“Come autoristrutturare la casa? Lo spiego nei miei video”

Il nostro lettore Ivan Piga è impegnato da diversi anni in un’opera di autoristrutturazione della sua casa fondata sull’isolamento e sul risparmio energetico. Un aspetto fondamentale del suo lavoro consiste nella condivisione e diffusione della sua esperienza. Ivan vive in un paese della pianura padana e nel 2012 ha iniziato una imponente opera di autoristrutturazione della sua abitazione. La prima cosa che fece all’inizio del lavoro fu cercare tips in rete: consigli, video tutorial, persone che avevano già svolto imprese analoghe e lo raccontavano. Ma rimase profondamente deluso…

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«Sin dal principio mi sono posto un po’ di domande – racconta Ivan – ho fatto delle ricerche su internet per capire come procedere e ho visto che c’era pochissimo materiale riguardante progettazione, isolamento, scelta dei materiali, in particolare il sughero. Ho cercato, invano, di capire perché non ci fossero né richiesta né interesse».

Così, scottato dal problema, oltre a portare avanti i lavori pratici Ivan si è posto come missione quella di contribuire alla diffusione della cultura dell’autoristrutturazione. Ma, come ci spiega, non è stato facile: «Ho cominciato a girare e mettere in rete i video della mia opera, ma l’inizio è stato in salita. Ringrazio Italia Che Cambia che ha creduto nel mio progetto e ha pubblicato una mia intervista, portando interesse sul tema e lanciando i miei canali social».

Oggi il canale di YouTube di Ivan ha più di 3000 iscritti e i suoi video sono stati visualizzati nel compresso da circa 1,3 milioni di utenti, segno che l’attenzione su questi argomenti sta crescendo. «Molti ignoravano persino la possibilità di fare una cosa del genere, quasi tutti quelli che mi contattano mi dicono che non c’è informazione e non si ha idea di quanto sia semplice potersi isolare una casa, al di là delle competenze pratiche. Ci vogliono più informazione e più cultura».

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Ivan Piga al festival Ecofuturo

Grazie ai canali che ha creato Ivan sta avendo da qualche tempo tanti contatti di persone che vogliono iniziare ad auto-isolarsi la casa. C’è stato anche chi ha provato addirittura ad “assoldarlo”, ma lui ha rifiutato: «Intanto non posso per questioni legali, non essendo un professionista. E poi io sono per l’autocostruzione: mi sono trovato in questa situazione per motivi di forza maggiore [ha perso il lavoro, NdR], ma in questa attività ho trovato un’importanza essenziale, un significato più alto, ovvero riuscire ad avere il tempo per poter fare delle cose per me stesso».

Proprio il tempo è il bene più prezioso, quello che a detta di tutti manca sempre. «C’è stato qualcuno che ha iniziato ad autoristrutturare seguendo il mio esempio. Una delle persone che mi ha contattato ha deciso di riservare tre ore al giorno a questo progetto; ci sentiamo costantemente via skype e lo seguo raccontandogli la mia esperienza e supportandolo Poi ognuno prende liberamente spunto perché ogni casa è diversa, così come le esigenze personali».

A proposito di tempo, gli abbiamo chiesto quanto ci ha impiegato per portare a termine l’opera: «Non ho segnato l’intero monte ore, ma posso dire che ci ho messo cinque anni lavorando tre o quattro ore al giorno, un paio di giorni alla settimana. Soprattutto nella fase iniziale però, la maggior parte del tempo l’ho impiegata per reperire in rete le informazioni e per decidere il materiale da usare e come applicarlo. L’obiettivo dei miei video è far risparmiare agli altri questo lavoro e il tempo che esso richiede».

