Incendi in Svezia: cosa dicono gli scienziati

Al Circolo Polare Artico si registrano 33 gradi, la Svezia è in ginocchio per gli incendi nelle foreste, cosa sta succedendo nel paese leader della lotta per il clima.http _media.ecoblog.it_e_e2f_incendi-svezia-caldo-record

In questi giorni si sta meglio in Sicilia che non in Svezia, nonostante sia fine luglio. Non è una battuta, è la verità: il paese nordico è alle prese con una ondata di caldo record, che sta causando decine di grossi incendi boschivi e mettendo in ginocchio la macchina dei soccorsi. La situazione è così grave che il Governo ha chiesto aiuto agli altri membri dell’UE. La lontanissima Italia ha inviato due Canadair, la vicinissima Norvegia sei elicotteri. Ma la situazione è tutt’altro che sotto controllo. Dan Eliasson, director general della Swedish Civil Contingencies Agency (equiparabile alla nostra Protezione Civile, ma diretta dal Ministero della Difesa) ha messo in guardia dal sottovalutare lo stato delle cose: “Voglio essere molto chiaro a riguardo. Siamo in quella che è probabilmente la più seria e grave situazione che i servizi di emergenza svedesi abbiano mai affrontato. La zona colpita dagli incendi è adesso più grande di quella colpita dagli incendi nel 2014 nel Västmanland, e molti incendi non sono ancora sotto controllo e altri fuochi partono ogni giorno. Voglio mettervi in guardia dal sottostimare la gravità della situazione. Anche se cambia il tempo e arriva la pioggia, le cose possono peggiorare ulteriormente. La situazione è molto grave“.

Questo basterebbe a far capire di cosa stiamo parlando, ma un altro dato può ulteriormente aiutare: a Stoccolma sono stati registrati 34 gradi centigradi (praticamente il doppio della media storica di luglio), più a nord e in pieno Circolo Polare Artico 32 gradi. La stessa temperatura massima di oggi a Palermo. Intervistata da Radio Sweden la dottoressa Kimberly Nicholas del Lund University Centre for Sustainability Studies (LUCSUS) ha dichiarato: “Sappiamo dagli studi sul clima che gli eventi estremi aumentano con il crescere delle emissioni umane di gas serra e, purtroppo, gli incendi boschivi sono tra gli eventi che possiamo aspettarci che diventino più frequenti. Specialmente la siccità aumenta il rischio di incendi boschivi e i servizi di emergenza potrebbero non essere preparati a fronteggiare questi rischi su larga scala“.
La situazione svedese è solo l’ultima delle conferme pratiche di quanto possano essere devastanti gli effetti dei cambiamenti climatici e di quanto essi siano imprevedibili. Proprio il paese del nord Europa, infatti, è all’avanguardia nelle politiche ambientali di riduzione delle emissioni di CO2, è uno dei più importanti mercati per le auto elettriche (nonostante la bassissima popolazione, neanche 10 milioni di abitanti) ed è all’avanguardia nelle politiche pubbliche di incentivazione delle energie rinnovabili e della mobilità sostenibile. Tuttavia sia la Svezia, che brilla per virtuosismo ambientale, sia gli Stati Uniti, che hanno appena cancellato il tax credit per le auto elettriche, sono sullo stesso pianeta. E così lo siamo tutti e tutti siamo esposti alle stesse conseguenze del riscaldamento globale.

Fonte: ecoblog.it

eRoadArlanda, la prima strada che ricarica le auto elettriche

In Svezia è stata inaugurata eRoadArlanda, una strada che permette alle auto elettriche di ricaricarsi mentre sono in moto.

La Svezia, paese con il maggior tasso di penetrazione delle auto elettriche in Europa, mette in funzione la prima eRoad. Si chiama eRoadArlanda ed è un strada in grado di erogare energia alle auto e agli altri veicoli elettrici mentre viaggiano, attraverso una linea di elettrificazione inglobata nell’asfalto al centro della carreggiata. Si tratta di un progetto precommerciale e di test per la tecnologia di ricarica conduttiva, scelta per questa eRoad. Lungo 2 chilometri della strada 893 che collega l’Arlanda Cargo Terminal e l’area logistica di Rosersberg, vicino Stoccolma, è stata stesa la linea di ricarica per auto e camion elettrici.

