Grazie agli abitanti del borgo nasce un parco naturale per ripopolare la montagna

L’eroe di questa storia è Marco Guerrini, sindaco di Carrega Ligure, borgo montano del comune di Alessandria che, grazie alla tenacia e all’amore per il suo territorio, ha dato vita ad un’azione partecipata con gli abitanti del borgo e con l’intera valle per far divenire il Parco Naturale Alta Val Borbera area protetta, con l’obiettivo di evitare il progressivo spopolamento ed abbandono di questi luoghi. Si tratta della vittoria di un’intera valle che ha scommesso sulla bellezza e potenzialità del proprio territorio e di un senso di appartenenza capace di generare il cambiamento.

Carrega Ligure è un comune montano di confine, localizzato nell’estremità sudorientale del Piemonte, in provincia di Alessandria. Il Comune si trova nell’Alta Val Borbera, in un’area caratterizzata da meraviglie naturali ed un ambiente tanto selvaggio quanto suggestivo: paesaggi incontaminati, panorami mozzafiato, pendii erbosi e boschi di faggio secolari. Un luogo magico e affascinante che accoglie da sempre gli amanti della natura, donando ai loro polmoni aria salubre e pulita e rendendo smog e inquinamento concetti distanti. Si tratta di un paesaggio tipico degli appennini, territorio che i piemontesi poco conoscono ma che racchiude in sé la ricchezza delle quattro regioni che si incontrano proprio in sua corrispondenza: Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte.

Un luogo da favola, si direbbe, eppure come in tutte le favole, per giungere al lieto fine, è necessario superare una sfida: il problema principale che il borgo di Carrega Ligure si trova da anni a fronteggiare è il crescente rischio di abbandono dovuto ad un progressivo spopolamento da parte degli abitanti, dapprima verso l’estero e successivamente verso i maggiori centri urbani ed industriali. E’uno spopolamento in percentuale tra i più consistenti del territorio piemontese, di cui si vedono gli effetti concreti in ciò che rimane nelle frazioni del Comune, ormai quasi completamente abbandonate e disabitate, che lasciano troppo spazio ad una popolazione che nell’intero paese non arriva a sfiorare i 100 abitanti. Si tratta di una storia di abbandono, come le numerose che ormai caratterizzano i centri montani, in particolare quelli appenninici e responsabile di indebolire severamente le attività economiche del luogo quali agricoltura, allevamento e turismo, che in questi contesti hanno da sempre trovato la loro vocazione, compromettendo l’esistenza e la valorizzazione di un luogo ricco di storia e tradizione.

E’ di Marco Guerrini, sindaco di Carrega Ligure, l’iniziativa di rilanciare il borgo di montagna salvaguardandolo dall’ inevitabile spopolamento, con una richiesta forte e chiara: far istituire un parco naturale sul territorio dove il comune è collocato, per rilanciarlo in chiave turistica e salvarlo da un abbandono inevitabile. Ebbene si, si tratta proprio di un comune di montagna a chiedere l’istituzione di un parco naturale che sarà area protetta, rafforzato dalla significativa presenza di siti di interesse comunitario della Rete Natura 2000 e che sarà, allo stesso modo, una prospettiva di un futuro possibile per le valli e di attrazione e sviluppo territoriale. Una possibilità unica nel suo genere per rimettere in luce un’area che ha ancora tanto da offrire, puntando proprio su due tratti caratterizzanti quali ambiente e biodiversità. Per raggiungere lo scopo, il primo passo è stato quello di convincere il Consiglio Comunale a votare unanimamente per la richiesta di istituzione del parco, che ha trovato un ampio consenso, spinta dall’amore verso il proprio territorio.
Il passo successivo è stata la richiesta di un vero e proprio sostegno da parte dei cittadini: coinvolgere attivamente gli abitanti della Val Borbera col fine di far sentire la propria voce fino in Regione, proponendo di approvare al più presto l’istituzione del nuovo Parco naturale come area protetta.

