Zero Waste Italia, Movimento per la Decrescita
Felice e Italia Che Cambia lanciano la campagna permanente #stopusaegetta.
L’invito a partecipare è esteso ad associazioni, imprese, istituzioni e singoli
cittadini. Il futuro è adesso!
Che bello non
avere il pensiero di dover mettere piatti, posate e bicchieri in
lavastoviglie a fine pasto o addirittura doverli lavare a mano! Che comodità
andare al supermercato e trovare la frutta già tagliata, riposta in comode
confezioni. E sicuramente è più semplice bere l’acqua in bottiglia, che è più
pratica di quella del rubinetto. Ma ti sei mai chiesto dove finiscono
bicchieri, posate, piattini, contenitori, confezioni, bottigliette e gli altri
numerosissimi oggetti che nella tua vita usi una sola volta e poi butti via?
Sai qual è la loro destinazione finale? Sei tu! Già, proprio tu!
Ogni settimana nel
tuo stomaco finiscono 5 grammi di plastica. Nei tuoi escrementi si
trovano pezzi di plastica, fino a 20 frammenti per ogni 10 grammi di
feci. Ogni settimana, insieme all’acqua che bevi, ingerisci 1769 particelle
di plastica.
E non è tutto! La
plastica e altri materiali monouso stanno distruggendo il Pianeta. Ogni anno finiscono
negli oceani 8 milioni di tonnellate di plastica.
La direttiva
europea 904 prevede il bando della plastica monouso a partire dal 2021. È
troppo tardi: dobbiamo agire oggi! Non aspettare che l’industria si
adegui e ti proponga soluzioni “sostenibili”. Probabilmente non lo farà mai.
L’unico in grado di cambiare veramente le cose sei tu! È ora di dire BASTA alla
cultura dell’usa e getta! Le risorse del pianeta che ci ospita sono finite,
non possiamo continuare a sfruttarle pretendendo che non finiscano mai.
Il Movimento per la Decrescita Felice, Zero Waste e Italia
Che Cambia lanciano la campagna permanente #stopusaegetta,
per bandire una volta per tutte – e non solo per una settimana! – tutte le
confezioni e i dispositivi monouso.
Proporremo
approfondimenti per mettere in guardia il grande pubblico sui danni che
l’usa-e-getta sta provocando all’ecosistema e indicheremo le alternative
virtuose che ciascuno può adottare nella vita di tutti i giorni.
Anche tu puoi
fare la tua parte seguendo i nostri suggerimenti e aiutandoci a far
circolare questo messaggio.
Clarien e Monica, all’interno del loro
laboratorio nel cuore di Torino, hanno ideato Beeopak, una pellicola
riutilizzabile e biodegradabile per avvolgere e conservare gli alimenti nel
totale rispetto dell’ambiente. Una soluzione 100% naturale per sostituire gli imballaggi
in plastica che quotidianamente utilizziamo nelle nostre cucine e promuovendo
gli ingredienti biologici del territorio piemontese. Vi ricordate la vecchia carta cerata, proprio quella
con cui le nostre nonne avviluppavano il formaggio prima che la plastica
invadesse le nostre tavole? È un ricordo conservato nella memoria di molti di
noi, di quell’attenzione e di quella cura per il cibo che ora è nostro
compito far sopravvivere.
E se plastica e
stagnola usa e getta immancabilmente occupano un posto fisso nel nostro
cassetto o sul ripiano della nostra cucina, esistono delle soluzioni con le
quali possiamo far rivivere quelle antiche abitudini messe in pratica proprio
dalle nostre nonne. Proprio come Beeopak, la soluzione nuova ed ecosostenibile ideata a
Torino come sostituto alla pellicola di plastica. Beeopak deriva dall’unione
dei termini “bee” (ape) e “pack” (impacchettare, avvolgere) ed è il risultato
di una lunga amicizia nata dall’incontro tra due sognatrici: Monica Fissore e
Clarien van de Coevering. Si tratta di una pellicola alimentare riutilizzabile
e biologica per conservare gli alimenti e portare colore e bellezza in tavola e
in cucina, riducendo il quantitativo di rifiuti.