Non tutti i veicoli elettrici potranno utilizzare questa tecnologia. Il progetto eRoadArlanda infatti prevede la presenza di un apposito dispositivo sotto il pianale del veicolo, molto simile al pantografo di un tram. Questo dispositivo riesce a individuare la linea elettrificata e ad allinearsi ad essa. L’erogazione di energia avviene per segmenti di strada: man mano che il veicolo elettrico connesso alla linea avanza viene spento il segmento precedente e acceso quello successivo. Questo metodo di ricarica è alternativo alle più comuni colonnine di ricarica per auto e camion elettrici e ha vantaggi e svantaggi. Il vantaggio dell’eRoad è che azzera i tempi di ricarica, perché il veicolo elettrico riceve energia mentre la consuma. Lo svantaggio principale è l’aumento dei costi di realizzazione e manutenzione delle strade elettrificate rispetto a quelle tradizionali. Ma anche la necessità di uno standard condiviso da tutta l’industria dell’auto per il sistema di ricarica sotto il pianale, che deve essere compatibile con la strada e aumenta ulteriormente il costo delle auto elettriche. La Svezia sta portando avanti diversi progetti di eRoad per fronteggiare, contemporaneamente, due sfide: la necessità di diminuire drasticamente l’uso di combustibili fossili e la previsione di aumento del flusso di trasporti nel paese (+59% entro il 2030). In Svezia il traffico stradale produce il 33% delle emissioni di CO2 totali del paese e di questo 33% circa un terzo è traffico commerciale su mezzi pesanti. La stima degli svedesi, forse ottimistica, è quella di far viaggiare su strade elettrificate due terzi del trasporto su camion entro il 2030. Questo comporta l’elettrificazione completa del 2-4% del totale delle grandi vie di comunicazione in Svezia.

Fonte: ecoblog.it

Dalla Svezia arriva la microcar elettrica Uniti con 5 anni di ricarica gratis

Uniti è una microcar elettrica omologata L7e. In Svezia la venderanno con 5 anni di ricarica gratuita.http _media.ecoblog.it_f_fb6_uniti-la-microcar-elettrica-con-5-anni-di-ricarica-gratis

Uniti è una start up Svedese che lancerà sul mercato a partire dal 2019 una nuova microcar elettrica. La particolarità è che, grazie ad un accordo con il fornitore di energia elettrica E.ON, i clienti svedesi avranno la ricarica gratis per i primi cinque anni e sarà una ricarica con elettricità prodotta dal fotovoltaico. La microcar Uniti rientrerà nel peso massimo per l’omologazione L7e, cioè 400 chilogrammi batterie non incluse, ma avrà caratteristiche da vera auto elettrica, come l’heads-up display, lo sterzo elettrico drive by wire, alcune funzionalità di guida assistita e carrozzeria in fibra di carbonio. La batteria offrirà una autonomia massima dichiarata di 300 km mentre il motore non supererà i 15 kW di potenza. Il segmento di mercato sarà quello dei millenials, cioè le persone nate tra gli anni ottanta e i primi del duemila, a medio-alto reddito che useranno la Uniti come seconda macchina per la famiglia o come primo mezzo per recarsi al lavoro. Si tratta, infatti, di un quadriciclo pesante pensato per restare in città. Al momento la principale concorrente della Uniti è la nuova microcar elettrica cinese ZD2, che si guida a 16 anni ed è già in vendita a 17.900 euro. La Uniti, invece, non sarà prodotta in Cina ma a Landskrona, in Svezia. La produzione inizierà entro l’ultimo trimestre 2018 e la Uniti sarà acquistabile a partire da inizio 2019.

