioni di franchi. E così mentre altrove si smobilita, il cantone ginevrino ripone grandi aspettative nella geotermia per far fronte alle proprie esigenze energetiche. Secondo le stime, al termine dei lavori l’energia termica potrebbe coprire i due terzi del fabbisogno dei ginevrini in termini di riscaldamento. La geotermia consentirà al cantone di ridurre la dipendenza dalle fonti fossili che costituiscono attualmente il 70% dell’energia consumata a Ginevra.An engineer can be seen behind the instr

© Foto Getty Images

Fonte: ecoblog.it

L’eolico non disturba e non fa male come le centrali a carbone

Un sondaggio condotto in Svizzera presso abitanti che vivono a meno di 5 Km di distanza da un parco eolico evidenza che le pale non disturbano la vita delle personeeolico-594x350

La propaganda contro l’energia eolica e i parchi eolici è sempre molto forte. In genere si sostiene che questa fonte di energia rinnovabile ottenuta dal vento non sia né economicamente conveniente e neanche pulita come sembra inquinando non solo i paesaggio ma anche la qualità della vita di chi abita nei pressi di una centrale eolica. Il sondaggio si è reso necessario perché la Svizzera dopo la decisione di dismettere progressivamente le centrali nucleari sta rivendendo il suo piano energetico e l’eolico effettivamente potrebbe rappresentare una delle fonti rinnovabili più interessanti per il piccolo paese stretto tra le Alpi. Nel merito le università Martin Lutero di Halle-Wittenberg e di San Gallo hanno condotto un sondaggio per misurare la qualità della vita delle persone che abitano a meno di 5 Km da un parco eolico. Sono state raccolte le risposte di 467 persone per cui il 76% ha dichiarato di non subire disturbo; il 18% ha riferito di subire un fastidio medio-forte mentre il 6% ha sostenuto di accusare disturbi molto forti per cui il rumore risulta fonte di stress tanto da impedire un sonno regolare. Il 78% comunque si è detto favorevole ai parchi eolici contro il 6% che si è detto sfavorevole mostrando però anche una grande capacità di impegno nel contrastare attivamente contro questa fonte di energia per il 36%. I vantaggi ravvisati dalla maggior parte dei cittadini riguardano la protezione dell’ambiente in quanto sostegno all’uscita dal nucleare e la maggiore indipendenza energetica; gli svantaggi di chi non ama questa fonte di energia riguardano i pericoli per i volatili e la violazione del paesaggio. In Svizzera attualmente sono presenti e attivi 33 grandi impianti eolici per un totale di potenza di 60 megawatt (MW) che nel 2012 hanno prodotto 88 gigawattora (GWh) di energia elettrica ovvero rifornito circa 25.000 famiglie. L’obiettivo è portare la produzione di energia elettrica dai parchi eolici a 600 GWh entro il 2020 e 4.300 GWh entro il 2050. Fin qui l’analisi della Svizzera che non dista un milione di chilometri dall’Italia, dove invece abbiamo la richiesta di 13 associazioni ambientaliste di una moratoria a nuovi impianti eolici e che hanno scritto perciò ai ministri Zanonato, Orlando e Bray. Le associazioni che hanno firmato l’appello sono: Italia Nostra, Presidente Marco Parini – Altura, Presidente Stefano Allavena – Amici della Terra, Presidente Rosa Filippini – Associazione Italiana per la Wilderness, Segretario Generale Franco Zunino e Presidente Onorario Carlo Ripa Di Meana, Comitato nazionale contro fotovoltaico ed eolico in aree verdi, Presidente Nadia Bartoli – Comitato Nazionale per il Paesaggio, Segretario Oreste Rutigliano – Comitato per la Bellezza, Presidente Vittorio Emiliani – Lipu, Presidente Fulvio Mamone Capria – Mountain Wilderness, Presidente Carlo Alberto Pinelli – Movimento Azzurro, Vice Presidente Vicario Dante Fasciolo – Verdi Ambiente e Società (VAS), Presidente Guido Pollice – Rete della Resistenza sui Crinali, Coordinatore Alberto Cuppini – TERRA CELESTE Associazione culturale, Presidente Luisa Bonesio. Sostanzialmente la vertenza delle 13 associazioni riguarda il sistema incentivi alle rinnovabili e scrivono:

Da Associazioni ambientaliste sensibili alla tutela del territorio, ci siamo espressi fin dall’inizio contro gli incentivi che hanno favorito la speculazione a danno del paesaggio, della natura, dei territori collinari e montani, sui crinali appenninici e nel Mezzogiorno, senza portare riduzioni significative, a livello complessivo, dei gas climalteranti.

Ovviamente non una parola contro le 13 centrali a carbone italiane e contro gli incentivi sotto forma di capacity payments oppure per la catttura e stoccaggio della CO2. Non una parola contro i possibili incentivi pari a quasi un miliardo di euro in incentivi che potrebbero essere versati alla nascente centrale a carbone del Sulcis e neanche una parola contro il sistema di incentivazione delle energie fossili tra cui il carbone appunto, di cui ampiamente abbiamo discusso e parlato dopo il libello di Chicco Testa.

Fonte:  Corriere del Ticino

In Svizzera Cesio 137 nel lago di Bienne, sotto accusa la centrale nucleare di Mühleberg

La scoperta della presenza di Cesio 137 nei fondali del lago di Bienne è avvenuta per caso, allorché sono stati analizzati i sedimenti di un carotaggio effettuato nel 201o da un gruppo di geologi dell’Università di Ginevra.lac-i-bienne-620x350

Secondo Le Matin Dimanche, il giornale che ha divulgato la notizia e che ha commissionato al laboratorio di Basilea Città i contro test, riferisce che la concentrazione anomala risalirebbe al 2000 e che sarebbe dovuta a contaminazione proveniente dall’acqua della vicina centrale nucleare di Muehleberg, che si trova a circa 10 Km dalla città di Bienne. Il carotaggio ha evidenziato i picchi di Cesio 137 che si sono verificati negli anni ‘70, ‘86 e 2000 e il punto è che la città di Bienne si approvvigiona per il 70% del suo fabbisogno idrico proprio dal lago. Gli esperti comunque hanno chiarito che per la salute pubblica, al momento, non si palesano pericoli. Le acque contaminate provengono da lavori di manutenzione o sono frutto di incidenti e dal lavaggio in cui sono contenute piccolissime parti di materiale radioattivo rilasciate perché autorizzate nel fiume Aar. Queste acque dopo alcuni chilometri si scaricano nel lago di Bienne. Un caso simile ma diversamente trattato si ha a Hagneck città vicina a Bienna dove le acque del lago sono monitorate mensilmente e mentre il 30% si deposita sul fondo il resto prosegue il suo cammino verso Basilea dove poi raggiungerà il mare. A Bienne nella struttura che a Ipsach preleva l’acqua per la città non esiste invece alcuna forma di controllo sulla radioattività. Greenpeace chiede ora maggiore chiarezza e contesta, come riporta Ticinonews:

il clima di segretezza attorno a questa vicenda. “L’Ispettorato federale della sicurezza nucleare (IFSN) deve spiegare chiaramente perché non era a conoscenza di questa vicenda o perché non ha fatto sapere nulla”.

Fonte: Radio Tv Svizzera, Ticino News

 

Tariffa e gestione dei rifiuti in una grande città: l’esempio di Zurigo (Svizzera)

La città di Zurigo a confronto con l’Italia per comprendere quali sono le principali differenze di gestione dei rifiuti (e di tariffazione). Eco dalle città ha intervistato Laura Donnicola, cittadina svizzera d’origine italiana, operatrice a Zurigo nel campo del riciclo di Apparecchi Elettrici e Elettronici375419

In Italia, con il Governo Monti, è stata introdotta la Tares, una tassa che obbliga i cittadini a pagare il servizio di igiene e raccolta rifiuti in base a quanti metri quadri ogni utente possiede. Per noi italiani è normale questo sistema, tu invece cosa ne pensi?