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Nel primo articolo che gli dedicammo, Ivan ci spiegò molti dettagli su come aveva impostato il lavoro basandosi sul sughero, un materiale dalle grandi proprietà in termini di isolamento termico ma anche acustico. Allora l’opera non era ancora conclusa, mentre adesso ha finalmente finito di isolare e ristrutturare la propria abitazione. Deve ancora sostituire gli infissi, ma il microclima interno, il comfort e le prestazioni della casa sono già migliorate moltissimo.

«È impressionante come cambia il clima una volta isolata internamente la casa con il sughero», ci racconta. «L’ambiente è più fresco, più confortevole per il corpo. Semplicemente si sta meglio. Si vede anche dalle reazioni di chi entra per la prima volta, che avverte il comfort».

È difficile trasmettere queste sensazioni attraverso i video e i dati, ma Ivan ci racconta come sono cambiati i suoi consumi negli ultimi anni: «La mia casa non ha impianto di riscaldamento, faccio ricorso solo ad alcune stufette elettriche. Nel 2015/16 ho speso circa 1200 euro, nel 2017/18 ho quasi dimezzato i costi arrivando a 620 euro grazie al cambio di gestore. Sono passato a Dolomiti Energia, non solo per una questione economica ma anche perché volevo un provider che fornisse solo energia pulita certificata. Nel 2018/19, quando l’isolamento delle pareti è stato completato, ho speso 530 euro, riducendo i consumi del 25% rispetto a tre anni prima».

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Complessivamente per ristrutturare la propria casa – 80 metri quadri disposti su due piani – Ivan ha speso circa 6300 euro, quota che non comprende solo elementi isolanti, ma anche accessori come scaldabagno, sanitari, mobili e quant’altro. Molti di questi oggetti sono stati realizzati dallo stesso Ivan utilizzando materiali di scarto.

Anche senza riscaldamento d’inverno la temperatura interna non scende mai sotto i 16°. Quando esternamente il termometro supera la soglia dei 5° accende le stufette, portando la temperatura interna intorno ai 18/20°. Ovviamente ogni stanza è diversa e ha il suo microclima, che dipende da molteplici fattori. Durante l’estate, con il caldo, in camera da letto – esposta a sud – la temperatura interna non ha mai superato i 29°, anche con temperature esterne vicine ai 40°; mediamente in questa stagione è intorno ai 24/25°.

La sua opera gli è valsa anche la partecipazione a EcoFuturo, dove ha raccontato non solo gli aspetti pratici del progetto, ma anche l’importanza di condividere e diffondere la cultura dell’autoristrutturazione. Per chi volesse seguirlo, questi sono i suoi canali social:

Pagina Facebook

Pagina YouTube

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2019/11/come-autoristrutturare-casa-spiego-video/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Come costruire una casa passiva

Una casa passiva è un edificio costruito o trasformato in modo tale da non necessitare né del riscaldamento d’inverno né dell’aria condizionata in estate, con notevoli benefici per la nostra salute e per l’ambiente. Con un’accurata pianificazione e un’attenta scelta dei materiali è possibile ottenere un edificio di questo tipo con costi ragionevoli

La coibentazione, l’isolamento termoacustico per ottenere un casa passiva

Il concetto non è nuovo, è ormai dalla fine degli anni ottanta che i criteri per ottenere edifici passivi sono ben definiti, questi consentono di costruire case che siano ottimizzate al punto da non richiedere quasi di essere riscaldate, anche nei freddi inverni del nord Europa, o raffreddate nelle calde estati mediterranee. I metodi e materiali per coibentare un edificio sono molti, anche se intervenire su un edificio esistente limita di molto le opzioni e incrementa i costi, costringendo a compromessi e richiedendo di costruire un ‘cappotto’ sull’esistente. Nel caso di un edificio di nuova costruzione, che è quello che stiamo considerando, il tipo di coibentazione è parte integrale della progettazione e la sua corretta pianificazione è essenziale per il successo del progetto. Molte delle opzioni disponibili sono equivalenti in quanto a qualità e risultati, ma il tipo di casa, il clima locale e l’esposizione suggeriscono di volta in volta quale sistema e materiale siano più adatti. Oltre a metodo e materiali, il sistema di circolazione dell’aria deve essere studiato con estrema cura. Utilizzando coibentazioni efficienti si corre il rischio di avere case completamente sigillate nelle quali il ricambio d’aria è insufficiente, oppure, come con i muri in paglia, ci si può ritrovare con una casa che è piacevolmente calda d’inverno senza necessitare riscaldamento, ma diventa insopportabilmente calda d’estate.