Fonte: ecoblog.it

In Svezia il primo centro commerciale del riuso

Vestiti e oggetti recuperati, riciclati o riparati. Nasce in Svezia il primo centro commerciale specializzato nella vendita di prodotti di seconda mano. L’obiettivo è quello di promuovere il consumo critico e favorire l’economia circolare. Non un semplice negozio dell’usato, ma un vero e proprio centro commerciale del riuso e del riciclo: quattordici negozi più un ristorante che serve cibo rigorosamente biologico e a chilometro zero. È la ReTuna Återbruksgalleria  (o Retuna Recycling Gallery) nella città di Eskilstuna, Svezia, a circa un’ora e mezza di macchina dal centro di Stoccolma. Ogni esercizio commerciale è specializzato nella vendita di oggetti riciclati, riparati o ristrutturati: da mobili, vestiti, computer o altre apparecchiature elettroniche fino ai materiali edili.11898644_1479743088988088_3949023328758040064_n

Al suo interno il centro ha uno spazio dove le persone possono lasciare gli oggetti di cui si vogliono disfare. Qui gli addetti li selezionano, li riparano, li ripuliscono e li rendono pronti per essere rimessi sul mercato. “Le persone che lasciano qui le proprie cose usate – scrive la direttrice del centro sul sito – devono sentire di aver fatto qualcosa di buono per l’ambiente”. Il centro è di proprietà comunale ma i negozi sono gestiti da imprese private e sociali, in modo da dare spazio e opportunità alle start-up dell’artigianato. Obiettivo del centro commerciale è quello di sperimentare un nuovo modo di fare shopping, senza danneggiare l’ambiente. Tutti i negozi al suo interno sono in linea con lo scopo del progetto perché, come si legge sul sito “sostenibilità significa ottenere di più con le risorse che abbiamo già”. Tra le offerte del centro è stato pensato anche uno spazio educativo che offre un corso annuale di “progettazione, riciclo e riuso”, vengono poi organizzate anche singole lezioni per perfezionare le tecniche del fai-da-te e si realizzano brevi tour per quanti fossero interessati a raccogliere maggiori indicazioni sul funzionamento del progetto.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2017/05/svezia-primo-centro-commerciale-riuso/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Ecovillaggi: il raduno europeo in Svezia

Ventunesimo raduno annuale della Rete Europea degli Ecovillaggi: l’appuntamento è dal 16 al 20 luglio 2017 in Svezia. L’evento richiama ogni anno centinaia e centinaia di famiglie che hanno fatto la scelta di vivere in comunità condivise.9537-10294

La sezione europea della Rete Globale degli Ecovillaggi ha organizzato la ventunesima edizione dell’annuale conferenza estiva. Il titolo dell’edizione 2017 è “Felicità Consapevole: Vivere il Futuro Oggi – Solidarietà, Resilienza e Speranza”; l’appuntamento è dal 16 al 20 luglio 2017 nell’ecovillaggio svedese di Ӓngsbacka. L’evento offre conferenze, mostre, laboratori e luoghi di incontro per ispirare ed essere ispirati. «In un’epoca di incertezze politiche ed ecologiche per il futuro – spiega Robert Hall, Presidente del Consiglio del GEN Europa – invito i cittadini a “venire e fare rete con tutti i fautori del cambiamento dal basso d’Europa. Unitevi a noi per imparare come accrescere la vostra felicità e al tempo stesso essere di aiuto all’umanità e al pianeta”.

La Rete Globale degli Ecovillaggi è un’associazione di ecovillaggi, o comunità intenzionali, che integrano olisticamente la sostenibilità ecologica, economica, sociale e culturale in modelli di vita rigenerativi. «La rete del GEN Europa connette, sostiene e diffonde l’operato degli ecovillaggi e delle comunità europee – spiega Genny Carraro, managing director del GEN –  I temi della conferenza di quest’anno, Solidarietà, Resilienza e Speranza, si intrecceranno tra di loro nei vari percorsi di conferenze, laboratori ed attività, legati insieme dai relatori che apriranno la conferenza: Charles Eisenstein e Helena Norberg-Hodge».