“Questo progetto –
mi racconta Monica – nasce da un’idea condivisa in un pomeriggio dell’estate
del 2018, durante una passeggiata nel noccioleto dell’Azienda Agricola di
Clarien. Confrontandoci sull’argomento ci siamo rese conto che l’idea di una
pellicola alimentare riutilizzabile era già presente in diversi Paesi del mondo
ma non in Italia. Così abbiamo pensato di crearla noi e da quel momento,
all’interno dell’azienda, abbiamo dato vita a quello che sarebbe diventato il
nostro primo laboratorio e iniziato a sperimentare”.
Beeepak nasce con
una sola condizione: quella di essere realizzata in modo artigianale con ingredienti
100% naturali. Per questo sono stati scelti cotone biologico impregnato in
cera d’api, resina di pino e olio di nocciole, ovvero alimenti autoctoni
piemontesi totalmente a chilometro zero. Si tratta di cera biologica e quando
possibile biodinamica, che viene fornita a Monica e Clarien direttamente dai produttori
locali. “Abbiamo iniziato a conoscere delle realtà piccole sul territorio
del torinese, dell’astigiano e del cuneese e abbiamo quindi provveduto a
mapparle, per costruire delle relazioni che vedessero protagonisti proprio i
produttori del luogo, che sono per noi i veri custodi della terra, della natura
e dell’ecosistema”, mi spiegano.
Piccole realtà, che
testimoniano la volontà di favorire più produttori che, proprio come Clarien e
Monica, stanno crescendo sul territorio e cercano di proporre un’agricoltura
sana e naturale che valorizzi le tipicità locali. “Nel complesso abbiamo
riscontrato molta curiosità e interesse da parte dei produttori
agricoli, proprio perché il nostro è un prodotto nuovo ed insolito che
anch’essi hanno voluto testare e scoprire”.
Beeopak ha delle proprietà
antibatteriche che permettono di conservare il cibo fresco e più a lungo.
La cera è infatti ricca per natura di propoli e altre sostanze con cui la
plastica non potrà mai competere. “È traspirante e modellabile – mi spiega
Clarien – perfetta per avvolgere cibi perché, scaldandola con le mani, si
adatta alla forma dell’alimento. Inoltre, contiene resina di pino al suo
interno, che conferisce una perfetta capacità aderente, ottimale per conservare
gli alimenti”, aggiunge Monica. Insomma, un prodotto versatile che
funziona proprio come una seconda pelle: “Ha mille utilizzi, c’è chi lo usa
come se fosse un piano di lavoro per far lievitare la pasta del pane, chi ci
avvolge la saponetta da portare in viaggio al posto della custodia di plastica,
chi incarta il panino da mangiare a scuola o a lavoro, chi conserva formaggi,
frutta e verdura facilmente deperibili”, mi raccontano.
“Beeopak è per noi
un’alternativa alla pellicola, ma non solo”. Come mi spiega Clarien, è
un modo diverso per prendersi cura del cibo. “Nel momento in cui una persona
compra un alimento, lo avvolge, lo conserva, lo presenta in tavola, ne gode e
se ne nutre, dando così valore ai doni che la natura ci offre”.
L’idea di una
pellicola naturale riutilizzabile vuole ricordarci l’importanza di introdurre alternative
sostenibili nella nostra quotidianità, a cominciare da subito. Beeopak
rappresenta una delle sempre più numerose ed innovative soluzioni contro lo
spreco e la cultura dell’usa e getta, che trova la sua soluzione ideale in una
dimensione locale proprio perché capace di valorizzare i prodotti
caratteristici di un territorio.
“Da quando abbiamo
avviato il progetto nel 2018, l’attività è cresciuta molto. Abbiamo sempre più
richieste da piccoli negozi locali che prediligono il biologico e la spesa
sfusa senza imballi oppure gruppi di acquisto collettivi o i privati, nonché
realtà che stanno intraprendendo percorsi virtuosi. Ci accorgiamo che le
persone sono curiose, vogliono cambiare e sono pronte a cambiare, cercando
delle alternative più sostenibili”, mi raccontano.
Oltre ad una
finalità ambientale, tramite Beeopak, Monica e Clarien stanno promuovendo
intorno al progetto una dimensione sociale legata allo sviluppo di
comunità. “Abbiamo avviato un rapporto di collaborazione con un’agenzia
formativa sul territorio attivando degli stage nel nostro laboratorio per
lavoratori svantaggiati, con l’idea che alcuni di questi stage si trasformino
poi in tirocini e rapporti di lavoro. Stiamo inoltre sviluppando una dimensione
educativa e pedagogica attraverso collaborazioni con musei, bioparchi e realtà
attive nell’ambito dell’educazione, accompagnando i bambini, i ragazzi e i
futuri cittadini del nostro domani verso la scoperta di soluzioni che, proprio
come Beeopak, possono aiutarci a vivere in maniera più consapevole”.