Esempi di materiali naturali per l’isolamento termo-acustico di case ecologiche. Immagini da web, copyright con gli autori delle singole immagini

La pianificazione e la scelta dei materiali

La progettazione iniziale fatta da un professionista è essenziale, è facile immaginare i costi e le problematiche del dover correggere errori che coinvolgono tutta la trama dell’edificio e che si rivelano solo a lavori terminati quando si va a vivere nella casa.

L’obiettivo è di avere un ambiente che sia caldo d’inverno senza necessitare riscaldamento, fresco d’estate senza necessitare condizionamento d’aria, sano nell’aver muri traspiranti e un sistema di circolazione dell’aria che consenta sia il ricambio con l’esterno che una distribuzione uniforme della temperatura in tutto l’edificio. La cosa è possibile e con un’accurata pianificazione e scelta di materiali si possono contenere i costi entro limiti ragionevoli. Si deve comunque ricordare che l’investimento per la coibentazione di una casa passiva ed ecologica è necessariamente più alto di quello di una costruzione convenzionale, ma il risparmio in costi di riscaldamento e climatizzazione, il guadagno in salute e la riduzione di impatto ambientale compensano ampiamente questi costi.

I metodi più diffusi per isolare termicamente ed acusticamente pareti e tetti di una casa passiva ecologica includono: la paglia, la lana, la canapa, la fibra di legno, la carta riciclata, il sughero; chiaramente infissi e vetri sono un discorso collegato ma a parte. Questi materiali vengono forniti in una varietà di formati: a pannelli rigidi, tappeti, materassi, blocchi, sfusi, ciascuno adatto a diverse applicazioni all’interno dell’edificio. Nello scegliere i materiali si deve fare attenzione ai componenti e i metodi di produzione. Ci sono materiali compositi (come i pannelli di fibra di legno) che a volte vengono prodotti usando collanti che non sono ecologici e sani, oppure altri che lo sono ma richiedono lavorazioni nocive per l’ambiente. I criteri che devono informare le decisioni su tecniche e materiali sono tanti, ma la scelta è ormai ampia e le informazioni accessibili, quindi basta un po’ di pazienza per fare delle scelte appropriate, con l’assistenza di personale esperto.casa-passiva3

Nella costruzione di una casa di legno e paglia la scelta quasi ovvia è di isolare anche il tetto con la paglia. La controindicazione può essere che, come per i muri, lo spessore del tetto è notevole, quindi aumenta il volume totale dell’edificio (o ne riduce il volume interno), l’altro problema possibile è il surriscaldamento della casa, per evitare il quale occorre massima attenzione nel progettarne la ventilazione.

La lana è un materiale piacevole e semplice da utilizzare, imbottire un tetto o delle intercapedini con materassini di lana è un lavoro rapido, pulito e semplice che produce risultati di efficienza termica ed acustica eccellenti. La lana è disponibile in materassini, tappeti e sfusa per applicazioni diverse, è sana, è un prodotto tipico italiano che era paradossalmente divenuto un rifiuto speciale, quindi una buona scelta sotto molti punti di vista.