Charles Eisenstein si descrive come “attivista della decrescita” ed è autore acclamato a livello internazionale di “Sacred Economics” e “The More Beautiful World Our Hearts Know is Possible” , descritto da Publishers Weekly come “un libro rivoluzionario ed interattivo…che ispira il lettore a pensare fuori dall’ordinario”. E’ stato definito “una delle grandi menti più promettenti dei nostri tempi”.

Helena Norberg-Hodge è una pioniera del movimento della “Nuova Economia”, con il quale promuove un’economia del benessere personale, sociale ed ecologico da più di trent’anni. E’ autrice, regista e direttrice dell’organizzazione Local Futures (Futuri Locali), che promuove un cambiamento sistemico lontano dalla globalizzazione economica e verso la localizzazione. Nel 2011 ha prodotto e co-diretto il documentario pluripremiato “L’Economia della Felicità”.

«Ogni anno la conferenza estiva mostra l’ingegno delle comunità associate nell’Esposizione della Tecnologia Sostenibile degli Ecovillaggi, o E.S.T.Expo – prosegue Carraro – un laboratorio dimostrativo di tecnologie sostenibili quali forni solari, sistemi di riscaldamento a biomassa e depuratori d’acqua progettati da ecovillaggi europei. I partecipanti ai cinque giorni dell’evento saranno accolti in un contesto adatto a tutta la famiglia, dove avranno la possibilità di scegliere tra diverse attività in base ai propri interessi, alloggiare in campeggi gestiti con strutture all’aperto e usufruire di una ristorazione completamente vegetariana».

Per maggiori informazioni sulla conferenza QUI

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Per informazioni generali: conference@gen-europe.org

La Rete Globale degli Ecovillaggi è stata fondata 20 anni fa e rappresenta più di 100 paesi in 5 continenti. GEN-Europa è una rete che connette, sostiene e diffonde l’operato di ecovillaggi e comunità europee. La rete offre consulenza e coordinamento per le comunità associate in tutta Europa e supporta progetti di interdipendenza, compreso un programma di scambi internazionali per giovani, un progetto di assistenza in casi di migrazione forzata sponsorizzato dalle comunità, e il sostegno a reti per il cambiamento climatico organizzate dal basso. GEN-Europa è rappresentata a Brussels tramite ECOLISE, la rete europea delle iniziative comunitarie sul cambiamento climatico e la sostenibilità, insieme ad altre reti intercontinentali; ricopre inoltre da 10 anni un ruolo consultivo all’ONU riguardo a temi educativi.

Ängsbacka
Ängsbacka, situata fuori Karlstad in Svezia, è un luogo di incontro vitale per tutti coloro che vogliono vivere una vita più consapevole, col cuore e prendendosi cura del proprio pianeta. Fin dal 1997 migliaia di persone sono state toccate dalla sua atmosfera calda, aperta ed amorevole, durante laboratori, festival e visite.
L’ecovillaggio di Ängsbacka è un membro a pieno titolo di GEN Europa a partire dal 2016.

Per più informazioni ed acquistare un biglietto registrarsi qui

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Fonte: ilcambiamento.it

Ecovillaggi e Cohousing

Voto medio su 1 recensioni: Da non perdere

€ 13

Cohousing e Condomini Solidali + DVD

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€ 18

Svezia e Germania collaborano in ambito mobilità e strade elettriche

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La visita in Svezia della cancelliera tedesca Angela Merkel a Stoccolma, capitale della Svezia, è stata un’occasione per lanciare una nuova partnership tra Germania e Svezia in materia di mobilità sostenibile: in una conferenza stampa congiunta il primo ministro svedese Stefan Löfven e la sua collega tedesca Angela Merkel hanno annunciato il progetto “Innovazione e cooperazione per un futuro sostenibile” che mira a rafforzare la competitività dei due Paesi in ambito economico, tecnologico e in materia di sostenibilità e si concentra su quattro aree, tra cui la mobilità e le strade elettriche.