A Cervia (RA) un gruppo di bambine e bambini si è
auto-organizzato e ha istituito delle giornate di pulizia delle spiagge,
coinvolgendo altri piccoli e grandi frequentatori del litorale. Un bellissimo
gesto dal grande valore simbolico. Tommaso, Federica, Maria Giulia, Celeste e Virginia sono di Cervia e hanno
dieci anni. C’è anche la piccola Eleonora che ne ha solo sei. Alcuni giorni
alla settimana durante le loro vacanze estive li passano a camminare avanti e
indietro per la spiaggia della loro città armati di sacchi e guanti. Raccolgono
rifiuti di ogni genere che i bagnanti lasciano sulla sabbia e nell’acqua della
riviera. Il gruppo si muove allegro a chiassoso lungo il bagnasciuga. “Ma
che bravi! Sono davvero speciali!” dicono quelli che li vedono passare
commentando un’azione che per i bambini è quasi naturale. Loro invece si
sorprendono per altro. Non si capacitano di come gli adulti possano abbandonare
con tanta noncuranza i rifiuti in un luogo che è di tutti – “è pieno di
sigarette, ieri abbiamo trovato anche un accendino!” – e ripulirlo sembra loro
un gesto scontato.
Ci sediamo tutti su
un lettino. Hanno percorso più di due chilometri sotto il sole cocente e li
“costringiamo” a riposarsi un po’, ma se fosse per loro andrebbero avanti senza
sosta. Ci mostrano orgogliosi i sacchi già mezzi pieni di spazzatura.
Come vi è venuta
questa idea?
L’idea ci è venuta
ispirandoci a un’iniziativa che ci hanno fatto fare a scuola, che si chiama
“Passeggiata ecologica”. Un giorno abbiamo deciso di fare anche noi una piccola
passeggiata e abbiamo trovato tantissimi rifiuti. Volevamo raccoglierli. Ci
siamo chiesti se qualcuno per caso volesse farlo con noi. Allora abbiamo
raccolto le firme al mercatino dei bimbi [organizzato ogni lunedì sera dalla
Croce Rossa, ndr] e abbiamo messo insieme un piccolo gruppo.
Cosa dicono gli
altri bagnanti quando vi vedono passare?
La gente ci dice
che siamo bravissimi e ci fa i complimenti. Una signora ci ha dato anche una
mano.
Perché lo fate?
Perché la nostra
maestra ci ha insegnato che è giusto farlo. E poi volevamo salvare i pesci
dalla plastica e anche noi stessi.
Cos’altro si può
fare oltre a raccogliere i rifiuti?
Smettere di usare
la plastica. Per esempio usare le borracce anziché le bottiglie oppure
utilizzare le cannucce biodegradabili o evitare i palloncini – in spiaggia ne
abbiamo trovati un sacco – o i cotton fioc, servirsi di bicchieri di vetro
invece di quelli usa e getta di plastica.
Qual è la cosa più
strana che avete raccolto?
Le reti dei giochi
dei bimbi, una scarpa e delle mutande usate.
Mentre parliamo
Celeste si interrompe e raccoglie una sigaretta. “Non riesco a capire: la gente
fuma, fa male a sé stessa e inquina”.
Bevete l’acqua in
bottiglia?
No, io la vado a
prendere con le bottiglie di vetro alla centrale.
Chi è che beve
l’acqua del rubinetto?
Tutti i bambini
alzano la mano.
“Abbiamo
deciso di fare un cartellone così magari si unisce più gente quando camminiamo.
Al mercatino abbiamo messo delle foto e dei fogli per lasciare i contatti”. I
bambini non si tengono. Sfornano nuove idee a ciclo continuo e con il loro
entusiasmo contagiano tutti i presenti. Se volete aiutarli li trovate ogni
lunedì sera al mercatino dei bambini organizzato dalla Croce Rossa. Oppure
potete sempre seguire il loro esempio passeggiando e raccogliendo i rifiuti
sulla spiaggia dove andate in vacanza, facendo plogging nel parco vicino a
casa, parlando con i vostri conoscenti di questa iniziativa. E se vi sembra
poco non dimenticate che anche un grande fuoco parte da una piccola scintilla.