Un parco, un vero e proprio bene comune, la cui iniziativa è stata accolta e condivisa con entusiasmo e passione dagli abitanti, che non hanno fatto attendere una loro risposta: nel 2017 un migliaio di persone hanno sollecitato la Regione inviando mail e messaggi in sostegno della richiesta del Sindaco. Si tratta di residenti del luogo, visitatori, amanti della natura che in questi paesaggi ritrovano ricordi e valori passati. Un coro di voci che, all’unisono rappresenta una ventata di speranza per un progetto condiviso che parte proprio dal basso e che ci parla di un legame indissolubile tra l’uomo e la terra. Proprio in questi giorni, dopo lunghi anni di attesa, il Consiglio regionale ha approvato la nuova legge che istituisce 10mila ettari di nuove aree protette, oltre a quelle già esistenti, per un totale di 200mila ettari, includendo anche il Parco regionale dell’Alta Val Borbera, che sarà affidato all’Ente di gestione delle Aree protette dell’Appennino piemontese.

Nel complesso sono ben tre i provvedimenti che hanno ricadute dirette per l’Alessandrino: oltre all’istituzione del Parco naturale e dell’area contigua dell’Alta Val Borbera presso il Comune di Carrega Ligure, si aggiungono l’ampliamento della Riserva naturale di Castelnuovo Scrivia e l’istituzione delParco del Po piemontese, che vede l’unione delle aree protette del Po alessandrino e del parco del Po vercellese. Una vittoria del territorio, una buona notizia che genera positività in un momento in cui il dibattito per il clima e l’ambiente è acceso più che mai. Ma si tratta soprattutto della vittoria di un’intera valle che ha creduto nella bellezza e potenzialità dei propri borghi e di un senso di appartenenza capace di scommettere su futuro per generare il cambiamento.

Foto copertina
Didascalia: Rovine Castello Malaspina Fieschi Doria
Autore: Paolo De Lorenzi
Licenza: Pagina fb Comune di Carrega Ligure
Fonte: http://piemonte.checambia.org/articolo/grazie-abitanti-borgo-nasce-parco-naturale-per-ripopolare-montagna/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

La storia di Aruna, il potere di trasformazione dell’amore e del servizio

“Seeds” è il bellissimo film che racconta la storia di Aruna Chauhan, cresciuta in una comunità di lebbrosi in India. La regista, Ellie Walton, da anni si dedica a raccontare storie significative di cambiamento e di amore.elliewalton_aruna_seeds

La storia di Aruna Chauhan è tutta da scoprire e racconta il potere di trasformazione dell’amore e del servizio. Aruna è cresciuta in una comunità di lebbrosi in India, ha trascorso l’infanzia nella durissima realtà delle periferie più povere, aveva abbandonato la fede nei suoi sogni e si era rassegnata ad un matrimonio combinato. Poi ha incontrato Jayeshbhai Patel, co-fondatore di Manav Sadhna, una ONG con sede al Gandhi Ashram ad Ahmedabad.

E’ stato lui a riconoscere le potenzialità di Aruna, che ha cominciato ad impegnarsi nella propria educazione assumendo un ruolo sempre più attivo nella gestione della comunità. Oggi è la prima donna della sua comunità ad essere stata ammessa all’università, fa volontariato e istruisce ed educa le ragazze e le giovani donne ad una prospettiva di vita completamente differente. Il film di Ellie Walton, “Seeds”, racconta questa storia e ci racconta anche che non importa da dove veniamo e cosa eravamo: tutti possiamo passare attraverso un cambiamento ed uscirne con la compassione che ci porta a metterci al servizio del prossimo e a crescere nell’amore e nella gratitudine. Ellie Walton, americana di Washington, da anni è impegnata a raccontare storie di impatto e grande profondità. Tra i suoi lavori troviamo Fly by light, che parla di quattro adolescenti con un passato burrascoso che entrano in un programma di educazione alla pace e ne escono trasformate. E ancora, Voices from within, sui malati di mente ospitati in alcune strutture cui viene data una telecamera per creare la loro storia di “redenzione”. “Seeds” è una storia personale e collettiva di grande trasformazione a fronte di grandi sfide, raccontata dalla prospettiva di Aruna. Il film la segue nella sua giornata nella comunità, attraverso le interazioni quotidiane, per far comprendere quanto il suo “essere lì in quel modo” ha arricchito una comunità che era priva di punti di riferimento positivi. Un grazie a Ellie e ad Aruna, il cui impegno diviene strumento affinché altri trovino la forza interiore per essere il cambiamento. Anche se sono una minoranza.