La canapa è disponibile in una gran varietà di formati che includono tappetini ideali per sottopavimenti, materassini adatti a intercapedini e tetti, pannelli rigidi da utilizzare al posto di quelli di cartongesso, fibra sfusa di varie densità da essere iniettata in spazi poco accessibili o mescolata con la calce per lavori di riempimento e superficie. Tra i vari materiali la canapa è tra i più sani, flessibili, durevoli, facili da usare e la cui produzione, un tempo diffusissima in Italia, potrebbe avere una ricaduta positiva sull’ambiente e la creazione di nuovi lavori. Esiste una gran varietà di pannelli e blocchi da costruzione e coibentazione in fibra di legno. Questi generalmente utilizzano scarti di lavorazione e vengono compattati a pressione. Nella scelta di questi materiali è necessario accertarsi del tipo di legno che è stato usato e che non vi siano collanti o altri componenti chimici potenzialmente dannosi alla salute o l’ambiente. La gamma di formati disponibili rende la fibra di legno adatta a molte applicazioni e rapida da mettere in opera.casa-passiva2

La carta riciclata, sia sfusa che in pannelli, è un’alternativa interessante che in certe situazioni si può rivelare adatta e più economica di altri sistemi.

Il sughero è un ottimo materiale naturale, ma è costoso e ci sono obiezioni per quanto riguarda la sua raccolta.

Per quanto riguarda le specifiche tecniche, i vari coefficienti di assorbimento termico e acustico, i comportamenti riguardo umidità e traspirazione, troverete indicazioni in alcuni dei siti indicati qui di seguito. Includiamo alcuni links per ciascuno dei materiali citati che vi possono aiutare in una prima esplorazione. Come sempre questi sono solo un punto di partenza per aiutarvi nei primi passi in un mondo tutto da scoprire.

Lana di pecora
http://www.edilana.com/prodotti.asp
http://www.maiano.it/edilizia/naturtherm-wo-isolante-termoacustico-in-lana-di-pecora.html
http://www.isolantelanadipecora.it/pannelli-isolanti-in-lana-di-pecora.html
http://www.edilportale.com/prodotti/nordtex/rotoli-in-lana-di-pecora/klimalan-plus_71650.html
http://www.infobuildenergia.it/notizie/isolamento-termico-e-acustico-in-lana-di-pecora-5077.html
http://www.centrodellisolante.com/lanadipecora.htm
http://online.artimestieri.com/it/6-pannelli-morbidi-in-lana-di-pecora

Canapa
http://www.maiano.it/edilizia/naturtherm-ca-isolante-termoacustico-in-fibra-di-canapa.html
http://www.equilibrium-bioedilizia.it/it/prodotto/canabium-truciolato-di-canapa
http://www.masacoustics.it/shop/pannelli-fonoassorbenti-2/fonoassorbenti-non-rifiniti/panelli-fonoisolanti-in-fibra-di-canapa-isolkenaf/
http://www.vicariuscanapa.it/it/prodotti/vicarius-canna-flex-7/
http://www.centrodellisolante.com/canapa.htm
http://www.archiexpo.it/fabbricante-architettura-design/isolante-canapa-4897.html

Fibra di legno
http://naturalia-bau.it/it/prodotti/coibentazione-parete/
http://naturalia-bau.it/it/prodotti/coibentazione-tetto/pavatherm/
http://www.homatherm.com/it/materiali-isolanti/pannelli-isolanti-pressurizzati/
https://www.celenit.com/it/celenit-fl-150.php
http://www.3therm.it/Prodotti/3therm-INSULATION/Isolanti-termici-in-fibra-di-legno/MULTITHERM-110.aspx
http://www.fibradilegno.com/
http://www.nordtex.it/f.asp?id_famiglia=7

Carta riciclata
http://www.infobuild.it/approfondimenti/isolante-in-carta-riciclata/
http://isofloc.ch/it/i-nostri-prodotti-isolanti/
http://www.geatec.it/isolamento-termico
http://www.kenaf-fiber.com/it/isolcell.html