Credo che sia davvero strano. Non capisco davvero il senso. Ad esempio, i miei genitori sono per due o tre mesi all’anno in Italia e pagano al comune una tassa sui rifiuti come se vivessero nella loro casa per un anno intero. Eppure producono pochissimi rifiuti. Anzi, poiché sono abituati a fare la raccolta differenziata, quando ritornano in Salento, sono impossibilitati a farla correttamente. Io credo che sia insensata una tassa applicata ai metri quadri. Questo sistema non aiuta a evitare la produzione dei rifiuti. Se io devo pagare ad esempio 300 euro di tassa, cerco di produrre più rifiuti perché voglio sfruttare completamente questo pagamento.
In effetti con questo sistema si è incentivati a produrre più rifiuti e quindi nessuno ha una ragione economica a produrne di meno, proprio perché si cerca di massimizzare la propria spesa. Invece a Zurigo (Svizzera) e in quasi tutti i paesi europei in genere si applica o la tariffa o il pagamento di singoli servizi. Laura tu ora dove vivi?
Io vivo a 40 chilometri da Zurigo, dove mi reco attualmente per lavoro. E’ un paese molto piccolo, in cui si fa la raccolta porta a porta per le frazioni come la carta. Il resto viene portato all’Ecocentro dove si paga per conferire alcuni rifiuti.

I cittadini pagano per conferire i materiali all’Ecocentro?

Si, dipende dal materiale però. Si paga per conferire il polistirolo, i pneumatici o le batterie, gli inerti e laterizi. Tutti i materiali della raccolta differenziata (carta, plastica, vetro, legno, alluminio e banda stagnata o gli apparecchi elettrici e elettronici) sono conferiti gratuitamente. Ma non tutti i comuni fanno pagare questo servizio. In Svizzera la Federazione fa le leggi, e poi il Cantone e il Comune, hanno ampi margini decisionali grazie all’autonomia. Quindi dipende dal paese in cui vivi.

E per l’indifferenziato come funziona?

Nel mio paese si adotta un sistema che è simile a quello che si adotta oggi a Zurigo. Quando vivevo nei pressi del capoluogo, compravo al supermercato il sacco per l’indifferenziato, lo Zuri Sack (il cui costo varia a seconda della grandezza, da uno a quattro euro circa, in Svizzera, ricordo, si usa il Franco svizzero). Ogni utente può usare solo quel tipo di sacchetto per buttare i propri rifiuti. Ogni busta che è diversa dallo Züri-Sack non viene raccolta dall’operatore. In questo modo si è incentivati a ridurre i propri rifiuti.

Ma cosa accade se qualcuno non usa il sacchetto imposto dal tuo comune? Ci sono dei controlli?
I furbi ci sono dappertutto. A volte quando raggiungo la stazione per recarmi a Zurigo mi capita di trovare qualche sacchetto. Però nel mio paese ad esempio i cittadini hanno denunciato all’amministrazione chi faceva il furbo e usava un semplice sacchetto di plastica per buttare i propri rifiuti. Dopo la terza segnalazione, la polizia municipale ha aperto i sacchetti e sono riusciti a risalire al trasgressore. So che questo utente è stato multato.

Riguardo alla gestione operativa dei rifiuti di Zurigo (395.000 abitanti, Cantone svizzero tedesco), si legge che per strada non ci sono cassonetti stradali comunali. Secondo il calendario adottato, ogni condominio o ogni utente deve esporre in base al giorno stabilito, nel sacchetto Züri-Sack o nei cassonetti personali Züri-Sack, i rifiuti domestici (come ad esempio lampadine, sabbia per gatti, materiali e imballaggi in plastica, calze di nylon, tetrapak e sacchetti per la spesa di carta, lamette da barba, sacchetti dell’aspirapolvere, confezioni per surgelati, bicchieri di vetro, mozziconi di sigarette) che vengono avviati ad incenerimento. La carta (libri e riviste) e il cartone, e gli indumenti sono raccolti porta a porta. Anche l’umido è raccolto a parte tramite un abbonamento da pagare in aggiunta. Il vetro si differenzia per colore nei vari appositi centri. Cosa pensi di questo sistema?
Io credo che il funzioni e che ormai la gente si sia abituata. Poichè io lavoro soltanto a Zurigo e non ci vivo non posso dire di più.