Fonte: ilcambiamento.it

«Via dalla vita che ci fa appassire»: la storia di Giovanna

Giovanna Cambi ha lasciato il lavoro d’ufficio, che ormai sentiva come una costrizione e che non aveva più niente da darle. Si è trasferita in una casetta di campagna, si dedica all’orto e al frutteto e soprattutto oggi può dire: «Sono felice».cambiovitaelavoro

«Tutto cominciò il giorno in cui decisi che per sentirmi realizzata dovevo assolutamente raggiungere i principali obiettivi che un individuo, specie una donna, auspica: sposarsi, fare bambini, avere una casa e un posto di lavoro sicuro. Premetto che fino ad allora avevo avuto una vita soddisfacente e stimolante. Riuscivo sempre a raggiungere gli obiettivi che mi proponevo e questo continuava ad accadere, specie in campo professionale». Esordisce così Giovanna Cambi, nel raccontare la storia del suo personale cambiamento. Giovanna è uno dei numerosi partecipanti agli workshop tenuti dall’ufficio di scollocamento di Paea per prendere coraggio e cambiare vita e lavoro.

«In virtù di questo, non passò molto tempo da allora che conobbi il fidanzato “giusto”, trovai la casa “ideale” e il lavoro fisso in una grande società. Arrivò anche il figlio maschio… Un anno e mezzo dopo la nascita di mio figlio mi resi conto di quanto fosse illusorio e falso il retaggio culturale/sociale da cui provenivo, almeno dal mio punto di vista! Avevo la chiara sensazione che ciò che avevo messo in piedi con le scelte effettuate non veniva realmente da me e che quello che invece auspicavo era tutt’altro. Non dimenticherò mai quanto è stata dura uscire dalla rete che avevo io stessa tessuto…ora posso raccontarlo!».

«Sono sempre stata un adulto libero di sperimentare e muoversi in questa realtà con la netta sensazione di essere protetta e guidata da qualcosa di diverso dal mio Ego, eppure consentivo spesso a quest’ultimo di agire nella totalità. Sono passati alcuni anni da quando ho avuto la piena consapevolezza di dove stavo andando e cosa invece realmente volevo ma solo oggi posso dire di avercela in parte fatta. E’ stato un lungo e duro cammino di grande pulizia interiore che mi ha portato alla scelta di separarmi da mio marito, vendere la casa in centro e lasciare il lavoro».

«Sto attraversando finalmente la porta che mi conduce verso la mia vera realizzazione: essere felice e libera di esistere. Cosa ne sarà di me? Non so, ma sono tanto felice (anche la via in cui abito ora ha questo termine affinchè possa ricordare sempre ciò che per me è importante!). Oggi e da circa un anno e mezzo, viviamo in una piccola casa in campagna con poche pretese ma che suggerisce tanta creatività, vicino Roma con 7.000 metri di terra a frutteto. Non abbiamo televisore da anni e uso internet e radio per le notizie che valuto se ascoltare/leggere o meno nella massima libertà. I frutti sono abbondanti, il piccolo orto è rigoglioso e dalla colorata amaca osservo i colori del tramonto dipingere meravigliosi oceani di luce. Il mio bambino chiama e insieme andiamo ad accarezzare i giovani alberi appena piantati. Diamo loro costantemente il nostro benvenuto per farli sentire a casa…la nostra dolce casa».