Sughero
https://www.tecnosugheri.it/cappotto/
http://online.artimestieri.com/it/pannelli-sughero-termico-naturale/21-sughero-pannelli-da-1-a-10cm-di-spessore-isolamento-termico-acustico-per-tetti-cappotti-e-pavimenti.html
https://www.architetturaecosostenibile.it/materiali/isolanti/sughero-isolante-termico-vantaggi-materiale-naturale-008/
http://www.lis.it/
https://www.coverd.it/cappotto-con-pannelli-di-sughero-bioverd/
http://biosughero.it/30-sughero-isolante

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2017/05/ripensare-abitare-3-come-costruire-una-casa-passiva/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

 

 

Josetta Saffirio, quando la produzione vitivinicola è sostenibile e al femminile

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Un’azienda vitivinicola al femminile, una filosofia di produzione orientata al green e al biologico. È la strada scelta dalla Cantina Josetta Saffirio di Monforte d’Alba (CN), che celebra il passaggio di testimone dalla quarta alla quinta generazione nel segno del ridotto impatto ambientale. Tante le azioni virtuose che fanno dell’azienda un laboratorio di sostenibilità: dalla riduzione dei prodotti chimici usati nei vigneti a prototipi di trattori più leggeri per rispettare la terra, dalla corretta gestione dei rifiuti speciali a un impianto fotovoltaico che produce il doppio dell’energia necessaria alla cantina. E in futuro la realizzazione di un bioparco.  “La donna, il vino, la sostenibilità”. È il titolo scelto dalla Cantina Josetta Saffirio di Monforte d’Alba (CN) per celebrare il passaggio di testimone, dalla quarta alla quinta generazione, in questa azienda tutta al femminile che si rinnova perseguendo una filosofia di produzione orientata alla sostenibilità e al biologico.

Amore per la terra

“Essere contadino significa avere una grande responsabilità: l’eredità che ci è stata lasciata e quella che lasceremo ai nostri figli” sottolinea Sara Vezza, titolare dell’azienda e figlia di Josetta Saffirio. “Da sempre la nostra azienda, a totale gestione familiare, ha sentito di appartenere al territorio. Una responsabilità che si tramanda da padre a figlio, da generazione a generazione”. La Cantina ha tradotto questa filosofia con azioni concrete che rispettano il territorio: dalla riduzione dei prodotti chimici utilizzati in vigneto alla lavorazione non profonda del terreno prima della messa a dimora delle piante, dall’inerbimento totale del filare che riduce l’erosione delle acque superficiali all’utilizzo di trattori prototipo più leggeri per non pesare troppo sulla terra, allo scopo di preservarla.

Laboratorio di sostenibilità

Oggi l’azienda agricola si presenta come un vero e proprio laboratorio di produzione vitivinicola a basso impatto ambientale. La cantina è stata progettata in modo da essere integrata nel paesaggio rurale e ridurre lo scambio termico con l’esterno. L’isolamento è stato fatto usando del sughero naturale. Per quanto riguarda il fabbisogno energetico, dal 2010 è attivo un impianto fotovoltaico da 20 kW, che produce il doppio dell’energia che serve per la cantina. Ciò consente di ridurre le emissioni di CO2 di 13 tonnellate all’anno. L’azienda, inoltre, fa parte del consorzio ‘Cascina Pulita’ che ritira e gestisce tutti i rifiuti (olio esausto, batterie, contenitori di fitofarmaci) provenienti dall’azienda.

Prodotto a basso impatto

Anche il prodotto finale della cantina è concepito nel segno della sostenibilità. La scelta dei fornitori è stata fatta in base alla condivisione della stessa filosofia, optando per partner possibilmente del territorio: per le etichette è stata scelta Fasson, certificata FSC, per i tappi Amorim, da sempre impegnata nel rispetto dell’ambiente, e per le capsule Ramondin, che utilizza vernici all’acqua. Massima attenzione, inoltre, alla riduzione degli imballaggi: vetro più leggero (riciclato al 90%), tappi più corti e meno cartone. Una scelta che si traduce in un risparmio per l’ambiente e per il consumatore.