“E’ un vero onore poter spiegare alla cancelliera Merkel il lavoro svolto da Scania nell’ambito della strada elettrica. L’accordo tra Svezia e Germania dimostra come partnership strategiche siano essenziali per creare soluzioni di trasporto sostenibili, un settore in cui Scania è fortemente impegnata. […] Sono davvero lieto della partnership e dello studio, che rappresenta il primo passo della collaborazione. Siamo pronti a dare il nostro contributo grazie all’esperienza acquisita con i nostri partner Siemens e la Regione di Gävleborg nella gestione dei nostri autocarri ibridi sul tratto di autostrada elettrificata E16”

ha dichiarato in un comunicato stampa Henrik Henriksson, Presidente e CEO di Scania. Le partnership di questo tipo, negli ultimi mesi, se ne stanno contando sempre di più: esempio principe è EVA+, come anche il progetto SLAM, un’iniziativa coordinata da Enel cui aderiscono brand come Verbund (principale utility austriaca) e case automobilistiche come Renault, Nissan e BMW. In particolare nella partnership svedese-tedesca sarà lo sviluppo di tecnologie per la realizzazione di strade elettrificate, un percorso intrapreso già da tempo da Scania in collaborazione con Siemens nello sviluppare la tecnologia che ha consentito di dare vita alla prima strada elettrificata al mondo per il traffico di veicoli pesanti su strade pubbliche, aperta lo scorso 22 giugno a Gävle, in Svezia. L’obiettivo dei due governi è rafforzare la cooperazione in materia di sviluppo e l’applicazione della tecnologia già esistente e, al tempo stesso, accrescere la capacità delle due Nazioni europee di offrire le migliori soluzioni dal punto di vista della sostenibilità. Il progetto pilota dunque è la partnership Scania-Siemens: il tratto di strada elettrificato di due chilometri, sull’autostrada E16, è gestito dalla regione di Gävleborg, nei pressi di Sandviken e della città di Gävle, e rappresenta anche il risultato di collaborazioni tra diversi enti sia del settore pubblico che privato di Svezia e Germania. Per Scania collaborare con i tedeschi è facile: l’azienda è parte del gruppo tedesco Volkswagen Truck & Bus e pubblicizza una filosofia aziendale molto orientata alla sostenibilità ambientale, convinta che le strade elettrificate rappresentino un tassello importante di un futuro sistema di trasporto sostenibile.

Fonte: ecoblog.it

Riusi e ricicli? In Svezia paghi meno tasse

Una proposta del Ministro delle Finanze svedese intende ridurre dal venticinque al dodici per cento l’Iva per chi ripara biciclette, scarpe e tessuti. La virtuosa iniziativa si pone l’obiettivo di ridurre lo spreco e valorizzare l’economia circolare.

Buone notizie per l’economia circolare dalla Scandinavia: la Svezia, su proposta del Ministro delle Finanze, ha deciso di ridurre l’Iva per chi ripara bici, scarpe e tessuti dal 25 al 12 per cento a partire da gennaio 2017, mentre saranno previste delle deduzioni fiscali (sotto forma di restituzione d’imposta) per chi deciderà di riparare gli elettrodomestici.Two men working in a Bicycle repair shop, with tools of the trade.

Gli incentivi sono coerenti con la scelta del governo svedese di ridurre le emissioni di gas serra e gli oggetti che finiscono in discarica. Secondo Per Bolund, ministro delle finanze svedese “spesso, un piccolo cambiamento apporta grandi modifiche nel comportamento, crediamo che questa scelta possa abbassare dell’87 per cento i costi del riparo e rendere più razionale la scelta di riparare la merce”.