«I gattini e la nostra cagnolina maremmana ci seguono lungo il percorso e osservano ad ogni passo gli insetti danzare loro davanti. Mi dirigo verso il mio albero maestro, l’alfa e l’omega della mia terra, e da uno scorcio osservo gli uccelli planare verso i lidi prescelti. Lui mi rincuora, mi rende forte e sicura…mi fa sentire a casa. Ho rivolto una preghiera chiedendo protezione per questa terra e i suoi molteplici abitanti, ho chiesto che possa essere un luogo di guarigione per me stessa in primis e per chiunque varchi i suoi confini così accuratamente accarezzati dal mio sguardo e dal mio intento. Questo è solo l’inizio…».

«Stiamo ristrutturando una piccola rimessa accanto alla casa per realizzare un piccolo progetto di auto-sostenibilità. Abbiamo ottimi rapporti con il vicinato e le associazioni locali. Ci nutriamo principalmente di prodotti locali e acquistiamo il resto con il GAS della zona con il desiderio di riuscire totalmente a staccarci dal circuito dei supermercati. I nostri animali sono pura gioia…ci aiutiamo vicendevolmente, rispettando ognuno i propri spazi. Dopo aver lanciato, qualche anno fa e senza esito positivo, un progetto di ecovillaggio e di scuola familiare, ho compreso che il cambiamento doveva iniziare principalmente da me come essere singolo prima di pensare in grande. Nonostante ciò l’anno scorso ci fu il tentativo di lanciare una proposta di vacanza alla pari. Scrissi un appello a cuore aperto…forse troppo! Mi hanno risposto in pochi…sono rimasta sbalordita su quanto la gente poco si affidi al proprio sentire! Maggiormente coloro che dichiarano a parole di procedere verso i sentieri della consapevolezza e della “luce”…».

«Sicuramente molti pregiudizi hanno offuscato il cuore di coloro che a primo impatto hanno saputo ascoltare! E’ stato comunque prezioso conoscere ed incontrare coloro che mi hanno scritto. Questa ultima esperienza mi ha insegnato che occorre arrivare al cuore delle persone a piccoli passi affinchè il fiammifero di ognuno possa naturalmente accendersi e illuminare a poco a poco tutto il loro essere. La guarigione per me è stata reale e concreta e posso testimoniarlo ma è anche vero che c’è voluto del tempo… altra lezione di vita per il mio ego e altra esperienza arricchente che mi ha permesso di essere ciò che sono oggi».

«Chi sono? Sono finalmente io! Una persona semplice, da sempre amante della natura e dell’ambiente, della sana socialità ma anche capace di stare in silenzio da sola in contemplazione. Un mese fa ho avuto l’ultimo slancio di amore per me stessa: lasciare il lavoro di dipendente nel gruppo FS Italiane ed avventurarmi alla ricerca di ciò che vorrei diventare. I lavori sono ancora in corso ma sono tanto felice di aver fatto questa scelta, anche se non è stato semplice! Ormai era tutto vecchio e superato per me e la sensazione che percepivo quando entravo in ufficio immagino sia quella che un fiore provi quando lentamente appassisce. So che molte persone provano lo stesso e so anche che la paura dell’ignoto è tanta. L’ultimo giorno di lavoro ho festeggiato con alcuni colleghi d’ufficio e ho ricevuto tanti complimenti per il coraggio che ho dimostrato nel prendere questa decisione. Ho risposto che il loro coraggio di restare ancora in quell’ambiente era notevolmente superiore al mio! Devo dire che sono stata aiutata in questo percorso da una forza sconosciuta che volente o nolente mi ha trascinato verso un’unica direzione; tutte le richieste che proponevo all’Azienda e che mi avrebbero agevolato nella mia posizione lavorativa (part-time, eventuali trasferimenti…) trovavano sempre uno schieramento di opposizione che mi stava portando ad un forte e sempre più incontenibile stress. Al lavoro non avevo più soddisfazione professionale e stavo subendo un velato attacco di mobbing. Nonostante avessi consapevolizzato ciò, continuavo a pormi nel migliore dei modi cercando altre soluzioni o scappatoie a quella che era sempre più chiaramente l’unica via da intraprendere. La mia indole è forte e collaborativa ma la mia testardaggine è notevolmente superiore. Ad ogni modo, sapevo che le mie paure richiedevano tempo per essere metabolizzate e le decisioni da prendere in questi casi ancor di più!».