Presto un bioparco

Il percorso di sostenibilità intrapreso dalla Cantina Josetta Saffirio è controllato da enti terzi. “Siamo sottoposti alla supervisione della CCPB per la Certificazione Biologica e facciamo parte delle venti aziende italiane pilota nel progetto Tergeoprogetto dell’Unione Europea sostenuto dall’Unione Italiana Vini per la qualificazione delle soluzioni tecnologiche e gestionali in materia di sostenibilità nel settore vinicolo” afferma Sara Vezza. La titolare dell’azienda annuncia infine il nuovo progetto in cui è impegnata: “Stiamo lavorando alla realizzazione di un parco, dove regnano le specie autoctone di fauna e flora, con l’obiettivo – conclude Sara – di avvicinare le scuole al mondo e alla cultura del vino e ridurre ulteriormente la nostra impronta ecologica”.

Chi è Josetta Saffirio

L’azienda agricola Josetta Saffirio ha sede a Monforte d’Alba in provincia di Cuneo nel cuore delle Langhe. Frutto di una tradizione che si tramanda dall’inizio del Novecento, l’azienda produce un vino Barolo premiato due volte con i “Tre Bicchieri” (annate ’88 e ’89) e con numerosi riconoscimenti internazionali. Oltre al Barolo, l’azienda agricola produce anche Nebbiolo, Barbera d’Alba e Rossese Bianco. Negli ultimi anni, l’azienda agricola ha intrapreso un percorso di rinnovamento nel segno della sostenibilità che la rendono un vero e proprio laboratorio di produzione vitivinicola a basso impatto ambientale.

Ulteriori informazioni sul sito: www.josettasaffirio.it

Fonte: agenziapressplay.it

Rilegno, nel torinese prende il via il progetto Tappoachi?

Cidiu Servizi, società che gestisce il servizio di igiene urbana in 17 comuni nella provincia di Torino, ha aderito al progetto Tappoachi? promosso da Rilegno per la raccolta differenziata e avvio a riciclo dei tappi di sughero