La Svezia dimostra così di voler recepire il pacchetto dell’Unione Europea riguardo l’economia circolare, affinché oltre ad ottenere una riduzione dei rifiuti in discarica si possano creare nuove possibilità economiche dagli oggetti considerati di scarto: un nuovo modello di business olistico, in grado di vedere i prodotti e i servizi che replica in linea con il ciclo vitale naturale dove ogni fine rappresenta un nuovo inizio. E in Italia? Nel nostro Paese non mancano esempi virtuosi e straordinari di Economia Circolare. Dall’esperienza delle due siciliane Adriana Santanocito ed Enrica Arena è nata Orange Fiber, una pluri-premiata startup che ricava Tessuti sostenibili e innovativi da sottoprodotti agrumicoli.91315512_gettyimages-838426261


Kanésis
invece, nata dall’idea di Giovanni Milazzo e Antonio Caruso (anch’essi siciliani),  produce biocompositi a partire dagli scarti industriali di biomasse organiche, con l’obiettivo di sostituire la plastica petrolchimica con materiali eco-sostenibili. Italia che Cambia ha conosciuto queste e altre realtà del mondo dell’economia circolare alla Fiera delle Idee del 21 ottobre 2016 a Firenze; un tratto comune delle loro esperienze è il limbo normativo italiano che rende difficile tracciare una rotta precisa per il futuro. Sarebbe un bel segnale, per questo mondo in piena sperimentazione e crescita che trasforma lo scarto in innovazione, lasciarsi ispirare e guidare dall’esempio svedese.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/11/riusi-ricicli-svezia-meno-tasse/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Cibo “scaduto”: in Svezia lo mangiano 8 su 10. Da noi sono in 2,7

 “Pensate che sia sicuro consumare prodotti alimentari dopo la data di scadenza indicata sull’etichetta?” Risponde sì l’81% degli Svedesi, il 75% dei Finlandesi e il 74% dei Francesi. In Italia appena il 27%. Percentuali più basse solo in Romania, Bulgaria e Ungheria. Da cosa dipende uno scarto simile?

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Gli alimenti impacchettati si possono ancora mangiare dopo la data di scadenza? L’ha chiesto la Commissione Europea a più di 25.000 cittadini di tutti i Paesi membri, all’interno di un sondaggio apparentemente c’entrava poco: tutte le domande che precedevano questa chiedevano agli intervistati di valutare l’affidabilità delle aziende che si dichiarano green, e l’effettiva sostenibilità dei prodotti ecologici – o presunti tali – che si trovano sul mercato. E questo è un elemento da tenere presente. Chissà se i risultati sarebbero stati diversi se la stessa domanda fosse stata posta in un contesto diverso, per esempio in un sondaggio sulla la riduzione degli sprechi alimentari
In ogni caso, lo scarto fra i vari Paesi nelle risposte date è impressionante. Alla domanda “Pensate che sia sicuro consumare prodotti alimentari dopo la data di scadenza indicata sull’etichetta?” hanno riposto :

– Il 14% dei Romeni
– Il 22% dei Bulgari.
– Il 26% degli Ungheresi.
– Il 27% degli Italiani.
– II 27% dei Polacchi.
– Il 29% dei Greci.
– Il 36% dei Portoghesi.
– Il 42% degli Spagnoli.
– Il 47% degli Estoni.
– Il 47% dei Danesi.
– Il 50% degli Sloveni.
– il 51% dei Lettoni.
– Il 65% dei Tedeschi.
– Il 69% dei Lussemburghesi.
– Il 73% di Belgi Olandesi.
– Il 74% dei Francesi.
– Il 75% dei Finlandesi.
– L’81% degli Svedesi.