«Da tempo ormai avevo maturato il desiderio di andare via da quell’ambiente per me malsano ma non osavo farlo a meno che non fosse accaduto qualcosa. Quel qualcosa accadde! Il tempo a disposizione però non era molto: era in corso una ristrutturazione aziendale. In vista di questo, l’Azienda stava proponendo un incentivo all’esodo a chi ne avesse fatto richiesta. Dovevo trovare la forza di agire al meglio, con mente lucida. Mai uno sforzo è stato più grande, neanche quando ho partorito mio figlio! Dare alla luce me stessa è stato ancora più impegnativo. Un ciclo era concluso e la via per altre esperienze si apriva chiaramente davanti a me; era giunto il tempo che io prendessi in mano la responsabilità della mia vita e così è stato! Ora sto percorrendo quel sentiero che non so dove mi porterà ma è luminoso e mi fa stare bene! Questo è ciò che conta! Ognuno di noi ha tutto ciò che serve per farcela, dobbiamo solo credere di più nella nostra forza interiore e continuare a sognare, sognare; perché i sogni che vengono dal cuore possono veramente realizzarsi!».

 

Fonte: ilcambiamento.it

Liberi di essere bambini: l’Asilo nel Bosco, storia di un giardino incantato

Tra concentrazione e spensieratezza la vita ne “L’Asilo nel Bosco” di Ostia Antica prosegue.
In un tempo brevissimo l’esistenza di questo progetto pilota sta muovendo opinioni favorevoli da tutta Italia ed il diffondersi di un modello educativo come questo potrebbe essere un chiaro segnale verso un modo di crescere più sano, oltre che più felice, per i nostri bambini.

Proprio per cogliere quest’onda di movimento e interesse nelle giornate del 7, 8 e 9 novembre si terrà il primo corso di formazione e informazione sull’asilo nel bosco, per condividere l’esperienza che ci ha permesso di arrivare a questo punto, con l’augurio che presto possa diffondersi in Italia. Terminati i preparativi operosi, all’Asilo nel Bosco di Ostia Antica sono diventati realtà la casetta sull’albero, la corda per saltare, il ponte segreto ed i vari utensili. Il tocco più importante è stato quello dei bambini. La stellina più piccola non ha ancora due anni, mentre la più grande cinque e a far merenda sul prato sono presenti tutte le gradazioni intermedie. I bimbi, con la loro coinvolgente allegria, non hanno aspettato un attimo prima di gettarsi, esplorando con sguardi meravigliati questo pezzo di mondo dove l’erba è più alta di loro e ci si può rotolare dentro, si raccolgono i pomodori dall’orto e tutto ciò che di commestibile c’è in circolazione e dopo pranzo si portano gli avanzi al maiale, alle galline e alla capretta. Qui una passeggiata può condurre in mille mondi diversi: a raccogliere il tesoro delle pannocchie, a nascondersi fra i rami, a vedere i cavalli, a mangiare i fichi e le more…

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È un mondo semplice quello che racconto, perché così sono le cose dei piccoli che con la loro semplicità affrontano i primi grandi passi sul cammino per imparare ad essere umani. Ammiro il loro coraggio, perché non esitano davanti alla vita, si gettano e fanno, senza scandalizzarsi dei rametti, delle zanzare, parlando con gli insetti, toccando la terra, il mondo, gli alberi con le mani, con i piedi, con il naso e tutto il loro essere. Per questo mi inchino davanti a loro, al loro tocco, alla loro curiosità, invettiva, stupore, gentilezza. Se un bambino di nemmeno tre anni è capace di affrontare il distacco dai genitori, allora in cambio sento profonda la responsabilità di dargli un mondo che meriti di essere esplorato. Anche per questo riteniamo “L’Asilo nel Bosco” una possibilità unica di crescita. Spesso negli asili settembre rappresenta un mese burrascoso perché coincide col momento in cui i bambini si ambientano nella nuova situazione. Qui è stato l’ambiente stesso che ha attutito e addolcito questo momento così importante, con quella delicatezza con cui giusto la natura talvolta sa fare. Quello che regna qui è un clima dal fare sereno. Col cuore ringrazio anche i genitori, anello così importante per trasmettere tranquillità ai bambini, e ringrazio la loro fiducia, così grande da credere che una possibilità di crescita come questa potesse esistere davvero, anche attraverso i loro sforzi e qualche sacrificio. Un fare sacro.SAMSUNG