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La primavera nel torinese fiorisce con un’anima green, all’insegna della sostenibilità: in 17 comuni del territorio, infatti, prende il via il progetto Tappoachi?per la raccolta differenziata e avvio a riciclo dei tappi di sughero. Si tratta di un’importante iniziativa promossa in più di cento comuni italiani da Rilegno, il consorzio nazionale per la raccolta, il recupero e il riciclaggio degli imballaggi di legno, aderente a Conai (Consorzio Nazionale Imballaggi). Rilegno opera a livello locale in collaborazione con i gestori del servizio di igiene urbana: in questo caso specifico è partner di Cidiu Servizi Spa, società che gestisce i servizi pubblici di igiene ambientale nei comuni di Alpignano, Buttigliera Alta, Coazze, Collegno, Druento, Giaveno, Grugliasco, Pianezza, Reano, Rivoli, Rosta, San Gillio, Sangano, Trana, Valgioie, Venaria Reale e Villarbasse. Grazie all’accordo tra Rilegno e Cidiu, nelle 15 isole ecologiche di competenza del consorzio piemontese sono posizionati i contenitori dedicati alla raccolta dei tappi di sughero, dove ogni cittadino può conferire i tappi usati, contribuendo così alla buona riuscita del progetto. Come si sviluppa Tappoachi? Perchè raccogliere in modo differenziato il sughero – questo nobile materiale – e quali sono le opportunità offerte dal suo riciclo? Quale modo migliore per scoprirlo, se non un brindisi a sostegno del sughero? E’ successo a Rivoli, alla Ritrattoria n. 3, che venerdì 21 marzo, primo giorno di primavera, ha ospitato il Sugheritivo, un momento conviviale ed “emozionale” per scoprire le qualità straordinarie di questo prodotto, universalmente riconosciuto come la migliore e più ecocompatibile chiusura per il vino. Se abbandonato nell’ambiente, infatti, il tappo di sughero si degrada lentamente, senza inquinare, mentre se viene raccolto è riciclabile al 100% e può essere facilmente riutilizzato e impiegato in diversi settori, dall’edilizia al comparto calzaturiero. Con l’adesione di Cidiu a Tappoachi? il Piemonte si consacra come la regione più virtuosa in materia di raccolta differenziata del sughero: Torino e provincia, in particolare, sono il territorio che conta il maggior numero di protocolli attivi. Proprio in Piemonte, a Boves, in provincia di Cuneo, ha sede la cooperativa sociale Artimestieri, a tutt’oggi unico impianto a livello nazionale autorizzato al trattamento dei rifiuti di sughero secondo la normativa vigente, convenzionato con Rilegno. Qui – grazie al coordinamento del consorzio – vengono conferiti i tappi di sughero raccolti nei territori dove è attivo Tappoachi?: dalle 15 ecostazioni gestite da Cidiu, una volta raggiunto un primo carico utile, i tappi saranno trasferiti ad un unico centro di raccolta individuato in accordo con Rilegno, e da qui inviati a Boves, dove diventeranno materiale isolante per la bioedilizia. Artimestieri, con i tappi di sughero usati e rimacinati, produce un sughero biondo granulare ribattezzato simpaticamente “Risughero”, totalmente naturale e rinnovabile, utilizzato in edilizia per aumentare l’isolamento termico delle costruzioni e migliorarne l’efficienza energetica, contribuendo così a una diminuzione generale dei consumi di energia e di emissione di CO2. Tappoachi? è quindi un progetto ecologico, eco-sostenibile, e anche solidale: nel processo di lavorazione del sughero la cooperativa di Boves, infatti, dà impiego anche a persone diversamente abili. “L’imballaggio di legno è da sempre il più nobile dei ‘contenitori’, ed è anche quello che ha il minore impatto ambientale in termini di inquinamento. Il suo recupero è importante, e dà sostegno all’industria produttiva italiana – dichiara il direttore di Rilegno, Marco Gasperoni – Anche il sughero, corteccia delle querce, è un prodotto completamente naturale e biodegradabile, quindi riciclabile infinite volte. Diviso dagli altri rifiuti e correttamente smaltito esso può tornare nelle nostre case sotto le più svariate forme: pannelli fonoassorbenti e termoisolanti, componenti per calzature, tovagliette, sottobicchieri e altri oggetti di arte e design. Con la copertura dei 15 comuni serviti da Cidiu abbiamo aggiunto un nuovo tassello nel progetto di riciclo del sughero e nel più grande mosaico della raccolta e del riciclo del legno. Grazie a Rilegno, infatti, ogni anno su tutta la Penisola circa 1 milione e 500 mila tonnellate di rifiuti di legno evitano la discarica: è in questo modo che il legno si trasforma da rifiuto in risorsa”.
“L’azienda ha aderito al progetto non per il valore economico che da questo si può trarre ma perché nel suo DNA di azienda pubblica c’è la difesa di valori ambientali che rappresentano i fondamenti su cui è stata costruita – dichiara il presidente di Cidiu,Giovanni Demarco – Ci faremo carico di raccogliere negli ecocentri quanto cittadini, ristoratori, associazioni, scuole, centri d’incontro coordinati dai Comuni o privatamente vorranno contribuire a portare. Potremo considerare questa nuova iniziativa sul territorio di Cidiu come un indice della sensibilità ambientale di ciascuno di noi. Più questa cresce e si rafforza più l’azienda persegue meglio i suoi obiettivi, collaborando con gli altri soggetti che al miglioramento ed al rispetto del mondo che ci circonda vogliono contribuire come una delle maggiori esigenze del nostro tempo. Grazie a Rilegno che ci ha coinvolto in questa iniziativa.”

Fonte: ecodallecittà.it