Che lettura si può dare a questo risultato? E’ vero, la domanda necessiterebbe di qualche articolazione in più: di quali alimenti stiamo parlando? Un mucchio di persone mangiano lo yogurt scaduto la settimana prima. A nessuno verrebbe in mente di fare lo stesso con un branzino. Ma al di là delle sottigliezze, uno scarto di 70 punti percentuali fra un Paese e l’altro sull’argomento è quantomeno curioso. Proviamo ad analizzare la classifica. Il primo, banale elemento che salta all’occhio è quello economico: i più “schizzinosi” in fatto di cibo oltre la scadenza sembrerebbero proprio i Paesi che soffrono di più per le difficoltà economiche. Un controsenso?Apparentemente sì, ma è anche vero che in fatto di riduzione dei rifiuti e degli sprechi, sono sempre stati i Paesi del Nord i più ricettivi. A un maggior benessere economico corrisponde quindi maggior cultura, maggior interesse per l’educazione ambientale e dunque maggior consapevolezza sugli sprechi alimentari. Anche quelli apparentemente dettati dalla legge. In seconda battuta, potrebbe esserci la questione climatica: può sembrare una sciocchezza – e in parte forse lo è! – ma la percezione del deterioramento degli alimenti è molto, molto diversa se fuori dalla finestra ci sono venticinque gradi o meno venticinque…Infine, analizzando il dato nel contesto del sondaggio, si nota come i Paesi dell’Est e dell’Area Balcanica siano i più pessimisti quando si tratta di valutare le (auto)dichiarazioni di sostenibilità delle aziende. Dietro all’86% di Romeni che non mangerebbero un alimento passata la data di scadenza c’è forse più la diffidenza (l’esperienza?) che la scarsa sensibilizzazione ambientale…

fonte: eco dalle città

 

 

 

 

 

Emergenza rifiuti di Norvegia e Svezia: da Oslo e Stoccolma ci rispondono che non c’è

Non è strano che la Norvegia rischi il cortocircuito energetico per mancanza di rifiuti da incenerire e paghi per bruciare i propri negli impianti svedesi? E infatti, nonostante la discussione sui giornali italiani, non c’è nessuna emergenza, almeno secondo l’Agenzia per l’Ambiente Norvegese che ha risposto alla nostra intervista73703269-594x350

Un Paese che rischia il tracollo energetico perché non sa cosa mettere negli inceneritori vende i propri rifiuti ai vicini di casa? C’era un’incongruenza tra l’articolo di Repubblica pubblicato il 6 maggio e l’intervista di Wired alla svedese Catarina Östlund, di novembre scorso. Repubblica titolava: “Vendeteci i rifiuti o restiamo al buio”. L’emergenza al contrario dei paesi nordici”. E apriva così: “La Norvegia ha un problema. Ha finito la spazzatura e non sa più come riscaldarsi e produrre energia…”. Ma allora perché appena sei mesi prima la Norvegia pagava 50 euro a tonnellata per smaltire i propri rifiuti negli impianti svedesi, come dichirato dalla Östlund? E’ cambiato qualcosa nel frattempo? La produzione di rifiuti è improvvisamente calata? Ne abbiamo parlato con Catarina Östlund della Swedish Environmental Protection Agency e con il norvegese Pål Spillum (Norwegian Climate and Pollution Agency).
E’ vero che i Paesi Scandinavi rischiano di andare incontro ad una crisi energetica a causa della mancanza di rifiuti da bruciare nei propri inceneritori? “No – risponde Pål Spillum – In Norvegia la termovalorizzazione dei rifiuti è una fonte di energia importante soprattutto per il riscaldamento domestico delle città più grandi, e in alcuni casi anche per i processi industriali. Ma esistono molte altre alternative, dall’idroelettrico al gasolio”. Idem per la Svezia. “Da noi l’incenerimento dell’indifferenziato garantisce circa il 20% dell’energia utilizzata per riscaldare gli edifici. Non direi proprio che ci sia preoccupazione nell’aria – risponde Catarina Östlund – l’importazione di rifiuti dall’estero è stata pianificata. E l’Europa abbonda di rifiuti conferiti in discarica…”.