È bello giocare senza fretta. Camminare immersi nella natura e vedere quando i bimbi iniziano a correre, ti superano e… continuano. Possono continuare a correre perché non ci sono confini e sono in uno spazio più grande di quanto loro possano riuscire a correre. Può far sorridere, ma è significativo: come una pianta non può crescere bene in un vaso stretto, così una bambina in un mondo vasto e spazioso potrà conoscere le sue capacità e sbocciare in tutti i suoi talenti più che in una stanza dalle pareti anguste! All’aperto un bambino pone le proprie sfide sempre al massimo delle sue capacità. Non solo: nel verde, in contatto con la terra, con il silenzio e con le risa, si impara a respirare, perché nel mondo c’è respiro e questa esperienza è alla base di tutte le altre che faremo.  In questi giorni abbiamo preparato il fagotto con cui iniziare il viaggio: dipingere con colori naturali, giocare agli indiani danzando attorno ad un fuoco vero, lavorare l’argilla, salire sulle balle di fieno, riempirsi le mani di acqua, terra, sabbia, provare le tute da pioggia, cantare e mangiare insieme, sperimentarsi in equilibri sottili.  Come tanti fili, iniziano già a tessersi i legami d’amicizia e le nuove conoscenze. Così, camminando, capita di darsi per la prima volta la mano, grandi e piccoli si mischiano, i primi sguardi complici si incontrano e si aiutano, si mettono d’accordo.10592688_1444846535804465_8309197432492640014_n

Ogni bambino ha diritto a vivere la bellezza, perché ne dona con la sua presenza. Quello che come educatori abbiamo la responsabilità di custodire è proprio un giardino, quello segreto dell’infanzia. Dobbiamo proteggerli, perché queste prime esperienze, queste tinte con cui si incontrano toccheranno la loro anima e abbiamo in questo momento la possibilità rara e preziosa di tutelare, mostrandole, le sfumature. Il primo giorno d’asilo guardandomi intorno ho pensato che non avevo mai visto tanti bambini sorridenti e sereni: questo crea nell’ambiente una gioia particolare, quasi una luminosità, segno che l’incanto del luogo funziona. Custodire un asilo nel bosco significa prefiggersi di alimentare quel fuoco che ne ha illuminato i sorrisi.

 

Leggi anche “Io gioco con la Terra. L’Asilo nel bosco mette radici a Ostia antica” 

Per info:

asilonelbosco2014@libero.it
www.lemilio.it 
www.associazionemanes.it 
info@lemilio.it
06.52169061 – 348.9332959

Fonte: italiachecambia.org

Giornata mondiale dell’Ambiente 2014: la storia e gli eventi in Italia il 5 giugno

La Giornata Mondiale dell’Ambiente o WED cade il 5 giugno e è principale veicolo delle Nazioni Unite per incoraggiare la consapevolezza di tutto il mondo in merito all’ambienteBARBADOS-BEACH-SUNSET