A proposito, tu lavori a Zurigo per una fondazione che si occupa del riciclaggio di tutti gli Apparecchi Elettrici e Elettronici (esclusi i personal computer e i telefonini, per i quali, mi hai detto, c’è un altro consorzio con le stesse funzioni). Come va la raccolta differenziata nel tuo settore?

Direi molto bene. In Svizzera la media di riciclaggio di RAEE (Rifiuti Apparecchiature Elettriche e Elettroniche) per ogni cittadino in un anno si aggira sui 17 chilogrammi, in Europa invece la media è di soli 4 chili.

Complimenti, ma come fate a raggiungere queste cifre? Non credo che ci siano più prodotti elettrici che in altri paesi?
Io credo che sia una questione di mentalità. Le persone sono state sensibilizzate già da quarant’anni su questi aspetti. In Italia mi sembra che si guardi non oltre il confine della propria casa o del proprio giardino, mentre in Svizzera si guarda la strada. Inoltre se i cattivi comportamenti non prevalgono su quelli buoni, è perché c’è un buon controllo e soprattutto c’è l’applicazione della sanzione. Quando vengo in Italia mi accorgo che tutto questo non c’è ancora.

Fonte. Eco dalle città

 

Svizzera, petizione dei Verdi: il clima elvetico patrimonio Unesco

La proposta viene dai Verdi svizzeri ed è fortemente provocatoria: inserire tra la lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’Unesco il clima elvetico.

top_banner-586x188

 

Ieri a Berna si è tenuta una manifestazione in cui è stata presentata una petizione indirizzata al ministro Doris Leuthard, direttrice del Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni della Confederazione Elvetica: con questa la sezione giovanile del Partito dei Verdi richiede al ministro di esercitare pressioni sull’Unesco affinché il clima svizzero venga riconosciuto patrimonio dell’umanità. Camuffati da pinguini e da un orso bianco, alcuni attivisti e membri del partito si sono recati nella piazza federale di Berna per presentare la petizione, cui hanno aderito associazioni come il Wwf, Greenpeace, ProNatura, Associazione Traffico e Ambiente (ATA), Verdi e Verdi liberali elvetici.

95421753001-280x210

 

Gli svizzeri sono molto sensibili ai cambiamenti climatici: uno dei primi segnali di quanti e quali danni si possano verificare al territorio i cittadini della Confederazione lo osservano tutti i giorni sui ghiacciai, che si assottigliano sempre più: anche la Conferenza di Doha non ha dato risultati pragmatici sul tema dei cambiamenti climatici ed occorre necessariamente fare qualcosa per tamponare, prima che risolvere, il problema. La proposta di inserire il clima della neutrale Svizzera tra i Patrimoni mondiali dell’Umanità Unesco è, in tal senso, una “utile provocazione”: la Svizzera ha l’opportunità, secondo i Verdi elvetici, di fare da precursore sul tema della lotta ai cambiamenti climatici.

Il nostro clima deve essere tutelato e i nostri figli devono vivere in un ambiente sano

scrivono i giovani Verdi nella petizione. Non essendoci in vista alcuna riduzione delle emissioni di gas serra (almeno non in modo significativo) e visto che i cambiamenti climatici procedono ad un ritmo pericolosissimo per la salute di tutti, la “prima pietra” che la Svizzera potrebbe apporre sarebbe un riconoscimento internazionale della qualità della propria aria (e di conseguenza di quella di tutti), che va tutelata. La petizione, che potete trovare qui (in francese) e qui (in tedesco) può essere sottoscritta da tutti, indipendentemente dalla nazionalità e dalla provenienza etnica.

Fonte:Petitionclimat