Apparentemente, qualcosa non torna negli scambi di rifiuti scandinavi: la Norvegia importa rifiuti dal resto d’Europa, ma paga per smaltire i propri negli impianti svedesi? “E’ una questione di costi – continua la Östlund – alla Norvegia conviene spedire I rifiuti da noi in Svezia perché la tariffe applicate sono più basse”. “Sì. I comuni norvegesi esportano rifiuti – spiega Spillum – ma allo stesso tempo lo Stato importa indifferenziato per produrre energia, seppur in quantità decisamente più ridotte. Può sembrare un controsenso, ma la ragione è abbastanza semplice: i rifiuti sono ormai diventati una merce a tutti gli effetti, e per questo vengono bruciati negli impianti che possono garantire I prezzi più bassi, costi di trasporto inclusi. Nell’Europa del Nord il mercato dei rifiuti funziona come qualunque altro mercato: con l’unica differenza che se tu possiedi i rifiuti devi pagare per mandarli in un impianto di trattamento…”.
Quindi non c’è stato nessun tracollo improvviso nella produzione di rifiuti norvegese… “No, la produzione di rifiuti è stata in costante aumento nel corso del tempo – continua Spillum – e perfino negli ultimi anni, per quanto attorno al 2008 si sia registrato un leggero calo, dovuto alla crisi finanziaria. In ogni caso, la percentuale di rifiuti che sono stati avviati a riciclo e a recupero energetico – soprattutto a recupero energetico – è cresciuta decisamente di più della produzione”.

Fonte. Eco dalle città

“L’emergenza rifiuti” di Norvegia e Svezia: intervista a Rossano Ercolini

“Vendeteci i rifiuti o restiamo al buio. L’emergenza al contrario dei paesi nordici”. Dopo l’articolo di Repubblica, Eco dalle Città ha raccolto il commento di Rossano Ercolini (vincitore del premio internazionale “Goldman Environmental Prize 2013”)374807

“La Norvegia ha un problema. Ha finito la spazzatura e non sa più come riscaldarsi e produrre energia. Tutta colpa dei suoi abitanti, che riciclano quasi la metà di ciò che buttano e lasciano un misero 2 per cento alla discarica”. Inizia così l’articolo di Repubblica di domenica 5 maggio dal titolo “Vendeteci i rifiuti o restiamo al buio”. L’emergenza al contrario dei paesi nordici. Norvegia e Svezia sono in emergenza per la mancanza di rifiuti? Lo abbiamo chiesto a Rossano Ercolini del movimento nazionale Rifiuti Zero (vincitore del premio internazionale “Goldman Environmental Prize 2013”). “In quei Paesi – ha spiegato Rossano Ercolini – hanno realizzato inceneritori capaci di smaltire più di mille tonnellate al giorno. Oggi però non hanno più questi quantitativi. L’emergenza non sta nella mancanza di rifiuti ma nella decisione di investire in questi mega-impianti. Il problema è quindi l’over-capacity“. “E’ la crisi della termovalorizzazione e dell’incenerimento – ha continuato Ercolini -. Questo è un monito per l’Italia e per Torino in particolare: se verranno portati avanti gli obiettivi europei di riciclo vi troverete nella condizione di dover andare alla ricerca di materiali”. Ci fu un errore di valutazione dai parte dei Paesi nordici quando furono realizzati questi impianti? “Nei paesi nordici – ha spiegato Ercolini – è sempre prevalsa la cultura ingegneristica che ha portato a preferire impianti di grosse dimensioni piuttosto che piccole taglie (non convenienti dal punto di vista economico). A differenza dell’Italia, tuttavia, i Paesi nordici un alibi possono avercelo ed è costituito dallo sfruttamento di energia e calore date le necessità dettate dal clima”.  E’ noto che alcuni impianti del Nord Europa stanno importando rifiuti come avviene nel caso dei rifiuti Napoli. Secondo Ercolini “il trasferimento di rifiuti dai Paesi del Sud Europa verso gli impianti del Nord è una soluzione che serve a fronteggiare l’agonia. La strada da intraprendere credo che possa essere quella della Danimarca (che oggi brucia del 70% dei rifiuti) dove il governo ha deciso di adottare una strategia di uscita dalla termovalorizzazione. Lungo questa strada però – conclude Ercolini – occorrerà affrontare l’opposizione costituita dalla lobby dell’incenerimento”.

Fonte: eco dalle città