La Giornata Mondiale dell’Ambiente nasce nel 1972 per volontà dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite e celebrata dal 5 giugno 1973 ogni anno. Lo slogan scelto per il 2014 è Raise Your Voice Not The Sea Level Alza la voce non il livello del mare e il paese ospitante sono le isole Barbados che rappresentano il rischio delle piccole isole di venire sommerse. A sostegno della designazione da parte dell’ONU del 2014 come Anno Internazionale dei piccoli Stati insulari (SIDS) in via di sviluppo, la WED 2014 adotta il SIDS nel contesto più ampio dei cambiamenti climatici. L’obiettivo è di giungere con un buon slancio mediatico alla Terza Conferenza Internazionale del prossimo settembre per la comprensione dell’importanza della SIDS e l’urgenza di proteggere le isole di fronte ai crescenti rischi dell’innalzamento dei mari. Di seguito ecco alcuni dei pochi eventi che si terranno in Italia, gli altri sono consultabili sul calendario del sito dedicato alla Wed 2014.

Convegno alla Fao a Roma

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Connect4climate è il titolo de convegno dedicato alla Giornata dell’Ambiente e che coincide con l’Anno Internazionale dell’Agricoltura Familiare. L’evento è organizzato nella sede della Fao di Roma da Earth Day Italia che ha coinvolto per l’occasione imprese, organizzazioni finanziarie, istituzioni e associazioni.

Basta mozziconi a terra a Milano

A Milano sarà attiva la campagna Basta mozziconi a terra che parte dal 1°giugno 2014 anche nelle città di Legnano, Torino, Varese. Materiale informativo sarà posizionato nei pressi di centri commerciali, cinema, teatri e parchi gioco assieme a contenitori per la raccolta differenziata dei mozziconi.

CinemAmbiente a Torino

CinemAmbiente è la manifestazione cinematografica dedicata all’Ambiente più importante che si svolge in Italia. E’ una manifestazione completa che si rivolge a tutti e che approfondisce temi che difficilmente sono trattati dagli organi di informazione del mainstream.
A Monreale il Corso Pietro Novelli vetrina per l’arte

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Il Corso Pietro Novelli di Monreale in provincia di Palermo si trasforma in una grande galleria d’arte dedicate all’ambiente. A organizzare l’evento il Circolo Arci Link di Monreale, Arci Palermo, Comitato Pioppo Comune, il Circolo Arci Tavola Tonda, Arciragazzi, gli esercenti di Corso Pietro Novelli e 21 artisti per la mostra Opere in Corso a cura di Marcello Buffa e Tiziana Pantaleo. Le opere sono tutte a tema ambientale e aiuteranno a sensibilizzare l’opinione pubblica verso i problemi legati all’ambiente e alla sostenibilità. Le giornate sono anche dedicate ai laboratori di riciclo creativo e arredo urbano, spazio anche a spettacoli di danze tradizionali e all’animazione territoriale.
Fonte:ecoblog.it
Foto | Girolame @ Flickr
© Foto Getty Images

Cascine a Milano: ecco l’ultima mappa aggiornata

Cascine milanesi. Pronta la mappa aggiornata delle 30 cascine (comunali e non) di Milano, scaricabile dal sito del Comune e in distribuzione in cartaceo. Informazioni su agricoltura, storia, itinerari, prodotti e servizi del patrimonio rurale di Milano, per valorizzare l’agricoltura e promuovere la qualità e la sicurezza del cibo379115

Dall’offerta di prodotti della campagna a km zero alle attività socio-culturali, ricreative ed educative rivolte ai milanesi e ai turisti, come i servizi di ospitalità e ristorazione; le iniziative didattiche per le scuole e le visite guidate: il Comune ha “mappato” le 30 cascine (comunali e non) del distretto agricolo milanese. La mappa, realizzata dal Comune di Milano in collaborazione con il DAM, distretto agricolo milanese, e il Touring Club Italiano, con il contributo di Esselunga, è disponibile sul sito http://www.comune.milano.it, anche in alta risoluzione per la stampa tipografica, ed è in distribuzione nelle prime 10.000 copie, in diversi punti della città, tra cui l’Expo Gate davanti a piazza Castello, l’Urban Center in Galleria Vittorio Emanuele, in tutte le 30 cascine e nelle sedi del Touring Club. L’intento è quello di far conoscere al pubblico le attività che si svolgono nelle aziende agricole milanesi, come le coltivazioni locali, l’allevamento e la vendita diretta dei prodotti della terra. La mappa illustra le peculiarità di ciascuna realtà, a partire dalle sue origini e dalla sua storia, in alcuni casi anche molto antica perché risalente all’epoca degli ordini monastici o addirittura agli insediamenti dell’età romana. Dai secoli passati al presente, la mappa dedica grande attenzione alle attività di fruizione pubblica che oggi si svolgono in cascina: produzione e commercializzazione dei prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento a filiera corta, agriturismo e ippoturismo, accoglienza di persone in difficoltà e progetti contro l’emarginazione sociale, offerta di tirocini e stage per studenti, campus estivi, feste tradizionali legate al mondo rurale, eventi artistico-musicali e persino aggiornamenti tecnico-professionali sulle fitopatologie. Oltre alla presenza di ghiacciaie, molini, marcite e fontanili, la vicinanza a punti di interesse storico-artistico come chiese e abbazie, sono indicati gli itinerari ciclopedonali di collegamento tra le cascine e le informazioni utili per raggiungerle anche con i mezzi pubblici. A Milano la superficie agricola utilizzata è pari a 2.910 ettari, su una superficie comunale complessiva di 18.175 ettari. Le imprese agricole sono 117, circa 60 con terreni agricoli in esercizio nel Comune di Milano e una trentina fanno parte del distretto agricolo milanese. Tra mais, riso, latte, carne, ortaggi e fiori, la produzione agricola milanese è stimabile in circa 10 milioni di euro all’anno.

 

La mappa delle 30 cascine del distretto agricolo milanese [3,07 MB]

 

30 cascine a Milano: l’elenco con indirizzi, servizi e caratteristiche [6,86 MB]

Fonte: ecodallecittà.it

Aprile 2014, il mese più inquinato della storia

Aprile 2014 è il mese nero della Co2: il livello medio di anidride carbonica è di 400 parti per milione, record assoluto

Il mese di aprile 2014 è stato il peggiore sotto il profilo delle emissioni di CO2 in atmosfera: a rivelarlo è Climatecentral.org, che riportando alcune dichiarazioni di Pieter Tans, scienziato del clima alla National oceanic and atmospheric administration (Noaa), una costola del dipartimento del commercio Usa. Il mese di aprile, un tempo “dolce dormire”, è ufficialmente il mese “grigio” dell’anno, il mese nella storia dell’umanità in cui si è respirata l’aria peggiore: il livello medio di anidride carbonica in atmosfera ha superato in modo costante le 400 parti per milione (ppm).assets-climatecentral-org-images-uploads-news-4_29_14_Andrea_AprilCO2-500x273

Gli esperti citati da Climate Central affermano che le concentrazioni di CO2 dovrebbero quasi sicuramente rimanere al di sopra delle 400 ppm a maggio e forse anche a giugno, per poi tornare a scendere sotto questo livello a luglio. La prima misurazione oltre le 400 ppm è stata rilevata il 9 maggio del 2013 e, secondo Tans, sarà maggio 2014 il mese in cui si sfonderà il tetto dei 400ppm, arrivando a 402,05ppm, per poi calare leggermente anche se i livelli potrebbero restare sopra le 400 ppm anche in autunno finendo per rimanere oltre tale limite per tutto l’anno. Spiegano gli esperti che l’atmosfera terrestre attraversa un ciclo di livelli di anidride carbonica che si innalzano in base all’influenza delle stagioni: aumentano in primavera e in inverno, raggiungendo il picco a maggio con la fioritura delle piante, e di qui in poi, grazie alla fotosintesi, le stesse piante contribuiscono a eliminare CO2, facendo diminuire i livelli.

E’ un po’ come le onde su una marea montante: finché continuiamo a bruciare combustibili fossili ai ritmi attuali, le concentrazioni continueranno ad aumentare in questo modo

ha affermato lo scienziato Ralph Keeling.Neurath Power Plant Rated Germany's Biggest CO2 Emitter

Fonte: ecoblog.it